RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
186 - Testo della trasmissione di martedì 5 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Erezione della diocesi di Sindhudurg (India) e
nomina del primo vescovo
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Lettera aperta dei gesuiti di tutto il mondo ai leader del G8
Arrestato
in Cina il vescovo Jia Zhiguo
Donne del sud del mondo candidate
al premio Nobel per la pace
Ancora sangue in Iraq: 4 donne
uccise 3 ferite
Dal
vertice africano a Sirte la richiesta per l’Africa di due seggi permanenti
all’ONU.
5
luglio 2005
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Il cardinale Meisner ha detto
agli iscritti che probabilmente si aggiungeranno moltissimi altri e che ci sono
7000 preti, mentre ne erano previsti 4000, 700 vescovi, mentre ne erano
previsti 500. Il cardinale Meisner ha ricordato una cosa molto importante e
cioè il primo spunto, la prima volta in cui Giovanni Paolo II gli ha parlato
della Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia e del suo desiderio che fosse
tenuta a Colonia. Era a Parigi nel ’97, in occasione della precedente Giornata
Mondiale, e il Papa disse che era opportuno che una delle prime Giornate
Mondiali della Gioventù del nuovo millennio, avvenisse a Colonia: dalla
Germania sono venute nel secolo passato catastrofi gravi per l’umanità, ed è
bello che venga adesso un grande segno di speranza. Naturalmente il cardinale
Meisner ha parlato dei temi principali delle catechesi, della struttura di
queste giornate. Le catechesi sono la parte principale delle attività del
mattino, nel pomeriggio vi sono le eucaristie e le confessioni. Poi ha parlato
di un altro aspetto che sarà caratteristico nel grande Duomo di Colonia, dove
c’è il reliquario famosissimo dei tre re Magi. Il reliquario sarà posto dietro
l’altare come avveniva nel medioevo e i pellegrini passeranno. Tutti i giovani
potranno sfilare per ricevere, in un certo senso, la benedizione dei Magi
passando sotto il reliquiario in modo tale da riportare a casa questa
benedizione come facevano i pellegrini della tradizione cristiana. Un ultimo
simbolo è quello della collinetta, luogo dove verrà fatta la grande
celebrazione finale, la grande Messa. C’è un’enorme spianata a prato che ha
però una piccola collinetta costruita artificialmente, su cui sarà l’altare.
Ebbene, questa collinetta è stata fatta aggiungendo e portando terra da parte
di tutti in Paesi del mondo. I giovani che hanno partecipato agli incontri
preparatori hanno portato manciate di terra dei loro Paesi. Il Papa sarà quindi
a Colonia ma sulla terra del mondo intero.
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Massimiliano Menichetti ha
chiesto al cardinale Meisner di parlarci dei problemi organizzativi di un
evento così significativo e imponente, come la Giornata Mondiale della
Gioventù:
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D. – Eminenza, come procedono i
preparativi e quali difficoltà avete incontrato?
R. –
DIE GRÖSSTEN SCHWIERIGKEITEN BESTANDEN DARIN, DASS WIR ...
La difficoltà maggiore è
consistita nel fatto che abbiamo dovuto osservare ben 17 mila norme di
sicurezza. Durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, qui a Roma, il
governo italiano ha sospeso per 10 giorni queste disposizioni con un gesto che
considero molto più umano! Noi siamo stati costretti a rispettare queste norme
di sicurezza ma ci è costato molto perché sono molto costose. L’attuale visita
del Papa costa dieci volte di più della prima visita in Germania di Giovanni
Paolo II. Quindi: la preparazione è stata complessa da un punto di vista strettamente
tecnico, per via delle disposizioni di sicurezza ma lo è stata anche dal punto
di vista finanziario. Ma ormai è tutto superato.
D. – Quanti giovani sono attesi
alla GMG di Colonia?
R. –
ALS DAUERTEILNEHMER MÜSSEN WIR VON ACHTHUNDERTTAUSEND AUSGEHEN. ...
Abbiamo valutato 800 mila
partecipanti. Quelli che si sono prenotati e che hanno già pagato sono circa
400 mila, ma saremo costretti a tenere aperti gli uffici per le prenotazioni
fino all’ultimo giorno affinché tutti abbiano la possibilità di partecipare. Da
parte nostra, possiamo gestire fino a due milioni di persone.
D. – La Giornata Mondiale della
Gioventù si tiene nel cuore dell’Europa: quale il significato?
R. –
EUROPA IST SICHER KULTURELL EIN SCHLÜSSELKONTINENT IN DER WELT. ...
Sicuramente, da un punto di
vista culturale l’Europa è una chiave di volta nel mondo. Il marxismo è partito
dall’Europa, le guerre mondiali sono partite dall’Europa, in realtà anche tutta
la ‘tecnicizzazione’, le scienze naturali ... Anche il cristianesimo è partito
dall’Europa. Penso quindi che l’Europa abbia una certa responsabilità nei riguardi
della civilizzazione del mondo. Giovanni Paolo II aveva espresso il desiderio
che proprio dal cuore dell’Europa, dalla Germania, partisse un movimento
tangibile, positivo verso l’Europa e verso il mondo, tornando ad ancorare la cultura
europea sul suo fondamento, e cioè sulla fede nel Dio vivente.
D. – Le GMG sono un segno della
ricerca di verità da parte dei giovani, che non vogliono essere considerati
solo come soggetti economici ...
R. –
JA, DAS IST SO. GUCKEN SIE MAL, MIR HAT DER KARDINAL STAFFORD ...
Sì, è così. Dopo la GMG di Roma,
il cardinale Stafford mi ha mostrato la lettera di un giovane francese: era
venuto a Roma da giovane scettico ed è tornato a casa come una persona nuova.
Non gli era mai capitato che un’altra persona avesse pianto per lui. Non sapeva
di essere importante tanto che un’altra persona potesse piangere per lui, che
valesse le lacrime di un altro. Cosa era successo? Il Papa aveva raccontato di
avere avuto una vita molto difficile; aveva perso da giovane tutti e due i
genitori, il fratello; da giovane aveva subito l’occupazione dei nazisti prima,
poi quella dei comunisti. Poi il Papa dice: “Ma il mondo al quale vi
restituisco, è ancora più difficile!”. Ed era così compreso al pensiero delle
sfide che aspettano i giovani di oggi, che gli sono scivolate due lacrime lungo
il viso. E così continua la lettera: “Per la prima volta mi è capitata una
persona che non voleva qualcosa da noi per sé, ma che voleva solo tutto per
noi! Ho fatto un’esperienza di valore che mi ha trasformato in un’altra
persona. Non sapevo di valere tanto, che valesse la pena di piangere per me!”.
D. – Sono passate 20 GMG. Cosa
si aspetta chi partecipa oggi?
R. –
DIE ERWARTUNGEN SIND SICHER VERSCHIEDEN, ABER ICH GLAUBE, JEDER ...
Certo, le aspettative sono
diverse ma credo che ognuno si aspetti di vivere qualcosa di grande e di
felice, e di tornare a casa, da Colonia, più felice di quando è partito. E
questo è anche il mio auspicio personale: che ci lasci più felice di come ci ha
trovati, felici nel senso che siamo più vicini a Dio, nel senso che riusciamo a
sperimentare la gioia affascinante che viene da Dio.
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- Intervista con mons. Riccardo Fontana -
Arriverà
domani, 6 luglio, a Piazza San Pietro la fiaccola benedettina
per la pace "Pro Europa Una" in arrivo stasera da Mosca
dove ha portato idealmente alla Chiesa ortodossa russa il messaggio di
solidarietà, dialogo ecumenico ed amicizia di San Benedetto da Norcia.
Prima del consueto omaggio domani mattina a Benedetto XVI, la fiaccola sarà accolta alle 19:30 di oggi dal presidente
della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra, nella corte di Palazzo Valentini. E
nella sede della Provincia giungerà portata da quattro tedofori,
appartenenti ai Vigili del Fuoco di Norcia, dall'aeroporto di Fiumicino
per le strade del centro di Roma. L'iniziativa, giunta alla 41° edizione, è
promossa dal Comune di Norcia, dall'Arcidiocesi di Spoleto-Norcia e dal
monastero "Maria Sedes Sapietiae" di Norcia e patrocinata dalle
Province di Roma, Perugia e Ascoli Piceno. Il simbolo benedettino della
pace verrà accompagnato a Palazzo Valentini dall'arcivescovo di
Norcia-Spoleto, mons. Riccardo Fontana, dall'Abbate
vescovo di Montecassino, mons. Bernardo
D'Onorio, da Don Mario Meacci,
abbate ordinario dell'Abbazia di Subiaco, da padre Cassian Folsom, priore del monastero di San Benedetto di
Norcia, dal presidente della Provincia di Perugia, Giulio Cozzari, dal presidente della Provincia di Ascoli Piceno, Massimo Rossi e da una delegazione
dei comuni di Norcia, Cassino,
Subiaco, Roiate, Arquata del Tronto, Fara in Sabina e Montefalco con i propri gonfaloni.
Fabio Colagrande ha chiesto a mons. Riccardo Fontana, di dirci qualcosa del
forte significato simbolico dell’iniziativa:
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R. – Abbiamo avuto
un’accoglienza delicatissima, piena di fede, con al centro i Santi, Benedetto e
Sergio, come riferimento di cammini paralleli verso il Signore.
D. – Avete potuto incontrare dei
rappresentanti del patriarcato ortodosso?
R. – Ma
certo, abbiamo avuto molti rappresentanti. Direi che l’incontro più significativo
è stato quello con il vescovo Marc, perché siamo entrati nel dettaglio di tutto
questo progetto, nel senso del viaggio. Il patriarca è stato amabilissimo, e
invierà una delegazione a Norcia. Verrà, quindi, una delegazione formale della
Chiesa di Mosca a partecipare ai festeggiamenti, l’11 di luglio. E’ stato
sottolineato a tutti i livelli che è l’inizio di un’amicizia nel nome di San
Benedetto, amabile per entrambe le parti, che va avanti. Questo è quello che
noi volevamo e l’omaggio che noi umilmente presentiamo a Papa Benedetto.
D. – Quindi, San Benedetto
secondo lei potrebbe veramente aiutare i difficili rapporti tra Chiesa
cattolica e patriarcato di Mosca?
R. – Io credo che la via del
monachesimo, che è una via comune ad entrambe le Chiese, cara ad entrambe le
Chiese, sia una via importante. Poi credo che il Santo Padre, Benedetto XVI,
che ha voluto scegliere il nome di San Benedetto saprà trovare i modi migliori
perché questi cammini così importanti nel mondo di oggi possano trovare i giusti
risultati.
D. – Mons. Fontana mercoledì
sarete in Vaticano, quale ambasciata porterete a Papa Joseph Ratzinger?
R. – Intanto quella della
preghiera fatta insieme, della speranza, della riconoscenza al Signore perché
ci ha fatto fare nel nostro piccolo un’esperienza così bella e così
significativa. Sarebbe stato impensabile e impossibile anche poco tempo fa.
Quello che non è possibile agli uomini, è davvero possibile a Dio.
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EREZIONE DELLA DIOCESI DI SINDHUDURG (INDIA) E
NOMINA DEL PRIMO VESCOVO
Il Santo Padre ha eretto la
diocesi di Sindhudurg (India), con
territorio dismembrato dalla diocesi di Poona, rendendola suffraganea della Sede
Metropolitana di Bombay. E il Papa ha
nominato primo vescovo di Sindhudurg il reverendo Anthony Alwyn Fernandes
Barreto, del clero di Poona e Parroco
di Vengurla”.
Il reverendo Anthony Alwyn
Fernandes Barreto è nato il 22 dicembre 1952 nell'arcidiocesi di Goa-Daman. Ha
studiato a Goa, mentre per gli studi ecclesiastici ha frequentato il Papal St. Charles Seminary di Nagpur,
per la Filosofia, e il Papal Seminary Pune,
per la Teologia. E' stato ordinato sacerdote il 13 ottobre 1979, e incardinato
nella Diocesi di Poona.
La nuova
diocesi di Sindhudurg comprenderà due distretti civili di
Sindhudurg e Ratnagiri, e i Talukas di Ajra e Gadhinglaj del Distretto di Kolhapur
(ad eccezione della parrocchia di St. Francis Xavier a Kolhapur). Confinerà a Nord con l’arcidiocesi di
Bombay; a Sud e Sud-Est con l’arcidiocesi di Goa e la diocesi Belgaum; ad Est con
la diocesi di Poona; ad Ovest con il Mar Arabico.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il Vertice del “G8” che inaugurerà i lavori domani in Scozia:
lotta alla povertà e mutamenti climatici saranno al centro dei colloqui.
Sempre
in prima un articolo dal titolo “Africa: le cifre di una tragedia che si ripete
senza sosta”. Nell’articolo vengono richiamati alcuni drammatici dati: tra
questi, quello relativo all’Africa subsahariana, dove ogni trenta
secondi muore, a causa della malaria, un bimbo al di sotto dei cinque anni.
Nelle
vaticane, due pagine dedicate alla prossima Giornata mondiale della Gioventù a
Colonia.
Nelle
estere, l’intervento della Santa Sede durante il Segmento di alto livello del
Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, a New York: le Nazioni più
industrializzate devono privilegiare i Paesi meno sviluppati e pesantemente
indebitati per garantire la sicurezza ed eliminare l’estrema povertà nel mondo.
Nella
pagina culturale, un articolo di Maria Maggi dal titolo “Si attendono risposte
sul sistema solare”: dopo lo scontro fra la “Deep Impact” (missione spaziale
della NASA) e la cometa “Tempel 1”.
Per
l’“Osservatore libri” un articolo di Felice Accrocca sull’opera “Chiara
d'Assisi. Una vita prende forma. Iter storico” edita da Messaggero.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il DPEF: la bozza preliminare inviata a Palazzo
Chigi. Il Ministro Siniscalco esclude l’aumento dell’Iva.
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5
luglio 2005
NON C’È TEMA PIÙ
IMPORTANTE DELLA LOTTA ALLA POVERTÀ: COSÌ TONY BLAIR
CONFERMA CHE L’AFRICA
SARÀ IN CIMA ALL’AGENDA DEL G8 CHE SI APRE DOMANI. L’ATTESA IN SCOZIA NELLE
PAROLE DELL’ARCIVESCOVO
DI EDIMBURGO, IL CARDINALE KEITH MICHAEL PATRICK O’BRIEN,
E GIANPAOLO BRAGA
Tutto
il mondo con gli occhi puntati verso la Scozia, dove domani a Gleneagles, il
leader dei Paesi più potenti del mondo si riuniranno per il Vertice del G8, tra
speranze e promesse per un mondo migliore ed inevitabili polemiche su come
raggiungere lo scopo. Intanto il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, ha lanciato da Sirte in Libia, dove partecipa al quinto Summit
dell’Unione africana, una
raccomandazione alle Nazioni più industrializzate di aiutare l’Africa con
regole più giuste negli scambi commerciali. Ma ascoltiamo le attese di questo
importante appuntamento fra i ‘grandi’ della Terra nel servizio di Sagida Syed:
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Il
principale tema del vertice del G8 è il cambiamento climatico su cui, a parte
l’America, tutti i Paesi sembrano trovarsi d’accordo nel firmare un nuovo
compromesso per ridurre l’emissione di gas serra nell’atmosfera. Proprio il
presidente Bush, alla vigilia dell’incontro, in un’intervista all’emittente
britannica ITV, ha dichiarato che non firmerà nessun accordo che somigli al
Protocollo di Kyoto, in quanto svantaggioso per l’economia americana. Si è
dimostrato invece più flessibile per l’altro tema di rilievo: l’eliminazione
dei sussidi agli agricoltori americani, se l’Europa farà lo stesso, in modo da
poter permettere all’Africa di commerciare con il resto del mondo. E’ l’Africa
naturalmente al centro dell’attenzione, con la cancellazione dei debiti:
decisione già presa dai ministri dell’economia l’11 giugno scorso, cui verrà
aggiunto un accordo sull’aumento degli aiuti a 25 miliardi di dollari nei prossimi
cinque anni. I sette leader dei Paesi più industrializzati, più la Russia, parleranno
anche del prezzo del petrolio, delle politiche economiche della Cina, del
nucleare nella Corea del Nord e in Iran, mentre Blair proporrà un piano di
aiuti per lo sviluppo delle aree palestinesi. Intanto i gruppi di “black block”
anarchici si sono scontrati con le forze dell’ordine. 10 mila poliziotti
presidiano Gleneagles e le zone circostanti e sono saliti a 60 gli arresti
degli agitatori. Secondo la polizia, i no global sarebbero organizzati e
avrebbero intenzioni minacciose, tanto da far pensare al ripetersi delle violenze
del 2001 a Genova.
Per la
Radio Vaticana, Sagida Syed.
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Ma come sta vivendo la Scozia
l’attesa per questo importante evento mondiale? Charles Collins lo ha chiesto
all’arcivescovo di Edimburgo, cardinale Keith Michael Patrick O’Brien:
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THE G-8 LEADERS HAVE NOT...
“I responsabili dei Paesi del G8
non hanno mantenuto le promesse fondamentali fatte ai Paesi sottosviluppati,
che spesso oggi si trovano a fare i conti con un debito enorme. La prima
domanda che vorremmo fare ai leader dei Paesi del G8 è: quando pensate di poter
adempiere alle promesse fatte ai Paesi poveri e alle popolazioni del mondo? In
secondo luogo penso che si debba prendere in seria considerazione l’attuale
ruolo delle Nazioni ricche nei confronti di quelle povere. Nel Vangelo c’è un
passo bellissimo in cui Gesù raccomanda ai saggi e ai dotti che è necessario
diventare simili ai bambini. Noi, gente comune, siamo come bambini riguardo alle
finanze e agli studi sociali, e anche di fronte ai saggi che si incontrano in
Scozia. Ma al cospetto del peccato, che vediamo oggi nel mondo, possiamo dire
che non è giusto che noi dei Paesi ricchi abbiamo così tanto, mentre tanti
altri nel mondo hanno così poco. Ai nostri responsabili vorremmo dire:
“riconsiderate i bilanci; chiedete ai vostri esperti di prepararne altri che possano
garantire un’equa distribuzione delle risorse mondiali tra Paesi ricchi e Paesi
poveri”.
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In vista del Vertice un appello è stato lanciato oggi dall’Ong “Medici
con l’Africa Cuamm”. Il diritto alla salute deve essere in primo piano per
aiutare subito le popolazioni africane, come sostiene la più grande
organizzazione sanitaria italiana impegnata da oltre 50 anni in attività
ospedaliere e territoriali nel Continente africano, dove milioni di persone
muoiono ogni giorno di Aids e di altre patologie che potrebbero essere
facilmente curabili con medicine o evitabili con vaccini. Roberta Gisotti ha
intervistato il dottor Gianpaolo Braga, vicepresidente dell’Ong:
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R. – I sistemi sanitari africani
vivono una situazione di grande difficoltà finanziaria, sia per tutta l’area
della prevenzione sia per l’area della cura. Per cui, è necessario sviluppare
progetti coordinati a livello di Paesi più ricchi, ma anche di Paesi europei:
qui veramente si rende necessario un coinvolgimento dell’Unione Europea, che auspichiamo
in collegamento con la neonata Unione Africana, che insieme sicuramente
potrebbero combattere queste grandi patologie. Abbiamo anche scadenze: nel
Duemila, è stata fatta una Dichiarazione dai 189 capi di Stato delle Nazioni
Unite, di ridurre del 66 per cento il tasso di mortalità dei bambini al di
sotto dei cinque anni, e di ridurre del 75 per cento la percentuale delle donne
che muoiono in età fertile e, ovviamente, di ridurre la diffusione dell’HIV,
oltre che della malaria, della TBC e di quelle malattie endemiche che
coinvolgono questi Paesi. Nel prossimo settembre, dopo cinque anni, ci sarà il
summit per verificare se sono stati fatti dei miglioramenti.
D. – Dottor Braga, se lei avesse
la possibilità di prendere la parola al tavolo del G8, che cosa direbbe?
R. – Direi che debbono essere
sviluppati due impegni. Il primo impegno è quello di mettere a disposizione
delle risorse finanziarie: uno degli obiettivi è quello di arrivare allo 0,7
del prodotto interno lordo entro il 2015. Però, dall’altro canto, anche quello
di fare in modo che si possano adottare strumenti per far sì che questi
interventi che vengono realizzati nei Paesi africani possono trovare un terreno
fertile. Abbiamo assistito in molti casi a iniziative di cooperazione che non
hanno prodotto gli effetti sperati. Allora, i governanti degli 8 Paesi più
industrializzati devono decidere proprio questo: mettere a disposizione più
risorse e mettere a disposizione un sistema per dare una concreta attuazione a
progetti e programmi per poi monitorarli, assieme ovviamente ai Paesi africani.
D. – Insomma, non bisogna
parlare di Africa in termini astratti ...
R. – Assolutamente no. Si tratta
di fare in modo che qualsiasi iniziativa che venga assunta sia verificata e
valutata, per capire se produce il risultato atteso.
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IN BURUNDI IL REGOLARE SVOLGIMENTO DELLE ELEZIONI
DI IERI, SEGNA UNA SVOLTA DOPO I LUNGHI ANNI DI GUERRA CIVILE: DEL DIFFICILE PROCESSO
DI PACIFICAZIONE, PARLIAMO CON LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO CHE NE E’ STATA UNA
PROTAGONISTA
- Ai
nostri microfoni don Matteo Zuppi -
Elezioni storiche quelle che si sono tenute ieri in
Burundi. Per la prima volta a partire dal 1993, più di tre milioni di persone
sono statE chiamate alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Un segnale
nettamente positivo per un Paese che è stato teatro di una sanguinosa guerra
civile, che ha provocato la morte di almeno 300 mila persone ed oltre un
milione tra profughi e rifugiati. Sul significato di queste elezioni, Donika Lafratta
ha intervistato don Matteo Zuppi, assistente della Comunità di Sant’Egidio:
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R. – Elezioni vuol dire la chiusura della fase di
pacificazione del Paese per trovare finalmente istituzioni credibili,
legittime. Mi sembra che queste elezioni chiudano tutta la tragica storia di
questi ultimi anni.
D. – Quali fattori hanno agevolato il processo di pace?
R. – Direi senz’altro l’incontro diretto. Lo dico anche per
il ruolo che la Comunità di Sant’Egidio ha svolto organizzando il primo
incontro in assoluto tra l’allora presidente putschista, Pierre Buyoya, e
quello che era il capo dei cosiddetti “génocidaires”.
D. – In che modo la Comunità di Sant’Egidio si è trovata
coinvolta in questo processo? C’è stata una richiesta oppure voi eravate già
attori, in un certo senso, consapevoli di quello che stava accadendo?
R. – Direi tutte e due le cose. Direi che c’è stata una
richiesta ... Noi ovviamente seguivamo con grandissima attenzione,
preoccupazione e dolore quello che avveniva nella zona dei Grandi Laghi in
quegli anni, soprattutto dopo la tragedia del ’94 in Rwanda, una situazione
diversa ma anche simile al Burundi. E quindi nel ’96, quando venne in visita a
Roma l’allora presidente del Burundi, Sylvestre Ntymbantunganye, visitò
Sant’Egidio. Aveva seguito il processo di pace in Mozambico e quindi, in fondo,
l’idea che, come in Mozambico, si potesse raggiungere i guerriglieri e trovare
insieme con loro una formula di pace lo affascinava. Lui era il presidente hutu
che però era combattuto da una guerriglia ugualmente hutu. Ci chiese aiuto e da
allora – poi il presidente è cambiato, è diventato Buyoya – la Comunità si è
coinvolta. Quindi, direi le due cose: la porta aperta, l’interesse, il cercare
comunque di non chiudere qualunque dossier, qualunque situazione sbrigativamente
ma di fermarsi e di cercare di trovare i mille legami, i mille contatti che
poi, comunque, possono eventualmente essere utili per qualche soluzione. E poi,
la richiesta di aiuto dell’allora presidente, poi confermata dal presidente Buyoya,
poi anche il ruolo formale nel processo di negoziazione perché la Comunità presiedeva
una delle quattro Commissioni del processo di Arusha: la Commissione per
l’integrazione dell’esercito e per il cessate-il-fuoco.
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DOMANI A SINGAPORE SI
DECIDE LA CITTÀ PER I GIOCHI OLIMPICI 2012
- Ai nostri microfoni l’atleta Manuela Di Centa -
Domani a Singapore il Comitato Olimpico
Internazionale deciderà la città che organizzerà i Giochi 2012. Cinque le
grandi capitali candidate. Parigi, Londra, Mosca, Madrid e New York. Ce ne parla
Rita Anaclerio:
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E’ una lotta dura e tutte e cinque le squadre hanno
deciso di mettere in campo i loro attacchi migliori. Si sta svolgendo in queste
ore a Singapore una delle gare agonistiche più impegnative. In pole position
c’è Parigi supportata dal suo presidente, Jacques Chirac. Londra è in rimonta
grazie all’impegno del premier Tony Blair. Con distacco seguono Madrid, New
York e Mosca. Ma ancora tutto può succedere a questa corsa per l’assegnazione
delle Olimpiadi 2012. Il traguardo definitivo sarà tagliato domani: sarà ufficializzato
il nome della città vincitrice alle ore 13.30 italiane. In realtà, più che una
città, Singapore si è trasformata in un luogo di passerella dove potenti e
politici del mondo sfilano e si “accattivano” gli elettori del Comitato
Olimpico Internazionale. “Se avremo la possibilità
di organizzare i Giochi, costruiremo qualcosa per il futuro di un'intera generazione”.
Così perora la candidatura della sua nazione Tony Blair. Bertrand Delanoe, sindaco di Parigi e capo
del Comitato organizzatore, ha promesso che se la 'Ville lumiere' otterrà i Giochi del 2012, saranno Olimpiadi
“popolari, solidali, ed etiche”. “La scelta di Mosca sarebbe una
scelta storica”, afferma il sindaco moscovita Yuri Luzhkov. La Spagna, rappresentata,
tra gli altri, in maniera illustre dalla regina Sofia e da Luis Zapatero, punta
invece sugli “elettori” ecologisti assicurando che saranno Giochi 'verdi',
con un 'Fondo per la biodiversità, pari
all’1 per cento del costo di tutti gli impianti. Convinto della vittoria è
Michael Bloomberg, sindaco della Grande Mela. Ma nonostante questo clima competitivo,
le Olimpiadi si confermano occasione di incontro fra culture diverse, come ci
conferma da Singapore la campionessa di sci di fondo e rappresentante degli atleti italiani
nel Comitato Olimpico Manuela Di Centa:
“Ora noi, con questo messaggio, attraverso il Comitato
Internazionale Olimpico, vorremmo chiedere che, magari per quei giorni e poi
chissà ancora di più, si smetta di combattere tra noi per guardare alla pace”.
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5 luglio 2005
LETTERA APERTA DEI GESUITI DI TUTTO IL MONDO AI
LEADER DEL G8
PER MIGLIORARE LA QUALITA’
DEGLI AIUTI INTERNAZIONALI.
“IN GIOCO C’E’ LA DIGNITA’ DI TUTTA LA RAZZA
UMANA”
LONDRA. = “Incrementare e migliorare
la qualità degli aiuti per lo sviluppo internazionale; promuovere un sistema di
commercio internazionale concentrato sullo sviluppo umano; adottare modelli di
sviluppo fondati sulla solidarietà e sostenibilità; trovare una soluzione
definitiva al problema del debito estero; creare istituzioni internazionali che
favoriscano la crescita dei popoli” Questi i cardini della Lettera aperta che i
Gesuiti europei, africani, asiatici, dell’Oceania e delle Americhe hanno
inviato ai leaders del G8. Nel loro appello, i religiosi ricordano l’importanza
di uno sviluppo sostenibile per tutte “quelle comunità che vivono in povertà,
private e depredate dei loro diritti fondamentali”. Nella Lettera, infine, i
Gesuiti esortano i leaders del G8 a trasformare le parole in fatti perché “in
gioco ci sono i diritti umani di tante persone e con loro anche la dignità di
tutta la razza umana”. (R.A.)
ARRESTATO IN CINA IL VESCOVO DELLA CHIESA “CLANDESTINA” Jia Zhiguo:
E' il
6° arresto del PRESULE che ha già trascorso 20 anni in prigione
PECHINO. =
Il vescovo cinese Jia Zhiguo, è stato arrestato dalla Polizia cinese. Lo si apprende
da un comunicato diffuso dalla Fondazione
cardinale Kung, un gruppo per la difesa della libertà di religione. Fonti
della Chiesa cinese affermano che Jia è stato prelevato dalla sua abitazione da
un gruppo di poliziotti in borghese alle 15.30 di ieri e portato in un luogo di
detenzione imprecisato. Il vescovo Jia, della diocesi di Zheng Ding nella Provincia
settentrionale dell'Hebei, ha 70 anni ed ha trascorso 20 anni nelle prigioni
cinesi. La Fondazione cardinale Kung
ricorda che dal gennaio del 2004, il vescovo è stato arrestato per sei volte.
Non sono state fornite motivazioni per l'arresto. (R.A.)
povertà
e fondamentalismo indù. QUESTE LE SFIDE PER Mons. Robert Mirando, IL Primo vescovo nella RECENTE diocesi di GulbargA, IN INDIA.
SECONDO
IL PRESULE “Musulmani e
indù apprezzano il lavoro dei missionari cristiani, ma gruppi di estrema destra
alimentano le violenze”
Gulbarga.
= Povertà, fondamentalismo indù
e dilagante sentimento anti-cristiano saranno tra le sfide più difficili
del primo vescovo di Gulbarga, nuova diocesi della Chiesa cattolica nello Stato
del Karnataka, nel sudovest dell’India. Mons. Robert Mirando, che si insedierà
ufficialmente il prossimo 18 agosto, racconta in un’intervista rilasciata
all’agenzia AsiaNews, gli obiettivi della sua missione in una zona dove
i cristiani vivono sotto la soglia della povertà e minacciati dal
fondamentalismo della destra indù. “La diocesi – spiega mons. Mirando – comprende
un’area molto vasta; qui i cristiani sono molto poveri ed emarginati. Dal punto
di vista sociale sono all’ultimo gradino del sistema della caste”. La
proliferazione di sette evangeliche e l’ondata anticristiana promossa dall’ala
di estrema destra sono i due pericoli più grandi che minacciano i cristiani di
Gulbarga. Il prelato sottolinea però che questo atteggiamento è circoscritto
alle frange di fanatici indù perché “il sacrificio e il lavoro dei missionari
cristiani è apprezzato e rispettato anche dai membri della comunità musulmana e
indù: offriamo servizi sociali e educazione a tutti, senza distinzioni di casta
o religione”. Per affrontare le sfide poste da questa difficile missione il
nuovo vescovo ha intenzione di creare una struttura istituzionale all’interno
della diocesi, che lavori per il dialogo, la collaborazione e
l’evangelizzazione. Quella di Gulbarga è la 150esima diocesi cattolica
dell’India, la 120esima di rito latino. Il Vaticano ne ha annunciato la
creazione il 24 giugno scorso; comprende territori dell’arcidiocesi di Hyderabad
e della diocesi di Bellary e Belgaum e rientrerà nell’arcidiocesi di Bangalore;
conta 6.425 fedeli su 7 milioni di abitanti, ha 16 parrocchie, 29 sacerdoti e
110 religiosi. Nel Paese esistono altri 2 riti quello siro-malabarese, che
conta 25 diocesi e quello siro-malankarese con altre 5 diocesi. (R.A.)
DONNE DEL SUD DEL MONDO CANDIDATE AL PREMIO NOBEL
PER LA PACE.
FILIPPINE, SUDANESI E MESSICANE
UNITE IN UNA LOTTA QUOTIDIANA
CONTRO LE VIOLENZE ED I SOPRUSI
OSLO. = Se la pace avesse un
volto avrebbe quello delle donne del sud del mondo. Infatti, molti nomi che compongono
la lista “Mille donne per il Premio Nobel per la pace 2005”, segnalate al
Comitato di Oslo che nel prossimo autunno assegnerà il prestigioso riconoscimento
provengono dai “Paesi caldi”: 91 indiane, 80 cinesi, 52 brasiliane, 29
pakistane, 27 filippine, 16 sudanesi, 12 maliane, 12 colombiane, 12 messicane,
10 burundesi. Le ‘candidate’, provenienti in tutto da 153 Paesi anche del nord
del mondo, sono contadine e avvocati, musulmane e cattoliche, parlamentari, professoresse,
medici e giornaliste, tutte unite nella lotta contro i soprusi e la violenza.
Oppure impegnate in battaglie quotidiane come quella per l’accesso all’acqua
potabile, alla terra e alle altre risorse, l'assistenza ai malati di AIDS e ai
bambini denutriti. Il loro lavoro si svolge spesso in situazioni di grave
emergenza umanitaria e molte rischiano la vita ogni giorno al punto che alcuni
nomi non possono apparire sulla lista per timore di ritorsioni nei loro confronti.
(R.A.)
“Passaggi in India ieri ed oggi”. QUESTO IL TITOLO DELLA MOSTRA
POSTA sotto l’alto patronato dell’UNESCO CHE
per la prima volta in Europa ESPONE LE acquetinte di Thomas e William Daniel
- A cura di Alessandro Gisotti -
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ROMA. = L’India di fine ‘700 con
i suoi palazzi, città, fortezze, paesaggi naturali e luoghi di culto, e l’India
di fine ‘900, ripercorsa negli stessi luoghi con il medesimo punto di vista per
scoprire che cosa è cambiato e cosa è rimasto immutato. Questo è il senso e la
magia di “Passaggi in India ieri ed oggi”. L’affascinante esposizione, sotto
l’alto patronato dell’UNESCO, espone per la prima volta in Europa 73 acquetinte
di Thomas e William Daniel, provenienti dal Victorial Memorial Hall di
Calcutta, accompagnate come in un gioco di specchio da altrettante fotografie
di Antonio Martinelli. Gli inglesi Thomas e William Daniel, zio e nipote, iniziarono
le loro peregrinazioni in India nel 1788, lasciando Calcutta per seguire il
corso del fiume Gange. Durante il loro lungo cammino realizzarono moltissimi
disegni ed acquerelli, utilizzando la camera oscura, grazie alla quale
riuscirono a documentare un gran numero di vedute, viaggiando di continuo e
concedendosi solo brevi soste. A distanza di 200 anni, Antonio Martinelli dopo
un lungo lavoro di ricerca per ripercorrere il medesimo itinerario dei Daniel,
è partito a sua volta per l’India, compiendo quattro viaggi tra il 1995 e il
1997. Usando l’obiettivo al posto del pennello e ricercando punti di vista
vantaggiosi e le giuste condizioni atmosferiche, Martinelli è riuscito a ottenere
delle immagini sorprendentemente simili alle acquetinte dei Daniel. Dal
confronto di queste due visioni artistiche, l’acquatinta e la fotografia,
scaturisce una documentazione straordinaria del patrimonio ambientale e
architettonico indiano attraverso due secoli di storia. La mostra è accompagnata
da una rassegna cinematografica sul film indiano.
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TECNOLOGIE INFORMATICHE
E ISTRUZIONE IN AFRICA. PARTE DA UN VILLAGGIO DELL’UGANDA IL PROGRAMMA PILOTA “NEPAD
E-SCHOOL” CHE COINVOLGE 16 NAZIONI AFRICANE IN UN PROGETTO DI “E-SCHOOL”
KAMPALA. = Parte da un piccolo
villaggio africano il programma pilota “Nepad e-school” che coinvolge 16
Nazioni africane. La scuola secondaria ‘Bugulumbya’, nel villaggio di Busobya
in Uganda centrale è stata scelta, infatti, per lanciare questa iniziativa nata
dalla collaborazione tra il NEPAD (New partnership for Africa development) e
alcune aziende internazionali per inserire tecnologie informatiche nel maggior
numero possibile di scuole africane. Si prevede che dal prossimo ottobre nei
Paesi che partecipano al programma almeno 6 scuole siano attrezzate con
computer e collegamenti ad Internet, con l’obiettivo di coinvolgere
direttamente 150.000 tra alunni e insegnanti. Calcolatori e connessioni
permetteranno agli utenti di collegarsi alla Rete “e-school” per scaricare materiale
didattico e informativo. Al programma è collegato anche il progetto
d’informazione sanitaria “Nepad e-health”. (R.A.)
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- A cura di Eugenio Bonanata -
Ancora sangue in Iraq, dove
questa mattina 4 donne sono state uccise e altre 3 sono rimaste ferite nell’attacco
contro un mini-bus sul quale viaggiavano. Sempre stamane, inoltre,
un’esplosione ha scosso il centro di Baghdad in prossimità dell’ambasciata iraniana.
Intanto, a Bagdad, nel corso di un acceso dibattito al parlamento iracheno,
molti deputati hanno sollecitato il governo del premier Jaafari ad impedire
contatti segreti con i ribelli notificando, inoltre, agli Stati Uniti che la
responsabilità di tali contatti può essere solo dell’Assemblea Nazionale irachena.
Infine, non si ha nessuna notizia dell’ambasciatore egiziano in Iraq rapito sabato,
tuttavia, continuano attacchi contro altri diplomatici.
Israele e Autorità Palestinese
hanno raggiunto l’accordo per la creazione di un corridoio di sicurezza tra
Gaza e la Cisgiordania, dopo il ritiro dei coloni dai territori. Secondo la
radio israeliana, l’accordo prevede una prima fase in cui le forze di sicurezza
israeliane scorteranno i convogli di automobili palestinesi in transito tra le
due aree e una seconda fase, per la quale Israele ha proposto la costruzione di
un collegamento ferroviario. Il collegamento di superficie tra Cisgiordania e
Gaza è stato uno dei nodi principali dei colloqui israelo-palestinesi sul
ritiro. All'accordo ha lavorato per settimane il Quartetto composto da Stati
Uniti, Russia, Unione Europea e Onu insieme a funzionari della Banca Mondiale.
Il progetto, che faciliterà il movimento di beni e persone tra i due territori
palestinesi, era stato approvato dal primo ministro israeliano Ariel Sharon
all’inizio di giugno e poi è stato sottoposto all’attenzione dell'Autorità
Nazionale Palestinese.
L'Africa chiede due seggi
permanenti con diritto di veto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Lo hanno deciso all’unanimità i capi di Stato e di governo dell’Unione Africana
riuniti a Sirte, in Libia, che nella notte hanno adottato una dichiarazione in
tal senso da presentare all’Onu. Il vertice, che ha ripreso stamani i lavori e
si concluderà in serata, non ha ancora reso noto a chi devono andare i due
seggi. Nè è ancora chiaro, inoltre, se il testo finale conterrà anche la
richiesta di altri cinque seggi non permanenti, contenuta nel progetto di risoluzione
redatto alla vigilia del summit. Il vertice è stato aperto, ieri, dal padrone
di casa, Moammar Gheddafi che ha invitato i Paesi africani a “non mendicare”
gli aiuti per non creare una spaccatura fra Paesi grandi e piccoli. Nel corso
del vertice, infine, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha annunciato
la creazione nell’ambito delle Nazioni Unite di un Fondo per la democrazia,
finalizzato ad assistere i Paesi che vorranno rafforzare il proprio sistema
democratico.
Il presidente della Repubblica italiana Ciampi è in visita a
Strasburgo, presso la sede del Parlamento Europeo, dove ha tenuto il proprio
discorso davanti ai deputati riuniti in seduta solenne. Al termine, Ciampi
incontrerà il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Il
nostro servizio:
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Il presidente Ciampi ha
affermato che “L'Unione Europea non è solo un’area di libero scambio, ma
un’entità politica”. Inevitabile da parte sua un richiamo alle origini
dell’Unione che è, soprattutto, “una realtà costituzionale che non si
contrappone alle amate Costituzioni nazionali, ma le collega e le completa”.
Nonostante le recenti battute d’arresto, bisogna pensare all’avvenire
dell’Unione e Ciampi è fermo in questa posizione, che impegna “tutti assieme –
ha affermato – sia gli 11 Stati che hanno già ratificato il Trattato, sia gli
Stati che ancora devono farlo, sia i due Stati che hanno detto no”. Il
presidente ha poi ricordato come, alla firma, il Trattato fosse “circondato da
un generale consenso”, mentre poi “in pochi mesi si è fatto strada il timore
che i cittadini fossero esclusi da decisioni cruciali per il loro futuro” e si
sono accentuate, inoltre, “le preoccupazioni per la mancata crescita
economica”. Ciampi ha così ricordato che l’Europa non può tollerare vistose
disparità di tenore di vita tra i territori e quindi tra popoli. Tuttavia,
l’obiettivo della coesione può essere raggiunto solo “con appropriate politiche
di governo dell’economia, attraverso il coordinamento delle politiche di
bilancio dei governi nazionali e il rilancio dell’impegno europeo nei grandi
programmi comuni”. Dopo aver elogiato la politica di stabilità dei prezzi perseguita
dalla Banca Centrale Europea, Ciampi ha infine ribadito la più ferma difesa
dell’euro, definendolo “la manifestazione più avanzata della volontà unitaria
dei popoli europei”. E proprio quando Ciampi ha fatto riferimento all’Euro, è
iniziata la contestazione da parte di tre europarlamentari della Lega Nord che,
gridando “basta con l’euro”, hanno interrotto il discorso del presidente. I tre
sono stati subito espulsi dal presidente Josep Borrell che, stigmatizzando
l’episodio ha chiesto scusa a Ciampi.
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A Evian, in Francia, i ministri degli Interni di Francia, Germania,
Italia, Gran Bretagna e Spagna hanno accolto le proposte italiane sulla lotta
all’immigrazione clandestina nel Mediterraneo. Soddisfatto il ministro italiano
Pisanu: “Siamo impegnati da tre anni in questa direzione e l’approccio
individuato oggi avrà un seguito ai massimi livelli internazionali”. L'azione
seguirà quattro direttive: pattugliamenti congiunti delle acque internazionali
del Mediterraneo centrale; collaborazione nelle azioni di rimpatrio tra i Paesi
dell’Unione Europea, concordate coi Paesi d'origine; squadre congiunte nei
punti di raccolta degli immigrati; analisi congiunta dei flussi migratori
provenienti dall'Africa subsahariana.
Non c’è ancora un vincitore alle
elezioni politiche di domenica scorsa in Albania. Il leader dell’opposizione
Sali Berisha ha annunciato la vittoria mentre il premier uscente Fatos Nano
spera in un recupero. Per gli osservatori internazionali, sulla regolarità del
voto c’è stato solo un limitato progresso rispetto alle precedenti elezioni.
Nelle isole
Mauritius la coalizione dell’opposizione ‘Alliance sociale’, guidata
dall’ex-primo ministro Navin Ramgoolam, ha vinto le elezioni legislative
svoltesi domenica. Lo ha riferito la commissione elettorale nazionale,
precisando che l’alleanza di Ramgoolam, ha ottenuto la netta maggioranza in
tutte le 20 circoscrizioni della piccola Repubblica dell’Oceano Indiano. Il
primo ministro uscente, Paul Berenger, ha ammesso la sconfitta della sua
coalizione, rimettendo il suo incarico nelle mani del presidente Anerood
Jugnauth e annunciando che “sarà l’opposizione a formare il nuovo governo”.
La presidente filippina, Gloria
Arroyo, si è detta pronta a sottoporsi ad una procedura di destituzione per
poter respingere tutte le accuse di brogli elettorali rivolte contro di lei
dall’opposizione. Da oltre un mese la presidente è, infatti, al centro di uno
scandalo scoppiato con la pubblicazione di intercettazioni telefoniche in cui
parla con un commissario durante lo spoglio dei voti delle presidenziali del
maggio 2004. La Arroyo ha negato di aver voluto influenzare il voto, tuttavia,
l’opposizione filippina chiede a gran voce le sue dimissioni. Un portavoce
della Arroyo ha dichiarato che “la destituzione sarà solo una perdita di
tempo”, ma di essere comunque favorevole “se questo fosse il solo modo di
mettere fine alla denigrazione e all'attuale teatrino”.
Quattro militanti armati che avevano attaccato stamattina
il tempio di Ayodhya, in India settentrionale, sono stati uccisi dalle forze di
sicurezza indiane. Dal 1992 musulmani e indù si contendono il sito religioso.
In Indonesia
torna a tremare la terra. Una scossa sismica di magnitudo 6,7 sulla scala
Richter ha colpito, infatti, l’isola di Sumatra e altre isole vicine. Secondo
le autorità locali, il terremoto non avrebbe provocato vittime ma ingenti
danni. L’epicentro della scossa è stato registrato in mare, a una profondità di
30 chilometri, vicino all’isola di Nias, a ovest di Sumatra.
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