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Sommario del 24/09/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI a Friburgo. Il saluto alla cittadinanza: Cristo dà senso alla vita e certezze al futuro
  • Il Papa alla Messa davanti al Duomo di Erfurt: la fede testimoniata pubblicamente trasforma il mondo
  • Erfurt: uomo spara con arma ad aria compressa, arrestato. Padre Lombardi: "Nessuno si è accorto di nulla, episodio lontano dal Duomo"
  • Il silenzio raccolto di 90 mila fedeli ai Vespri presieduti dal Papa al Santuario di Etzelsbach
  • Erfurt: Benedetto XVI commosso e scosso dall'incontro con un gruppo di vittime di abusi
  • Il pastore luterano di Roma sulla visita del Papa al Convento di Martin Lutero: cattolici ed evangelici diano una testimonianza comune
  • Padre Lombardi: il Papa in Germania ha reso omaggio ai cristiani che hanno resistito a nazismo e comunismo
  • In serata la Veglia di preghiera di Benedetto XVI con i giovani alla Fiera di Friburgo
  • Il vescovo di Ratisbona, mons. Müller e il presidente tedesco Wulff dopo l'incontro del Papa con la comunità evangelica: si superino le divisioni nelle Chiese
  • A Sarajevo il cardinale Amato beatifica cinque suore "Martiri della Drina”
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La diplomazia al lavoro dopo la richiesta di riconoscimento all'Onu di uno Stato palestinese
  • Il commento al Vangelo della 26.ma Domenica del Tempo ordinario del teologo, padre Bruno Secondin
  • Chiesa e Società

  • Brasile: i vescovi chiedono una riforma profonda contro la corruzione
  • Kazakhstan: approvate a tempo di record le leggi sulla libertà religiosa
  • Pakistan: nel Punjab musulmani armati violentano una donna cristiana
  • Usa: Lettera dei vescovi al presidente Barack Obama in difesa del matrimonio
  • Congo: i missionari lanciano l’allarme sulle “derive violente del processo elettorale”
  • Libia: per mons. Martinelli la vita a Tripoli sta tornando alla normalità
  • Senegal: conclusa la 35.ma Assemblea generale dell’Unione del clero locale
  • Svizzera: lotta alla fame nel mondo della Campagna ecumenica di Quaresima
  • Argentina: la Chiesa continua a lottare contro la tratta di persone
  • Cina: pellegrinaggio al Santuario del Monte Lu Shan in omaggio ai missionari che l’hanno costruito
  • Istanbul: al Simposio cristiano-islamico scambio di esperienze sui pellegrinaggi
  • Premio "Paolo VI" al patriarca di Baghdad, il cardinale Delly
  • Berlino: la Comunità di Taizè al lavoro per l'annuale Incontro europeo dei giovani
  • Reggio Emilia: il Festival Francescano giunge alla sua terza edizione
  • 24 Ore nel Mondo

  • Altri 60 morti nello Yemen, mentre il presidente Saleh parla di dialogo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI a Friburgo. Il saluto alla cittadinanza: Cristo dà senso alla vita e certezze al futuro

    ◊   Benedetto XVI è a Friburgo, ultima tappa del suo viaggio apostolico in Germania. Primo momento nella città nel sud della Germania è stata la visita alla Cattedrale gotica dedicata a Maria “Nostra Signora”. In una soleggiata giornata, il Papa è stato accompagnato nella visita dall’arcivescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch. Nella piazza antistante la Cattedrale, il Papa ha salutato la cittadinanza locale, invitando i fedeli a confidare nel Signore. “In Lui – ha detto riprendendo il motto del viaggio – il nostro futuro è assicurato”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    (applausi)

    Caloroso benvenuto della cittadinanza di Friburgo a Benedetto XVI, che dedica il primo momento della sua visita, nella città del Baden-Wűrttenberg, alla storica Cattedrale di “Nostra Signora”, scrigno di tesori artistici tra cui spiccano le vetrate medievali in gran parte originali. Al termine della visita, il Papa ha salutato i tanti fedeli raccolti nella Muensterplatz, la piazza antistante la Cattedrale. Un momento di gioia e gratitudine, ha detto il Papa che ha innanzitutto ricordato il motto del viaggio: “Dove c’è Dio, là c’è futuro”:

    “Ich bitte euch um euer…”
    “Chiedo la vostra preghiera – ha detto – affinché questi giorni siano fruttuosi, affinché Dio confermi la nostra fede, rafforzi la nostra speranza e accresca il nostro amore”. Quindi, ha auspicato che in questi giorni di viaggio apostolico, si possa diventare “di nuovo consapevoli di quanto Dio ci ami". "Dobbiamo – ha soggiunto – essere ricolmi di questa fiducia, che Lui è benevolo nei nostri confronti e che Egli ha una forza buona" che "ripone nelle sue mani" noi stessi e "tutto ciò che muove il nostro cuore ed è importante per noi":

    “In him ist unsere…”
    “In Lui – ha detto ancora il Papa – il nostro futuro è assicurato. Egli dona senso alla nostra vita e può condurla alla pienezza". Ed ha concluso: "Il Signore vi accompagni nella pace" e renda voi tutti "messaggeri di pace". Dopo il saluto alla cittadinanza, il Papa si è trasferito nel Seminario arcivescovile. Qui, nel pomeriggio, incontrerà l’ex cancelliere tedesco, Helmut Kohl, i rappresentanti delle Chiese ortodosse, un gruppo di seminaristi e il Consiglio del Comitato centrale dei cattolici tedeschi. In serata, poi, il Papa si recherà alla Fiera di Friburgo dove si terrà la Veglia di preghiera con i giovani, che farà rivivere le emozioni della Gmg di Madrid.

    (musica)

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    Il Papa alla Messa davanti al Duomo di Erfurt: la fede testimoniata pubblicamente trasforma il mondo

    ◊   La vera fede non si nasconde nella sfera del privato ma ha una valenza pubblica: i Santi infatti, anche se pochi, cambiano il mondo. E’ quanto ha detto il Papa, stamani, nella Messa celebrata nella Domplatz di Erfurt. Trentamila i fedeli presenti. Il servizio di uno dei nostri inviati in Germania, Sergio Centofanti:

    Grande festa della fede e profondo raccoglimento nella Piazza del Duomo di Erfurt: il suono delle campane e l’entusiasmo composto dei fedeli accoglie l’arrivo di Benedetto XVI in una stupenda giornata di sole. Lo slancio delle torri gotiche della Cattedrale di Santa Maria e della Chiesa di San Severo, poste l’una accanto all’altra sulla collina del Domberg, invita alla preghiera. All’omelia il Papa ringrazia Dio con tutto il cuore per la fine delle dittature: il cosiddetto “Reich millenario” ridotto in cenere nel 1945 e il muro e il filo spinato abbattuti nel ’89:

    “Hier in Thüringen und in der früheren DDR, habt ihr eine braune…
    Qui in Turingia e nell’allora DDR – dice il Papa – avete dovuto sopportare una dittatura ‘bruna’ [nazista] e una ‘rossa’ [comunista], che per la fede cristiana avevano l’effetto che ha la pioggia acida. Tante conseguenze tardive di quel tempo sono ancora da smaltire, soprattutto nell’ambito intellettuale e religioso. La maggioranza della gente in questa terra vive ormai lontana dalla fede in Cristo e dalla comunione della Chiesa”.

    Ad Erfurt i cattolici sono appena il 7%. La libertà ha tuttavia offerto nuove possibilità alla Chiesa che ha promosso tante iniziative:

    “Haben diese Möglichkeiten…
    Ma queste possibilità – si chiede il Papa – ci hanno portato anche a una crescita nella fede? Non bisogna forse cercare le radici profonde della fede e della vita cristiana in ben altro che non nella libertà sociale? Molti cattolici risoluti sono rimasti fedeli a Cristo e alla Chiesa proprio nella difficile situazione di un’oppressione esteriore. Hanno accettato svantaggi personali pur di vivere la propria fede”.

    Il Papa ringrazia quanti hanno continuato a testimoniare il Vangelo nella difficoltà e nel pericolo:

    “Besonders im Eichsfeld widerstanden viele katholische Christen…
    Specialmente nell’Eichsfeld – sottolinea – molti cristiani cattolici hanno resistito all’ideologia comunista. Voglia Dio ricompensare abbondantemente la perseveranza nella fede. La testimonianza coraggiosa e la paziente fiducia nella provvidenza di Dio sono come un seme prezioso che promette un abbondante frutto per il futuro”.

    La presenza di Dio si manifesta in modo particolarmente chiaro nei suoi santi. E Benedetto XVI ricorda i testimoni della fede in questa regione lungo i secoli: Elisabetta di Turingia, che condusse una vita intensa di preghiera, povertà evangelica e aiuto a poveri e malati. Bonifacio, fondatore della Diocesi di Erfurt, che operò in stretto collegamento con il Papa nella consapevolezza che la Chiesa deve essere “una” intorno a Pietro. San Kilian, missionario che proveniva dall’Irlanda, morto martire perché criticava il comportamento moralmente sbagliato del duca di Turingia. E infine san Severo, Patrono della Severikirche:

    “Die Heiligen zeigen uns zunächst, daß es möglich und gut ist…
    Sì, i Santi ci mostrano che è possibile e che è bene vivere in modo radicale il rapporto con Dio, mettere Dio al primo posto e non come una realtà tra le altre. I Santi ci rendono evidente il fatto che Dio per primo si è rivolto verso di noi, in Gesù Cristo si è manifestato e si manifesta a noi. Cristo ci viene incontro, parla ad ognuno e lo invita a seguirLo”.

    Ma la fede non va vissuta in modo individualistico:

    “Glaube ist immer auch wesentlich ein Mitglauben…
    La fede – ha osservato – è sempre anche essenzialmente un credere insieme con gli altri. Nessuno può credere da solo… Il fatto di poter credere lo devo innanzitutto a Dio che si rivolge a me e, per così dire, ‘accende’ la mia fede. Ma molto concretamente devo la mia fede anche a coloro che mi sono vicini e che hanno creduto prima di me e credono insieme con me. Questo ‘con’, senza il quale non può esserci alcuna fede personale, è la Chiesa”.

    La fede autentica non si nasconde nell’intimità del privato, ma ha una valenza pubblica: infatti “i Santi, anche se sono soltanto pochi, cambiano il mondo”:

    “So waren die politischen Veränderungen des Jahres 1989…
    Così – ha affermato – i cambiamenti politici dell’anno 1989 nel nostro Paese non erano motivati soltanto dal desiderio di benessere e di libertà di movimento, ma, in modo decisivo, anche dal desiderio di veracità. Questo desiderio venne tenuto desto, fra l’altro, da persone che stavano totalmente al servizio di Dio e del prossimo ed erano disposte a sacrificare la propria vita”.

    Al termine della Messa, tra gli applausi dei fedeli, ha iniziato a suonare la famosa campana del Duomo di Erfurt, chiamata la “Gloriosa”, la più grande campana medioevale del mondo ad oscillazione libera, fusa nel 1497 e alta 2 metri e mezzo. Per il Papa si tratta di un segno vivo del nostro profondo radicamento nella tradizione cristiana e un richiamo a impegnarci nella missione per annunciare a tutti il Vangelo.

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    Erfurt: uomo spara con arma ad aria compressa, arrestato. Padre Lombardi: "Nessuno si è accorto di nulla, episodio lontano dal Duomo"

    ◊   Il gesto di uno squilibrato ha turbato, anche fortunatamente se senza gravi conseguenze, l’attesa della celebrazione eucaristica di questa mattina a Erfurt. Secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa e altri organi di informazione, che citano fonti della Polizia tedesca, circa due ore prima dell’arrivo del Papa nella Piazza del Duomo, tra le 7 e le 8 di stamattina, un uomo ha cercato di ferire due agenti sparando da un edificio contro di loro alcuni colpi con un’arma ad aria compressa. La polizia di Erfurt ha smentito il ferimento degli agenti, ma non la notizia – riferisce ancora l’Ansa – che una collaboratrice del servizio di sicurezza avrebbe avvertito una sorta di “puntura alla gamba”, accorgendosi poi della presenza di un proiettile ad aria compressa. L’episodio è avvenuto a circa 400 metri della Domplatz, nei pressi di un centro commerciale. L’aggressore è stato arrestato dagli agenti e la perquisizione del suo appartamento ha portato al sequestro di due armi ad aria compressa.

    Il Papa è stato informato dell’accaduto “al termine della Messa”, ha detto il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi. “Nel seguito papale nessuno si è accorto di quanto avvenuto”, sia perché l’episodio si è verificato ben prima che il Pontefice iniziasse a celebrare, sia per la lontananza dalla Piazza del Duomo. "Il viaggio - ha concluso il portavoce vaticano - prosegue secondo programma".

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    Il silenzio raccolto di 90 mila fedeli ai Vespri presieduti dal Papa al Santuario di Etzelsbach

    ◊   Con il pellegrinaggio alla Wallfahrtkapelle di Etzelsbach e la celebrazione dei Vespri mariani sulla spianata antistante al piccolo santuario mariano di fronte a circa 90 mila fedeli si è conclusa ieri la seconda giornata del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania. Ad accogliere il Papa, il vescovo di Erfurt, mons. Joachim Wanke, che ha sottolineato come nonostante le difficoltà della storia e le persecuzioni di ben due dittature il cristianesimo sia riuscito a sopravvivere nella piccola regione rurale dell’Eichsfeld. Il servizio del nostro inviato in Germania Stefano Leszczynski:

    Un’immensa folla di fedeli è accorsa ieri sera nel piazzale di fronte al santuario mariano di Etzelsbach, per partecipare insieme a Benedetto XVI alla celebrazione dei vespri mariani. Una partecipazione di popolo straordinaria per una regione come quella dell’Eichsfeld sottomessa per oltre mezzo secolo alla dittatura comunista della ex DDR. Una condizione particolare che è stata richiamata anche dal Papa nel discorso che ha preceduto la celebrazione dei vespri:

    “In zwei gottlosen Diktaturen, die es darauf anlegten,...
    In due dittature empie, che hanno mirato a togliere agli uomini la loro fede tradizionale, la gente dell’Eichsfeld era sicura di poter trovare qui, nel santuario di Etzelsbach, una porta aperta e un luogo di pace interiore.”

    L’immagine miracolosa di Etzelsbach, sul luogo del cui ritrovamento è sorto il Santuario, è una particolare Pietà lignea in cui i cuori di Gesù e di sua Madre sono rivolti l’uno verso l’altro. Esortando a contemplare l’immagine di Maria mentre stringe delicatamente e con amore il corpo esanime del Figlio, il Papa ha sottolineato la specificità della devozione mariana per il cristianesimo, ma in contrasto con la cultura contemporanea. L’immagine del cuore immacolato di Maria – ha spiegato Benedetto XVI – è un simbolo dell’unità profonda e senza riserva con Cristo nell’amore:

    “Nicht die Selbstverwirklichung, das sich selber Haben-und...
    Non è l’autorealizzazione a compiere il vero sviluppo della persona, cosa che oggi viene proposta come modello della vita moderna, ma che può facilmente mutarsi in una forma di egoismo raffinato. – ha ammonito Benedetto XVI - È piuttosto l’atteggiamento del dono di sé, che si orienta verso il cuore di Maria e con ciò anche verso il cuore del Redentore”.

    “La nostra fiducia nell'intercessione efficace della Madre di Dio e la nostra gratitudine per l'aiuto sempre nuovamente sperimentato portano in sé - ha aggiunto il Papa - in qualche modo l'impulso a spingere la riflessione al di là delle necessità del momento:

    “Was will Maria uns eigentlich sagen, wenn sie uns aus einer Not erettet?...
    Che cosa vuol dirci veramente Maria, quando ci salva dal pericolo?". "Vuole aiutarci a comprendere – ha spiegato il Papa - l'ampiezza e la profondità della nostra vocazione cristiana. Con delicatezza materna vuole farci capire che tutta la nostra vita deve essere una risposta all'amore ricco di misericordia del nostro Dio. Come se dicesse a noi: comprendi che Dio, il quale è la fonte di ogni bene e non vuole nient'altro che la tua vera felicità, ha il diritto di esigere da te una vita che si abbandoni senza riserve e con gioia alla sua volontà e si adoperi perché anche gli altri facciano altrettanto".

    E’ questa la strada, l’indicazione che Maria ci lascia e che ancora una volta ben si sposa con il motto di questo 21.mo viaggio apostolico: “Dove c’è Dio, là c’è futuro”. L’intera celebrazione liturgica si è svolta in un clima di grande intensità e raccoglimento, che ha raggiunto il proprio culmine nel momento dell’adorazione eucaristica quando sulla distesa del Santuario di Etzelsbach tra i 90 mila fedeli presenti è calato un profondo silenzio di raccoglimento. Al termine del Vespro, Papa Benedetto XVI ha sostato a lungo in raccoglimento davanti all’immagine miracolosa e in segno della sua profonda venerazione mariana.

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    Erfurt: Benedetto XVI commosso e scosso dall'incontro con un gruppo di vittime di abusi

    ◊   La seconda giornata del viaggio apostolico in Germania si è conclusa con un commovente incontro tra il Papa e alcune vittime di abusi sessuali commessi dal clero. L’incontro si è svolto nel Seminario di Erfurt. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La solidarietà non ha orari né fa sconti alla stanchezza quando è in gioco la dignità di persone che qualcuno ha ignominiosamente violato. Così è accaduto che ieri sera, al termine di un intensa giornata di incontri e celebrazioni, Benedetto XVI abbia voluto trattenersi, all’interno del Seminario di Erfurt, con un gruppo di vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti e impiegati ecclesiali. Il Papa - ha informato il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, che si trova al seguito del Pontefice - era “commosso e fortemente scosso dalla sofferenza delle vittime” e ha espresso “la sua profonda compassione e il suo profondo rammarico per tutto ciò che è stato commesso nei loro confronti e delle loro famiglie”.

    Benedetto XVI ha anche salutato alcuni uomini e donne che si prendono cura delle persone colpite da questi crimini, assicurando tutti i presenti che a coloro che hanno “responsabilità nella Chiesa sta molto a cuore affrontare accuratamente tutti i crimini di abuso”, con l'impegno "a promuovere misure efficaci per la tutela di bambini e giovani”. Benedetto XVI, ha terminato padre Lombardi, “è vicino alle vittime e manifesta la propria speranza che Dio misericordioso, Creatore e Redentore di tutti gli uomini, voglia sanare le ferite delle persone abusate e donare loro pace interiore”.

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    Il pastore luterano di Roma sulla visita del Papa al Convento di Martin Lutero: cattolici ed evangelici diano una testimonianza comune

    ◊   La visita al Convento agostiniano di Martin Lutero ad Erfurt rimarrà come uno dei momenti forti del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania. Particolarmente significativo il momento di preghiera comune con gli evangelici. Un segno di grande valore come sottolinea il pastore della Chiesa evangelica luterana di Roma, Jens-Martin Kruse, intervistato da Davide Dionisi:

    R. - Abbiamo assistito alla bellissima cerimonia di Erfurt. Da questo avvenimento si può vedere che noi cristiani viviamo le cose più importanti insieme. Secondo me, non c’è una cosa più importante del pregare insieme, dell’ascoltare insieme la Parola di Dio: questo è veramente un dono. Insieme possiamo dare testimonianza al mondo e questo è necessario, in particolare nella Germania dell’est, dove tante persone sono fuori della Chiesa. Solo il testimoniare insieme ci dà la possibilità di essere ascoltati nel mondo. Secondo me, siamo quasi come all’inizio del cristianesimo e, allora, dobbiamo camminare insieme nella fiducia che Dio ci aiuta.

    D. – Il Papa ha citato i martiri. Così come i martiri dell’epoca nazista ci hanno condotti gli uni verso gli altri, quindi a confrontarci e a lavorare per un unico obiettivo, e hanno suscitato la prima grande apertura ecumenica, così anche oggi la fede – dice Benedetto VXI – vissuta a partire dall’intimo di se stessi, in un mondo secolarizzato, è la forza ecumenica più forte che ci ricongiunge…

    R. - Sono veramente d’accordo. Possiamo vedere che per questi martiri dell’epoca nazista è più importante la testimonianza della fede che parlare delle differenze. Loro sono stati un esempio per noi e noi oggi abbiamo lo stesso compito. Ci sono tantissime persone in questo mondo che non sanno niente della fede, non sanno chi è Cristo, che cosa è il Vangelo, e questo è il nostro compito: una nuova missione.

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    Padre Lombardi: il Papa in Germania ha reso omaggio ai cristiani che hanno resistito a nazismo e comunismo

    ◊   Per un commento sull’odierna celebrazione eucaristica ad Erfurt e sui momenti salienti di questa 21.ma visita apostolica, Amedeo Lomonaco ha raggiunto telefonicamente in Germania il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi:

    R. - Il senso dell’omelia di questa mattina è stato, soprattutto, quello di dare omaggio ai cristiani in queste terre della ex Germania orientale, dove certamente la vita religiosa non è stata favorita in nessun modo, anzi è stata resa difficile anche dal comunismo dopo che lo era già stata durante il nazismo. I cristiani hanno subìto una condizione di diaspora. Una condizione in cui però la fede ha meritato per profondità e resistenza. Il Papa ha reso omaggio a questo ed anche ieri, nell’incontro con la popolazione dell’Eichsfeld, il motivo principale di questi incontri è stato quello di incoraggiamento a chi ha già dimostrato una grande fedeltà. Naturalmente, un incoraggiamento a continuare di fronte a dei nuovi problemi - quelli della secolarizzazione - che si pongono nel tempo di oggi. Problemi che riguardano la dimenticanza di Dio.

    D. - Una delle strade da intraprendere in questo momento - segnato appunto dalla secolarizzazione - è anche quella dell’ecumenismo. Molto significativo, in questo senso, è stato l’incontro con la comunità evangelica nel monastero di Erfurt, dove proprio Lutero ha iniziato il suo cammino teologico…

    R. - Il Papa ha sottolineato l’importanza della domanda che muoveva Lutero in profondità, che era proprio la domanda su Dio e sul Dio misericordioso di cui abbiamo bisogno. Questa è una base solida per gli elementi comuni esistenti fra cattolici e protestanti.

    D. - E poi, ad Erfurt, il Papa ha anche incontrato un gruppo di vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti…

    R. - Non è una novità. Questo incontro dice l’attenzione con cui il Papa segue questo problema che ha colpito gravemente la Chiesa e sul quale la Chiesa si sta certamente impegnando, con l’esempio e la guida di Papa Benedetto, per uscirne in un modo completo.

    D. - Vasta eco hanno anche ricevuto le parole rivolte al parlamento tedesco: “Servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia - ha detto il Pontefice - è e rimane il compito fondamentale del politico”…

    R. - Molti, in Germania, hanno compreso ed apprezzato questo discorso del Papa, rivolto ai politici del suo Paese, per mantenere una memoria viva di quali sono i problemi, per non perdere i punti d’orientamento fondamentali, non solo per la vita personale ma anche per quella sociale.

    D. - Torniamo a questa mattina, al gesto di uno squilibrato che ha turbato, fortunatamente senza gravi conseguenze, l’attesa della celebrazione eucaristica ad Erfurt…

    R. - L'episodio di questa mattina non ha avuto assolutamente nessun rilievo e nessuna conseguenza sulla celebrazione. Direi che, in un certo senso, nessuno se n’è accorto. E’ stato un evento del tutto marginale, avvenuto prima della Messa, fuori dalla piazza, abbastanza lontano da essa e di nessuna gravità, anche come conseguenze, sulla persona che ne è rimasta offesa. Quindi non c’è stato nessun rilievo per quanto riguarda l’andamento del viaggio del Santo Padre. (vv)

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    In serata la Veglia di preghiera di Benedetto XVI con i giovani alla Fiera di Friburgo

    ◊   Questa sera, alle 19, il Papa presiede alla Fiera di Friburgo la Veglia di preghiera con i giovani. Ma qual è la realtà giovanile della Germania? Stefano Leszczynki lo ha chiesto ad un giovane parroco tedesco, padre Ludwig Waldmüller:

    R. - Direi che i giovani sono veramente persone molto, molto profonde e che vogliono vivere veramente una vita che abbia un senso. Abbiamo tantissimi giovani che lavorano nelle associazioni giovanili, anche ecclesiastiche. Dobbiamo, però, riuscire anche a comprendere come poter attirare e ricevere l’attenzione da parte dei giovani. Se pensiamo che la maggior parte dei giovani vive in Internet, vive nelle reti sociali, bisognerebbe porsi magari la domanda: come possiamo portare Gesù Cristo e la Chiesa lì? Come possiamo raggiungerli nel mondo in cui vivono?

    D. – I giovani si devono confrontare con quello che èun processo di scristianizzazione, che si vede un po’ in tutti i Paesi d’Europa…

    R. – Nell’ex Germania dell’Est, i giovani cattolici rappresentano una piccola minoranza e vivono la loro fede in modo davvero molto speciale: i loro coetanei non hanno, infatti, nulla a che fare con la fede e con la Chiesa. Per loro è veramente difficile essere cattolici e vivere la propria vocazione nell’ambiente in cui vivono ogni giorno. Io vivo in Baviera e qui la vita è un po’ diversa rispetto alla Germania ex comunista, ma anche qui la domenica in Chiesa non si vedono molti giovani: sono pochi quelli che vanno in Chiesa ogni domenica. Questo non vuol dire che non siano cristiani, che non siano cattolici, ma che questa forma della liturgia, della vita ecclesiastica e della celebrazione eucaristica non li attira.

    D. - Cosa si aspettano i giovani cattolici più impegnati da questa visita del Papa?

    R. - Il desiderio dei giovani è vedere e sentire che il Papa si interessa di loro, che porti un messaggio, che vada a toccare i loro cuori per dare speranza anche in un mondo dove regna la disoccupazione, dove regna una visione negativa del futuro. Vogliono sentire il Papa dir loro: “Ragazzi non abbiate paura! Possiamo andare avanti. Il mondo che verrà, il mondo di domani è un mondo pieno di speranza!”. (mg)

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    Il vescovo di Ratisbona, mons. Müller e il presidente tedesco Wulff dopo l'incontro del Papa con la comunità evangelica: si superino le divisioni nelle Chiese

    ◊   Sull’incontro del Papa ieri ad Erfurt con la Chiesa evangelica si sofferma al microfono di Ludwig Waldmüller il vescovo di Ratisbona, mons. Gerhard Ludwig Müller:

    R. – E’ stato un momento molto importante per l’ecumenismo, soprattutto in Germania ma anche per l’ecumenismo a livello universale. Il Santo Padre ha parlato di ciò che è alla base profonda dell’unità della Chiesa: questa è l’unità del Dio Uno e Trino. La Trinità è unità nell’amore e l’amore di Dio dev’essere il fondamento dell’unità dei fedeli della Chiesa. Ci sono tante controversie, grandi differenze dogmatiche che dobbiamo superare. Per noi cattolici è importante questo legame tra Parola di Dio, Tradizione della Chiesa e dei grandi Concili ecumenici e Magistero dei vescovi e del Papa. Queste sono le grandi sfide per l’ecumenismo di oggi. Penso che il Santo Padre ci abbia dato un grande slancio per il movimento ecumenico. (gf)

    Sull’incontro del Papa ieri ad Erfurt, ascoltiamo anche il commento del presidente federale tedesco, Christian Wulff:

    R. – Ganz Gewiss ist ein Besuch eines deutschen Papstes in Deutschland …
    Sicuramente, già la visita di un Papa tedesco in Germania è un evento particolare. D’altro canto, una visita al Convento agostiniano di Erfurt, nel luogo in cui Martin Lutero ha operato tanto intensamente, è un ulteriore evento particolare. Dobbiamo superare la divisione nelle Chiese – evangelica, cattolica e ortodossa. Il gesto carico di significato della visita del Papa in questo luogo, della celebrazione della Liturgia della Parola insieme con la Chiesa evangelica è sicuramente – secondo me – un segno molto incoraggiante. (gf)

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    A Sarajevo il cardinale Amato beatifica cinque suore "Martiri della Drina”

    ◊   Si è svolta questa mattina a Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina, la Beatificazione delle cinque suore conosciute come “Martiri della Drina”, uccise durante la guerra civile jugoslava nel 1941. Alla cerimonia, in rappresentanza del Santo Padre, c’era il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Roberta Barbi:

    “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Erano chicchi di grano suor Jula, suor Berchmana, suor Krizina, suor Antonija e suor Bernadeta, le cinque consorelle della Congregazione delle Figlie della Divina Carità brutalmente uccise dalla ferocia dell’uomo in guerra. E proprio come dice Gesù nel Vangelo di Giovanni, il loro sangue sparso è stato il seme per nuove vocazioni spirituali, per una fede cristiana più consapevole e responsabile. Ma ancora prima di diventare le “Martiri della Drina” le loro vite, illuminate dal Signore, erano già germogliate nell’ospizio dei poveri in cui si prendevano cura degli ammalati, dei profughi e degli indigenti, e dove sfamavano e insegnavano agli orfani, indipendentemente dalla loro provenienza. Virtù che sottolinea anche il cardinale Amato:

    “Queste martiri, queste suore sono portatrici di quelle che io chiamerei le ‘virtù forti’, e cioè il coraggio, la castità, la bontà. Queste virtù forti indicano robustezza di fede e forte volontà di sopportazione nel soffrire, nello sperare e nell’amare. Risiede in ciò il messaggio che lasciano alla Chiesa di Bosnia-Erzegovina e a tutta la Chiesa, le Martiri della Drina”.

    Suor Jula, la Madre superiora, era croata, suor Berchmana, la più anziana del gruppo, insegnante coscienziosa, veniva dall’Austria. Poi suor Krizina e suor Antonija, slovene, entusiaste della vita religiosa e sempre pronte ad aiutare le altre, e suor Bernadeta, la più giovane, di nazionalità ungherese, addetta al servizio della mensa, non avevano voluto lasciare il loro convento nella cittadina di Pale, nonostante il pericolo sempre più vicino. Era l’11 dicembre quando i Chetniki serbi fecero irruzione e le costrinsero a marciare per quattro giorni, una Via Crucis nel vento e nella neve fino all’arrivo al loro Golgota, Goradze. Qui rifiutarono di sottoporsi all’umiliazione più grande: spogliarsi della propria fede e della propria verginità. Furono percosse, tentarono di trovare scampo gettandosi dalla finestra, furono finite a coltellate e i loro corpi buttati nel fiume Drina. Suor Berchmana, che era stata lasciata indietro perché spossata dal cammino, condivise la loro sorte appena qualche giorno dopo, subendo anche lei il martirio. Afferma il cardinale Angelo Amato:

    “Queste martiri ci dicono che c’è nella storia l’eterna lotta tra Dio, fonte di vita, e il nemico di Dio, il serpente antico, fonte di inimicizia e di morte. Queste cinque consacrate beatificate oggi dimostrano che si può resistere al male anche a mani nude, forti solo della propria fede. Si può vincere il male, anche lasciandosi colpire, ma non cedendo alle minacce”.

    Probabilmente non siamo chiamati al martirio, ma certamente tutti siamo chiamati alla santità, ha rammentato Benedetto XVI: “Il martire è una persona libera che in un unico atto definitivo dona a Dio tutta la sua vita […] sacrifica la propria vita per essere associato in modo totale al sacrificio di Cristo sulla croce”. (Udienza generale dell’11 agosto 2010). Una risposta d’amore, quindi, all’immenso amore di Dio, come ricorda anche il cardinale Amato:

    “I martiri muoiono, ma fanno rifiorire la vera umanità. All’inferno creato dall’uomo, con i lager, i gulag, i laogai, le guerre, il martire risponde con il richiamo del paradiso, della pace tra i popoli, della comunione fraterna”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita di Benedetto XVI in Germania.

    Tutela del diritto delle persone anziane alla salute: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede a Ginevra.

    Un articolo di Michele Dau dal titolo "Un modello da difendere": l'Europa commemora i cinquant'anni della Carta sociale.

    In cultura, un articolo di Enrico dal Covolo dal titolo "Chi (o che cosa) trattiene la fine del mondo?": da Paolo ai Padri antiocheni.

    Il femminismo ha tradito le donne: Giulia Galeotti intervista l'attivista americana Dale O'Leary.

    Un articolo di Andrea Possieri dal titolo "Non c'è pace senza libertà": cinquant'anni fa la prima marcia Perugia-Assisi ideata da Aldo Capitini.

    Stockhauen non esclude il giro di do: Marcello Filotei sui puristi dell'arte e la canzone come terapia.

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    Oggi in Primo Piano



    La diplomazia al lavoro dopo la richiesta di riconoscimento all'Onu di uno Stato palestinese

    ◊   Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha presentato ieri ufficialmente all'Onu la richiesta di riconoscimento di uno Stato palestinese, accolta da una standing ovation dell'Assemblea generale del Palazzo di Vetro a New York. “Nessuno Stato senza la pace”, avverte il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, che però apre a una ripresa immediata dei negoziati. Festa in Cisgiordania con la folla scesa in piazza a Ramallah. Intanto, la road map del Quartetto prosegue per arrivare ad un accordo entro il 2012. Il commento di Marcella Emiliani, esperta di Medio Oriente, al microfono di Francesca Smacchia:

    R. – Dal punto di vista simbolico, è certamente una giornata importante per i palestinesi. Non lo è dal punto di vista politico perché, come ormai abbondantemente si sa, il fatto che venga fatta questa richiesta non è sufficiente. Se anche l’Assemblea generale approva l’ammissione della Palestina come Stato membro, qualora questa richiesta non venga approvata dal Consiglio di sicurezza, i palestinesi rimangono osservatori come sono rimasti dai tempi dell’Olp a oggi.

    D. – Il punto, in questo momento, è capire se debba venire prima lo Stato palestinese oppure prima il negoziato…

    R. - Naturalmente, ognuno illustra il suo punto di vista. Sta di fatto che abbiamo uno Stato, Israele, forte, e dall’altra parte abbiamo un popolo debole. Quello tra israeliani e palestinesi è sempre stato un negoziato asimmetrico: non hanno lo stesso tipo di peso, né dal punto di vista formale - uno è uno Stato, l’altro no - e neanche da un punto di vista internazionale. Il punto è questo: perché il governo Netanyahu fino ad oggi non ha acconsentito neanche a una delle condizioni che i palestinesi ponevano per poter proseguire i negoziati? Questa unica condizione posta da Abu Mazen, finora, è stata quella di sospendere il processo di colonizzazione ebraica della Cisgiordania, non per una questione di principio: a ogni colonia in più che viene creata si sottrae terra ai palestinesi nell’ipotesi, sempre virtuale, che questa terra vada restituita ai palestinesi.

    D. – C’è poi il punto di vista di Hamas che ha definito senza sostanza il discorso ieri del presidente palestinese Abu Mazen…

    R. – Hamas, in questo momento, sta in una posizione molto scomoda. Naturalmente, non può augurarsi che la mossa di Abu Mazen fallisca. Uno Stato palestinese serve, ci vuole: sono anni che i palestinesi combattono per questo. Però, al tempo stesso, Hamas sa che se per puro caso il Consiglio di sicurezza desse il proprio consenso alla creazione di uno Stato palestinese, all’incasso di questo successo ci passerebbe al Fatah, non Hamas stessa. In previsione di questo discorso all’Onu e di questa domanda all’Onu presentata da Abu Mazen, Hamas si è riconciliata con al Fatah, ma il fatto stesso che, poi, nel momento in cui Abu Mazen fa il suo discorso all’Onu, e Hamas fa un commento del genere, vuol dire che ci sono ancora punti non molto chiari nel rapporto tra Hamas e Fatah.(bf)

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    Il commento al Vangelo della 26.ma Domenica del Tempo ordinario del teologo, padre Bruno Secondin

    ◊   In questa 26.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo nel quale Gesù espone ai discepoli la parabola dei due figli, il primo che aveva detto sì al padre ma aveva poi disobbedito; il secondo invece che aveva risposto no, ma poi pentitosi aveva fatto quanto gli era stato chiesto:

    E Gesù disse loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio".

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: quello che conta sono i fatti, non le chiacchiere generose o le buone intenzioni. Il primo dei due figli della parabola di oggi appare subito scorbutico verso la richiesta del Padre di andare a lavorare nella vigna: “Non ne ho voglia”, risponde sgarbato. Ma poi ci ripensa e ci va. Il secondo invece si mostra generoso e disponibile a parole, ma poi non ci va affatto. Sono le contraddizioni della vita, i formalismi degli zelanti, che poi sono contraddetti dalle azioni. Mentre chi sembra meno adatto e disposto, nei fatti si mostra più generoso e disponibile, tante volte sa cambiare e dare ascolto.

    L’applicazione concreta la offre Gesù stesso: attorno a lui capi dei sacerdoti e anziani, istruiti e zelanti, hanno cercato in tutti i modi di contrastare Gesù e il suo insegnamento; mentre la gente più religiosamente improbabile, almeno in apparenza, pubblicani e prostitute, gli hanno aperto il cuore, lo hanno sentito amico e lo hanno seguito.

    Forse non c’è bisogno di tante parole per dire che anche fra noi discepoli di scenario ce ne sono tanti, ma senza coerenza reale, e anzi scandalosamente incoerenti. E invece Dio vuole incontrare i cuori poveri e sinceri, pronti anche a ravvedersi con sincerità. Egli vuole gente che lo ascolta per scelta e convinzione seria, non per scena.

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    Chiesa e Società



    Brasile: i vescovi chiedono una riforma profonda contro la corruzione

    ◊   “Una riforma politica profonda”, che elimini il voto segreto dei parlamentari, ed “estirpi vecchie pratiche dannose per il perfezionamento democratico”. La chiede la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), esprimendo il suo sostegno alle mobilitazioni contro la corruzione iniziate il 7 settembre a Brasilia e che questa settimana si sono ripetute a Rio de Janeiro. Proteste convocate attraverso le reti sociali senza l’appoggio di alcun partito, dirette anche contro gli scandali che sono costati finora al governo della presidente Dilma Rousseff le dimissioni di quattro ministri e che ora tornano a colpire il Congresso. “Proviamo una grande preoccupazione, non solo per la corruzione, ma anche per l’impunità” ha detto in una conferenza stampa il segretario generale della Cnbb, mons. Leonardo Steiner. Uno dei casi recenti che più ha colpito l’opinione pubblica - riferisce l'agenzia Misna - è stato quello di un deputato salvato da un voto segreto al Congresso, sebbene esistessero prove filmate che lo ritraggono mentre riceve denaro da un altro politico accusato di corruzione. “La domanda che mi pongo, non come Cnbb, ma come cittadino è se il Congresso sia legittimato a fare questa riforma politica o se dovremmo ricorrere a un’Assemblea Costituente” ha aggiunto mons. Steiner. (R.P.)

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    Kazakhstan: approvate a tempo di record le leggi sulla libertà religiosa

    ◊   Con una rapidità che non ha precedenti, la Camera bassa del parlamento kazako (Majilis) ha approvato mercoledì scorso le proposte di legge sul controllo delle attività religiose nel Paese. Presentate lo scorso 5 settembre, le nuove leggi sono passate con 98 voti su 107, senza alcuna modifica sostanziale, nonostante le critiche delle comunità religiose. Nei prossimi giorni - riferisce l'agenzia AsiaNews - verranno esaminati dal Comitato per la cultura la società e lo sviluppo del senato. Secondo fonti interne al parlamento la votazione ufficiale inizierà entro due settimane. Se approvata la legge entrerà in vigore nel 2012. Le proposte di legge approvate dal parlamento prevedono la registrazione obbligatoria di tutti i gruppi religiosi. I gruppi non registrati o privi dei requisiti richiesti dalle autorità sono considerati illegali. Le religioni considerate idonee possono praticare il culto, ma il loro materiale, come ad esempio libri e testi delle prediche, sono sottoposte a censura. Per costruire o aprire nuovi luoghi di culto è necessaria l’approvazione del governo centrale e locale. Le leggi vietano anche qualsiasi forma di espressione religiosa nei luoghi pubblici e proibiscono alle donne musulmane di indossare il velo. L’organizzazione F18 sottolinea che prima di procedere alla votazione il Majilis ha sentito solo il parere della comunità islamica e cristiana ortodossa, che hanno lo status di religioni tradizionali, e ha tenuto fuori dal dibattito cattolici, protestanti, testimoni di Geova e altre denominazioni islamiche. Il parlamento non ha nemmeno consultato l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Ocse), che già aveva molto criticato la legge del 2009 poi dichiarata incostituzionale. A tutt’oggi la costituzione kazaka dichiara che nel Paese sono ammesse tutte le religioni in condizione di uguaglianza. Ma dal 1991 tutti gli emendamenti in materia sono stati restrittivi dei diritti di gruppi e singoli, in nome di esigenze di “sicurezza nazionale” e di “antiterrorismo islamico”, che non è chiaro come possano riguardare piccole chiese protestanti e cattolici. Di fatto sono vietate e punite con sanzioni tutte le attività religiose “non autorizzate”, anche riunioni di preghiera. (R.P.)

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    Pakistan: nel Punjab musulmani armati violentano una donna cristiana

    ◊   Gli stupri contro donne cristiane nel Punjab sono ormai “una pratica comune”; si tratta di un fenomeno “scandaloso”, aggravato dal fatto che “la polizia protegge i colpevoli” e non le vittime. È l’amaro sfogo raccolto dall'agenzia AsiaNews di padre John Jill, della diocesi di Lahore, in merito all’ultimo caso accertato di violenza sessuale ai danni di una madre cristiana. La famiglia chiede giustizia, ma si trova a lottare contro una società in cui i difensori della legge sostengono i violentatori. Sulla vicenda sono intervenute anche le associazioni per i diritti umani Masihi Foundation e Life for All, che chiedono alle autorità di governo di colpire gli autori dei crimini e punire gli ufficiali di polizia corrotti e conniventi. Il fatto risale al 15 settembre, ma la notizia è filtrata solo nei giorni scorsi. La donna, 32 anni e madre di cinque figli, originaria del villaggio di Mustafabad, nel distretto di Kasur, è stata rapita e stuprata da tre uomini musulmani, uno dei quali era armato di pistola. Il marito dipendente del dipartimento sanitario di Kasur, racconta il dramma della donna che lavora in un’industria di vestiario. La sera del 15 settembre, mentre scendeva dal bus, è stata colta di sorpresa da due uomini – di 23 anni e 27 anni – che l’hanno presa alle spalle. “Un terzo uomo – continua il marito – è spuntato dal nulla e le ha puntato una pistola alla tempia”. La donna ha iniziato a urlare, poi ha pregato il trio di lasciarla libera pensando ai loro figli che l’aspettavano a casa. Invece, gli uomini l'hanno portata di forza in una casa e, uno alla volta, l’hanno violentata. La famiglia è sotto shock e anche il tentativo di denunciare lo stupro ha aggiunto un dramma nel dramma: i musulmani hanno minacciato il marito, intimandogli di ritirare la querela. In caso contrario, i tre avrebbero riservato “anche ai bambini” della coppia la stessa violenza subita dalla donna. Il funzionario di polizia, inoltre, ha protetto i colpevoli, esercitando pressioni sul marito. Padre John Jill conferma che “la polizia aiuta i colpevoli, con omissioni e lacune nella compilazione delle denunce tali da favorire la loro libertà”. La famiglia della donna violentata, aggiunge il sacerdote, ora vive nella paura mentre i criminali sono liberi di girare per le strade della cittadina. “Per quanto tempo ancora – si chiede – dovremo vedere i figli di Dio soffrire? E questa famiglia otterrà giustizia?”. Egli lancia un appello al capo della polizia del Punjab e al ministro della Giustizia perché colpiscano gli ufficiali di polizia corrotti e tutelino la famiglia. (R.P.)

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    Usa: Lettera dei vescovi al presidente Barack Obama in difesa del matrimonio

    ◊   Mentre non si fermano negli Stati Uniti le pressioni per legalizzare a livello federale le unioni tra persone dello stesso sesso, la Conferenza episcopale prende fermamente posizione, ancora una volta, in difesa del «Defense of Marriage Act» (Doma), la legge a tutela del matrimonio naturale, unione tra un uomo e una donna, promulgata nel 1996. La decisione del Dipartimento di Giustizia di Washington, dello scorso febbraio, di non difendere più la costituzionalità del Doma ha di fatto fornito un forte sostegno alle tesi di tutte quelle organizzazioni che nel Paese promuovono politiche di apertura nei confronti dei diritti delle coppie omosessuali. Pur ribadendo la loro opposizione a «ogni forma di discriminazione ingiusta» - riferisce L'Osservatore Romano - i vescovi sono tornati, tuttavia, a esprimere il loro pensiero sul tema in questione considerato prioritario anche per le sue implicazioni legali, tramite una lettera, a firma del presidente della United States Conference of Catholic Bishops (Usccb), l’arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan. Il presule, rivolgendosi direttamente al presidente Barack Obama, sottolinea che l’episcopato «è pronto a dare sostegno a ogni intervento adottato dall’amministrazione volto a rafforzare il matrimonio e la famiglia, ma che non può restare in silenzio quando si susseguono interventi a livello federale che danneggiano l’istituto matrimoniale, le leggi che lo difendono e la libertà religiosa». Il riferimento è al parere espresso, a luglio, da parte del Dipartimento di Giustizia di Washington, che definisce il Doma come una legge discriminatoria basata sull’orientamento sessuale delle persone, contro la quale si concentreranno ora innumerevoli cause legali. In pratica, si osserva, i vari organismi e le organizzazioni cattoliche che operano nell’ambito dei servizi sociali e dove si applicano diritti relativi, ad esempio, all’istruzione e alle adozioni, potrebbero essere oggetto di cause legali basate su una presunta discriminazione delle coppie omosessuali. Le conseguenze che ne potranno derivare, è spiegato, costituiranno un danno per tutta la società, in quanto per timore delle cause legali, molte organizzazioni si vedranno costrette a interrompere l’erogazione dei servizi per conservare la propria integrità istituzionale e rinunciare a ogni compromesso in base ai principi morali. Secondo i vescovi è «particolarmente ingiusto, in base a quanto sostiene il Dipartimento di Giustizia, attribuire a coloro che sostengono il Doma motivazioni basate sul pregiudizio ed è particolarmente sbagliato equiparare l’opposizione a ridefinire la tradizionale definizione di matrimonio a qualsivoglia intenzione o volontà caratterizzate da discriminazione». A tale riguardo, si ribadisce che la Chiesa «riconosce la dignità personale e l’eguale valore di tutti gli individui, comprese le persone omosessuali e rifiuta ogni forma di odio e di trattamento ingiusto nei confronti di qualsiasi persona». I vescovi puntualizzano che «il profondo rispetto per il matrimonio come unione complementare e feconda di un uomo e una donna non nega comunque la preoccupazione per il benessere di tutte le persone, ma anzi la rafforza». E concludono che «mentre tutte le persone meritano il nostro pieno rispetto, tuttavia nessun’altra unione è in grado di provvedere al bene comune come lo è, invece, il matrimonio tra un uomo e una donna: realtà questa che la legge dovrebbe riflettere». L’auspicio finale è che il Governo rispetti pertanto la volontà dei cittadini «milioni dei quali sono andati alle urne per votare nei loro Stati il sostegno al Doma» i quali riconoscono il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna e che «la porta del dialogo con le istituzioni rimanga aperta». L’ultimo Stato ad avere approvato le unioni omosessuali è quello di New York. In precedenza erano stati: Massachusetts, Vermont, New Hampshire, Iowa, Connecticut, cui si è aggiunto il District of Columbia. Nel 2009, in coincidenza con l’avvio del mandato del presidente Obama, i vescovi degli Stati Uniti avevano indicato proprio la tutela dell’istituto matrimoniale come una tra le priorità per il futuro, considerata come fondamentale per la società. Ma la pressione delle organizzazioni per i diritti degli omosessuali si è via via fatta più incisiva nel cercare di orientare l’opinione pubblica su posizioni di maggiore apertura. Nei mesi scorsi anche leader di varie comunità cristiane e sikh negli Stati Uniti hanno sottoscritto una dichiarazione in difesa del matrimonio. (R.P.)

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    Congo: i missionari lanciano l’allarme sulle “derive violente del processo elettorale”

    ◊   “Ci sono tutti gli elementi necessari per provocare una possibile deriva violenta del processo elettorale entro la data fatidica del 28 novembre 2011” afferma un’editoriale, inviato all’agenzia Fides, dalla “Rete Pace per il Congo” promossa dai missionari che operano nella Repubblica Democratica del Congo. Il 28 novembre sono previste le elezioni presidenziali congolesi. Nelle scorse settimane, ricorda l’editoriale, “la diatriba verbale è andata crescendo fino a raggiungere proporzioni preoccupanti degenerate nella violenza: manifestazioni represse e giornalisti picchiati, sedi di partiti politici devastate e morti”. La tensione è grande e l’atmosfera deleteria, con il rischio di espandersi a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale. “Il fondo del problema, assicurano gli osservatori ben informati, è l’uomo politico congolese. Tutti i politici, a qualsiasi schieramento appartengano, sembrano ignorare le basi del processo elettorale” afferma l’editoriale. “Mentre hanno applaudito l’avvento della democrazia, nello stesso tempo, però, si sono radicati in una deprecabile intolleranza politica. Aberrazione o assenza di buon senso? Sono forse ancora soggiogati al loro passato dittatoriale in cui predominava il pensiero unico? Tutto lo fa pensare. Perché è assurdo accettare il sistema democratico e, nello stesso tempo, cedere all’intolleranza politica” chiosa l’editoriale. “Il rispetto delle regole del gioco è la chiave del successo di ogni processo elettorale pacifico. È indispensabile un minimo di consenso tra le parti implicate nel processo elettorale per risparmiare alla nazione intera un nuovo ciclo di violenza. Il fatto di registrare degli atti di violenza già in questa fase pre-elettorale è un segnale negativo per il futuro. È un dato di fatto che si deve assolutamente andare alle elezioni per non far precipitare il Paese nel ciclo infernale di illegittimità e di interminabili transizioni marcate da ambigue negoziazioni per una “condivisione equa ed equilibrata del potere. Ricorrere alla provocazione per spingere l’autorità all’errore è una tattica che sembra una lama a doppio taglio. Infatti, tutto dipende sempre dalla capacità di controllare la situazione prima che diventi incontrollabile. L'appello alla calma emesso da molti deve essere compreso e seguito. Non serve a nulla incendiare l’edificio. Per riuscirci, tutti devono rispettare le regole del gioco” concludono i missionari. (R.P.)

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    Libia: per mons. Martinelli la vita a Tripoli sta tornando alla normalità

    ◊   "La vita scorre abbastanza normalmente a Tripoli, tuttavia i combattimenti nelle zone dove sono annidate le sacche di resistenza degli uomini di Gheddafi creano dei problemi anche nel campo sanitario. I feriti dei combattimenti vengono comunque trasportati a Misurata”. Lo afferma all'agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico nella capitale libica. “Ieri - continua il presule - ho presieduto due Messe e la chiesa era piena di fedeli, che hanno partecipato con intensità. Oggi e domani celebreremo altre Messe. Le persone con le quali ho parlato mi sembrano abbastanza serene. Tutti si augurano che quanto prima possa riprendere una vita normale. Si avverte ancora una certa insicurezza, anche se sono numerosi i check point. Speriamo sempre per un futuro sereno di questo amato Paese” conclude mons. Martinelli. (R.P.)

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    Senegal: conclusa la 35.ma Assemblea generale dell’Unione del clero locale

    ◊   “La sfida della giustizia e della pace in Senegal: quali implicazioni per il clero?”. Su questo tema ha riflettuto la 35.ma assemblea generale dell’Unione del clero del Senegal (Ucs), che ieri ha chiuso i battenti a Ziguinchor, nel sud del Paese africano. Circa 200 i religiosi presenti, provenienti da sette diocesi del Senegal, dal Gambia e dalla Guinea-Bissau. In una nota diffusa al termine dei lavori, l’Ucs ha innanzitutto lanciato un appello a tutti i senegalesi, affinché “mantengano e promuovano la convivenza pacifica tra le religioni”. Ogni forma di violenza di ordine religioso è stata rigettata e tutti i cittadini sono stati invitati a “tornare ai valori fondatori dell’identità nazionale”. L’Ucs ha, poi, puntato il dito contro le espropriazioni terriere abusive, spesso perpetrate da promotori stranieri, e contro i problemi di elettricità ed acqua che affliggono l’intero Paese. Difficoltà che, ha ribadito l’Unione del clero, hanno bisogno al più presto di soluzioni e che chiamano in causa le autorità locali. Un’ulteriore denuncia è stata lanciata dal clero senegalese per quanto riguarda la drammatica situazione della disoccupazione, della corruzione e della cattiva gestione del conflitto in Casamance, dove la guerra tra indipendentisti ed esercito regolare va avanti dal 1983. Dal suo canto, l’Ucs si è impegnata ad assumere un “ruolo educativo”, rifiutando “ogni compromesso”. Infine, l’Assemblea ha riconfermato alla guida dell’Ucs l’abate Pierre Dione, curato di Tambacounda, eletto con il 70% delle preferenze. (I.P.)

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    Svizzera: lotta alla fame nel mondo della Campagna ecumenica di Quaresima

    ◊   Sono più di un miliardo le persone che soffrono la fame in tutto il mondo. Ed è guardando a questi drammatici dati che le organizzazioni di carità svizzere, la cattolica “Action de Carême” (AdC), la protestante “Pain puor le prochian” (Ppp) e la cristiano-cattolica “Etre partenaires”, hanno deciso di intitolare la campagna di Quaresima 2012 “Più uguaglianza, meno fame”. L’iniziativa avrà inizio il prossimo 22 febbraio e si concluderà l’8 aprile, domenica di Pasqua. “La campagna di Quaresima – spiega Matthias Dörnenburg, responsabile marketing di AdC – vuole sensibilizzare la popolazione svizzera sul fatto che il diritto all’alimentazione, ancora oggi, non è garantito ad oltre un miliardo di persone nel mondo. E l’80% di queste persone che soffre la fame vive nelle campagne, mentre circa il 70% sono donne”. Un dato, quest’ultimo, che sembra un paradosso, sottolinea ancora Dörnenburg, “poiché a soffrire la fame sono coloro che nutrono il mondo”. E sono tante le iniziative previste per la Campagna di Quaresima, a partire da quelle multimediali: su Facebook, infatti, AdC e Ppp pubblicheranno sei progetti di solidarietà, che promuovono l’uguaglianza dei diritti, la tutela della vita e la produzione dei mezzi di sussistenza. Il pubblico sarà invitato a scegliere uno di questi progetti e a presentarlo come modello di riferimento alle autorità svizzere. Una volta approvato, il programma di solidarietà arriverà fino ai capi di Stato riuniti per il Rio+20, ovvero la conferenza Onu sullo sviluppo duraturo, in programma a Rio de Janeiro nel giugno 2012. Il 17 marzo del prossimo anno, invece, si svolgeranno due vendite di beneficenza: l’AdC organizzerà la “Giornata delle rose”, mentre il Ppp preparerà “il Pane della condivisione”. I fondi raccolti in questa occasione saranno devoluti a progetti di sviluppo. (I.P.)

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    Argentina: la Chiesa continua a lottare contro la tratta di persone

    ◊   Ieri pomeriggio nella Plaza Constitucion della capitale argentina, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, ha celebrato una Santa Messa per le vittime della tratta di persone. Gli organizzatori hanno voluto far coincidere la celebrazione con la “Giornata Internazionale contro lo sfruttamento sessuale e la tratta delle persone”. L’iniziativa è stata intitolata quest’anno: "Per una società senza schiavi, né esclusi". Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides dall'arcidiocesi di Buenos Aires, tale Giornata è stata istituita in questa data dalla Conferenza Mondiale della Coalizione contro la tratta di esseri umani nel 1999, in quanto il 23 settembre 1913 fu emanata in Argentina la legge 9143, la prima legge al mondo contro la prostituzione minorile. Questa legge è anche conosciuta come "Legge Palacios", perché l'autore e proponente fu il dottor Alfredo Palacios, il primo deputato nazionale socialista in America Latina, che all'inizio del XX secolo cercò di porre fine alla tratta delle donne da destinare forzatamente alle case di tolleranza locali. Oggi, quasi un secolo dopo la promulgazione di questa prima legge, la tratta degli esseri umani purtroppo è un crimine di livello mondiale. (R.P.)

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    Cina: pellegrinaggio al Santuario del Monte Lu Shan in omaggio ai missionari che l’hanno costruito

    ◊   Fare memoria, ringraziare, imparare dal loro esempio e nutrirsi della spiritualità dei missionari che 117 anni fa costruirono la chiesa del Monte Lu Shan, oggi santuario per tutti i fedeli cattolici cinesi, al fine di proseguire la loro opera: questo il motivo del pellegrinaggio dei fedeli del “Gruppo di Matteo” della cattedrale di Wen Zhou, nella provincia di Zhe Jiang, secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides da Faith dell’He Bei. Dal 17 al 19 settembre “i fedeli hanno vissuto tre giorni di intensa spiritualità. E’ stato un ritorno tra le braccia del Padre facendo una esperienza di fede, di meditazione e di preghiera. Qui non esiste la musica moderna, ma solo la nostra lode e la nostra orazione scaturite dal profondo del cuore” ha detto il sacerdote che ha guidato il gruppo. Anche i fedeli che hanno partecipato hanno espresso i loro sentimenti di gratitudine e di impegno missionario: “ci inchiniamo simbolicamente davanti ai missionari francesi, sono stati grandi, non smetteremo mai di ringraziarli per questa chiesa e per la missione in Cina in generale, a cui hanno dedicato la vita. Ora noi abbiamo il dovere di vivere e trasmettere questo spirito, per proseguire la loro missione”. Il Santuario si trova a mille metri di altezza, sulla cima del Monte Lu Shan, che è una delle montagne più famose per la sua bellezza e per i luoghi romantici. La chiesa venne costruita dai missionari francesi lazzaristi nel 1894, ha una superficie di 330mq e può ospitare 200 fedeli. L’edificio è stato fatto in pietra, come pure l’altare, che è quello originale. Sulla facciata della chiesa è stata incisa la scritta “Assunzione della B.V. Maria” e sul campanile “Figlio mio, vieni ad ascoltare il mio suono”, entrambe risalgono ad oltre un secolo fa. Gli affreschi della Madonna, di S. Giuseppe e di S. Giovanni, come tutta la costruzione, ricordano le piccole chiese della campagna francese, senza il minimo lusso ma accoglienti e particolarmente invitanti alla preghiera. Oggi la comunità locale ha aperto un piccolo ostello che può ospitare 50 pellegrini. (R.P.)

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    Istanbul: al Simposio cristiano-islamico scambio di esperienze sui pellegrinaggi

    ◊   Al Simposio cristiano-islamico che si tiene in questi giorni a Istanbul, si è parlato del pellegrinaggio che, secondo il relatore musulmano, sarebbe iniziato con Adamo “che l’ha imparato dagli angeli in continuo volo nei cieli ripetendo il nome di Dio”, e secondo i cattolici, invece, è iniziato con Abramo che, nonostante l’età avanzata, lascia tutto e si incammina verso una terra che non conosce, divenendo il pellegrino per eccellenza. I due relatori si sono trovati tuttavia d’accordo nel dire che il pellegrinaggio esige distacco, sacrifici e disponibilità ad accettare la volontà di Dio, come hanno confermato le due relatrici che, parlando del proprio pellegrinaggio, hanno confessato di aver avuto la sensazione di vedere le porte dell’aldilà spalancarsi davanti a loro, per aver compiuto il cammino con la volontà di avvicinarsi a Dio, di vivere e rimanere con Lui. “A Gerusalemme - ha detto la relatrice cattolica - ho potuto toccare con mano non tanto la storiografia e la geografia biblica, quanto Dio dentro di me, nel mio prossimo e nelle voci infinite del creato”. La relatrice musulmana ha detto di averlo vissuto come un passaggio dal buio alla luce; di essersi sentita come un bambino appena nato, libera da ogni peso umano. Molto interessante la testimonianza del cattolico che ha visitato un luogo sacro musulmano e del musulmano che ha visitato un luogo sacro cattolico. Il primo ha parlato della visita a Konya, alla tomba di Mevlana, una meta spirituale in cui “ognuno cerca una luce interiore che gli permetta di ritrovare se stesso e di ritrovare il Signore creatore di tutti gli esseri”. Il musulmano ha parlato dell’esperienza fatta nel monastero benedettino di Norcia, dove, invitato dai religiosi, ha passato il Triduo sacro di una Settimana Santa, condividendo la vita dei monaci che ha punti di contatto con quella islamica, come la fede in un solo Dio, gli orari fissi per la preghiera (che i monaci fanno sette volte al giorno, e non cinque, come i musulmani), il digiuno e l’impegno per capire la parola di Dio, invitando poi i giovani presenti a fare la stessa esperienza con i religiosi che si trovano in Turchia per cambiare giudizi e opinioni dettati, in genere, dalla mancanza di conoscenza reciproca. (Da Istanbul, padre Egidio Picucci)

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    Premio "Paolo VI" al patriarca di Baghdad, il cardinale Delly

    ◊   “Nell'ambito della "Settimana Montiniana" in ricordo della figura di Paolo VI oggi l'amministrazione comunale di Brescia e l'Accademia di musica e canto "Gli scoiattoli" consegneranno al Patriarca caldeo, cardinale Mar Emmanuel III Delly, il premio della bontà intitolato al pontefice nativo di Concesio (Brescia). Il cardinale Delly, impossibilitato ad intervenire di persona alla premiazione ed alla messa che sarà celebrata oggi nella chiesa di San Giovanni Battista - riferisce l'agenzia Sir - ha delegato come suo rappresentante il suo ausiliare, mons. Shleimun Warduni che è accompagnato in questo viaggio da padre Basel Yaldo della diocesi caldea degli Stati Uniti orientali. "E' una grande gioia - ha dichiarato mons. Warduni a Baghdadhope che riporta la notizia - questo riconoscimento ad un iracheno di grande personalità e spessore morale come il nostro patriarca, e siamo altresì grati al Signore per la grazia che dà alle persone che vogliono riconoscere con questo premio il lavoro svolto a favore della pace in Medio Oriente, e specialmente in Iraq, e della comunità cristiana del nostro paese". (R.P.)

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    Berlino: la Comunità di Taizè al lavoro per l'annuale Incontro europeo dei giovani

    ◊   L'incontro europeo di Capodanno per i giovani, organizzato dalla comunità di Taizé, si terrà quest’anno a Berlino dal 28 dicembre al 1° gennaio 2012. In questo momento i fratelli e i volontari sono già nella capitale tedesca per la preparazione dell’evento insieme alle Chiese locali: “Questo incontro sarà una sfida – sottolinea fratel Leandro - perché Berlino è una grande città con una popolazione molto diversa che conta relativamente poche comunità di fede. Ma l'attesa è grande e noi siamo pienamente fiduciosi che, anche quest'anno, l'incontro sarà un segno importante per la Chiesa e per la società e una bella esperienza per chi vi parteciperà”. Il programma, ancora provvisorio, - riferisce l'agenzia Sir - è scaricabile dal sito www.taize.fr/it: i momenti di preghiera comune si svolgeranno alla Fiera di Messegelände, e i giovani partecipanti saranno ospitati nelle famiglie sia cattoliche che protestanti; una parte del programma sarà vissuto nelle parrocchie berlinesi, dove si terranno momenti di preghiera e riflessione in piccoli gruppi. La sera dell’ultimo dell’anno, dopo la preghiera comune a Messegelände, i giovani faranno cena in famiglia e poi parteciperanno alla “Festa delle nazioni” nelle chiese locali dove saranno ospitati. L’anno scorso, a Rotterdam, hanno partecipato al’incontro europeo circa 30.000 ragazzi. (R.P.)

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    Reggio Emilia: il Festival Francescano giunge alla sua terza edizione

    ◊   La terza edizione del Festival Francescano è iniziata ieri a Reggio Emilia. Il festival quest'anno è legato ai 150 anni dell’Unità d'Italia. Più di 60 appuntamenti tra spiritualità, approfondimento e spettacolo. Perché San Francesco è il Patrono d’Italia? Quale influenza continuano ad avere i valori francescani nell’attuale società ? A queste e a molte altre domande risponde questa terza edizione. La manifestazione è organizzata dal Movimento Francescano dell’Emilia Romagna, in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia e la Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, con il sostegno della Regione Emilia Romagna ed è stata inserita nel programma delle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell’Unità d’Italia. L'evento sta sviluppando già da ieri il modo in cui il francescanesimo ha contribuito a costruire i valori di riferimento della cultura italiana. La formula dell’evento, che lo scorso anno ha registrato le 25.000 presenze, è unica nella sua declinazione poiché riesce a catturare un bisogno di spiritualità sempre più presente nella nostra inquieta società contemporanea. Il programma delle conferenze propone più di trenta relatori che indagano sul tema “Francesco d’Italia” dalle più svariate prospettive: religiose, spirituali socio-economiche, artistiche. Ma il Festival è soprattutto una grande occasione di spiritualità, di riflessione, di preghiera. "Siamo felici - ci ha raccontato frate Giordano Ferri, coordinatore generale del Festival - che questa straordinaria avventura di evangelizzazione stia già producendo grandi frutti. Li vediamo soprattutto nella vicinanza delle tantissime persone che partecipano e sostengono la nostra manifestazione”. (Da Reggio Emilia, Antonio Torrenzano)

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    24 Ore nel Mondo



    Altri 60 morti nello Yemen, mentre il presidente Saleh parla di dialogo

    ◊   Almeno 60 persone sono rimaste uccise e altre centinaia sono state ferite oggi durante la repressione delle manifestazioni in diversi quartieri di Sanaa, capitale dello Yemen. Gli scontri più violenti si sono registrati nella cosiddetta Piazza del cambiamento, luogo simbolo della contestazione al regime, dove sono morti anche undici soldati dissidenti. La situazione nel Paese arabo si è aggravata dopo il rientro del presidente Saleh. Il servizio di Fabrizio Angeli:

    “Non c’è alternativa al dialogo e ai negoziati per mettere fine al bagno di sangue”. Il presidente yemenita, Saleh, cerca con queste parole di placare le violenze scoppiate di nuovo domenica scorsa, ma per il momento la situazione va peggiorando. Ai cento morti degli ultimi giorni se ne aggiungono solo oggi altri 60, tra manifestanti e soldati dell’opposizione al regime. Rientrato a sorpresa dopo tre mesi dall’Arabia Saudita, dove si trovava in convalescenza per i postumi di un attentato, il presidente al potere da 33 anni è stretto tra la morsa delle forze antigovernative del fratellastro e le migliaia di voci di protesta provenienti da Piazza del cambiamento, occupata pacificamente da otto mesi. La diplomazia occidentale spinge per un suo abbandono e nuove elezioni presidenziali, ma le prossime mosse di Saleh sono ancora un’incognita. Ad attenderlo c’è il piano di transizione presentato lo scorso aprile dal Consiglio di cooperazione del Golfo, che prevede appunto la sua uscita di scena. Ma secondo molti, il presidente starebbe cercando di assicurare una posizione chiave a suo figlio Ahmed, attuale comandante della Guardia repubblicana, prima di farsi da parte.

    Mogadiscio: un morto per esplosione in una sede Onu
    Almeno una persona è morta in seguito a una forte esplosione nei locali dell'agenzia dell'Onu per lo sminamento di Mogadiscio, secondo quanto riportato da testimoni. L'esplosione ha distrutto un'auto che si trovava nel parcheggio dell'agenzia e ucciso la persona a bordo del veicolo, ha precisato un testimone all'Afp.

    Le forze del governo transitorio entrate a Sirte, città natale di Gheddafi
    Le forze del Consiglio nazionale di transizione libico sono entrate a Sirte, città natale di Gheddafi e una delle ultime roccaforti dei suoi sostenitori. Lo riferiscono alcuni giornalisti dell’agenzia Reuters. I combattimenti sono ancora in corso in alcune zone, mentre aerei Nato sorvolano la città. Intanto, oggi il Cnt si riunisce a Bengasi per discutere la creazione di un governo provvisorio per la nuova Libia. Da mediare l’equilibrio tra le varie componenti politiche, che faticano a trovare un accordo.

    Bahrain, si vota per i seggi dei deputati dimissionari per protesta
    Seggi aperti in Bahrain per le elezioni parlamentari suppletive, che dovranno assegnare i seggi dei deputati dell’opposizione sciita che a inizio anno si sono dimessi in segno di protesta contro la repressione delle proteste antigovernative. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Nel Paese arabo si assegnano con queste consultazioni 14 dei 40 seggi del parlamento di Manama: 84 i candidati in lizza, tra i quali nove donne. Un voto che avviene in un clima di forte tensione. Solo pochi giorni fa, le forze di sicurezza hanno caricato un corteo di dimostranti nelle strade della capitale, che cercavano di marciare verso la centrale Piazza delle Perla, luogo simbolo della rivolta contro la monarchia sunnita. Scarsa sinora l’affluenza alle urne, forse anche a causa dell’iniziativa dei partiti dell'opposizione, che hanno invitato i propri sostenitori a boicottare il voto. Intanto, nel timore di violenze e di ulteriori contestazioni, le autorità hanno rafforzato la sicurezza in tutto il regno. I seggi chiuderanno tra poche ore. Entro oggi i risultati definitivi. Si è giunti a questo voto dopo che, lo scorso febbraio, 18 parlamentari del principale movimento di opposizione sciita, hanno abbandonato l'Assemblea in segno di protesta contro la violenza usata dalle forze di sicurezza nei confronti dei manifestanti, scesi in piazza per chiedere democrazia e riforme. La repressione delle proteste contro la monarchia sunnita al potere hanno causato sinora almeno 30 morti.

    Crisi economica in Grecia, Bce e Fmi non escludono default
    Il default della Grecia non è più da escludere, anzi è uno degli scenari possibili. A dirlo è Klaas Knot, presidente della Banca centrale olandese e membro del consiglio della Banca centrale europea. È la prima volta che un esponente di spicco dell’Eurotower considera la possibilità del fallimento dello Stato greco. Da Washington, anche il responsabile del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale avverte che se la Grecia esita e procrastina le decisioni del luglio scorso, la bancarotta non potrebbe essere evitata, “perché gli europei si stancherebbero di concedere soldi a qualcuno senza speranza”. Secondo gli analisti, a oggi le possibilità di un fallimento sono superiori al 90 per cento. Quello di Atene sarebbe il più grande default della storia per uno Stato sovrano, con un debito di 353 miliardi di euro, cinque volte quello dell’Argentina del 2001.

    Incontro ai vertici militari di Pakistan e Usa
    Il capo del Centocom (Comando centrale) americano, generale James Mattis, ha incontrato oggi a Rawalpindi in Pakistan il comandante in capo dell'esercito pakistano, il generale Ashfaq Pervez Kayani, per discutere le relazioni militari fra i due Paesi e la difficile fase della cooperazione bilaterale contro il terrorismo. Lo riferisce DawnNews Tv. Secondo l’emittente, si è parlato di situazione della sicurezza nel Waziristan settentrionale e lungo la frontiera afghano-pakistana. Al riguardo, Kayani avrebbe chiesto al suo interlocutore l'apertura di una inchiesta congiunta sugli attacchi sferrati in territorio pakistano da posizioni in Afghanistan. I rapporti fra Islamabad e Washington sono diventati tesi dopo che personalità militari e governative statunitensi hanno formulato gravi accuse contro i servizi di intelligence pakistani; accuse di collusione con gruppi armati afghani che attaccano uomini e mezzi degli Stati Uniti. Ieri, Kayani aveva definito “infelici” e “prive di fondamento” le accuse del comandante in capo delle Forze armate americane, l'ammiraglio Mike Mullen, secondo cui la cosiddetta Rete Haqqani è il “braccio armato” operativo dell'Isi in Afghanistan.

    Kosovo: blocchi stradali al nord, i serbi costruiscono passaggi alternativi
    Aumenta la tensione nel nord del Kosovo, dove i serbi da giorni impediscono la circolazione con blocchi stradali e barricate e stanno cercando di realizzare passaggi alternativi nei boschi. I manifestanti protestano contro la presa di controllo di due posti di frontiera con la Serbia da parte di poliziotti e doganieri kosovari albanesi. Le forze Nato nel Paese stanno valutando la possibilità di un intervento. Ma ora è a rischio la ripresa dei negoziati tra Belgrado e Pristina, in programma il 28 settembre a Bruxelles.

    Sette persone uccise dall’esercito nel Darfur
    L’attacco di due villaggi nel nord del Darfur da parte dell’esercito sudanese ha provocato ieri la morte di sette persone, secondo un portavoce dei ribelli locali. Molte altre persone sono fuggite, ha riferito un membro dell’Esercito di liberazione del Sudan, e le violenze continuano. La regione, nell’ovest del Paese, dal 2003 è stata scossa da una violenta guerra civile che ha richiesto l’intervento dei caschi blu dell’Onu.

    Russia: Putin candida a sorpresa Medvedev come capo del governo
    Il premier russo, Vladimir Putin, ha lanciato ufficialmente la candidatura dell’attuale presidente Dmitri Medvedev come suo successore alla guida del governo. La mossa a sorpresa è arrivata davanti ai delegati del congresso del partito a Mosca, in vista delle elezioni legislative del 4 dicembre prossimo. Secondo gli analisti, si prospetta così uno scambio di cariche ai vertici russi, con Medvedev che a sua volta ha già proposto di sostenere Putin alle presidenziali di marzo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Fabrizio Angeli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 267

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