RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 311 - Testo della trasmissione di sabato 6 novembre 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa riceve dirigenti e soci  della Banca di Credito cooperativo di Roma nata 50 anni fa  per sostenere la gente semplice e difendere i cittadini dall’usura e li esorta a rafforzare l’offerta di servizi di solidarietà

 

Un “laico cristiano tutto d’un pezzo”: così Giovanni Paolo II rende omaggio alla figura di Giorgio La Pira, in un messaggio nel centenario della sua nascita

 

Le nuove generazioni mantengano intatto il patrimonio dei valori cristiani: è l’invito del Papa nel messaggio al cardinale De Giorgi, arcivescovo di Palermo, in occasione delle celebrazioni in Sicilia per il 150.mo anniversario del Dogma dell’Immacolata Concezione

 

La Polonia è debitrice di San Benedetto da Benevento, suo evangelizzatore: lo scrive il Papa nella lettera al cardinale Grocholewski, inviato speciale del Santo Padre alle celebrazioni per i mille anni dal martirio del Santo, in programma il 13 e 14 novembre prossimo

 

Iniziata in Vaticano la plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze: si parlerà anche di Copernico e Galileo. Intervista con mons. Marcelo Sanchez Sorondo

 

OGGI IN PRIMO PIANO

A Castel Gandolfo Convegno sull’informazione promosso dai Focolari: appello ai comunicatori perchè diffondano la verità senza distorsioni contribuendo ad affratellare i popoli di tutto il mondo: con noi Michele Zanzucchi

 

Convegno alla Radio Vaticana sul tema del fidanzamento: ce ne parla mons. Elio Sgreccia

 

Nel Vangelo di domani: la risposta di Gesù a quelli che negano la Risurrezione: “Dio non è Dio dei morti  ma dei vivi”. Il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

La  Chiesa in Spagna lancia una campagna informativa su matrimoni omosessuali ed eutanasia

 

Nato in Messico il Consiglio di bioetica

 

Il messaggio del segretario generale dell’ONU Kofi Annan, in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione dello  sfruttamento dell’ambiente in tempo di guerra

 

Cina: 62 le persone finite in carcere per aver creato siti Internet di informazione indipendenti o per aver diffuso nel Web materiale che critica il regime.

 

I missionari saveriani hanno celebrato ieri in tutto il mondo la festa liturgica del loro fondatore, il Beato Guido Maria Conforti

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq in fiamme: attacco multiplo a Samarra con oltre 35 morti. La guerriglia colpisce anche a Ramadi e Baghdad. Polemiche tra Allawi e Annan sui  bombardamenti americani a Falluja

 

Ridda di voci sullo stato di salute di Arafat. Il premier palestinese Abu Ala in visita nella Striscia di Gaza, per colloqui su un nuovo governo

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 novembre 2004

 

IL PAPA RICEVE I DIRIGENTI DELLA BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI ROMA,

NATA 50 ANNI FA  PER SOSTENERE LA GENTE SEMPLICE E DIFENDERE I CITTADINI DALL’USURA, E LI ESORTA A RAFFORZARE L’OFFERTA DI SERVIZI DI SOLIDARIETA’

- A cura di Roberta Gisotti -

 

“In ogni tempo ma specialmente in questa nostra epoca, occorre che i cristiani siano in ogni campo fermento di autentico rinnovamento sociale e lievito di speranza evangelica”: cosi il Papa ricevendo stamane dirigenti e soci con i loro familiari della Banca di Credito Cooperativo di Roma, nel cinquantesimo di fondazione dell’istituto bancario. Giovanni Paolo II ha quindi auspicato che “le esigenze del bene comune” restino al centro delle tante iniziative di questa Banca, per restare fedele allo spirito dei suoi fondatori di “rendere alla società un servizio di solidarietà”, ispirandosi ai principi e agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. Il Santo Padre ha quindi elogiato l’attenzione che l’Istituto di credito - che opera nel Lazio e in Abruzzo - pone alle comunità ecclesiali, alle parrocchie, specie quelle rurali e alle opere di promozione umana gestite da enti ecclesiastici o da comunità religiose.

 

La Banca di Credito Cooperativo di Roma, nasce nel 1954 con un unico sportello a Finocchio, alla periferia della città, con il nome di Cassa Rurale Artigiana dell’Agro romano, per sostenere la gente semplice, diffondere il diritto al credito e difendere i cittadini dall’usura, come tante altre piccole cooperative di credito sorte in Italia dalla fine dell’800. Nel 1975 diviene Cassa Rurale ed artigiana di Roma e poi ancora nel 1995 assume il nome odierno. Oggi conta circa 13 mila soci e 85 Agenzie e Sportelli. 

 

 

UN “LAICO CRISTIANO TUTTO D’UN PEZZO”: COSI’ GIOVANNI PAOLO II

RENDE OMAGGIO ALLA FIGURA DI GIORGIO LA PIRA,

IN UN MESSAGGIO NEL CENTENARIO DELLA SUA NASCITA

 

Giorgio La Pira, “figura esemplare di laico cristiano”. In occasione del centenario della sua nascita e delle commemorazioni a Firenze, dove fu “stimato Sindaco”, Giovanni Paolo ha inviato al cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo della città, un messaggio per sottolineare la grande eredità spirituale lasciata da La Pira alla Chiesa fiorentina e all’intera comunità ecclesiale. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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“In apparenza fragile”, ma “dotato di grandi energie intellettuali e morali, potenziate e affinate” con “lo studio”, “la riflessione”, “l’ascesi”, “la preghiera”. Giovanni Paolo II ricorda Giorgio La Pira come un “laico cristiano tutto d’un pezzo”, frutto di quella “feconda tensione” tra “contemplazione” e “azione”, che accompagnò tutta la sua vita, dedita “alla tante esigenze del prossimo in difficoltà”. La sua spiritualità – sottolinea il Papa – è infatti ‘immanente’ all’attività quotidiana: “dalla comunione eucaristica, alla meditazione, all’impegno culturale, all’azione sociale e politica, non v’era per lui soluzione di continuità. “ Per questo gli fu congeniale il motto ‘contemplata aliis tradere’, ovvero predicare quanto contemplato, che La Pira apprese da Tommaso d’Aquino e dalla scuola domenicana, che tanto influirono nella sua formazione. E cosi egli “cercava luce e ispirazione per la sua orazione e la sua vita in Gesù risorto, Signore della storia, appoggiandosi alla Chiesa Corpo di Cristo, sotto la protezione materna di Maria”. La sua mente “illuminata dalla fede – osserva il Santo Padre – fu capace di intuizioni premonitrici” sulla Chiesa e sul mondo, come la “necessità della pace tra i popoli ed il superamento delle ideologie atee e materialiste”. “Ebbe il senso della laicità autentica e della giusta autonomia dei fedeli nell’ambito delle realtà secolari” ed anche “intese la funzione pubblica come servizio al bene comune, sottratto ai condizionamenti del potere ed alla ricerca del prestigio o dell’interesse personale.”

 

Che “il suo esempio – conclude Giovanni Paolo II – stimoli ed incoraggi quanti si sforzano di testimoniare con la loro esistenza il Vangelo nell’odierna società e si pongono al servizio degli altri.”

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LE NUOVE GENERAZIONI MANTENGANO INTATTO IL PATRIMONIO DEI VALORI CRISTIANI: COSI’ IL PAPA NEL MESSAGGIO AL CARDINALE DE GIORGI,

ARCIVESCOVO DI PALERMO,

IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI IN SICILIA

PER IL 150.MO ANNIVERSARIO DEL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

“In mezzo alle gioie e alle attese, alle tristezze e alle angosce della vita, Maria è segno di consolazione e di sicura speranza”. E’ quanto sottolineato da Giovanni Paolo II in un messaggio al cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo, in occasione delle celebrazioni in terra siciliana per il 150.mo anniversario della proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Evento, rileva il Papa, che ha suscitato nella Chiesa della Sicilia “una fervida e corale adesione”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“La Sicilia di oggi è molto cambiata, come del resto l’intera società italiana, ma è quanto mai importante che le nuove generazioni sappiano conservare intatto quel patrimonio di valori che ha reso illustre la storia dell’isola”. Giovanni Paolo II evidenzia così la sua viva soddisfazione nel sapere che i fedeli siciliani, a un secolo e mezzo di distanza, si radunano per celebrare il Dogma dell’Immacolata e approfondirne i significati. “In un mondo che rapidamente cambia – avverte – vi sono alcune cose che non devono mutare”. Tra queste, afferma, c’è “sicuramente il legame d’amore filiale tra i membri della Chiesa” e Maria.

 

Soffermandosi, quindi, sul patrimonio di valori della Sicilia, il Pontefice indica che “parte cospicua di questo nobile patrimonio è certamente costituita dalle tradizioni religiose fiorite sul ceppo antico della fede cristiana”. Tra queste, scrive ancora, “un posto di primo piano occupano le manifestazioni della devozione alla Vergine”. Il Papa riconosce infine l’impegno della Chiesa siciliana “nel riproporre al Popolo di Dio le profonde radici storiche che la devozione all’Immacolata può vantare” in Sicilia.

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LA POLONIA E’ DEBITRICE DI SAN BENEDETTO DA BENEVENTO,

SUO EVANGELIZZATORE: COSI’ IL PAPA NELLA LETTERA AL CARDINALE GROCHOLEWSKI, INVIATO SPECIALE DEL SANTO PADRE ALLE CELEBRAZIONI PER I MILLE ANNI

DAL MARTIRIO DEL SANTO, IN PROGRAMMA IL 13 E 14 NOVEMBRE PROSSIMO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

La Polonia è profondamente debitrice al suo evangelizzatore San Benedetto da Benevento. E’ quanto sottolineato da Giovanni Paolo II nella lettera al cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, Inviato Speciale del Santo Padre alle celebrazioni conclusive per i mille anni dal martirio di San Benedetto. Celebrazioni che avranno luogo il 13 ed il 14 novembre prossimo.

 

Nella lettera, il Papa ricorda come San Benedetto - assieme a quattro suoi compagni monaci - sacrificarono la propria vita nell’adempimento della missione evangelizzatrice in terra polacca. Con quel memorabile evento, sottolinea il Pontefice, “la mia carissima terra natia” e quella beneventana si sono unite nel vincolo della fede e della carità.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto in successive udienze il cardinale Jozef Tomko, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, l’arcivescovo Domenico De Luca, nunzio apostolico, e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Cabanatuan, nelle Filippine, mons. Sofronio Aguirre Bancud, della Congregazione del Santissimo Sacramento, finora vescovo titolare di Bida ed ausiliare della medesima sede.

 

Il Papa ha quindi nominato amministratore apostolico “sede plena et donec aliter provideatur” della diocesi di Litomeřice nella Repubblica Ceca mons. Dominík Duka, domenicano, vescovo della diocesi di Hradec Králové.

 

Infine il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bambari nella Repubblica Centroafricana, presentata da mons. Jean-Claude Rembanga, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Edouard Mathos, finora vescovo titolare di Giufi e ausiliare dell’arcidiocesi di Bangui.

 

 

INIZIATA IN VATICANO LA PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE:

SI PARLERA’ ANCHE DI COPERNICO E GALILEO

- Intervista con mons. Marcelo Sanchez Sorondo -

 

E’ iniziata ieri in Vaticano la sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze sul tema “Percorsi di scoperta”. Si parlerà tra l’altro di Galileo e Copernico.  L’Accademia, creata nel 1603 e rifondata col nome attuale nel 1936, è composta da oltre 80 scienziati provenienti da tutto il mondo, e ha per scopo di onorare la scienza pura, assicurarne la libertà e favorirne le ricerche. Ma sugli obiettivi di questa plenaria ascoltiamo il vescovo Marcelo Sanchez Sorondo, segretario della Pontificia Accademia delle Scienze, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – L’obiettivo è quello di esaminare i percorsi della creatività nella scienza. Tutti i nostri accademici sono persone che hanno portato creatività. E’ noto che nella nostra Accademia ci sono più di 30 Premi Nobel, quindi indubbiamente si tratta di persone di qualità elevata. Ognuno dirà la sua. Ma si farà anche un’analisi dei grandi personaggi come Galileo, Einstein, Mendel, per mostrare che cosa è stata nell’Occidente, la scienza, e quale sia stato il suo progetto, quale la sua realizzazione oggi: è un cammino dal quale non si può tornare indietro.

 

D. – Dove sta andando oggi la scienza?

 

R. – La scienza va per conto suo, cioè da quanto la scienza è iniziata con i greci, passando per il Rinascimento con le diverse rivoluzioni scientifiche, va nella ricerca della verità della natura, cioè quello che i Padri della Chiesa chiamavano “il libro primo che Dio ha scritto, che è il libro della Creazione”.

 

D. – C’è il rischio che l’utilitarismo porti la scienza a distinguere tra esseri umani degni e meno degni di vivere?

 

R. – Sempre la scienza ha corso tanti rischi, ma questo è un problema spurio perché non spetta alla scienza determinare quale sia l’essere umano meno degno e quale quello più degno. Questi sono problemi dell’etica e della politica.

 

D. – Molti si chiedono come sia possibile oggi, nel Terzo Millenio, con l’attuale progresso scientifico, che esistano ancora centinaia di milioni di persone che muoiono di fame o di malattie assolutamente curabili…

 

R. – Questa è una domanda più che giusta. La scienza scopre la verità della natura e scopre anche, in qualche modo aiutata dalla tecnologia, il modo di poter arrivare a tutti. Il problema, qui, non è tanto delle scienze come la fisica, la biochimica, la chimica ecc., ma il problema è piuttosto qui delle scienze sociali, cioè un problema di giustizia, e questo problema della giustizia è un problema fondamentale, oggi, come ha detto il Santo Padre, di solidarietà e giustizia. Oggi bisogna globalizzare la giustizia e la solidarietà, se vogliamo uscire da questa crisi.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq con un articolo dal titolo “Un popolo dilaniato”: Samarra è stata investita da attentati dinamitardi, da attacchi contro posti di polizia e da scontri tra forze USA ed insorti. Nel frattempo, il segretario generale dell’ONU ha ammonito che una massiccia offensiva su Falluja rischia di compromettere le elezioni generali di gennaio.

 

Nelle vaticane, nel discorso a dirigenti e soci della Banca di Credito Cooperativo di Roma, Giovanni Paolo II ha esortato a rendere alla società un servizio di solidarietà e di mutualità, ispirandosi ai principi e agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa.

La lettera di Giovanni Paolo II al cardinale Zenon Grocholewski per la nomina a Inviato Speciale alle celebrazioni conclusive del X centenario del martirio di San Benedetto da Benevento e compagni, evangelizzatori della Polonia.

Un articolo di Piotr Tisler sulla figura di mons. Kostantyn Dominik, l’apostolo del “mistero di presenza”.

 

Nelle estere, Medio Oriente: triste e composta reazione dei palestinesi alle notizie sulle condizioni del presidente Arafat.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “E un posto per Andromaca?”: gli incontri su “Il mito e la donna”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del fisco.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 novembre 2004

 

 

A CASTEL GANDOLFO CONVEGNO SULL’INFORMAZIONE PROMOSSO DAI FOCOLARI:

APPELLO AI COMUNICATORI PERCHE’ DIFFONDANO LA VERITA’ SENZA DISTORSIONI CONTRIBUENDO AD AFFRATELLARE I POPOLI DI TUTTO IL MONDO

- Intervista con Michele Zanzucchi -

 

Si è aperto ieri a Castel Gandolfo un convegno sulla comunicazione promosso da NETone, un’agenzia d’informazione che si ispira alla spiritualità dal Movimento dei Focolari. Circa un migliaio i partecipanti tra giornalisti, registi, sceneggiatori e informatici, provenienti da 41 Paesi. Dall’incontro giunge un appello ai comunicatori perché sappiano diffondere la verità senza distorsioni e in uno spirito di dialogo, contribuendo all’unità della famiglia umana. Ma sentiamo, al microfono di Adriana Masotti, Michele Zanzucchi, caporedattore della rivista dei Focolari “Città Nuova”:

 

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R. – Il tema di questo convegno è “Il silenzio, la parola, la luce”. Il modello che viene proposto è quello di Maria: Maria, che facendo silenzio, ha permesso che la Parola, il Figlio Suo Gesù, si esprimesse. La comunicazione che nasce da questo modello è una comunicazione che è per l’uomo, una comunicazione che risulta come qualcosa di essenziale per la vita in società. E’ una comunicazione in positivo, è una comunicazione che cerca di essere all’ascolto dell’altro e di andare verso l’altro.

 

D. – Il convegno di Castel Gandolfo è un punto di arrivo ma anche un punto di partenza. NETone è ormai una realtà che vuol crescere, ma in quale direzione?

 

R. – Noi vogliamo andare semplicemente nella direzione di una comunicazione che sia al servizio della unità del genere umano. La comunicazione è sempre di più un elemento di divisione. Noi vorremmo invece che fosse veramente un elemento di coesione. Certamente c’è una buona dose di utopia in quello che noi proponiamo, ma nello stesso tempo l’utopia è un qualcosa di concreto se due o più persone si mettono a viverlo. Siamo pochi, è vero, ma saremo sempre un migliaio in questo convegno di comunicatori che sono convinti che la comunicazione  abbia bisogno di ritrovare dei punti di riferimento in un momento in cui il relativismo etico e la frammentazione del sapere portano ad una “babele planetaria” piuttosto che ad una unità planetaria.

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CONVEGNO ALLA RADIO VATICANA SUL TEMA DEL FIDANZAMENTO

- Intervista con Elio Sgreccia -

 

“Un periodo prezioso di preparazione, conoscenza e cambiamento nella prospettiva sacramentale del matrimonio”. Questo, il fidanzamento secondo mons. Elio Sgreccia, vice presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nel discorso introduttivo al Convegno dal titolo: “Il fidanzamento oggi”. All’iniziativa, svoltasi stamani nella sede della nostra emittente, hanno preso parte teologi, biologi e psicologi per mettere in luce presupposti e dinamiche del tempo di preparazione al matrimonio nella società attuale. Ma in che cosa consiste concretamente il ‘fidanzamento cristiano’? Al microfono di Roberta Moretti, ascoltiamo mons. Sgreccia:

 

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R. – Tradizionalmente, queste caratteristiche sono la possibilità di conoscere il carattere, il temperamento, di verificare la profondità dei sentimenti. Ci dev’essere oggi, soprattutto nel pluralismo della società, una capacità di identificare in prospettiva i valori che si vogliono perseguire insieme, e poi ci dev’essere un periodo di preparazione teologica, perché il matrimonio cristiano è sacramento. Oggi, molto spesso si intende il matrimonio cristiano come cerimonia, mentre i contenuti di fede sono stati resi evanescenti nella società.

 

D. – Come è vissuto il fidanzamento nella società attuale?

 

R. – Oggi pensiamo che questo periodo subisca dei rischi, nel senso che molto spesso non c’è fidanzamento: sono decisioni rapide, emotive, addirittura di convivenza prima del matrimonio come prova per vedere se si è compatibili. C’è anche una maggiore superficialità di conoscenze: le conoscenze sono occasionali nei momenti di vita collettiva nelle discoteche o nelle scuole; non c’è un contatto profondo tra famiglia di provenienza e famiglia di colui o di colei che intende stabilire una comunione di vita ...

 

D. – La castità nel fidanzamento è sempre più messa in dubbio in questa società secolarizzata ...

 

R. – Sì, è vero che è messa in dubbio o addirittura qualche volta irrisa; però, si sta riscoprendo. Sono tornato proprio ieri dall’America Latina: ho visto delle associazioni che si impegnano solennemente, con una funzione in chiesa, a vivere la castità durante il fidanzamento e portano addirittura anche un distintivo nel quale è scritto: “El verdadero amor espera” – il vero amore sa aspettare. Quindi, la castità è un valore che arricchisce, non depaupera; è anche un valore che fa verificare l’autenticità dei sentimenti!

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 7 novembre, 32ma Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci propone il dialogo tra Gesù e i Sadducei che negavano la risurrezione. Gesù risponde:

 

“Che i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 
Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”. 

 

Su queste parole, ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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I Sadducei negavano la risurrezione dei morti, perciò volevano mettere in imbarazzo Cristo ponendogli la domanda: “Di chi sarà la moglie che aveva avuto sette mariti, morti uno dopo l’altro?”. Cristo risponde che la vita nella risurrezione è da comprendere con categorie molto diverse da quelle di quaggiù, e accenna che si vivrà come Figli di Dio. L’amore del Padre sarà tutto. Cristo fa da spartiacque: la fede che Lui annuncia non la si può vivere senza un’appartenenza totale, perché Dio non è un dio qualsiasi, è il Padre, è suo Padre. Perciò, o si accoglie la sua venuta come grazia che fa diventare anche noi figli, oppure si rimane chiusi nei propri ragionamenti ma allora i misteri di Dio Padre e del suo amore rimangono preclusi. Abramo, Isacco, Giacobbe hanno lottato con Dio, hanno discusso con Lui ma si sono poi affidati a Lui e Lo hanno accettato come priorità assoluta. Perciò vivono in Lui, e Cristo può dire che il loro Dio è il Dio dei vivi.

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CHIESA E SOCIETA’

6 novembre 2004

 

 

LA RISPOSTA DELLA CHIESA IN SPAGNA DINANZI AI TEMI SOCIALI

PIU’ ATTUALI NEL PAESE. MILIONI DI VOLANTINI, SU EUTANASIA, DIVORZIO

E MATRIMONI GAY, VERRANNO DISTRIBUITI IN TUTTE LE PARROCCHIE

PER “MOBILITARE LE COSCIENZE CRISTIANE”

 

MADRID. = La Conferenza episcopale spagnola lancia una campagna informativa sui temi sociali più attuali nel Paese iberico. In un momento di polemiche e radicali cambiamenti legislativi, la Chiesa locale ha realizzato dei volantini che “aiutino i fedeli a comprendere i problemi che preoccupano l’opinione pubblica”. Le recenti riforme del governo di Zapatero, infatti, dal divorzio veloce ai matrimoni omosessuali, hanno scosso la società spagnola. “L’obiettivo principale – ha spiegato il portavoce della Conferenza, Juan Antonio Martínez Camino – sono i cattolici”, ma è chiaro che il progetto “avrà una ripercussione pubblica”. “I dibattiti della vita pubblica – ha proseguito – si convertono in un’occasione affinché i cattolici siano sicuri della propria fede”. L’iniziativa, composta da quattro distinti passi, prende il via con il tema spinoso dell’eutanasia. Questo fine settimana, verranno distribuiti 7 milioni di volantini, intitolati: “ Tutta una vita… per essere vissuta”. La Chiesa spagnola ricorda così che la legalizzazione dell’eutanasia potrebbe causare “gravi conseguenze sociali”, lasciando senza difese i deboli, gli anziani e i malati. La vita, sottolineano ancora i presuli, “non è a nostra disposizione come fosse un terreno o un conto bancario”. In una società sempre più secolarizzata, si identifica facilmente dignità e qualità della vita, ma secondo questa visione “la vita debole, malata o sofferente non potrebbe in alcun modo essere una vita con qualità”. Parlare di “morte veramente degna”, ha concluso il portavoce della Conferenza spagnola, “è un eufemismo: si tratta di togliere la vita ad una persona”. (B.C.)

 

 

NATO IN MESSICO IL CONSIGLIO DI BIOETICA, CON L’OBIETTIVO DI ILLUMINARE

ATTRAVERSO IL VANGELO LE SFIDE ODIERNE DELLE SCIENZE BIOMEDICHE. L’ISTITUZIONE DIPENDERA’ DALLA COMMISSIONE EPISCOPALE DELLA PASTORALE FAMILIARE

 

CITTA’ DEL MESSICO. = La Conferenza Episcopale Messicana (CEM) ha istituito un Consiglio di Bioetica per ricordare gli insegnamenti del Vangelo di fronte al rapido sviluppo delle scienze biomediche e delle tecnologie applicate alla vita e alla salute. L’istituzione dipenderà dalla Commissione Episcopale della Pastorale Familiare, sotto la diretta supervisione del Dipartimento della Vita, a carico del vescovo di Toluca, mons. Francisco Javier Chavolla Ramos. Il Consiglio, presentato in settimana a Città del Messico, è formato da 24 accademici di varie discipline, in qualità di membri permanenti, e da 10 prestigiosi esperti di bioetica di varie nazionalità, in qualità di membri onorari. Obiettivi del Consiglio di Bioetica: promuovere un’indagine interdisciplinare sulle questioni bioetiche; rimanere in contatto permanente con altri centri di riflessione bioetica civili o religiosi, nazionali e internazionali; promuovere, conformemente alle linee guida della Chiesa cattolica, una “cultura della vita”. “Stiamo lavorando con spirito di Chiesa e piena disponibilità – ha sottolineato mons. Aguilar Martínez, presidente del Consiglio – per affrontare una cultura scientifica lontana dalla morale e dal rispetto per la vita e in una spiritualità di comunione che ci costruisce e ci rafforza”. (B.C.)

 

 

“NESSUN CONFLITTO È SUFFICIENTEMENTE REMOTO DA NON DANNEGGIARE

IL NOSTRO AMBIENTE”: COSI’ IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU ANNAN,

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE PER LA PREVENZIONE DELLO

SFRUTTAMENTO DELL’AMBIENTE IN TEMPO DI GUERRA

  

NEW YORK. = “Da quando esiste la guerra, l’ambiente e le risorse naturali ne sono state le vittime silenziose: raccolti incendiati, pozzi inquinati, foreste rase al suolo, terreni avvelenati, animali uccisi”. Lo sottolinea, in un messaggio, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in tempo di guerra. Denunciando la pratica, volta a creare “un vantaggio strategico, demoralizzare le popolazioni locali, vincere la resistenza”, il capo del Palazzo di Vetro ricorda esempi lampanti di tale scempio. “Durante la guerra del Golfo del 1991 – scrive – i pozzi di petrolio in Kuwait vennero incendiati deliberatamente e milioni di litri di petrolio furono scaricati nei sistemi di condotta delle acque. In Cambogia, il 35% del patrimonio forestale è stato distrutto nel corso di due decenni di guerra civile e di disordini. Durante il conflitto in Angola, il numero di animali allo stato brado diminuì del 90%, e nella guerra del Vietnam milioni di tonnellate di erbicidi tossici furono scaricati sulla giungla, distruggendo la vegetazione in aree molto vaste, alcune delle quali sono ancora oggi per questo inadatte alla coltivazione”. Il problema di fondo, dinanzi a tutto questo, è “la mancanza è un sistema di meccanismi che permettano di applicare le convenzioni”. Esistono, infatti, strumenti giuridici per proteggere l’ambiente in tempo di guerra. Basti pensare, ad esempio, alla “Convenzione sul divieto di utilizzo di tecniche di alterazione dell’ambiente a fini militari o comunque ostili (1976)”; alla “Convenzione sulle armi chimiche e la Convenzione sulla proibizione delle mine antipersonali (1997)”; o al “primo Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra”, che proibisce l’uso di “metodi o mezzi di guerra ideati con il fine di causare, o dai quali ci si possa aspettare che possano causare, danni estesi, durevoli e gravi per l’ambiente naturale”. A livello pratico, sottolinea ancora Annan, “le Nazioni Unite reagiscono in modo sempre più attivo a forme di degrado ambientale che scaturiscono da eventi bellici, valutando i danni provocati, bonificando le zone contaminate, aiutando gli stati a dotarsi di mezzi propri che permettano di gestire l’ambiente in un contesto post-bellico”. Pensando alle tecnologie belliche e gli armamenti moderni, che continuano a svilupparsi rapidamente, con potenziali conseguenze catastrofiche per l’ambiente, conclude il segretario generale ONU, bisogna riconoscere che “nessun conflitto è sufficientemente remoto da non danneggiare il nostro ambiente, dovunque noi viviamo”. (B.C.)

 

 

 

SEMPRE CRITICA LA SITUAZIONE DELLA CENSURA IN CINA.

IERI UNA NUOVA DENUNCIA DELL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE

“REPORTER SENZA FRONTIERE”

 

ROMA. = “Gli ultimi mesi del 2002 sono stati un periodo nero per la libertà di espressione in Internet. Da allora, il regime cinese ha ulteriormente rafforzato la censura del Net ed ha aumentato la pressione sugli internauti”. La notizia è stata diffusa ieri da “Reporter senza frontiere”, che ha così nuovamente denunciato la detenzione di sette cyberdissidenti cinesi. L’organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa ha richiamato l’attenzione sul tema in coincidenza dell’inizio del terzo anno di detenzione del cyberdissidente cinese He Depu, arrestato dalla polizia locale il 4 novembre 2002 nel suo domicilio di Pechino. Nelle settimane successive altri sei dissidenti finirono in manette insieme con lui. I sette erano stati fermati dalla polizia perché firmatari di una lettera aperta indirizzata al Partito comunista cinese, diffusa su Internet, nella quale reclamavano maggiore democrazia. Attualmente, riferisce ancora l’organizzazione “Reporter senza Frontiere”, sono 62 le persone finite nelle prigioni cinesi per aver creato siti Internet di informazione indipendenti o per aver diffuso nel Web materiale che critica il regime. (B.C.)

 

 

GRANDE GIOIA IERI PER I SAVERIANI NEL MONDO. I MISSIONARI HANNO CELEBRATO

LA FESTA LITURGICA DEL LORO FONDATORE, IL BEATO GUIDO MARIA CONFORTI

 

PARMA. = I missionari Saveriani hanno celebrato ieri in tutto il mondo, con diverse iniziative di spiritualità, di preghiera e di riflessione sulla missione ‘ad gentes’, la festa liturgica del loro fondatore, il beato Guido Maria Conforti. Il centro ideale di tutto il fervore mondiale, tuttavia, riferisce l’agenzia Misna, è stata la Casa Madre di Parma, dove il beato è vissuto e ha formato i suoi primi missionari e dove è custodita l’urna con le sue spoglie. Per prepararsi alla festa del beato Conforti, i Saveriani si sono riuniti lo scorso 4 novembre per una giornata di spiritualità. A guidare la riflessione nella Casa Madre è stato padre Gabriele Ferrari, sul tema “L’Eucaristia e la Missione”, accostando il discorso che il Conforti aveva fatto al Congresso eucaristico nazionale di Palermo, nel 1924, e la lettera del Papa per l’Anno dell’Eucaristia, “Rimani con noi, Signore”. La celebrazioni di ieri hanno preso il via con la preghiera delle Lodi e la presentazione della Lettera che la Direzione generale dell’Istituto ha emanato, delineando il cammino compiuto negli ultimi tre anni di guida e prospettando gli obiettivi più importanti da perseguire nel prossimo triennio. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 novembre 2004

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Una giornata di violenze in Iraq, l’ennesima, concentrate soprattutto a Samarra. Quattro le autobombe esplose nel centro della città, con un bilancio pesantissimo: oltre 35 morti, ed una cinquantina di feriti. Ma attacchi della guerriglia sono avvenuti anche a Kufa, Baghdad e Ramadi, mentre l’esercito statunitense insiste con i bombardamenti sulla roccaforte sunnita Fallujah. La città è al centro di roventi polemiche tra il premier iracheno ad interim Allawi ed il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. Il nostro servizio:

 

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L’escalation di violenza a Samarra è iniziata intorno alle 9,30 di questa mattina, quando una vettura imbottita di esplosivo ha seminato la morte davanti alla sede dell'amministrazione locale. Immediati i primi soccorsi, con decine di persone accorse per dare una mano ai feriti. Dopo qualche minuto, però, una seconda autobomba, che ha provocato un’altra strage nel medesimo luogo. Una mezz'ora più tardi la terza vettura, scoppiata davanti ad una Scuola di formazione. Decine, anche in questo caso i feriti. A seguire, a distanza di un’ora, la quarta forte esplosione: ad essere preso di mira, questa volta, un gruppo di agenti di polizia; in dieci hanno perso la vita.

 

Stessa modalità di attacco anche a Kufa, dove un’autobomba ha ucciso il capo della sicurezza della città sciita. A Baghdad, invece, un proiettile di mortaio ha colpito la sede del ministero dell'interno, ferendo due impiegati. Attacco pure sulla strada per l’aeroporto. Quattordici marines, secondo un portavoce americano, sono rimasti feriti a Ramadi.  A Falluja, invece, i violentissimi bombardamenti statunitensi della notte - i più duri degli ultimi mesi - fanno pensare che l'assalto finale alla città sia cominciato. E proprio su Falluja c’è uno stato di tensione anche a livello diplomatico. Il premier iracheno ad interim Iyad Allawi, in un’intervista alla BBC, rilasciata durante la sua trasferta di ieri a Bruxelles, ha definito “confuso” il messaggio in cui Kofi Annan, segretario generale dell’Onu, indica che un attacco contro la roccaforte sunnita potrebbe esasperare la rabbia degli iracheni e minare la prospettiva di elezioni a gennaio in Iraq. Il numero uno del Palazzo di Vetro lo aveva scritto in 3 missive indirizzate, domenica scorsa, al presidente americano George W. Bush, al premier britannico Tony Blair e allo stesso premier iracheno. Prosegue, inoltre, la guerra mediatica. In un comunicato apparso su un sito internet, firmato da 26 ulema sauditi, si incita il popolo iracheno a resistere contro gli invasori, definendo la Jihad un “diritto legittimo” e un “dovere dettato dalla Sharia”. E mentre il gruppo del terrorista Al-Zarqawi, sempre in un messaggio internet, ha chiesto la liberazione dell’operatrice umanitaria Margaret Hassan, ma ha pure rivendicato l’uccisione di tre soldati britannici.

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Sono iniziati in Afghanistan i colloqui tra rappresentanti del governo di Kabul e dell'Onu con i miliziani che tengono in ostaggio i tre operatori stranieri delle Nazioni Unite, sequestrati il 28 ottobre scorso. Il leader dei rapitori si sta incontrando in queste ore con i delegati internazionali per giungere ad un rilascio dei tre. I sequestratori chiedono come contropartita la liberazione di detenuti di al-Qaeda e talebani rinchiusi nelle carceri afghane e nella base americana di Guantanamo. E proprio sul rispetto dei diritti umani nella base statunitense a Cuba, Eugenio Bonanata ha sentito Marco Bertotto presidente della sezione italiana di Amnesty International:

 

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R. – Ci sono sicuramente violazioni del diritto internazionale a Guantanamo. Oggi abbiamo 549 detenuti provenienti da 40 Paesi, che sostanzialmente non hanno alcun diritto legale, non hanno diritto alla difesa. Alcuni sono detenuti da quasi tre anni, senza conoscere le motivazioni della loro detenzione.

 

D. – Come operano le commissioni militari, chiamate a giudicare i detenuti?

 

R. – Le commissioni militari sono state recentemente costituite, anche se sono appena stati rimossi tre giudici militari, di cui è stata messa in dubbio l’imparzialità. Ci sono attualmente due casi sotto processo. Dal nostro punto di vista, si tratta di un sistema di giustizia di seconda classe, che non consente diritto di difesa agli imputati, e che non è coerente e conforme con quelle che sono le indicazioni del diritto internazionale.

 

D. – In che modo Amnesty International e altre organizzazioni non governative hanno accesso alla realtà di Guantanamo?

 

R. – Amnesty International ha più volte richiesto di accedere a Guantanamo e di verificare di persona le condizioni di trattamento dei detenuti. Non è mai avvenuto per un’assenza di risposta da parte delle autorità americane. Sostanzialmente c’è una completa impossibilità di penetrare quello che è il limbo legale di Guantanamo.

 

D. – Le denunce di abusi e di maltrattamenti subiti potranno modificare le condizioni di detenzione?

 

R. – Noi ce lo auguriamo e crediamo che sia indispensabile istituire quanto prima una commissione di inchiesta che sappia accertare le politiche del governo americano sul trattamento dei detenuti, anche con riferimento alle denunce di tortura, non soltanto a Guantanamo ma ad Abu Ghraib in Iraq, piuttosto che a Baghram, in Afghanistan. C’è un problema in generale di amministrazione della giustizia, successivamente all’11 settembre 2001. L’amministrazione americana ancora non ha fatto quanto doveva per affrontarlo.

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Anche oggi prosegue la ridda di voci sulle condizioni di salute di Yasser Arafat. Stamani è stata diffusa la notizia sul presunto risveglio dal coma del presidente palestinese, il quale avrebbe conversato con i medici e si sarebbe mosso. Nessuna conferma in merito, soprattutto dopo che ieri pomeriggio Arafat – era stato detto – veniva tenuto in vita artificialmente. Il servizio è di Massimiliano Menichetti:

 

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Le condizioni di Yasser Arafat rimangono “critiche” e “non c'è stato alcun cambiamento”. Così Nabil Abu Rudeina, principale collaboratore del presidente dell'Autorità nazionale palestinese, da Parigi dove è ricoverato da una settimana il rais. Secondo il quotidiano israeliano Yediot Ahronoth, però, questa mattina Arafat avrebbe aperto gli occhi e comunicato con i medici. Solo due giorni fa fonti francesi avevano indicato lo stato di “morte cerebrale”, ovvero uno stato di coma irreversibile, condizione, questa, smentita dai vertici palestinesi. E oggi il numero due dell'Olp Abu Mazen, da Ramallah, ha rimarcato che le condizioni di Arafat sono stabili. Comunque, mentre si cerca di fare chiarezza sulla salute del leader palestinese, sul fronte politico il premier Abu Ala si è recato oggi a Gaza dove ha incontrato i rappresentanti di 13 organizzazioni palestinesi che gli hanno chiesto di formare un governo congiunto. E sul terreno non diminuiscono le violenze: un adolescente palestinese è stato ucciso questa mattina nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania da tiri israeliani.

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Proseguono i lavori del “Gruppo di Rio”, l’organismo di consultazione permanente composto da 19 Paesi latino-americani, riunito in questi giorni nella metropoli carioca. In agenda la delicata situazione ad Haiti. Il presidente venezuelano Hugo Chavez, in risposta alla richiesta di aiuto del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, ha suggerito “un’invasione umanitaria” dell'isola caraibica, sottolineando anche la necessità di contribuire all'elezione di una assemblea costituente per superare la crisi del Paese.

 

Sono “complicati e molto difficili” i negoziati sul nucleare che l'Iran ha in corso con Francia, Germania e Gran Bretagna. Lo ha detto oggi il ministro degli esteri di Teheran, Kharrazi, aggiungendo che l'Iran “è pronto a trovare qualsiasi meccanismo che dia garanzie” sul fatto che non intende dotarsi di armamenti nucleari, ma allo stesso tempo “è determinato a fare uso della tecnologia” atomica per scopi pacifici.

 

Continuano le violenze in Kashmir, la regione contesa da  India e Pakistan. Un gruppo di separatisti islamici ha attaccato, oggi, un campo militare indiano nella città di Sopore. Due persone sono rimaste uccise, altre ferite. Nella regione è arrivato  per una visita di tre giorni Shivraj Patil, ministro dell'interno dell’India. Non è la prima volta che l’arrivo in Kashmir di un politico viene preceduto da un attentato. 

 

 

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