RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 326 - Testo della Trasmissione di sabato 22 novembre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Reale inquietudine di fronte al significativo calo della pratica religiosa in Belgio: l’ha espressa il Papa ricevendo stamane i vescovi di questo Paese in visita ad Limina

 

Nuovo Accordo tra Santa Sede e la città anseatica di Brema

 

Con un appello ai governi di tutto il mondo, si è chiuso oggi il V Congresso mondiale per la pastorale dei migranti e dei rifugiati: ai nostri microfoni, l’arcivescovo Agostino Marchetto

 

Le povertà materiali e spirituali di tanti fratelli nel bisogno in tutto il mondo, al centro dei lavori dell’Assemblea plenaria di Cor Unum: intervista con l’arcivescovo Oscar Rizzato.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

40 anni fa, la storia segnata dal tragico assassinio di John Fitzgerald Kennedy: ce ne parla Gianni Bisiach

 

Oggi, festa di Santa Cecilia, concerti in Vaticano e nella basilica di San Paolo fuori le mura: con noi, mons. Valentino Miserachs

 

Superato il traguardo dei 50 anni per i Programmi Musicali della Radio Vaticana: nota di Marco Guadagnini

 

Si chiude domani, con la solennità di Cristo Re, l’Anno Liturgico: una riflessione di mons. Marco Frisina.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Presunti guerriglieri delle forze armate rivoluzionarie della Colombia hanno ucciso il parroco di La Salina, padre José Rubín Rodríguez

 

In Egitto sono state arrestate 22 persone dopo la loro conversione dall’islam al cristianesimo

 

In Iraq, l’ordinazione episcopale di mons. Louis Sako a nuovo arcivescovo di Kirkuk

 

Il presidente della Conferenza episcopale della Turchia esprime il timore dei cristiani nel Paese di essere colpiti dal terrorismo

 

La promozione di un autentico dialogo tra cristianesimo e induismo è stato il tema al centro del Convegno conclusosi ieri, a Torino, ed organizzato dal ‘Centro di studi religiosi comparati Edoardo Agnelli’

 

Conferito al cardinale Tomas Spidlik il diploma di prima classe per i suoi studi sulla filosofia dell’etica

 

“Senza figli non c’è futuro”: messaggio della Conferenza episcopale italiana per la Giornata della Vita.

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora morte in Iraq: almeno 15 vittime a nord di Baghdad

 

Manifestazioni contro il terrorismo oggi a Istanbul e in altre città turche

 

In Georgia, l’opposizione ha preso il controllo del Parla-mento

 

Processo Sme: condannato a  cinque anni Cesare Previti e ad otto Renato Squillante.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 novembre 2003

 

 

 

IN UNA SOCIETA’ CHE FAVORISCE IL RELATIVISMO, E’ NECESSARIO RAFFORZARE

I VALORI DELLA FEDE CRISTIANA: COSI’, GIOVANNI PAOLO II NEL DISCORSO

AI VESCOVI DEL BELGIO, RICEVUTI STAMANI AL TERMINE DELLA VISITA AD LIMINA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Di fronte ad una “società che perde i suoi riferimenti tradizionali e che favorisce volontariamente un relativismo generalizzato”, il nostro “primo dovere è far conoscere Cristo e il Vangelo”. Così, il Papa nel discorso ai presuli del Belgio, guidati dal cardinale Godfried Danneels, ricevuti stamani in Vaticano al termine della Visita ad Limina. Ha quindi invitato i vescovi belgi a proseguire attivamente sulla via del dialogo con la società civile per “far conoscere esplicitamente i valori della fede cristiana e la sua ricca esperienza dell’uomo, attraverso la storia e le culture”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Viva preoccupazione è stata espressa dal Papa per la situazione della Chiesa belga. “Non si può nascondere – ha detto – una reale inquietudine di fronte al significativo calo della pratica religiosa” in Belgio, che riguarda tanto le celebrazioni domenicali quanto sacramenti come il battesimo e il matrimonio. Né ha mancato di sottolineare la “crisi persistente delle vocazioni”. Il processo di secolarizzazione può far pensare a volte che la società belga “abbia girato le spalle alle sue radici cristiane”. In tale contesto, il Santo Padre ha definito “inquietante” la nuova legislazione nazionale che “tocca le dimensioni fondamentali della vita umana e sociale, come la nascita, il matrimonio, la famiglia e ancora, la malattia e la morte”.

 

Davanti a questi cambiamenti legislativi, che “incidono profondamente nella dimensione etica della vita umana” i presuli - ha avvertito il Papa - devono “riaffermare la visione cristiana dell’esistenza”. Di qui, la necessità di sviluppare la formazione teologica, spirituale e morale dei fedeli, a partire dai più giovani. Il rinnovamento della vita cristiana, ha proseguito, non può venire soltanto da una riforma esteriore, ma piuttosto “da un rinnovamento interiore della vita di fede”. Proprio in questo, ha aggiunto, il ministero sacerdotale “trova il suo vero significato”, giacché il sacerdote non deve solamente “essere l’animatore o il coordinatore della comunità”, ma deve, in realtà, “rappresentare spiritualmente, nella società, Cristo Salvatore”. Se, infatti, la partecipazione dei laici alla missione della Chiesa è motivo di soddisfazione, bisogna evitare “eventuali confusioni” di ruolo.

 

Ha poi invitato i vescovi, “in unione con le parrocchie”, a “diffondere la Bibbia tra le famiglie”, approfondendo d’altro canto “l’importanza dell’Eucaristia” nella “vita personale e comunitaria”. Infine, si è soffermato sull’educazione dei giovani. Le “ricchezze dell’identità cattolica”, ha rilevato, offrono alle giovani generazioni “la migliore tradizione educativa della Chiesa”, assieme a quei “principi morali indispensabili per avanzare con serenità e responsabilità sul cammino della vita”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto in udienza anche il nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo, mons. Giovanni d'Aniello; l’ambasciatore d’Italia, Raniero Avogadro, con la consorte, in visita di congedo; ed il prefetto della Congregazione per i vescovi, cardinale Giovanni Battista Re.

 

Il Santo Padre ha poi nominato quest’oggi “ad quinquennium” consultori del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: il prof. Enrique Colom, (Cile) docente di Morale sociale e Dottrina sociale della Chiesa nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce a Roma; i padri Wolfgang Ockenfels (Germania), docente di Scienze sociali cristiane alla Facoltà di Teologia dell’Università di Trier, e Maciej Zieba (Polonia), già collaboratore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace alla pubblicazione dell’Agenda Sociale; suor Helen Alford (Gran Bretagna), decano e docente presso la Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma; la prof.ssa Simona Beretta (Italia), docente di Politica economica internazionale presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica di Milano; il dott. Carl A. Anderson (Usa), consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia; il prof. Antonio Boggiano (Argentina), giudice della Corte Suprema di Argentina; il dott. M. René Valéry Mongbe (Benin), deputato dell’Assemblea nazionale del Benin; il dott. Oscar R. de Rojas (Venezuela), Interregional Advisor in Development Administration presso il Dipartimento Affari economici e sociali dell’Onu; il prof. Edoardo Greppi (Italia), docente di Diritto internazionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino.

 

 

UN NUOVO ACCORDO TRA SANTA SEDE E BREMA

RICONOSCE IL RUOLO DELLA CHIESA CATTOLICA NELLA CITTA’ ANSEATICA

 

E’ stato firmato ieri nel Palazzo Comunale di Brema, nella Repubblica Federale di Germania, un Accordo fra la Santa Sede e la Libera Città Anseatica, che regola i rapporti fra la Chiesa cattolica e detta Città-Land.

 

Per la Santa Sede ha firmato, come plenipotenziario, il nunzio apostolico in Germania, l’arcivescovo Giovanni Lajolo; per il Land Brema, il presidente del Senato, Henning Scherf.

 

L’Accordo, che consiste in 25 articoli e in un Protocollo finale, regola la situazione giuridica della Chiesa cattolica nella Libera Città Anseatica di Brema. Fra l'altro, stabilisce norme circa il riconoscimento statale delle scuole in gestione ecclesiastica, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole cattoliche, l’attività della Chiesa nei campi pastorale e socio-sanitario-caritativo, l’imposta ecclesiastica, e la cura degli edifici ecclesiastici soggetti a tutela monumentale. In sintesi, viene riconosciuto il ruolo della Chiesa cattolica nella società della Libera Città Anseatica di Brema, dove i 78.mila cattolici costituiscono il 12 per cento della popolazione totale di 660.mila abitanti.

 

 

CONCLUSO CON L’APPROVAZIONE DI UN DOCUMENTO FINALE,

ED UN APPELLO AI GOVERNI DI TUTTO IL MONDO

IL QUINTO CONGRESSO MONDIALE PER LA PASTORALE DEI MIGRANTI E DEI RIFUGIATI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Le responsabilità e i doveri della Chiesa universale, nei confronti dei migranti e dei rifugiati, sintetizzate in 20 “raccomandazioni” pastorali e in una serie di osservazioni pratiche, oltre che in quattro appelli finali. Mentre si auspica che in un prossimo futuro il Papa possa dedicare un’Enciclica al tema della mobilità umana, è stata questa la struttura del documento finale approvato questa mattina all’Augustinianum, nell’ultimo giorno di lavori del quinto Congresso mondiale dedicato al fenomeno delle migrazioni. Oltre a ribadire come gli esodi di massa, volontari o coatti, sono “un segno dei tempi” e “un’arena specifica della nuova evangelizzazione” - all’interno dei quali operare perché nessuno si senta “straniero” nella Chiesa - il documento finale si rivolge in particolare ai governi di tutto il mondo perché promulghino Leggi che difendano la dignità ed i diritti degli immigrati e dei rifugiati. E ciò, si precisa,  senza che il terrorismo internazionale venga “usato come pretesto per ridurre” le libertà individuali. Ma ascoltiamo il commento dell’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – Fondamentalmente, è un appello perché si ratifichi – appena possibile – la Convenzione sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie. E’ questa una categoria che ha certamente dei bisogni materiali – la “prima accoglienza”, come la chiamiamo – ma soprattutto spirituali, ed è un po’ la specificità di questo Congresso: rivedere cioè la pastorale della mobilità umana applicata alla realtà della migrazione e dell’asilo politico chiesto dai rifugiati. Poi, naturalmente, il documento contiene un appello alla società civile, uno ai migranti stessi - è un richiamo alla legalità e all’accettazione dell’identità culturale del Paese che li riceve, nella linea di una piena integrazione - e finalmente c’è un appello ai governi degli Stati. In questa parte, si sottolinea la necessità di accogliere, nel senso del rispetto dei diritti umani, coloro che vengono da altri Paesi, specialmente da Stati in guerra o segnati dalla violenza, dall’oppressione, dalla mancanza di libertà. Ma mentre si riconosce che gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori, si chiede anche che essi non prendano occasione dal terrorismo internazionale per violare i diritti umani dei nostri fratelli, rifugiati o migranti che siano.

 

D. – E’ emersa dal Congresso qualche richiesta che l’ha colpita in modo più particolare?

 

R. – Direi, per esempio, la richiesta di formazione. C’è un’autentica fame di formazione, perché nonostante un rodaggio di 50 anni di questa pastorale specifica, di fatto essa non è pienamente operativa. Dal Congresso si è levata una domanda di formazione per questa pastorale specifica, perché entri finalmente - di fatto e non in linea di principio soltanto – negli Istituti di formazione, giacché per sua stessa natura il fenomeno migratorio richiede agli operatori un costante aggiornamento. Inoltre - anche i giornali degli Stati Uniti ne parlano - è venuta fuori la proposta che il Santo Padre possa dedicare un’Enciclica questo fenomeno della mobilità umana. Infine, altri aspetti dei lavori in modo netto hanno riguardato la questione della multiculturalità, dell’interreligiosità e dell’ecumenismo.

 

D. – In che misura i lavori di questo Congresso incideranno su impegni futuri del Dicastero?

 

R. – Come Pontificio Consiglio, stiamo preparando un documento sulla pastorale dei migranti che è già molto avanzato. Abbiamo cercato anche noi di rispondere alle sfide di oggi con la presenza di cristiani di altre Chiese, oltre a sottolineare molto non solo l’aspetto del dialogo o dell’integrazione, ma anche della missionarietà. E credo che è ciò che è già emerso anche in questo Congresso.

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LE POVERTA’ MATERIALI E SPIRITUALI DI TANTI FRATELLI NEL BISOGNO

IN TUTTO IL MONDO, AL CENTRO DEI LAVORI DELL’ASSEMBLEA PLENARIA

DI COR UNUM, CHE SI CHIUDERA’ STASERA

- Intervista con l’arcivescovo Oscar Rizzato -

 

Non solo carità materiale ma aiuto e sostegno spirituale: lo ha raccomandato ieri il Papa a tutti i partecipanti all’Assemblea plenaria di Cor Unum, che si chiuderà stasera, dopo tre giorni di riflessioni e scambi di esperienze tra delegati di organizzazioni internazionali caritative insieme a vescovi di tutto il mondo. Una settantina di persone giunte a Roma per fare il punto sulla dimensiona religiosa nell’attività caritativa, in uno scenario inquietante dove all’aumento della miseria si aggiungono focolai di guerre e terrorismo, che diffondono odio e violenze. Ricordiamo che il Pontificio Consiglio Cor Unum coordina le iniziative cattoliche in campo caritativo. E tra le più note e antiche istituzioni è l’Elemosineria apostolica; già il Papa Innocenzo III all’inizio del XIII secolo parla dell’Elemosiniere, carica oggi ricoperta dall’arcivescovo Oscar Rizzato: ascoltiamolo, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Moltissimi poveri si rivolgono direttamente al Papa, scrivono lettere al Papa, alla Segreteria di Stato e molte volte anche all’Elemosineria apostolica, esponendo le loro situazioni dolorose e difficili, chiedendo un aiuto. La Elemosineria, allora, a nome del Papa manda un aiuto ma lo fa sempre tramite i parroci. Si richiede sempre, quindi, che le domande siano controfirmate dal parroco, il quale attesta e conferma che queste persone si trovano realmente in difficoltà.

 

D. – Quali sono le richieste più pressanti e da dove vengono?

 

R. – Le maggiori vengono dall’Italia perché conoscono questo ufficio e perché è facile contattare i parroci e fare una domanda; all’estero si fa indirettamente attraverso Istituti che aiutano i poveri e noi diamo qualche contributo. Riusciamo a fare questa carità attraverso gli introiti delle pergamene, delle benedizioni del Papa su pergamena: tutto quello che fa l’ufficio va tutto per la carità del Papa. Abbiamo quindi difficoltà ed aiutiamo con la carità che ci viene dagli altri e la distribuiamo ai poveri.

 

D. – Eccellenza, chi sono i poveri oggi?

 

R. – Quelli che si rivolgono a noi sono poveri non soltanto materialmente ma  hanno anche tanta miseria morale e quindi – in questo senso – ci sono dei casi pietosissimi; gente che è incapace, gente magari con tanti figli, questi sono i poveri. Ci sono poi altre forme di povertà - e proprio leggendo queste lettere si evince – la povertà di valori, che sono poi il fondamento di incomprensioni e di mancanza di aiuto da parte degli altri. Non si tratta solo di miseria materiale, ma ci sono forme di povertà morale, spirituale.

 

D. – Accanto a queste forme di povertà noi ci troviamo anche dinanzi ad una forma di accattonaggio di professione, possiamo dire. Il cristiano cosa è chiamato a fare?

 

R. – Sono contrario personalmente all’accattonaggio di professione. Vediamo se si tratta di un di forte necessità e diamo allora anche immediatamente, ma abbiamo sempre bisogno di non favorire assolutamente l’accattonaggio professionale.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

“Ancora morti, ancora terrore”: il giornale apre con un titolo dedicato alla situazione in Iraq in riferimento alla quale Francia, Russia e Germania chiedono una Conferenza costituente e la presenza dell’Onu nella ricostruzione; un sacerdote ucciso a Salina in Colombia: don José Rubin Rodríguez era stato rapito otto giorni fa; un articolo di Giorgio Rumi propone delle considerazioni in margine al recente discorso del Papa ai rappresentanti di Solidarnosc.

 

Nelle pagine vaticane, le Lettere del Santo Padre al cardinale Angelo Sodano per la nomina a Legato Pontificio per la solenne celebrazione del V centenario dell’elezione di Papa Giulio II; al cardinale Crescenzio Sepe per la nomina a Inviato Speciale al Secondo Congresso Missionario dell’America; e al cardinale Edward Idris Cassidy per la nomina a Inviato Speciale alla celebrazione per la riapertura della Cattedrale di Saint Patrick nella diocesi di Parramatta (Australia); la visita “ad limina” dei vescovi del Belgio.

 

Nelle pagine estere, Turchia: il Paese si unisce nel ricordo delle vittime degli attentati in una silenziosa “protesta per la pace”; terrorismo: gli Stati Uniti temono imminenti nuovi attacchi mentre a Londra si diffonde la paura di attentati chimici.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Marco Testi sul nuovo libro di Giorgio Bàrberi Squarotti; considerazioni in margine al “caso-Guzzanti” e alla questione della satira in tv.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano ancora l’Iraq con le dichiarazioni di Berlusconi e il dibattito politico sul tema; la situazione in Irpinia a 23 anni dal terremoto.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 novembre 2003

 

 

QUARANT’ANNI FA, MORIVA IN UN TRAGICO ASSASSINIO, A DALLAS,

JOHN FITZGERALD KENNEDY, IL PRESIDENTE AMERICANO DELLA “NUOVA FRONTIERA”

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

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(Hymn to the fallen)

 

“And so, my fellow americans, ask not what your country can do for you; ask what you can do for your country…”.


”Miei concittadini americani, non domandatevi cosa il vostro Paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro Paese. Miei concittadini del mondo, non chiedetevi cosa l’America può fare per voi, ma cosa insieme possiamo fare per la libertà degli uomini…”.

 

Quando Kennedy pronunciava queste parole, nel suo discorso inaugurale, il 20 gennaio del 1961, la segregazione razziale era una piaga, che feriva nel profondo l’America e la contrapposizione tra Mosca e Washington aveva raggiunto livelli di asprezza, che sembravano presagire un conflitto nucleare, devastante per l’intera umanità. Mille giorni dopo, quando il più giovane presidente americano veniva ucciso a Dallas, gli ostacoli sulla via del progresso e della convivenza pacifica in patria come all’estero erano ancora molti, ma tanti erano anche i passi compiuti sulla strada dell’eguaglianza e della libertà. La morte di John Fitzgerald Kennedy fu, allora, percepita immediatamente in tutto il mondo come la fine drammatica di un percorso di speranza. Lo sottolinea il giornalista Gianni Bisiach, biografo del presidente americano:

 

R. – “Il 22 novembre del 1963 ha rappresentato l’interruzione di un’epoca fortunata, di un periodo in cui tre grandi personaggi hanno cercato di portare nel mondo qualcosa di nuovo e qualcosa di positivo. I tre personaggi, naturalmente, sono il presidente americano John Fitzgerald Kennedy, il presidente dell’Unione Sovietica Nikita Krushov e, soprattutto, Papa Giovanni XXIII. Questo impegno purtroppo è stato interrotto con la morte del presidente americano a Dallas”.

 

Quello di Kennedy fu, dunque, un lavoro incompiuto e per questo gli storici non sempre concordano nel valutare il suo operato, al di là del carisma che tutti – sostenitori e critici – gli hanno sempre riconosciuto. Tuttavia, tante furono le sfide affrontate da Kennedy con prudenza e coraggio nei tre anni alla Casa Bianca, dalla battaglia per i diritti civili, alla conquista dello spazio, la “nuova frontiera”, e poi il suo capolavoro: la soluzione della “crisi di Cuba”, vera svolta positiva nell’era della guerra fredda:

 

R. - “Kennedy dimostrò la capacità di essere forte da un punto di vista politico e cioè di essersi opposto anche ad un ‘ricatto’ che è venuto dall’Unione Sovietica, ma contemporaneamente a non cedere ai capi militari che lo tenevano, in qualche modo, ‘prigioniero’, come è accaduto anche per Krusciov con i suoi militari. Il fatto di aver capito che nell’accordo e nelle trattative si trovava una soluzione di questo problema, insieme alla sua grande capacità di statista, è stato – secondo me – la sua azione più straordinaria per la pace e per il futuro dell’umanità”.

 

Oratore impareggiabile, leader di grande fascino, Kennedy è stato il primo presidente americano di fede cattolica. Proprio le sue radici, cattoliche ed irlandesi, hanno influito sull’impegno civile di John come dei suoi fratelli Robert e Ted:

 

R. - “La mamma, Rose Fitzgerald, era una fervente cattolica ed ha insegnato ai suoi figli lo spirito di servizio, il fatto cioè che loro essendo nati ricchi avevano ancora più degli altri l’obbligo di impegnarsi. Io credo che nell’America di oggi rimane questo bisogno di impegnarsi in politica e questo idealismo resta nella parole di Kennedy. La sua morte ha dimostrato ancora di più quanto Kennedy credeva nelle cose che diceva”.

 

(musica)

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CON LA SOLENNITA’ DI CRISTO RE,

SI CHIUDE DOMANI L’ANNO LITURGICO E INIZIA L’AVVENTO

- Intervista con mons. Marco Frisina -

 

Si celebra domani la solennità di Cristo Re. La ricorrenza segna la conclusione dell’anno liturgico e l’inizio dell’Avvento. Ma sul significato di questa festa ascoltiamo, al microfono di Dorotea Gambardella, mons. Marco Frisina, direttore dell’Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma:

 

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R. – La solennità di Cristo Re è come uno sguardo verso il senso globale della storia. Chi è che regna sui potenti, che riesce a governare le grandi sofferenze dell’umanità e anche le gioie e le conquiste? E’ proprio Cristo, che è al centro della storia. E la solennità di Cristo Re ci ricorda questo: che Colui che regge l’Universo, come dice il libro dell’Apocalisse, è l’Agnello Immolato.

 

D. – Nell’Apocalisse si legge, per esempio, che Cristo è l’alfa e l’omega. Che cosa significa?

 

R. – Come ci dice Giovanni nel prologo del Vangelo, ‘per mezzo di lui sono state fatte tutte le cose’, e come poi sempre Giovanni nell’Apocalisse ci ricorda che ‘Lui è il fine di tutte le cose’: ecco perché ‘alfa e omega’. Credo che siamo in un momento storico in cui bisognerebbe ricordare che i turbamenti che possiamo avere perché la storia è sempre portatrice di sommovimenti, di angosce e di dolore – lo abbiamo sentito tutti, in questi giorni – però ci ricorda la Parola di Dio, che Cristo governa. Per cui, bisogna avere il coraggio e la fiducia in Lui perché chi spera in Lui non rimane deluso.

 

D. – Ecco, di fronte al male che oggi vediamo nel mondo, come fare per vedere il Regno di Cristo?

 

R. – Noi immaginiamo il Re sul trono come una persona potente, vestita d’oro, con lo scettro, con la corona ... ma nell’Apocalisse, sul trono siede un Agnello Immolato: e quello che vuole dire il Libro dell’Apocalisse è che Cristo regna proprio dalla Croce, con la Croce. Per cui, per capire quale sia il Regno di Dio bisogna non lasciarsi abbagliare dalle cose che il mondo ci propone: il potere, il successo, la ricchezza, la violenza ma ciò che regna è l’amore: è l’amore di Cristo e questo lo si vede nella vita dei Santi e anche nella vita della gente semplice, che magari con i sacrifici e con amore vive situazioni anche difficili, vive con coerenza la propria fede: quello è il Regno di Dio che si afferma; è lì che Cristo governa: governa nell’amore!

 

D. – Ma che cosa vuol dire ‘regnare’, per un discepolo di Cristo?

 

R. – Credo che i discepoli di Cristo siano quelli che realizzano l’amore di Cristo e regnano con lui. Regnare con Cristo significa amare.

 

D. – Prima dicevamo che la solennità di Cristo Re segna la fine dell’Anno liturgico: ma perché, questa conclusione?

 

R. – E’ un po’ come lo sguardo della meta dove dobbiamo giungere. L’anno liturgico si chiude con Cristo Re ma subito dopo si riapre nuovamente con l’attesa di Cristo. E’ bellissimo perché è la dinamica della vita del cristiano: proteso verso la meta e nello stesso tempo, sempre in attesa che Cristo ritorni. Io credo che riassuma bene questa festa e anche l’inizio dell’Avvento quella frase del ‘Padre Nostro’: ‘Venga il Tuo Regno!’.

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OGGI  FESTA DI SANTA CECILIA CONCERTI, QUESTO POMERIGGIO, IN VATICANO

ALLA PRESENZA DEL PAPA E QUESTA SERA

NELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA

 

Oggi Festa di Santa Cecilia, patrona della Musica. In questa occasione l’Associazione italiana Santa Cecilia terrà questo pomeriggio, con inizio alle ore 18, il Concerto “La Passione di Cristo secondo San Marco” di Lorenzo Perosi, dedicato a Giovanni Paolo II, che assisterà all’evento.

 

Corona questo 22 novembre – in cui cade anche il 100.mo anniversario del Motu Proprio “Inter Sollecitudines” di Pio X, che riformò la musica sacra – la presenza straordinaria dei Wiener Philarmoniker diretti da Nicolaus Harnoncourt, questa sera alla Basilica di San Paolo fuori le mura, nell’ambito del II Festival internazionale di musica e arte sacra. In programma, l’oratorio “La Creazione” di Joseph Haydn. A.V.:

 

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(musica)

 

“E la luce fu!”: una creazione sfavillante di musica, quella dell’Oratorio di Haydn esaltata dagli archi luminosi e dai fiati sonori dei Wiener Philarmoniker, sontuoso tappeto ai solisti e all’armonia di voci dell’Arnold Schönberg-Choir. Il direttore del Pontificio Istituto di Musica Sacra, mons. Valentino Miserachs, nel Comitato artistico del Festival:

 

“C’è una grande differenza tra gli Oratori di Händel, per esempio – pensiamo al ‘Messia’ – o le Passioni di Bach, con questo capolavoro della Creazione – ‘Die Schöpfung’ – già per il momento storico diverso in cui fu composto, l’uomo è al centro dell’interesse, ma nel contempo con una grande professione di fede. Haydn era effettivamente un profondo credente, e prima di scrivere musica si inginocchiava e pregava. Quindi, questo Oratorio è una professione di fede molto bella: in Dio, nel Creatore, e anche nell’uomo. Nell’uomo completo, uomo e donna.

 

Il Concerto dei Wiener, alla basilica di San Paolo fuori le mura, è dedicato alla memoria di Papa Paolo VI, commemorato questa sera nel 25.mo anniversario della morte dal cardinale Silvestrini; ma anche al centenario dello storico documento emanato da San Pio X per la salvaguardia della musica sacra:

 

“Se San Pio X fece la riforma per bandire la musica di stampo operistico dalla Chiesa, ed era comunque una musica scritta più o meno a regola d’arte, la canzonetta che ha invaso purtroppo le nostre Chiese oggi non regge nessun paragone. E’ musica fatta spesso da dilettanti, senza alcun criterio artistico. L’arte vera, o ‘bontà di forme’, proclamata da San Pio X, qui vien meno completamente. Ci vorrebbe lo stesso coraggio di allora, cento anni dopo; analogamente a quanto fece energicamente San Pio X, dovrebbe essere fatto anche adesso. La pietra di paragone rimane sempre il canto gregoriano e la polifonia classica, e la porta rimane aperta a tutte le nuove composizioni, a tutte le tradizioni locali, che però devono ispirarsi allo spirito del canto gregoriano. E quindi, in questo modo, si può fare una sintesi molto bella tra l’antico e il nuovo.

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Il Festival proseguirà domani alla Basilica di San Giovanni in Laterano con la Filarmonica di San Pietroburgo guidata da Paul Salamunovich per il “Requiem” di Mozart, mentre lunedì mattina il Festival si trasferisce da Roma al Santuario di Loreto, dove ancora la compagnia di San Pietroburgo eseguirà i “Vesperae Solemnes de Confessore” e la “Messa dell’Incoronazione” di Mozart; direttore, Leo Kremer.

 

 

SUPERATO IL TRAGUARDO DEI 50 ANNI PER I PROGRAMMI MUSICALI

DELLA RADIO VATICANA: OGGI MESSA DI RINGRAZIAMENTO

 

Si festeggiano oggi, nella memoria liturgica di Santa Cecilia, patrona della musica, i 50 anni di attività artistica dei programmi musicali della Radio Vaticana. Per ricordare questa importante ricorrenza è stata concelebrata, stamani, una Santa Messa di ringraziamento da mons. Giuseppe Liberto, direttore della Pontificia Cappella Sistina, insieme a padre Federico Lombardi, direttore dei programmi della Radio Vaticana e da mons. Raffaello Lavagna. Presenti, tra gli altri, il maestro Alberico Vitalini, per oltre 30 anni responsabile dei programmi musicali, ed il maestro Anserigi Tarantino. Ai nostri microfoni l’attuale responsabile dei servizi musicali, Marco Guadagnini:

 

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Ci volevano 50 anni e passa perché anche noi dei Programmi musicali facessimo una Santa Cecilia particolare. Lo abbiamo fatto soprattutto per celebrare questa Santa, così importante per la musica ma anche per far capire a noi stessi l’importanza di un servizio che dopo mezzo secolo meriterebbe un po’ di attenzione anche perché, occuparsi di musica non è quella ‘passeggiata’ che tutti pensano. Lavorare nella musica significa lambiccarsi, spremersi le meningi per trovare i brani musicali idonei ad una radio internazionale con una vocazione del tutto particolare, come sappiamo essere quella della Radio Vaticana; significa combattere – a volte letteralmente – con esigenze che spesso si accavallano, di tanti programmi, di tanti programmi linguistici che vengono da tutto il mondo, che hanno culture diverse ... E’, quindi, un lavoro capillare che ha diversi fronti: quello, appunto, della proposizione di programmi e anche quello di un’educazione all’ascolto e soprattutto dell’uso corretto della musica. Insomma, una messe abbondante, una fatica abbondante ma dopo 50 anni penso che lo sprone sia quello di continuare, cercando di migliorare sempre. Vorrei fare, da questi microfoni, un ringraziamento a tutti i colleghi della Radio Vaticana che con noi lavorano e collaborano a questa nostra fatica quotidiana, soprattutto alla Direzione.

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CHIESA E SOCIETA’

22 novembre 2003

 

 

PRESUNTI GUERRIGLIERI DELLE FORZE ARMATE RIVOLUZIONARIE DELLA COLOMBIA HANNO UCCISO IL PARROCO DI LA SALINA, PADRE JOSÉ RUBÍN RODRÍGUEZ

 

BOGOTA’. = Il parroco di una località della regione petrolifera del Casanare, padre José Rubín Rodríguez, è stato trovato morto, ieri, a Fortul. Lo hanno riferito fonti del vescovado all’Agenzia missionaria Misna. Il sacerdote, 51 anni, responsabile della parrocchia di La Salina, è stato rapito otto giorni fa da un commando di presunti guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) dopo aver partecipato ad un ritiro spirituale a Tame, 700 chilometri a nordest di Bogotá. Padre Rodríguez è stato fermato da uomini armati, che hanno dichiarato di essere militanti delle Farc mentre si stava recando in visita ad alcune famiglie in una zona rurale. Le fonti religiose contattate dalla Misna hanno affermato di ignorare i motivi del sequestro e dell’assassinio del sacerdote. Questo omicidio si aggiunge ad altri episodi di violenza recentemente perpetrati nel Paese contro religiosi. Lo scorso 4 novembre sono stati assassinati, ad Arauca, il sacerdote Saulo Carreño, parroco di Saravena, e la sua segretaria. Uomini armati non identificati hanno sparato contro i due mentre percorrevano in bicicletta la strada che collega Saravena a Fortul. Secondo dati della Conferenza episcopale colombiana negli ultimi anni almeno venti religiosi sono stati assassinati ed oltre una trentina sono stati rapiti. (A.L.)

 

 

IN EGITTO SONO STATE ARRESTATE 22 PERSONE DOPO LA LORO CONVERSIONE DALL’ISLAM AL CRISTIANESIMO. LO DENUNCIA UN’ASSOCIAZIONE COPTA AMERICANA

 

IL CAIRO. =  Almeno 22 egiziani, convertiti dall’Islam al Cristianesimo, sono stati arrestati dalla polizia di Alessandria. Ne dà notizia un’Associazione copta americana aggiungendo che la Polizia egiziana è intanto alla ricerca di altre 80 persone convertite. Gli arresti hanno avuto inizio lo scorso 20 ottobre scorso con la detenzione di una coppia di sposi divenuti cristiani. La Costituzione egiziana proclama la libertà religiosa ma nella prassi non viene accettata l’idea della conversione. Per coloro che sono “apostati dell’Islam” è infatti previsto il disprezzo della comunità e perfino la morte. Ufficialmente i 22 prigionieri sono accusati di “falsificazione di documenti” perché sono riusciti a procurarsi le carte di identità con i loro nomi cristiani. Il presidente dell’Associazione, Michael Meunier,  ha spiegato all’Agenzia ‘Asia News’ che “la Costituzione egiziana garantisce la libertà ad ogni individuo di cambiare la propria fede religiosa, ma il governo ripetutamente la viola spingendo i convertiti ad abbandonare la loro nuova fede”. “Il governo – ha aggiunto - non riconosce legalmente la conversione dall’Islam al Cristianesimo e, di conseguenza, i convertiti perdono ogni diritto e posizione sociale”. (A.L.)

 

 

I CRISTIANI IN IRAQ NON VOGLIONO ALCUN PRIVILEGIO MA DESIDERANO

SOLTANTO CHE I LORO DIRITTI DI CITTADINI SIANO RISPETTATI”.

E’ UN PASSO DELL’OMELIA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN IRAQ, MONS. FERNANDO FILONI, IN OCCASIONE DELL’ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. LOUIS SAKO

A NUOVO ARCIVESCOVO DI KIRKUK

 

BAGHDAD. = Mentre in Iraq si susseguono a ritmo incalzante gli attentati e gli attacchi contro le truppe statunitensi, la Chiesa cattolica irachena continua la propria missione nonostante le molteplici difficoltà. L’ordinazione episcopale di mons. Louis Sako a nuovo arcivescovo di Kirkuk, avvenuta la settimana scorsa a Mossul, testimonia, infatti, il grande impegno della Chiesa irachena. La cerimonia è stata presieduta dal nunzio apostolico in Iraq, mons. Fernando Filoni. “I cristiani in Iraq – ha affermato il mons. Filoni durante l’omelia - non vogliono alcun privilegio ma desiderano soltanto che i loro diritti di cittadini siano rispettati senza alcuna discriminazione. Come cittadini iracheni – ha aggiunto - i cristiani di Kirkuk non mancheranno di concorrere al bene di tutto il Paese”. (A.L.)

 

“IN TURCHIA I CRISTIANI HANNO PAURA CHE IL TERRORISMO LI POSSA COLPIRE”.

SONO I TIMORI ESPRESSI DAL PRESIDENTE

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAESE ASIATICO

 

ISTANBUL. = “Condanniamo il terrorismo, esprimiamo solidarietà e ribadiamo il nostro impegno a lavorare per l’armonia interreligiosa”. Lo ha affermato all’Agenzia Fides il presidente della Conferenza episcopale della Turchia, mons. Ruggero Franceschini, in seguito ai recenti attentati che hanno colpito Istanbul. Il vescovo ha sottolineato che “il popolo è amareggiato e nel Paese asiatico c’è grande scoraggiamento e incredulità: non si riesce infatti a credere che gli atti terroristici siano opera di gruppi turchi”. Nell’Anatolia, dove vivono oltre 5.000 cattolici e in tutta la Turchia vi è inoltre grande paura che il terrorismo si allarghi e colpisca anche altre comunità religiose, dopo quella ebraica. Il presule, favorevole all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, ha infine espresso l’auspicio che “questi attentati non allontanino la Turchia dall’Europa”, ricordando che il prossimo 24 novembre, nell’incontro ecumenico con il patriarca Bartolomeo in occasione della festa di Sant’Andrea, cristiani ed ortodossi lanceranno un appello affinché l’Islam mostri il proprio volto pacifico e fraterno. (A.L.)

 

 

LA PROMOZIONE DI UN AUTENTICO DIALOGO TRA CRISTIANESIMO E INDUISMO È STATO IL TEMA AL CENTRO DEL CONVEGNO CONCLUSOSI IERI, A TORINO, ED ORGANIZZATO DAL ‘CENTRO DI STUDI RELIGIOSI COMPARATI EDOARDO AGNELLI’

- A cura di Fabrizio Accatino -

 

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TORINO.= Quali prospettive di dialogo esistono tra Cristianesimo e Induismo? Quali percorsi di studi, di conoscenza accomunano due religioni certamente diverse, ma per alcuni aspetti certamente affini? A queste domande ha cercato di rispondere il convegno organizzato dal ‘Centro di Studi religiosi comparati Edoardo Agnelli’ sullo sfondo di uno scenario internazionale quanto mai articolato sotto il profilo politico, sociale, culturale ed etico. Per due giorni si sono raccolti attorno ad un tavolo autorevoli rappresentanti e studiosi di entrambe le religioni. Sugli aspetti del dialogo tra Induismo e Cristianesimo ha parlato anche l’americano Thomas  Mathus, del monastero di Camaldoli. “Se dobbiamo dar credito alle convinzioni di tanti nostri confratelli e consorelle cristiani dell’India – ha spiegato - la Chiesa in India c’è sempre stata. Il Cristianesimo è nato in India come a Roma e ad Antiochia”. Il Convegno è il quinto appuntamento pubblico del Centro di studi religiosi svolto a due anni esatti dalla sua fondazione, avvenuta nel novembre del 2001, per ricordare la figura e gli interessi culturali di Edoardo Agnelli. Quest’anno è stato scelto il tema dell’Induismo per stimolare la riflessione su come attuare una testimonianza cristiana sempre più efficace in Asia e in particolare in India.

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CONFERITO IN ITALIA, DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CIAMPI,

AL CARDINALE TOMAS SPIDLIK IL DIPLOMA DI PRIMA CLASSE

PER I SUOI STUDI SULLA FILOSOFIA DELL’ETICA

 

ROMA. = Al cardinale Tomas Spidlik è stato conferito il Diploma di prima classe per meriti in studi sulla Filosofia dell’etica dal presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi. Lo rende noto un comunicato del Quirinale precisando che l’onorificenza è stata proposta dal ministro per i beni e le attività culturali, Giulio Urbani. Il porporato, nato nel 1919 in Moravia e nominato cardinale nel concistoro dello scorso 21 ottobre, è stato per quasi 40 anni direttore spirituale del Pontificio Collegio Nepomuceno, l’antico Collegio boemo. Nel 1955 ha iniziato la propria attività di docente di Teologia patristica e orientale ed è attualmente uno dei massimi conoscitori della spiritualità dell’Oriente cristiano. Nell’ottobre del 1998 gli è stato attribuito un altro importante riconoscimento: il presidente della Repubblica ceca, Vaclav Havel, lo ha infatti insignito con la medaglia dell’Ordine di Masaryk, una delle più alte onorificenze di Stato. (A.L.)

 

 

IL RAPPORTO GENITORI–FIGLI, I MEDIA, LA FAMIGLIA E LA DISABILITÀ.

SONO QUESTI ALCUNI DEI TEMI AFFRONTATI DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA NEL MESSAGGIO RESO NOTO OGGI IN VISTA DELLA GIORNATA PER LA VITA, DEL PROSSIMO 24 FEBBRAIO

 

CITTA’ DEL VATICANO. = “Senza figli non c’è futuro”. E’ questo il tema del Messaggio del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana scelto in occasione della XXVI Giornata per la vita che si celebrerà il prossimo 24 febbraio 2004. Nel testo redatto dai presuli e reso noto oggi sono stati affrontati diversi temi, tra i quali il rapporto genitori-figli, il ‘costo’ dei figli, i media, la famiglia e la disabilità. La Giornata per la vita è stata istituita nel 1979 sul tema “In difesa della vita” con cui i vescovi chiedevano alla comunità cristiana di non chiudere gli occhi “sulla tristissima realtà dell’aborto”. (A.L.)

 

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24 ORE NEL MONDO

22 novembre 2003

 
 

 

 

A cura di Fausta Speranza -

 

Ancora morte in Iraq. Nel mirino degli attentatori, stamattina, due uffici della polizia in altrettante località a nord di Baghdad, Baquba e Khan Bani Saad. Almeno 15 sono le vittime, tra cui anche due civili. Per i particolari, il servizio di Roberto Piermarini:

 

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Due attacchi quasi in contemporanea, ad una ventina di minuti di distanza l’uno dall’altro. Due autobombe con un unico bersaglio: la polizia locale, accusata di collaborare con la coalizione angloamericana. “Eravamo nel mirino da tempo”, ha commentato il sindaco di Khan Bani Saad, rivelando di avere sventato, nei giorni scorsi, persino un attentato alla scuola elementare. Neppure i civili, dunque, vengono risparmiati dalle violenze: per la prima volta dall’inizio degli attacchi, un aereo non militare è stato colpito da un missile terra-aria. Era un cargo di un corriere espresso tedesco, la Dhl, atterrato comunque a Baghdad senza vittime. “È una situazione più difficile del previsto”, ha ammesso il Pentagono, che sembra ormai propenso a rivedere i piani di smobilitazione: dei 130 mila soldati presenti oggi in Iraq andrà via solo il 25 per cento, mentre gli altri – più di 100 mila – resteranno nel Paese fino al 2006. Anche il governo italiano ha confermato l’impegno dei propri militari, proprio mentre a Nassiriya la brigata Sassari – colpita duramente dall’attentato del 12 novembre – ha ritrovato 65 chilogrammi di esplosivo, destinati ad una nuova azione terroristica nella città meridionale irachena.

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Secondo la direzione a Istanbul del ministero turco della Sanità, è salito a 30 il numero ufficiale dei morti negli attacchi terroristici di giovedì. Quasi tutti,  così come i 450 feriti, erano turchi. Molti sono stati seppelliti ieri con il drappo verde dell’Islam. A proposito dei kamikaze, il premier turco Tayyip Erdogan ha confermato che anche i due che hanno fatto esplodere i camioncini-bomba giovedì scorso erano “cittadini turchi con contatti fuori della Turchia”, come quelli che hanno agito sabato scorso contro le sinagoghe.  Oggi, contro il terrorismo  si sono svolte manifestazioni in varie città della Turchia,  Ankara, Smirne e Istanbul. Da Istanbul ci parla la collega Barbara Schiavulli.

 

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Si riunisce in una delle piazze più importanti di Istanbul la società civile turca per manifestare contro il terrorismo. Qualche migliaio di persone guidate da sindacati e associazioni di categoria. Una manifestazione tiepida per esprimere la rabbia contro Blair e Bush, paragonati a Bin Laden, e il dolore dopo gli attentati dell’ultima settimana che hanno sconvolto il Paese. Nel frattempo, proseguono le indagini: 18 sono le persone per ora in custodia della polizia che vengono interrogate perché legate ai gruppi militanti che hanno rivendicato gli attentati. In una città impregnata di tensione e amarezza, fervono i lavori di ricostruzione nelle vie dove sorgevano le due sinagoghe, distrutte esattamente una settimana fa da due kamikaze. Oggi è shabbàt per gli ebrei  e su quel che resta del luogo sacro c’è qualcuno che ancora si fa strada tra le macerie e lascia dei garofani bianchi.

 

Da Istanbul, Barbara Schiavulli per la Radio Vaticana.

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Gli Stati Uniti hanno rinnovato in serata l'invito ai propri cittadini ad esercitare cautela alla luce della minaccia di attentati da parte della rete terroristica di Osama bin Laden, al Qaeda.   Lo hanno fatto con un comunicato del Dipartimento di Stato che riprende un avviso analogo pubblicato il 26 settembre  aggiornandolo per ricordare i recenti attentati in Arabia saudita e Turchia. Ma in tema di terrorismo, ascoltiamo l’analisi del prof. Victor Franco Pisano, esperto di terrorismo internazionale ed ex colonnello della polizia militare dell’Esercito statunitense, nell’intervista di Massimiliano Menichetti:

 

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R. – Il terrorista - sia esso di ispirazione politica o politico-confessionale, in altre parole politico-religiosa – non si preoccupa di ciò che nel linguaggio classico viene chiamato “danno collaterale”; ciò che importa per un gruppo terroristico è colpire un bersaglio che sia allo stesso tempo simbolico, pragmatico, accessibili e remunerante. Mi pare che tutte queste quattro categorie siano state presenti negli attentati che hanno colpito la Turchia.

 

D. – In conferenza stampa congiunta Bush e Blair hanno sottolineato che rimarranno in Iraq, intensificheranno le operazioni di intelligence ed utilizzeranno il pugno di ferro per sconfiggere il terrorismo.

 

R. – La posizione nei confronti del terrorismo non può essere che dura. Di sicuro con tutti questi accorgimenti si può controllare il terrorismo, ma che si possa debellare il terrorismo mi sembra qualcosa di utopistico.

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Il premier israeliano Ariel Sharon smantellerà alcuni insediamenti ebraici in Cisgiordania e nella striscia di Gaza per l'estate prossima, aprendo così la strada a uno stato palestinese. E’ quanto ha riferito ieri la tv israeliana, secondo cui l’operazione di Sharon rientrerebbe nella road-map, il piano di pace disegnato da Usa, Ue, Onu e Russia. Secondo il primo ministro palestinese Abu Ala, un’intesa con Israele è possibile fra sei mesi.  

 

L’opposizione georgiana ha  preso il controllo del Parlamento. “Questo è un  Parlamento, non siamo per la strada. Facciamo vedere a tutta la  Georgia quello che sta succedendo”, ha detto Shevardnadze prima  di essere portato via dalle sue guardie del corpo. Tafferugli sono scoppiati tra suoi sostenitori e militanti  dell'opposizione. Il capo dello Stato ha lasciato poi il Parlamento a bordo di  una limousine nera, scortata da decine di poliziotti che le correvano a fianco. Di fronte all’assalto dei manifestanti guidati dall’opposizione, il presidente Shevardnadze si era detto disponibile ad un dialogo ma non agli ultimatum. Due le manifestazioni organizzate contemporaneamente nella capitale Tbilisi per chiedere le sue dimissioni.

 

Con la sentenza del processo Sme, giunta questa mattina, è stato condannato a 5 anni Cesare Previti, parlamentare di Forza Italia, a 8 anni Renato Squillante, ex capo dei Gip della capitale. Il Tribunale di Milano, inoltre, ha condannato a quattro anni Attilio Pacifico, assolto Francesco Misiani e Olga Saavt-chenko mentre ha dichiarato il non luogo a procedere per i figli di Squillante, Mariano e Fabio, per intervenuta prescrizione del reato di favoreggiamento. Squillante è stato condannato per corruzione in atti giudiziari mentre Cesare Previti e Attilio Pacifico sono stati condannati per il reato di corruzione semplice. In ogni caso, sono stati invece  assolti per l’altro capo d’imputazione, la mancata vendita della Sme alla Cir di Carlo De  Benedetti. Una ricostruzione dei fatti, nel servizio di Giampiero Guadagni:

 

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La pubblica accusa aveva chiesto per Cesare Previti una pena pari ad 11 anni di reclusione. Previti è stato condannato a cinque anni, perché ritenuto colpevole di corruzione per una tangente del 1991 da 434 mila dollari, versata al giudice Squillante, condannato a sua volta ad otto anni. Questa tangente è entrata in un secondo momento nel processo milanese per la vicenda Sme, che risale agli anni ’80 ed è relativa alla mancata vendita del colosso alimentare dell’Iri, allora presieduto da Romano Prodi, alla Cir di Carlo De Benedetti. La cifra offerta da De Benedetti fu considerata bassa dal governo Craxi. Arrivarono altre proposte d’acquisto e la Sme fu venduta in tanti pezzi per una cifra complessivamente più alta. Tra gli acquirenti la Fininvest di Silvio Berlusconi. Oltre a Previti e Squillante è stato condannato oggi a quattro anni l’avvocato Attilio Pacifico, ritenuto il tramite della tangente del ’91. Assolto invece il giudice Filippo Verde, che nel 1986 annullò definitivamente l’accordo tra l’Iri e De Benedetti.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Elezioni domani a Hong Kong per il rinnovo dei consigli di distretto, praticamente per  il governo dei quartieri della città. Un appuntamento di rilievo dopo la grande manifestazione del 1° luglio scorso quando mezzo milione di persone si radunarono per protestare contro la totale sottomissione alla Cina del governatore Tung Chee-hwa e la sua incapacità ad affrontare disoccupazione e crisi economica. Ce ne parla Bernardo Cervellera:

 

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La coalizione democratica ha detto che lotterà per il suffragio universale, ancora assente ad Hong Kong, e per l’elezione diretta del governatore. Un vero schiaffo contro Pechino. Essa potrà contare sul sostegno della classe media che in questi anni ha visto ridursi benessere e libertà. Il partito liberale per lo sviluppo di Hong Kong, che ha sempre appoggiato le scelte di Pechino e di Tun Shi Wan, si trova spiazzato ma ha soldi e appoggi dall’alto. Un fatto determinante sarà l’andata dei giovani alle urne. Sebbene desiderano più democrazia sembra temino che contro Pechino si possa fare quasi niente. Ad ogni modo, le previsioni dicono che in confronto alle elezioni del ’99 ci sarà un afflusso maggiore – almeno del 5 per cento – e una vittoria dei democratici.

 

Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervellera.

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Si allunga la lista dei morti in Assam, lo Stato dell’India nordorientale segnato in queste ore da un’ondata di violenza contro le minoranze. Tra stanotte e questa mattina, almeno 15 immigrati di etnia bihari sono stati uccisi in varie località della regione. A guidare gli attacchi, un sedicente Fronte Unito di Liberazione di Assam: per fermarlo, il governo di New Delhi ha inviato da due giorni circa 2 mila soldati, che hanno imposto il coprifuoco in diverse città.

 

In  Algeria nuovi attacchi degli estremisti. Il Gia, Gruppo islamico armato, ha ucciso almeno quattro persone nelle ultime 48 ore: tre nella regione di Aïn Defla, una in quella di Boumerdès. Complessivamente, sono almeno 57 le vittime delle violenze dall’inizio del Ramadan.

 

L’Australia ha inserito sei capi dell'organizzazione Hamas nella lista dei terroristi, congelando i loro beni e quelli di cinque associazioni umanitarie accusate di finanziare il gruppo militante palestinese. Lo ha reso noto ieri, l'agenzia di stampa cinese Xinhua. La misura è identica a quella adottata ad agosto dagli Stati Uniti contro gli stessi uomini e Organizzazioni non governative.

 

In Colombia è stato trovato morto il sacerdote Josè Rubin Rodriguez, sequestrato otto giorni fa in una zona rurale del dipartimento di Arauca. Lo ha reso noto ieri un portavoce dell’Episcopato. Con la morte di Rodriguez, 51 anni e parroco della località di Salina, salgono a tre i sacerdoti assassinati nel paese sudamericano in meno di un mese.

 

Su richiesta degli Stati Uniti, il Kedo (consorzio internazionale per lo sviluppo energetico della penisola coreana) ha deliberato ieri di sospendere per un anno la costruzione di due reattori ad acqua leggera nella Corea del Nord. Secondo l’accordo sul nucleare del 1994, infatti, in cambio della costruzione dei due reattori, Pyongyang avrebbe dovuto bloccare le sue attività atomiche.

 

 

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