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La Radio Vaticana e le onde elettromagnetiche

 

INTERVISTA AL MINISTRO DELLA SANITA' UMBERTO VERONESI
publicata sul quotidiano La Repubblica del 7 aprile 2001

 

L'elettrosmog è davvero fonte di tumore? Di fronte a quella che potrebbe rivelarsi, come la vicenda dei proiettili all'uranio, una caccia all'untore, il ministro della Sanità Umberto Veronesi propone una sua ricetta antipanico.

Professor Veronesi, le antenne allungano su di noi l'ombra sinistra del cancro. Quale peso si deve dare alle accuse e ai timori di questi giorni?
"C'è un abuso, che a noi oncologi appare particolarmente evidente, della parola e soprattutto del concetto di cancro. Il cancro e la paura che suscita vengono spesso usati strumentalmente, come metafora di un disagio di altra natura, che non ha a che fare con la malattia neoplastica. In questo modo si diffonde spavento senza che ci siano dati certi. Le sostanze e le attività veramente cancerogene, quelle per le quali disponiamo di evidenze, sono note e classificate in varie categorie, a seconda del livello di nocività. In cima alla lista ci sono il fumo di sigaretta, l'amianto, i raggi gamma, gli estrogeni, l'alcol, il lavoro nell'industria del legno, i raggi ultravioletti. Vengono poi sostanze sospette e infine sostanze la cui cancerogenesi non può essere esclusa ma per le quali mancano prove, vedi la maggior parte delle materie plastiche e persino il caffè".

L'elenco dei cancerogeni certi o probabili non comprende le onde elettromagnetiche. Eppure c'è un rapporto inglese.
"E' il rapporto preparato per l'Autorità britannica di protezione radiologica da un comitato indipendente presieduto dal noto epidemiologo Sir Richard Doll. Il documento è stato presentato da una parte della stampa italiana come un atto d'accusa. In realtà dice che i campi elettromagnetici solitamente presenti nelle abitazioni per via degli elettrodomestici o del passaggio di linee elettriche non sono causa di cancro. Alcuni studi indicherebbero tuttavia un possibile ma piccolo maggior rischio di leucemia nei bambini, associabile alla prolungata esposizione a più alti livelli di radiazione elettromagnetica quali si riscontrano in prossimità dei tralicci dell'alta tensione. Il rapporto conclude comunque con l'invito a non abbassare le attuali soglie di esposizione".

Questo "piccolo rischio" in eccesso che cosa comporta?
"Provoca in media due casi in più all'anno di leucemia infantile nella popolazione britannica, che come numero è confrontabile con quella italiana. Il dato può dunque avere significato anche per l'Italia. Aggiungo che Doll, in privato, si dice pronto a scommettere che questo eccesso di mortalità è dovuto a un difetto, peraltro inevitabile, degli studi di questo tipo: la statistica non è perfetta. Ma le indagini che hanno per oggetto le leucemie sono a rischio di errore anche per un'altra ragione. Queste malattie si presentano infatti a "cluster", cioè in focolai, in gruppi di persone e in luoghi specifici, tanto da far pensare all'azione di un virus. Se dunque i dati non vengono corretti con questo fattore, si rischia di prendere delle cantonate. Se ad esempio una popolazione con un cluster di leucemici si trova vicino a una antenna, si è portati ad associare la maggiore incidenza della malattia con la presenza delle onde radio. Ma la conclusione più ovvia non è necessariamente quella giusta".

Occorre dunque guardarsi dalle interpretazioni istintive?
"Sì, e ricordare che un'altra necessaria correzione riguarda il radon, gas radioattivo prodotto dalla pietra e da altri elementi costruttivi, presente a dosi diverse nelle varie abitazioni (i piani bassi hanno in genere più radon di quelli alti). Anche il radon può aumentare l'incidenza di leucemie, e quindi occorre tenerne conto, ma le misurazioni da cui partire sono scarse. Anche la radioattività naturale o di fondo provoca leucemie, diciamo qualche decina di casi all'anno. Infine i ricordati raggi ultravioletti sono responsabili di qualche centinaio di tumore della pelle. Nessuno parla però di "smog da raggi solari" mentre si insiste sull'elettrosmog, termine altrettanto fuorviante".

Il rogo dei semi Monsanto a Lodi richiama alla memoria l'incendio doloso delle cascine lombarde che nel dopoguerra adottarono per prime i nuovi ibridi di mais ad alta produttività, oggi entrati nell'uso comune.
"L'innovazione è tradizionalmente male accolta quando tocca l'agricoltura e l'alimentazione. Ma le preoccupazioni di chi ha scritto con lo spray, sui muri della Monsanto, che "il cibo transgenico uccide" sono eccessive. Nelle Americhe milioni di persone mangiano da anni cornflake e simili prodotti a base di mais Bt senza conseguenze visibili, mentre il riso ingegnerizzato ha salvato i cinesi dalla avitaminosi, la carenza di vitamine che ne ha cronicamente insidiato la salute".

Il Parlamento vota a favore delle medicine alternative, c'è chi chiede di estendere agli animali di allevamento le cure omeopatiche e, apparentemente, la medicina antroposofica. Che cosa ne dice?
"Sono anch'io sorpreso da questa estesa regressione, che vede la cultura scientifica costretta all'angolo mentre i successi della scienza portano vantaggi pratici innegabili. Se oggi viviamo più a lungo, se la mortalità per tumori è in diminuzione, se sono scomparse la poliomielite e le malattie infettive, se l'Aids è sotto controllo, il merito è certamente della medicina scientifica. Se oggi possiamo avere insulina più pura e a basso costo, o ormone della crescita in quantità sufficiente, il merito va ascritto al Dna ricombinante. Occorre dire che anche i farmaci biotecnologici sono stati all'inizio osteggiati, mentre ora persino i più estremisti li accettano. Ciò mi fa pensare che lo scollamento tra scienza e società, di cui sono indice il rifiuto degli organismi geneticamente modificati e l'imperante tecnofobia, verrà prima o poi ricomposto. In passato si sono ricuciti strappi ben più gravi: penso a Galileo e a Darwin".

(di GIOVANNI MARIA PACE, La Repubblica, 7 aprile 2001)






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