RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 186 - Testo della trasmissione di martedì 5 luglio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

350 mila i giovani prenotati, al momento, per la XX Giornata Mondiale della Gioventù: lo annuncia in conferenza stampa presso la nostra emittente l’arcivescovo di Colonia, cardinale Meisner

 

Domani in piazza San Pietro la fiaccola di San Benedetto. Questa sera, dopo l’arrivo all’aeroporto di Fiumicino da Mosca, il simbolo della pace sarà portato da quattro tedofori per le strade del centro di Roma. Con noi mons. Riccardo Fontana

 

Erezione della diocesi di Sindhudurg (India) e nomina del primo vescovo

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Non c’è tema più importante della lotta alla povertà: così Tony Blair conferma che l’Africa sarà in cima all’agenda del G8 che si apre domani. L’attesa in Scozia nelle parole dell’arcivescovo di Edimburgo, il cardinale Keith Michael Patrick O’Brien, e Gianpaolo Braga

 

In Burundi il regolare svolgimento delle elezioni, ieri, ha segnato una svolta dopo la guerra civile: del difficile processo di pacificazione ci parla la comunità di Sant’Egidio che ne è stata protagonista. Intervista con don Matteo Zuppi

 

Domani a Singapore si decide la città per i Giochi Olimpici 2012: ai nostri microfoni l’atleta Manuela Di Centa

 

CHIESA E SOCIETA’:

Lettera aperta dei gesuiti di tutto il mondo ai leader del G8

 

Arrestato in Cina il vescovo Jia Zhiguo

 

Povertà e fondamentalismo indù. Queste le sfide per mons. Robert Mirando, il primo vescovo nella diocesi di Gulbarg, in India

 

Donne del sud del mondo candidate al premio Nobel per la pace

 

“Passaggi in India ieri ed oggi”: questo il titolo della mostra, a Roma, sotto l’alto patronato dell’UNESCO

 

Parte da un villaggio dell’Uganda il programma pilota “Nepad e-school” che coinvolge 16 nazioni africane in un progetto di “E-school

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora sangue in Iraq: 4 donne uccise 3 ferite

 

Dal vertice africano a Sirte la richiesta per l’Africa di due seggi permanenti all’ONU.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 luglio 2005

 

 

350 MILA I GIOVANI PRENOTATI AL MOMENTO PER LA XX GIORNATA MONDIALE

 DELLA GIOVENTÙ: LO ANNUNCIA IN CONFERENZA STAMPA

 PRESSO LA NOSTRA EMITTENTE L’ARCIVESCOVO DI COLONIA, CARDINALE MEISNER

 

350 mila i giovani prenotati al momento per la XX Giornata Mondiale della Gioventù: lo ha annunciato questa mattina, in conferenza stampa presso la nostra emittente, l’arcivescovo di Colonia, cardinale Joachim Meisner che ha offerto molte altre indicazioni sull’atteso appuntamento in agosto nella città tedesca. Ascoltiamo subito il nostro direttore dei programmi padre Federico Lombardi: 

 

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Il cardinale Meisner ha detto agli iscritti che probabilmente si aggiungeranno moltissimi altri e che ci sono 7000 preti, mentre ne erano previsti 4000, 700 vescovi, mentre ne erano previsti 500. Il cardinale Meisner ha ricordato una cosa molto importante e cioè il primo spunto, la prima volta in cui Giovanni Paolo II gli ha parlato della Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia e del suo desiderio che fosse tenuta a Colonia. Era a Parigi nel ’97, in occasione della precedente Giornata Mondiale, e il Papa disse che era opportuno che una delle prime Giornate Mondiali della Gioventù del nuovo millennio, avvenisse a Colonia: dalla Germania sono venute nel secolo passato catastrofi gravi per l’umanità, ed è bello che venga adesso un grande segno di speranza. Naturalmente il cardinale Meisner ha parlato dei temi principali delle catechesi, della struttura di queste giornate. Le catechesi sono la parte principale delle attività del mattino, nel pomeriggio vi sono le eucaristie e le confessioni. Poi ha parlato di un altro aspetto che sarà caratteristico nel grande Duomo di Colonia, dove c’è il reliquario famosissimo dei tre re Magi. Il reliquario sarà posto dietro l’altare come avveniva nel medioevo e i pellegrini passeranno. Tutti i giovani potranno sfilare per ricevere, in un certo senso, la benedizione dei Magi passando sotto il reliquiario in modo tale da riportare a casa questa benedizione come facevano i pellegrini della tradizione cristiana. Un ultimo simbolo è quello della collinetta, luogo dove verrà fatta la grande celebrazione finale, la grande Messa. C’è un’enorme spianata a prato che ha però una piccola collinetta costruita artificialmente, su cui sarà l’altare. Ebbene, questa collinetta è stata fatta aggiungendo e portando terra da parte di tutti in Paesi del mondo. I giovani che hanno partecipato agli incontri preparatori hanno portato manciate di terra dei loro Paesi. Il Papa sarà quindi a Colonia ma sulla terra del mondo intero.

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Massimiliano Menichetti ha chiesto al cardinale Meisner di parlarci dei problemi organizzativi di un evento così significativo e imponente, come la Giornata Mondiale della Gioventù:

 

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D. – Eminenza, come procedono i preparativi e quali difficoltà avete incontrato?

 

R. – DIE GRÖSSTEN SCHWIERIGKEITEN BESTANDEN DARIN, DASS WIR ...

La difficoltà maggiore è consistita nel fatto che abbiamo dovuto osservare ben 17 mila norme di sicurezza. Durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, qui a Roma, il governo italiano ha sospeso per 10 giorni queste disposizioni con un gesto che considero molto più umano! Noi siamo stati costretti a rispettare queste norme di sicurezza ma ci è costato molto perché sono molto costose. L’attuale visita del Papa costa dieci volte di più della prima visita in Germania di Giovanni Paolo II. Quindi: la preparazione è stata complessa da un punto di vista strettamente tecnico, per via delle disposizioni di sicurezza ma lo è stata anche dal punto di vista finanziario. Ma ormai è tutto superato.

 

D. – Quanti giovani sono attesi alla GMG di Colonia?

 

R. – ALS DAUERTEILNEHMER MÜSSEN WIR VON ACHTHUNDERTTAUSEND AUSGEHEN. ...

Abbiamo valutato 800 mila partecipanti. Quelli che si sono prenotati e che hanno già pagato sono circa 400 mila, ma saremo costretti a tenere aperti gli uffici per le prenotazioni fino all’ultimo giorno affinché tutti abbiano la possibilità di partecipare. Da parte nostra, possiamo gestire fino a due milioni di persone.

 

D. – La Giornata Mondiale della Gioventù si tiene nel cuore dell’Europa: quale il significato?

 

R. – EUROPA IST SICHER KULTURELL EIN SCHLÜSSELKONTINENT IN DER WELT. ...

Sicuramente, da un punto di vista culturale l’Europa è una chiave di volta nel mondo. Il marxismo è partito dall’Europa, le guerre mondiali sono partite dall’Europa, in realtà anche tutta la ‘tecnicizzazione’, le scienze naturali ... Anche il cristianesimo è partito dall’Europa. Penso quindi che l’Europa abbia una certa responsabilità nei riguardi della civilizzazione del mondo. Giovanni Paolo II aveva espresso il desiderio che proprio dal cuore dell’Europa, dalla Germania, partisse un movimento tangibile, positivo verso l’Europa e verso il mondo, tornando ad ancorare la cultura europea sul suo fondamento, e cioè sulla fede nel Dio vivente.

 

D. – Le GMG sono un segno della ricerca di verità da parte dei giovani, che non vogliono essere considerati solo come soggetti economici ...

 

R. – JA, DAS IST SO. GUCKEN SIE MAL, MIR HAT DER KARDINAL STAFFORD ...

Sì, è così. Dopo la GMG di Roma, il cardinale Stafford mi ha mostrato la lettera di un giovane francese: era venuto a Roma da giovane scettico ed è tornato a casa come una persona nuova. Non gli era mai capitato che un’altra persona avesse pianto per lui. Non sapeva di essere importante tanto che un’altra persona potesse piangere per lui, che valesse le lacrime di un altro. Cosa era successo? Il Papa aveva raccontato di avere avuto una vita molto difficile; aveva perso da giovane tutti e due i genitori, il fratello; da giovane aveva subito l’occupazione dei nazisti prima, poi quella dei comunisti. Poi il Papa dice: “Ma il mondo al quale vi restituisco, è ancora più difficile!”. Ed era così compreso al pensiero delle sfide che aspettano i giovani di oggi, che gli sono scivolate due lacrime lungo il viso. E così continua la lettera: “Per la prima volta mi è capitata una persona che non voleva qualcosa da noi per sé, ma che voleva solo tutto per noi! Ho fatto un’esperienza di valore che mi ha trasformato in un’altra persona. Non sapevo di valere tanto, che valesse la pena di piangere per me!”.

 

D. – Sono passate 20 GMG. Cosa si aspetta chi partecipa oggi?

 

R. – DIE ERWARTUNGEN SIND SICHER VERSCHIEDEN, ABER ICH GLAUBE, JEDER ...

Certo, le aspettative sono diverse ma credo che ognuno si aspetti di vivere qualcosa di grande e di felice, e di tornare a casa, da Colonia, più felice di quando è partito. E questo è anche il mio auspicio personale: che ci lasci più felice di come ci ha trovati, felici nel senso che siamo più vicini a Dio, nel senso che riusciamo a sperimentare la gioia affascinante che viene da Dio.

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DOMANI IN PIAZZA SAN PIETRO LA FIACCOLA DI SAN BENEDETTO. 

QUESTA SERA, DOPO L’ARRIVO ALL’AEROPORTO DI FIUMICINO DA MOSCA,

IL SIMBOLO DELLA PACE SARA’ PORTATO DA QUATTRO TEDOFORI

PER LE STRADE DEL CENTRO DI ROMA

­ - Intervista con mons. Riccardo Fontana -

 

Arriverà domani, 6 luglio, a Piazza San Pietro la fiaccola benedettina per la pace  "Pro Europa Una" in arrivo stasera da Mosca dove ha portato idealmente alla Chiesa ortodossa russa il messaggio di solidarietà, dialogo ecumenico ed amicizia di San Benedetto da Norcia. Prima del consueto omaggio domani mattina a Benedetto XVI, la fiaccola sarà accolta alle 19:30 di oggi dal presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra, nella corte di Palazzo Valentini. E nella sede della Provincia giungerà portata da quattro tedofori, appartenenti ai Vigili del Fuoco di Norcia, dall'aeroporto di  Fiumicino per le strade del centro di Roma. L'iniziativa, giunta alla 41° edizione, è promossa dal Comune di Norcia, dall'Arcidiocesi di Spoleto-Norcia e dal monastero "Maria Sedes Sapietiae" di Norcia e patrocinata dalle Province di Roma, Perugia e Ascoli Piceno. Il simbolo benedettino della pace verrà accompagnato  a Palazzo Valentini dall'arcivescovo di Norcia-Spoleto, mons. Riccardo Fontana, dall'Abbate vescovo di Montecassino, mons. Bernardo D'Onorio, da Don Mario Meacci, abbate ordinario dell'Abbazia di Subiaco, da padre Cassian Folsom, priore del monastero di San Benedetto di Norcia, dal presidente della Provincia di Perugia, Giulio Cozzari, dal presidente della Provincia di Ascoli Piceno, Massimo Rossi e da una delegazione dei comuni di Norcia, Cassino, Subiaco, Roiate, Arquata del Tronto, Fara in Sabina e Montefalco con i propri gonfaloni.

 

Fabio Colagrande ha chiesto a mons. Riccardo Fontana, di dirci qualcosa del forte significato simbolico dell’iniziativa:

 

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R. – Abbiamo avuto un’accoglienza delicatissima, piena di fede, con al centro i Santi, Benedetto e Sergio, come riferimento di cammini paralleli verso il Signore.

 

D. – Avete potuto incontrare dei rappresentanti del patriarcato ortodosso?

 

R. – Ma certo, abbiamo avuto molti rappresentanti. Direi che l’incontro più significativo è stato quello con il vescovo Marc, perché siamo entrati nel dettaglio di tutto questo progetto, nel senso del viaggio. Il patriarca è stato amabilissimo, e invierà una delegazione a Norcia. Verrà, quindi, una delegazione formale della Chiesa di Mosca a partecipare ai festeggiamenti, l’11 di luglio. E’ stato sottolineato a tutti i livelli che è l’inizio di un’amicizia nel nome di San Benedetto, amabile per entrambe le parti, che va avanti. Questo è quello che noi volevamo e l’omaggio che noi umilmente presentiamo a Papa Benedetto.

 

D. – Quindi, San Benedetto secondo lei potrebbe veramente aiutare i difficili rapporti tra Chiesa cattolica e patriarcato di Mosca?

 

R. – Io credo che la via del monachesimo, che è una via comune ad entrambe le Chiese, cara ad entrambe le Chiese, sia una via importante. Poi credo che il Santo Padre, Benedetto XVI, che ha voluto scegliere il nome di San Benedetto saprà trovare i modi migliori perché questi cammini così importanti nel mondo di oggi possano trovare i giusti risultati.

 

D. – Mons. Fontana mercoledì sarete in Vaticano, quale ambasciata porterete a Papa Joseph Ratzinger?

 

R. – Intanto quella della preghiera fatta insieme, della speranza, della riconoscenza al Signore perché ci ha fatto fare nel nostro piccolo un’esperienza così bella e così significativa. Sarebbe stato impensabile e impossibile anche poco tempo fa. Quello che non è possibile agli uomini, è davvero possibile a Dio.

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EREZIONE DELLA DIOCESI DI SINDHUDURG (INDIA) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

 

Il Santo Padre ha eretto la diocesi di Sindhudurg  (India), con territorio dismembrato dalla diocesi di Poona, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Bombay. E il Papa ha nominato primo vescovo di Sindhudurg il reverendo Anthony Alwyn Fernandes Barreto,  del clero di Poona e Parroco di Vengurla”.   

        

Il reverendo Anthony Alwyn Fernandes Barreto è nato il 22 dicembre 1952 nell'arcidiocesi di Goa-Daman. Ha studiato a Goa, mentre per gli studi ecclesiastici ha frequentato il Papal St. Charles Seminary di Nagpur, per la Filosofia, e il Papal Seminary Pune, per la Teologia. E' stato ordinato sacerdote il 13 ottobre 1979, e incardinato nella Diocesi di Poona.

        

La nuova diocesi di Sindhudurg  comprenderà due distretti civili di Sindhudurg e Ratnagiri, e i Talukas di Ajra e Gadhinglaj del Distretto di Kolhapur (ad eccezione della parrocchia di St. Francis Xavier a Kolhapur).  Confinerà a Nord con l’arcidiocesi di Bombay; a Sud e Sud-Est con l’arcidiocesi di Goa e la diocesi Belgaum; ad Est con la diocesi di Poona; ad Ovest con il Mar Arabico.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il Vertice del “G8” che inaugurerà i lavori domani in Scozia: lotta alla povertà e mutamenti climatici saranno al centro dei colloqui.

Sempre in prima un articolo dal titolo “Africa: le cifre di una tragedia che si ripete senza sosta”. Nell’articolo vengono richiamati alcuni drammatici dati: tra questi, quello relativo all’Africa subsahariana, dove ogni trenta secondi muore, a causa della malaria, un bimbo al di sotto dei cinque anni.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate alla prossima Giornata mondiale della Gioventù a Colonia.

 

Nelle estere, l’intervento della Santa Sede durante il Segmento di alto livello del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, a New York: le Nazioni più industrializzate devono privilegiare i Paesi meno sviluppati e pesantemente indebitati per garantire la sicurezza ed eliminare l’estrema povertà nel mondo.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Maria Maggi dal titolo “Si attendono risposte sul sistema solare”: dopo lo scontro fra la “Deep Impact” (missione spaziale della NASA) e la cometa “Tempel 1”.

Per l’“Osservatore libri” un articolo di Felice Accrocca sull’opera “Chiara d'Assisi. Una vita prende forma. Iter storico” edita da Messaggero.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il DPEF: la bozza preliminare inviata a Palazzo Chigi. Il Ministro Siniscalco esclude l’aumento dell’Iva.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 luglio 2005

 

 

NON C’È TEMA PIÙ IMPORTANTE DELLA LOTTA ALLA POVERTÀ: COSÌ TONY BLAIR

CONFERMA CHE L’AFRICA SARÀ IN CIMA ALL’AGENDA DEL G8 CHE SI APRE DOMANI. L’ATTESA IN SCOZIA NELLE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO

DI EDIMBURGO, IL CARDINALE KEITH MICHAEL PATRICK O’BRIEN,

 E GIANPAOLO BRAGA

 

Tutto il mondo con gli occhi puntati verso la Scozia, dove domani a Gleneagles, il leader dei Paesi più potenti del mondo si riuniranno per il Vertice del G8, tra speranze e promesse per un mondo migliore ed inevitabili polemiche su come raggiungere lo scopo. Intanto il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha lanciato da Sirte in Libia, dove partecipa al quinto Summit dell’Unione    africana, una raccomandazione alle Nazioni più industrializzate di aiutare l’Africa con regole più giuste negli scambi commerciali. Ma ascoltiamo le attese di questo importante appuntamento fra i ‘grandi’ della Terra nel servizio di Sagida  Syed:

 

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Il principale tema del vertice del G8 è il cambiamento climatico su cui, a parte l’America, tutti i Paesi sembrano trovarsi d’accordo nel firmare un nuovo compromesso per ridurre l’emissione di gas serra nell’atmosfera. Proprio il presidente Bush, alla vigilia dell’incontro, in un’intervista all’emittente britannica ITV, ha dichiarato che non firmerà nessun accordo che somigli al Protocollo di Kyoto, in quanto svantaggioso per l’economia americana. Si è dimostrato invece più flessibile per l’altro tema di rilievo: l’eliminazione dei sussidi agli agricoltori americani, se l’Europa farà lo stesso, in modo da poter permettere all’Africa di commerciare con il resto del mondo. E’ l’Africa naturalmente al centro dell’attenzione, con la cancellazione dei debiti: decisione già presa dai ministri dell’economia l’11 giugno scorso, cui verrà aggiunto un accordo sull’aumento degli aiuti a 25 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. I sette leader dei Paesi più industrializzati, più la Russia, parleranno anche del prezzo del petrolio, delle politiche economiche della Cina, del nucleare nella Corea del Nord e in Iran, mentre Blair proporrà un piano di aiuti per lo sviluppo delle aree palestinesi. Intanto i gruppi di “black block” anarchici si sono scontrati con le forze dell’ordine. 10 mila poliziotti presidiano Gleneagles e le zone circostanti e sono saliti a 60 gli arresti degli agitatori. Secondo la polizia, i no global sarebbero organizzati e avrebbero intenzioni minacciose, tanto da far pensare al ripetersi delle violenze del 2001 a Genova.

 

Per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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Ma come sta vivendo la Scozia l’attesa per questo importante evento mondiale? Charles Collins lo ha chiesto all’arcivescovo di Edimburgo, cardinale Keith Michael Patrick O’Brien:

 

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THE G-8 LEADERS HAVE NOT...

“I responsabili dei Paesi del G8 non hanno mantenuto le promesse fondamentali fatte ai Paesi sottosviluppati, che spesso oggi si trovano a fare i conti con un debito enorme. La prima domanda che vorremmo fare ai leader dei Paesi del G8 è: quando pensate di poter adempiere alle promesse fatte ai Paesi poveri e alle popolazioni del mondo? In secondo luogo penso che si debba prendere in seria considerazione l’attuale ruolo delle Nazioni ricche nei confronti di quelle povere. Nel Vangelo c’è un passo bellissimo in cui Gesù raccomanda ai saggi e ai dotti che è necessario diventare simili ai bambini. Noi, gente comune, siamo come bambini riguardo alle finanze e agli studi sociali, e anche di fronte ai saggi che si incontrano in Scozia. Ma al cospetto del peccato, che vediamo oggi nel mondo, possiamo dire che non è giusto che noi dei Paesi ricchi abbiamo così tanto, mentre tanti altri nel mondo hanno così poco. Ai nostri responsabili vorremmo dire: “riconsiderate i bilanci; chiedete ai vostri esperti di prepararne altri che possano garantire un’equa distribuzione delle risorse mondiali tra Paesi ricchi e Paesi poveri”.

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In vista del Vertice un appello è stato lanciato oggi dall’Ong “Medici con l’Africa Cuamm”. Il diritto alla salute deve essere in primo piano per aiutare subito le popolazioni africane, come sostiene la più grande organizzazione sanitaria italiana impegnata da oltre 50 anni in attività ospedaliere e territoriali nel Continente africano, dove milioni di persone muoiono ogni giorno di Aids e di altre patologie che potrebbero essere facilmente curabili con medicine o evitabili con vaccini. Roberta Gisotti ha intervistato il dottor Gianpaolo Braga, vicepresidente dell’Ong:

 

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R. – I sistemi sanitari africani vivono una situazione di grande difficoltà finanziaria, sia per tutta l’area della prevenzione sia per l’area della cura. Per cui, è necessario sviluppare progetti coordinati a livello di Paesi più ricchi, ma anche di Paesi europei: qui veramente si rende necessario un coinvolgimento dell’Unione Europea, che auspichiamo in collegamento con la neonata Unione Africana, che insieme sicuramente potrebbero combattere queste grandi patologie. Abbiamo anche scadenze: nel Duemila, è stata fatta una Dichiarazione dai 189 capi di Stato delle Nazioni Unite, di ridurre del 66 per cento il tasso di mortalità dei bambini al di sotto dei cinque anni, e di ridurre del 75 per cento la percentuale delle donne che muoiono in età fertile e, ovviamente, di ridurre la diffusione dell’HIV, oltre che della malaria, della TBC e di quelle malattie endemiche che coinvolgono questi Paesi. Nel prossimo settembre, dopo cinque anni, ci sarà il summit per verificare se sono stati fatti dei miglioramenti.

 

D. – Dottor Braga, se lei avesse la possibilità di prendere la parola al tavolo del G8, che cosa direbbe?

 

R. – Direi che debbono essere sviluppati due impegni. Il primo impegno è quello di mettere a disposizione delle risorse finanziarie: uno degli obiettivi è quello di arrivare allo 0,7 del prodotto interno lordo entro il 2015. Però, dall’altro canto, anche quello di fare in modo che si possano adottare strumenti per far sì che questi interventi che vengono realizzati nei Paesi africani possono trovare un terreno fertile. Abbiamo assistito in molti casi a iniziative di cooperazione che non hanno prodotto gli effetti sperati. Allora, i governanti degli 8 Paesi più industrializzati devono decidere proprio questo: mettere a disposizione più risorse e mettere a disposizione un sistema per dare una concreta attuazione a progetti e programmi per poi monitorarli, assieme ovviamente ai Paesi africani.

 

D. – Insomma, non bisogna parlare di Africa in termini astratti ...

 

R. – Assolutamente no. Si tratta di fare in modo che qualsiasi iniziativa che venga assunta sia verificata e valutata, per capire se produce il risultato atteso.

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IN BURUNDI IL REGOLARE SVOLGIMENTO DELLE ELEZIONI DI IERI, SEGNA UNA SVOLTA DOPO I LUNGHI ANNI DI GUERRA CIVILE: DEL DIFFICILE PROCESSO DI PACIFICAZIONE, PARLIAMO CON LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO CHE NE E’ STATA UNA PROTAGONISTA

 - Ai nostri microfoni don Matteo Zuppi -

 

Elezioni storiche quelle che si sono tenute ieri in Burundi. Per la prima volta a partire dal 1993, più di tre milioni di persone sono statE chiamate alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Un segnale nettamente positivo per un Paese che è stato teatro di una sanguinosa guerra civile, che ha provocato la morte di almeno 300 mila persone ed oltre un milione tra profughi e rifugiati. Sul significato di queste elezioni, Donika Lafratta ha intervistato don Matteo Zuppi, assistente della Comunità di Sant’Egidio:

 

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R. – Elezioni vuol dire la chiusura della fase di pacificazione del Paese per trovare finalmente istituzioni credibili, legittime. Mi sembra che queste elezioni chiudano tutta la tragica storia di questi ultimi anni.

 

D. – Quali fattori hanno agevolato il processo di pace?

 

R. – Direi senz’altro l’incontro diretto. Lo dico anche per il ruolo che la Comunità di Sant’Egidio ha svolto organizzando il primo incontro in assoluto tra l’allora presidente putschista, Pierre Buyoya, e quello che era il capo dei cosiddetti “génocidaires”.

 

D. – In che modo la Comunità di Sant’Egidio si è trovata coinvolta in questo processo? C’è stata una richiesta oppure voi eravate già attori, in un certo senso, consapevoli di quello che stava accadendo?

 

R. – Direi tutte e due le cose. Direi che c’è stata una richiesta ... Noi ovviamente seguivamo con grandissima attenzione, preoccupazione e dolore quello che avveniva nella zona dei Grandi Laghi in quegli anni, soprattutto dopo la tragedia del ’94 in Rwanda, una situazione diversa ma anche simile al Burundi. E quindi nel ’96, quando venne in visita a Roma l’allora presidente del Burundi, Sylvestre Ntymbantunganye, visitò Sant’Egidio. Aveva seguito il processo di pace in Mozambico e quindi, in fondo, l’idea che, come in Mozambico, si potesse raggiungere i guerriglieri e trovare insieme con loro una formula di pace lo affascinava. Lui era il presidente hutu che però era combattuto da una guerriglia ugualmente hutu. Ci chiese aiuto e da allora – poi il presidente è cambiato, è diventato Buyoya – la Comunità si è coinvolta. Quindi, direi le due cose: la porta aperta, l’interesse, il cercare comunque di non chiudere qualunque dossier, qualunque situazione sbrigativamente ma di fermarsi e di cercare di trovare i mille legami, i mille contatti che poi, comunque, possono eventualmente essere utili per qualche soluzione. E poi, la richiesta di aiuto dell’allora presidente, poi confermata dal presidente Buyoya, poi anche il ruolo formale nel processo di negoziazione perché la Comunità presiedeva una delle quattro Commissioni del processo di Arusha: la Commissione per l’integrazione dell’esercito e per il cessate-il-fuoco.

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DOMANI A SINGAPORE SI DECIDE LA CITTÀ PER I GIOCHI OLIMPICI 2012

- Ai nostri microfoni l’atleta Manuela Di Centa -

 

Domani a Singapore il Comitato Olimpico Internazionale deciderà la città che organizzerà i Giochi 2012. Cinque le grandi capitali candidate. Parigi, Londra, Mosca, Madrid e New York. Ce ne parla Rita Anaclerio:

 

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E’ una lotta dura e tutte e cinque le squadre hanno deciso di mettere in campo i loro attacchi migliori. Si sta svolgendo in queste ore a Singapore una delle gare agonistiche più impegnative. In pole position c’è Parigi supportata dal suo presidente, Jacques Chirac. Londra è in rimonta grazie all’impegno del premier Tony Blair. Con distacco seguono Madrid, New York e Mosca. Ma ancora tutto può succedere a questa corsa per l’assegnazione delle Olimpiadi 2012. Il traguardo definitivo sarà tagliato domani: sarà ufficializzato il nome della città vincitrice alle ore 13.30 italiane. In realtà, più che una città, Singapore si è trasformata in un luogo di passerella dove potenti e politici del mondo sfilano e si “accattivano” gli elettori del Comitato Olimpico Internazionale. “Se avremo la possibilità di organizzare i Giochi, costruiremo qualcosa per il futuro di un'intera generazione”. Così perora la candidatura della sua nazione Tony Blair. Bertrand Delanoe, sindaco di Parigi e capo del Comitato organizzatore, ha promesso che se la  'Ville lumiere' otterrà i Giochi del 2012, saranno Olimpiadi “popolari, solidali, ed etiche”. “La scelta di Mosca sarebbe una scelta storica”, afferma il sindaco moscovita Yuri Luzhkov. La Spagna, rappresentata, tra gli altri, in maniera illustre dalla regina Sofia e da Luis Zapatero, punta invece sugli “elettori” ecologisti assicurando che saranno Giochi 'verdi', con  un 'Fondo per la biodiversità, pari all’1 per cento del costo di tutti gli impianti. Convinto della vittoria è Michael Bloomberg, sindaco della Grande Mela. Ma nonostante questo clima competitivo, le Olimpiadi si confermano occasione di incontro fra culture diverse, come ci conferma da Singapore la campionessa di sci di fondo e rappresentante degli atleti italiani nel Comitato Olimpico Manuela Di Centa:

 

“Ora noi, con questo messaggio, attraverso il Comitato Internazionale Olimpico, vorremmo chiedere che, magari per quei giorni e poi chissà ancora di più, si smetta di combattere tra noi per guardare alla pace”.

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CHIESA E SOCIETA’

5 luglio 2005

 

 

 

LETTERA APERTA DEI GESUITI DI TUTTO IL MONDO AI LEADER DEL G8

PER MIGLIORARE LA QUALITA’ DEGLI AIUTI INTERNAZIONALI.

“IN GIOCO C’E’ LA DIGNITA’ DI TUTTA LA RAZZA UMANA”

 

LONDRA. = “Incrementare e migliorare la qualità degli aiuti per lo sviluppo internazionale; promuovere un sistema di commercio internazionale concentrato sullo sviluppo umano; adottare modelli di sviluppo fondati sulla solidarietà e sostenibilità; trovare una soluzione definitiva al problema del debito estero; creare istituzioni internazionali che favoriscano la crescita dei popoli” Questi i cardini della Lettera aperta che i Gesuiti europei, africani, asiatici, dell’Oceania e delle Americhe hanno inviato ai leaders del G8. Nel loro appello, i religiosi ricordano l’importanza di uno sviluppo sostenibile per tutte “quelle comunità che vivono in povertà, private e depredate dei loro diritti fondamentali”. Nella Lettera, infine, i Gesuiti esortano i leaders del G8 a trasformare le parole in fatti perché “in gioco ci sono i diritti umani di tante persone e con loro anche la dignità di tutta la razza umana”. (R.A.)

 

 

ARRESTATO IN CINA IL VESCOVO DELLA CHIESA “CLANDESTINA” Jia Zhiguo:

 E' il 6° arresto del PRESULE che ha già trascorso 20 anni in prigione

 

PECHINO. = Il vescovo cinese Jia Zhiguo, è stato arrestato dalla Polizia cinese. Lo si apprende da un comunicato diffuso dalla Fondazione cardinale Kung, un gruppo per la difesa della libertà di religione. Fonti della Chiesa cinese affermano che Jia è stato prelevato dalla sua abitazione da un gruppo di poliziotti in borghese alle 15.30 di ieri e portato in un luogo di detenzione imprecisato. Il vescovo Jia, della diocesi di Zheng Ding nella Provincia settentrionale dell'Hebei, ha 70 anni ed ha trascorso 20 anni nelle prigioni cinesi. La Fondazione cardinale Kung ricorda che dal gennaio del 2004, il vescovo è stato arrestato per sei volte. Non sono state fornite motivazioni per l'arresto. (R.A.)

 

 

povertà e fondamentalismo indù. QUESTE LE SFIDE PER Mons. Robert Mirando, IL Primo vescovo nella RECENTE diocesi di GulbargA, IN INDIA. SECONDO

IL PRESULE “Musulmani e indù apprezzano il lavoro dei missionari cristiani, ma gruppi di estrema destra alimentano le violenze”

 

Gulbarga. = Povertà, fondamentalismo indù e dilagante sentimento anti-cristiano saranno tra le sfide più difficili del primo vescovo di Gulbarga, nuova diocesi della Chiesa cattolica nello Stato del Karnataka, nel sudovest dell’India. Mons. Robert Mirando, che si insedierà ufficialmente il prossimo 18 agosto, racconta in un’intervista rilasciata all’agenzia AsiaNews, gli obiettivi della sua missione in una zona dove i cristiani vivono sotto la soglia della povertà e minacciati dal fondamentalismo della destra indù. “La diocesi – spiega mons. Mirando – comprende un’area molto vasta; qui i cristiani sono molto poveri ed emarginati. Dal punto di vista sociale sono all’ultimo gradino del sistema della caste”. La proliferazione di sette evangeliche e l’ondata anticristiana promossa dall’ala di estrema destra sono i due pericoli più grandi che minacciano i cristiani di Gulbarga. Il prelato sottolinea però che questo atteggiamento è circoscritto alle frange di fanatici indù perché “il sacrificio e il lavoro dei missionari cristiani è apprezzato e rispettato anche dai membri della comunità musulmana e indù: offriamo servizi sociali e educazione a tutti, senza distinzioni di casta o religione”. Per affrontare le sfide poste da questa difficile missione il nuovo vescovo ha intenzione di creare una struttura istituzionale all’interno della diocesi, che lavori per il dialogo, la collaborazione e l’evangelizzazione. Quella di Gulbarga è la 150esima diocesi cattolica dell’India, la 120esima di rito latino. Il Vaticano ne ha annunciato la creazione il 24 giugno scorso; comprende territori dell’arcidiocesi di Hyderabad e della diocesi di Bellary e Belgaum e rientrerà nell’arcidiocesi di Bangalore; conta 6.425 fedeli su 7 milioni di abitanti, ha 16 parrocchie, 29 sacerdoti e 110 religiosi. Nel Paese esistono altri 2 riti quello siro-malabarese, che conta 25 diocesi e quello siro-malankarese con altre 5 diocesi. (R.A.)

 

DONNE DEL SUD DEL MONDO CANDIDATE AL PREMIO NOBEL PER LA PACE.

FILIPPINE, SUDANESI E MESSICANE UNITE IN UNA LOTTA QUOTIDIANA

CONTRO LE VIOLENZE ED I SOPRUSI

OSLO. = Se la pace avesse un volto avrebbe quello delle donne del sud del mondo. Infatti, molti nomi che compongono la lista “Mille donne per il Premio Nobel per la pace 2005”, segnalate al Comitato di Oslo che nel prossimo autunno assegnerà il prestigioso riconoscimento provengono dai “Paesi caldi”: 91 indiane, 80 cinesi, 52 brasiliane, 29 pakistane, 27 filippine, 16 sudanesi, 12 maliane, 12 colombiane, 12 messicane, 10 burundesi. Le ‘candidate’, provenienti in tutto da 153 Paesi anche del nord del mondo, sono contadine e avvocati, musulmane e cattoliche, parlamentari, professoresse, medici e giornaliste, tutte unite nella lotta contro i soprusi e la violenza. Oppure impegnate in battaglie quotidiane come quella per l’accesso all’acqua potabile, alla terra e alle altre risorse, l'assistenza ai malati di AIDS e ai bambini denutriti. Il loro lavoro si svolge spesso in situazioni di grave emergenza umanitaria e molte rischiano la vita ogni giorno al punto che alcuni nomi non possono apparire sulla lista per timore di ritorsioni nei loro confronti. (R.A.)

 

 

“Passaggi in India ieri ed oggi”. QUESTO IL TITOLO DELLA MOSTRA

 POSTA sotto l’alto patronato dell’UNESCO CHE per la prima volta in Europa ESPONE LE acquetinte di Thomas e William Daniel

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

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ROMA. = L’India di fine ‘700 con i suoi palazzi, città, fortezze, paesaggi naturali e luoghi di culto, e l’India di fine ‘900, ripercorsa negli stessi luoghi con il medesimo punto di vista per scoprire che cosa è cambiato e cosa è rimasto immutato. Questo è il senso e la magia di “Passaggi in India ieri ed oggi”. L’affascinante esposizione, sotto l’alto patronato dell’UNESCO, espone per la prima volta in Europa 73 acquetinte di Thomas e William Daniel, provenienti dal Victorial Memorial Hall di Calcutta, accompagnate come in un gioco di specchio da altrettante fotografie di Antonio Martinelli. Gli inglesi Thomas e William Daniel, zio e nipote, iniziarono le loro peregrinazioni in India nel 1788, lasciando Calcutta per seguire il corso del fiume Gange. Durante il loro lungo cammino realizzarono moltissimi disegni ed acquerelli, utilizzando la camera oscura, grazie alla quale riuscirono a documentare un gran numero di vedute, viaggiando di continuo e concedendosi solo brevi soste. A distanza di 200 anni, Antonio Martinelli dopo un lungo lavoro di ricerca per ripercorrere il medesimo itinerario dei Daniel, è partito a sua volta per l’India, compiendo quattro viaggi tra il 1995 e il 1997. Usando l’obiettivo al posto del pennello e ricercando punti di vista vantaggiosi e le giuste condizioni atmosferiche, Martinelli è riuscito a ottenere delle immagini sorprendentemente simili alle acquetinte dei Daniel. Dal confronto di queste due visioni artistiche, l’acquatinta e la fotografia, scaturisce una documentazione straordinaria del patrimonio ambientale e architettonico indiano attraverso due secoli di storia. La mostra è accompagnata da una rassegna cinematografica sul film indiano.

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TECNOLOGIE INFORMATICHE E ISTRUZIONE IN AFRICA. PARTE DA UN VILLAGGIO DELL’UGANDA IL PROGRAMMA PILOTA “NEPAD E-SCHOOL” CHE COINVOLGE 16 NAZIONI AFRICANE IN UN PROGETTO DI “E-SCHOOL”

 

KAMPALA. = Parte da un piccolo villaggio africano il programma pilota “Nepad e-school” che coinvolge 16 Nazioni africane. La scuola secondaria ‘Bugulumbya’, nel villaggio di Busobya in Uganda centrale è stata scelta, infatti, per lanciare questa iniziativa nata dalla collaborazione tra il NEPAD (New partnership for Africa development) e alcune aziende internazionali per inserire tecnologie informatiche nel maggior numero possibile di scuole africane. Si prevede che dal prossimo ottobre nei Paesi che partecipano al programma almeno 6 scuole siano attrezzate con computer e collegamenti ad Internet, con l’obiettivo di coinvolgere direttamente 150.000 tra alunni e insegnanti. Calcolatori e connessioni permetteranno agli utenti di collegarsi alla Rete “e-school” per scaricare materiale didattico e informativo. Al programma è collegato anche il progetto d’informazione sanitaria “Nepad e-health”. (R.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 luglio 2005

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

Ancora sangue in Iraq, dove questa mattina 4 donne sono state uccise e altre 3 sono rimaste ferite nell’attacco contro un mini-bus sul quale viaggiavano. Sempre stamane, inoltre, un’esplosione ha scosso il centro di Baghdad in prossimità dell’ambasciata iraniana. Intanto, a Bagdad, nel corso di un acceso dibattito al parlamento iracheno, molti deputati hanno sollecitato il governo del premier Jaafari ad impedire contatti segreti con i ribelli notificando, inoltre, agli Stati Uniti che la responsabilità di tali contatti può essere solo dell’Assemblea Nazionale irachena. Infine, non si ha nessuna notizia dell’ambasciatore egiziano in Iraq rapito sabato, tuttavia, continuano attacchi contro altri diplomatici.

 

Israele e Autorità Palestinese hanno raggiunto l’accordo per la creazione di un corridoio di sicurezza tra Gaza e la Cisgiordania, dopo il ritiro dei coloni dai territori. Secondo la radio israeliana, l’accordo prevede una prima fase in cui le forze di sicurezza israeliane scorteranno i convogli di automobili palestinesi in transito tra le due aree e una seconda fase, per la quale Israele ha proposto la costruzione di un collegamento ferroviario. Il collegamento di superficie tra Cisgiordania e Gaza è stato uno dei nodi principali dei colloqui israelo-palestinesi sul ritiro. All'accordo ha lavorato per settimane il Quartetto composto da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Onu insieme a funzionari della Banca Mondiale. Il progetto, che faciliterà il movimento di beni e persone tra i due territori palestinesi, era stato approvato dal primo ministro israeliano Ariel Sharon all’inizio di giugno e poi è stato sottoposto all’attenzione dell'Autorità Nazionale Palestinese.

 

L'Africa chiede due seggi permanenti con diritto di veto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Lo hanno deciso all’unanimità i capi di Stato e di governo dell’Unione Africana riuniti a Sirte, in Libia, che nella notte hanno adottato una dichiarazione in tal senso da presentare all’Onu. Il vertice, che ha ripreso stamani i lavori e si concluderà in serata, non ha ancora reso noto a chi devono andare i due seggi. Nè è ancora chiaro, inoltre, se il testo finale conterrà anche la richiesta di altri cinque seggi non permanenti, contenuta nel progetto di risoluzione redatto alla vigilia del summit. Il vertice è stato aperto, ieri, dal padrone di casa, Moammar Gheddafi che ha invitato i Paesi africani a “non mendicare” gli aiuti per non creare una spaccatura fra Paesi grandi e piccoli. Nel corso del vertice, infine, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha annunciato la creazione nell’ambito delle Nazioni Unite di un Fondo per la democrazia, finalizzato ad assistere i Paesi che vorranno rafforzare il proprio sistema democratico.

 

Il presidente della Repubblica italiana Ciampi è in visita a Strasburgo, presso la sede del Parlamento Europeo, dove ha tenuto il proprio discorso davanti ai deputati riuniti in seduta solenne. Al termine, Ciampi incontrerà il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Il nostro servizio:

 

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Il presidente Ciampi ha affermato che “L'Unione Europea non è solo un’area di libero scambio, ma un’entità politica”. Inevitabile da parte sua un richiamo alle origini dell’Unione che è, soprattutto, “una realtà costituzionale che non si contrappone alle amate Costituzioni nazionali, ma le collega e le completa”. Nonostante le recenti battute d’arresto, bisogna pensare all’avvenire dell’Unione e Ciampi è fermo in questa posizione, che impegna “tutti assieme – ha affermato – sia gli 11 Stati che hanno già ratificato il Trattato, sia gli Stati che ancora devono farlo, sia i due Stati che hanno detto no”. Il presidente ha poi ricordato come, alla firma, il Trattato fosse “circondato da un generale consenso”, mentre poi “in pochi mesi si è fatto strada il timore che i cittadini fossero esclusi da decisioni cruciali per il loro futuro” e si sono accentuate, inoltre, “le preoccupazioni per la mancata crescita economica”. Ciampi ha così ricordato che l’Europa non può tollerare vistose disparità di tenore di vita tra i territori e quindi tra popoli. Tuttavia, l’obiettivo della coesione può essere raggiunto solo “con appropriate politiche di governo dell’economia, attraverso il coordinamento delle politiche di bilancio dei governi nazionali e il rilancio dell’impegno europeo nei grandi programmi comuni”. Dopo aver elogiato la politica di stabilità dei prezzi perseguita dalla Banca Centrale Europea, Ciampi ha infine ribadito la più ferma difesa dell’euro, definendolo “la manifestazione più avanzata della volontà unitaria dei popoli europei”. E proprio quando Ciampi ha fatto riferimento all’Euro, è iniziata la contestazione da parte di tre europarlamentari della Lega Nord che, gridando “basta con l’euro”, hanno interrotto il discorso del presidente. I tre sono stati subito espulsi dal presidente Josep Borrell che, stigmatizzando l’episodio ha chiesto scusa a Ciampi.

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A  Evian, in Francia, i ministri degli Interni di Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna e Spagna hanno accolto le proposte italiane sulla lotta all’immigrazione clandestina nel Mediterraneo. Soddisfatto il ministro italiano Pisanu: “Siamo impegnati da tre anni in questa direzione e l’approccio individuato oggi avrà un seguito ai massimi livelli internazionali”. L'azione seguirà quattro direttive: pattugliamenti congiunti delle acque internazionali del Mediterraneo centrale; collaborazione nelle azioni di rimpatrio tra i Paesi dell’Unione Europea, concordate coi Paesi d'origine; squadre congiunte nei punti di raccolta degli immigrati; analisi congiunta dei flussi migratori provenienti dall'Africa subsahariana.

 

Non c’è ancora un vincitore alle elezioni politiche di domenica scorsa in Albania. Il leader dell’opposizione Sali Berisha ha annunciato la vittoria mentre il premier uscente Fatos Nano spera in un recupero. Per gli osservatori internazionali, sulla regolarità del voto c’è stato solo un limitato progresso rispetto alle precedenti elezioni.

 

Nelle isole Mauritius la coalizione dell’opposizione ‘Alliance sociale’, guidata dall’ex-primo ministro Navin Ramgoolam, ha vinto le elezioni legislative svoltesi domenica. Lo ha riferito la commissione elettorale nazionale, precisando che l’alleanza di Ramgoolam, ha ottenuto la netta maggioranza in tutte le 20 circoscrizioni della piccola Repubblica dell’Oceano Indiano. Il primo ministro uscente, Paul Berenger, ha ammesso la sconfitta della sua coalizione, rimettendo il suo incarico nelle mani del presidente Anerood Jugnauth e annunciando che “sarà l’opposizione a formare il nuovo governo”.

 

La presidente filippina, Gloria Arroyo, si è detta pronta a sottoporsi ad una procedura di destituzione per poter respingere tutte le accuse di brogli elettorali rivolte contro di lei dall’opposizione. Da oltre un mese la presidente è, infatti, al centro di uno scandalo scoppiato con la pubblicazione di intercettazioni telefoniche in cui parla con un commissario durante lo spoglio dei voti delle presidenziali del maggio 2004. La Arroyo ha negato di aver voluto influenzare il voto, tuttavia, l’opposizione filippina chiede a gran voce le sue dimissioni. Un portavoce della Arroyo ha dichiarato che “la destituzione sarà solo una perdita di tempo”, ma di essere comunque favorevole “se questo fosse il solo modo di mettere fine alla denigrazione e all'attuale teatrino”.

 

Quattro militanti armati che avevano attaccato stamattina il tempio di Ayodhya, in India settentrionale, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza indiane. Dal 1992 musulmani e indù si contendono il sito religioso.

 

In Indonesia torna a tremare la terra. Una scossa sismica di magnitudo 6,7 sulla scala Richter ha colpito, infatti, l’isola di Sumatra e altre isole vicine. Secondo le autorità locali, il terremoto non avrebbe provocato vittime ma ingenti danni. L’epicentro della scossa è stato registrato in mare, a una profondità di 30 chilometri, vicino all’isola di Nias, a ovest di Sumatra.

 

 

 

 

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