RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 190 - Testo della trasmissione di sabato 9 luglio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Bilanci in attivo nel 2004 per la Santa Sede e la Città del Vaticano

 

Gli attentati a Londra non avranno ripercussioni sull’organizzazione della GMG di Colonia: ai nostri microfoni il cardinale Karl Lehmann

 

Il ricorso alla religione per giustificare guerra e terrorismo è una bestemmia contro Dio: così, il cardinale Paul Poupard all’incontro dei centri culturali cattolici del Mediterraneo e dei Balcani, in corso a Sarajevo

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Nuova rivendicazione di Al Qaeda per gli attentati a Londra. Allerta terrorismo in tutta Europa: intervista con il prof. Luigi Bonanate

 

All’indomani della conclusione del G8 in Scozia, si discute sugli impegni presi per l’Africa, la lotta al terrorismo, il surriscaldamento del globo e il Medio Oriente: interviste con Sergio Marelli, Antonio Gaspari e Camille Eid

 

Verona si appresta a vivere una nuova grande emozione con La Bohème di Giacomo Puccini, in scena stasera all’Arena: intervista con il soprano Fiorenza Cedolins

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è concluso oggi il Seminario di studio dell’area di ricerca su scienza e fede, promosso dall’Istituto “Ecclesia Mater” della Pontificia Università Lateranense

 

Riunito nei giorni scorsi a Damasco il Sinodo greco-ortodosso di Antiochia

 

“Un sistema elettorale uguale per tutti” e “liste unite di votanti”: è quanto hanno chiesto nei giorni scorsi a Lahore i rappresentanti delle comunità indù e cristiana del Pakistan, in vista delle elezioni del 18 agosto prossimo

 

Nella nativa terra molisana, solenni festeggiamenti per il centenario della nascita del nunzio apostolico, Armando Lombardi, angelo della carità per numerosi orfani e diseredati

 

Approfondire il contributo della civiltà monastica all’edificazione dell’Europa: è lo scopo del primo dei “laboratori sublacensi”, in corso a Subiaco, presso l’Abbazia di Santa Scolastica

 

24 ORE NEL MONDO:

         Speranza di pace in Sudan: firmata la nuova Costituzione

        

         Domani, Kirghizistan al voto per le presidenziali

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 luglio 2005

 

BILANCI IN ATTIVO NEL 2004 PER LA SANTA SEDE E LA CITTA’ DEL VATICANO

 

Conti in attivo per la Santa Sede e la Città del Vaticano. Sono stati resi noti stamane i Bilanci consuntivi per il 2004, oggetto della riunione ieri in Vaticano del Consiglio dei porporati per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, presieduta dal segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano.  Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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I mezzi materiali sono rilevanti per l’annuncio del Vangelo e per la missione spirituale della Chiesa: ha osservato Benedetto XVI, nel prendere in esame i bilanci distinti della Santa Sede e della Città del Vaticano, oltre ai consuntivi dell’obolo di San Pietro e di altri contributi arrivati dalle diocesi di tutto il mondo alla Chiesa universale nel corso del 2004.

 

E veniamo alle cifre. Nelle casse della Santa Sede, organo centrale di governo della Chiesa cattolica, sono entrati 205 milioni, 663 mila, 266 euro, a fronte di 202 milioni, 581 mila, 446 euro, con un avanzo positivo di 3 milioni, 81 mila, 820 euro, migliorato rispetto all’esercizio 2003 che si era chiuso invece con un disavanzo.

 

Attivo anche il bilancio della Città del Vaticano, riferito alla gestione del territorio vaticano e all’azione di supporto alle attività della Santa Sede. Il risultato positivo è stato di 5 milioni, 371 mila, 194 euro.

 

E’ diminuito invece del 7,4 per cento l’Obolo di san Pietro, ovvero l’insieme delle offerte per assistere il Papa nella sua missione apostolica e caritativa, che sono state lo scorso anno pari a 51 milioni, 710 mila, 348 dollari. Sono aumentati però dell’8,1 i contributi delle diocesi nella misura totale di 27 milioni, 209 mila, 792 dollari.

 

Tra gli argomenti trattati dal Consiglio dei cardinali c’è stato anche quello dei mezzi di comunicazione sociale, in particolare la Radio Vaticana. Pure sottolineando l’importanza che hanno questi strumenti per informare sull’attività e l’insegnamento del Santo Padre e della Chiesa universale, i porporati hanno evidenziato “che impegnano ingenti risorse finanziare e richiedono continue innovazioni tecnologiche”.

 

Altri dati emersi riguardano le persone che lavorano attualmente nella Curia romana, presso i vari Dicasteri ed organismi della Santa Sede: sono 2 mila 633, di cui 759 ecclesiastici, 249 religiosi e 1558 laici, oltre a 1429 pensionati. Vi sono poi i dipendenti della Città del Vaticano, in tutto 1560, cui si aggiungono 878 pensionati. 

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GLI ATTENTATI A LONDRA NON AVRANNO RIPERCUSSIONI SULL’ORGANIZZAZIONE

DELLA GMG DI COLONIA, CHE ATTENDE CON CRESCENTE EMOZIONE L’INCONTRO

 CON BENEDETTO XVI: AI NOSTRI MICROFONI, LE RASSICURAZIONI

DEL CARDINALE KARL LEHMANN, PRESIDENTE DELL’EPISCOPATO TEDESCO

 

Gli attentati terroristici di Londra non avranno ripercussioni sull'allestimento della Giornata mondiale della Gioventù di Colonia a cui prenderà parte anche Benedetto XVI. “Anche se si segue la situazione con estrema attenzione, quanto accaduto non giustifica la messa in discussione delle Giornate della Gioventù”, hanno affermato gli organizzatori, sottolineando che le forze di sicurezza già da mesi si preparano ad ogni eventualità. E rassicurazioni arrivano anche dal cardinale Karl Lehmann, vescovo di Mainz e presidente della Conferenza episcopale tedesca, al microfono di Ludwig Waldmüller:

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GESTERN HABEN DIE VERANTWORTLICHEN DES WELDJUGENDTAGES ...

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“Ieri, i responsabili della Giornata mondiale della gioventù hanno pubblicato una dichiarazione nella quale invitano tutti a non avere paura e ad essere fiduciosi, perché le autorità preposte alla sicurezza hanno preso e prenderanno tutte le misure necessarie. Ovviamente, una manifestazione di tale estensione non potrà mai essere garantita al 100 per cento. Non credo che quanto accaduto possa indurre quei 360 mila che già si sono prenotati, né gli altri che vogliono recarsi nelle singole diocesi, a disdire la loro venuta. Però, bisogna certamente fare i conti con una preoccupazione crescente. Credo, comunque, che gli organizzatori fossero coscienti anche prima di Londra di dovere provvedere in ogni maniera possibile ed immaginabile per garantire il livello massimo di sicurezza. Per mio conto, ho già avuto un colloquio con il ministro degli Interni. Per il resto, i preparativi procedono nel migliore dei modi. Il Santo Padre – come ho potuto appena constatare – aspetta con gioia questo evento. Mi sembra che ci sia una buona combinazione tra la visita che lui compie per la prima volta come Pontefice nella sua Patria, e la necessità di rispondere anche ad alcuni impegni rappresentativi, sempre però a Colonia, escludendo comunque visite ad altre città, come per esempio Berlino, per cui, in realtà, lui c’è solo per la Gmg!”.

 

 

UDIENZE

 

Benedetto XVI, nel corso della mattinata, ha ricevuto in successive udienze Sua Beatitudine Ignace Pierre VIII Abdel-Ahad, Patriarca di Antiochia dei Siri in Libano con il seguito; il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione delle Chiese Orientali; l’arcivescovo Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana e l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del pontificio consiglio “Cor Unum”.

 

 

 NOMINA

 

In Bangladesh, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Dhaka, presentata da mons. Michael Rozario, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Dhaka mons. Paulinus Costa, finora vescovo di Rajshahi.

 

 

IL RICORSO ALLA RELIGIONE PER GIUSTIFICARE GUERRA E TERRORISMO

E’ UNA BESTEMMIA CONTRO DIO: COSI’ IL CARDINALE PAUL POUPARD

NEL DISCORSO D’APERTURA DELL’INCONTRO DEI CENTRI CULTURALI CATTOLICI

DEL MEDITERRANEO E DEI BALCANI, IN CORSO A SARAJEVO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“Il ricorso alla religione per giustificare guerra e terrorismo” è “una bestemmia contro Dio e un insulto all’uomo”: è quanto affermato ieri dal cardinale Paul Poupard, presidente del pontificio consiglio della Cultura, nell’intervento d’apertura dell’incontro dei centri culturali cattolici del Mediterraneo e dei Balcani, in corso a Sarajevo sul tema “La sfida di un nuovo dialogo culturale nel contesto della globalizzazione”. “E’ nostra convinzione – ha avvertito il porporato – che il fanatismo religioso e il terrorismo profanano il nome di Dio e sfigurano l’immagine autentica dell’uomo”. Il cardinale Poupard ha ribadito che la religione è “portatrice di un’idea alta dell’uomo. Sa che ogni vita è sacra, è un dono di Dio per riunire tutti gli uomini in una sola famiglia, nell’amore e nella pace”.

 

Il porporato si è così soffermato sulla terribile esperienza vissuta dalla Bosnia e da tutti i popoli dei Balcani, travolti dalle guerre fratricide degli anni ’90 del secolo scorso. “Come tristemente e troppo spesso succede nella storia degli uomini – ha constatato – la religione è stata presa in ostaggio per giustificare dei ripiegamenti nazionalistici ingiustificabili e attirare l’odio di altri per servire le ambizioni personali di pochi”.

 

“La Santa Sede e la Chiesa tutta intera – ha aggiunto il capo dicastero vaticano – in profonda sintonia con i responsabili degli Stati impegnati nella costruzione di un avvenire migliore, si impegneranno a favorire la cooperazione tra tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per il dialogo interculturale e la condivisione delle loro ricchezze, per il bene dei popoli”. La Chiesa, ha concluso, continuerà a lavorare per una “società più giusta e più umana, più solidale e più unita, nel pieno rispetto dei diversi popoli”.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

La prima pagina è sempre dedicata alla strage perpetrata a Londra. Il titolo d’apertura è “L’angoscia per la violenza attanaglia tutti i popoli”.

Servizi di approfondimento su quanto accaduto nella capitale britannica.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate al tema dell’Eucaristia e alle Lettere pastorali dei vescovi italiani.

 

Nelle estere, “G-8”: raggiunti accordi sugli aiuti all’Africa, sulla tutela ambientale e sulla pace in Medio Oriente.  

Il comunicato relativo al bilancio consuntivo consolidato 2004 della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.

Iraq: l’Egitto riduce il personale diplomatico dopo l’uccisione dell’ambasciatore.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Anna Bujatti sulle varie iniziative promosse a Roma per il centenario del cinema cinese.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il terrorismo. Berlusconi: “L’Italia non è la prima della lista”.  

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 luglio 2005

 

NUOVA RIVENDICAZIONE DI AL QAEDA PER GLI ATTENTATI TERRORISTICI

 A LONDRA. PROSEGUONO LE INDAGINI DELLA POLIZIA,

MENTRE CRESCE L’ALLARME IN TUTTA EUROPA

- Ai nostri microfoni, il prof. Luigi Bonanate -

 

“Penso che questo tipo di terrorismo abbia radici molto profonde”. “Dove c'è estremismo, fanatismo o estreme forme di povertà in un continente, le conseguenze non rimangono confinate in quel continente ma vengono esportate nel resto del mondo”. Così Tony Blair a commento degli attentati che hanno colpito il cuore di Londra mentre a Gleaneagles, in Scozia, era in corso il Vertice dei G8. Fra le diverse reazioni anche L’Osservatore Romano titola a tutta pagina “Il segno della barbarie”, sottolineando che il vero e unico obiettivo della furia omicida è quello di uccidere la pace. E mentre la capitale inglese torna lentamente alla normalità, il numero delle vittime sembra destinato a salire. Da Londra, Sagida Syed:

 

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Sembra esserci la stessa mano dietro gli attentati del Seven Seven, così gli inglesi ricordano il nefasto 7 di luglio, la stessa che firmato le stragi di Madrid e di Istanbul gli anni scorsi. Sul Web è infatti apparsa oggi una rivendicazione del gruppo di Mujaedin delle Brigate di Abu Hafs Al Masri. Il comunicato inserisce gli attentati all’interno di una più ampia strategia terrorista, volta a colpire il Vecchio continente. Il gruppo rivendica la strage per la crociata degli infedeli contro l’Islam e minaccia nuovi attacchi nei prossimi giorni. E Tony Blair chiedendo a tutti la massima allerta dai microfoni di Radio BBC ha detto che è difficile poter prevenire le mosse del terrorismo islamico. Intanto continuano le indagini a ritmo serrato per individuare i responsabili con l’analisi delle registrazioni delle telecamere di vigilanza e dei resti dell’autobus e dei vagoni della metropolitana, coinvolti nelle esplosioni, mentre sta giungendo a Londra un team di spagnoli, esperti di terrorismo, per aiutare gli inquirenti. Secondo i media britannici la polizia starebbe cercando un marocchino, coinvolto negli attentati del 2004 a Madrid e del 2003 a Casablanca, Mohamed El Carbusi, considerato il cervello del gruppo islamico combattente marocchino. L’uomo, che vive da 16 anni in Gran Bretagna ed ha fatto sparire le sue tracce, avrebbe stretti legami con Abu Kataba, l’imam palestinese di origine giordana, considerato il portavoce di Al Qaeda in Europa.

 

Da Londra per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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E proprio qualche minuto fa in conferenza stampa, Brian Paddick di Scotland Yard, facendo il punto sulle indagini, ha precisato che nessuna persona è ricercata in modo specifico per gli attentati di giovedì. La Polizia sta seguendo diverse piste. Inoltre il portavoce ha spiegato che le esplosioni nella metropolitana sono avvenute a 50 secondi di distanza l’una dall’altra. La prima è stata quella di Aldgate, la seconda quella di Edgware road e la terza di Russel Square. Sono ancora aperte tutte le ipotesi su come ciò sia potuto avvenire: tre kamikaze coordinati sullo stesso orario, tre ordigni telecomandati a distanza o tre bombe, ciascuna con un propria timer sincronizzato con le altre.

 

Stamani un’area dell’aeroporto romano di Fiumicino, è stata fatta evacuare per la presenza di bagaglio sospetto. L’allarme è cessato dopo che le forze di sicurezza hanno rintracciato il proprietario che lo aveva dimenticato. Stamani, inoltre, le Forze dell’ordine hanno arrestato 142 persone in un maxi controllo sul fronte della sicurezza condotta in Lombardia, dopo gli attentati di Londra. Intanto, ieri, facendo il punto sulla riunione del Comitato per l’ordine e della sicurezza, il premier Berlusconi ha parlato di “un allerta a tutto campo” verso tutti gli obiettivi sensibili, specificando come la prevenzione totale risulti “se non impossibile quanto meno difficilissima”. Dopo gli attacchi a Londra e i nuovi allarmi terrorismo, torna, dunque, in primo piano il dibattito sull’equilibrio tra libertà e sicurezza per affrontare le minacce terroristiche. Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del prof. Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all’Università di Torino:

 

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R. – In questa situazione se noi rinunciassimo a qualche cosa, ci arroccassimo, se ci rinchiudessimo, sarebbe come ammettere la vittoria del terrorismo. Il terrorismo uccide, ma lo scopo del terrorismo è terrorizzare. La prima cosa che noi dobbiamo fare è non lasciarsi terrorizzare. Capisco che questo sia difficile nel momento in cui si è subito un colpo terribile come quello, che invece induce a riflessioni amare, tristi, preoccupate e a rinchiudersi in se stessi. Ma questo sarebbe in qualche modo dare ragioni ai terroristi. Questo non lo possiamo fare.

 

D. – Professore, lei teme che ci sia un problema di interrelazione con le comunità di cultura e di religione diverse presenti a Londra, come in Italia o in tutta Europa?

 

R. – Ma certo. Lo spirito della logica terroristica è quella di terrorizzare e di disarticolare, cioè di creare contraddizioni in seno al nemico, si sarebbe detto 50 anni fa, usando un linguaggio ideologico. E’ chiaro che questi eventi e anche le risposte che noi diamo a questi eventi fanno sì che le tensioni sociali e interrazziali si esaspereranno. Proprio per questo dobbiamo, tra le altre cose, abbassare i toni. Dobbiamo abbassare i toni della repressione e alzare, invece, i toni del dibattito politico. Non costringiamo gli Islamici ad accoppiare politica e religione. Dobbiamo, semmai, aiutarli a tenerle separate.

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ALL’INDOMANI DELLA CONCLUSIONE DEL G8 IN SCOZIA,

SI DISCUTE SUGLI IMPEGNI PRESI PER L’AFRICA, LA LOTTA AL TERRORISMO,

IL SURRISCALDAMENTO DEL GLOBO ED IL MEDIO ORIENTE

- Interviste con Sergio Marelli, Antonio Gaspari e Camille Eid -

 

L’aiuto agli Stati in via di sviluppo, l’impegno a rafforzare la sicurezza contro le minacce del terrorismo e l’approvazione di un piano di azione sui cambiamenti climatici. Sono i principali risultati del vertice del G8 conclusosi ieri a Gleneagles, in Scozia. Tra gli accordi raggiunti, si devono sottolineare gli sforzi in favore dell’Africa: i Paesi del G8 hanno approvato un piano di azione e di partnership che prevede un aumento degli aiuti di circa 50 miliardi di dollari entro il 2010. Il piano comprende anche la cancellazione del debito di 18 Paesi poveri, tra i quali 14 africani e 4 latino americani, la pianificazione di campagne contro l’AIDS e la creazione di una nuova forza di peacekeeping. Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ed il presidente della Banca Mondiale, Paul Wolfowitz, hanno espresso soddisfazione per i risultati raggiunti. Sulle decisioni prese dal G8 per l’Africa ascoltiamo al microfono di Benedetta Capelli il commento del presidente delle organizzazioni non governative italiane, Sergio Marelli:

 

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R. - Io ritengo che si possa parlare di progresso. Questa decisione di uno stanziamento aggiuntivo di 50 miliardi di dollari va nella buona direzione. La povertà e i poveri del mondo hanno comunque bisogno di interventi più significativi e decisivi. La concezione dominante è quella di una cooperazione internazionale e di un piano di aiuti subordinati al progresso economico dei nostri Paesi. E’ una visione che sa molto di filantropia. Ma questa concezione non riconosce nella cooperazione internazionale una delle politiche necessarie, indispensabili e utili anche al futuro dei nostri stessi Paesi.

 

D. – Per quanto riguarda la cancellazione del debito, c’è la ratifica dell’accordo dei ministri economici del G7…

 

R. – Noi continuiamo a dire che la cancellazione totale del debito deve riguardare, indistintamente, tutti i 60 Paesi più poveri.

 

D. – Rimangono aperte molte questioni…

 

R. – Rimane aperta la questione fondamentale: gli otto più importanti governi della Terra si preoccupano soprattutto dei termini economici che garantiscono all’interno dei loro confini. Ma quando si tratta di affrontare, di assumere la responsabilità nei confronti dei destini del pianeta, si tirano indietro e diventano davvero piccoli, tutt’altro che grandi.

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Sul fronte della lotta al terrorismo, i membri del G8 hanno confermato il loro impegno a rafforzare le misure di sicurezza e a cooperare garantendo maggiore controllo nel settore dei trasporti, in particolare su treni e metropolitane. Per prevenire drammatici attacchi come quelli che hanno sconvolto Londra, sono state anche annunciate nuove campagne contro la povertà e misure più adeguate per ridurre le fonti di finanziamento ai gruppi terroristici. Per assicurare una migliore sicurezza ambientale, il G8 ha approvato inoltre un piano di azione teso ad individuare misure capaci di rallentare le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra. Il primo ministro britannico Tony Blair ha anche annunciato che, con una Conferenza sui mutamenti climatici, sarà avviata il prossimo primo novembre in Gran Bretagna una nuova fase di dialogo tra Paesi industrializzati ed emergenti. Ma qual è oggi la situazione ambientale del nostro Pianeta? Isabella Piro lo ha chiesto ad Antonio Gaspari, direttore del master in Scienze ambientali all’Ateneo pontificio Regina Apostolorum:

 

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R. – Di certo sappiamo che la Terra si sta surriscaldando. Non è chiaro però quale sia il rapporto tra i fattori antropici e quelli naturali. C’è sicuramente un fattore antropico: se noi consideriamo le nostre città vediamo che consumiamo più combustibile, utilizziamo più riscaldamento durante l’inverno, più refrigeratori durante l’estate. E’ anche vero che la nostra emissione di CO2 rimane pur sempre il 4 per cento del totale della CO2 prodotta naturalmente. Ma quanto di questo 4 per cento va veramente ad influire sul clima?

 

D. – Durante il G8 è stato menzionato solo di sfuggita il Protocollo di Kyoto. Qual è il suo parere su questo documento?

 

R. – Io credo che sia già abbastanza superato, perché si basava sul fatto che a sottoscriverlo, ad impegnarsi per ridurre le emissioni fossero la maggioranza dei Paesi che producono più anidride carbonica. I Paesi che hanno firmato, cioè i Paesi europei, la Russia, sono una minoranza nella produzione di anidride carbonica, perché Stati Uniti e Australia che non hanno ratificato, più i Paesi emergenti come Cina ed India, che non hanno nessun obbligo nei confronti delle riduzioni delle emissioni, producono già più anidride carbonica dei Paesi firmatari del G8. Se si rispettano i limiti imposti dal Protocollo di Kyoto, forse nel 2020 ci sarà una riduzione dello 0,02 gradi centigradi.

 

D. – Si parla spesso di forme di energia alternativa. Secondo lei sono una possibilità reale?

 

R. – L’energia solare eolica non può essere considerata una seria alternativa, non solo per i costi, ma perché è difficile stabilire un principio di stabilità.

 

D. – Cosa si sarebbe potuto fare allora per proteggere l’ambiente da parte del G8?

 

R. – Qualcosa per ridurre il prezzo del petrolio. Avrebbe aiutato anche i Paesi in via di sviluppo, in maniera significativa.

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Il G8 ha anche stanziato 3 miliardi di dollari per l’Autorità nazionale palestinese auspicando che Israeliani e Palestinesi possano vivere insieme in pace. Può essere questa una risposta opportuna e pacificatrice dei leader dei Paesi più sviluppati nei confronti del mondo arabo? Debora Donnini lo ha chiesto a Camille Eid, esperto di mondo arabo per il quotidiano “Avvenire”:

 

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R. – A livello palestinese penso di sì, perché se uno guarda bene vede che le organizzazioni radicali di Hamas e della Jihad islamica in Palestina sono note per la loro azione sociale. Costruiscono scuole, orfanotrofi, si occupano delle famiglie che hanno perso un membro durante l’Intifada. Hanno a disposizione dei fondi che arrivano proprio dalle donazioni dei musulmani che la pensano come loro. Quindi, il governo palestinese moderato è indebolito da certe azioni perché la gente vede che il governo non fa nulla a livello sociale a differenza di altri soggetti. Un aiuto come quello offerto dal G8 può invece andare a sostenere l’azione moderata di personaggi che possono convogliare la gente verso idee più moderate.

 

D. – I terroristi, secondo lei, vogliono radicalizzare lo scontro?

 

R. – Chiaramente, o almeno provocare una reazione sbagliata. Una reazione di chiusura porterebbe acqua al mulino dei terroristi, perché loro cercano lo scontro di civiltà. Rispondendo in questa maniera, invece, il mondo occidentale ha dato prova della propria maturità.

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VERONA SI APPRESTA A VIVERE UNA NUOVA GRANDE EMOZIONE

 CON LA BOHÈME DI GIACOMO PUCCINI, IN SCENA STASERA ALL’ARENA

- Intervista con il soprano Fiorenza Cedolins -

 

I tetti ed i camini di Parigi invaderanno stasera l’Arena di Verona per un nuovo allestimento de La Bohème di Giacomo Puccini, un titolo molto amato dagli appassionati della lirica e che sarà interpretato dal soprano Fiorenza Cedolins, una beniamina del pubblico areniano. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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(musica)

 

Si addice perfettamente a Fiorenza Cedolins la prima, suggestiva aria di Adriana Lecouvreur. E’ davvero, l’affermata soprano, un’umile ancella a servizio della musica e dei musicisti. Ha una presenza scenica matura e intensa, una voce purissima e generosa. Nell’Anfiteatro veronese è di casa: ha già cantato Leonora, Aida e le pucciniane Tosca e Butterfly. Ora una nuova eroina di Puccini l’attende: Mimì, la delicata “fanciulla in fiore” de La Bohème, che sarà diretta da Daniel Oren e con la regia del francese Arnaud Bernard. La Mimì del primo atto, serena, ingenua e aperta alla vita, oppure la Mimì dell’ultimo, piena d’amore e ricordi e con la morte già nel cuore: quale dei due volti di Mimì, signora Cedolins, le è più artisticamente vicino? 

 

“Io sono legata ad entrambe le dimensioni, perché mi piace moltissimo questo personaggio proprio perché esprime questo senso della giovinezza con la gioia piccola, modesta di poter vivere un amore, di poter vivere la speranza di un futuro, per quanto umile, ma sereno. Mi piace poi particolarmente il IV Atto, dove Mimì accetta con rassegnazione e con serenità la morte che sta arrivando, perché è una ragazza che ha saputo accontentarsi di ciò che la vita le ha dato. Mi piace vederla come una piccola creatura che ha compiuto, che compie il suo destino, ma con la serenità”.

 

Il canto è la sua vita e la sua vita si dona nel canto. Non solo un impegno artistico, ma una missione:

 

“Sono profondamente convinta che al di là della volontà, della bravura che una persona può avere o della concentrazione che si può mettere nel compiere questo percorso dell’arte, occorre alla base un grandissimo dono che è il dono che ci viene dato da Dio: avere non solo la voce, ma avere la sensibilità forse particolare nel commuoversi davanti alle cose belle, che ci riempiono poi di una ricchezza interiore che riusciamo poi a trasmettere attraverso il canto”.

 

(musica)

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 10 luglio, 15a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta la Parabola del Seminatore: è la parabola dell’ascolto, fondamentale per la fede. Gesù spiega che la Parola di Dio va accolta in un cuore buono e umile: solo così il seme può dare frutto. Ecco quanto dice il Signore:

 

“Il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava, una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto”.

 

Ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Il seme cade sulla strada, sul luogo sassoso, sulle spine, e cade sulla terra buona. Che succede del seme? Dipende dunque dal terreno sul quale cade. Di nuovo il Signore ci mette davanti all’arte di accogliere, di accettare la sua Parola. Accogliere la sua Parola non significa un facile entusiasmo, ma sull’immagine della Vergine di Nazaret vuol dire accoglierla con una simpatia di fondo, con un’apertura totale e portarla con amore e attenzione. Accogliere la Parola vuol dire portarla nel cuore e iniziare un dialogo con essa. Per questo Dio semina la Parola in noi. Man mano che parliamo con la Parola di Dio, in noi cresce la nostra vita secondo essa. Il seme che cresce è la nostra vita intrecciata, rinvigorita e vivificata dalla Parola del Signore. I frutti della Parola dipendono dunque dall’amore con il quale la accogliamo e la portiamo.

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CHIESA E SOCIETA’

9 luglio 2005

 

 

 

SI È CONCLUSO OGGI IL SEMINARIO DI STUDIO DELL’AREA DI RICERCA

SU SCIENZA E FEDE, PROMOSSO DALL’ISTITUTO

 “ECCLESIA MATER” DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE

 

ROMA. = “Il dialogo con il mondo della scienza si conferma come una delle scelte prioritarie della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)”: lo ha ribadito il prof. Vittorio Sozzi, responsabile del Progetto Culturale della CEI, intervenendo oggi alla chiusura dei lavori del seminario di studio dell’area di ricerca su Scienza e Fede, promosso dall’Istituto “Ecclesia Mater” della Pontificia Università Lateranense. Il prof. Sozzi ha sottolineato come la scelta di “aiutare i credenti e le comunità a capire le questioni finora riservate agli esperti” abbia ottenuto un notevole risultato in occasione della mobilitazione informativa realizzata sui temi dei recenti referendum in Italia. Al convegno, intitolato “Istanze epistemologiche e ontologiche emergenti dalle scienze fisiche”, hanno partecipato una trentina di scienziati, tra fisici, matematici e teologi. A proposito del rapporto tra scienza e fede, don Alberto Strumia, dell’Università di Bari, ha definito “superate” le due impostazioni dominanti finora: quella del “concordismo”, di chi vede una corrispondenza diretta tra la fede e le scoperte scientifiche, come nel caso della teoria del “Big Bang”, collegata al biblico “Sia la luce”; e l’impostazione del “parallelismo”, per cui scienza e fede sono del tutto scollegate ed autonome. Don Strumia ha sottolineato che invece si deve puntare a nuove impostazioni e, in particolare, ha parlato di “punti di convergenza” da studiare con il pensiero di San Tommaso. In questo senso, è necessario approfondire la “teoria della complessità”, il passaggio dalla teoria dei numeri a quella degli insiemi e l’orientamento finalistico dell’universo su cui gli scienziati convergono. Ha concluso il convegno il teologo, mons. Giuseppe Lorizio, preside dell’Istituto “Ecclesia Mater”, sottolineando come la tematica della Creazione costituisca l’orizzonte teologico e l’anello di congiunzione tra fisica, filosofia e teologia, in quanto rende possibile la realtà del mondo come lo conosciamo e sprigiona inedite possibilità di convergenza e di studio. Una tematica che va considerata nelle sue tre dimensioni: originaria, continua ed escatologica. “Senza tale riferimento – ha spiegato – non si può realizzare l’incontro delle persone e del mondo della scienza con la realtà della fede cristiana”. (R.M.)

 

 

GRANDE GIOIA DEL SINODO GRECO-ORTODOSSO DI ANTIOCHIA, RIUNITO

NEI GIORNI SCORSI A DAMASCO, PER IL RECENTE RILANCIO

DEL DIALOGO ECUMENICO CON LA CHIESA CATTOLICA

 

DAMASCO. = Il sinodo greco-ortodosso di Antiochia “accoglie con spirito gioioso e favorevole l’approssimarsi del rilancio del dialogo ecumenico con la Chiesa Cattolica ed esprime la sua fiducia in questo senso invitando tutti a prestare la collaborazione necessaria”: è questo il senso del comunicato pubblicato giovedì a Damasco, a conclusione della 38.ma riunione annuale dei membri del sinodo greco-ortodosso. I 19 vescovi, guidati dal patriarca, Ignazio IV Hazim, hanno “salutato con spirito di rispetto e di fede Papa Benedetto XVI”, lanciando anche un appello forte “perché si partecipi con spirito mite ai lavori della Commissione mista, per continuare nella strada verso la piena unità tanto desiderata dal Signore Nostro Gesù Cristo”. Durante i lavori, mons. Elias Awde, metropolita di Beirut, ha spiegato i provvedimenti presi dal sinodo e il significato di quei gesti anche a livello religioso. I vescovi hanno poi espresso “la speranza di una nuova rinascita democratica in Libano”, auspicando “il passaggio rapido di questa situazione anomala fino al ristabilimento totale di una vera democrazia”. Su tale questione i presuli lanciano “un forte appello a tutti i responsabili, perché assumano in pieno la loro responsabilità, in uno spirito caratterizzato da onestà e correttezza, perché la rinascita del mondo arabo dovrebbe essere opera degli arabi in collaborazione con i Paesi amici”. (R.M.)

 

 

“UN SISTEMA ELETTORALE UGUALE PER TUTTI” E “LISTE UNITE DI VOTANTI”:

È QUANTO HANNO CHIESTO NEI GIORNI SCORSI A LAHORE I RAPPRESENTANTI

DELLE COMUNITA’ INDÙ E CRISTIANA DEL PAKISTAN,

IN VISTA DELLE ELEZIONI DEL 18 AGOSTO PROSSIMO

 

LAHORE. = Indù e cristiani chiedono un “sistema elettorale uguale per tutti” e liste di votanti “unite” per affrontare insieme le prossime elezioni governative in Pakistan. Rappresentanti di entrambe le religioni si sono incontrati nei giorni scorsi a Lahore in occasione del Meeting nazionale della Commissione per i diritti delle minoranze del Pakistan e hanno deciso di “tenere una linea di condotta unica per le prossime elezioni” nel Paese, fissate per il 18 agosto. Il 30 giugno scorso la Commissione elettorale nazionale (CEN) ha sciolto infatti tutti i governi locali, che erano stati eletti sulla base di liste separate per confessione religiosa. Il CEN ha dichiarato che le prossime elezioni si baseranno su “un elettorato congiunto” che voterà però “liste separate in base alla religione”. Alcuni rappresentanti delle minoranze spiegano che questo sistema elettorale “ignora le necessità delle minoranze” e che i progetti di sviluppo proposti dai pochi deputati che appartengono a queste religioni “sono sistematicamente ignorati”. Secondo Cecil Chaudhry, segretario esecutivo del Forum nazionale cristiano, le minoranze religiose “devono partecipare attivamente alle elezioni”. Chaudhry chiede quindi “una commissione elettorale più indipendente e non discriminatoria nei confronti dei votanti di altre religioni”. Dei circa 148 milioni di abitanti del Pakistan, il 96,1 per cento è di fede musulmana. La minoranza cristiana si aggira intorno al 2,5 per cento, con più di 1 milione di cattolici. (R.M.)

 

 

NELLA NATIVA TERRA MOLISANA, SOLENNI FESTEGGIAMENTI PER IL CENTENARIO

DELLA NASCITA DEL NUNZIO APOSTOLICO, ARMANDO LOMBARDI,

ANGELO DELLA CARITA’ PER NUMEROSI ORFANI E DISEREDATI

- A cura di Paolo Scappucci -

 

CAMPOBASSO.= L’antico borgo molisano di Cercepiccola, in provincia di Campobasso, che un secolo fa diede i natali all’arcivescovo Armando Lombardi, morto a Rio de Janeiro nel 1964, si appresta a tributare solenni festeggiamenti al suo figlio più illustre, fine diplomatico, zelante pastore e angelo della carità per l’infanzia abbandonata. All’intensa attività come rappresentante della Santa Sede in diverse nazioni dell’America Latina, specialmente in Cile, Colombia, Venezuela e Brasile, mons. Lombardi unì sempre un forte impegno caritativo, culminato con l’inaugurazione nel suo paesino natale, il 22 luglio 1958, di un nido ospitale per bambini orfani, la “Casa Santa Maria”. Affidate alle cure dell’Oper Mater Orphanorum di padre Antonio Rocco, l’istituzione ha dato in questi anni accoglienza, affetto, istruzione a numerosi bambini bisognosi e abbandonati, che al benemerito pastore devono le possibilità di una vita normale e dignitosa. Il prossimo 3 agosto sono in programma diverse manifestazioni a Cercepiccola in onore del compianto presule. Con la partecipazione di illustri personalità, tra le quali il presidente della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede, cardinale Sergio Sebastiani, che era segretario di nunziatura a Rio de Janeiro quando morì mons. Lombardi e il vicesindaco di Roma, Mariapia Garavaglia, convinta sostenitrice della sua opera caritativa. Al mattino la autorità cittadine inaugureranno una mostra fotografica che ripercorre le tappe principali della vita di mons. Lombardi. Per l’occasione verrà pubblicato e offerto ai cittadini un volume, curato dal Comitato organizzatore, dal titolo “Dagli Appennini alle Ande”, che contiene gli appunti di viaggio, tracciati giorno per giorno da mons. Lombardi, durante il suo primo itinerario apostolico in Cile. Appunti preceduti dalla presentazione dell’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato. Nel pomeriggio, il cardinale Sebastiani presiederà una solenne concelebrazione nella chiesa parrocchiale di del SS.mo Salvatore, dove mons. Lombardi è sepolto.

 

 

APPROFONDIRE, CON RIGORE SCIENTIFICO, IL CONTRIBUTO DELLA CIVILTÀ MONASTICA ALL’EDIFICAZIONE DELL’EUROPA: È LO SCOPO DEL PRIMO DEI “LABORATORI

SUBLACENSI”, IN CORSO A SUBIACO, PRESSO L’ABBAZIA DI SANTA SCOLASTICA.

 

SUBIACO. = “Il destino dell’Europa. L’anima europea e le sue ambiguità”: è il tema del primo dei “Laboratori sublacensi”, promossi dalla Fondazione sublacense “Vita e famiglia”, che si è aperto ieri presso l’abbazia di Santa Scolastica a Subiaco. Sotto la guida di un Comitato Scientifico coordinato da Francesco D’Agostino, i seminari “intendono approfondire, con rigore scientifico, il contributo della civiltà monastica alla edificazione dell’Europa. In particolare, si propongono di analizzare l’apporto benedettino alla cultura europea secondo i tre simboli del Libro, che simboleggia la cultura; della Croce cioè la religione; e dell’Aratro, ovvero il lavoro”. Tra i relatori, alcuni dei componenti del Comitato scientifico, come Vittorio Mathieu, già ordinario di filosofia presso l’Università di Torino, e Sergio Belardinelli, ordinario di sociologia presso l’Università di Bologna. Tra le iniziative promosse dalla Fondazione sublacense, il Premio San Benedetto, attribuito il 1 aprile scorso all’allora cardinale Ratzinger e le “Giornate di Tommaso Moro”, dedicate alle politiche familiari e rivolte agli amministratori della cosa pubblica. (A.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 luglio 2005

 

- A cura di Eugenio Bonanata e Donika Lafratta -

 

 

Ennesima giornata di sangue in Iraq dove questa mattina cinque poliziotti sono morti in un’imboscata a sud di Baghdad. Intanto, il governo egiziano ha annunciato la riduzione del personale diplomatico nel Paese. La decisione è giunta in seguito all’uccisione dell’ambasciatore, Ihab al Sharif, sequestrato a Baghdad la scorsa settimana. E dall’Italia, il premier Berlusconi ha confermato, invece, il ritiro graduale delle truppe a partire dal prossimo settembre. Trecento militari impegnati nell’operazione ‘Antica Babilonia’ lasceranno l’Iraq per far posto alle forze dell’ordine nazionali. Berlusconi ha comunque ribadito che l’Italia continuerà la sua missione finché sarà necessario.

 

Il presidente sudanese Omar al-Béchir ha firmato questa mattina il testo della Costituzione provvisoria che guiderà il Paese per i prossimi 6 anni. Nel suo mandato Al-Béchir sarà affiancato dall'ex leader dei ribelli, John Garang, nominato vice-presidente del Sudan. Attraverso la formazione di un governo nazionale transitorio, il testo costituzionale regolerà i rapporti tra il nord e il sud del Paese come definito dagli accordi di pace firmati a Nairobi lo scorso 9 gennaio. Gli accordi prevedono, inoltre, una consultazione referendaria che permetterà alla popolazione delle regioni meridionali di esprimersi a favore dell’indipendenza o del mantenimento di un Sudan unito. Il Sudan è stato teatro di una sanguinosissima guerra che in 22 anni di conflitto ha causato la morte di almeno un milione e mezzo di persone.

 

In Afghanistan, la guerriglia taleban ha annunciato l’uccisione del soldato statunitense catturato nei giorni scorsi nella provincia di Kunar. Il militare faceva parte di un commando che si era disperso nel corso di alcuni scontri con la guerriglia, sulle montagne al confine con il Pakistan, il 28 giugno. Dei quattro dispersi iniziali, due erano stati trovati morti, uno era stato messo in salvo dai commilitoni, ma di un quarto si erano perse le tracce. L'esercito americano comunque sostiene di non aver prove sull’uccisione del militare.

 

Il ritiro dalla Striscia di Gaza comincerà concretamente a partire dal 17 agosto, invece del 15 agosto. Lo ha indicato un responsabile militare israeliano. Tuttavia, secondo la radio militare, ai coloni sarebbero accordate altre 48 ore per accettare di andarsene volontariamente. Intanto, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e la sicurezza, Javier Solana, giungerà domani in Israele per una visita di quattro giorni. Qui incontrerà il premier israeliano, Sharon, e il presidente palestinese Abu Mazen con l’obiettivo di agevolare il prossimo ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza. Ieri il premier palestinese, Abu Mazen, ha concluso la sua visita in Libano affermando che, in qualità di ospiti, i palestinesi accetteranno le decisioni che il governo libanese prenderà in merito al disarmo delle loro milizie nei campi per rifugiati allestiti in quel Paese.

 

Domani l’ex repubblica sovietica del Kirghizistan elegge il nuovo presidente per i prossimi cinque anni. Si tratta di un test cruciale per il nuovo gruppo dirigente al potere dopo la rivolta di piazza che ha portato alla destituzione del capo dello Stato Akayev. Tanti i candidati ma nei sondaggi il favorito è il presidente ad interim Bakìev. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Il presidente ‘ad interim’ Bakiev ha tutti i sondaggi dalla sua parte; ha anche stretto un’alleanza con il nuovo uomo forte di Bishkek, Felix Kulov. Quest’ultimo, se Bakiev verrà eletto presidente dai 2,5 milioni di kirghizi aventi diritto, diventerà primo ministro. Lo stesso ex leader kirghizo Akaiev, che per 15 anni ha retto le sorti del Paese asiatico, ha dichiarato di appoggiare la coppia. La crisi kirghiza è scoppiata nella sua gravità nello scorso mese marzo: allora, Ashkar Akaiev fu costretto a scappare all’estero, mentre la folla assaltava il palazzo del governo. Il Kirghizistan ha rischiato la guerra civile e lo scoppio di scontri interetnici e di clan. Nel Paese, ai confini con la Cina, sono presenti due basi militari, una russa, l’altra americana. Il nuovo potere a Bishkek, insieme agli Stati del Gruppo di Shangai, hanno chiesto a Washington il calendario per il ritiro dei suoi militari: l’operazione anti-terrorismo in Afghanistan è ormai finita.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Il Lussemburgo cerca di rilanciare la Costituzione europea, dopo i no degli elettori francesi ed olandesi. Domani, 465 mila elettori del Granducato andranno alle urne per esprimersi sul testo costituzionale dell’Unione. Il referendum era stato confermato dal primo ministro Jean-Claude Juncker e dal Parlamento, nonostante nell'ultimo vertice europeo sia stata concessa, a tutti i Paesi che ancora non hanno ratificato il trattato, una pausa di riflessione.

        

Tre ergastoli nei confronti di Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma per l’omicidio del professor Massimo D’Antona, consigliere del governo Italiano, avvenuta il 20 maggio 1999. È la sentenza emessa ieri dalla Corte di Assise di Roma, a sei anni dalla morte del giuslavorista italiano.

 

Cina e Stati Uniti non hanno trovato un accordo sulle esportazioni di prodotti tessili cinesi, il cui forte aumento ha portato Washington a reintrodurre nuove limitazioni. Lo ha riferito oggi il ministero del Commercio cinese, specificando che le parti hanno deciso di mantenere “aperti i canali di discussione”.

 

Sta avvicinandosi alla Florida l’uragano Dennis, che ha lasciato ieri una pesante scia di vittime nei Carabi.  Almeno 22 i morti ad Haiti e dieci a Cuba. Circa un milione e mezzo le persone evacuate dalle loro abitazioni.

 

 

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