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Sommario del 11/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale: "no" al terrorismo, nessuno pregiudichi il processo di pace in Irlanda del Nord. La catechesi dedicata a San Bonifacio
  • I vescovi argentini in Vaticano per la visita ad Limina
  • Domani, alle 12, la pubblicazione della Lettera del Papa sulla revoca della scomunica ai quattro presuli consacrati da Lefebvre
  • Il cardinale Stafford sulla crisi economica: i banchieri chiedano perdono
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Timori in Somalia dopo l'adozione della Sharia
  • Msf: crisi umanitarie sempre più ignorate
  • Città Nuova ricorda Chiara Lubich ad un anno dalla sua morte
  • Chiesa e Società

  • Sudan: la Chiesa lancia un appello per la pace
  • Studio dell’Oms sulla mortalità causata dalla dissenteria
  • Il nunzio in Colombia: grave la situazione dei bambini malnutriti
  • Cile: preoccupazione della Chiesa di fronte ai fenomeni razzisti
  • Ciad: i gesuiti inaugurano una scuola per bambini seminomadi
  • Mons. Fisichella: interessi economici dietro la decisione Usa sulle staminali embrionali
  • Riunione a Bogotà dei segretari delle Conferenze episcopali latinoamericane
  • Ecuador: inaugurata una Scuola di formazione missionaria
  • Malaysia: campagna sull’uso della parola “Allah” da parte dei non musulmani
  • Usa: cresce il numero dei cattolici ma aumentano anche agnostici e atei
  • Mons. Migliore organizza una tavola rotonda sulla dignità della donna
  • Il Consiglio ecumenico delle Chiese invita a riflettere sul bene dell’acqua
  • Tahiti: campagna di solidarietà per la Quaresima
  • Mons. Michalik riconfermato presidente della Conferenza episcopale polacca
  • Aperte le celebrazioni in onore del patrono d’Europa San Benedetto
  • Onorificenza in Germania a mons. Pietro Parolin
  • Pozzuoli: incontro dei giovani italiani in servizio civile presso enti ecclesiali
  • Parte domani il Giubileo Paolino degli universitari
  • Presentato a Damasco un film siriano su San Paolo
  • Mostra internazionale a Roma sul tema ‘Angeli e Demoni’
  • 24 Ore nel Mondo

  • Stragi della follia in Germania e Stati Uniti: 28 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale: "no" al terrorismo, nessuno pregiudichi il processo di pace in Irlanda del Nord. La catechesi dedicata a San Bonifacio

    ◊   “Prego perché nessuno si lasci vincere dall’orrenda tentazione della violenza”. L’appello di Benedetto XVI per la pace in Irlanda del Nord - messa in pericolo da due recenti attentati - ha caratterizzato l’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro. Il Papa - che aveva dedicato la catechesi alla figura di San Bonifacio, vescovo vissuto nell’ottavo secolo - ha espresso la “ferma condanna” del terrorismo, chiedendo di “moltiplicare gli sforzi” per non “spegnere le tante speranze” accese dal processo di pace in Irlanda del Nord. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Tre morti come un fulmine a ciel sereno, in una terra per trent’anni ferita a sangue da un odio all’apparenza insanabile, e poi rappacificata per un altro decennio grazie al delicato equilibrio trovato e concordato in quel lontano Venerdì Santo del 1998. Ora nell’Irlanda del Nord le antiche paure sono tornate a serpeggiare tra la gente e Benedetto XVI non ha perso tempo per dire il suo “no” a questo soprassalto di violenza, costato la vita a due soldati britannici e a un poliziotto:

     
    “Esprimo la più ferma condanna per tali esecrabili atti di terrorismo, che, oltre a profanare la vita umana, pongono in serio pericolo il processo politico in corso nell’Irlanda del Nord e rischiano di spegnere le tante speranze da esso suscitate nella regione e nel mondo intero. Prego il Signore affinché nessuno si lasci vincere nuovamente dall’orrenda tentazione della violenza, ma ognuno moltiplichi gli sforzi per continuare a costruire, attraverso la pazienza del dialogo, una società pacifica, giusta e riconciliata”.
     
    Chi ai suoi tempi aveva lavorato, e con successo, per una società pacifica, giusta e riconciliata dai valori cristiani era stato 1300 anni fa proprio un vescovo anglosassone, San Bonifacio, definito da Benedetto XVI un “grande missionario” che diffuse il Vangelo nell’Europa centrale con tali “grandi risultati” da essere ricordato come “l’apostolo dei Germani”:

     
    “Egli innestò nelle popolazioni germaniche un nuovo stile di vita più umano, grazie al quale venivano meglio rispettati i diritti inalienabili della persona (...) Paragonando questa sua fede ardente, questo zelo per il Vangelo alla nostra fede così spesso tiepida e burocratizzata, vediamo cosa dobbiamo fare e come rinnovare la nostra fede, per dare in dono al nostro tempo la perla preziosa del Vangelo”.

     
    Grazie, dunque, a queste sue grandi qualità di apostolo - alle quali si aggiungeva una raffinata erudizione - Bonifacio chiese e ottenne da Papa Gregorio, che lo consacrò vescovo, di dirigersi tra i pagani del centro Europa, rinunciando alla tranquillità e agli studi della vita monastica. La sua scelta, ha ricordato Benedetto XVI, si tradusse in un impegno “instancabile”, sostenuto da monaci e monache dalla cui spiritualità proveniva e per i quali fondò nuovi monasteri. Questa dedizione e la fedeltà intangibile che ebbe con la Sede Apostolica cambiarono il volto del Vecchio continente:

     
    “Frutto di questo impegno fu il saldo spirito di coesione intorno al Successore di Pietro che Bonifacio trasmise alle Chiese del suo territorio di missione, congiungendo con Roma l’Inghilterra, la Germania, la Francia e contribuendo così in misura determinante a porre quelle radici cristiane dell’Europa che avrebbero prodotto fecondi frutti nei secoli successivi”.

     
    San Bonifacio morì martire nel 754: non morì il suo zelo e il suo stile pastorale, improntato alla “centralità della Parola di Dio” e alla assidua predicazione, che egli perseguì fino in tarda età. Uno stile, ha affermato il Papa, che ricorda ai credenti di oggi che “il cristianesimo, favorendo la diffusione della cultura, promuove il progresso dell’uomo”. E uno zelo che Benedetto XVI, al momento dei saluti, rivolgendosi ai vari gruppi diocesani presenti all’udienza, ha voluto indicare ad esempio con questa collettiva esortazione quaresimale:

     
    “Cari amici, questo nostro tempo, del quale si sottolineano spesso le ombre che lo segnano, deve essere illuminato dal sole vivo della speranza, da Cristo nostra speranza. Egli ha promesso di restare sempre con noi e in molti modi manifesta la sua presenza. A voi il compito di annunciarne e testimoniarne l’indefettibile amore che ci accompagna in ogni situazione. Non stancatevi, pertanto di affidarvi a Cristo e di diffondere il suo Vangelo in ogni ambiente”.

     
    Un momento toccante si è avuto quando il Papa, prima di salire sulla giardinetta per rientrare nel Palazzo apostolico, si è intrattenuto con Giampiero Steccato, un ex impiegato delle ferrovie di Piacenza di 58 anni, da 10 paralizzato dalla “sindrome di Locked-in”, benché pienamente cosciente. L’uomo, accompagnato dalla moglie Lucia e dai due figli, ha consegnato un messaggio a Benedetto XVI, nel quale scrive fra l’altro: “Vorrei trasmetterle quello che il mio corpo rischia di celare: ho voglia di vivere”. “Ringrazio infinite volte” il Signore “per il privilegio di esistere”.

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    I vescovi argentini in Vaticano per la visita ad Limina

    ◊   E’ iniziata in Vaticano la visita “ad Limina” dei vescovi argentini. Durerà fino al 30 aprile. Porteranno al Papa le speranze e le preoccupazioni della Chiesa di questo Paese sudamericano. Ascoltiamo in proposito mons. Enrique Eguía Seguí, vescovo ausiliare di Buenos Aires e segretario generale della Conferenza episcopale argentina, intervistato da Alina Tufani del Programma Ispano-americano della nostra emittente:
     
    R. - La nostra maggiore preoccupazione è come sostenere e alimentare la fede del nostro popolo nel contesto dell'attuale crisi globale. L'Argentina viene da una crisi molto profonda durata sette anni e oggi la grande preoccupazione della Chiesa è come collocarsi di fronte a questa nuova crisi che incombe sul Paese.

     
    D. - I vescovi argentini affermano che la crisi non è solo economica ma fondamentalmente morale e sottolineano la necessità di sradicare la corruzione…

     
    R. - Questa è una grande sfida perché la corruzione in Argentina è ormai istituzionalizzata: sembra prevalere una cultura secondo la quale si può andare avanti solo con questo sistema. In questa situazione quelli che soffrono di più sono i più poveri e gli esclusi. La Chiesa intende aiutare a ricostruire le basi di un sistema democratico, ossia il rispetto dell’autonomia dei tre poteri dello Stato: il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario. Riteniamo infatti che gli elementi fondamentali della vita democratica stiano venendo meno a causa della confusione dei ruoli e dei poteri. Quello che predichiamo è di ricostruire una vera democrazia rappresentativa.

     
    D. - I vescovi negli ultimi anni si sono soffermati molto sulla responsabilità dei fedeli laici nella società. C’è stato qualche progresso?

     
    R. - Ci sono stati molti progressi, ma in ambiti limitati. Il primo dovere di un fedele laico è quello di un impegno solidale nelle opere di carità: qui ci sono laici molto attivi. Quello che manca è il secondo passo: la presenza di fedeli laici formati nelle università e nelle scuole la cui azione abbia un’effettiva incidenza nella costruzione della vita politica e sociale del nostro Paese.

     
    D. - Da una recente inchiesta emerge che l’istituzione con la maggiore credibilità è la Chiesa che d’altra parte risulta anche molto criticata e attaccata…

     
    R. - In Argentina esiste un’opinione pubblica molto critica nei confronti della Chiesa. Ma poi vediamo che nella realtà esiste un’opinione diversa, quella popolare, che esprime un’altra visione. I circoli che gestiscono i media, i vari movimenti di pressione, non rappresentano il punto di vista della gente.

     
    D. - Da questa stessa inchiesta emerge che, sebbene la maggioranza degli intervistati si dichiari cattolico, solo il 23 % va a Messa…

     
    R. - In Argentina, come in altri Paesi dell’America Latina, c’è questo fenomeno straordinario che è la religiosità popolare: c’è una cultura dell’incontro con Dio diffusa negli strati più poveri. Sorprende constatare come Dio lavori nel cuore della gente. Quello che offre la religiosità popolare è una forte esperienza di appartenenza. In un’epoca di esclusioni, la gente sente che può vivere un’esperienza di appartenenza alla Chiesa le cui porte sono sempre aperte. Tuttavia questo sentimento religioso non si istituzionalizza necessariamente in un cammino sacramentale. Quindi uno dei punti chiave dell’evangelizzazione della Chiesa in Argentina è di far crescere questa religiosità popolare. D’altra parte occorre dire che esistono ampi settori che non conoscono Gesù perché non sono più catechizzati in famiglia. In una società secolarizzata la sfida più grande è quella di trasmettere la fede ed è quella che ci pone la Missione continentale.

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    Domani, alle 12, la pubblicazione della Lettera del Papa sulla revoca della scomunica ai quattro presuli consacrati da Lefebvre

    ◊   La Sala Stampa vaticana ha annunciato in una nota la pubblicazione, per domani a mezzogiorno, della “Lettera di Sua Santità Benedetto XVI ai Vescovi della Chiesa Cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei 4 vescovi consacrati dall’arcivescovo Lefebvre”. Il testo del documento sarà diffuso in lingua italiana, tedesca, francese, inglese, spagnola e portoghese. Alle 11.30, conclude la nota, il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, sarà disponibile per un briefing.

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    Il cardinale Stafford sulla crisi economica: i banchieri chiedano perdono

    ◊   Si sta svolgendo a Roma, presso il Palazzo della Cancelleria, il “Corso sul Foro interno”, organizzato dalla Penitenzeria Apostolica. Le giornate di studio, che si concluderanno sabato, sono presiedute dal penitenziere maggiore, il cardinale James Francis Stafford. Sul tema al centro del Corso, il Sacramento della Riconciliazione, ascoltiamo lo stesso cardinale Stafford al microfono di Philippa Hitchen:

    R. – E’ importante per noi scoprire la dimensione teologica e pastorale del peccato. Che significa credere nel peccato? Il Peccato non è un’offesa contro la legge, ma prima di tutto un’offesa contro una persona, una Persona divina, contro la Trinità di Dio e contro persone umane. E’ importante per noi ministri ordinati riscoprire la fede quando indichiamo che Gesù Cristo è il Salvatore, il Redentore dei nostri peccati.

     
    D. – Nell’introduzione a questo corso lei parla della necessità di formare i sacerdoti di fronte a casi molto complessi e delicati. Ce ne può indicare alcuni?

     R. – Il nostro mondo è complesso. Pensiamo al mondo economico che adesso viene chiamato globale: i peccati in questo mondo economico e globale sono differenti nella loro complessità e profondità rispetto al passato. Per esempio, questa crisi economica è radicata nella mancanza di rispetto, da parte delle leadership del mondo, verso altre persone. I banchieri devono assumersi delle responsabilità morali e chiedere a Dio il perdono di questi peccati complessi.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All’udienza generale Benedetto XVI condanna gli atti di terrorismo che mettono in pericolo il processo di pace in Irlanda del Nord

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la situazione economica: il colosso bancario Citigroup guida la riscossa delle Borse mondiali

    L’intervento dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, alla Commissione dell’Ecosoc sulla condizione delle donne

    Un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “L’Africa senza difese davanti alla crisi economica”

    “Ma anche ad Avignone Cristo è romano”: in cultura, Agostino Paravicini Bagliani in occasione del settimo centenario della cattività avignonese

    Nel nuovo rinascimento l’uomo è un esploratore”: il testo integrale della relazione magistrale di Eric McLuhan, professore emerito dell’università di Toronto, al Forum internazionale delle Università in Campidoglio

    “Si scrive autocrazia, si legge dittatura”: Luca Pellegrini recensisce “L’onda”, il film del regista tedesco Dennis Gansel

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    Oggi in Primo Piano



    Timori in Somalia dopo l'adozione della Sharia

    ◊   Il Governo somalo ha approvato ieri l’instaurazione della Sharia. La proclamazione della legge coranica era stata promessa dal nuovo presidente Sceikh Ahmed, ai leader religiosi e ai capi clan alla fine dello scorso febbraio, in cambio di un cessate il fuoco. Effettivamente l’insurrezione islamica si è affievolita, ad eccezione del gruppo integralista al Shabaab, ritenuto il braccio armato somalo di al Qaeda. Roberta Gisotti ha intervistato Enrico Casale, redattore di Popoli, rivista internazionale dei Gesuiti:

    D. – Quali conseguenze si possono paventare da questo provvedimento, considerato che la Sharia imposta in gran parte dei Paesi islamici è sovente ombrello per gravi violazioni dei diritti umani universalmente riconosciuti?

     
    R. - Dobbiamo chiarire che la legge islamica verrà applicata solamente nella parte sud della Somalia, nella vecchia Somalia italiana. Nella parte nord, nel Somaliland, che è uno Stato che si è autodichiarato indipendente, questa legge non verrà applicata. C’è da dire che la situazione dell’ordine pubblico in Somalia è drammatica e la Sharia è stata invocata da più parti come l’unico strumento per riuscire a riportare un po’ di ordine in un Paese, in un’area in cui da 18 anni non esiste più nessuna legge ma esiste la legge dei clan, dei ‘signori della guerra’. Quindi, per riportare ordine è stata ripristinata questa legge. Il problema è che questa legge potrebbe sottendere delle violazioni dei diritti umani e, in effetti, come capita in altri Stati, anche in Somalia potrebbero esserci delle violazioni come già avvenne nel breve periodo in cui governarono nel 2006 le Corti islamiche con degli evidenti eccessi che portarono alla pena capitale per reati anche minimi.

     
    D. - Dobbiamo quindi, confidare su un’interpretazione moderata della Sharia così come promette lo stesso presidente, riconosciuto come una personalità moderata dell’islamismo…

     
    R. – Sì, speriamo che riesca ad imporre la sua visione e, quindi, riesca anche ad offrire delle tutele a quelle sparute minoranze cristiane che vivono e lavorano a beneficio della popolazione in Somalia.

     
    D. - I soggetti a rischio sono soprattutto donne. E’ di questa mattina la notizia di uno stupro che è stato commesso, appunto, in Somalia da quattro ragazzi, ai quali è stata riconosciuta l’attenuante di non essere sposati…

     
    R. – Sì, il vero pericolo è che ci siano degli eccessi e questo dello stupro sulla donna somala è effettivamente un eccesso, perché mette la donna su un piano radicalmente inferiore a quello dell’uomo.

     
    D. - Si allarga, comunque, il fronte, in Africa, dei Paesi che applicano la Sharia…

     
    R. – Sì, anche se teniamo presente che l’Africa non è un continente islamico anzi l’Islam è arrivato molto dopo - questo bisogna dirlo – rispetto, ad esempio, al Cristianesimo, però si è consolidato in tutto il nord Africa e in parte del Corno d’Africa. Teniamo presente anche che la Somalia è un Paese certamente musulmano al 99 per cento ma per secoli è stato un Islam molto tollerante, tanto è vero che fino alla caduta del regime di Siad Barre operavano in Somalia, abbastanza liberamente, la Chiesa cattolica e altre confessioni protestanti.

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    Msf: crisi umanitarie sempre più ignorate

    ◊   Somalia, Myanmar, Zimbabwe, Repubblica Democratica del Congo: occupano i primi quattro posti della classifica stilata da Medici Senza Frontiere sulle crisi umanitarie più gravi e ignorate dai media italiani nel 2008. In totale, sono dieci i Paesi in cui ogni giorno migliaia di civili sono vittime di conflitti, fame e violazioni dei diritti umani e non fanno notizia, insieme a temi come la malnutrizione infantile e la coinfezione Hiv-Tbc, flagelli devastanti e ignorati. I dati sono contenuti nel quinto rapporto dell’organizzazione presentato oggi insieme ad una campagna di sensibilizzazione per la stampa. Gabriella Ceraso ha intervistato il presidente di Medici Senza Frontiere Italia, Kostas Moschochoritis:

    R. – La situazione che ci preoccupa di più è in Darfur, dove 13 organizzazioni umanitarie sono state espulse dal presidente Bashir - dopo il via libera della Corte Penale Internazionale al mandato di arresto per il presidente sudanese - senza darci nessuna spiegazione. Una decisione che mette in pericolo davvero la vita di centinaia di migliaia di persone che rimarranno sia senza l’accesso alle cure ma anche senza acqua e cibo. Per di più, in due dei campi dove Medici Senza Frontiere lavoravano, ci sono casi di meningite mortale se non sarà curata. Un altro Paese martoriato, in questo momento, è lo Zimbabwe dove è ancora in corso la più grande epidemia degli ultimi anni di colera che ha fatto registrare più di 80 mila casi. Medici Senza Frontiere ne ha curati quasi 50 mila.

     
    D. – Sottolineate l’importanza di parlare della vita di queste persone...

     
    R. – L'informazione va di pari passo con l’azione umanitaria perché se queste crisi umanitarie non sono conosciute, la soluzione tarderà ad arrivare.

     
    D. – Per questo, per voi è molto importante sollecitare i mass media; nel rapporto, però, emerge che purtroppo è ancora in calo l’attenzione. Queste situazioni non fanno ancora notizia…

     
    R. – Questo è vero ed è anche vero che tante volte i media affrontano degli argomenti che sono sbagliati. Per esempio in Iraq, Paese teatro di una delle crisi dimenticate, i mass media parlano di quando le truppe americane lasceranno il Paese. Ma non raccontano la tragica situazione umanitaria della popolazione. Tuttavia, noi questa volta vogliamo essere propositivi e per questo lanciamo oggi la campagna: “Adotta una crisi dimenticata” rivolta ai media e alle università di giornalismo. La campagna chiede, per un anno, di raccontare almeno una crisi dimenticata. Posso dire che siamo contenti per le tante adesioni.

     
    D. – Lei ha parlato dei civili iracheni dimenticati: nel vostro rapporto ci sono anche quelli del Pakistan nordoccidentale e c’è la drammatica situazione, per esempio, nel Myanmar...

     
    R. – Nel Myanmar ci sono milioni di persone affette da Hiv. La tubercolosi poi fa registrare ogni anno migliaia di nuovi casi. Non dovevamo aspettare il ciclone Nargis per parlare di questa tragedia.

     
    D. – Come fare a cambiare questa mentalità?

     
    R. – Innanzitutto, dobbiamo insistere a raccontare questi drammi, ma senza inutili allarmismi. E dobbiamo aiutare i mass-media a fare questo lavoro che non è facile.

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    Città Nuova ricorda Chiara Lubich ad un anno dalla sua morte

    ◊   I passi del Movimento dei Focolari, ad un anno dalla morte della sua fondatrice Chiara Lubich, avvenuta il 14 marzo 2008, continuano a seguire i sentieri dell'ecumenismo, del dialogo interreligioso e tra le culture. Il cammino con Chiara prosegue nel ricordo e nella speranza. Seguendo questo itinerario, l’ultimo numero della rivista quindicinale del Movimento dei Focolari “Città Nuova”, da ieri nelle edicole, contiene un inserto estraibile di 48 pagine, che ricorda come le intuizioni della fondatrice del Movimento continuino a diffondersi esortando tutti ad un rinnovato impegno. E' quanto sottolinea, al microfono di Fabio Colagrande, il caporedattore di “Città Nuova”, Paolo Loriga:

    R. – In questo primo anniversario della partenza di Chiara per il Cielo, abbiamo voluto dare grande spazio a questo appuntamento, non solo per ringraziare Chiara dell’eredità che ci ha lasciato ma, senza nulla di nostalgico, raccontare ai lettori, la vita di questo anno successivo alla partenza di Chiara che è stato, pur nel dolore della partenza, del distacco, dell’assenza, un anno in cui più che mai abbiamo sentito Chiara vicina. Per questo, abbiamo intitolato la copertina “Camminando con Chiara” perché non è lontana l’esperienza che, non solo la presidente Maria Voce racconta, ma tutti noi - anche qui in redazione, dove Chiara era presente spesso - sentiamo quanto lei è vicina e continua a guidarci, per cui, stiamo proprio camminando ancora con Chiara.

     
    D. – In tutto il mondo, molti che avevano conosciuto il carisma dell’unità, si chiedono se i sentieri aperti dai Focolari nella Chiesa, nell’ecumenismo, nel dialogo interreligioso e tra le culture, sono andati avanti in questi mesi senza Chiara e continueranno…

     
    R. – Questa è l’eredità di Chiara e questo è l’impegno di tutti. La cosa più interessante è che non è solo un impegno del Movimento dei Focolari ma è l’impegno di tutti quelli che, come riferisce la nuova presidente, ha incontrato in questo tempo, in ambito ecumenico, in ambito interreligioso: personalità, organismi di rilievo che dicono: “Continuiamo, andiamo avanti, in fedeltà, l’esperienza che abbiamo fatto con Chiara; vogliamo continuare con voi quanto abbiamo vissuto perché risponde alle grandi sfide che la società e il mondo di oggi, pongono davanti.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Sudan: la Chiesa lancia un appello per la pace

    ◊   "L’arresto del presidente Omar al-Bashir non porterà la pace in Sudan, Paese devastato dalla guerra e che ha bisogno di una vera riconciliazione". Questa la riflessione di mons. Rudolf Deng, presidente della Conferenza dei vescovi sudanesi, dopo che la Corte penale internazionale, il 4 marzo scorso, ha spiccato un mandato di cattura nei confronti di al-Bahir, ritenuto colpevole di crimini di guerra e contro l’umanità per il conflitto nel Darfur che dal 2003 ad oggi ha provocato circa 300 mila vittime. “Per salvare il Sudan - ha aggiunto il presule - abbiamo bisogno di maggiore sincerità sia da parte dei politici che da parte dei ribelli e di maggiore attenzione da parte della comunità internazionale”. Dal canto suo il vescovo Daniel Adwok Kur, ausiliare di Khartoum, ha esortato la comunità internazionale a pregare perché il Paese “volti pagina” e garantisca il rispetto per tutte le comunità, indipendentemente dalle differenze etniche e religiose. Il presule - in un'intervista ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ripresa dall'agenzia Zenit - ha affermato che non è questo il momento per prendere in considerazione un cambiamento di leadership, sostenendo che questo potrebbe far deragliare il fragile processo di pace, soprattutto nel sud del Paese. “L'atto di accusa contro il Presidente non è una questione presa alla leggera da lui o da chi gli sta intorno”, ha spiegato il vescovo Adwok. “Rimuoverlo potrebbe creare degli ostacoli alla via per la pace. Esortiamo la gente di tutto il mondo a pregare per noi – chiede il presule –. Il Sudan è entrato in un momento critico della sua storia. Qualsiasi cosa accada ora, la gente dovrebbe essere trattata in modo giusto – ha dichiarato il vescovo –. Ci chiediamo 'Chi difenderà i diritti dei cristiani nel nostro Paese?'”. A questo proposito, ha invocato la fine degli abusi contro le minoranze, inclusi i cristiani. “Si sono verificati per lungo tempo abusi dei diritti umani, e ora dobbiamo gettarceli alle spalle. In primo luogo dovrebbe esserci giustizia per tutti – ha riconosciuto –. Quanti hanno sofferto sono persone innocenti che sono state gettate nella miseria a causa del loro background etnico, la loro religione o la loro cultura”. Il Presidente Bashir ha risposto alla notizia dell'ordine di arresto annunciando l'espulsione di 13 agenzie di aiuto, il che ha suscitato un'ondata di proteste a livello internazionale. ACS, il cui sostegno in Sudan comprende l'aiuto per i seminaristi, le suore, i catechisti, le sovvenzioni per i sacerdoti e fondi per le Bibbie del Fanciullo e le scuole Save the Saveable a Khartoum, lavora direttamente con i leader ecclesiastici, che fungono da collegamento con lo staff del progetto. (I.P.)

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    Studio dell’Oms sulla mortalità causata dalla dissenteria

    ◊   La dissenteria uccide ogni anno due milioni di bambini, in gran parte prima del compimento di un anno di età. E’ quanto emerge da uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel quale si sottolinea che la dissenteria è causa di morte soprattutto nell’Africa sub-sahariana e nel sud est asiatico. Acqua pulita, un pizzico di sale e una manciata di zucchero potrebbero salvare i bambini dalla morte: dalla loro messa a punto – afferma l’Oms – i sali di reidratazione orale hanno permesso di salvare più di 50 milioni di bambini. La grande sfida oggi è di mettere questa soluzione, a basso costo e facile da preparare, alla portata di tutti i bambini che continuano a soffrire di dissenteria. Il rapporto, presentato ieri a Ginevra, sottolinea infine che questa patologia è responsabile di circa un quinto dei decessi di bambini nel mondo. Ma i fondi per la ricerca su questa malattia – rende noto l’Oms – sono in diminuzione. (A.L.)

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    Il nunzio in Colombia: grave la situazione dei bambini malnutriti

    ◊   Mons. Aldo Cavalli, nunzio apostolico in Colombia, ha definito “grave e triste” la situazione di migliaia di bambini colombiani colpiti dalla malnutrizione. La presa di posizione del rappresentante del Papa è arrivata dopo la diffusione dei dati effettuati dal Segretariato nazionale per la pastorale sociale dell’episcopato della Colombia che ha preso atto della gravità dei dati emersi: almeno il 12% dei bambini al di sotto dei 5 anni patiscono malnutrizione. Mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, responsabile di questo Segretariato, che tra l’altro collabora con le strutture della Cáritas, ha illustrato alla stampa una ricerca realizzata nelle 76 giurisdizioni ecclesiastiche del Paese sudamericano che dimostra l’esistenza di un pesante fenomeno di “malnutrizione cronica moderata” in questo settore della popolazione. Al tempo stesso, ha precisato mons. Henao Gaviria, va detto subito che la medesima ricerca evidenzia che c’è una tendenza a scivolare verso la malnutrizione grave”. D’altra parte è stato osservato che la malnutrizione infantile colpisce in particolare alcune regioni della Colombia (La Guajira, il nord di Santander, Nariño, Boyacá, e anche la capitale, Bogotá). Il nunzio, mons. Cavalli, nel suo commento ha voluto ricordare la gravità del fenomeno per quanto riguarda il futuro del Paese: “la malnutrizione, ha detto, colpisce lo sviluppo del corpo e dell’intelligenza del bambino e tutto ciò, ovviamente, compromette seriamente la qualità della sua vita quando sarà adulto”. Occorre, ha aggiunto, “dare il nostro aiuto alla Cáritas con opere di beneficenza. Il denaro deve essere speso nelle cose essenziali. In questo caso sono i bambini e il cibo minimo di cui hanno bisogno per crescere sani”. Mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, infine, ha lanciato nuovamente un appello, sia alle comunità della chiesa, sia alle organizzazioni sociali e territoriali e ovviamente al governo affinchè, tutti, focalizzino la propria attenzione e l’uso delle proprie risorse là dove questa malnutrizione stia mietendo più vittime. La malnutrizione infantile colombiana certamente non è un fenomeno nuovo; anzi, da diversi anni se ne parla e sono state numerose le campagne nazionali e internazionali, soprattutto da parte dell’Unicef, per far fronte a quest’emergenza. Complessivamente, secondo i dati della FAO, esistono oltre 6milioni di colombiani malnutriti su una popolazione totale superiore ai 43 milioni di abitanti. Il conflitto armato interno, che oppone da decenni i governi colombiani e diversi gruppi guerriglieri, ha provocato, secondo l'Assessorato nazionale per i diritti umani, sino ad oggi quasi 4 milioni di sfollati. L'83% di queste persone è malnutrita e fra i minori di 5 anni il tasso allarmante è del 23%. (A.D.)

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    Cile: preoccupazione della Chiesa di fronte ai fenomeni razzisti

    ◊   L’Istituto cattolico cileno per le migrazioni (Incami), struttura pastorale della Conferenza episcopale del Cile, ha espresso in un comunicato “dolore e preoccupazione” per l’uccisione negli Stati Uniti, alcuni giorni fa, di due giovani che si trovavano in America per motivi di studio. Su questi drammatici episodi pesa l’ombra della xenobia. Nel corso dell’aggressione, avvenuta in località Pensacola, sono rimasti uccisi due studenti, Nicolás Corp y Racine Balbontín e altri tre sono stati gravemente feriti. L’Istituto, che da molti anni segue con attenzione le diverse comunità cilene all’estero e che recentemente, tramite i suoi delegati, aveva fatto visita a comunità residenti sia negli Stati Uniti sia in Europa, ribadisce che secondo le prime indagini è sempre più “pesante l’ombra del razzismo e della xerobia”. Viene anche manifestata solidarietà e partecipazione ai parenti delle vittime. “Noi – prosegue la nota - siamo in permanente contatto con le nostre diverse realtà migratorie nel mondo e constatiamo con dolore che sia nel nostro Paese, ma anche all’estero è in crescita un atteggiamento di rifiuto di persone appartenenti ad altre nazionalità e culture; questo spesso si manifesta tramite insulti, trattamenti degradanti e sfruttamento nel lavoro. È una realtà per molti dei nostri connazionali all’estero ma anche per diversi stranieri tra noi”. L’Istituto rileva poi il consolidamento di tendenze negative per quanto riguarda il trattamento dei migranti: “Siamo testimoni addolorati del fatto che nei Paesi sviluppati – si legge nella nota - aumentano i rifiuti ai permessi di soggiorno e residenza; le leggi nazionali tendono a irrigidirsi nei confronti di fratelli provenienti da altre nazioni che cercano una speranza per le loro vite”. Si deve anche sottolineare - prosegue la nota - che il “Vangelo ci ricorda in numerosi passaggi l’accoglienza e l’ospitalità offerta al forestiero. Lo stesso Gesù non solo è nato povero tra i poveri, ma ha conosciuto anche la condizione di migrante”. Aprire il nostro cuore ai fratelli forestieri, in ogni luogo e ogni momento, e non solo come singoli cittadini, ma anche come Stato con le sue strutture e istituzioni, è un comportamento consono con la giustizia e la solidarietà. E' anche un modo di adempiere un dettato evangelico. “Tutti abbiamo il dovere di contribuire - conclude la nota - all’edificazione di un mondo più fraterno e giusto; questo implica il sentirsi anche responsabili per evitare ogni violenza come quella che ha messo fine alla vita di nostri giovani compatrioti”. (A cura di Luis Badilla)

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    Ciad: i gesuiti inaugurano una scuola per bambini seminomadi

    ◊   Il Jesuit Refugee Service (JRS) ha inaugurato una scuola primaria per 94 bambini seminomadi in Ciad. La struttura è situata nel villaggio di Himeda, a pochi chilometri dalla città di Goz Beida, nell’est del Paese. La scuola è stata realizzata in stretta cooperazione con le comunità seminomadi locali. “Utilizzando un approccio su base comunitaria - ha spiegato il direttore del progetto, Fabien Lapouge - in un primo momento il JRS incontra le persone nei rispettivi villaggi per determinarne necessità e desideri. Le popolazioni seminomadi sono, in buona parte, autosufficienti, e di solito sono stupite quando un’organizzazione le raggiunge e si impegna per loro su base continuativa”. Le comunità costruiscono le proprie scuole con materiali locali e insistono per assumersi per intero l’impegno di pagare i propri insegnanti, che sono volontari della comunità spesso privi di una formazione istituzionale. Dal canto suo, il JRS fornisce l’approfondimento nella formazione dei docenti e incoraggia l’istituzione di associazioni genitori-insegnanti per gestire le scuole. Inoltre, in cooperazione con l’UNICEF, il JRS distribuisce anche materiale scolastico. (I.P.)

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    Mons. Fisichella: interessi economici dietro la decisione Usa sulle staminali embrionali

    ◊   Dopo la decisione del presidente statunitense, Barack Obama, di sbloccare i finanziamenti pubblici sulle cellule staminali embrionali si deve stabilire “quali altri interessi, probabilmente di alcune ditte farmaceutiche, hanno un’ingerenza ancora più fattiva nella scienza e nella ricerca e in questo caso anche nella politica”. E’ quanto ha affermato mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, sottolineando che si è trattato di “una vittoria della politica sull’etica”. Ma mi sembra – ha aggiunto mons. Fisichella – una vittoria di Pirro perché, sentendo e dando voce agli scienziati, “noi sappiamo che le cellule staminali embrionali al momento non portano da nessuna parte”. “Le cellule staminali adulte hanno invece già portato a guarire patologie di ben 2 mila malattie”. “La scienza e gli scienziati – ha osservato mons. Fisichella – dicono che questa al momento non è la via percorribile”. Mons. Ignacio Carrasco de Paula, cancelliere della Pontificia Accademia per la vita, ha ribadito da parte sua che “la Chiesa non è contraria alle staminali, ma alla distruzione degli embrioni”. Oggi – ha spiegato – ci sono metodologie che ci permettono di raggiungere lo stesso risultato ottenuto con cellule staminali embrionali: “è stata già sperimentata la possibilità di far regredire cellule della pelle fino allo stato embrionale”. In tal modo – ha concluso mons. Ignacio Carrasco de Paula - si ottengono delle cellule che possono essere utilizzate per gli stessi scopi terapeutici”. (A.L.)

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    Riunione a Bogotà dei segretari delle Conferenze episcopali latinoamericane

    ◊   Concludono domani a Bogotá, in Colombia, i lavori della riunione annuale dei Segretari delle 22 Conferenze episcopali dell’America Latina e dei Caraibi, convocati dal Celam per fare il punto sul lancio della Missione continentale decisa nell’ambito della V Conferenza generale degli episcopati della regione nel maggio 2007. I presuli, che ieri hanno aperto le loro riflessioni, non solo si stanno occupando del bilancio del lancio della Missione, ormai in atto in tutti i Paesi e Chiese dell’area, dal Messico fino alla Patagonia, ma soprattutto del documento elaborato per i primi anni del lavoro pastorale. In questo testo si stabiliscono gli obiettivi principali e si sottolinea che la Missione continentale è “permanente” e riguarda la natura stessa della Chiesa. Essere discepoli e missionari, si legge nel documento, “significa andare incontro a tutti i popoli” per vivere “intesamente questa ora di grazia” come una “nuova pentecoste per le comunità cristiane”. La Missione, si osserva, “deve svegliare la vocazione e l’azione missionaria dei battezzati, sostenendo tutte le vocazioni e ministeri che lo Spirito dona ai discepoli di Gesù nella comunione viva della Chiesa”. In concreto, dunque, “ogni cristiano deve andare incontro alle persone, alle famiglie, alle comunità e ai popoli per trasmettere loro, condividendolo, l’incontro con Cristo che riempie le nostre vite di senso, verità, gioia e speranza”. Per i presuli latinoamericani, riuniti in queste ore, è fondamentale che fin dall’inizio sia correttamente inquadrata la natura di questa Missione, “parte costitutiva dell’identità della Chiesa chiamata dal Signore ad evangelizzare tutti i popoli. Perciò la Missione deve essere anzitutto un’azione destinata ad animare la vocazione missionaria dei cristiani, per rafforzare le radici della loro fede e al tempo stesso risvegliare la responsabilità di ciascuno e delle comunità cristiane” consapevoli che si “è missionario sempre”. In questo contesto, i segretari degli episcopati dell’America Latina hanno aperto anche una riflessione sul fatto che “lo stato permanente di missione” implica “una grande disponibilità a ripensare e a riformare molte strutture pastorali tenendo sempre presente, come principio costitutivo, la spiritualità della comunione”. Si tratta di “forgiare nuove strutture, adeguate, aperte e flessibili, capaci di mantenere viva la missionarietà di ogni Chiesa particolare”. (L.B.)

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    Ecuador: inaugurata una Scuola di formazione missionaria

    ◊   Sabato scorso, nell’arcidiocesi di Quito, è stata inaugurata una Scuola di formazione missionaria, frutto concreto di tutto il processo vissuto dall’arcidiocesi durante la preparazione e la celebrazione del Terzo Congresso Missionario CAM 3. Questa nuova istituzione ha come scopo principale quello di “dare formazione agli animatori missionari affinché siano più discepoli e missionari di Gesù e si impegnino nel processo di evangelizzazione della Chiesa universale”, offrendo una formazione che “integri le dimensioni, teologica - biblica e intellettuale - spirituale, umana - comunitaria e pastorale – e missionaria”. Il processo di formazione durerà un totale di 2 anni e al primo ciclo si sono iscritte circa 250 persone del territorio di Quito. I destinatari sono membri di comunità ecclesiali, movimenti, operatori di pastorale con compiti specifici di evangelizzazione ed animazione missionaria che vogliano approfondire la loro formazione. La cerimonia di inaugurazione - riferisce l'agenzia Fides - si è svolta presso la Scuola “Immacolata” di Quito, dove è stata celebrata una Messa presieduta da mons. René Coba Galarza, vescovo ausiliare di Quito. Gli obiettivi specifici della scuola sono quelli di dare vita ad una “scuola di formazione missionaria” per offrire servizi di animazione e formazione missionaria per le Equipes Missionarie Parrocchiali per parroci ed animatori missionari; offrire elementi di approfondimento teologico della missione con un linguaggio accessibile agli animatori delle comunità, affinché possano contribuire in maniera significativa alla Missione Continentale; promuovere la cooperazione missionaria tra parrocchie e comunità, favorendo la missione cittadina; ravvivare l’identità cristiana a tutti i livelli nelle comunità ecclesiali, motivando la formazione dei gruppi missionari parrocchiali; ed infine elaborare materiale di sostegno per la formazione missionaria degli alunni della scuola. (R.P.)

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    Malaysia: campagna sull’uso della parola “Allah” da parte dei non musulmani

    ◊   Un gruppo di cristiani della provincia del Sabah, in Malaysia, ha lanciato una raccolta di firme per chiedere che venga tolto il divieto dell’uso della parola “Allah” da parte dei non musulmani. La campagna, iniziata nei giorni scorsi, andrà avanti fino al 29 marzo e ha già raccolto migliaia di firme, anche di musulmani e indù. In aprile le firme, raccolte on-line e su carta, saranno presentate al primo ministro Abdullah Ahmad Badawi. L’iniziativa - riferiscono le agenzie Ucan e AsiaNews - segue la recente marcia indietro del governo malese, che dopo avere rinnovato il permesso di pubblicazione al settimanale cattolico locale “The Herald”, senza restrizioni, ha poi riaffermato il divieto di indicare Dio con il termine Allah in pubblicazioni espressamente destinate a fedeli cristiani, minacciando sanzioni. L’interdizione riguarda anche testi e riti liturgici ed è da tempo contestata dalle Chiese cristiane, secondo le quali essa è in contrasto con il contesto culturale e normativo del Paese, dove la Costituzione garantisce libertà di parola e di espressione. In lingua malese, inoltre, non c’è un altro termine, oltre a quello di “Allah”, per indicare Dio. Sulla base di queste argomentazioni l’arcidiocesi di Kuala Lumpur ha deciso di citare in giudizio il governo. Lo scorso 27 febbraio vi è stata la prima udienza al processo, aggiornato al 28 maggio. Anche la Chiesa evangelica del Borneo è ricorsa in giudizio. Essa ha infatti ricevuto l’ingiunzione di non importare libri cristiani che contengono la parola “Allah”. I cristiani in Malaysia costituiscono intorno al 10% della popolazione, in maggioranza musulmana. La maggior parte è concentrata nelle province del Sabah e del Sarawak, nell’isola del Borneo. (L.Z.)

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    Usa: cresce il numero dei cattolici ma aumentano anche agnostici e atei

    ◊   I cattolici negli Stati Uniti sono una comunità in costante progresso numerico, grazie soprattutto all’immigrazione ispanica. Complessivamente, sono circa 57 milioni, nel 1990 erano circa 40 milioni. I protestanti restano la maggioranza ma sono passati dal 60% di 18 anni fa al 50,9%. E’ quanto sottolinea il quotidiano della Santa Sede, L’Osservatore Romano, riportando uno studio del Trinity College di Hartford. Dallo studio emerge che la comunità cattolica, tradizionalmente numerosa nel nord-est, registra un forte ridimensionamento in questa zona. Nel sud-ovest, invece, la presenza dei cattolici è nettamente cresciuta. Tuttavia, negli Stati Uniti l’attenzione per la religione regredisce: il 15% del campione – corrispondente a circa 34 milioni di persone – ha affermato di non riconoscersi in alcuna confessione e di essere agnostico o ateo. Il New England, nel nord est, è la regione “meno religiosa”. Scende, sempre in proporzione con l’aumento della popolazione adulta, anche la religione ebraica, praticata solo dall’1,2% dei cittadini. Crescono invece i musulmani: sono circa 1,3 milioni, nel 1990 era meno di 527 mila. Il 27% delle persone intervistate ha dichiarato infine di non prevedere cerimonie funebri per la propria morte. (A.L.)

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    Mons. Migliore organizza una tavola rotonda sulla dignità della donna

    ◊   La Missione di Osservazione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite promuove oggi una tavola rotonda dal titolo “La dignità umana delle donne nella società contemporanea: l’assistenza nell’ambito familiare”; l’iniziativa si tiene al Palazzo di Vetro di New York, in occasione della 53.ma riunione della Commissione dell’ONU sulla condizione delle donne. Aprirà l’incontro, l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico e Osservatore Permanente all'ONU. Mary Ann Dantuono, direttore associato del Centro vincenziano per la Chiesa e la Società della St. John’s University, traccerà quindi un quadro complessivo della tematica, esponendo alcune considerazione preliminari e indicando finalità e prospettive. Interverranno, a seguire, Marilyn Martone, docente alla St. John’s, su “Il pensiero sociale cattolico: la persona umana, il bene comune, dipendenza e assistenza”, Linda Sama, Tobin College of Business, St. John’s, che parlerà di “Condizioni sistemiche, principi e prassi (legali, economiche e sociali) per la promozione dell’assistenza familiare e della dignità della donna” e Sr. Marie-Bernard Alima Mbalula, segretaria generale della Commissione Giustizia e Pace dell’Episcopato congolese, con un contributo dal titolo “Le migliori pratiche: fornire assistenza ed operare a favore della giustizia e della pace per le famiglie”. Al termine degli interventi, l’arcivescovo Migliore esporrà i rilievi conclusivi. (M.V.)

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    Il Consiglio ecumenico delle Chiese invita a riflettere sul bene dell’acqua

    ◊   “Sette settimane per l’acqua 2009 – l’acqua e la giustizia”: è l’iniziativa del Consiglio ecumenico della Chiese (COE) che per il periodo della Quaresima invita a riflettere su una ripartizione equa dell’acqua considerata come un diritto umano. A coordinarla la Rete ecumenica dell’acqua (ROE), che nell’ambito del COE promuove campagne di sensibilizzazione sul problema dell’acqua. Teologi ed esponenti della Chiesa d’Africa, d’Europa e dell’America, condivideranno in queste settimane sul sito web www.eau.oikoumene.org piccole meditazioni bibliche, idee e risorse sui problemi legati all’acqua e alla giustizia. “Tradizionalmente, la Quaresima è un periodo in cui ci si concentra su ciò che è essenziale nella vita e in cui si apre il nostro cuore al nostro prossimo, per esempio digiunando o donando a chi è nel bisogno – spiega Maike Gorsboth, coordinatrice del ROE – l’iniziativa ‘Sette settimane per l’acqua incoraggia i cristiani e le organizzazioni cristiane ad approfondire questa esperienza, riflettendo sul tema concreto della giustizia dell’acqua”. Per parrocchie ed organizzazioni sulle pagine internet del ROE sono a disposizione testi in inglese, francese, tedesco e spagnolo e testimonianze sulle sfide per l’accesso all’acqua dolce e ai sistemi sanitari. Il COE ricorda infine che, occasione per portare avanti la campagna del ROE sarà il 22 marzo la Giornata mondiale dell’acqua. (T.C.)

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    Tahiti: campagna di solidarietà per la Quaresima

    ◊   La piccola comunità cattolica di Tahiti si impegna in progetti di solidarietà in occasione della Quaresima. “Doniamo un tetto alle persone in difficoltà”, recita lo slogan della campagna, lanciata da mons. Hubert Coppenrath, arcivescovo di Papeete e portata avanti grazie a collaboratori laici. In particolare - riferisce l'agenzia Fides - la campagna intende aiutare persone povere, emarginate, disoccupate o famiglie che hanno perso la casa. La sensibilizzazione si svolge in parrocchie, scuole e associazioni cattoliche, invitando i fedeli a contribuire e a donare con generosità, aprendosi, in questo tempo di Quaresima, alle necessità dei più poveri. I progetti di solidarietà toccano i “vicini” e i “lontani”, considerando la missione nel proprio territorio ma abbracciando anche la “missione ad gentes”: uno riguarda la Polinesia e intende migliorare la funzionalità e la capienza dei Centri di accoglienza gestiti dall’associazione “Emauta”, che si occupa di accogliere o di procurare alloggi a famiglie in difficoltà; l’altro è in favore di un orfanotrofio che si trova a Pattaya, in Thailandia, che accoglie attualmente 800 bambini fra orfani o ragazzi raccolti dalla strada. Mons. Coppenrath ha elogiato i fedeli di Tahiti ricordando che, per la Campagna di solidarietà della Quaresima 2008, la raccolta di fondi ha raggiunto circa 2,7 milioni di franchi ed è servita ad aiutare i poveri della Polinesia ma anche a sostenere un progetto missionario per l’accoglienza di famiglie in Etiopia. (R.P.)

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    Mons. Michalik riconfermato presidente della Conferenza episcopale polacca

    ◊   I vescovi polacchi hanno riconfermato per un secondo mandato come presidente della Conferenza episcopale (Kep), mons. Jozef Michalik, arcivescovo metropolita di Przemysl. Mons. Michalik ha conseguito la consacrazione presbiterale nel 1964 e ha ricevuto quella episcopale nel 1986 dalle mani di Giovanni Paolo II. Nel 1990 è stato nominato consultore del Pontificio consiglio per i laici e membro della Congregazione per i vescovi. Con la riforma dell’amministrazione ecclesiastica in Polonia è stato nominato primo vescovo della nuova diocesi di Zielona Gora e Gorzow, e pochi mesi dopo ha assunto la carica di arcivescovo metropolita di Przemysl. Dal 1999 al 2004 è stato vicepresidente della Kep. Nel 2004 – ricorda il Sir - è stato eletto presidente con mandato quinquennale. L’episcopato lo ha riconfermato in seguito a due votazioni nella 347.ma sessione plenaria che si chiude oggi a Varsavia. Conformemente allo Statuto, il presidente della Kep svolge funzioni di rappresentanza, convoca le sessioni plenarie e presiede i lavori del Consiglio permanente. Tramite gli uffici della Nunziatura apostolica trasmette alla Santa Sede i resoconti delle sedute e altri documenti della Conferenza episcopale. (A.L.)

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    Aperte le celebrazioni in onore del patrono d’Europa San Benedetto

    ◊   Hanno preso il via stamani a Strasburgo, con l’accensione della fiaccola benedettina presso la sede del Parlamento Europeo, le annuali celebrazioni in onore del patrono d’Europa San Benedetto, programmate dalla comunità monastica e dalla diocesi di Monteccasino. Un evento particolarmente significativo quello di oggi – sottolinea Avvenire – che vedrà la presenza nella città dell’Alsazia dell’abate ordinario di Montecassino Pietro Vittorelli e del sindaco di Cassino, Bruno Vincenzo Scittarelli. Dopo la Messa nella cattedrale di Notre Dame, il 191.mo successore di San Benedetto si recherà presso la sede del Parlamento europeo per presenziare alla cerimonia di accensione della Fiaccola. Nata nel 1964, con la proclamazione di San Benedetto patrono del Continente proprio a Montecassino da parte di Paolo VI, l’iniziativa dell’accensione della Fiaccola benedettina vuole tenere viva la tensione dei popoli verso i valori della pace e della fratellanza al di là delle barriere culturali e ideologiche. Linfa di questa tensione è il Vangelo che ispirò a Benedetto da Norcia quella straordinaria esperienza monastica che seppe unificare uomini e culture profondamente diverse. La Fiaccola arriverà alla tomba del Santo abate a Monteccasino sabato prossimo, accolta dai Gonfaloni del Corteo storico “Terra Sancti Benedicti”. (A.L.)

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    Onorificenza in Germania a mons. Pietro Parolin

    ◊   A riconoscimento delle “particolari benemerenze rese nei confronti della Repubblica Federale di Germania”, il presidente federale Horst Köhler ha conferito a mons. Pietro Parolin, Sottosegretario per i rapporti con gli Stati del Vaticano, la Commenda dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania. L’ambasciatore Hans-Henning Horstmann ha consegnato ieri l’onorificenza, nel corso di una cerimonia solenne che si è svolta nella sua residenza. Nato il 17 gennaio 1955 a Schiavon, vicino Vicenza, nel 1986 mons. Parolin è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede e ha ricoperto varie funzioni nelle nunziature apostoliche e nella Segreteria di Stato, fino a diventare, il 30 novembre 2002, Sottosegretario per i rapporti con gli Stati. “Mons. Parolin – si legge in una nota - intrattiene ottimi rapporti con la Repubblica Federale di Germania. Grazie alla sua lunga esperienza e alle sue approfondite conoscenze, è un interlocutore molto richiesto da parte dei politici tedeschi. Da molti anni gli ambasciatori tedeschi presso la Santa Sede lavorano a stretto contatto con lui, che si adopera sempre con grande impegno e successo a favore dei rapporti tra la Repubblica Federale di Germania e la Santa Sede”. (I.P.)

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    Pozzuoli: incontro dei giovani italiani in servizio civile presso enti ecclesiali

    ◊   “Combattere la povertà, costruire la pace”: a partire dal messaggio del Papa per la Giornata della pace 2009, si incontreranno domani a Pozzuoli, in Campania, i giovani in servizio civile degli enti del Tavolo Ecclesiale. L’incontro nazionale, giunto alla sesta edizione, è promosso come tutti gli anni in memoria di san Massimiliano, giovane martire a soli 21 anni, per avere esercitato l’obiezione di coscienza al servizio militare. L’evento si arricchisce di significati in questo Anno paolino, alla luce dell'esperienza diaconale promossa da san Paolo nelle comunità da lui fondate e anche perché Pozzuoli fu una delle città che accolse il santo al suo arrivo in Italia. Nella giornata verranno ricordate anche due figure importanti del Novecento. La prima è don Giuseppe Diana, impegnato a favore dei ragazzi contro la cultura malavitosa del quale il 19 marzo ricorrono 15 anni dalla morte a Casal di Principe per mano della criminalità organizzata. La seconda è Alcide De Gasperi, esempio di come la lotta alla povertà e la pace possano essere criteri di azione nell’ottica del bene comune, anche e soprattutto per chi ha responsabilità politiche. A partire dalle 10.00, dopo i saluti del sindaco di Pozzuoli, Pasquale Giacobbe, e del capo dell’Ufficio nazionale per il Servizio civile, Leonzio Borea, si terrà una Tavola rotonda sul tema guida dell’incontro introdotta da don Giancarlo Perego, responsabile del Centro documentazione Caritas – Migrantes. Moderati dal giornalista Paolo Brivio, interverranno: padre Tonino Palmese, referente dell’Associazione “Libera” per la Campania, la piccola sorella di Gesù Maria Lucia, Francesco Gesualdi, responsabile del Centro Nuovo Modello di Sviluppo e Alberto Bobbio, caporedattore di Famiglia Cristiana. Sono poi previste varie testimonianze dei giovani in servizio civile a Pozzuoli. Concluderà la prima parte dell’incontro l’intervista a Valerio Taglione, dell’Associazione “Libera”, su don Giuseppe Diana. Nel pomeriggio, si svolgerà lo spettacolo su Alcide De Gasperi, “Fedele alla mia Stella”, con la testimonianza di Maria Romana De Gasperi del Centro Europeo Risorse Umane. A conclusione dell’incontro, la santa Messa presso la Cattedrale di San Paolo presieduta da mons. Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli. Il Tavolo ecclesiale sul servizio civile (T.E.S.C.) si è costituito nel 2003 per sviluppare appieno tutte le potenzialità del Servizio civile nazionale, sia in Italia che all’estero. Raggruppa 17 tra organismi e uffici pastorali, associazioni ed enti di ispirazione ecclesiale, che annualmente impegnano più di 5.000 giovani in progetti di servizio civile locali e all’estero. Oltre alla giornata di San Massimiliano, promuove un sito di informazione sul servizio civile, www.esseciblog.it, sul quale sarà possibile trovare tutti i materiali, i video e le foto dell’incontro. (R.G.)

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    Parte domani il Giubileo Paolino degli universitari

    ◊   A Roma si svolgerà da domani a domenica il Giubileo Paolino degli universitari, promosso e organizzato dall'Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica e dal Pontificio Consiglio per la Cultura di Roma. Il momento centrale dell’evento – si legge in un comunicato del Vicariato ripreso dall’agenzia Zenit - sarà la concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, con la professione di fede degli universitari, che avrà luogo domenica prossima alle 10.30 nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Da domani a sabato si terrà il Forum internazionale delle Università, sul tema "Vangelo e cultura per un nuovo umanesimo". Nel corso della cerimonia inaugurale, nella Sala Protomoteca del Campidoglio, dopo i saluti del sindaco Alemanno, dei presidenti di Provincia e Regione Zingaretti e Marrazzo e del vicegerente della Diocesi di Roma Luigi Moretti, introdurranno i lavori il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, e il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli. Le relazioni magistrali saranno affidate all'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura sul tema "Il Vangelo incontra le culture" e a Eric McLuhan, professore emerito presso l'Università di Toronto sul tema "Il Vangelo negli Areopaghi contemporanei". La discussione sarà presieduta dal rettore dell'Università La Sapienza di Roma, Luigi Frati e moderata dal rettore della Libera Università Maria SS. Assunta Giuseppe Dalla Torre. Alle 19.30 si celebreranno nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli i Vespri Solenni, presieduti da mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense. Venerdì e sabato il convegno proseguirà presso l'Università Europea di Roma. Sabato si terrà il concerto "Intercultura musicale per un nuovo umanesimo". Protagonisti saranno il Coro Interuniversitario di Roma, diretto dal maestro Massimo Palombella e l'Orchestra Sinfonica del Conservatorio statale "Niccolò Piccinini" di Bari, guidata dal maestro Nicola Scardicchio. (A.L.)

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    Presentato a Damasco un film siriano su San Paolo

    ◊   “Damasco parla: San Paolo”: questo il titolo di un film siriano sull’Apostolo delle Genti, la cui prima visione è avvenuta, nel contesto delle celebrazioni dell’Anno Paolino, al Teatro dell’Opera di Damasco la settimana scorsa, alla presenza di autorità civili e religiose cristiane e musulmane, personalità della vita politica e culturale, e naturalmente di autori e interpreti. “Un film coraggioso, a volte drammatico e documentario, sull’identità cristiana segnata da San Paolo - ha detto il Patriarca greco-melchita cattolico Gregorios III - che focalizza i fatti salienti della sua vita, fra i quali la rivelazione di Gesù sulla via di Damasco e il suo battesimo in questa città”. Il Patriarca ha sottolineato l’importanza non solo artistica, ma anche interreligiosa ed ecumenica dell’evento. Il soggetto del film è della scrittrice cristiana Maysaa Saloum, la regia del musulmano Khaled Al-Khaled, la produzione del pastore protestante Jamal Makar. Tra gli interpreti sono noti attori siriani, cristiani e musulmani. Durante la “prima” – che è stata curata congiuntamente dal Ministero siriano della Cultura, dall’Associazione Dar Al-Assad per la cultura e dall’organizzazione “Agape” per la produzione artistica – hanno preso la parola il Patriarca Gregorios III, un vescovo greco-ortodosso in rappresentanza del Patriarca di Antiochia e uno sceicco musulmano in rappresentanza del Gran Muftì. Grande l’eco sulla stampa e sulla televisione siriana che “dimostra – ha detto Gregorios III – a qual punto la Siria, Paese a grande maggioranza musulmana, tiene a mantenere e a promuovere la sua eredità cristiana”. Il Patriarca ha anche ricordato “l’interesse e il sostegno delle autorità civili, in particolare del presidente della repubblica Bashar al-Assad, per le diverse manifestazioni dell’Anno Paolino”. Il film entra ora nel circuito commerciale siriano e internazionale. (A cura di Graziano Motta)

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    Mostra internazionale a Roma sul tema ‘Angeli e Demoni’

    ◊   Grazie all’intuizione del quindicenne Carlo Acutis, morto in concetto di santità nell’ottobre 2006 e alla generosa e accurata ricerca eseguita dallo scrittore e giornalista Nicola Gori, è stata realizzata a Roma una mostra sul tema ‘Angeli e Demoni’ che raccoglie per la prima volta 132 testimonianze di visioni e apparizioni di Angeli e di Demoni nella vita dei Santi. La Mostra, che viene inaugurata questo pomeriggio alle 17, è allestita presso la basilica di San Carlo al Corso, nei locali dell’annesso Collegio. Frutto di un’attenta e accurata ricerca eseguita in ambito internazionale, attingendo anche ai vari documenti storici contenuti nelle “Positiones” di persone per le quali è in corso il processo di canonizzazione presso la Congregazione delle Cause dei Santi, si è provveduto a organizzare un percorso ideale attraverso la storia della salvezza. Le esperienze raccolte nella mostra abbracciano tutti i secoli dell’era cristiana. Il visitatore troverà spunti e motivi di riflessione sulla presenza degli Angeli e dei Demoni nella vita dell’uomo. Nelle varie testimonianze viene tratteggiato un profilo degli Angeli, quali messaggeri di Dio e custodi dell’uomo, e dei Demoni, quali tentatori e istigatori alla ribellione contro Dio. Alcuni resteranno sorpresi nello scoprire che le testimonianze sulla verità degli Angeli e dei Demoni confermano che esiste un mondo dopo la morte cui ogni uomo è chiamato. Non resta che visitare la mostra e immergersi con la mente aperta alle sollecitazioni che questi episodi suscitano. Per avere maggiori informazioni si può consultare il sito www.miracolieucaristici.org (A cura di Giovanni Peduto)

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    24 Ore nel Mondo



    Stragi della follia in Germania e Stati Uniti: 28 morti

    ◊   Dopo la strage di ieri in Alabama, dove un dipendente di una fabbrica prima di suicidarsi ha ucciso a colpi di arma da fuoco 10 persone, tra cui sua madre e altri stretti familiari, un analogo episodio di follia con 17 morti è accaduto oggi in Germania, in una scuola nei pressi di Stoccarda. A sparare, innescando la tragedia, è stato un ragazzo di 17 anni: di lui al momento si sa che era vestito di nero e che è rimasto ucciso nella sparatoria con la polizia che ha cercato di bloccarlo. Si parla di nove studenti e tre professori uccisi, nulla si sa per il momento delle altre vittime. Il governo tedesco si è detto “profondamente scioccato” per la strage. La cancelliera Angela Merkel alle 16 farà una dichiarazione sull'argomento.

    Iraq - 15 anni di carcere a Tareq Aziz e Alì il chimico. Raid aerei sul Kurdistan
    L'ex vicepremier iracheno, Tareq Aziz, e Ali Hassan al Majid, detto Alì il chimico, sono stati condannati a 15 anni di carcere dal Tribunale speciale iracheno che ha allo stesso tempo condannato a morte due fratellastri del defunto ex presidente iracheno, Saddam Hussein: atban Ibrahim al Hassan, ex ministro degli Interni, e Sebawi Ibrahim al Hassan, direttore dei Servizi di sicurezza. La corte ha condannato inoltre all’ergastolo l'ex segretario personale di Saddam Hussein, Abed Hamid Humud, e a sei anni di carcere l'ex ministro delle Finanze, Ahmed Kudair. Assolto, invece, l’Issam Rashid Hwaish, ex governatore della Banca centrale irachena. Termina così il provvedimento giudiziario iniziato il 29 aprile 2008. Erano tutti imputati per l'uccisione di una quarantina di commercianti e uomini d'affari messi a morte nel 1992. A suo tempo, si era trattato di un processo sommario con accuse di speculazioni sull'impennata dei prezzi dei generi di prima necessità, causata nel mercato iracheno dall'imposizione delle sanzioni internazionali da parte dell'Onu all'Iraq per l'invasione del Kuwait nel 1990.

    Raid aereo iraniano sul Kurdistan
    Nel nord dell'Iraq, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, la notte scorsa un bimbo curdo di due anni è stato ucciso e suoi genitori sono rimasti feriti - gravemente il padre - quando l'artiglieria iraniana ha bombardato una zona di confine. Nella zona, si troverebbero basi dei guerriglieri separatisti curdo-iraniani del Partito della vita libera in Kurdistan (Pjak).

    Pakistan
    La polizia del Pakistan ha arrestato decine di persone alla vigilia di una grande manifestazione dell'opposizione il cui leader, l'ex premier Nawaz Sharif, ha proclamato che “la nazione deve essere pronta a fare sacrifici per una rivoluzione nel Paese”. Rivolgendosi ad un folto gruppo di suoi militanti ad Abbottabad (nella provincia della frontiera nord-occidentale del Pakistan) Sharif, che è stato due volte premier pakistano, ha rivolto un appello alla popolazione a partecipare alla "Lunga marcia" guidata da personalità del mondo giuridico che deve partire domani da Karachi e giungere il 16 marzo ad Islamabad. L'obiettivo principale della "Lunga marcia" è forzare il governo del presidente, Asif Ali Zardari, a reinsediare al loro posto, come aveva promesso, i magistrati destituiti dall'ex presidente, Pervez Musharraf.

    Medio Oriente
    Mini-vertice arabo quello che si tiene oggi a Riad, in Arabia Saudita. Il quotidiano panarabo saudita al-Sharq al-Awsat, citando il portavoce della presidenza egiziano, Sulayman Awwad, parla di un vertice tripartito tra re Abdullah e i presidenti di Egitto e Siria, Hosni Mubarak e Bashar al-Assad, ma anche l'emiro del Kuwait, Sheik Sabah al-Ahmad al-Sabah, è stato invitato a Riad. “Al vertice si discuterà di come trovare una posizione comune araba a tutte le questioni della regione”, ha detto Awwad, parlando al giornale edito a Londra. L'agenzia ufficiale saudita aveva annunciato ieri la visita a Riad di Assad e Mubarak, precisando però che re Abdallah avrebbe avuto con ciascuno dei due presidenti “colloqui separati”, in vista del prossimo vertice della Lega Araba del 30 marzo a Doha, in Qatar. Secondo il quotidiano, il vertice potrebbe segnare una svolta nelle relazioni tra i due Paesi arabi alleati di Washington - Egitto e Arabia Saudita - e la Siria, legata all'Iran da salda alleanza strategico-militare.

    L’appello del presidente della Commissione europea in relazione alla crisi
    La gravità e la portata della crisi richiedono un “cambio di marcia” rispetto a quanto fatto finora. Questo l'appello lanciato dal presidente della Commissione europea, Barroso, ai 27 Paesi dell'Unione in vista del vertice Ue che la prossima settimana sarà chiamato a dare risposte concrete a una situazione economica e sociale sempre più difficile. Barroso, intervenendo oggi davanti al Parlamento europeo, si è detto “molto preoccupato” per l'impatto sociale della crisi, evidenziando come l'Ue non sia attrezzata per fronteggiare le tensioni che questa situazione sta innescando. Da qui, ha detto, la necessità di “utilizzare concretamente tutti gli strumenti a disposizione”. Barroso e il vicepremier ceco Alexander Vondra, intervenuto a nome della presidenza di turno Ue, hanno evidenziato come in questa fase la priorità delle priorità sia quella di “ripulire” le banche dai titoli "tossici", per ripristinare il necessario flusso del credito a sostegno dell'economia reale. Vondra ha poi sottolineato che il vertice del 19 e 20 marzo dovrà indicare chiaramente come ridurre l'impatto della crisi sull'occupazione, un tema che sarà anche al centro di un apposito vertice straordinario, in calendario per l'inizio di maggio a Praga.

    Grecia - accusa di massa per corruzione agli statali
    Centinaia di funzionari statali greci rischiano il processo o la sospensione dai loro incarichi per corruzione, in seguito alle conclusioni di un'inchiesta condotta dall'Ombdusman per l'amministrazione pubblica. Il presidente dell'Ispettorato per la Pa, Rakitzis, ha annunciato che chiederà il rinvio a giudizio di 354 funzionari delle imposte e degli uffici comunali per la concessione dei permessi di costruzione, i quali non sono stati in grado di spiegare la provenienza di denaro o beni in loro possesso, come prevede la legge greca. Rakitzis, citato dai media, ha detto che si sta indagando su altri 200 dipendenti statali che potrebbero essere sospesi dalle loro funzioni. Infine, verrà chiesta l'apertura dei conti correnti di altri 30 funzionari la cui ricchezza non appare giustificata dai loro redditi. È la prima volta che indagini dell'Ombdusman portano all'incriminazione di un numero tanto elevato di funzionari pubblici. E ciò mentre scandali per corruzione - in cima alla preoccupazione dei greci subito dopo la crisi economica - hanno pesantemente contribuito a far crollare nei sondaggi il partito del premier, Costas Karamanlis.

    Ahmadinejad parla della crisi nel vertice a Teheran fra 10 Paesi dell'Asia centrale
    La crisi mondiale ha dimostrato che “l'economia del libero mercato è stata un totale fallimento” e perciò bisogna costruire “un nuovo ordine basato sui valori e la giustizia umana”. È quanto ha detto il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, aprendo a Teheran i lavori di un vertice fra 10 Paesi dell'Asia centrale. “Il mondo sta vivendo grandi cambiamenti - ha aggiunto Ahmadinejad - perchè dopo la caduta delle economie socialiste ora assistiamo alla caduta delle economie capitaliste”. Alla riunione sono presenti i presidenti di Turchia, Pakistan, Afghanistan e delle sei Repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale, Paesi riuniti nell'Organizzazione per la cooperazione economica (Eco). I Paesi dell'Eco contano complessivamente una popolazione di 400 milioni di persone e coprono un'area di 8 milioni di chilometri quadrati. Parlando di obiettivi, Ahmadinejad ha sottolineato la creazione di una Banca comune per lo Sviluppo e la rimozione delle barriere tariffarie.

    Cinque anni fa i tragici attentati a Madrid
    Undici marzo 2004. Una data impressa nella memoria di Madrid, che esattamente 5 anni fa si risvegliò nel terrore, a causa di una serie di esplosioni. Quattro ordigni esplosero su un treno che stava per entrare nella stazione di Atocha; praticamente nello stesso istante altre esplosioni avvennero su un treno alla stazione di Santa Eugenia e alle installazioni della Renfe (le ferrovie spagnole) a El Pozo, sempre nella zona di Madrid. Quasi 200 furono i morti, oltre 1.400 i feriti, per un attacco multiplo che colpì al cuore l’Europa. Anche oggi l’allarme terrorismo resta alto nel Vecchio continente: il dato emerge dalla relazione 2008 dei Servizi segreti italiani consegnata ieri al parlamento. Nel documento, si rileva che Al Qaeda è determinata a colpire ''i Paesi occidentali ed i loro alleati''. Ma oggi come si inserisce il terrorismo nel panorama geopolitico? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al prof. Maurizio Simoncelli, esperto di Geopolitica dei conflitti all’Istituto di ricerca Archivio Disarmo:

    R. - Bisogna prendere atto che la politica portata avanti dal governo repubblicano di George W. Bush sostanzialmente ha fallito nella battaglia avviata contro il terrorismo. Certamente, ha sconfitto Saddam Hussein, ma si è trattato di una diversa battaglia avviata per altri motivi. Il terrorismo - quello che appunto noi identifichiamo, iconograficamente parlando, con l’immagine di Osama Bin Laden - è tuttora attivo: anzi, il tipo di guerra che è stata portata avanti negli anni, in realtà ha dato risultati estremamente scarsi. Sostanzialmente, il problema è che il terrorismo non si combatte con l’uso massiccio dei grandi sistemi di armi, non si combatte con gli eserciti.

     
    D. - Non a caso, la nuova amministrazione americana, guidata da Obama, sta puntando invece sul dialogo. Quali risultati possiamo aspettarci da questo cambiamento di tattica?

     
    R. - Certamente, il dialogo è fondamentale perché non tutto il mondo islamico è ovviamente filo-terrorista o filo-integralista, cioè un terreno di coltura per questo fenomeno. Si tratta allora di trovare spazi, modalità, elementi con cui avviare un dialogo, con cui poter sconfiggere quello che, altrimenti, appare come uno scontro di civiltà e che non deve essere. La linea Obama mi sembra, per quello che possiamo vedere ora, si stia muovendo con prospettive di successo, sicuramente maggiori rispetto a quelle di Bush.

     
    Lampedusa
    La notte scorsa, 332 migranti stipati su vecchio peschereccio sono approdati direttamente nel porto dell’isola siciliana di Lampedusa. Nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Contrada Imbriacola ci sono ora quasi 900 persone. Intanto, è in corso il sopralluogo dei periti nominati dalla Procura della Repubblica di Agrigento per l'incendio appiccato, un mese fa, da un gruppo di rivoltosi che ha distrutto parzialmente la struttura. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente al Cie di Lampedusa Elisa Maiani dermatologa dell’INMP (Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti ed il Contrasto delle Malattie della Povertà), task force medica coordinata dal Ministero dell’interno:

    R. - In considerazione anche dell’incendio che ha interessato il Centro circa tre settimane fa, se già prima c’erano delle problematiche legate al dove far alloggiare le persone, chiaramente dopo questa notte la situazione è peggiorata.

     
    D. - Nel Centro adesso risiedono circa 900 persone: c’è tensione?

     
    R. - In questo momento, si respira un’atmosfera di calma, non di criticità.

     
    D. - Da dove provengono principalmente queste persone che sono nel Centro?

     
    R. - Circa l'80 per cento è di provenienza tunisina. Questa notte, durante questo grande sbarco, sono arrivate oltre 300 persone, delle quali anche in questo caso un 70 per cento è di origine tunisina e marocchina e la restante percentuale viene dall’Africa subsahariana, principalmente dalla Nigeria.

     
    D. - Come sono le loro condizioni di salute?

     
    R. - Piuttosto buone. Non abbiamo neanche avuto le solite situazioni di lieve ipotermia o di disidratazione che possono verificarsi.

     
    D. - Questo è uno dei rari casi in cui le persone stanno bene ma cosa c’è, di solito, dietro un viaggio della speranza di questo tipo?

     
    R. - Le storie, ovviamente, si differenziano a seconda del Paese di origine. Si tratta di storie molto pesanti per quanto riguarda soggetti che provengono dalla Nigeria, alcuni dei quali iniziano il viaggio anche due tre anni prima dell’arrivo nel nostro Paese. Ci sono persone che provengono invece dal Corno d’Africa, che devono attraversare addirittura il deserto, e alcuni di loro finiscono in carcere in Libia. Ci sono delle situazioni piuttosto complesse.

     
    D. - L’ultima tappa, per chi ce la fa, è quella del Mediterraneo. Una traversata non facile…

     
    R. - E' un viaggio in cui molte persone purtroppo non ce la fanno. Vengono gettate in mare e di loro molto spesso non resta traccia.

     
    D. - Qual è il vostro compito sull’isola?

     
    R. - E’ quello ovviamente di curare gli immigrati, garantendo loro il diritto alla salute. Siamo dermatologi, infettivologi e ginecologi se ci sono delle patologie infettive e diffusive. Il nostro compito è di curare le persone qui vengano trasferite nei centri di seconda accoglienza.

     
    D. - Dunque, non ci sono pericoli di malattia per la popolazione italiana?

     
    R. - Molto spesso i mass media danno delle informazioni di tipo emergenziale. Queste persone, assolutamente, non rappresentano un pericolo per la popolazione italiana.

     
    Cina
    Nove operai edili cinesi sono morti a causa del crollo del loro dormitorio nei pressi di Danyang, nella Cina orientale. Il dormitorio si trova nel cantiere in cui si sta costruendo la linea ferroviaria per il treno superveloce che collegherà Pechino alla metropoli costiera di Shanghai. Lo afferma l'agenzia Nuova Cina. Il crollo, secondo le prime informazioni, sarebbe stato provocato dall'esplosione di una bombola di gas. Il treno superveloce dovrebbe permettere di viaggiare tra le due principali città della Cina in cinque ore, rispetto alle undici attualmente necessarie.

    Tibet
    La Cina ha messo in guardia oggi gli Stati Uniti: le “accuse gratuite” sulla situazione in Tibet possono peggiorare le relazioni bilaterali tra i due Paesi. Lo ha reso noto il portavoce del Ministero degli esteri di Pechino, Ma Zhaoxu, in un comunicato. Ieri, la Casa Bianca si è detta preoccupata per “la situazione dei diritti umani in Tibet”. Per oggi, è previsto a Washington l'incontro tra il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ed il ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi.

    Coree
    Russia e Cina hanno espresso preoccupazione per l'acuirsi delle tensioni nella penisola coreana e hanno lanciato un appello alle parti interessate ad astenersi da azioni suscettibili di minaccia per la sicurezza nella regione. Ne ha dato notizia il Ministero degli esteri russo, riferendo di un colloquio telefonico fra i ministri degli Esteri dei due Paesi, il russo Serghiei Lavrov e il cinese Yang Jiechi. “Nell'esame della situazione nell'Asia nordorientale, è stata espressa preoccupazione per l'acuirsi della tensione nella penisola coreana”, ha detto il Ministero a Mosca in un comunicato diffuso dal'agenzia Itar-Tass. “Lavrov e Jiechi hanno invitato i Paesi interessati a dar prova di prudenza e moderazione e ad astenersi da ogni tipo di azione in grado di minare la sicurezza e la stabilità in quella regione”, aggiunge il comunicato.

    Brasile
    Oltre seimila militanti, in maggioranza donne, di Via Campesina e del Movimento Sem Terra brasiliano hanno occupato edifici pubblici e latifondi e depredato imprese di agribusiness e raffinerie di etanolo in tutto il Brasile. La protesta, iniziata ieri, si sta estendendo in tutte le aree teatro di una conflittualità legata alla riforma agraria e ai conflitti per la terra. A Brasilia, 600 attiviste, con bambini, hanno occupato il Ministero dell'agricoltura di Brasilia per protestare contro la concessione di finanziamenti per l'agricoltura familiare e contro la “lentezza” nella realizzazione della riforma agraria. Per le stesse ragioni, 1.200 militanti Sem Terra hanno manifestato a Porecatù, nello Stato del Paranà. Nello Stato di Espirito Santo, 1.300 attiviste di Via Campesina hanno occupato il Portocel, porto di esportazione di legname di eucalipto dell'Aracruz, maggior produttore brasiliano di polpa di carta, e distrutto duemila tonnellate di cellulosa, mentre centinaia di militanti dei Sem Terra hanno bruciato tronchi di eucalipto in una fazenda di proprietà della Vale do Rio Doce, la maggior impresa privata brasiliana. Nello Stato di San Paolo, 600 attiviste hanno bloccato per alcune ore una raffineria di etanolo di un grande gruppo privato. Nell'Alagoas, 1.500 militanti hanno invaso il latifondo di un ex ministro, Joao Lyra. Nel Rio Grande do Sul, i manifestanti hanno distrutto duemila tronchi tagliati di eucalipto in una fazenda di un'altra grande produttrice di carta, la Votorantim. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 70

     
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