RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 82 - Testo della trasmissione di mercoledì 23 marzo 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa questa mattina poco verso le 11.15 si è affacciato dalla finestra del suo studio e ha benedetto i numerosi fedeli raccoltisi in Piazza San Pietro nel giorno dell’udienza generale, ancora sospesa per la convalescenza di Giovanni Paolo II

 

Domani con la Messa in Coena Domini inizia il Triduo pasquale. Venerdì la tradizionale Via Crucis al Colosseo: il Papa ha affidato le meditazioni al cardinale Ratzinger. Intervista con il porporato

 

Commento positivo di mons. Migliore al progetto di riforma dell’ONU di Kofi Annan. Per il rappresentante vaticano è necessaria una maggiore democraticità nelle Nazioni Unite. Con noi il presule.

 

IN PRIMO PIANO:

Domani si svolge la giornata di preghiera per i missionari martiri, nel 25° anniversario dell’assassinio di mons. Romero, arcivescovo di San Salvador

 

L’Opera Romana Pellegrinaggi organizza per il 14 aprile la maratona Betlemme-Gerusalemme: israeliani, palestinesi e pellegrini di tutto il mondo correranno insieme per la pace. Ai nostri microfoni, mons. Liberio Andreatta

 

Presentato ieri il film “Giovanni Paolo II – Sine die”: immagini inedite su 26 anni di Pontificato. Ai nostri microfoni Roberto Burchielli.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Respinto dalla Corte federale l’appello dei genitori di Terri Schiavo che chiedevano di riprendere l’alimentazione assistita della figlia

 

Tutte le lettere del Papa ai sacerdoti per il Giovedì Santo, raccolte in un volume curato da padre Leonardo Sapienza con la prefazione del cardinale Darío Castrillón Hoyos

 

“La nostra indicazione è rivolta a tutti gli elettori, non solo ai cattolici”: il cardinale Camillo Ruini spiega il suo invito a non votare i referendum sulla procreazione assistita

 

In un documento diffuso nei giorni scorsi, la Conferenza episcopale peruviana chiarisce che “su Internet non ci sono sacramenti”

 

In Myanmar, l’azienda petrolifera americana Unocal ha deciso di risarcire alcuni abitanti di un villaggio birmano per uscire da un annoso caso di violazione di diritti umani

 

Decine di morti in Bangladesh per il violento ciclone di domenica scorsa

 

24 ORE NEL MONDO:

Concluso anticipatamente il Consiglio europeo di primavera. Pieno consenso sul rilancio della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione

 

Attentato nella notte in Libano. L’opposizione punta il dito contro il governo per l’azione terroristica che è costata la vita a due persone. Annan chiede un’inchiesta più approfondita sull’uccisione dell’ex premier Hariri

 

Ancora sangue in Iraq. Morti 80 insorti nei pressi di Tikrit durante un’operazione condotta dal ministero dell’Interno insieme con l’esercito americano

 

Il Senato italiano ha approvato questa mattina il disegno di legge che riforma la seconda parte della Costituzione

 

 

 

       IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 marzo 2005

 

 

POCO DOPO LE 11.00 IL PAPA SI E’ AFFACCIATO E HA BENEDETTO I NUMEROSI FEDELI RACCOLTISI IN PIAZZA SAN PIETRO NEL GIORNO DELL’UDIENZA GENERALE,

ANCORA SOSPESA PER LA CONVALESCENZA DI GIOVANNI PAOLO II

 

Pochi istanti di intensa emozione. Giovanni Paolo II è apparso stamani, alle 11.15 circa, alla finestra del suo studio per benedire i fedeli radunatisi in Piazza San Pietro. Come lo scorso mercoledì, annullata l’udienza generale per il proseguimento della convalescenza, il Papa ha voluto manifestare la propria vicinanza alla gente, presente o collegata attraverso le immagini trasmesse in tutto il mondo dal Centro Televisivo Vaticano. Ascoltiamo il servizio di Fausta Speranza:

 

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(canto)

        

Canti di attesa, in particolare di un gruppo di giovani provenienti da Madrid, ma anche qualche volto teso. Alla domanda “siete qui per ricevere la benedizione del Papa?”, ci sono risposte un po’ preoccupate, “sappiamo che Giovanni Paolo II è ancora convalescente e speriamo che possa affacciarsi ma non possiamo esserne certi”. Ma poi il Papa appare e la tensione si scioglie.

 

(evviva)

 

Il significato di essere qui, nelle parole di uno dei giovani che hanno interrotto il loro canto per seguire la benedizione:

 

R. – HEMOS VENIDO DESDE MUCHAS PARTES DEL MUNDO …

Siamo venuti da tutto il mondo. Questo è un gruppo che viene dalla Spagna, ma veniamo da tutte le parti del mondo, per stare con il Papa. In altre occasioni il Papa ci ha ricevuto e ci ha dato molto. E adesso siamo noi, i giovani spagnoli e di tutto il mondo, che vogliamo farlo per lui. Ora che si trova in un momento difficile, che è anziano, vogliamo stare con il Papa, noi giovani, i giovani di tutto il mondo, perché siamo la gioventù del Papa.

 

C’è anche una famiglia con due figli e il papà accetta di fare una riflessione a voce alta:

 

R. – E’ una grande gioia essere qui e aver visto il Santo Padre affacciarsi, anche se non ha parlato. Noi siamo venuti appositamente da Rieti per vederlo. Lo vediamo molto sofferente in questi ultimi tempi. Mi veniva in mente, proprio un momento fa, che c’è quasi, in questa Settimana Santa, una simbiosi con la Passione di Cristo: lui sofferente, ma combattivo fino alla fine, per compiere il suo mandato. Questo è bellissimo.

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Intanto, resta da riferire che “non è previsto alcun ricovero per Giovanni Paolo II”. Lo ha detto il professor Rodolfo Proietti, capo dell'equipe dei medici che seguono il Papa, in merito alle voci su un eventuale nuovo trasferimento del Papa al Policlinico Gemelli.

 

 

DOMANI CON LA MESSA IN COENA DOMINI INIZIA IL TRIDUO PASQUALE.

VENERDI’ LA TRADIZIONALE VIA CRUCIS AL COLOSSEO:

IL PAPA HA AFFIDATO LE MEDITAZIONI AL CARDINALE RATZINGER

- Intervista con il porporato -

 

 Domani inizia il Triduo Pasquale della Passione e Risurrezione del Signore, “culmine di tutto l'anno liturgico”, in cui la Chiesa celebra i misteri della salvezza. Alle 9.30 il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, presiede nella Basilica Vaticana la Santa Messa del Crisma, nella quale si benedicono gli Oli sacri. Apre il Triduo la Messa in Coena Domini  nella Basilica di San Pietro, presieduta a partire dalle 17.30 dal cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia: la celebrazione ricorda l’Istituzione da parte di Gesù dell’Eucaristia e del Sacerdozio. I due eventi saranno trasmessi dalla nostra emittente in radiocronaca diretta con commenti in varie lingue. Venerdì Santo alle 21.15 avrà luogo, come di consueto, la Via Crucis al Colosseo. Quest’anno il Papa ha affidato le meditazioni al cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Giovanni Peduto lo ha incontrato e gli ha chiesto quale sarà il filo rosso delle sue riflessioni:

 

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R. – Il filo conduttore l’ho trovato nella parola del Signore, nel Vangelo di Giovanni: se il chicco di grano non cade in terra e muore rimane solo, mentre se cade in terra e muore porta molto frutto. Con queste parole il Signore ha dato una interpretazione eucaristica, sacramentale della sua Passione, della Via Crucis. Ci mostra che la Via Crucis non è semplicemente una catena di dolore, di cose nefaste, ma è un mistero; è proprio questo processo nel quale il chicco di grano cade in terra e porta frutto. Con altre parole, ci mostra che la Passione è un’offerta di se stesso e questo sacrificio porta frutto e diventa quindi un dono per molti, per tutti.

 

D. – Quindi quest’anno una Via Crucis all’insegna dell’Eucaristia?

 

R. - Infatti, ho pensato che in questo Anno Eucaristico dovremmo cercare di capire la Via Crucis proprio nel contesto del mistero eucaristico. Nell’Eucaristia è presente la Via Crucis, è presente soprattutto il frutto, la moltiplicazione dei pani, la manna celeste che viene dalla morte del Signore. Noi capiamo che possiamo partecipare alla Via Crucis del Signore, perché Egli ha trasformato questo suo cammino in una forma di vita per noi dicendo: chi tiene la sua vita per sé la perde, chi dà la sua vita, la trova.

 

D. – Ma quando si è immersi nel dolore è duro proclamare la fede nella Risurrezione ...

 

R. – Certo, ma tuttavia abbiamo l’esempio dei grandi sofferenti del mondo. Pensiamo a San Francesco. E’ il proclamatore della gioia nel mondo, ma era un uomo che ha terribilmente sofferto. Sappiamo che il suo Cantico delle Creature, una delle più belle poesie del mondo, fra le più gioiose, è nato in un abisso di dolore e di sofferenza perché proprio attraverso questa sua sofferenza egli si sentiva vicino a Cristo, all’Amore incarnato. San Francesco ha saputo così trasformare le sue sofferenze in un atto di risurrezione. Trasformare la sofferenza in comunione con Cristo, in amore con Cristo è un atto di risurrezione e quindi preannuncia la risurrezione definitiva.

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RINUNCE E NOMINE

 

In Marocco, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Tanger, presentata da mons. José Antonio Peteiro Freire, francescano minore, in conformità al canone 401 – paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico.

 

Il Papa ha nominato membri del Consiglio Direttivo della Pontificia Accademia per la Vita: il vescovo di Groningen (Paesi Bassi), Willem Jacobus Eijk, il sacerdote mons. Jean-­Marie Musivi Mpendawatu (Repubblica Democratica del Congo), il prof. Angelo Fiori (Italia), la prof.ssa Alicja Grzeœkowiak (Polonia), il dott. Manfred Lütz (Germania) e il prof. Patricio Ventura‑Juncá del Tobar (Cile).

 

 

COMMENTO POSITIVO DI MONS. MIGLIORE AL PROGETTO DI RIFORMA DELL’ONU

DI KOFI ANNAN. PER IL RAPPRESENTANTE VATICANO E’ NECESSARIA

 UNA MAGGIORE DEMOCRATICITA’ NELLE NAZIONI UNITE

- Intervista con il presule -

 

E’ positivo il commento dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, al progetto di riforma delle Nazioni Unite presentato lunedì scorso al Palazzo di Vetro di New York dal segretario generale Kofi Annan. In 63 pagine Annan propone tra l'altro la creazione di un Consiglio per i diritti umani, il varo di una risoluzione che stabilisca le modalità per l'uso della forza, una definizione globale del terrorismo e una riorganizzazione delle strutture dell'Onu. Il segretario generale ha invitato a riformare il Consiglio di sicurezza entro il 2005  allargandolo ad altri Paesi. Mons. Migliore da parte sua auspica un maggior peso politico dell’Assemblea Generale dell’ONU, una maggiore democraticità nelle decisioni, regole precise per il  ricorso alla forza armata e una riprogrammazione della strategia della solidarietà per far fronte alla povertà nel mondo.  Stefano Leszczynski ha raccolto il suo commento alle proposte di Kofi Annan:

 

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R. – Si tratta sicuramente di proposte molto realistiche, formulate dal segretario generale. Il dibattito sta andando avanti. La Santa Sede, da parte sua, è molto favorevole al fatto che ci sia una riforma  secondo criteri adeguati, proprio per dare maggiore democraticità e rappresentatività a questa organizzazione.

 

D. – Eccellenza, il segretario generale delle Nazioni Unite ha anche proposto un cambiamento delle regole per ricorrere all’uso della forza sotto l’egida dell’ONU. In sostanza, cosa cambia?

 

R. – Le proposte del segretario generale vanno nel senso di accettare questa convinzione emergente della responsabilità internazionale, collettiva, di proteggere le popolazioni, una responsabilità che va esercitata dal Consiglio di Sicurezza, il quale può autorizzare interventi militari come ultima risorsa, in caso di genocidi o di altre gravi violazioni del diritto umanitario, quando gli Stati sovrani non vogliono, non intendono, o non possono farvi fronte.

 

D. – In sostanza un progetto di riforma che dovrebbe riuscire a dare una maggiore forza esecutiva alle decisioni, alle risoluzioni delle Nazioni Unite?

 

R. – La grande domanda è appunto questa: si troverà una formula per far sì che tutte le risoluzioni siano rispettate? Giacché solo in questo modo si può intravedere l’efficacia dell’ONU. Ebbene, questa riforma è intesa a rendere l’ONU più efficiente nei metodi di lavoro, più rapida nelle risposte alle emergenze della pace e dello sviluppo e anche più autorevole. Ma la vera questione dell’attuazione delle risoluzioni continuerà ad essere legata alla volontà politica e alla cooperazione dei singoli Stati.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Dalla finestra su Piazza San Pietro il Papa benedicente apre il Triduo Pasquale”.

Sempre in prima l’articolo dal titolo “Un’altra dolorosa ‘stazione’ del calvario di Terri Schiavo”: la Corte d’appello federale di Atlanta ha confermato la sentenza emessa dal giudice federale di Tampa, in Florida. I genitori della donna si erano rivolti alla Corte d’appello nel tentativo di non lasciare morire la figlia.  

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata al Giovedì Santo.

Nelle estere, Iraq: uccisi ottanta ribelli a nord-ovest di Baghdad; nella battaglia, durata più di diciassette ore, sono morti anche dodici poliziotti iracheni.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Francesco Licinio Galati dal titolo “Quel mistero d’amore che dona la vita eterna”: riflessioni sul Giovedì Santo.

Un articolo di Claudio Bellinati dal titolo “Teologia della bellezza”: il 25 marzo 1305 veniva inaugurato il ciclo pittorico di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, a Padova.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano le elezioni regionali. Lazio: ulteriori polemiche dopo la sentenza del Consiglio di Stato; riammessa “Alternativa sociale”.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 marzo 2005

 

QUINDICI I MORTI NEL 2004, TRA SACERDOTI, RELIGIOSE E LAICI, CHE DOMANI

VERRANNO RICORDATI DURANTE LA 12.MA GIORNATA DEI MISSIONARI MARTIRI,

IN COINCIDENZA CON IL GIOVEDI’ SANTO E IL 25.MO DELLA MORTE DI

MONS. OSCAR ROMERO, ARCIVESCOVO DI SAN SALVADOR

- Intervista con il prof. Roberto Morozzo della Rocca -

 

“Occorre che le Chiese locali facciano di tutto per non lasciar perire la memoria di quanti hanno subito il martirio”. In queste parole Giovanni Paolo II c’è la cura pastorale ma anche la commozione del Pontefice che assiste ogni anno al sacrificio supremo di chi vive e testimonia il Vangelo fino alla morte. Lo scorso anno sono stati 15, tra sacerdoti, religiosi e religiose, a perdere la vita in circostanze violente. Il ricordo di tutti costoro verrà celebrato domani nella 12.ma Giornata dei missionari martiri, che quest’anno si segnala per una doppia e significativa coincidenza: il Giovedì Santo e il 25.mo della morte dell’arcivescovo di San Salvador, Oscar Romero, avvenuta 25 anni fa. In particolare, saranno ricordate le storie del comboniano padre Luciano Fulvi, assassinato in Uganda, e di padre Faustino Gazziero De Stefani, dei servi di Maria, accoltellato a morte nella sua chiesa in Cile, dopo la Messa. Una sorte che riecheggia quella di mons. Romero, tratteggiato in questo servizio da Alessandro De Carolis:

 

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(musica)

 

E’ un Paese allo sbando, che cammina sul crinale di una situazione sociale esplosiva, il Salvador, quando nel febbraio del 1977 un tranquillo uomo di studi, Oscar Arnulfo Romero, diventa arcivescovo di San Salvador. La sua nomina non desta preoccupazioni nel regime al potere, che assiste senza intervenire alle scorrerie degli squadroni della morte, formate da paramilitari di destra, protagonisti di massacri a ripetizione tra i contadini, che chiedono migliori condizioni di vita e di lavoro. Mons. Romero è un tranquillo uomo di studi, ma dentro di sé la miseria dei “suoi” campesinos e la violenza che li vede vittime stanno scavando un solco già da tempo. Finché anche la Chiesa diventa un bersaglio.

 

Nel marzo del 1977, ad un mese dal suo insediamento, l’omicidio di un gesuita suo amico, padre Rutilio Grande, segna in qualche modo un punto di non ritorno. Il pastore si espone in prima persona: parla di pace, chiede giustizia, condannando sia le stragi dei militari sia la guerriglia dell’FMLN, il Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale. Attorno a lui muoiono, torturati e uccisi, sacerdoti, suore, laici. E la voce di mons. Romero si leva sempre più forte. Le sue omelie diventano leggendarie, trasmesse dalla radio. E quando una bomba fa saltare l’antenna di trasmissione, Radio Costa Rica si collega con la cattedrale di El Salvador per non perdere la voce di quel vescovo che non ha paura di parlare della speranza del Vangelo e di denunciare i soprusi. Il 23 marzo 1980, dal suo pulpito, si appella direttamente alla coscienza dei militari e dei poliziotti: “Fratelli – scandisce - appartenete al nostro stesso popolo; uccidete i vostri fratelli contadini (…) In nome di Dio, quindi, e in nome di questo popolo sofferente, i cui lamenti salgono fino al cielo, ogni giorno più tumultuosi, vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio: cessi la repressione!”. Il giorno dopo, alle 18.25, mentre sta celebrando la Messa, uno sconosciuto entra nella Chiesa, spara e uccide quel vescovo non più considerato innocuo e che Giovanni Paolo II definirà “zelante” nel suo telegramma di cordoglio e di condanna dell’accaduto. E il martire trascina con sé altri come lui: il giorno dei funerali di mons. Romero, l’esercito fa fuoco sulla folla, uccidendo decine di fedeli, privati della loro “voce” che aveva scelto di non essere più tranquilla.

 

(musica)

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Cosa spinse, dunque, mons. Romero a battersi in prima linea come apostolo degli ultimi? Risponde il Prof. Roberto Morozzo della Rocca, docente di Storia contemporanea all’Università di Roma Tre, intervistato da Alessandro De Carolis:

 

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R. – Mons. Romero si trovava in una situazione tragica, di estrema violenza: c’erano preti che venivano uccisi, i suoi preti, e lui era il loro vescovo. C’era inoltre una fortissima ostilità verso la Chiesa, mentre i contadini che chiedevano il rispetto del salario minimo venivano rapiti, uccisi, le minime richieste sindacali erano considerate sovversione... Questa è la situazione in cui si trovava l’arcivescovo. Lui era un uomo – se vogliamo – di carattere timido, ma sentiva molto le sue responsabilità e decise di essere forte. Dico questo perché ci sono dei testi suoi che dicono: “Io ho chiesto al Signore fortaleza, fortezza, per essere all’altezza della situazione tragica che viviamo.”.

 

D. – In una delle sue ultime omelie, mons. Romero affermò: “Quello che faccio è uno sforzo perché tutto quello che hanno voluto proporci il Concilio Vaticano II e le riunioni di Medellín e di Puebla non resti sulle pagine e non ci limitiamo a studiarlo teoricamente”. Come dire: un po’ una sorta di testamento spirituale…

 

R. – Mons. Romero è stato sempre fedelissimo al magistero della Chiesa: era un vescovo romano, aveva studiato sette anni a Roma, con Pio XI e Pio XII, alla fine degli anni Trenta. E questo senso di fedeltà non soltanto lo predicava, ma certamente lo metteva in pratica. Naturalmente, lui aveva adeguato la sua visione teologico- pastorale con quanto affermato dal Concilio Vaticano II, negli anni Sessanta, e voleva essere fedele al Concilio, così come lo era al magistero dei Papi.

 

D. – Perché, allora, fu anche osteggiato o comunque discusso?

 

R. – Mons. Romero era accusato dalla destra di essere un sovversivo, la sinistra cercava di strumentalizzarlo ai suoi fini... Si trovò preso in mezzo tra queste violenze che lui condannava: sia la violenza dei militari al potere, sia la violenza della guerriglia del Fronte Farabundo Martí. Ebbe tante difficoltà, quindi. Pur essendo un uomo di Chiesa, veniva considerato un politico dalle ali estreme della società salvadoregna. Tutto questo, poi, si rifletteva a Roma, perché poi a Roma arrivavano memoriali - lettere a favore o contro di lui - ma lui cercava di applicare il magistero della Chiesa, il Vangelo.

 

D. – L’America Latina e i poveri costruiscono un binomio che non ha perso purtroppo di attualità in vaste aree del continente: come dire che nemmeno gli appelli di mons. Romero alla solidarietà sociale sono tramontati…

 

R. – Oltre al fatto della sua morte martiriale - che è un modello del fatto che il vescovo è il buon pastore che dà la vita per il suo gregge - l’attualità del messaggio di mons. Romero sta nel fatto che lui amava tanto i poveri, ed i poveri restano anche oggi una parte notevole della popolazione latinoamericana. Anche in questo vorrei dire che mons. Romero era fedele al messaggio del Concilio. Diceva Giovanni XXIII: “La Chiesa è di tutti, e particolarmente dei poveri”, e quindi quello che mons. Romero diceva dei poveri resta valido anche oggi.

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L’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI PRESENTA LA PROSSIMA MARATONA DA BETLEMME

A GERUSALEMME: ISRAELIANI, PALESTINESI E PELLEGRINI

DI TUTTO IL MONDO CORRERANNO INSIEME PER LA PACE

- Intervista con mons. Liberio Andreatta -

 

Una Maratona-Pellegrinaggio da Betlemme a Gerusalemme per rilanciare la pace in Terra Santa. L’evento, che si terrà il prossimo 14 aprile, è stato presentato questa mattina a Roma in una conferenza stampa promossa dall’Opera Romana Pellegrinaggi. Palestinesi, israeliani e pellegrini da tutto il mondo correranno insieme per dire che la pace è più forte delle divisioni. Tra gli altri hanno partecipato alla conferenza stampa il cardinale Pio Laghi, il presidente del Coni, Gianni Petrucci e il presidente del Centro Sportivo Italiano Edio Costantini. Ma ascoltiamo mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Il messaggio che vogliamo lanciare è innanzitutto un messaggio di dialogo, un messaggio di pace, un messaggio di solidarietà e di condivisione.  Noi abbiamo coniato addirittura uno slogan: laddove non sono riuscite le diplomazie delle teste, proveranno le diplomazie del cuore e delle gambe dei pellegrini. Abbiamo visto che funziona questa diplomazia delle gambe e del cuore. Ed ecco perché ci prefiggiamo quest’anno di invertire il percorso. Mentre l’anno scorso il percorso era da Gerusalemme a Betlemme, più facile per motivi di sicurezza, quest’anno lo invertiamo: Betlemme-Gerusalemme. Equivale a dire che è arrivato un momento in cui è possibile non solo andare a Betlemme, ma anche far ritorno da Betlemme e questo ci auguriamo per tutti, sia per gli israeliani che per i palestinesi. Oggi è permesso solo ai pellegrini. Con questa maratona-pellegrinaggio vogliamo rendere possibile anche per gli israeliani ed i palestinesi questo passaggio del check-point di Betlemme.

 

D. – I pellegrinaggi in Terra Santa stentano a decollare. Ci sono reali pericoli per i pellegrini? Cosa può dirci in proposito?

 

R. – Innanzitutto voglio affermare con molta serenità e molta chiarezza che non c’è alcun pericolo. Noi in Terra Santa in questi anni siamo sempre stati presenti con gruppi di pellegrini. Non abbiamo mai avuto un problema in Terra Santa, né in Israele né in Palestina. Possiamo quindi assicurare dal punto di vista della sicurezza che non ci sono assolutamente pericoli. Si può andare, si deve andare con serenità, senza paura. Debbo dire poi che c’è una grande ripresa. Vorrei dare alcuni dati significativi. L’anno scorso, da gennaio ad aprile, avevamo portato circa 1.100 pellegrini. Quest’anno siamo già a 2.200 pellegrini. Abbiamo raddoppiato il numero dei pellegrini. Nell’arco di tutto l’anno scorso abbiamo portato circa 4 mila pellegrini, che costituiscono il 10 per cento di tutti i pellegrini del mondo arrivati in Terra Santa – circa 40 mila. Quest’anno abbiamo la gioia di poter pensare e sperare di raddoppiarli e farli almeno diventare 8 mila.

 

D. – Anche quest’anno, per il Venerdì Santo, il cardinale prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, Sua Beatitudine Ignace Moussa I Daoud, ha lanciato un appello a favore delle comunità cristiane di Terra Santa, perché molti cristiani lasciano le loro terre. Cosa può dirci in proposito?

 

R. – La nostra presenza di pellegrini e dei pellegrinaggi contribuirà certamente a far sì che i nostri fratelli cristiani non se ne vadano dalla loro terra per motivi economici perché con l’arrivo dei pellegrini si riattiva anche tutta una dimensione economica – alberghi, ristoranti, artigiani, ecc. – per cui credo che oggi, per i nostri fratelli cristiani la nostra presenza e il nostro ritorno sia veramente per loro un motivo di grande speranza.

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PRESENTATO IERI IL FILM “GIOVANNI PAOLO II – SINE DIE”:

IMMAGINI INEDITE SU 26 ANNI DI PONTIFICATO

- Intervista con Roberto Burchielli -

 

26 anni di Pontificato raccolti in 54 minuti di immagini inedite, molte messe a disposizione dal Centro Televisivo Vaticano. Si tratta del film “Giovanni Paolo II – sine die” di Roberto Burchielli, Salvatore Mazza e Mauro Parissone, presentato ieri alla stampa. La pellicola andrà in onda il giorno di Pasqua su Raiuno. Il servizio è di Giancarlo La Vella:

 

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Habemus Papam

 

E’ iniziato tutto in quel 16 ottobre 1978: dalla Loggia della Basilica di San Pietro, il cardinal Felici annunziò al mondo il nome del nuovo Papa, un Papa “venuto da lontano” che imparammo subito ad amare, sin dalle sue prime incerte parole in lingua italiana:

 

“Se mi sbaglio, mi corrigerete”.

 

Un momento, come tanti altri, riportato fedelmente in “Giovanni Paolo II – sine die”. Il film, prodotto dalla Eche 24 Tv Agency, con un montaggio estremamente dinamico, coinvolgente, fa rivivere i momenti salienti del Pontificato di Giovanni Paolo II, rigorosamente senza alcun commento sovrapposto. Solo le immagini e il sonoro originale raccontano vividamente ed efficacemente la vicenda del Santo Padre. Sentiamo uno degli autori e regista del film, Roberto Burchielli:

 

R. – Volevamo fare un film sul Papa fatto con immagini senza commento. E’ il Papa che racconta se stesso attraverso le sue parole, attraverso i suoi viaggi, attraverso immagini mai viste, perché sono immagini dell’archivio privato e immagini che il Centro Televisivo Vaticano ci ha permesso di utilizzare. E’ un racconto inedito sul Papa ed è questo che ci ha spinto anche a fare questo film.

 

D. – Che cosa è stato detto in più rispetto a quanto già raccontato su Giovanni Paolo II finora?

 

R. – Noi abbiamo puntato molto a raccontare anche l’uomo. In realtà chi vede questo film apprende una forza nuova: è l’uomo che dà forza all’uomo.

 

D. – Come regista, Burchielli, le sue emozioni personali … Ci sono stati dei momenti particolarmente toccanti?

 

R. – Forse il momento più toccante è stato nel chiudere il film. Mi sono emozionato nel vedere un uomo che mi ha insegnato molte cose. E quello, secondo me, è molto importante: un uomo che può insegnare alla gente a riscoprire il valore della vita.

 

Assorto, commosso, veemente, indignato, sofferente ma tenace, spesso scherzoso e sorridente, soprattutto con i giovani, ancora più spesso invocante. Questo è Giovanni Paolo II, così come ci viene raccontato in questo film sul suo Pontificato. Una straordinaria sequenza, dunque, di sentimenti per raccontare la storia di un uomo diventato Papa, della sua fede e dei suoi viaggi nel difficile mondo di oggi.

 

“Auguro a tutti noi di vivere sempre più profondamente, di vivere e anche di testimoniare”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

23 marzo 2005

 

 

Il ricorso dei genitori di Terri Schiavo, perché si riprenda l’alimentazione meccanica della figlia, è stato respinto dalla Corte federale.

Adesso non resta che l’appello alla Corte Suprema

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

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NEW YORK. = E’ stata l’11.ma sezione della Corte d’Appello di Atlanta, in Georgia, ad emettere la sentenza. A questa Corte i genitori della donna hanno cercato di dimostrare che Terri può migliorare se sottoposta a cure adeguate. Ma la Corte ha stabilito, con due voti contro uno, di respingere il ricorso. “La decisione non rappresenta un abuso di discrezionalità”, si legge nella sentenza. Così ai genitori che vogliono salvare la figlia non resta l’ultimo grado: i nove giudici della Corte Suprema. Ma giunta al quinto giorno senza né acqua né cibo, quanto durerà l’agonia di Terri? L’avvocato dei genitori, nel presentare il ricorso al giudice di Atlanta, ha dichiarato che la donna si sta spegnendo lentamente e che la sua morte è imminente. Secondo i medici, Terri può resistere ancora qualche giorno: la mancanza di alimentazione potrebbe esserle fatale a partire dal decimo giorno. Il legale del marito di Terri, invece, ha detto che ripristinare l’alimentazione forzata è una violazione dei diritti della donna che “non avrebbe voluto sopravvivere in questo modo”. Fuori dalla clinica, dove Terri è degente, i manifestanti ‘pro-vita’ si sono radunati in preghiera e in protesta denunciando quello che loro appare “un chiaro caso di tirannia giudiziaria”. (E. B.)

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TUTTE LE LETTERE DEL PAPA AI SACERDOTI PER IL GIOVEDI’ SANTO

RACCOLTE IN UN VOLUME CURATO DA PADRE LEONARDO SAPIENZA

CON LA PREFAZIONE DEL CARDINALE DARIO CASTRILLON HOYOS

- A cura di Giovanni Peduto -

 

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CITTA’ DEL VATICANO. = Dal 1979 a quest’anno Giovanni Paolo II ha inviato ogni Giovedì Santo una lettera personale, come padre pastore, a tutti i sacerdoti. I 27 documenti sono stati raccolti in una pregevole opera da padre Leonardo Sapienza, della Prefettura della Casa Pontificia. Il titolo dell’artistico volume, che proprio in questi giorni si trova nelle librerie, è L’amore più grande - Giovanni Paolo II ai sacerdoti. La veste tipografica è a cura dell’Editrice Rogate. Il prefetto della Congregazione per il Clero, cardinale Dario Castrillon Hoyos, nella sua splendida presentazione, scrive fra l’altro: “Il Magistero petrino, contenuto nelle Lettere annuali, ci offre, come in un’armonica sinfonia dottrinale e pastorale, un insegnamento profondo sull’Eucaristia, sul Sacerdozio e sulla mutua relazione di questi due inestimabili sacramenti, relazione che rimanda alla volontà fondante di Cristo e alla nascita e alla crescita della sua Chiesa… Le Lettere illuminano, alla luce dell’Eucaristia, queste due coordinate che definiscono il ministero sacerdotale: la partecipazione alla capitalità del sacerdozio eterno di Cristo e la partecipazione alla missione apostolica fondata sulla missione di Cristo stesso, trasmessa ai vescovi, al servizio dell’unica missione della Chiesa”. Padre Leonardo Sapienza, che ha curato la raccolta, auspica che la lettura e la meditazione di queste pagine, sempre fresche e attuali, risvegli nei sacerdoti l’umile fierezza di servire Dio e i fratelli.

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“LA NOSTRA INDICAZIONE E’ RIVOLTA A TUTTI GLI ELETTORI, NON SOLO AI CATTOLICI”. LO AFFERMA IL CARDINALE CAMILLO RUINI A PROPOSITO DEL SUO INVITO

A NON VOTARE I REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA

 

ROMA. = In un’intervista al settimanale Famiglia Cristiana, che ne ha anticipato una sintesi, il presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini, ha precisato la sua posizione in merito ai referendum abrogativi della legge sulla fecondazione assistita. Per il cardinale c’è differenza tra il voto ai referendum e quello alle regionali. “Nel referendum –ha detto- si tratta di quesiti antropologici ed etici precisi, rispetto ai quali il cittadino diventa legislatore. Nelle regionali, invece, la scelta è tra persone, tra gruppi, dei quali l’elettore deve saper valutare programmi e comportamenti, ma non ci si esprime direttamente sui valori”. Inoltre, il presidente della Cei, ha osservato come non solo i vescovi, ma anche tanti altri, partiti, forze sociali e culturali, giornali, hanno dato indicazioni di voto. “Non per questo – sottolinea – si è detto che trattano gli elettori o i lettori da minorenni. Inoltre – prosegue Ruini – la teoria che la Chiesa possa pronunciarsi solo sui principi e non sulle scelte concrete non ha alcun fondamento teologico. “La Chiesa –conclude – ha sempre dato indicazioni concrete sui comportamenti pubblici quando sono in gioco valori importanti”. Tra gli altri temi affrontati nell'intervista: le condizioni fisiche del Papa, la trasformazione dei costumi, la rivoluzione delle biotecnologie, i rapporti tra popoli islamici e nazioni cristiane e il risveglio di interesse per l'identità cristiana delle nazioni. (E. B.)

 

 

NON ESISTE LA CONFESSIONE VIA INTERNET.

COSI’ LA CONFERENZA EPISCOPALE PERUVIANA, IN UN DOCUMENTO

DIFFUSO NEI GIORNI SCORSI

 

LIMA. = In risposta alle informazioni rese note da alcuni programmi televisivi, la Conferenza Episcopale Peruviana, nei giorni scorsi, ha pubblicato una nota in cui chiarisce che “su Internet non ci sono sacramenti”. Il documento, emesso dall’Ufficio Stampa dell’episcopato, spiega che “per ricevere il sacramento della Confessione è indispensabile, oltre alle condizioni o ai requisiti inerenti al sacramento, la presenza fisica del fedele e la manifestazione delle sue colpe al sacerdote in persona”. Il documento aggiunge come l’assoluzione di un sacerdote lontano non è considerata valida in nessun caso. Dunque, la nota episcopale, citando il documento “La Chiesa e Internet”, pubblicato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali il 22 febbraio 2002, specifica che “la realtà virtuale non può sostituire la reale presenza di Cristo nell'Eucaristia”. Per i vescovi peruviani, anche se su internet sono possibili alcune esperienze religiose, tuttavia, queste sono insufficienti se separate dall’interazione col mondo reale. (E. B.)

 

 

In Myanmar, l’azienda petrolifera americana unocal ha deciso di risarcire alcuni abitanti di un villaggio birmano per uscire da un annoso caso

di violazione di diritti umani

 

RANGOON. = L’accordo, raggiunto per via extra-giudiziale, segna la fine di una disputa durata otto anni tra la grande azienda californiana e un gruppo di birmani che negli anni novanta assistettero alla costruzione del gasdotto Padana, lungo 62 chilometri, realizzato per esportare il gas naturale dal Myanmar alla Thailandia e poi al mare delle Andamane. Secondo i legali dei cittadini asiatici, i soldati birmani, pagati dagli statunitensi per fare la guardia agli impianti, si sarebbero macchiati di numerose violazioni dei diritti umani: stuprando donne e ragazze, portando via con la forza gli uomini per farli lavorare al gasdotto e costringendo le persone ad abbandonare le proprie case per dare spazio alla nuova costruzione. Pur negando qualsiasi abuso, la Unocal ha accettato di fornire compensazioni ai querelanti e di finanziare progetti umanitari per migliorare le condizioni di vita della popolazione che vive vicino al gasdotto. Il tutto per una spesa che sfiora il miliardo di euro. A gennaio un tribunale di Los Angeles aveva assolto la grande azienda statunitense dalle accuse di complicità con la giunta militare birmana in violazioni di diritti umani eseguite dalle sue “controllate”. (E. B.)

 

 

In Bangladesh, dopo un violento ciclone che si è abbattuto domenica scorsa nel nord del Paese, è difficile tracciare un bilancio

della situazione. Sarebbero diverse decine i morti

- A cura di Maria Grazia Coggiola -

 

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DHAKA. = Da ormai tre giorni migliaia di persone nel nord del Bangladesh sono senza cibo e acqua, dopo che due tifoni tropicali hanno spazzato via una ventina di villaggi. Il governo di Dhaka ha inviato l’esercito, reparti speciali per soccorrere i feriti e portare aiuti di prima necessità, ma le operazioni vanno a rilento per via delle strade inaccessibili: mancano luce e telefono. Il ciclone, accompagnato da forti piogge, si è abbattuto domenica scorsa nel distretto di Gaibandha, nel nord, una delle aree più povere del Paese e i morti sarebbero diverse decine, ma è difficile tracciare un bilancio definitivo. Sotto le macerie, nelle case distrutte, ci sarebbero ancora molti corpi da recuperare. Critica anche la condizione di centinaia di feriti negli ospedali. La priorità è ora quella di portare aiuti alimentari, di costruire un riparo temporaneo per la notte. Molte case, andate distrutte, erano semplici costruzioni fatte con la paglia o con le stuoie. Il governo ha lanciato un piano di emergenza per portare razioni di riso a 5 mila senzatetto, ma secondo alcuni sopravvissuti non sarebbe sufficiente. Quasi ad ogni stagione estiva il Bangladesh è flagellato da cicloni e alluvioni che causano danni ingenti ai raccolti, unica fonte di sussistenza per migliaia di famiglie che già vivono sotto la soglia della povertà.

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24 ORE NEL MONDO

23 marzo 2005

- A cura di Barbara Castelli -

 

Si è concluso questa mattina anticipatamente il Consiglio europeo di primavera. “Sono stati raggiunti buoni risultati”, ha dichiarato in conferenza stampa il presidente di turno dell’Ue, il primo ministro lussemburghese, Jean-Claude Juncker, e questo dimostra il clima di intesa in cui si è svolto l’appuntamento. Tra i vari temi affrontati nella due giorni, anche l’urgenza per l’Unione Europea di “avere un ruolo di primo piano nel quadro delle Nazioni Unite in generale e in vista del prossimo summit Onu di settembre in particolare”. Il nostro servizio:

 

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Juncker ha assicurato che è stato trovato un totale consenso sul rilancio della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Per raggiungere gli obiettivi prefissati – si legge nel documento conclusivo del vertice, di cui una bozza è stata diffusa in mattinata – occorre attuare “azioni concrete”, migliorando l’ambiente per le imprese, puntando sulle infrastrutture e indicando obiettivi di piena occupazione, produttività del lavoro e coesione sociale. Archiviata la riforma del Patto di stabilità, ratificata ieri sera dai 25 leader europei, e il rilancio della strategia di Lisbona, l’Europa deve ora concentrarsi sul prossimo grande obiettivo che l’attende: il negoziato sulle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013. A sottolinearlo è stato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, tracciando un bilancio positivo del Consiglio europeo, che ha dimostrato come l’Europa possa “funzionare a venticinque, anche su temi sensibili”.

 

Accettata poi la richiesta di Parigi di modificare la direttiva Bolkenstein sulla liberalizzazione del settore dei servizi. La Francia, insieme con altri Paesi, ha sollecitato la rinegoziazione degli aspetti più controversi di un provvedimento delicato per i riflessi occupazionali, con la possibile perdita di posti di lavoro nei Paesi più ricchi a vantaggio della manodopera a basso costo e poco tutelata dei nuovi membri dell’Europa orientale. E il Consiglio europeo di primavera è servito anche per fare il punto su vicende di respiro internazionale. Per quanto riguarda la delicata situazione in Libano, i leader europei sollecitano la formazione “a breve” di un nuovo governo di Beirut, che sia in grado di organizzare “elezioni libere, eque e trasparenti nei tempi stabiliti, in base alla Costituzione libanese, senza interferenze o intrusioni dall'esterno”. Un pensiero poi è andato anche alla Croazia, che aspira ad entrare nella famiglia del Vecchio Continente. E’ stata, infatti, disposta una “task force” per valutare la collaborazione di Zagabria con il Tribunale dell’Aja. A farne parte: la Commissione europea; l’Alto rappresentante europeo per la politica estera e di sicurezza comune, Javier Solana; il Lussemburgo, Paese presidente di turno dell’UE e Gran Bretagna e Austria, Stati membri cui spettano le due prossime presidenze di turno dei venticinque. Proprio Solana, infine, nel corso di una conferenza stampa, ha dichiarato che l’Unione europea “mantiene il suo obiettivo di revocare l’embargo sulla vendita di armi alla Cina e sta lavorando per questo”.

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Il vertice della Lega Araba, riunito ad Algeri, ha approvato ieri sera una risoluzione che rilancia l’iniziativa del 2002 per la pace in Medio Oriente. Il documento chiede ad Israele di ritirarsi totalmente dai Territori arabi occupati con la Guerra dei Sei giorni, nel giugno 1967, di accettare uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme est, di risolvere il problema dei profughi, in base alla risoluzione 194 dell’Onu, e di smantellare gli insediamenti ebraici nei Territori palestinesi. Un alto responsabile israeliano, tuttavia, ha affermato che il suo Paese respinge l’iniziativa della Lega e che il vertice di Algeri è “in ritardo” rispetto ai cambiamenti intervenuti nel mondo arabo. Quanto all’Iraq, il documento “ribadisce il rispetto per l’unità, la sovranità e l’indipendenza dell’Iraq, e la non interferenza nei suoi affari interni”.

 

Il premier israeliano Ariel Sharon è impegnato in una dura lotta parlamentare per garantire la realizzazione questa estate del ritiro da Gaza, un progetto cui si oppongono un terzo dei 40 parlamentari del Likud. Le autorità israeliane, intanto, hanno elevato lo stato di allerta in occasione del carnevale ebraico (Purim), una circostanza che provoca affollamenti nelle strade. E’ stata ufficializzata, infine, la visita in Israele, per la fine di aprile, del presidente russo, Vladimir Putin.

 

L’opposizione libanese ha accusato il governo filosiriano per l’attentato che nella notte ha causato due morti e quattro feriti. L’azione terroristica è stata compiuta in un centro commerciale di Kaslik, a nord di Beirut. Il giudice libanese incaricato delle indagini sull’uccisione dell’ex premier Rafik Hariri, intanto, si è dimesso questa mattina dall’incarico, mentre il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha ipotizzato l’apertura di un’inchiesta più approfondita sull’attentato dello scorso 14 febbraio, costato la vita anche ad altre 18 persone.

 

Resta alta la tensione in Iraq. Ottanta insorti iracheni hanno perso la vita questa mattina, durante un’operazione compiuta dalle forze del ministero dell’Interno iracheno, con l’appoggio dell’esercito americano, nella zona di Tikrit. Al termine di una battaglia, durata 17 ore, le forze alleate avrebbero occupato un presunto centro di addestramento degli insorti nella zona del lago Tharthar, 160 chilometri a nordovest di Baghdad. Proprio nella capitale una bambina irachena ha perso la vita per l’esplosione di un proiettile di mortaio caduto sulla sua scuola, nel quartiere al Ameriyah.

 

E’ il momento di tentare il dialogo in Kirghizistan, dopo giorni di scontri tra governativi filo russi e oppositori che contestano il presidente Askar Akayev. Il premier Tanayev è partito stamani per il sud del Paese, dove gli oppositori controllano ormai il territorio e continuano a denunciare brogli alle recenti elezioni legislative. Tanayev sarebbe intenzionato a negoziare con i manifestanti, anche se le proteste continuano nella capitale Bishkek e dopo che il capo di Stato stamani ha licenziato il ministro dell'Interno e il procuratore generale. Ma che significato dare al provvedimento? Roberto Piermarini lo ha chiesto a Fabrizio Dragosei, inviato del Corriere della Sera in Kirghizistan:

 

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R. – E’ una mossa sicuramente volta ad aprire una finestra di dialogo con l’opposizione. Akaief nei giorni scorsi è arrivato segretamente a Mosca per incontrare Putin. Il presidente russo non lo ha incontrato e lo ha fatto parlare con i suoi assistenti nell’amministrazione del Cremlino, i quali hanno consigliato al presidente del Kirghizistan di agire con prudenza e di aprire per quanto possibile all’opposizione, per cercare di raggiungere un compromesso, un accordo di un qualche tipo.

 

D. – L’opposizione ha abbastanza forza come in Georgia e in Ucraina per cambiare la situazione politica?

 

R. – L’opposizione non è unita ed ha vari leader, spesso in contrasto tra loro e su posizioni molto diverse. Non c’è una posizione unificante antirussa. Un altro fattore molto diverso dall’Ucraina e dalla Georgia è il fatto che in Kirghizistan le manifestazioni di piazza hanno preso una piega violenta, che non veniva controllata neanche dai leader dell’opposizione. Su questo si inserisce anche una struttura di clan e di etnie che rende molto più difficile la situazione.

 

D. – Per la situazione in Georgia ed in Ucraina si era parlato di un duello a distanza tra Stati Uniti e Russia. Sta avvenendo anche per il Kirghizistan?

 

R. – Diciamo che in Kirghizistan sicuramente la Russia si sta muovendo con maggiore prudenza. Putin ha imparato la lezione della Georgia e soprattutto dell’Ucraina. In questo caso Putin si muove con prudenza e gli Stati Uniti anche sono molto cauti, proprio perché tutti temono la possibilità di una conflagrazione generale in questo piccolo Paese dell’Asia centrale. Entrambi i Paesi hanno grandi interessi strategici che finora hanno mantenuto non in contrasto l’uno con l’altro.

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In un clima di forte scontro, il Senato ha approvato il disegno di legge che riforma la seconda parte della Costituzione. 162 i sì, 14 i no. A favore ha votato compatta la maggioranza di centrodestra. L’opposizione non ha partecipato al voto per protesta. Il provvedimento dovrà tornare alla Camera e poi ancora al Senato. Ma ora il testo non potrà essere più modificato, ma solo confermato o respinto in blocco. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Devolution, premierato forte, Senato federale. Sono questi i capisaldi della riforma costituzionale appena approvata dall’Aula di Palazzo Madama. Dunque, le Regioni avranno competenze legislative esclusive in materia di sanità, scuola e polizia locale. A fare da contrappeso alla devolution vengono introdotte la norma sull’interesse nazionale e la cosiddetta clausola di supremazia dello Stato in caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali. Quanto al premier, determina la politica dell’Esecutivo e ha il potere di nomina e revoca dei ministri. E ha anche il potere di sciogliere la camera, prerogativa questa finora attribuita al Capo dello Stato. Il quale da parte sua con la riforma diventa garante dell’Unità federale della Repubblica. Nasce poi il Senato federale che sarà competente per le materie di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. E sarà composto da 252 senatori eletti su base regionale. 500 saranno invece i deputati della camera, 18 eletti nelle circoscrizioni estero, e massimo tre deputati a vita. La Camera esamina le leggi riguardanti le materie riservate allo Stato. Passa poi il principio di sussidiarietà: la Repubblica – si legge nel nuovo testo – è costituita da Comuni, Province, città metropolitane, Regioni e Stato che esercitano le loro funzioni secondo i principi di collaborazione e di sussidiarietà. La riforma non piace affatto al centrosinistra, soprattutto per la devolution e per il premierato che toglie poteri al presidente della Repubblica. Romano Prodi parla di dittatura della maggioranza e del premier. Il centrodestra ribatte: queste riforme sono chieste dagli italiani. Il sì definitivo del Parlamento alle riforme dovrebbe arrivare a fine legislatura, per fissare il già annunciato referendum dopo le elezioni politiche del 2006.

 

Per la Radio Vaticana, Gianpiero Guadagni.

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Nuovo premier per il Kosovo. Bajram Kosumi è stato nominato oggi al posto del dimissionario Ramush Haradinaj, incolpato di crimini di guerra dal Tribunale penale internazionale (TPI).

 

L’ex generale serbo-bosniaco, Vinko Pandurevic, incriminato dal Tribunale penale internazionale (TPI) per genocidio durante la guerra di Bosnia, ha lasciato oggi Belgrado per presentarsi davanti ai giudici dell’Aja. Pandurevic è l’ex comandante della brigata di Zvornik dell’esercito serbo bosniaco, che ha partecipato al massacro di oltre 7.000 musulmani di Srebrenica, nel luglio 1995.

 

Almeno venti detenuti sono stati uccisi nell’est della Cambogia, mentre tentavano di evadere con alcuni ostaggi. Lo ha riferito oggi la polizia. I reclusi avevano preso quattro secondini e avevano cercato di abbattere le porte della prigione lanciandosi contro con alcune auto.

 

Ore di apprensione nel Principato di Monaco. Le condizioni di salute dell’ottantunenne principe Ranieri sembrano essere stazionarie, ma il sovrano rimane ricoverato in rianimazione, dove è stato trasferito ieri mattina per problemi respiratori.

 

 

 

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