RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
190 - Testo della trasmissione di sabato 9 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Bilanci in attivo nel 2004 per
la Santa Sede e la Città del Vaticano
OGGI IN PRIMO PIANO
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Riunito nei giorni scorsi a Damasco il Sinodo
greco-ortodosso di Antiochia
Speranza
di pace in Sudan: firmata la nuova Costituzione
Domani,
Kirghizistan al voto per le presidenziali
9 luglio 2005
BILANCI IN ATTIVO NEL
2004 PER LA SANTA SEDE E LA CITTA’ DEL VATICANO
Conti in attivo
per la Santa Sede e la Città del Vaticano. Sono stati resi noti stamane i Bilanci
consuntivi per il 2004, oggetto della riunione ieri in Vaticano del Consiglio
dei porporati per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa
Sede, presieduta dal segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano. Il servizio di Roberta Gisotti:
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I mezzi materiali sono rilevanti per l’annuncio del Vangelo
e per la missione spirituale della Chiesa: ha osservato Benedetto XVI, nel
prendere in esame i bilanci distinti della Santa Sede e della Città del
Vaticano, oltre ai consuntivi dell’obolo di San Pietro e di altri contributi
arrivati dalle diocesi di tutto il mondo alla Chiesa universale nel corso del
2004.
E veniamo alle cifre. Nelle
casse della Santa Sede, organo centrale di governo della Chiesa cattolica, sono
entrati 205 milioni, 663 mila, 266 euro, a fronte di 202 milioni, 581 mila, 446
euro, con un avanzo positivo di 3 milioni, 81 mila, 820 euro, migliorato rispetto
all’esercizio 2003 che si era chiuso invece con un disavanzo.
Attivo anche il bilancio della Città
del Vaticano, riferito alla gestione del territorio vaticano e all’azione di
supporto alle attività della Santa Sede. Il risultato positivo è stato di 5 milioni,
371 mila, 194 euro.
E’ diminuito invece del 7,4 per
cento l’Obolo di san Pietro, ovvero l’insieme delle offerte per assistere il
Papa nella sua missione apostolica e caritativa, che sono state lo scorso anno
pari a 51 milioni, 710 mila, 348 dollari. Sono aumentati però dell’8,1 i
contributi delle diocesi nella misura totale di 27 milioni, 209 mila, 792
dollari.
Tra gli argomenti trattati dal
Consiglio dei cardinali c’è stato anche quello dei mezzi di comunicazione
sociale, in particolare la Radio Vaticana. Pure sottolineando l’importanza che
hanno questi strumenti per informare sull’attività e l’insegnamento del Santo
Padre e della Chiesa universale, i porporati hanno evidenziato “che impegnano
ingenti risorse finanziare e richiedono continue innovazioni tecnologiche”.
Altri dati emersi riguardano le
persone che lavorano attualmente nella Curia romana, presso i vari Dicasteri ed
organismi della Santa Sede: sono 2 mila 633, di cui 759 ecclesiastici, 249
religiosi e 1558 laici, oltre a 1429 pensionati. Vi sono poi i dipendenti della
Città del Vaticano, in tutto 1560, cui si aggiungono 878 pensionati.
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GLI
ATTENTATI A LONDRA NON AVRANNO RIPERCUSSIONI SULL’ORGANIZZAZIONE
DELLA
GMG DI COLONIA, CHE ATTENDE CON CRESCENTE EMOZIONE L’INCONTRO
CON BENEDETTO XVI: AI NOSTRI MICROFONI, LE
RASSICURAZIONI
DEL
CARDINALE KARL LEHMANN, PRESIDENTE DELL’EPISCOPATO TEDESCO
Gli
attentati terroristici di Londra non avranno ripercussioni sull'allestimento
della Giornata mondiale della Gioventù di Colonia a cui prenderà parte anche
Benedetto XVI. “Anche se si segue la situazione con estrema attenzione, quanto
accaduto non giustifica la messa in discussione delle Giornate della Gioventù”,
hanno affermato gli organizzatori, sottolineando che le forze di sicurezza già
da mesi si preparano ad ogni eventualità. E rassicurazioni arrivano anche dal
cardinale Karl Lehmann, vescovo di Mainz e presidente della Conferenza
episcopale tedesca, al microfono di Ludwig Waldmüller:
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GESTERN
HABEN DIE VERANTWORTLICHEN DES WELDJUGENDTAGES ...
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“Ieri, i responsabili della
Giornata mondiale della gioventù hanno pubblicato una dichiarazione nella quale
invitano tutti a non avere paura e ad essere fiduciosi, perché le autorità
preposte alla sicurezza hanno preso e prenderanno tutte le misure necessarie.
Ovviamente, una manifestazione di tale estensione non potrà mai essere
garantita al 100 per cento. Non credo che quanto accaduto possa indurre quei
360 mila che già si sono prenotati, né gli altri che vogliono recarsi nelle
singole diocesi, a disdire la loro venuta. Però, bisogna certamente fare i
conti con una preoccupazione crescente. Credo, comunque, che gli organizzatori
fossero coscienti anche prima di Londra di dovere provvedere in ogni maniera
possibile ed immaginabile per garantire il livello massimo di sicurezza. Per
mio conto, ho già avuto un colloquio con il ministro degli Interni. Per il
resto, i preparativi procedono nel migliore dei modi. Il Santo Padre – come ho
potuto appena constatare – aspetta con gioia questo evento. Mi sembra che ci
sia una buona combinazione tra la visita che lui compie per la prima volta come
Pontefice nella sua Patria, e la necessità di rispondere anche ad alcuni
impegni rappresentativi, sempre però a Colonia, escludendo comunque visite ad
altre città, come per esempio Berlino, per cui, in realtà, lui c’è solo per la
Gmg!”.
UDIENZE
Benedetto XVI, nel corso della mattinata, ha ricevuto in
successive udienze Sua Beatitudine Ignace Pierre VIII Abdel-Ahad, Patriarca di
Antiochia dei Siri in Libano con il seguito; il cardinale Renato Raffaele
Martino, presidente del pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; il
cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione delle
Chiese Orientali; l’arcivescovo Giuseppe Betori, segretario generale della
Conferenza episcopale italiana e l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente
del pontificio consiglio “Cor Unum”.
NOMINA
In Bangladesh, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell'arcidiocesi di Dhaka, presentata da mons. Michael Rozario, per
sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Dhaka
mons. Paulinus Costa, finora vescovo di Rajshahi.
IL
RICORSO ALLA RELIGIONE PER GIUSTIFICARE GUERRA E TERRORISMO
E’ UNA
BESTEMMIA CONTRO DIO: COSI’ IL CARDINALE PAUL POUPARD
NEL
DISCORSO D’APERTURA DELL’INCONTRO DEI CENTRI CULTURALI CATTOLICI
DEL MEDITERRANEO E DEI BALCANI, IN CORSO A
SARAJEVO
- A cura di Alessandro Gisotti -
“Il ricorso alla religione per
giustificare guerra e terrorismo” è “una bestemmia contro Dio e un insulto
all’uomo”: è quanto affermato ieri dal cardinale Paul Poupard, presidente del
pontificio consiglio della Cultura, nell’intervento d’apertura dell’incontro
dei centri culturali cattolici del Mediterraneo e dei Balcani, in corso a
Sarajevo sul tema “La sfida di un nuovo dialogo culturale nel contesto della
globalizzazione”. “E’ nostra convinzione – ha avvertito il porporato – che
il fanatismo religioso e il terrorismo profanano il nome di Dio e sfigurano
l’immagine autentica dell’uomo”. Il cardinale Poupard ha ribadito che la religione
è “portatrice di un’idea alta dell’uomo. Sa che ogni vita è sacra, è un dono di
Dio per riunire tutti gli uomini in una sola famiglia, nell’amore e nella
pace”.
Il porporato si è così
soffermato sulla terribile esperienza vissuta dalla Bosnia e da tutti i popoli
dei Balcani, travolti dalle guerre fratricide degli anni ’90 del secolo scorso.
“Come tristemente e troppo spesso succede nella storia degli uomini – ha
constatato – la religione è stata presa in ostaggio per giustificare dei
ripiegamenti nazionalistici ingiustificabili e attirare l’odio di altri per
servire le ambizioni personali di pochi”.
“La Santa Sede e la Chiesa tutta
intera – ha aggiunto il capo dicastero vaticano – in profonda sintonia con i
responsabili degli Stati impegnati nella costruzione di un avvenire migliore,
si impegneranno a favorire la cooperazione tra tutti gli uomini e le donne di
buona volontà, per il dialogo interculturale e la condivisione delle loro
ricchezze, per il bene dei popoli”. La Chiesa, ha concluso, continuerà a
lavorare per una “società più giusta e più umana, più solidale e più unita, nel
pieno rispetto dei diversi popoli”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La
prima pagina è sempre dedicata alla strage perpetrata a Londra. Il titolo d’apertura
è “L’angoscia per la violenza attanaglia tutti i popoli”.
Servizi
di approfondimento su quanto accaduto nella capitale britannica.
Nelle
vaticane, due pagine dedicate al tema dell’Eucaristia e alle Lettere pastorali
dei vescovi italiani.
Nelle
estere, “G-8”: raggiunti accordi sugli aiuti all’Africa, sulla tutela ambientale
e sulla pace in Medio Oriente.
Il comunicato relativo al bilancio consuntivo
consolidato 2004 della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.
Iraq:
l’Egitto riduce il personale diplomatico dopo l’uccisione dell’ambasciatore.
Nella
pagina culturale, un articolo di Anna Bujatti sulle varie iniziative promosse a
Roma per il centenario del cinema cinese.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il terrorismo. Berlusconi: “L’Italia non è la
prima della lista”.
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9 luglio 2005
NUOVA
RIVENDICAZIONE DI AL QAEDA PER GLI ATTENTATI TERRORISTICI
A LONDRA. PROSEGUONO LE INDAGINI DELLA
POLIZIA,
MENTRE
CRESCE L’ALLARME IN TUTTA EUROPA
- Ai
nostri microfoni, il prof. Luigi Bonanate -
“Penso che questo tipo di
terrorismo abbia radici molto profonde”. “Dove c'è estremismo, fanatismo o
estreme forme di povertà in un continente, le conseguenze non rimangono
confinate in quel continente ma vengono esportate nel resto del mondo”. Così
Tony Blair a commento degli attentati che hanno colpito il cuore di Londra
mentre a Gleaneagles, in Scozia, era in corso il Vertice dei G8. Fra le diverse
reazioni anche L’Osservatore Romano titola a tutta pagina “Il segno della
barbarie”, sottolineando che il vero e unico obiettivo della furia omicida è
quello di uccidere la pace. E mentre la capitale inglese torna lentamente alla
normalità, il numero delle vittime sembra destinato a salire. Da Londra, Sagida
Syed:
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Sembra esserci la stessa mano
dietro gli attentati del Seven Seven, così gli inglesi ricordano il nefasto 7
di luglio, la stessa che firmato le stragi di Madrid e di Istanbul gli anni
scorsi. Sul Web è infatti apparsa oggi una rivendicazione del gruppo di
Mujaedin delle Brigate di Abu Hafs Al Masri. Il comunicato inserisce gli
attentati all’interno di una più ampia strategia terrorista, volta a colpire il
Vecchio continente. Il gruppo rivendica la strage per la crociata degli
infedeli contro l’Islam e minaccia nuovi attacchi nei prossimi giorni. E Tony
Blair chiedendo a tutti la massima allerta dai microfoni di Radio BBC ha detto
che è difficile poter prevenire le mosse del terrorismo islamico. Intanto
continuano le indagini a ritmo serrato per individuare i responsabili con
l’analisi delle registrazioni delle telecamere di vigilanza e dei resti
dell’autobus e dei vagoni della metropolitana, coinvolti nelle esplosioni,
mentre sta giungendo a Londra un team di spagnoli, esperti di terrorismo, per
aiutare gli inquirenti. Secondo i media britannici la polizia starebbe cercando
un marocchino, coinvolto negli attentati del 2004 a Madrid e del 2003 a Casablanca,
Mohamed El Carbusi, considerato il cervello del gruppo islamico combattente
marocchino. L’uomo, che vive da 16 anni in Gran Bretagna ed ha fatto sparire le
sue tracce, avrebbe stretti legami con Abu Kataba, l’imam palestinese di
origine giordana, considerato il portavoce di Al Qaeda in Europa.
Da Londra per la Radio Vaticana,
Sagida Syed.
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E proprio qualche minuto fa in
conferenza stampa, Brian Paddick di Scotland Yard, facendo
il punto sulle indagini, ha precisato che nessuna persona è ricercata in modo
specifico per gli attentati di giovedì. La Polizia sta seguendo diverse piste.
Inoltre il portavoce ha spiegato che le esplosioni nella metropolitana sono
avvenute a 50 secondi di distanza l’una dall’altra. La prima è stata quella di
Aldgate, la seconda quella di Edgware road e la terza di Russel Square. Sono
ancora aperte tutte le ipotesi su come ciò sia potuto avvenire: tre kamikaze
coordinati sullo stesso orario, tre ordigni telecomandati a distanza o tre
bombe, ciascuna con un propria timer sincronizzato con le altre.
Stamani un’area dell’aeroporto
romano di Fiumicino, è stata fatta evacuare per la presenza di bagaglio
sospetto. L’allarme è cessato dopo che le forze di sicurezza hanno rintracciato
il proprietario che lo aveva dimenticato. Stamani, inoltre, le Forze dell’ordine hanno arrestato 142
persone in un maxi controllo sul fronte della sicurezza condotta in Lombardia,
dopo gli attentati di Londra. Intanto, ieri, facendo il punto sulla riunione del Comitato
per l’ordine e della sicurezza, il premier Berlusconi ha parlato di “un allerta
a tutto campo” verso tutti gli obiettivi sensibili, specificando come la
prevenzione totale risulti “se non impossibile quanto meno difficilissima”. Dopo gli
attacchi a Londra e i nuovi allarmi terrorismo, torna, dunque, in primo piano
il dibattito sull’equilibrio tra libertà e sicurezza per affrontare le minacce
terroristiche. Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del prof. Luigi
Bonanate, docente di relazioni internazionali all’Università di Torino:
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R. – In questa
situazione se noi rinunciassimo a qualche cosa, ci arroccassimo, se ci rinchiudessimo,
sarebbe come ammettere la vittoria del terrorismo. Il terrorismo uccide, ma lo
scopo del terrorismo è terrorizzare. La prima cosa che noi dobbiamo fare è non
lasciarsi terrorizzare. Capisco che questo sia difficile nel momento in cui si
è subito un colpo terribile come quello, che invece induce a riflessioni amare,
tristi, preoccupate e a rinchiudersi in se stessi. Ma questo sarebbe in qualche
modo dare ragioni ai terroristi. Questo non lo possiamo fare.
D. –
Professore, lei teme che ci sia un problema di interrelazione con le comunità
di cultura e di religione diverse presenti a Londra, come in Italia o in tutta
Europa?
R. – Ma
certo. Lo spirito della logica terroristica è quella di terrorizzare e di
disarticolare, cioè di creare contraddizioni in seno al nemico, si sarebbe
detto 50 anni fa, usando un linguaggio ideologico. E’ chiaro che questi eventi
e anche le risposte che noi diamo a questi eventi fanno sì che le tensioni
sociali e interrazziali si esaspereranno. Proprio per questo dobbiamo, tra le
altre cose, abbassare i toni. Dobbiamo abbassare i toni della repressione e
alzare, invece, i toni del dibattito politico. Non costringiamo gli Islamici ad
accoppiare politica e religione. Dobbiamo, semmai, aiutarli a tenerle separate.
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ALL’INDOMANI DELLA CONCLUSIONE DEL G8 IN SCOZIA,
SI DISCUTE SUGLI IMPEGNI PRESI PER L’AFRICA, LA
LOTTA AL TERRORISMO,
IL SURRISCALDAMENTO DEL GLOBO ED IL MEDIO ORIENTE
- Interviste con Sergio Marelli, Antonio Gaspari e
Camille Eid -
L’aiuto agli Stati in via di
sviluppo, l’impegno a rafforzare la sicurezza contro le minacce del terrorismo
e l’approvazione di un piano di azione sui cambiamenti climatici. Sono i
principali risultati del vertice del G8 conclusosi ieri a Gleneagles, in
Scozia. Tra gli accordi raggiunti, si devono sottolineare gli sforzi in favore
dell’Africa: i Paesi del G8 hanno approvato un piano di azione e di partnership
che prevede un aumento degli aiuti di circa 50 miliardi di dollari entro il
2010. Il piano comprende anche la cancellazione del debito di 18 Paesi poveri,
tra i quali 14 africani e 4 latino americani, la pianificazione di campagne
contro l’AIDS e la creazione di una nuova forza di peacekeeping. Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ed il
presidente della Banca Mondiale, Paul Wolfowitz, hanno espresso soddisfazione
per i risultati raggiunti. Sulle decisioni prese dal G8 per l’Africa ascoltiamo
al microfono di Benedetta Capelli il commento del presidente delle organizzazioni non governative
italiane, Sergio Marelli:
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R. - Io ritengo che si possa parlare di progresso. Questa
decisione di uno stanziamento aggiuntivo di 50 miliardi di dollari va nella
buona direzione. La povertà e i poveri del mondo hanno comunque bisogno di
interventi più significativi e decisivi. La concezione dominante è quella di
una cooperazione internazionale e di un piano di aiuti subordinati al progresso
economico dei nostri Paesi. E’ una visione che sa molto di filantropia. Ma questa
concezione non riconosce nella cooperazione internazionale una delle politiche
necessarie, indispensabili e utili anche al futuro dei nostri stessi Paesi.
D. – Per quanto riguarda la
cancellazione del debito, c’è la ratifica dell’accordo dei ministri economici
del G7…
R. – Noi continuiamo a dire che
la cancellazione totale del debito deve riguardare, indistintamente, tutti i 60
Paesi più poveri.
D. – Rimangono aperte molte
questioni…
R. – Rimane aperta la questione
fondamentale: gli otto più importanti governi della Terra si preoccupano
soprattutto dei termini economici che garantiscono all’interno dei loro
confini. Ma quando si tratta di affrontare, di assumere la responsabilità nei
confronti dei destini del pianeta, si tirano indietro e diventano davvero
piccoli, tutt’altro che grandi.
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Sul fronte della lotta al
terrorismo, i membri del G8 hanno confermato il loro impegno a rafforzare le
misure di sicurezza e a cooperare garantendo maggiore controllo nel settore dei
trasporti, in particolare su treni e metropolitane. Per prevenire drammatici
attacchi come quelli che hanno sconvolto Londra, sono state anche annunciate
nuove campagne contro la povertà e misure più adeguate per ridurre le fonti di
finanziamento ai gruppi terroristici. Per assicurare una migliore sicurezza
ambientale, il G8 ha approvato inoltre un piano di azione teso ad individuare
misure capaci di rallentare le emissioni di gas responsabili dell’effetto
serra. Il primo ministro britannico Tony Blair ha anche annunciato che, con una
Conferenza sui mutamenti climatici, sarà avviata il prossimo primo novembre in
Gran Bretagna una nuova fase di dialogo tra Paesi industrializzati ed
emergenti. Ma qual è oggi la situazione ambientale del nostro Pianeta? Isabella
Piro lo ha chiesto ad Antonio Gaspari, direttore del master in Scienze ambientali
all’Ateneo pontificio Regina Apostolorum:
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R. – Di certo sappiamo che la Terra si sta surriscaldando.
Non è chiaro però quale sia il rapporto tra i fattori antropici e quelli
naturali. C’è sicuramente un fattore antropico: se noi consideriamo le nostre
città vediamo che consumiamo più combustibile, utilizziamo più riscaldamento
durante l’inverno, più refrigeratori durante l’estate. E’ anche vero che la
nostra emissione di CO2 rimane pur sempre il 4 per cento del totale della CO2
prodotta naturalmente. Ma quanto di questo 4 per cento va veramente ad influire
sul clima?
D. – Durante il G8 è stato
menzionato solo di sfuggita il Protocollo di Kyoto. Qual è il suo parere su
questo documento?
R. – Io credo che sia già
abbastanza superato, perché si basava sul fatto che a sottoscriverlo, ad
impegnarsi per ridurre le emissioni fossero la maggioranza dei Paesi che producono
più anidride carbonica. I Paesi che hanno firmato, cioè i Paesi europei, la
Russia, sono una minoranza nella produzione di anidride carbonica, perché Stati
Uniti e Australia che non hanno ratificato, più i Paesi emergenti come Cina ed
India, che non hanno nessun obbligo nei confronti delle riduzioni delle
emissioni, producono già più anidride carbonica dei Paesi firmatari del G8. Se
si rispettano i limiti imposti dal Protocollo di Kyoto, forse nel 2020 ci sarà
una riduzione dello 0,02 gradi centigradi.
D. – Si parla spesso di forme di
energia alternativa. Secondo lei sono una possibilità reale?
R. – L’energia solare eolica non
può essere considerata una seria alternativa, non solo per i costi, ma perché è
difficile stabilire un principio di stabilità.
D. – Cosa si sarebbe potuto fare
allora per proteggere l’ambiente da parte del G8?
R. – Qualcosa per ridurre il
prezzo del petrolio. Avrebbe aiutato anche i Paesi in via di sviluppo, in
maniera significativa.
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Il G8 ha anche stanziato 3 miliardi di dollari per
l’Autorità nazionale palestinese auspicando che Israeliani e Palestinesi
possano vivere insieme in pace. Può essere questa una risposta opportuna e
pacificatrice dei leader dei Paesi più sviluppati nei confronti del mondo
arabo? Debora Donnini lo ha chiesto a Camille Eid, esperto di mondo arabo per
il quotidiano “Avvenire”:
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R. – A livello palestinese penso di sì, perché se uno
guarda bene vede che le organizzazioni radicali di Hamas e della Jihad islamica
in Palestina sono note per la loro azione sociale. Costruiscono scuole,
orfanotrofi, si occupano delle famiglie che hanno perso un membro durante
l’Intifada. Hanno a disposizione dei fondi che arrivano proprio dalle donazioni
dei musulmani che la pensano come loro. Quindi, il governo palestinese moderato
è indebolito da certe azioni perché la gente vede che il governo non fa nulla a
livello sociale a differenza di altri soggetti. Un aiuto come quello offerto
dal G8 può invece andare a sostenere l’azione moderata di personaggi che
possono convogliare la gente verso idee più moderate.
D. – I terroristi, secondo lei,
vogliono radicalizzare lo scontro?
R. – Chiaramente, o almeno provocare una reazione
sbagliata. Una reazione di chiusura porterebbe acqua al mulino dei terroristi,
perché loro cercano lo scontro di civiltà. Rispondendo in questa maniera,
invece, il mondo occidentale ha dato prova della propria maturità.
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VERONA SI APPRESTA A VIVERE UNA NUOVA GRANDE
EMOZIONE
CON LA BOHÈME DI GIACOMO PUCCINI, IN SCENA
STASERA ALL’ARENA
- Intervista con il soprano Fiorenza Cedolins -
I tetti ed i camini di Parigi
invaderanno stasera l’Arena di Verona per un nuovo allestimento de La Bohème di Giacomo Puccini, un titolo
molto amato dagli appassionati della lirica e che sarà interpretato dal soprano
Fiorenza Cedolins, una beniamina del pubblico areniano. Il servizio di Luca
Pellegrini:
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(musica)
Si addice perfettamente a
Fiorenza Cedolins la prima, suggestiva aria di Adriana Lecouvreur. E’ davvero,
l’affermata soprano, un’umile ancella a servizio della musica e dei musicisti.
Ha una presenza scenica matura e intensa, una voce purissima e generosa.
Nell’Anfiteatro veronese è di casa: ha già cantato Leonora, Aida e le
pucciniane Tosca e Butterfly. Ora una nuova eroina di Puccini l’attende: Mimì,
la delicata “fanciulla in fiore” de La
Bohème, che sarà diretta da Daniel Oren e con la regia del francese Arnaud
Bernard. La Mimì del primo atto, serena, ingenua e aperta alla vita, oppure la
Mimì dell’ultimo, piena d’amore e ricordi e con la morte già nel cuore: quale
dei due volti di Mimì, signora Cedolins, le è più artisticamente vicino?
“Io sono legata ad entrambe le dimensioni, perché mi piace moltissimo
questo personaggio proprio perché esprime questo senso della giovinezza con la
gioia piccola, modesta di poter vivere un amore, di poter vivere la speranza di
un futuro, per quanto umile, ma sereno. Mi piace poi particolarmente il IV
Atto, dove Mimì accetta con rassegnazione e con serenità la morte che sta
arrivando, perché è una ragazza che ha saputo accontentarsi di ciò che la vita
le ha dato. Mi piace vederla come una piccola creatura che ha compiuto, che
compie il suo destino, ma con la serenità”.
Il canto è la sua vita e la sua
vita si dona nel canto. Non solo un impegno artistico, ma una missione:
“Sono
profondamente convinta che al di là della volontà, della bravura che una persona
può avere o della concentrazione che si può mettere nel compiere questo
percorso dell’arte, occorre alla base un grandissimo dono che è il dono che ci
viene dato da Dio: avere non solo la voce, ma avere la sensibilità forse
particolare nel commuoversi davanti alle cose belle, che ci riempiono poi di
una ricchezza interiore che riusciamo poi a trasmettere attraverso il canto”.
(musica)
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani
10 luglio, 15a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta la Parabola
del Seminatore: è la parabola dell’ascolto, fondamentale per la fede. Gesù
spiega che la Parola di Dio va accolta in un cuore buono e umile: solo così il
seme può dare frutto. Ecco quanto dice il Signore:
“Il
seminatore uscì a seminare. E mentre seminava, una parte del seme cadde sulla
strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo
sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non
era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si
seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.
Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto”.
Ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Il seme cade
sulla strada, sul luogo sassoso, sulle spine, e cade sulla terra buona. Che
succede del seme? Dipende dunque dal terreno sul quale cade. Di nuovo il
Signore ci mette davanti all’arte di accogliere, di accettare la sua Parola.
Accogliere la sua Parola non significa un facile entusiasmo, ma sull’immagine
della Vergine di Nazaret vuol dire accoglierla con una simpatia di fondo, con
un’apertura totale e portarla con amore e attenzione. Accogliere la Parola vuol
dire portarla nel cuore e iniziare un dialogo con essa. Per questo Dio semina
la Parola in noi. Man mano che parliamo con la Parola di Dio, in noi cresce la
nostra vita secondo essa. Il seme che cresce è la nostra vita intrecciata,
rinvigorita e vivificata dalla Parola del Signore. I frutti della Parola dipendono
dunque dall’amore con il quale la accogliamo e la portiamo.
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9 luglio 2005
SI È CONCLUSO OGGI IL SEMINARIO DI STUDIO
DELL’AREA DI RICERCA
SU SCIENZA E FEDE, PROMOSSO
DALL’ISTITUTO
“ECCLESIA
MATER” DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE
ROMA. = “Il dialogo con il mondo
della scienza si conferma come una delle scelte prioritarie della Conferenza
Episcopale Italiana (CEI)”: lo ha ribadito il prof. Vittorio Sozzi, responsabile
del Progetto Culturale della CEI, intervenendo oggi alla chiusura dei lavori
del seminario di studio dell’area di ricerca su Scienza e Fede, promosso
dall’Istituto “Ecclesia Mater” della Pontificia Università Lateranense. Il
prof. Sozzi ha sottolineato come la scelta di “aiutare i credenti e le comunità
a capire le questioni finora riservate agli esperti” abbia ottenuto un notevole
risultato in occasione della mobilitazione informativa realizzata sui temi dei
recenti referendum in Italia. Al convegno, intitolato “Istanze epistemologiche
e ontologiche emergenti dalle scienze fisiche”, hanno partecipato una trentina
di scienziati, tra fisici, matematici e teologi. A proposito del rapporto tra
scienza e fede, don Alberto Strumia, dell’Università di Bari, ha definito
“superate” le due impostazioni dominanti finora: quella del “concordismo”, di
chi vede una corrispondenza diretta tra la fede e le scoperte scientifiche,
come nel caso della teoria del “Big Bang”, collegata al biblico “Sia la luce”;
e l’impostazione del “parallelismo”, per cui scienza e fede sono del tutto
scollegate ed autonome. Don Strumia ha sottolineato che invece si deve puntare
a nuove impostazioni e, in particolare, ha parlato di “punti di convergenza” da
studiare con il pensiero di San Tommaso. In questo senso, è necessario
approfondire la “teoria della complessità”, il passaggio dalla teoria dei
numeri a quella degli insiemi e l’orientamento finalistico dell’universo su cui
gli scienziati convergono. Ha concluso il convegno il teologo, mons. Giuseppe
Lorizio, preside dell’Istituto “Ecclesia Mater”, sottolineando come la tematica
della Creazione costituisca l’orizzonte teologico e l’anello di congiunzione
tra fisica, filosofia e teologia, in quanto rende possibile la realtà del mondo
come lo conosciamo e sprigiona inedite possibilità di convergenza e di studio.
Una tematica che va considerata nelle sue tre dimensioni: originaria, continua
ed escatologica. “Senza tale riferimento – ha spiegato – non si può realizzare
l’incontro delle persone e del mondo della scienza con la realtà della fede
cristiana”. (R.M.)
GRANDE GIOIA DEL SINODO GRECO-ORTODOSSO DI
ANTIOCHIA, RIUNITO
NEI GIORNI SCORSI A DAMASCO,
PER IL RECENTE RILANCIO
DEL DIALOGO ECUMENICO CON LA CHIESA CATTOLICA
DAMASCO. = Il sinodo
greco-ortodosso di Antiochia “accoglie con spirito gioioso e favorevole
l’approssimarsi del rilancio del dialogo ecumenico con la Chiesa Cattolica ed esprime
la sua fiducia in questo senso invitando tutti a prestare la collaborazione
necessaria”: è questo il senso del comunicato pubblicato giovedì a Damasco, a
conclusione della 38.ma riunione annuale dei membri del sinodo greco-ortodosso.
I 19 vescovi, guidati dal patriarca, Ignazio IV Hazim, hanno “salutato con
spirito di rispetto e di fede Papa Benedetto XVI”, lanciando anche un appello
forte “perché si partecipi con spirito mite ai lavori della Commissione mista,
per continuare nella strada verso la piena unità tanto desiderata dal Signore Nostro
Gesù Cristo”. Durante i lavori, mons. Elias Awde, metropolita di Beirut, ha
spiegato i provvedimenti presi dal sinodo e il significato di quei gesti anche
a livello religioso. I vescovi hanno poi espresso “la speranza di una nuova
rinascita democratica in Libano”, auspicando “il passaggio rapido di questa
situazione anomala fino al ristabilimento totale di una vera democrazia”. Su
tale questione i presuli lanciano “un forte appello a tutti i responsabili,
perché assumano in pieno la loro responsabilità, in uno spirito caratterizzato
da onestà e correttezza, perché la rinascita del mondo arabo dovrebbe
essere opera degli arabi in collaborazione con i Paesi amici”. (R.M.)
“UN SISTEMA ELETTORALE UGUALE PER TUTTI” E “LISTE
UNITE DI VOTANTI”:
È QUANTO HANNO CHIESTO NEI GIORNI
SCORSI A LAHORE I RAPPRESENTANTI
DELLE COMUNITA’ INDÙ E CRISTIANA DEL PAKISTAN,
IN VISTA DELLE ELEZIONI DEL 18 AGOSTO PROSSIMO
LAHORE. = Indù e cristiani
chiedono un “sistema elettorale uguale per tutti” e liste di votanti “unite”
per affrontare insieme le prossime elezioni governative in Pakistan. Rappresentanti
di entrambe le religioni si sono incontrati nei giorni scorsi a Lahore in
occasione del Meeting nazionale della Commissione per i diritti delle minoranze
del Pakistan e hanno deciso di “tenere una linea di condotta unica per le
prossime elezioni” nel Paese, fissate per il 18 agosto. Il 30 giugno scorso la
Commissione elettorale nazionale (CEN) ha sciolto infatti tutti i governi locali,
che erano stati eletti sulla base di liste separate per confessione religiosa.
Il CEN ha dichiarato che le prossime elezioni si baseranno su “un elettorato
congiunto” che voterà però “liste separate in base alla religione”. Alcuni rappresentanti
delle minoranze spiegano che questo sistema elettorale “ignora le necessità
delle minoranze” e che i progetti di sviluppo proposti dai pochi deputati che appartengono
a queste religioni “sono sistematicamente ignorati”. Secondo Cecil Chaudhry,
segretario esecutivo del Forum nazionale cristiano, le minoranze religiose
“devono partecipare attivamente alle elezioni”. Chaudhry chiede quindi “una
commissione elettorale più indipendente e non discriminatoria nei confronti dei
votanti di altre religioni”. Dei circa 148 milioni di abitanti del Pakistan, il
96,1 per cento è di fede musulmana. La minoranza cristiana si aggira
intorno al 2,5 per cento, con più di 1 milione di cattolici. (R.M.)
NELLA
NATIVA TERRA MOLISANA, SOLENNI FESTEGGIAMENTI PER IL CENTENARIO
DELLA
NASCITA DEL NUNZIO APOSTOLICO, ARMANDO LOMBARDI,
ANGELO
DELLA CARITA’ PER NUMEROSI ORFANI E DISEREDATI
- A
cura di Paolo Scappucci -
CAMPOBASSO.= L’antico borgo
molisano di Cercepiccola, in provincia di Campobasso, che un secolo fa diede i
natali all’arcivescovo Armando Lombardi, morto a Rio de Janeiro nel 1964, si
appresta a tributare solenni festeggiamenti al suo figlio più illustre, fine diplomatico,
zelante pastore e angelo della carità per l’infanzia abbandonata. All’intensa attività
come rappresentante della Santa Sede in diverse nazioni dell’America Latina, specialmente
in Cile, Colombia, Venezuela e Brasile, mons. Lombardi unì sempre un forte
impegno caritativo, culminato con l’inaugurazione nel suo paesino natale, il 22
luglio 1958, di un nido ospitale per bambini orfani, la “Casa Santa Maria”.
Affidate alle cure dell’Oper Mater Orphanorum di padre Antonio Rocco,
l’istituzione ha dato in questi anni accoglienza, affetto, istruzione a
numerosi bambini bisognosi e abbandonati, che al benemerito pastore devono le
possibilità di una vita normale e dignitosa. Il prossimo 3 agosto sono in
programma diverse manifestazioni a Cercepiccola in onore del compianto presule.
Con la partecipazione di illustri personalità, tra le quali il presidente della
Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede, cardinale Sergio
Sebastiani, che era segretario di nunziatura a Rio de Janeiro quando morì mons.
Lombardi e il vicesindaco di Roma, Mariapia Garavaglia, convinta sostenitrice
della sua opera caritativa. Al mattino la autorità cittadine inaugureranno una
mostra fotografica che ripercorre le tappe principali della vita di mons.
Lombardi. Per l’occasione verrà pubblicato e offerto ai cittadini un volume,
curato dal Comitato organizzatore, dal titolo “Dagli Appennini alle Ande”, che
contiene gli appunti di viaggio, tracciati giorno per giorno da mons. Lombardi,
durante il suo primo itinerario apostolico in Cile. Appunti preceduti dalla
presentazione dell’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di
Stato. Nel pomeriggio, il cardinale Sebastiani presiederà una solenne
concelebrazione nella chiesa parrocchiale di del SS.mo Salvatore, dove mons. Lombardi
è sepolto.
APPROFONDIRE, CON RIGORE SCIENTIFICO, IL
CONTRIBUTO DELLA CIVILTÀ MONASTICA ALL’EDIFICAZIONE DELL’EUROPA: È LO SCOPO DEL
PRIMO DEI “LABORATORI
SUBLACENSI”, IN CORSO A
SUBIACO, PRESSO L’ABBAZIA DI SANTA SCOLASTICA.
SUBIACO.
= “Il destino dell’Europa. L’anima europea e le sue ambiguità”: è il tema del
primo dei “Laboratori sublacensi”, promossi dalla Fondazione sublacense “Vita e
famiglia”, che si è aperto ieri presso l’abbazia di Santa Scolastica a Subiaco.
Sotto la guida di un Comitato Scientifico coordinato da Francesco D’Agostino, i
seminari “intendono approfondire, con rigore scientifico, il contributo della
civiltà monastica alla edificazione dell’Europa. In particolare, si propongono
di analizzare l’apporto benedettino alla cultura europea secondo i tre simboli
del Libro, che simboleggia la cultura; della Croce cioè la religione; e
dell’Aratro, ovvero il lavoro”. Tra i relatori, alcuni dei componenti del
Comitato scientifico, come Vittorio Mathieu, già ordinario di filosofia presso
l’Università di Torino, e Sergio Belardinelli, ordinario di sociologia presso
l’Università di Bologna. Tra le iniziative promosse dalla Fondazione
sublacense, il Premio San Benedetto, attribuito il 1 aprile scorso all’allora
cardinale Ratzinger e le “Giornate di Tommaso Moro”, dedicate alle politiche
familiari e rivolte agli amministratori della cosa pubblica. (A.M.)
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9 luglio 2005
- A cura di Eugenio Bonanata e Donika Lafratta -
Ennesima giornata di sangue in
Iraq dove questa mattina cinque poliziotti sono morti in un’imboscata a sud di
Baghdad. Intanto, il governo egiziano ha annunciato la riduzione del personale
diplomatico nel Paese. La decisione è giunta in seguito all’uccisione
dell’ambasciatore, Ihab al Sharif, sequestrato a Baghdad la scorsa settimana. E
dall’Italia, il premier Berlusconi ha confermato, invece, il ritiro graduale
delle truppe a partire dal prossimo settembre. Trecento militari impegnati
nell’operazione ‘Antica Babilonia’ lasceranno l’Iraq per far posto alle forze
dell’ordine nazionali. Berlusconi ha comunque ribadito che l’Italia continuerà
la sua missione finché sarà necessario.
Il presidente sudanese Omar
al-Béchir ha firmato questa mattina il testo della Costituzione provvisoria che
guiderà il Paese per i prossimi 6 anni. Nel suo mandato Al-Béchir sarà
affiancato dall'ex leader dei ribelli, John Garang, nominato vice-presidente
del Sudan. Attraverso la formazione di un governo nazionale transitorio, il
testo costituzionale regolerà i rapporti tra il nord e il sud del Paese come
definito dagli accordi di pace firmati a Nairobi lo scorso 9 gennaio. Gli accordi
prevedono, inoltre, una consultazione referendaria che permetterà alla popolazione
delle regioni meridionali di esprimersi a favore dell’indipendenza o del mantenimento
di un Sudan unito. Il Sudan è stato teatro di una sanguinosissima guerra che in
22 anni di conflitto ha causato la morte di almeno un milione e mezzo di
persone.
In Afghanistan, la guerriglia taleban ha annunciato
l’uccisione del soldato statunitense catturato nei giorni scorsi nella
provincia di Kunar. Il militare faceva parte di un commando che si era disperso
nel corso di alcuni scontri con la guerriglia, sulle montagne al confine con il
Pakistan, il 28 giugno. Dei quattro dispersi iniziali, due erano stati trovati
morti, uno era stato messo in salvo dai commilitoni, ma di un quarto si erano
perse le tracce. L'esercito americano comunque sostiene di non aver prove
sull’uccisione del militare.
Il ritiro dalla Striscia di Gaza
comincerà concretamente a partire dal 17 agosto, invece del 15 agosto. Lo ha
indicato un responsabile militare israeliano. Tuttavia, secondo la radio
militare, ai coloni sarebbero accordate altre 48 ore per accettare di andarsene
volontariamente. Intanto, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la
politica estera e la sicurezza, Javier Solana, giungerà domani in Israele per
una visita di quattro giorni. Qui incontrerà il premier israeliano, Sharon, e
il presidente palestinese Abu Mazen con l’obiettivo di agevolare il prossimo
ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza. Ieri il premier palestinese, Abu
Mazen, ha concluso la sua visita in Libano affermando che, in qualità di
ospiti, i palestinesi accetteranno le decisioni che il governo libanese
prenderà in merito al disarmo delle loro milizie nei campi per rifugiati
allestiti in quel Paese.
Domani l’ex repubblica sovietica
del Kirghizistan elegge il nuovo presidente per i prossimi cinque anni. Si
tratta di un test cruciale per il nuovo gruppo dirigente al potere dopo la
rivolta di piazza che ha portato alla destituzione del capo dello Stato Akayev.
Tanti i candidati ma nei sondaggi il favorito è il presidente ad interim
Bakìev. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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Il presidente ‘ad interim’
Bakiev ha tutti i sondaggi dalla sua parte; ha anche stretto un’alleanza con il
nuovo uomo forte di Bishkek, Felix Kulov. Quest’ultimo, se Bakiev verrà eletto
presidente dai 2,5 milioni di kirghizi aventi diritto, diventerà primo ministro.
Lo stesso ex leader kirghizo Akaiev, che per 15 anni ha retto le sorti del
Paese asiatico, ha dichiarato di appoggiare la coppia. La crisi kirghiza è
scoppiata nella sua gravità nello scorso mese marzo: allora, Ashkar Akaiev fu
costretto a scappare all’estero, mentre la folla assaltava il palazzo del
governo. Il Kirghizistan ha rischiato la guerra civile e lo scoppio di scontri
interetnici e di clan. Nel Paese, ai confini con la Cina, sono presenti due
basi militari, una russa, l’altra americana. Il nuovo potere a Bishkek, insieme
agli Stati del Gruppo di Shangai, hanno chiesto a Washington il calendario per
il ritiro dei suoi militari: l’operazione anti-terrorismo in Afghanistan è
ormai finita.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Il Lussemburgo cerca di
rilanciare la Costituzione europea, dopo i no degli elettori francesi ed
olandesi. Domani, 465 mila elettori del Granducato andranno alle urne per esprimersi
sul testo costituzionale dell’Unione. Il referendum era stato confermato dal
primo ministro Jean-Claude Juncker e dal Parlamento, nonostante nell'ultimo
vertice europeo sia stata concessa, a tutti i Paesi che ancora non hanno
ratificato il trattato, una pausa di riflessione.
Tre
ergastoli nei confronti di Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma
per l’omicidio del professor Massimo D’Antona, consigliere del governo Italiano,
avvenuta il 20 maggio 1999. È la sentenza emessa ieri dalla Corte di Assise di
Roma, a sei anni dalla morte del giuslavorista italiano.
Cina e Stati Uniti non hanno
trovato un accordo sulle esportazioni di prodotti tessili cinesi, il cui forte
aumento ha portato Washington a reintrodurre nuove limitazioni. Lo ha riferito
oggi il ministero del Commercio cinese, specificando che le parti hanno deciso
di mantenere “aperti i canali di discussione”.
Sta
avvicinandosi alla Florida l’uragano Dennis, che ha lasciato ieri una pesante
scia di vittime nei Carabi. Almeno 22 i
morti ad Haiti e dieci a Cuba. Circa un milione e mezzo le persone evacuate
dalle loro abitazioni.
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