RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 326 - Testo della
Trasmissione di sabato 22 novembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Nuovo Accordo tra Santa Sede e la
città anseatica di Brema
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In
Egitto sono state arrestate 22 persone dopo la loro conversione dall’islam al
cristianesimo
In Iraq, l’ordinazione episcopale di mons. Louis Sako a nuovo arcivescovo di Kirkuk
Ancora
morte in Iraq: almeno 15 vittime a nord di Baghdad
Manifestazioni
contro il terrorismo oggi a Istanbul e in altre città turche
In
Georgia, l’opposizione ha preso il controllo del Parla-mento
Processo
Sme: condannato a cinque anni Cesare
Previti e ad otto Renato Squillante.
22
novembre 2003
IN UNA SOCIETA’ CHE FAVORISCE IL RELATIVISMO, E’
NECESSARIO RAFFORZARE
I VALORI
DELLA FEDE CRISTIANA: COSI’, GIOVANNI PAOLO II NEL DISCORSO
AI
VESCOVI DEL BELGIO, RICEVUTI STAMANI AL TERMINE DELLA VISITA AD LIMINA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Di fronte ad una “società che perde i suoi riferimenti
tradizionali e che favorisce volontariamente un relativismo generalizzato”, il
nostro “primo dovere è far conoscere Cristo e il Vangelo”. Così, il Papa nel
discorso ai presuli del Belgio, guidati dal cardinale Godfried Danneels,
ricevuti stamani in Vaticano al termine della Visita ad Limina. Ha
quindi invitato i vescovi belgi a proseguire attivamente sulla via del dialogo
con la società civile per “far conoscere esplicitamente i valori della fede
cristiana e la sua ricca esperienza dell’uomo, attraverso la storia e le
culture”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Viva preoccupazione è stata espressa dal Papa per la
situazione della Chiesa belga. “Non si può nascondere – ha detto – una reale
inquietudine di fronte al significativo calo della pratica religiosa” in
Belgio, che riguarda tanto le celebrazioni domenicali quanto sacramenti come il
battesimo e il matrimonio. Né ha mancato di sottolineare la “crisi persistente
delle vocazioni”. Il processo di secolarizzazione può far pensare a volte che
la società belga “abbia girato le spalle alle sue radici cristiane”. In tale
contesto, il Santo Padre ha definito “inquietante” la nuova legislazione
nazionale che “tocca le dimensioni fondamentali della vita umana e sociale,
come la nascita, il matrimonio, la famiglia e ancora, la malattia e la morte”.
Davanti a questi cambiamenti legislativi, che “incidono
profondamente nella dimensione etica della vita umana” i presuli - ha avvertito
il Papa - devono “riaffermare la visione cristiana dell’esistenza”. Di qui, la
necessità di sviluppare la formazione teologica, spirituale e morale dei
fedeli, a partire dai più giovani. Il rinnovamento della vita cristiana, ha
proseguito, non può venire soltanto da una riforma esteriore, ma piuttosto “da
un rinnovamento interiore della vita di fede”. Proprio in questo, ha aggiunto,
il ministero sacerdotale “trova il suo vero significato”, giacché il sacerdote
non deve solamente “essere l’animatore o il coordinatore della comunità”, ma
deve, in realtà, “rappresentare spiritualmente, nella società, Cristo
Salvatore”. Se, infatti, la partecipazione dei laici alla missione della Chiesa
è motivo di soddisfazione, bisogna evitare “eventuali confusioni” di ruolo.
Ha poi invitato i vescovi, “in unione con le parrocchie”,
a “diffondere la Bibbia tra le famiglie”, approfondendo d’altro canto
“l’importanza dell’Eucaristia” nella “vita personale e comunitaria”. Infine, si
è soffermato sull’educazione dei giovani. Le “ricchezze dell’identità
cattolica”, ha rilevato, offrono alle giovani generazioni “la migliore
tradizione educativa della Chiesa”, assieme a quei “principi morali
indispensabili per avanzare con serenità e responsabilità sul cammino della
vita”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto in udienza
anche il nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo, mons.
Giovanni d'Aniello; l’ambasciatore d’Italia, Raniero Avogadro, con la consorte,
in visita di congedo; ed il prefetto della Congregazione per i vescovi,
cardinale Giovanni Battista Re.
Il Santo Padre ha poi nominato
quest’oggi “ad quinquennium” consultori del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace: il prof. Enrique Colom, (Cile) docente di Morale sociale
e Dottrina sociale della Chiesa nella Facoltà di Teologia della Pontificia
Università della Santa Croce a Roma; i padri Wolfgang Ockenfels (Germania),
docente di Scienze sociali cristiane alla Facoltà di Teologia dell’Università
di Trier, e Maciej Zieba (Polonia), già collaboratore del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace alla pubblicazione dell’Agenda Sociale; suor Helen
Alford (Gran Bretagna), decano e docente presso la Facoltà di Scienze Sociali
della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma; la prof.ssa Simona
Beretta (Italia), docente di Politica economica internazionale presso la
Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica di Milano; il dott. Carl
A. Anderson (Usa), consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia; il
prof. Antonio Boggiano (Argentina), giudice della Corte Suprema di Argentina;
il dott. M. René Valéry Mongbe (Benin), deputato dell’Assemblea nazionale del
Benin; il dott. Oscar R. de Rojas (Venezuela), Interregional Advisor in
Development Administration presso il Dipartimento Affari economici e
sociali dell’Onu; il prof. Edoardo Greppi (Italia), docente di Diritto internazionale
nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino.
UN
NUOVO ACCORDO TRA SANTA SEDE E BREMA
RICONOSCE
IL RUOLO DELLA CHIESA CATTOLICA NELLA CITTA’ ANSEATICA
E’ stato firmato ieri nel
Palazzo Comunale di Brema, nella Repubblica Federale di Germania, un Accordo
fra la Santa Sede e la Libera Città Anseatica, che regola i rapporti fra la
Chiesa cattolica e detta Città-Land.
Per la Santa Sede ha firmato,
come plenipotenziario, il nunzio apostolico in Germania, l’arcivescovo Giovanni
Lajolo; per il Land Brema, il presidente del Senato, Henning Scherf.
L’Accordo, che consiste in 25
articoli e in un Protocollo finale, regola la situazione giuridica della Chiesa
cattolica nella Libera Città Anseatica di Brema. Fra l'altro, stabilisce norme
circa il riconoscimento statale delle scuole in gestione ecclesiastica,
l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole cattoliche, l’attività
della Chiesa nei campi pastorale e socio-sanitario-caritativo, l’imposta ecclesiastica,
e la cura degli edifici ecclesiastici soggetti a tutela monumentale. In sintesi,
viene riconosciuto il ruolo della Chiesa cattolica nella società della Libera
Città Anseatica di Brema, dove i 78.mila cattolici costituiscono il 12 per
cento della popolazione totale di 660.mila abitanti.
CONCLUSO
CON L’APPROVAZIONE DI UN DOCUMENTO FINALE,
ED UN
APPELLO AI GOVERNI DI TUTTO IL MONDO
IL
QUINTO CONGRESSO MONDIALE PER LA PASTORALE DEI MIGRANTI E DEI RIFUGIATI
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Le responsabilità e i doveri
della Chiesa universale, nei confronti dei migranti e dei rifugiati,
sintetizzate in 20 “raccomandazioni” pastorali e in una serie di osservazioni
pratiche, oltre che in quattro appelli finali. Mentre si auspica che in un
prossimo futuro il Papa possa dedicare un’Enciclica al tema della mobilità
umana, è stata questa la struttura del documento finale approvato questa mattina
all’Augustinianum, nell’ultimo giorno di lavori del quinto Congresso
mondiale dedicato al fenomeno delle migrazioni. Oltre a ribadire come gli esodi
di massa, volontari o coatti, sono “un segno dei tempi” e “un’arena specifica
della nuova evangelizzazione” - all’interno dei quali operare perché nessuno si
senta “straniero” nella Chiesa - il documento finale si rivolge in particolare
ai governi di tutto il mondo perché promulghino Leggi che difendano la dignità
ed i diritti degli immigrati e dei rifugiati. E ciò, si precisa, senza che il terrorismo internazionale venga
“usato come pretesto per ridurre” le libertà individuali. Ma ascoltiamo il
commento dell’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio
Consiglio per la Pastorale dei migranti, intervistato da Giovanni Peduto:
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R. – Fondamentalmente, è un appello perché si ratifichi –
appena possibile – la Convenzione sui diritti dei lavoratori migranti e delle
loro famiglie. E’ questa una categoria che ha certamente dei bisogni materiali
– la “prima accoglienza”, come la chiamiamo – ma soprattutto spirituali, ed è
un po’ la specificità di questo Congresso: rivedere cioè la pastorale della
mobilità umana applicata alla realtà della migrazione e dell’asilo politico
chiesto dai rifugiati. Poi, naturalmente, il documento contiene un appello alla
società civile, uno ai migranti stessi - è un richiamo alla legalità e
all’accettazione dell’identità culturale del Paese che li riceve, nella linea
di una piena integrazione - e finalmente c’è un appello ai governi degli Stati.
In questa parte, si sottolinea la necessità di accogliere, nel senso del
rispetto dei diritti umani, coloro che vengono da altri Paesi, specialmente da
Stati in guerra o segnati dalla violenza, dall’oppressione, dalla mancanza di
libertà. Ma mentre si riconosce che gli Stati hanno il diritto di regolare i
flussi migratori, si chiede anche che essi non prendano occasione dal
terrorismo internazionale per violare i diritti umani dei nostri fratelli,
rifugiati o migranti che siano.
D. – E’ emersa dal Congresso qualche richiesta che l’ha
colpita in modo più particolare?
R. – Direi, per esempio, la richiesta di formazione. C’è
un’autentica fame di formazione, perché nonostante un rodaggio di 50 anni di
questa pastorale specifica, di fatto essa non è pienamente operativa. Dal
Congresso si è levata una domanda di formazione per questa pastorale specifica,
perché entri finalmente - di fatto e non in linea di principio soltanto – negli
Istituti di formazione, giacché per sua stessa natura il fenomeno migratorio
richiede agli operatori un costante aggiornamento. Inoltre - anche i giornali
degli Stati Uniti ne parlano - è venuta fuori la proposta che il Santo Padre
possa dedicare un’Enciclica questo fenomeno della mobilità umana. Infine, altri
aspetti dei lavori in modo netto hanno riguardato la questione della
multiculturalità, dell’interreligiosità e dell’ecumenismo.
D. – In che misura i lavori di questo Congresso
incideranno su impegni futuri del Dicastero?
R. – Come Pontificio Consiglio, stiamo preparando un
documento sulla pastorale dei migranti che è già molto avanzato. Abbiamo
cercato anche noi di rispondere alle sfide di oggi con la presenza di cristiani
di altre Chiese, oltre a sottolineare molto non solo l’aspetto del dialogo o
dell’integrazione, ma anche della missionarietà. E credo che è ciò che è già
emerso anche in questo Congresso.
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LE POVERTA’ MATERIALI E SPIRITUALI DI TANTI FRATELLI NEL BISOGNO
IN
TUTTO IL MONDO, AL CENTRO DEI LAVORI DELL’ASSEMBLEA PLENARIA
DI COR
UNUM, CHE SI CHIUDERA’ STASERA
-
Intervista con l’arcivescovo Oscar Rizzato -
Non solo carità materiale ma aiuto e sostegno spirituale:
lo ha raccomandato ieri il Papa a tutti i partecipanti all’Assemblea plenaria
di Cor Unum, che si chiuderà stasera, dopo tre giorni di riflessioni e scambi
di esperienze tra delegati di organizzazioni internazionali caritative insieme
a vescovi di tutto il mondo. Una settantina di persone giunte a Roma per fare
il punto sulla dimensiona religiosa nell’attività caritativa, in uno scenario inquietante
dove all’aumento della miseria si aggiungono focolai di guerre e terrorismo,
che diffondono odio e violenze. Ricordiamo che il Pontificio Consiglio Cor Unum
coordina le iniziative cattoliche in campo caritativo. E tra le più note e
antiche istituzioni è l’Elemosineria apostolica; già il Papa Innocenzo III
all’inizio del XIII secolo parla dell’Elemosiniere, carica oggi ricoperta
dall’arcivescovo Oscar Rizzato: ascoltiamolo, al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – Moltissimi poveri si rivolgono direttamente al Papa,
scrivono lettere al Papa, alla Segreteria di Stato e molte volte anche
all’Elemosineria apostolica, esponendo le loro situazioni dolorose e difficili,
chiedendo un aiuto. La Elemosineria, allora, a nome del Papa manda un aiuto ma
lo fa sempre tramite i parroci. Si richiede sempre, quindi, che le domande
siano controfirmate dal parroco, il quale attesta e conferma che queste persone
si trovano realmente in difficoltà.
D. – Quali sono le richieste più pressanti e da dove
vengono?
R. – Le maggiori vengono dall’Italia perché conoscono
questo ufficio e perché è facile contattare i parroci e fare una domanda;
all’estero si fa indirettamente attraverso Istituti che aiutano i poveri e noi
diamo qualche contributo. Riusciamo a fare questa carità attraverso gli
introiti delle pergamene, delle benedizioni del Papa su pergamena: tutto quello
che fa l’ufficio va tutto per la carità del Papa. Abbiamo quindi difficoltà ed
aiutiamo con la carità che ci viene dagli altri e la distribuiamo ai poveri.
D. – Eccellenza, chi sono i poveri oggi?
R. – Quelli che si rivolgono a noi sono poveri non
soltanto materialmente ma hanno anche
tanta miseria morale e quindi – in questo senso – ci sono dei casi
pietosissimi; gente che è incapace, gente magari con tanti figli, questi sono i
poveri. Ci sono poi altre forme di povertà - e proprio leggendo queste lettere
si evince – la povertà di valori, che sono poi il fondamento di incomprensioni
e di mancanza di aiuto da parte degli altri. Non si tratta solo di miseria
materiale, ma ci sono forme di povertà morale, spirituale.
D. – Accanto a queste forme di povertà noi ci troviamo
anche dinanzi ad una forma di accattonaggio di professione, possiamo dire. Il
cristiano cosa è chiamato a fare?
R. – Sono contrario personalmente all’accattonaggio di
professione. Vediamo se si tratta di un di forte necessità e diamo allora anche
immediatamente, ma abbiamo sempre bisogno di non favorire assolutamente
l’accattonaggio professionale.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Ancora
morti, ancora terrore”: il giornale apre con un titolo dedicato alla situazione
in Iraq in riferimento alla quale Francia, Russia e Germania chiedono una
Conferenza costituente e la presenza dell’Onu nella ricostruzione; un sacerdote
ucciso a Salina in Colombia: don José Rubin Rodríguez era stato rapito otto
giorni fa; un articolo di Giorgio Rumi propone delle considerazioni in margine
al recente discorso del Papa ai rappresentanti di Solidarnosc.
Nelle
pagine vaticane, le Lettere del Santo Padre al cardinale Angelo Sodano per la
nomina a Legato Pontificio per la solenne celebrazione del V centenario
dell’elezione di Papa Giulio II; al cardinale Crescenzio Sepe per la nomina a Inviato
Speciale al Secondo Congresso Missionario dell’America; e al cardinale Edward
Idris Cassidy per la nomina a Inviato Speciale alla celebrazione per la riapertura
della Cattedrale di Saint Patrick nella diocesi di Parramatta (Australia); la
visita “ad limina” dei vescovi del Belgio.
Nelle pagine estere, Turchia: il
Paese si unisce nel ricordo delle vittime degli attentati in una silenziosa
“protesta per la pace”; terrorismo: gli Stati Uniti temono imminenti nuovi
attacchi mentre a Londra si diffonde la paura di attentati chimici.
Nella pagina culturale, un
articolo di Marco Testi sul nuovo libro di Giorgio Bàrberi Squarotti;
considerazioni in margine al “caso-Guzzanti” e alla questione della satira in
tv.
Nelle pagine italiane, in primo
piano ancora l’Iraq con le dichiarazioni di Berlusconi e il dibattito politico
sul tema; la situazione in Irpinia a 23 anni dal terremoto.
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22
novembre 2003
QUARANT’ANNI
FA, MORIVA IN UN TRAGICO ASSASSINIO, A DALLAS,
JOHN
FITZGERALD KENNEDY, IL PRESIDENTE AMERICANO DELLA “NUOVA FRONTIERA”
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
*******
(Hymn to the fallen)
“And so, my fellow
americans, ask not what your country can do for you; ask what you can do for
your country…”.
”Miei
concittadini americani, non domandatevi cosa il vostro Paese può fare per voi,
ma cosa voi potete fare per il vostro Paese. Miei concittadini del mondo, non
chiedetevi cosa l’America può fare per voi, ma cosa insieme possiamo fare per
la libertà degli uomini…”.
Quando
Kennedy pronunciava queste parole, nel suo discorso inaugurale, il 20 gennaio
del 1961, la segregazione razziale era una piaga, che feriva nel profondo
l’America e la contrapposizione tra Mosca e Washington aveva raggiunto livelli
di asprezza, che sembravano presagire un conflitto nucleare, devastante per
l’intera umanità. Mille giorni dopo, quando il più giovane presidente americano
veniva ucciso a Dallas, gli ostacoli sulla via del progresso e della convivenza
pacifica in patria come all’estero erano ancora molti, ma tanti erano anche i
passi compiuti sulla strada dell’eguaglianza e della libertà. La morte di John
Fitzgerald Kennedy fu, allora, percepita immediatamente in tutto il mondo come
la fine drammatica di un percorso di speranza. Lo sottolinea il giornalista
Gianni Bisiach, biografo del presidente americano:
R. – “Il 22 novembre del 1963 ha rappresentato
l’interruzione di un’epoca fortunata, di un periodo in cui tre grandi
personaggi hanno cercato di portare nel mondo qualcosa di nuovo e qualcosa di
positivo. I tre personaggi, naturalmente, sono il presidente americano John
Fitzgerald Kennedy, il presidente dell’Unione Sovietica Nikita Krushov e,
soprattutto, Papa Giovanni XXIII. Questo impegno purtroppo è stato interrotto
con la morte del presidente americano a Dallas”.
Quello di Kennedy fu, dunque, un lavoro incompiuto e per
questo gli storici non sempre concordano nel valutare il suo operato, al di là
del carisma che tutti – sostenitori e critici – gli hanno sempre riconosciuto.
Tuttavia, tante furono le sfide affrontate da Kennedy con prudenza e coraggio
nei tre anni alla Casa Bianca, dalla battaglia per i diritti civili, alla
conquista dello spazio, la “nuova frontiera”, e poi il suo capolavoro: la
soluzione della “crisi di Cuba”, vera svolta positiva nell’era della guerra
fredda:
R. - “Kennedy dimostrò la capacità di essere forte da un
punto di vista politico e cioè di essersi opposto anche ad un ‘ricatto’ che è
venuto dall’Unione Sovietica, ma contemporaneamente a non cedere ai capi
militari che lo tenevano, in qualche modo, ‘prigioniero’, come è accaduto anche
per Krusciov con i suoi militari. Il fatto di aver capito che nell’accordo e
nelle trattative si trovava una soluzione di questo problema, insieme alla sua
grande capacità di statista, è stato – secondo me – la sua azione più
straordinaria per la pace e per il futuro dell’umanità”.
Oratore impareggiabile, leader di grande fascino, Kennedy
è stato il primo presidente americano di fede cattolica. Proprio le sue radici,
cattoliche ed irlandesi, hanno influito sull’impegno civile di John come dei
suoi fratelli Robert e Ted:
R. - “La mamma, Rose Fitzgerald, era una fervente
cattolica ed ha insegnato ai suoi figli lo spirito di servizio, il fatto cioè
che loro essendo nati ricchi avevano ancora più degli altri l’obbligo di
impegnarsi. Io credo che nell’America di oggi rimane questo bisogno di
impegnarsi in politica e questo idealismo resta nella parole di Kennedy. La sua
morte ha dimostrato ancora di più quanto Kennedy credeva nelle cose che
diceva”.
(musica)
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CON LA
SOLENNITA’ DI CRISTO RE,
SI
CHIUDE DOMANI L’ANNO LITURGICO E INIZIA L’AVVENTO
-
Intervista con mons. Marco Frisina -
Si
celebra domani la solennità di Cristo Re. La ricorrenza segna la conclusione
dell’anno liturgico e l’inizio dell’Avvento. Ma sul significato di questa festa
ascoltiamo, al microfono di Dorotea Gambardella, mons. Marco Frisina, direttore
dell’Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma:
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R. – La
solennità di Cristo Re è come uno sguardo verso il senso globale della storia.
Chi è che regna sui potenti, che riesce a governare le grandi sofferenze
dell’umanità e anche le gioie e le conquiste? E’ proprio Cristo, che è al
centro della storia. E la solennità di Cristo Re ci ricorda questo: che Colui
che regge l’Universo, come dice il libro dell’Apocalisse, è l’Agnello Immolato.
D. –
Nell’Apocalisse si legge, per esempio, che Cristo è l’alfa e l’omega. Che cosa
significa?
R. –
Come ci dice Giovanni nel prologo del Vangelo, ‘per mezzo di lui sono state
fatte tutte le cose’, e come poi sempre Giovanni nell’Apocalisse ci ricorda che
‘Lui è il fine di tutte le cose’: ecco perché ‘alfa e omega’. Credo che siamo
in un momento storico in cui bisognerebbe ricordare che i turbamenti che
possiamo avere perché la storia è sempre portatrice di sommovimenti, di angosce
e di dolore – lo abbiamo sentito tutti, in questi giorni – però ci ricorda la
Parola di Dio, che Cristo governa. Per cui, bisogna avere il coraggio e la
fiducia in Lui perché chi spera in Lui non rimane deluso.
D. –
Ecco, di fronte al male che oggi vediamo nel mondo, come fare per vedere il
Regno di Cristo?
R. –
Noi immaginiamo il Re sul trono come una persona potente, vestita d’oro, con lo
scettro, con la corona ... ma nell’Apocalisse, sul trono siede un Agnello
Immolato: e quello che vuole dire il Libro dell’Apocalisse è che Cristo regna
proprio dalla Croce, con la Croce. Per cui, per capire quale sia il Regno di
Dio bisogna non lasciarsi abbagliare dalle cose che il mondo ci propone: il
potere, il successo, la ricchezza, la violenza ma ciò che regna è l’amore: è
l’amore di Cristo e questo lo si vede nella vita dei Santi e anche nella vita
della gente semplice, che magari con i sacrifici e con amore vive situazioni
anche difficili, vive con coerenza la propria fede: quello è il Regno di Dio
che si afferma; è lì che Cristo governa: governa nell’amore!
D. – Ma
che cosa vuol dire ‘regnare’, per un discepolo di Cristo?
R. –
Credo che i discepoli di Cristo siano quelli che realizzano l’amore di Cristo e
regnano con lui. Regnare con Cristo significa amare.
D. –
Prima dicevamo che la solennità di Cristo Re segna la fine dell’Anno liturgico:
ma perché, questa conclusione?
R. – E’
un po’ come lo sguardo della meta dove dobbiamo giungere. L’anno liturgico si
chiude con Cristo Re ma subito dopo si riapre nuovamente con l’attesa di
Cristo. E’ bellissimo perché è la dinamica della vita del cristiano: proteso
verso la meta e nello stesso tempo, sempre in attesa che Cristo ritorni. Io
credo che riassuma bene questa festa e anche l’inizio dell’Avvento quella frase
del ‘Padre Nostro’: ‘Venga il Tuo Regno!’.
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OGGI FESTA
DI SANTA CECILIA CONCERTI, QUESTO POMERIGGIO, IN VATICANO
ALLA
PRESENZA DEL PAPA E QUESTA SERA
NELLA
BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA
Oggi Festa di Santa Cecilia, patrona della Musica. In
questa occasione l’Associazione italiana Santa Cecilia terrà questo pomeriggio,
con inizio alle ore 18, il Concerto “La Passione di Cristo secondo San Marco”
di Lorenzo Perosi, dedicato a Giovanni Paolo II, che assisterà all’evento.
Corona
questo 22 novembre – in cui cade anche il 100.mo anniversario del Motu Proprio
“Inter Sollecitudines” di Pio X, che riformò la musica sacra – la presenza
straordinaria dei Wiener Philarmoniker diretti da Nicolaus Harnoncourt,
questa sera alla Basilica di San Paolo fuori le mura, nell’ambito del II
Festival internazionale di musica e arte sacra. In programma, l’oratorio “La
Creazione” di Joseph Haydn. A.V.:
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(musica)
“E la luce fu!”: una creazione sfavillante di musica,
quella dell’Oratorio di Haydn esaltata dagli archi luminosi e dai fiati sonori
dei Wiener Philarmoniker, sontuoso tappeto ai solisti e all’armonia di voci
dell’Arnold Schönberg-Choir. Il direttore del Pontificio Istituto di Musica
Sacra, mons. Valentino Miserachs, nel Comitato artistico del Festival:
“C’è una grande differenza tra gli Oratori di Händel, per
esempio – pensiamo al ‘Messia’ – o le Passioni di Bach, con questo capolavoro
della Creazione – ‘Die Schöpfung’ – già per il momento storico diverso in cui
fu composto, l’uomo è al centro dell’interesse, ma nel contempo con una grande
professione di fede. Haydn era effettivamente un profondo credente, e prima di
scrivere musica si inginocchiava e pregava. Quindi, questo Oratorio è una professione
di fede molto bella: in Dio, nel Creatore, e anche nell’uomo. Nell’uomo completo,
uomo e donna.
Il Concerto dei Wiener, alla basilica di San Paolo fuori
le mura, è dedicato alla memoria di Papa Paolo VI, commemorato questa sera nel
25.mo anniversario della morte dal cardinale Silvestrini; ma anche al
centenario dello storico documento emanato da San Pio X per la salvaguardia
della musica sacra:
“Se San
Pio X fece la riforma per bandire la musica di stampo operistico dalla Chiesa,
ed era comunque una musica scritta più o meno a regola d’arte, la canzonetta
che ha invaso purtroppo le nostre Chiese oggi non regge nessun paragone. E’
musica fatta spesso da dilettanti, senza alcun criterio artistico. L’arte vera,
o ‘bontà di forme’, proclamata da San Pio X, qui vien meno completamente. Ci
vorrebbe lo stesso coraggio di allora, cento anni dopo; analogamente a quanto
fece energicamente San Pio X, dovrebbe essere fatto anche adesso. La pietra di
paragone rimane sempre il canto gregoriano e la polifonia classica, e la porta
rimane aperta a tutte le nuove composizioni, a tutte le tradizioni locali, che
però devono ispirarsi allo spirito del canto gregoriano. E quindi, in questo
modo, si può fare una sintesi molto bella tra l’antico e il nuovo.
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Il Festival proseguirà domani alla Basilica di San
Giovanni in Laterano con la Filarmonica di San Pietroburgo guidata da Paul
Salamunovich per il “Requiem” di Mozart, mentre lunedì mattina il Festival si
trasferisce da Roma al Santuario di Loreto, dove ancora la compagnia di San
Pietroburgo eseguirà i “Vesperae Solemnes de Confessore” e la “Messa
dell’Incoronazione” di Mozart; direttore, Leo Kremer.
SUPERATO IL TRAGUARDO DEI 50 ANNI PER I PROGRAMMI
MUSICALI
DELLA
RADIO VATICANA: OGGI MESSA DI RINGRAZIAMENTO
Si festeggiano oggi, nella memoria liturgica di
Santa Cecilia, patrona della musica, i 50 anni di attività artistica dei
programmi musicali della Radio Vaticana. Per ricordare questa importante
ricorrenza è stata concelebrata, stamani, una Santa Messa di ringraziamento da
mons. Giuseppe Liberto, direttore della Pontificia Cappella Sistina, insieme a
padre Federico Lombardi, direttore dei programmi della Radio Vaticana e da
mons. Raffaello Lavagna. Presenti, tra gli altri, il maestro Alberico Vitalini,
per oltre 30 anni responsabile dei programmi musicali, ed il maestro Anserigi
Tarantino. Ai nostri microfoni l’attuale responsabile dei servizi musicali,
Marco Guadagnini:
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Ci
volevano 50 anni e passa perché anche noi dei Programmi musicali facessimo una
Santa Cecilia particolare. Lo abbiamo fatto soprattutto per celebrare questa
Santa, così importante per la musica ma anche per far capire a noi stessi l’importanza
di un servizio che dopo mezzo secolo meriterebbe un po’ di attenzione anche
perché, occuparsi di musica non è quella ‘passeggiata’ che tutti pensano.
Lavorare nella musica significa lambiccarsi, spremersi le meningi per trovare i
brani musicali idonei ad una radio internazionale con una vocazione del tutto
particolare, come sappiamo essere quella della Radio Vaticana; significa combattere
– a volte letteralmente – con esigenze che spesso si accavallano, di tanti
programmi, di tanti programmi linguistici che vengono da tutto il mondo, che
hanno culture diverse ... E’, quindi, un lavoro capillare che ha diversi
fronti: quello, appunto, della proposizione di programmi e anche quello di
un’educazione all’ascolto e soprattutto dell’uso corretto della musica.
Insomma, una messe abbondante, una fatica abbondante ma dopo 50 anni penso che
lo sprone sia quello di continuare, cercando di migliorare sempre. Vorrei fare,
da questi microfoni, un ringraziamento a tutti i colleghi della Radio Vaticana
che con noi lavorano e collaborano a questa nostra fatica quotidiana,
soprattutto alla Direzione.
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22
novembre 2003
PRESUNTI GUERRIGLIERI DELLE FORZE ARMATE
RIVOLUZIONARIE DELLA COLOMBIA HANNO UCCISO IL PARROCO DI LA SALINA, PADRE JOSÉ
RUBÍN RODRÍGUEZ
BOGOTA’. = Il parroco di una località della regione
petrolifera del Casanare, padre José Rubín Rodríguez, è stato trovato morto,
ieri, a Fortul. Lo hanno riferito fonti del vescovado all’Agenzia missionaria
Misna. Il sacerdote, 51 anni, responsabile della parrocchia di La Salina, è
stato rapito otto giorni fa da un commando di presunti guerriglieri delle Forze
armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) dopo aver partecipato ad un ritiro
spirituale a Tame, 700 chilometri a nordest di Bogotá. Padre Rodríguez è stato
fermato da uomini armati, che hanno dichiarato di essere militanti delle Farc
mentre si stava recando in visita ad alcune famiglie in una zona rurale. Le
fonti religiose contattate dalla Misna hanno affermato di ignorare i motivi del
sequestro e dell’assassinio del sacerdote. Questo omicidio si aggiunge ad altri
episodi di violenza recentemente perpetrati nel Paese contro religiosi. Lo
scorso 4 novembre sono stati assassinati, ad Arauca, il sacerdote Saulo
Carreño, parroco di Saravena, e la sua segretaria. Uomini armati non
identificati hanno sparato contro i due mentre percorrevano in bicicletta la
strada che collega Saravena a Fortul. Secondo dati della Conferenza episcopale
colombiana negli ultimi anni almeno venti religiosi sono stati assassinati ed
oltre una trentina sono stati rapiti. (A.L.)
IN EGITTO SONO STATE ARRESTATE 22 PERSONE DOPO LA
LORO CONVERSIONE DALL’ISLAM AL CRISTIANESIMO. LO DENUNCIA UN’ASSOCIAZIONE COPTA AMERICANA
IL CAIRO. = Almeno 22 egiziani,
convertiti dall’Islam al Cristianesimo, sono stati arrestati dalla polizia di
Alessandria. Ne dà notizia un’Associazione copta americana aggiungendo che la Polizia
egiziana è intanto alla ricerca di altre 80 persone convertite. Gli arresti
hanno avuto inizio lo scorso 20 ottobre scorso con la detenzione di una coppia
di sposi divenuti cristiani. La Costituzione egiziana proclama la libertà religiosa
ma nella prassi non viene accettata l’idea della conversione. Per coloro che
sono “apostati dell’Islam” è infatti previsto il disprezzo della comunità e perfino
la morte. Ufficialmente i 22 prigionieri sono accusati di “falsificazione di documenti”
perché sono riusciti a procurarsi le carte di identità con i loro nomi cristiani.
Il presidente dell’Associazione, Michael Meunier, ha spiegato all’Agenzia
‘Asia News’ che “la Costituzione egiziana garantisce la libertà ad ogni individuo
di cambiare la propria fede religiosa, ma il governo ripetutamente la viola spingendo
i convertiti ad abbandonare la loro nuova fede”. “Il governo – ha aggiunto -
non riconosce legalmente la conversione dall’Islam al Cristianesimo e, di conseguenza,
i convertiti perdono ogni diritto e posizione sociale”. (A.L.)
“I CRISTIANI IN IRAQ NON VOGLIONO
ALCUN PRIVILEGIO MA DESIDERANO
SOLTANTO CHE I LORO DIRITTI DI CITTADINI SIANO
RISPETTATI”.
E’ UN PASSO DELL’OMELIA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN
IRAQ, MONS. FERNANDO FILONI, IN OCCASIONE DELL’ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS.
LOUIS SAKO
A NUOVO ARCIVESCOVO DI KIRKUK
BAGHDAD. = Mentre in Iraq si susseguono a ritmo
incalzante gli attentati e gli attacchi contro le truppe statunitensi, la
Chiesa cattolica irachena continua la propria missione nonostante le molteplici
difficoltà. L’ordinazione episcopale di mons. Louis Sako a nuovo arcivescovo di
Kirkuk, avvenuta la settimana scorsa a Mossul, testimonia, infatti, il grande
impegno della Chiesa irachena. La cerimonia è stata presieduta dal nunzio
apostolico in Iraq, mons. Fernando Filoni. “I cristiani in Iraq – ha affermato
il mons. Filoni durante l’omelia - non vogliono alcun privilegio ma desiderano
soltanto che i loro diritti di cittadini siano rispettati senza alcuna
discriminazione. Come cittadini iracheni – ha aggiunto - i cristiani di Kirkuk
non mancheranno di concorrere al bene di tutto il Paese”. (A.L.)
“IN TURCHIA I CRISTIANI
HANNO PAURA CHE IL TERRORISMO LI POSSA COLPIRE”.
SONO I TIMORI ESPRESSI
DAL PRESIDENTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
DEL PAESE ASIATICO
ISTANBUL. =
“Condanniamo il terrorismo, esprimiamo solidarietà e ribadiamo il nostro
impegno a lavorare per l’armonia interreligiosa”. Lo ha affermato all’Agenzia
Fides il presidente della Conferenza episcopale della Turchia, mons. Ruggero
Franceschini, in seguito ai recenti attentati che hanno colpito Istanbul. Il
vescovo ha sottolineato che “il popolo è amareggiato e nel Paese asiatico c’è
grande scoraggiamento e incredulità: non si riesce infatti a credere che gli
atti terroristici siano opera di gruppi turchi”. Nell’Anatolia, dove vivono
oltre 5.000 cattolici e in tutta la Turchia vi è inoltre grande paura che il
terrorismo si allarghi e colpisca anche altre comunità religiose, dopo quella
ebraica. Il presule, favorevole all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea,
ha infine espresso l’auspicio che “questi attentati non allontanino la Turchia
dall’Europa”, ricordando che il prossimo 24 novembre, nell’incontro ecumenico
con il patriarca Bartolomeo in occasione della festa di Sant’Andrea, cristiani
ed ortodossi lanceranno un appello affinché l’Islam mostri il proprio volto
pacifico e fraterno. (A.L.)
LA PROMOZIONE DI UN AUTENTICO DIALOGO TRA
CRISTIANESIMO E INDUISMO È STATO IL TEMA AL CENTRO DEL CONVEGNO CONCLUSOSI
IERI, A TORINO, ED ORGANIZZATO DAL ‘CENTRO DI STUDI RELIGIOSI COMPARATI EDOARDO
AGNELLI’
- A cura di Fabrizio Accatino -
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TORINO.= Quali prospettive di dialogo esistono tra
Cristianesimo e Induismo? Quali percorsi di studi, di conoscenza accomunano due
religioni certamente diverse, ma per alcuni aspetti certamente affini? A queste
domande ha cercato di rispondere il convegno organizzato dal ‘Centro di Studi
religiosi comparati Edoardo Agnelli’ sullo sfondo di uno scenario
internazionale quanto mai articolato sotto il profilo politico, sociale,
culturale ed etico. Per due giorni si sono raccolti attorno ad un tavolo
autorevoli rappresentanti e studiosi di entrambe le religioni. Sugli aspetti
del dialogo tra Induismo e Cristianesimo ha parlato anche l’americano
Thomas Mathus, del monastero di
Camaldoli. “Se dobbiamo dar credito alle convinzioni di tanti nostri
confratelli e consorelle cristiani dell’India – ha spiegato - la Chiesa in
India c’è sempre stata. Il Cristianesimo è nato in India come a Roma e ad Antiochia”.
Il Convegno è il quinto appuntamento pubblico del Centro di studi religiosi
svolto a due anni esatti dalla sua fondazione, avvenuta nel novembre del 2001,
per ricordare la figura e gli interessi culturali di Edoardo Agnelli.
Quest’anno è stato scelto il tema dell’Induismo per stimolare la riflessione su
come attuare una testimonianza cristiana sempre più efficace in Asia e in
particolare in India.
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CONFERITO IN ITALIA, DAL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CIAMPI,
AL CARDINALE TOMAS SPIDLIK IL DIPLOMA DI PRIMA
CLASSE
PER I SUOI STUDI SULLA FILOSOFIA DELL’ETICA
ROMA. = Al cardinale Tomas Spidlik è stato conferito
il Diploma di prima classe per meriti in studi sulla Filosofia dell’etica dal
presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi. Lo rende noto un
comunicato del Quirinale precisando che l’onorificenza è stata proposta dal
ministro per i beni e le attività culturali, Giulio Urbani. Il porporato, nato
nel 1919 in Moravia e nominato cardinale nel concistoro dello scorso 21
ottobre, è stato per quasi 40 anni direttore spirituale del Pontificio Collegio
Nepomuceno, l’antico Collegio boemo. Nel 1955 ha iniziato la propria attività
di docente di Teologia patristica e orientale ed è attualmente uno dei massimi
conoscitori della spiritualità dell’Oriente cristiano. Nell’ottobre del 1998
gli è stato attribuito un altro importante riconoscimento: il presidente della
Repubblica ceca, Vaclav Havel, lo ha infatti insignito con la medaglia
dell’Ordine di Masaryk, una delle più alte onorificenze di Stato. (A.L.)
IL RAPPORTO GENITORI–FIGLI, I MEDIA, LA FAMIGLIA E
LA DISABILITÀ.
SONO QUESTI ALCUNI DEI TEMI
AFFRONTATI DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA NEL MESSAGGIO RESO NOTO OGGI IN
VISTA DELLA GIORNATA PER LA VITA, DEL PROSSIMO 24 FEBBRAIO
CITTA’ DEL VATICANO. = “Senza
figli non c’è futuro”. E’ questo il tema del Messaggio del Consiglio permanente
della Conferenza episcopale italiana scelto in occasione della XXVI Giornata
per la vita che si celebrerà il prossimo 24 febbraio 2004. Nel testo redatto
dai presuli e reso noto oggi sono stati affrontati diversi temi, tra i quali il
rapporto genitori-figli, il ‘costo’ dei figli, i media, la famiglia e la disabilità.
La Giornata per la vita è stata istituita nel 1979 sul tema “In difesa della
vita” con cui i vescovi chiedevano alla comunità cristiana di non chiudere gli
occhi “sulla tristissima realtà dell’aborto”. (A.L.)
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22
novembre 2003
A cura di Fausta Speranza -
Ancora morte in Iraq. Nel mirino
degli attentatori, stamattina, due uffici della polizia in altrettante località
a nord di Baghdad, Baquba e Khan Bani Saad. Almeno 15 sono le vittime, tra cui
anche due civili. Per i particolari, il servizio di Roberto Piermarini:
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Due attacchi quasi in contemporanea, ad una ventina di
minuti di distanza l’uno dall’altro. Due autobombe con un unico bersaglio: la
polizia locale, accusata di collaborare con la coalizione angloamericana.
“Eravamo nel mirino da tempo”, ha commentato il sindaco di Khan Bani Saad, rivelando
di avere sventato, nei giorni scorsi, persino un attentato alla scuola
elementare. Neppure i civili, dunque, vengono risparmiati dalle violenze: per
la prima volta dall’inizio degli attacchi, un aereo non militare è stato
colpito da un missile terra-aria. Era un cargo di un corriere espresso tedesco,
la Dhl, atterrato comunque a Baghdad senza vittime. “È una situazione più
difficile del previsto”, ha ammesso il Pentagono, che sembra ormai propenso a
rivedere i piani di smobilitazione: dei 130 mila soldati presenti oggi in Iraq
andrà via solo il 25 per cento, mentre gli altri – più di 100 mila – resteranno
nel Paese fino al 2006. Anche il governo italiano ha confermato l’impegno dei
propri militari, proprio mentre a Nassiriya la brigata Sassari – colpita duramente
dall’attentato del 12 novembre – ha ritrovato 65 chilogrammi di esplosivo,
destinati ad una nuova azione terroristica nella città meridionale irachena.
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Secondo la direzione a Istanbul del ministero turco della
Sanità, è salito a 30 il numero ufficiale dei morti negli attacchi terroristici
di giovedì. Quasi tutti, così come i
450 feriti, erano turchi. Molti sono stati seppelliti ieri con il drappo verde
dell’Islam. A proposito dei kamikaze, il premier turco Tayyip Erdogan ha
confermato che anche i due che hanno fatto esplodere i camioncini-bomba giovedì
scorso erano “cittadini turchi con contatti fuori della Turchia”, come quelli
che hanno agito sabato scorso contro le sinagoghe. Oggi, contro il terrorismo
si sono svolte manifestazioni in varie città della Turchia, Ankara, Smirne e Istanbul. Da Istanbul ci
parla la collega Barbara Schiavulli.
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Si riunisce in una delle piazze
più importanti di Istanbul la società civile turca per manifestare contro il
terrorismo. Qualche migliaio di persone guidate da sindacati e associazioni di
categoria. Una manifestazione tiepida per esprimere la rabbia contro Blair e
Bush, paragonati a Bin Laden, e il dolore dopo gli attentati dell’ultima
settimana che hanno sconvolto il Paese. Nel frattempo, proseguono le indagini:
18 sono le persone per ora in custodia della polizia che vengono interrogate
perché legate ai gruppi militanti che hanno rivendicato gli attentati. In una
città impregnata di tensione e amarezza, fervono i lavori di ricostruzione
nelle vie dove sorgevano le due sinagoghe, distrutte esattamente una settimana
fa da due kamikaze. Oggi è shabbàt per gli ebrei e su quel che resta del luogo sacro c’è qualcuno che ancora si fa
strada tra le macerie e lascia dei garofani bianchi.
Da Istanbul, Barbara Schiavulli per la Radio Vaticana.
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Gli Stati Uniti hanno rinnovato
in serata l'invito ai propri cittadini ad esercitare cautela alla luce della
minaccia di attentati da parte della rete terroristica di Osama bin Laden, al
Qaeda. Lo hanno fatto con un
comunicato del Dipartimento di Stato che riprende un avviso analogo pubblicato
il 26 settembre aggiornandolo per
ricordare i recenti attentati in Arabia saudita e Turchia. Ma in tema di
terrorismo, ascoltiamo l’analisi del prof. Victor Franco Pisano, esperto di
terrorismo internazionale ed ex colonnello della polizia militare dell’Esercito
statunitense, nell’intervista di Massimiliano Menichetti:
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R. – Il terrorista - sia esso di ispirazione politica o
politico-confessionale, in altre parole politico-religiosa – non si preoccupa di
ciò che nel linguaggio classico viene chiamato “danno collaterale”; ciò che
importa per un gruppo terroristico è colpire un bersaglio che sia allo stesso
tempo simbolico, pragmatico, accessibili e remunerante. Mi pare che tutte
queste quattro categorie siano state presenti negli attentati che hanno colpito
la Turchia.
D. – In conferenza stampa congiunta Bush e Blair hanno
sottolineato che rimarranno in Iraq, intensificheranno le operazioni di intelligence
ed utilizzeranno il pugno di ferro per sconfiggere il terrorismo.
R. – La posizione nei confronti del terrorismo non può
essere che dura. Di sicuro con tutti questi accorgimenti si può controllare il
terrorismo, ma che si possa debellare il terrorismo mi sembra qualcosa di
utopistico.
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Il premier israeliano Ariel
Sharon smantellerà alcuni insediamenti ebraici in Cisgiordania e nella striscia
di Gaza per l'estate prossima, aprendo così la strada a uno stato palestinese.
E’ quanto ha riferito ieri la tv israeliana, secondo cui l’operazione di Sharon
rientrerebbe nella road-map, il piano di pace disegnato da Usa, Ue, Onu
e Russia. Secondo il primo ministro palestinese Abu Ala, un’intesa con Israele
è possibile fra sei mesi.
L’opposizione georgiana ha preso il controllo del Parlamento. “Questo è
un Parlamento, non siamo per la strada.
Facciamo vedere a tutta la Georgia
quello che sta succedendo”, ha detto Shevardnadze prima di essere portato via dalle sue guardie del
corpo. Tafferugli sono scoppiati tra suoi sostenitori e militanti dell'opposizione. Il capo dello Stato ha
lasciato poi il Parlamento a bordo di
una limousine nera, scortata da decine di poliziotti che le correvano a
fianco. Di fronte all’assalto dei manifestanti
guidati dall’opposizione, il presidente Shevardnadze
si era detto disponibile ad un dialogo ma non agli ultimatum. Due le manifestazioni organizzate
contemporaneamente nella capitale Tbilisi per chiedere le sue dimissioni.
Con la sentenza del processo Sme, giunta questa mattina, è
stato condannato a 5 anni Cesare Previti, parlamentare di Forza Italia, a 8
anni Renato Squillante, ex capo dei Gip della capitale. Il Tribunale di Milano,
inoltre, ha condannato a quattro anni Attilio Pacifico, assolto Francesco
Misiani e Olga Saavt-chenko mentre ha dichiarato il non luogo a procedere per i
figli di Squillante, Mariano e Fabio, per intervenuta prescrizione del reato di
favoreggiamento. Squillante è stato condannato per corruzione in atti
giudiziari mentre Cesare Previti e Attilio Pacifico sono stati condannati per
il reato di corruzione semplice. In ogni caso, sono stati invece assolti per l’altro capo d’imputazione, la
mancata vendita della Sme alla Cir di Carlo De
Benedetti. Una ricostruzione dei fatti, nel servizio di Giampiero
Guadagni:
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La pubblica accusa aveva chiesto per Cesare Previti una pena pari ad 11
anni di reclusione. Previti è stato condannato a cinque anni, perché ritenuto
colpevole di corruzione per una tangente del 1991 da 434 mila dollari, versata
al giudice Squillante, condannato a sua volta ad otto anni. Questa tangente è
entrata in un secondo momento nel processo milanese per la vicenda Sme, che
risale agli anni ’80 ed è relativa alla mancata vendita del colosso alimentare
dell’Iri, allora presieduto da Romano Prodi, alla Cir di Carlo De Benedetti. La
cifra offerta da De Benedetti fu considerata bassa dal governo Craxi. Arrivarono
altre proposte d’acquisto e la Sme fu venduta in tanti pezzi per una cifra
complessivamente più alta. Tra gli acquirenti la Fininvest di Silvio
Berlusconi. Oltre a Previti e Squillante è stato condannato oggi a quattro anni
l’avvocato Attilio Pacifico, ritenuto il tramite della tangente del ’91.
Assolto invece il giudice Filippo Verde, che nel 1986 annullò definitivamente
l’accordo tra l’Iri e De Benedetti.
Per la Radio Vaticana, Giampiero
Guadagni.
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Elezioni domani a Hong Kong per il rinnovo dei consigli di
distretto, praticamente per il governo
dei quartieri della città. Un appuntamento di rilievo dopo la grande
manifestazione del 1° luglio scorso quando mezzo milione di persone si
radunarono per protestare contro la totale sottomissione alla Cina del governatore
Tung Chee-hwa e la sua incapacità ad affrontare disoccupazione e crisi economica.
Ce ne parla Bernardo Cervellera:
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La coalizione democratica ha
detto che lotterà per il suffragio universale, ancora assente ad Hong Kong, e
per l’elezione diretta del governatore. Un vero schiaffo contro Pechino. Essa
potrà contare sul sostegno della classe media che in questi anni ha visto
ridursi benessere e libertà. Il partito liberale per lo sviluppo di Hong Kong,
che ha sempre appoggiato le scelte di Pechino e di Tun Shi Wan, si trova
spiazzato ma ha soldi e appoggi dall’alto. Un fatto determinante sarà l’andata
dei giovani alle urne. Sebbene desiderano più democrazia sembra temino che
contro Pechino si possa fare quasi niente. Ad ogni modo, le previsioni dicono
che in confronto alle elezioni del ’99 ci sarà un afflusso maggiore – almeno
del 5 per cento – e una vittoria dei democratici.
Per la Radio Vaticana, Bernardo
Cervellera.
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Si
allunga la lista dei morti in Assam, lo Stato dell’India nordorientale segnato
in queste ore da un’ondata di violenza contro le minoranze. Tra stanotte e
questa mattina, almeno 15 immigrati di etnia bihari sono stati uccisi in
varie località della regione. A guidare gli attacchi, un sedicente Fronte Unito
di Liberazione di Assam: per fermarlo, il governo di New Delhi ha inviato da
due giorni circa 2 mila soldati, che hanno imposto il coprifuoco in diverse
città.
In Algeria nuovi attacchi degli estremisti. Il
Gia, Gruppo islamico armato, ha ucciso almeno quattro persone nelle ultime 48
ore: tre nella regione di Aïn Defla, una in quella di Boumerdès.
Complessivamente, sono almeno 57 le vittime delle violenze dall’inizio del
Ramadan.
L’Australia ha inserito sei capi
dell'organizzazione Hamas nella lista dei terroristi, congelando i loro beni e
quelli di cinque associazioni umanitarie accusate di finanziare il gruppo
militante palestinese. Lo ha reso noto ieri, l'agenzia di stampa cinese Xinhua.
La misura è identica a quella adottata ad agosto dagli Stati Uniti contro gli
stessi uomini e Organizzazioni non governative.
In Colombia è stato trovato
morto il sacerdote Josè Rubin Rodriguez, sequestrato otto giorni fa in una zona
rurale del dipartimento di Arauca. Lo ha reso noto ieri un portavoce
dell’Episcopato. Con la morte di Rodriguez, 51 anni e parroco della località di
Salina, salgono a tre i sacerdoti assassinati nel paese sudamericano in meno di
un mese.
Su richiesta degli Stati Uniti,
il Kedo (consorzio internazionale per lo sviluppo energetico della penisola
coreana) ha deliberato ieri di sospendere per un anno la costruzione di due
reattori ad acqua leggera nella Corea del Nord. Secondo l’accordo sul nucleare
del 1994, infatti, in cambio della costruzione dei due reattori, Pyongyang
avrebbe dovuto bloccare le sue attività atomiche.
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