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Sommario del 02/07/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai pellegrini di una diocesi pugliese: la Chiesa non è un’organizzazione sociale, ma la Comunità di Dio che ama il Signore
  • Altre udienze, rinunce e nomine
  • Inviati speciali del Papa ad eventi in Italia e Croazia
  • Domani, in Romania, la Beatificazione del vescovo János Scheffler, martire del comunismo
  • L'anniversario di sacerdozio di Benedetto XVI. P. Lombardi: 60 anni di fedeltà senza trionfalismi
  • Pubblicato il bilancio consuntivo della Santa Sede per il 2010. Trend positivo nonostante l'onda lunga della crisi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Marocco: il 98% dei cittadini vota sì al referendum di riforma della Costituzione
  • I 40 anni della Caritas italiana nelle parole di mons. Vittorio Nozza e mons. Domenico Pompili
  • Il commento al Vangelo della 14.ma domenica del Tempo ordinario
  • Chiesa e Società

  • Germania: si celebrano oggi i 350 anni del Santuario di Werl alla presenza del cardinale Marx
  • Nord e Centro America: i vescovi chiedono nuove norme e più solidarietà per i migranti
  • A mons. Caniato il premio Harward per l’impegno in favore dei detenuti in Italia
  • Milano: al via l’iscrizione per l’Incontro mondiale delle famiglie con Benedetto XVI
  • Oggi la Giornata internazionale delle cooperative, messaggio di Ban Ki-moon
  • In Polonia, la Scuola per animatori missionari: una fucina di idee
  • Caritas Ambrosiana e Caritas Lombardia accanto ai profughi trasferiti da Lampedusa
  • I marocchini in Alto Adige potranno votare sulla Costituzione, nella Casa Migrantes di Bolzano
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Afghanistan, morto un militare italiano e uno ferito non grave: colpito da un ordigno il mezzo su cui viaggiavano
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai pellegrini di una diocesi pugliese: la Chiesa non è un’organizzazione sociale, ma la Comunità di Dio che ama il Signore

    ◊   Clima di festa ecclesiale, stamani, in Aula Paolo VI, dove il Papa ha ricevuto in udienza 7 mila fedeli della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti in pellegrinaggio a Roma. Nel suo discorso, più volte interrotto dagli applausi, il Pontefice ha ribadito che la Chiesa non è un’organizzazione filantropica, ma la comunità di Dio fondata sull’incontro con il Signore. Quindi, ha invitato i genitori a non avere paura di essere testimoni della fede e ha incoraggiato i sacerdoti ad annunciare il Vangelo non temendo il dialogo con la cultura di oggi. L'indirizzo d'omaggio è stato rivolto dal vescovo, Mario Paciello, che ha anche invitato il Papa a visitare la diocesi pugliese. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    (Canti ed applausi)

    “Vivere più intensamente l’essere Chiesa”, “Popolo di Dio, Corpo di Cristo e Comunione”: è l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto ai fedeli della diocesi di Altamura, impegnati nel cammino sinodale. Il Papa ha tenuto a sottolineare che la Chiesa “non possiede in se stessa il principio vitale, ma dipende da Cristo, di cui è segno e strumento efficace”. Ha così messo in guardia dal “rischio di ridurre il tutto ad una dimensione orizzontale, che snatura l’identità della Chiesa e l’annuncio della fede”:

    “La Chiesa non è un’organizzazione sociale, filantropica, come ve ne sono molte: essa è la Comunità di Dio, è la Comunità che crede, che ama, che adora il Signore Gesù e apre le 'vele' al soffio dello Spirito Santo, e per questo è una Comunità capace di evangelizzare e di umanizzare. La relazione profonda con Cristo, vissuta e alimentata dalla Parola e dall’Eucaristia, rende efficace l’annuncio, motiva l’impegno per la catechesi e anima la testimonianza della carità”.

    “Molti uomini e donne del nostro tempo – ha soggiunto – hanno bisogno di incontrare il Signore”. E ha constatato come l’attuale momento storico sia "segnato da luci e ombre”:

    “Assistiamo ad atteggiamenti complessi: ripiegamento su se stessi, narcisismo, desiderio di possesso e di consumo, sentimenti e affetti slegati dalla responsabilità. Tante sono le cause di questo disorientamento, che si manifesta in un profondo disagio esistenziale, ma al fondo di tutto si può intravedere la negazione della dimensione trascendente dell’uomo e della relazione fondante con Dio”.

    Per questo, è stata la sua esortazione, “è decisivo che le comunità cristiane promuovano percorsi validi e impegnativi di fede”. Una particolare attenzione, ha quindi sottolineato il Papa, deve essere assegnata all’educazione alla vita cristiana, “affinché ogni persona possa compiere un autentico cammino di fede”. E ha ribadito che “in questo impegno la famiglia resta la prima responsabile”:

    “Cari genitori, siate i primi testimoni della fede! Non abbiate paura delle difficoltà in mezzo alle quali siete chiamati a realizzare la vostra missione. Non siete soli! La comunità cristiana vi sta vicino e vi sostiene. La catechesi accompagna i vostri figli nella loro crescita umana e spirituale, ma essa va considerata come una formazione permanente, non limitata alla preparazione per ricevere i Sacramenti”.

    La partecipazione alla Messa domenicale, ha proseguito, “è decisiva per la famiglia e per l’intera Comunità”. E ha ricordato che nei Sacramenti, “soprattutto nell’Eucaristia, il Signore Gesù opera per la trasformazione degli uomini” assimilandoli a Sé:

    “E’ proprio grazie all’incontro con Cristo, alla comunione con Lui, che la comunità cristiana può testimoniare la comunione, aprendosi al servizio, accogliendo i poveri e gli ultimi, riconoscendo il volto di Dio nell’ammalato e in ogni bisognoso”.

    Di qui il rinnovato invito, partendo dall’Eucaristia e dalla preghiera, a “valorizzare” le iniziative di volontariato esistenti in diocesi, “per formare persone solidali, aperte e attente alle situazioni di disagio spirituale e materiale”:

    “In definitiva, l’azione pastorale deve mirare a formare persone mature nella fede, per vivere in contesti nei quali spesso Dio viene ignorato; persone coerenti con la fede, perché si porti in tutti gli ambienti la luce di Cristo; persone che vivono con gioia la fede, per trasmettere la bellezza di essere cristiani”.

    Il Papa non ha, infine, mancato di rivolgere un pensiero speciale ai sacerdoti. “Siate sempre riconoscenti del dono ricevuto – ha detto - perché possiate servire, con amore e dedizione, il Popolo di Dio affidato alle vostre cure”:

    “Annunciate con coraggio e fedeltà il Vangelo, siate testimoni della misericordia di Dio e, guidati dallo Spirito Santo, sappiate indicare la verità, non temendo il dialogo con la cultura e con coloro che sono in ricerca di Dio”.

    (Applausi)

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    Altre udienze, rinunce e nomine

    ◊   Benedetto XVi ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Fortunato Baldelli, penitenziere maggiore e il vescovo Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria Apostolica.

    In Germania, il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Berlino mons. Rainer Maria Woelki, finora ausiliare di Colonia. Il presule, 54 anni, ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso le Facoltà teologiche delle Università di Bonn e di Freiburg im Breisgau. Ordinato sacerdote, ha svolto l’incarico di vicario parrocchiale, cappellano militare a Münster, segretario particolare dell’arcivescovo di Köln. Ha svolto anche l’ufficio di direttore del "Collegium Albertinum", convitto per i seminaristi maggiori dell’arcidiocesi che studiano all’Università di Bonn. Nel 1999 gli è stato conferito il titolo di cappellano di Sua Santità. Nel 2000 ha ottenuto il dottorato in Teologia. Nel 2003 è stato nominato vescovo titolare di Scampa e ausiliare di Köln. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 30 marzo 2003. È consultore della Congregazione per l’Educazione Cattolica. In seno alla Conferenza episcopale tedesca è membro della Commissione per le vocazioni ed i ministeri ecclesiali e di quella per la scienza e la cultura.

    In Italia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Luciano Bux.


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    Inviati speciali del Papa ad eventi in Italia e Croazia

    ◊   Il Papa ha nominato il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi, suo Inviato Speciale al 25.mo Congresso Eucaristico Nazionale Italiano, che sarà celebrato ad Ancona dal 3 all'11 settembre prossimo.

    Il Papa ha nominato il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, suo Inviato Speciale alla celebrazione del millennio dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava, in Italia, in programma il 4 settembre prossimo.

    Il Pontefice ha nominato il cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, suo Inviato Speciale alle celebrazioni conclusive dell'Anno giubilare nel 600.mo anniversario del "miracolo eucaristico di Ludbreg" in Croazia, previste nel Santuario di Ludbreg, diocesi di Varaždin, per il 4 settembre prossimo.


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    Domani, in Romania, la Beatificazione del vescovo János Scheffler, martire del comunismo

    ◊   Sarà celebrata domani mattina a Satu Mare, in Romania, la cerimonia di Beatificazione del servo di Dio Giovanni Scheffler, vescovo della diocesi dal 1942 al 1952. Il rito sarà concelebrato dall’arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria, Péter Erdő, alla presenza di molti presuli e nel nunzio apostolico in Romania. In rappresentanza del Papa, vi sarà il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, cardinale Angelo Amato. Il servizio di Roberta Barbi:

    Brillava fin da piccolo per intelligenza, serietà e riservatezza, János Scheffler: se ne accorsero subito a Kálmánd, villaggio di pescatori ungherese al momento della sua nascita, che la storia trasformò in cittadina romena con il nome di Cămin. All’università lo chiamavano “doctor” ancora prima che lo diventasse, poi fu ordinato sacerdote, divenne un solerte catechista, un appassionato predicatore e un instancabile vescovo. Intorno a lui, intanto, il mondo precipitava nell’incubo. Ricorda il cardinale Amato che la persecuzione comunista contro la Chiesa cattolica in Romania si acutizzò dal 1947: “Il regime intendeva rompere ogni rapporto con la Santa Sede, obbligando i fedeli a convertirsi all’ortodossia per creare una Chiesa senza Papa”. L’odium fidei si scatenò contro i sacerdoti: neppure mons. Scheffler fu risparmiato. Nel carcere di Jilava fu sottoposto ai lavori forzati, umiliato, costretto a docce bollenti, ma lui seppe “trasformare quest’esperienza di dolore in occasione di apostolato, di catechesi e di preghiera”, riferisce ancora il cardinale Amato.

    Come Cristo nel deserto fu tentato dal diavolo, che gli promise tutti i regni del mondo in cambio dell’adorazione, anche al vescovo Scheffler, in prigione, fu offerto di diventare Patriarca della Romania, a patto che firmasse il passaggio alla Chiesa ortodossa. Come Cristo, non cedette, e come Cristo morì pregando e perdonando i suoi uccisori, il 6 dicembre 1952. Ed è proprio sulla morte di Gesù che si fonda il martirio, che è una forma di amore totale a Dio – come ha detto in diverse occasioni Benedetto XVI – una vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, della luce della verità sulle tenebre della menzogna. Oggi, riflette il cardinale Amato, la figura del Beato Scheffler insegna la via per “testimoniare, anche con sacrificio, la nostra fedeltà ai comandamenti di Dio e alle Beatitudini evangeliche […] il profilo del martire propone il valore eterno dell’amore che vince l’odio e del perdono che spegne la brutalità dei carnefici”. Il martire è certo di essere amato dal Signore, è libero e consapevole di aver scelto la parte migliore della vita: Cristo, trasforma la sofferenza in gioia che si fonda sulla fede, la morte in vita.

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    L'anniversario di sacerdozio di Benedetto XVI. P. Lombardi: 60 anni di fedeltà senza trionfalismi

    ◊   Lo scorso 29 giugno, Benedetto XVI ha condiviso, con una dovizia di particolari quasi sorprendente, i pensieri e i sentimenti spirituali che in 60 anni hanno accompagnato e accresciuto in lui la consapevolezza della sua vocazione al sacerdozio. Una vocazione vissuta fino al servizio più alto di Successore di Pietro nel segno di una fedeltà trasparente, come nota il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per “Octava Dies”, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    “Non più servi, ma amici”. Nel giorno anniversario della sua ordinazione sacerdotale, solennità dei Santi Pietro e Paolo, l’omelia che il Papa ha pronunciato è stata un’intensa testimonianza della sua spiritualità sacerdotale. Ciò che più colpisce è l’insistenza sul rapporto personale con Gesù, che nel momento dell’ordinazione si è rivolto a lui e lo ha accolto nella cerchia di coloro a cui si era rivolto nel Cenacolo. Il rapporto diventa così intimo che il sacerdote può dire “io” con verità a nome stesso di Gesù, ripetendo con efficacia le sue stesse parole, come avviene quando amministra il Sacramento del perdono e consacra l’Eucaristia.

    Da quel giorno il Papa ha compiuto un lungo cammino, attraversando e svolgendo le diverse forme del ministero ecclesiale fino a quella più alta. Un cammino paziente, che egli descrive “sotto il sole e la pioggia, nella serenità e nella difficoltà, nelle diverse fasi della purificazione e della prova, come anche nella gioia evangelica”. 60 anni di fedeltà, celebrati in semplicità e senza trionfalismo, perché sono un dono piuttosto che una conquista. Un dono per tutta la Chiesa e in particolare per tutti i sacerdoti, a cui giustamente Benedetto XVI non si stanca di ricordare, con la sua parola e soprattutto il suo esempio, che il rapporto personale con Gesù - l’amico - è la sorgente permanente della vitalità e della fecondità della loro chiamata e del loro servizio.

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    Pubblicato il bilancio consuntivo della Santa Sede per il 2010. Trend positivo nonostante l'onda lunga della crisi

    ◊   Il bilancio della Santa Sede ha chiuso il 2010 con un attivo di circa 10 milioni di euro. Il dato emerge dal comunicato del Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, riunitosi in Vaticano ieri e l’altro ieri. Il bilancio, si sottolinea fra l’altro nella nota, riflette una “tendenza positiva” già riscontrata nel 2009, nonostante le difficoltà in cui versa tuttora la situazione economico-finanziaria mondiale. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Gli “elementi di incertezza e instabilità” innescati dalla grave crisi del 2008 non hanno impedito alla Santa Sede di chiudere il 2010 con un bilancio consuntivo consolidato in attivo. L’esame contabile effettuato nei giorni scorsi, sotto la presidenza del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, dai cardinali membri del Consiglio deputato allo studio dei problemi economici e organizzativi della Santa Sede ha certificato entrate per circa 245 milioni e 200 mila euro, contro un totale di uscite di circa 235 milioni e 350 mila, con un utile d’esercizio di circa 9 milioni e 850 mila euro. Le cifre – illustrate dal presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, il cardinale Velasio De Paolis – vengono accompagnate nel comunicato ufficiale dalla considerazione secondo la quale il bilancio 2010 “parrebbe dunque rafforzare, sia pure con tutti gli elementi di incertezza e di instabilità che la situazione economico-finanziaria mondiale ancora presenta, la tendenza positiva evidenziatasi nell’esercizio del 2009, che, peraltro, già assorbiva gli effetti negativi derivanti dalla forte crisi finanziaria del 2008”. Le uscite, si spiega, “sono da imputarsi per la maggior parte alle spese ordinarie e straordinarie dei Dicasteri e Organismi della Santa Sede, i quali, con la loro specifica attività, partecipano alla cura pastorale del Sommo Pontefice nei confronti della Chiesa universale”. E si fornisce anche il numero complessivo del personale dipendente dalla Santa Sede, che al 31 dicembre 2010 arrivava a 2.806 unità, contro le 2.762 del 2009. La nota ufficiale specifica che, per la materia di loro competenza, sono stati ascoltati il direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, e il direttore amministrativo, Alberto Gasbarri.

    Tra le verifiche all’ordine del giorno figurava anche quella riguardante il Bilancio Consuntivo 2010 del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che ha registrato entrate per quasi 256 milioni di euro e costi per circa 235 mila, con un utile effettivo di 21 milioni di euro. “A tale risultato – si commenta – hanno contribuito sia l’ottimo andamento dei Musei vaticani, grazie, in particolare, alla crescita del numero dei visitatori, in controtendenza rispetto alla crisi del settore turistico mondiale, sia la ripresa dei mercati finanziari”. Ricordando come il Governatorato vaticano, con i suoi 1.876 dipendenti (nel 2009 erano 1.891), abbia un’amministrazione autonoma e indipendente da contributi provenienti dalla Santa Sede o da altre istituzioni, e che tale amministrazione sovrintende alla gestione del territorio dello Stato e alle strutture di supporto per l’attività della Sede Apostolica, la nota ufficiale pone in risalto come l’impegno posto dal Governatorato alla manutenzione e alla conservazione “di quello che, a ragione, può essere ritenuto uno dei più importanti patrimoni storico-artistici dell’umanità”.

    I cardinali del Consiglio hanno poi esaminato i dati relativi all'Obolo di San Pietro, che si compone del totale delle offerte inviate al Santo Padre dalle Chiese locali, dagli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica, da Fondazioni e da singoli fedeli, soprattutto in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo. Nel 2010, si afferma, l'Obolo è ammontato complessivamente a 67 milioni e 700 mila dollari americani, in ribasso rispetto all’anno precedente. E tuttavia, si legge nel comunicato, i membri del Consiglio esprimono “riconoscenza e apprezzamento a tutti coloro che, con il proprio contributo, hanno voluto sostenere la sollecitudine pastorale e caritativa del Santo Padre, soprattutto in situazioni di calamità e di emergenza in varie parti del mondo”. Le ultime cifre menzionate riguardano l’importo versato a sostegno della struttura centrale della Chiesa, in base al canone 1271 del Codice di Diritto Canonico, pari a 27 milioni e 360 mila dollari americani – anche in questo caso in flessione rispetto al 2009 – e l’importo delle offerte pervenute da altre istituzioni, tra cui lo IOR, che ha donato al Santo Padre 55 milioni di euro per le sue attività di religione.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Persone coerenti con la fede, felici di essere cristiane: Benedetto XVI al pellegrinaggio della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti.

    Da Assisi 1986 ad Assisi 2011 il significato di un cammino: il cardinale Tarcisio Bertone sull'incontro del prossimo 27 ottobre.

    Un servizio all'unità della Chiesa: il cardinale Antonio Canizares, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, sui sessant'anni di sacerdozio di Benedetto XVI.

    Nell'informazione internazionale, Pierluigi Natalia sulla difficile indipendenza del Sud Sudan.

    In cammino tra i flutti nel mare della storia: Marco Agostini sull'altare della Navicella nella Basilica di San Pietro.

    Provocazioni intellettuali: Sandro Barbagallo sugli artisti di fronte alla Croce.

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    Oggi in Primo Piano



    Marocco: il 98% dei cittadini vota sì al referendum di riforma della Costituzione

    ◊   Al referendum di ieri in Marocco, oltre il 72% degli elettori, secondo dati ancora non definitivi, ha partecipato alla consultazione sulla riforma costituzionale proposta da re Mohammed VI ed ha votato al 98,5% per il "sì". La stragrande maggioranza dei 13 milioni di elettori si è recato dunque alle urne, nonostante il boicottaggio di una parte del "Movimento 20 febbraio" - che rappresenta i gruppi della cosiddetta "primavera araba" - della sinistra e degli islamisti: tale fronte critica la riforma del monarca che trasferisce parte dei propri poteri assoluti al parlamento, al governo e alla giustizia e conferisce al berbero, cultura a cui appartiene la maggioranza dei marocchini, lo status di lingua ufficiale della nazione al fianco dell'arabo. Sui motivi di tali critiche, Giada Aquilino ha raccolto il commento di Luciano Ardesi, esperto di questioni nordafricane:

    R. - Confrontando il progetto di Costituzione sottoposto al referendum e la vecchia Costituzione non ci sono grandissime differenze. C’è sicuramente un’enfasi sui diritti fondamentali e sulla libertà, ma quanto all’esercizio del potere, la nuova Costituzione non innova, se non marginalmente. Delle piccole differenze riguardano il fatto che il re è obbligato a nominare il primo ministro all’interno del partito che ha vinto le elezioni legislative. Il re però continua a nominare e a dimettere i ministri, mantenendo quindi intatta la prerogativa che aveva già nella precedente Costituzione. Inoltre, anche nel nuovo testo, la figura del monarca è al di sopra di qualsiasi altro potere.

    D. - Nonostante le critiche alla nuova Costituzione da parte del movimento che rappresenta la "primavera araba" e da parte dell’opposizione, l’affluenza è stata massiccia. Come si può leggere questo dato? Mohammed VI ha davvero l’appoggio dei sudditi?

    R. - E’ molto popolare, questo è vero. Però la libertà di espressione è stata molto limitata. C’è una capacità, da parte della monarchia, di suscitare la corrente di opinione a favore del re, com’è stato dimostrato pure in questa campagna elettorale: la monarchia ha saputo mobilitare le persone per manifestare, anche nelle piazze, il sostegno al re. Diciamo che non c’è un esercizio regolare dell’opposizione, c’è stato soltanto il "Movimento del 20 febbraio" che ha saputo imporre, anche per strada, un parziale dissenso che però rimane minoritario.

    D. - Cosa servirebbe davvero al Marocco, oggi?

    R. - Una monarchia costituzionale. Cioè, una monarchia in cui il re sia sottoposto alla Costituzione, che ci sia ad esempio una norma che possa mettere sotto accusa e giudicare il re nel caso in cui egli si discosti dai principi della Costituzione. Inoltre, in questa Costituzione le disposizioni principali sono rimandate alla legge. Anche per quello che concerne l’esperienza di riforme passate, si è visto che poi il Marocco, come Paese, fatica a modernizzarsi. Innanzitutto, l’esercizio del potere continua a manifestarsi nelle antiche forme del “sopruso”: c’è una corruzione diffusa. C’è una riforma globale, culturale, che il Paese deve ancora affrontare nelle sue fondamenta. (vv)

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    I 40 anni della Caritas italiana nelle parole di mons. Vittorio Nozza e mons. Domenico Pompili

    ◊   Quarant'anni fa, per volere di Paolo VI, nasceva la Caritas Italiana con lo scopo di promuovere la carità e dedicare particolare attenzione agli ultimi. Ieri, a Roma, sono stati presentati gli eventi in programma per celebrare l’anniversario. Si tratta di dieci appuntamenti che si svolgeranno lungo tre direttive: memoria, fedeltà e profezia. Eugenio Bonanata ha parlato della ricorrenza con mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana, e con mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana e direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali:

    D. – Mons. Vittorio Nozza, qual è il bilancio di questi 40 anni?

    R. – Quarant’anni ricchi di un patrimonio di ascolto, di attenzione, di cura, di intervento. Ma anche ricchi di animazione, di promozione, di capacità educativa, generata non tanto da ulteriori parole, quanto da bei fatti, da belle opere messe in atto come pulpito dentro la storia a servizio dei poveri e ad animazione delle comunità ecclesiali dell’intero territorio.

    D. – Voi per primi avete segnalato le difficoltà delle famiglie, dei nuovi poveri: la crisi e la precarietà stanno colpendo il volontariato?

    R. – Nel momento in cui viene meno la possibilità di avere un vissuto solido, garantito da un punto di vista di una sicurezza del lavoro e di un abitare confacente, diventa anche molto difficile proiettarsi in termine di disponibilità e di gratuità a servizio degli altri. Anche se dobbiamo costatare che i volontari non mancano: ci troviamo, però, in un contesto diverso rispetto a 15-20 anni.

    D. – Qual è il rischio principale oggi?

    R. – La grande preoccupazione è che, di anno in anno, – in un tempo appesantito anche dalla crisi economico-finanziaria, che purtroppo colpisce un vasto mondo, ma che non colpisce direttamente tutti – stiamo assistendo allo sgretolarsi o all’indebolirsi del tessuto sociale. Rischiamo, con la situazione attuale, di dover magari mettere in atto anche una molteplicità di buoni interventi, capaci di intercettare volti, situazioni e storie di povertà, le più diverse, ma che però venga pian piano ad affievolirsi quella che invece è la torta su cui questa ciliegina della gratuità dovrebbe collocarsi. Ecco allora l’esigenza che si torni a rafforzare la solidarietà dovuta, istituzionale, e quindi le garanzie per il bene comune, con le quali non dovrebbe mancare, diremmo, la bella e grande dimensione della gratuità e della sussidiarietà.

    D. – Mons. Domenico Pompili, cosa vuol dire vivere la carità?

    R. – Vuol dire avere un occhio che non si limita a sentire. Significa avere – com’è appunto scritto della Deus caritas est – un cuore che vede: vedere presuppone, però, un'apertura, perché spesso non vediamo la realtà. Al contrario, mi pare che la Caritas costituisca oggi un elemento di controinformazione, proprio perché riesce a disseppellire situazioni e fatti che spesso nell’“agenda setting” dei media vengono occultate.

    D. – Attenzione sempre agli ultimi…

    R. – Senz’altro, tenendo conto che gli ultimi – nella visione evangelica – sono i primi, ma che per essere accostati adeguatamente richiedono un capovolgimento delle nostre abituali prospettive. In questo Caritas – che mostra di essere vicino agli immigrati, ai ragazzi ripetenti, alle persone che hanno perso il posto di lavoro, a coloro che vivono profonde situazioni di disagio familiare – mi pare che ci indichi la strada da seguire.

    D. – Cosa è cambiato rispetto a 40 anni fa?

    R. – Sicuramente, non è cambiata l’esigenza di dare spazio a questa dimensione della carità, perché la semplice giustizia, che pure è l’obiettivo finale della politica, quand’anche fosse raggiunta, ha sempre bisogno di questa ulteriore dimensione.

    D. – Un messaggio alla politica?

    R. – Di valorizzare questo "occhio" che vede, per stare più dentro ai problemi reali. (mg)

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    Il commento al Vangelo della 14.ma domenica del Tempo ordinario

    ◊   Nel Vangelo della 14.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia presenta il brano del Vangelo di Matteo nel quale Gesù prega il Padre, ringraziandolo per aver nascosto le cose del cielo ai sapienti e ai dotti e averle rivelate ai piccoli. Quindi aggiunge:

    “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Dopo le grandi solennità, ora inizia la lunga serie delle domeniche del tempo detto ordinario. Il testo evangelico proclamato contiene tre affermazioni importanti, espresse in tono accorato: soltanto il Figlio può rivelarci il volto vero del Padre; sono i piccoli quelli che meglio lo capiscono mentre i sapienti lo snobbano; chi ha pesi e angosce può trovare in Gesù ristoro e sostegno.

    Passare attraverso Gesù per avere accesso al Padre e appoggiarsi a Gesù per trovare conforto e pace nelle tribolazioni: sono due affermazioni da intrecciare, non da separare. Gesù si è caricato del nostro peccato e delle nostre paure, non per farci andare in paradiso in carrozza, ma per farci sentire la vicinanza del Padre, la misericordia che guarisce e solleva, per donarci certezza di un Padre che privilegia il dialogo con i piccoli e gli esclusi, quelli che hanno il cuore libero da idolatrie e autogaranzie.

    Sullo sfondo – per capire meglio il testo – c’è la pesantezza delle prescrizioni della tradizione religiosa: numerose e quasi soffocanti. Gesù vuole recuperarne sia l’essenzialità che l’interiorità, contro l’esteriorità e la mania dei dettagli. La mitezza che ha Gesù è proprio questa comprensione piena di rispetto: chi la conosce non si sente schiacciato, ma aiutato nel bene.

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    Chiesa e Società



    Germania: si celebrano oggi i 350 anni del Santuario di Werl alla presenza del cardinale Marx

    ◊   Si celebra oggi in Germania il 350.mo anniversario del Santuario mariano di Werl, nel land della Renania settentrionale-Vestfalia, alla presenza del cardinale Reinhard Marx, inviato speciale del Santo Padre e arcivescovo di Monaco e Frisinga. Al centro delle manifestazioni giubilari sarà la ricorrenza del trasferimento a Werl, nel 1661, dell’effigie mariana proveniente dalla Chiesa evangelica di Santa Maria del Campo nella vicina Soest. Da allora, la Madonna di Werl, “Consolatrice degli afflitti” divenne una popolare meta di pellegrinaggio, tanto che ancora oggi il Santuario di Werl è il terzo più importante della Germania, dopo Altötting e Kevelaer, con oltre centomila presenze annuali. La venerata immagine raffigura una Vergine lignea in trono con il Bambino sulle ginocchia, secondo un modello iconografico che richiama la litania lauretana della “Sedes Sapientiae”. Il Cristo bambino è la figura centrale della composizione, rappresentato nell’atto di sorreggere il Vangelo con la mano sinistra e con l’indice della mano destra alzato in atteggiamento giudicante. Per la somiglianza con numerose statue esistenti in Svezia, gli storici dell’arte hanno a lungo ipotizzato un’origine nordica dell’immagine; tuttavia, secondo ricerche più recenti è più probabile che l’effigie sia stata realizzata in Renania o in Vestfalia verso la fine del XII secolo. Le celebrazioni giubilari, all’insegna del motto “Beata colei che ha creduto”, sono state aperte il 1° maggio scorso da mons. Hans-Josef Becker, arcivescovo di Paderborn, e si concluderanno il 1° novembre prossimo. (M.R.)

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    Nord e Centro America: i vescovi chiedono nuove norme e più solidarietà per i migranti

    ◊   Solidarietà e preoccupazione per la situazione disperata degli immigrati in Nord e Centro America è stata espressa dai vescovi della regione in una dichiarazione congiunta. Il documento, pubblicato in questi giorni, segue la riunione tenutasi a San Josè in Costa Rica a inizio giugno, alla quale hanno partecipato rappresentanti delle conferenze episcopali di Stati Uniti, Messico, Costa Rica, Panama, Honduras e Guatemala come anche del Celam e di Caritas International. “Continuiamo a testimoniare grande sofferenza tra i migranti nei nostri Paesi, che sono vittime di sfruttamento e abuso da parte di molti elementi della società, quali pubblici ufficiali, datori di lavoro senza scrupoli e organizzazioni criminali”, si legge nella dichiarazione. Tra le numerose questioni discusse durante l’incontro: l’aumento delle violenze e di rapimenti dei migranti da parte delle organizzazioni criminali, l’aumento delle deportazioni tra Stati Uniti e Messico, la crescita delle disuguaglianze economiche, gli effetti della globalizzazione e l’incremento delle minacce subite dagli esponenti della pastorale per i migranti. I presuli hanno anche sottolineato l’urgenza di continuare a sostenere Haiti dopo il terremoto del gennaio 2010, fermando le deportazioni degli haitiani, che arrivano irregolarmente negli altri Paesi. “Chiediamo nuovamente ai nostri governi di assumersi la responsabilità per la protezione legale dei migranti che cercano lavoro e asilo politico, dei rifugiati e delle vittime del traffico di essere umani”, affermano i presuli, auspicando anche il cambiamento o l’abolizione di “quelle normative che causano la separazione delle famiglie dei migranti, detenzione arbitraria e minacce alla vita”. (M. R.)

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    A mons. Caniato il premio Harward per l’impegno in favore dei detenuti in Italia

    ◊   Mons. Giorgio Caniato, ispettore generale dei cappellani italiani del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del Dipartimento della giustizia minorile, è stato insignito oggi del prestigioso Premio Harward, per la sua vita dedicata ai detenuti. Il riconoscimento è avvenuto a Toronto durante la convention del "Prison Fellowship International", il più grande network cristiano impegnato nel mondo carcerario, che opera in 135 Paesi. Il premio, si legge nella motivazione, è stato assegnato “come riconoscimento dei 60 anni di servizio a favore dei detenuti in Italia e per la fedele leadership come ispettore generale dei cappellani all’interno del sistema penitenziario italiano”. "Questo ambito premio", ha dichiarato in un comunicato Marcella Reni, presidente della Prison Fellowship Italia Onlus (Pfit), “è un riconoscimento alla preziosa, silenziosa e instancabile opera al servizio dei detenuti e dei giovani svolta da tutti i cappellani italiani che hanno trovato in mons. Caniato un maestro e una guida sia spirituale che professionale”. Tra gli 800 partecipanti, giunti in Canada da oltre 130 paesi, era presente anche mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare dell’Aquila e consigliere spirituale nazionale di Pfit. (M.R.)

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    Milano: al via l’iscrizione per l’Incontro mondiale delle famiglie con Benedetto XVI

    ◊   A partire da ieri, è possibile iscriversi al VII incontro mondiale delle famiglie, che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012 con la partecipazione del Papa. Tema dell’incontro sarà la famiglia come “patrimonio di umanità”, al centro tanto della Chiesa, quanto dell’intera società. Seguendo le indicazioni di Benedetto XVI, in vista dell’evento sono state preparate dieci catechesi, disponibili sia in libreria che online. “Il lavoro e la festa”, intesi come “modi privilegiati” con cui la famiglia abita lo “spazio” sociale e vive il “tempo” umano, saranno l’obiettivo principale delle dieci catechesi, come spiegano gli organizzatori all’agenzia Sir. La catechesi introduttiva, “il segreto di Nazareth”, sarà dedicata allo stile della vita famigliare mentre le altre saranno articolare in tre gruppi: la famiglia, il lavoro e la festa. L’incontro mondiale delle famiglie, che ha cadenza triennale, è stato promosso per la prima volta da Giovanni Paolo II nel 1994 a Roma. Nel 1997 si svolse a Rio de Janeiro, nel 2000 ancora a Roma, nel 2003 a Manila, nel 2006 a Valencia e nel 2009 a Città del Messico. (M.R.)

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    Oggi la Giornata internazionale delle cooperative, messaggio di Ban Ki-moon

    ◊   “I giovani, futuro delle cooperative”: è il tema scelto quest’anno per la Giornata internazionale delle cooperative, chi si svolge oggi in tutto il mondo. Per l’occasione il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha inviato un messaggio, sottolineando “l’importanza dell’incanalare le energie e lo slancio dei giovani”. “In seguito alla crisi economica e finanziaria mondiale, la disoccupazione giovanile ha raggiunto il massimo storico”, ha affermato il segretario generale e “la creazione di nuove opportunità attraverso l’imprenditorialità giovanile costituisce un modo per affrontare questa sfida”. In particolare le cooperative, con la loro “condivisione di risorse finanziarie e umane, di conoscenze tecniche e competenze economiche” e con “il ruolo centrale dei membri nella loro struttura”, permettono ai giovani di ideare e gestire imprese sostenibili fortemente radicate nella comunità e capaci di rispondere alle esigenze locali. “Attraverso una peculiare attenzione ai valori, le cooperative si sono rivelate un modello imprenditoriale solido e produttivo, in grado di prosperare anche in tempi difficili. Questo successo ha aiutato a prevenire che molte famiglie e comunità piombassero nella povertà”, ha aggiunto Ban Ki-moon, che ha rimarcato anche come le cooperative abbiano “fornito costantemente un accesso sicuro al credito ed ad altri servizi finanziari a molti titolari di piccole attività commercial” e portato “stabilità nei mercati in cui hanno operato”. Quello del segretario generale è un invito ai giovani a considerare i vantaggi di dedicarsi alle imprese cooperative e sociali, incoraggiando allo stesso modo il movimento cooperativo ad aprirsi a loro, “in uno spirito di dialogo e comprensione reciproca”. “Dobbiamo infatti riconoscere nei giovani uomini e nelle giovani donne degli alleati preziosi nel rafforzamento del movimento delle cooperative e nel sostegno del ruolo delle cooperative allo sviluppo sociale ed economico”, ha concluso Ban Ki-moon. L’evento di oggi sarà propedeutico per l’"Anno internazionale per le cooperative", che verrà lanciato ufficialmente in ottobre. (M.R.)

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    In Polonia, la Scuola per animatori missionari: una fucina di idee

    ◊   Un momento di spiritualità missionaria e di riflessione sul dinamismo dei gruppi dell’Infanzia Missionaria e sull’impegno dei bambini ad aiutare i loro coetanei nei Paesi di missione, sull’apostolato missionario dei malati e sull’animazione missionaria dei giovani: questo l'impegno al centro della Scuola per animatori missionari, organizzata e promossa dalle Pontificie Opere Missionarie (Pom) della Polonia a Varsavia dal 26 al 29 giugno scorsi. Alla scuola, che, riferisce Fides, è stata ospitata nel Centro di formazione missionaria della capitale polacca, hanno partecipato 31 tra seminaristi, religiose e laici provenienti da diverse diocesi del Paese, i quali hanno avuto l’opportunità di conoscere come operano le quattro Pontificie Opere Missionarie negli ambiti delle scuole, delle parrocchie e dei gruppi ecclesiali, come ha precisato il direttore delle Pom di Polonia, don Tomasz Atlas. (R.B.)

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    Caritas Ambrosiana e Caritas Lombardia accanto ai profughi trasferiti da Lampedusa

    ◊   La Caritas Ambrosiana lancia una richiesta d’aiuto in sostegno degli immigrati: fino ad ora, infatti, i profughi trasferiti da Lampedusa in Lombardia sono già 1700, ma ne sono attesi altri. Caritas Ambrosiana, in collaborazione con Caritas Lombardia, da mesi, grazie all’opera dei volontari, è accanto a loro non soltanto con vitto, alloggio e prima assistenza, ma anche offrendo ascolto, alfabetizzazione e assistenza legale. “Occorre un salto di qualità e un rinnovato impegno – ha detto il direttore, don Roberto Davanzo – da solo nessuno può farcela, nemmeno una grande organizzazione come la Caritas Ambrosiana”. Per questo è stata avviata una raccolta fondi finalizzata all’acquisto di beni di prima necessità: i donatori possono scegliere tra diversi kit per l’igiene personale, dal kit uomo che costa 15 euro, al kit donna che cosa 18, o il kit bambino, 35. A collaborare sono anche molti centri Caritas, locali e parrocchiali: esemplare il caso della parrocchia della Beata Vergine Assunta a Ballabio, provincia di Lecco, che ha “adottato” una coppia nigeriana, accogliendola in un appartamento di sua proprietà e accompagnandola nei dovuti iter amministrativi e medici. (R.B.)

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    I marocchini in Alto Adige potranno votare sulla Costituzione, nella Casa Migrantes di Bolzano

    ◊   Oggi i cittadini marocchini che vivono in Alto Adige potranno partecipare al referendum sul nuovo testo della Costituzione del regno del Marocco utilizzando la Casa Migrantes di Bolzano. La struttura, gestita dalla Caritas della diocesi di Bolzano-Bressanone, ospiterà un seggio elettorale che sarà allestito da funzionari dell’ambasciata del Marocco. In questo modo i cittadini marocchini potranno evitare di recarsi a Milano o a Bologna, le sedi dei consolati più vicini, per scegliere se riformare o meno la Costituzione del loro Paese. Le votazioni, che dureranno fino a domani, coinvolgeranno quasi quattro milioni di marocchini residenti all’estero, dei quali circa 350 mila in Italia. Nei prossimi giorni anche i cittadini peruviani e bengalesi, grazie all’istituzione del “consolato itinerante”, potranno presto utilizzare la Casa Migrantes per espletare molte pratiche burocratiche, senza sobbarcarsi viaggi verso le sedi dei rispettivi consolati. “Siamo contenti di poter garantire questa possibilità ai nostri concittadini di Marocco, Bangladesh e Perù”, ha affermato Danilo Tucconi, responsabile di Casa Migrantes all’agenzia Sir, “è un’offerta importante che si aggiunge ai nostri servizi di accoglienza e consulenza e permette di facilitare l’espletamento di molte pratiche burocratiche e, nel caso del referendum costituzionale del Marocco, anche la partecipazione all’allargamento degli spazi di democrazia in quel Paese”. (M.R.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Afghanistan, morto un militare italiano e uno ferito non grave: colpito da un ordigno il mezzo su cui viaggiavano

    ◊   Un militare italiano è morto in Afghanistan e uno è rimasto ferito ad una gamba, in seguito all'esplosione di un ordigno. L'attentato è avvenuto nei pressi del villaggio di Caghaz, che si trova nella zona occidentale del Paese, in particolare a 16 chilometri da Bakwa, nel distretto di Farah. Il servizio di Fausta Speranza:

    Un mezzo italiano colpito dall'esplosione di un ordigno posizionato lungo la strada: la dinamica è tristemente già conosciuta. A perdere la vita è il caporal maggiore scelto, Gaetano Tuccillo, di Pomigliano d'Arco (nei pressi di Napoli). Apparteneva al Battaglione logistico "Ariete" di Maniago ed era il conducente del mezzo blindato saltato in aria. Con lui, viaggiava il parà del 186.mo Reggimento della Folgore di Siena, rimasto ferito ad una gamba. Non è in pericolo di vita e ha già parlato con i suoi familiari. E' stato ricoverato nell’ospedale Usa di Farah. “Profondo cordoglio" è stato subito espresso dal ministro italiano della Difesa, Ignazio La Russa, così come dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, oltre che dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. Ancora una volta, si è trattato di un "Ied", uno di quei micidiali ordigni esplosivi improvvisati che mietono vittime in Afghanistan, soprattutto tra i civili. E infatti in un episodio analogo avvenuto sempre stamani, proprio nelle stesse ore, nel sud del Paese sono morti 13 civili, tra cui due bambini. Per quanto riguarda i militari, la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) ricorda che è il secondo soldato straniero morto in luglio, mentre sono 283 quelli deceduti dall'inizio dell'anno. Giugno, con le sue 65 vittime, è stato per l'Isaf il mese più cruento del 2011.

    Molti dal mondo politico italiano i messaggi di cordoglio per il militare caduto. Il ministro degli Esteri Frattini, ha dichiarato che il sacrificio umano dei nostri militari è il massimo prezzo possibile per consentire la transizione in atto in Afghanistan che porterà alla consegna delle chiavi della sicurezza nelle mani degli afghani stessi. Una prospettiva realistica? Paola Simonetti lo ha chiesto al segretario generale di Archivio Disarmo, Fabrizio Battistelli:

    R. – C’è il piano degli auspici e il piano delle previsioni. Sul piano della realtà, per quanto è possibile prevederla, tutto questo sembra piuttosto difficile. Ci si deve affidare alla dimensione dell’ottimismo senza però perdere di vista una nuova campagna di attacchi da parte dei talebani all’indomani della partenza degli americani e dei loro alleati e un nuovo equilibrio politico in cui c’è da sperare che giunga una qualche forma di mediazione ma certo non si può pensare di aver risolto una guerra che non può essere risolta.

    D. - Guardando l’Afghanistan sembra veramente che la guerra, il contributo militare, non siano stati di fatto utili …

    R. – Qualche cosa può essere servito nei primi 12 mesi di intervento, nel periodo 2001 2002. Probabilmente soltanto un intervento internazionale poteva porre fine al regime autoritario e regressivo dei talebani ma la transizione a una nazionalizzazione del conflitto interno e a una sua soluzione politica doveva essere avviata già 10 anni fa. Aver pensato di potere invece vincere sul terreno una battaglia che era soprattutto politica, questo è opera completamente diversa.

    D. – La soluzione politica potrebbe paradossalmente prevedere giocoforza l’avviamento di un dialogo con la forza talebana?

    R. – E’ evidente che il presupposto per una soluzione politica è il dialogo con gli ambienti talebani, eventualmente quelli che in se stessi non sono totalmente omogenei e più inclini a una mediazione. Il vero problema è tradurla in pratica. (bf)


    Siria, rimosso governatore di Hama, uno degli epicentri delle proteste
    All'indomani del 16.mo venerdì consecutivo di protesta anti-regime in Siria, che a Hama ha registrato un afflusso di centinaia di migliaia di persone, il presidente Bashar al Assad ha ordinato oggi la rimozione del governatore della stessa città, teatro nel febbraio del 1982 del massacro di migliaia di residenti come ultimo atto della guerra civile tra insorti armati della Fratellanza musulmana e forze armate governative. L'agenzia ufficiale Sana riferisce che Assad ha ordinato la rimozione del governatore, Ahmad Khaled Abdel Aziz, senza fornire ulteriori dettagli. Si tratta del quarto rappresentante governativo locale che viene rimosso dal presidente dall'inizio delle proteste senza precedenti nel marzo scorso.

    Strauss-Khan libero sulla parola: nell’hotel di New York non fu stupro
    Dominique Strauss-Khan ha lasciato, accompagnato dalla moglie Anne Sinclair, il domicilio che occupa a New York, dove fino a ieri si trovava agli arresti domiciliari, approfittando della libertà sulla parola concessagli dalla giustizia statunitense. L’ex direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi) ieri ha ottenuto una prima parziale riabilitazione - l'accusa è stata ritenuta un test non credibile anche se le accuse restano - dallo scandalo sessuale che gli ha comunque fatto perdere la poltrona all'Fmi e lo ha messo fuori gioco nella corsa delle prossime presidenziali francesi.

    Scontri in Irlanda del Nord: i più duri dalla fine dei “troubles”
    Scontri nella notte a Belfast tra la polizia dell'Irlanda del nord e alcuni manifestanti in un quartiere a maggioranza unionista, in occasione di una marcia tradizionale. Alcuni manifestanti hanno lanciato diversi proiettili sulle forze dell'ordine che tentavano di disperderli a est della città. Lo ha indicato un portavoce della polizia, invitando la popolazione ad evitare la zona fino al ritorno alla calma. La settimana scorsa altre sommosse, “le peggiori da molto tempo a questa parte”, secondo la polizia, hanno avuto luogo in prossimità del quartiere di Short Strand, una enclave nazionalista in una zona dell'est di Belfast a maggioranza unionista. Le violenze hanno risvegliato lo spettro degli scontri che avevano causato 3.500 morti nella provincia britannica nel corso di un trentennio, prima della firma degli accordi di pace del 1998.

    Domani elezioni in Thailandia: clima di instabilità dopo le violenze un anno fa
    In Thailandia, 47 milioni di cittadini sono convocati domani alle urne per le legislative, in un clima di forte instabilità. Dopo le contestazioni di piazza dello scorso anno, che causarono quasi cento morti, il governo di Vejjajiva dovrà fare i conti con l’agguerrita opposizione del Puea Thai, dietro il quale ci sarebbe l’ex primo ministro in esilio Shinawatra. In concomitanza con la giornata elettorale, grande spiegamento di forze di sicurezza per fronteggiare l’eventuale ripresa delle violenze. Del voto thailandese, Giancarlo La Vella ha parlato con Stefano Vecchia, raggiunto telefonicamente a Bangkok:

    R. – Quello che si avvia alle urne domani è un Paese diviso, fortemente polarizzato attorno a due schieramenti: da un lato, il partito dei democratici, il più antico del Paese, che esprime il governo in carica, il primo ministro – che è un pò come dire la manifestazione delle élite di questo Paese ma anche della sua borghesia urbana. Dall’altro, il partito del Puea Thai, che ha coalizzato tutte le forze “alternative” e in particolare raccoglie le simpatie delle aree rurali.

    D. – Si teme che sia una consultazione caratterizzata da momenti di disordine…

    R. – Sì, questo è possibile. Teniamo presente che la Thailandia sta uscendo da un lungo periodo di crisi, di tensione, seguito alle battaglie nella capitale dello scorso anno, con l’invasione delle "camicie rosse" e dalle pressioni militari. Di conseguenza, il risultato risentirà di questa situazione in qualche modo. Se dovessero vincere i democratici l’opposizione si sentirebbe scippata di una vittoria che le previsioni danno scontata. Se invece dovesse vincere l’opposizione, occorrerà vedere come reagiranno il partito di governo attuale, ma anche le élite di impronta militare.

    D – Sono molti gli osservatori che pensano che la monarchia thailandese alla lunga non ce la faccia a resistere a questo processo di cambiamento del Paese …

    R. – Diciamo che, in questo periodo, la monarchia è stata fortemente strumentalizzata dalle parti politiche, mentre invece per costituzione e per suo ruolo dovrebbe restarne al di fuori. La malattia del re, che ormai da quasi due anni è ricoverato in ospedale, chiaramente non facilita una prospettiva di rinnovamento dell’istituzione. Certamente, bisognerà vedere dai risultati delle elezioni come il vincitore entrerà in armonia o in contrasto con l’istituzione monarchica, tenendo presente che il sovrano attuale è ancora fortemente ben voluto dalla popolazione. (bf)

    Piogge in Bangladesh: morte 16 persone, tra cui donne e bambini
    Almeno 16 persone, tra cui diverse donne e bambini, sono morte in uno smottamento a Chittagong, la seconda città del Bangladesh. Le vittime sono residenti di una baraccopoli che è stata travolta da una grande quantità di terra e detriti, staccatasi da una collina per le forti piogge monsoniche. Sul luogo, di proprietà delle Ferrovie, era in costruzione un muro di contenimento che è ceduto sotto il peso della pioggia. Nello slum abitavano circa 500 persone. Diverse sono state estratte vive dal fango, ma secondo la fonte ci sarebbero ancora cinque dispersi. Le autorità avevano ordinato l'evacuazione delle baraccopoli nelle zone a rischio di frane, ma i senzatetto erano tornati perchè non avevano trovato posto nei centri di accoglienza, come riferisce il giornale. Le precipitazioni torrenziali hanno sommerso diverse aree della città portuale, che sorge nel sudest del Paese.

    200 arresti a Hong Kong: proteste 14 anni dopo il passaggio alla Cina
    Oltre 200 persone sono state arrestate ad Hong Kong al termine di una manifestazione contro il governo che si è svolta questa notte, in occasione del 14.mo anniversario del passaggio dell'ex colonia britannica alla Cina. Oltre 200 mila secondo gli organizzatori, circa 50 mila per la polizia, i manifestanti scesi in piazza per protestare contro una controversa legge sul meccanismo delle elezioni suppletive del Consiglio legislativo. La polizia ha usato spray al peperoncino per disperdere i manifestanti ed ha arrestato 228 persone per “manifestazione non autorizzata e occupazione indebita di suolo pubblico”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 183

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.