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Sommario del 17/08/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco ai giovani: alzatevi! Siete speranza dell'Asia

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Alzatevi e non lasciate intorpidire da una vita sbagliata la vostra sensibilità per la gioia del Vangelo. È quanto Papa Francesco ha detto agli oltre 40 mila ragazzi che nel pomeriggio di oggi, secondo il fuso orario della Corea, hanno partecipato alla Messa conclusiva della Giornata della gioventù asiatica, celebrata nel piazzale del Castello di Haemi, località a 100 km da Seoul. La cronaca del nostro inviato, Davide Dionisi

“Dear Young Friends, The glory of the martyrs shines upon you!...
Cari giovani amici, ‘La gloria dei martiri brilla su di voi!’. Queste parole, che fanno parte del tema della sesta Giornata Asiatica della Gioventù, consolano tutti noi e ci danno forza. Giovani dell’Asia, voi siete eredi di una grande testimonianza, di una preziosa confessione di fede in Cristo. E’ Lui la luce del mondo, Lui la luce della nostra vita!".

Ad Haemi, l’appello di Papa Francesco, la sua testimonianza personale, il carisma di amicizia e di comprensione profonda che egli esprime verso tutti i giovani ha fatto breccia nei cuori dei 41 mila ragazzi provenienti da tutto il continente e il messaggio forte della verità di Cristo e del suo Vangelo diventa luce. Nella Messa conclusiva della sesta Giornata della Gioventù asiatica, il Pontefice, durante l’omelia, si è soffermato a spiegare il significato del motto scelto per l’evento, “Gioventù dell’Asia, alzati!”, a partire proprio dall’appartenenza geografica dei ragazzi, l’Asia appunto:

“The Asian continent, imbued with rich philosophical and religious…
Il continente asiatico, imbevuto di ricche tradizioni filosofiche e religiose, rimane una grande frontiera per la vostra testimonianza a Cristo, 'via, verità e vita'. Quali giovani che non soltanto vivete in Asia, ma siete figli e figlie di questo grande continente, avete il diritto e il compito di prendere parte pienamente alla vita delle vostre società. Non abbiate paura di portare la sapienza della fede in ogni ambito della vita sociale!”.

Esiste una profonda sintonia, un’intesa reale tra le attese dei giovani e il Vangelo, perché solo in Gesù, il giovane trova le autentiche risposte che gli stanno più a cuore. Il Santo Padre sa che i giovani sono il segno più urgente del nostro tempo, perché hanno un ruolo decisivo nello sviluppo della società. Ognuno con la propria sensibilità che gli deriva dalla propria cultura:

“As Asians too, you see and love, from within, all that is beautiful…
Quali giovani asiatici, voi vedete e amate dal di dentro tutto ciò che è bello, nobile e vero nelle vostre culture e tradizioni. (…) Siete (inoltre) capaci di discernere ciò che è incompatibile con la vostra fede cattolica, ciò che è contrario alla vita di grazia innestata in voi col Battesimo, e quali aspetti della cultura contemporanea sono peccaminosi, corrotti e conducono alla morte”.

Dalla spianata della Fortezza, un tempo centro delle persecuzioni dei cattolici di tutta la regione di Chungchong, è salito forte il grido del Papa per risvegliare nei giovani l’impegno a costruire una vera civiltà dell’amore, un mondo nuovo di pace e solidarietà, di libertà dalle svariate forme di peccato e di schiavitù personale e sociale:

“As young Christians, whether you are workers or students…
Come giovani cristiani, sia che siate lavoratori, o studenti, o che abbiate già intrapreso una professione, o risposto alla chiamata al matrimonio, alla vita religiosa o al sacerdozio, voi non siete soltanto una parte del futuro della Chiesa: siete anche una parte necessaria e amata del presente della Chiesa!”.

Presente e futuro più ricco di bellezza e d’amore se i giovani, fondando la propria vita su Cristo, sapranno restituire il dono che hanno ricevuto, ispirandosi alla santità e al coraggio profetico dei loro antenati martiri.

“Finally, the third part of this Day’s theme - ‘Wake up!’. ...
Infine, la terza parte del tema di questa Giornata: ‘Alzati!’, parla di una responsabilità che il Signore vi affida. E’ il dovere di essere vigilanti per non lasciare che le pressioni, le tentazioni e i nostri peccati o quelli di altri intorpidiscano la nostra sensibilità per la bellezza della santità, per la gioia del Vangelo”.

“Diciamo no ad un’economia dell’esclusione, no ad un’economia dell’egoismo, no allo spirito del materialismo. No, no, no! Sì all’incontro personale con Gesù, Sì al grido del povero, del bisognoso, di chi è solo e sì al mondo che ci attende con impazienza”, ha detto il cardinale Oswald Gracias, presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche, nel suo indirizzo di saluto al Papa.

Sono venuti per cercare risposte vere e sincere alle loro domande sulla vita, sulla fede in Dio, sul futuro, comprese le grandi sfide dei nostri tempi che li coinvolgono nei rispettivi Paesi. Le hanno trovate negli sguardi, nei gesti e nelle parole di Papa Francesco. Sguardi, gesti, parole che abbracciano la loro umanità e che si fanno carico dei loro desideri e delle loro attese di verità e felicità, di bellezza e giustizia. Prossimo appuntamento, nel 2017, in Indonesia.

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Papa a vescovi asiatici: dialogo si fa con empatia non formule

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Dialogo non vuol dire tanto aprirsi all’altro ma accoglierlo, condividere le sue aspirazioni e le sue difficoltà. In una parola, è una questione di saper suscitare “empatia”, mantenendo un atteggiamento fraterno. Papa Francesco lo ha affermato nell’incontro con i vescovi dell’Asia, il primo degli impegni che ha aperto la sua terza giornata in terra coreana. Circa 400 persone hanno ascoltato il Papa nel Santuario di Haemi, conosciuto anche come “Santuario del martire ignoto”, perché l’identità della maggior parte dei 132 martiri torturati e uccisi nel luogo non è nota. Il servizio di Alessandro De Carolis

In un mondo in cui ci si può distrarre facilmente con tanti “aggeggi”, il rischio è che anche chi è custode del Vangelo, e suo primo annunciatore, finisca per “giocherellare” con la fede. Che cioè si limiti a citare in modo impersonale norme e frasi fatte, invece di andare incontro alle persone con sincerità di cuore.

Come sempre accade, quando Papa Francesco ha di fronte vescovi e sacerdoti, il suo modo di inquadrare il dover essere dei ministri di Cristo è adamantino, senza sconti. Ciò che dice ai vescovi dell’Asia, radunati nel Santuario di Haemi, è un concentrato di sapienza e lungimiranza missionarie, dettate da esperienza pastorale vissuta sul campo e non desunta da sottigliezze teologiche. Tutta la riflessione di Francesco ruota attorno alla questione dell’“identità” cristiana. Quanto ne siamo consapevoli? E cosa invece la pregiudica? Perché, sostiene, solo da una chiara consapevolezza discenderà un vero dialogo. “Mentre dal niente, dal nulla, dalla nebbia dell’autocoscienza” non “si può incominciare a dialogare”:

“Se vogliamo comunicare in maniera libera, aperta e fruttuosa con gli altri, dobbiamo avere ben chiaro ciò che siamo, ciò che Dio ha fatto per noi e ciò che Egli richiede da noi. E se la nostra comunicazione non vuole essere un monologo, dev’esserci apertura di mente e di cuore per accettare individui e culture. Senza paura: la paura è nemica di queste aperture”.

Ma questo modo di essere e di procedere ideale, avverte Papa Francesco, può cadere in alcune trappole, almeno tre. La prima, dice, è rappresentata dalle “sabbie mobili” del relativismo, sabbie di “confusione e disperazione”:

“È una tentazione che nel mondo di oggi colpisce anche le comunità cristiane, portando la gente a dimenticare che ‘al di là di tutto ciò che muta stanno realtà immutabili; esse trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli’. Non parlo qui del relativismo inteso solamente come un sistema di pensiero, ma di quel relativismo pratico quotidiano che, in maniera quasi impercettibile, indebolisce qualsiasi identità”.

Viviamo, prosegue Papa Francesco, in “una cultura che esalta l’effimero e offre numerosi luoghi di evasione e di fuga”. In questo contesto – che può arrivare a causare anche “un serio problema pastorale” – la “solidità della nostra identità cristiana” può essere tentata in un secondo modo, con la “superficialità”:

“La tendenza a giocherellare con le cose di moda, gli aggeggi e le distrazioni, piuttosto che dedicarsi alle cose che realmente contano (...) Per i ministri della Chiesa, questa superficialità può anche manifestarsi nell’essere affascinati dai programmi pastorali e dalle teorie, a scapito dell’incontro diretto e fruttuoso con i nostri fedeli (…) Senza un radicamento in Cristo, le verità per le quali viviamo finiscono per incrinarsi, la pratica delle virtù diventa formalistica e il dialogo viene ridotto ad una forma di negoziato, o all’accordo sul disaccordo. Quell’accordo sul disaccordo… perché le acque non si muovano… Questa superficialità che ci fa tanto male”.

La terza tentazione viene invece dall’“apparente sicurezza di nascondersi dietro risposte facili, frasi fatte, leggi e regolamenti”, ovvero quel modo contro il quale, ricorda Papa Francesco, “Gesù ha lottato” definendo “ipocriti” coloro che vi ricorrevano. Invece, la fede – ribadisce – “per sua natura non è centrata su se stessa”, ma “tende ad ‘andare fuori’. Cerca di farsi comprendere, fa nascere la testimonianza, genera la missione”. E qui, Papa Francesco suscita l’esame di coscienza: quanto è “feconda” la “nostra identità di cristiani”? In altre parole, i vari piani pastorali portano frutto? Sanno suscitare, chiede ancora, quella “capacità di empatia” senza la quale non scatterà mai un dialogo autentico? Che non va inteso, precisa, come un generico aprirsi agli altri:

“Apertura? Di più: accoglienza! Vieni a casa mia, tu, nel mio cuore. Il mio cuore ti accoglie. Vuole ascoltarti. Questa capacità di empatia ci rende capaci di un vero dialogo umano, nel quale parole, idee e domande scaturiscono da un’esperienza di fraternità e di umanità condivisa. Se vogliamo andare al fondamento teologico di questo, andiamo al Padre: ci ha creato tutti. Siamo figli dello stesso Padre. Questa capacità di empatia conduce ad un genuino incontro – dobbiamo andare verso questa cultura dell’incontro – in cui il cuore parla al cuore”.

Se di questa pasta è fatto il dialogo promosso dai cristiani e dalla Chiesa – cioè “sincero, onesto, senza presunzione – allora, conclude Papa Francesco, sarà possibile instaurare reciproca comprensione anche a livelli più alti della normale quotidianità, quelli che possono far sentire fratelli Paesi e popoli che prima non lo erano:

“In tale spirito di apertura agli altri, spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti. Non mi riferisco soltanto al dialogo politico, ma al dialogo fraterno… ‘Ma questi cristiani non vengono come conquistatori, non vengono a toglierci la nostra identità: ci portano la loro, ma vogliono camminare con noi’. E il Signore farà la grazia: talvolta muoverà i cuori, qualcuno chiederà il battesimo, altre volte no. Ma sempre camminiamo insieme. Questo è il nocciolo del dialogo”.

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Il Papa battezza padre di una vittima del naufragio di Sewol

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Papa Francesco ha battezzato stamani, nella nunziatura di Seoul, il signor Lee Ho-jin, padre di uno dei giovani morti nel naufragio del traghetto Sewol, lo scorso 16 aprile. Lee aveva chiesto al Papa di ricevere il Battesimo dalle sue mani durante un incontro con i parenti delle vittime, avvenuto poco prima della Messa per la Festa dell’Assunta, nel World Cup Stadium di Daejeon. Il servizio di Alessandro Gisotti

Ogni anno in Corea vengono celebrati 100mila Battesimi, ma quello amministrato stamani nella Cappella della Nunziatura ha assunto una dimensione particolare: non solo segno di grazia per una persona, ma anche di consolazione per un popolo intero. Solo due giorni fa, Lee Ho-jin, padre di uno dei ragazzi morti nel naufragio del Sewol costato la vita a 303 persone, aveva chiesto a Papa Francesco di poter essere battezzato da lui, dopo un percorso spirituale di due anni che lo aveva sempre più avvicinato alla Chiesa cattolica.

Francesco, ha raccontato padre Federico Lombardi, è rimasto colpito da questa richiesta inaspettata, che ha accolto prontamente dopo essersi consultato con il vescovo della diocesi di Daejeon. Proprio per esprimere la sua vicinanza ai familiari delle vittime del Sewol, una tragedia che ha come “paralizzato” il Paese, il Papa ha indossato in questi giorni sulla talare bianca un piccola spilletta con un nastro giallo, simbolo del sostegno ai familiari che, dal giorno del disastro, chiedono “verità e giustizia” al governo di Seoul.

Il battezzando, ha raccontato padre Lombardi, era accompagnato da un figlio e una figlia e dal sacerdote che lo aveva presentato al Papa a Daejeon. A fare da padrino un membro laico del personale della Nunziatura. La celebrazione si è svolta in forma semplice ed è stata guidata in coreano dal padre gesuita John Chong Che-chon che assiste il Pontefice nel viaggio come interprete per la lingua locale. Il Papa è intervenuto personalmente per l'atto del Battesimo con l'infusione dell'acqua e l'unzione con il Sacro Crisma. Il neobattezzato ha scelto il nome di Francesco.

Il Papa, ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, è stato felice di poter partecipare così - in modo precedentemente non previsto - al grande ministero di amministrazione del Battesimo di adulti della Chiesa in Corea. Parlando all’agenzia AsiaNews, Lee-Francesco ha dichiarato: “La Chiesa mi sta confortando molto in questo momento di tragedia per noi tutti. Voglio ringraziarla come posso”.

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Un giovane coreano: Francesco ci ha confortati e conquistati

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Papa Francesco ha ricevuto un’accoglienza entusiastica in Corea. Ascoltiamo, in proposito, la testimonianza di un giovane sud-coreano, Luca Young Sik-kim, studente presso il Pontificio Collegio coreano a Roma, intervistato da Luca Collodi

R. - Tutti i suoi gesti e non solo le sue parole, ma anche i suoi sguardi, i suoi “tocchi”… Per tutte queste cose siamo conquistati dal Papa.

D. - Il popolo coreano voleva una parola di aiuto, di conforto, di speranza: perché?

R. - Speranza, ma anche consolazione. Il popolo coreano ha vissuto la tristezza e la sofferenza per la tragedia del traghetto affondato… Il governo non poteva consolare con sincerità. Tutto il popolo aspettava proprio la consolazione vera dal Papa. Inoltre, oggi, nella nostra società, viviamo in una realtà in cui parliamo, ma non comunichiamo l’un l’altro e in cui non ascoltiamo le altre persone. Viviamo anche un periodo di crisi dei valori veri. Per questo, non soltanto i cattolici, ma anche le persone appartenenti ad altre religioni o senza una religione, aspettavano un messaggio forte e convincente dal Papa.

D. - Che Chiesa sarà, dopo la visita del Papa, quella della Corea?

R. - Sicuramente come Papa Francesco ha sottolineato sempre, sin dall’inizio del suo Pontificato, una Chiesa povera, una Chiesa che sappia abbandonare le cose che bloccano la strada verso il Signore. Ma anche una Chiesa - e il Papa lo ha sottolineato sempre - che esca da se stessa, che vada nel mondo. Non pochi credenti sono ancora convinti che la Chiesa debba essere separata dal mondo, dalla politica, dalla società, ma il Papa ha ribadito di nuovo che la Chiesa non deve essere staccata dalla realtà: dobbiamo andare avanti, con il nostro impegno. Inoltre, questa visita del Papa ci fa anche ricordare di nuovo quale sia l’essenza della fede, in particolare per la nostra Chiesa che discende dai martiri, e come vivere oggi la realtà da fedele, andando controcorrente e portando il messaggio della gioia della fede.

D. - Il Papa ha parlato alle due Coree: si potrà arrivare presto all’unità?

R. - Non dobbiamo dimenticare che non sono due Coree, ma una Corea divisa: è una famiglia! Quindi, non soltanto i politici, ma anche tutto il popolo deve ricordare che è una famiglia, un popolo separato, ma non Paesi distinti!

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Una volontaria a Seoul: colpita dall'amore umile di Francesco

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Tanti i volontari che stanno offrendo la loro collaborazione in occasione del viaggio di Papa Francesco in Corea. Il nostro inviato Davide Dionisi ha raccolto la testimonianza di una di loro, una giovane sudcoreana, Emanuela

R. - In questi giorni con Papa Francesco in Corea, sono felicissima…

D - Qual è la motivazione che ti ha spinto a maturare questo tipo di esperienza?

R. - Io ho visto che Papa Francesco non solo parla, ma fa proprio vivere le parole del Vangelo. Questo mi ha colpito! Volevo capire come l’insegnamento di Gesù mi possa far vivere in questo mondo: questo mi ha spinto a dare un aiuto.

D. - Quanti volontari siete?

R. - Come interpreti per voi giornalisti, siamo 150 più o meno. Però i candidati erano più di 500, fra i quali noi siamo stati scelti. Questo vuol dire che erano tanti i giovani che volevano dare il loro aiuto.

D. - Come stai vivendo questi giorni della presenza di Papa Francesco in Corea?

R. - Bellissimo sentire il calore dell’amore, è così vicino a noi coreani! Quello che fa il Papa con i poveri, con coloro che hanno bisogno di aiuto, vedo che lo fa veramente con amore. Sentire così vicina la sua presenza, per me è un grande stimolo: mi sento chiamata anche io a vivere così le parole del Signore, di Gesù Cristo.

D. - Qual è stato il momento più forte, quello che più ti ha colpito durante questi giorni di Papa Francesco?

R. - Forse la scena che abbiamo visto al centro per disabili: un bambino abbandonato che ciucciava il suo dito… Papa Francesco, quando è arrivato a salutare questo bambino, lui spostava lo sguardo … Forse per l’esperienza proprio di essere stato abbandonato, non mostrava un grande affetto per gli adulti … Però Papa Francesco ha aspettato e poi ha dato il suo dito da ciucciare. Lui è il Papa, ma allo stesso tempo è un nonno che sa amare i bambini, che è pronto ad amare qualsiasi persona che ha bisogno. Questo mi ha colpito. Penso che quanti hanno visto questa scena, abbiano pensato che sia stata una scena di amore umile, naturale.

D. - Secondo te perché Papa Francesco piace così tanto ai giovani e non solo a loro?

R. - Parlando con i miei amici coreani, è per tutti un po’ lo stesso motivo: lui non vive soltanto con le parole, ma fa vivere queste parole nella vita concreta. Si abbassa, non vuole stare sopra agli altri: si abbassa e sta insieme con i poveri. E non con ipocrisia, ma con una vicinanza vera.

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In Indonesia nel 2017 la prossima Giornata della Gioventù Asiatica

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Sarà l’Indonesia ad ospitare la prossima Giornata della Gioventù Asiatica, nel 2017. Ad annunciarlo, al termine della Messa di Papa Francesco ad Haemi, è stato il cardinale arcivescovo di Bombay e presidente della Federazione degli episcopati asiatici Oswald Gracias. “Con gioia, gloria ed orgoglio – ha detto il porporato – portiamo la croce di Gesù sulle nostre spalle, nei nostri cuori e nelle nostre vite, mentre ci mettiamo in cammino e prepariamo l’incontro della prossima Giornata della Gioventù Asiatica, che si terrà in Indonesia nel 2017”.

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Papa, tweet: davanti a violenza in Iraq preghiera e perseveranza

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Anche oggi, Papa Francesco ha lanciato un tweet dal suo account  @Pontifex dedicato all’Iraq. “Signore – è il messaggio del Papa – davanti a tanta violenza in Iraq, perseveriamo nella preghiera e nella generosità”.

Intanto, dopo essere stato in Kurdistan, il cardinale Fernando Filoni, inviato personale del Papa in Iraq, è ora in viaggio verso Baghdad. Ieri aveva avuto un nuovo incontro con i membri della comunità religiosa yazida, da giorni al centro di feroci attacchi da parte dei miliziani dello Stato islamico.

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Oggi in Primo Piano



Iraq: continuano i raid, appello del Patriarcato caldeo per i civili

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Continuano in Iraq i raid statunitensi e i combattimenti. Ieri, gli uomini dell’autoproclamato Stato Islamico hanno preso di mira nuovamente la comunità yazida: decine di uomini sono stati massacrati e numerose donne rapite. Dal Patriarcato caldeo di Baghdad è arrivato un nuovo appello alla comunità internazionale a intervenire in favore dei civili. Il servizio è di Davide Maggiore

I bombardamenti di caccia e droni americani hanno colpito l’area di Erbil e quella della diga di Mosul, dove già ieri i combattenti curdi avevano affrontato con successo i miliziani fondamentalisti. Colpiti e distrutti numerosi mezzi militari del cosiddetto califfato. I suoi miliziani però avanzano in altre parti del Paese, scontrandosi con l’esercito iracheno: è stato fatto saltare il ponte di Fadlilyah, sulla strada di Baghdad, ma ad oltre 100 chilometri dalla capitale. Non si fermano neanche le atrocità compiute contro le minoranze religiose. Ieri 81 uomini yazidi sono stati uccisi e oltre 250 donne rapite dagli integralisti: un nuovo massacro che ha fatto aumentare la preoccupazione delle cancellerie occidentali. In Iraq “se non agiamo tutti, tra un mese ci troveremo a parlare di una nuova Srebrenica”, ha avvertito il viceministro degli Esteri italiano, Lapo Pistelli, facendo riferimento ad uno dei più sanguinosi massacri delle guerre jugoslave. Un secondo allarme è stato lanciato dal primo ministro britannico David Cameron: se si resta inerti, ha spiegato sul Sunday Telegraph, i jihadisti potrebbero arrivare a colpire “fin nelle strade del Regno Unito”. Da Baghdad ha rinnovato infine il suo appello il patriarca di Babilonia dei Caldei. “Non lasciate morire la speranza delle popolazioni!”, scrive in un comunicato, chiedendo “aiuti di prima necessità”, la liberazione dei “villaggi e dei luoghi occupati” e l’imposizione su questi di una “protezione internazionale”.

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Imprese artigiane più disposte ad assumere, preoccupa l'edilizia

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Aumentano le imprese artigiane pronte a nuove assunzioni: sono circa 42.100, pari al 10,1% del totale (erano il 9,6% nel 2013). E' quanto emerge dai dati sulle assunzioni previste dalle imprese artigiane di Unioncamere e Ministero del Lavoro. Tra le figure più ricercate, i falegnami. Ancora in difficoltà invece il settore dell’edilizia. Il servizio di Alessandro Guarasci

Il mercato del lavoro comincia a muoversi, seppur lentamente. Nel 2014, le imprese artigiane intendono stipulare 92.100 contratti. Ci sono tutta una serie di figure difficili da trovare, come i lattonieri, gli addetti alle caldaie, i falegnami e i valigiai. Ma poi si affianca una maggior richiesta di professioni intellettuali da assumere con contratto a tempo indeterminato o determinato, di operai specializzati, e generici. Soffre ancora il mondo dell’edilizia. Secondo Confartigianato, nell’ultimo anno le aziende del settore sono diminuite dell'1,7%, i posti di lavoro sono calati del 4,8%. L’Italia ha bisogno di una scossa, dice il segretario generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli.

“Gli interventi davvero urgenti a nostro parere sono, più che quelli istituzionali, quelli che muovano le leve dell’economia. Il parlamento ha presentato una riforma del mercato del lavoro che è ferma. L’attuazione della riforma fiscale del disegno di legge delega è la seconda delle urgenze, poi un riordino dei regimi che faccia insieme semplificazione e un po’ di riduzione della pressione fiscale insieme all’adozione dei nuovi regimi contabili. Queste, a nostro parere, sono le prime cose da fare. Lo dicevamo ad aprile, ma purtroppo siamo arrivati ad agosto. Sotto questo profilo, il tempo che passa non è indifferente, perché la situazione può o iniziare a migliorare o a deteriorarsi. Ed è purtroppo quello che è avvenuto negli ultimi mesi”.

E negli anni della crisi, dal 2007 al 2013, secondo la Cna chi è emigrato è aumentato del 93%. Ed è più che triplicato il numero di coloro che hanno tra i 40 e i 49 anni.

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La sonda Rosetta svela i segreti delle comete

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Dopo dieci anni di viaggio e oltre 6 mila milioni di chilometri percorsi nello spazio, la sonda "Rosetta" ha raggiunto il suo straordinario obiettivo: la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko in avvicinamento verso il Sole. Scopo di questa missione, alla quale hanno contribuito in modo determinante numerosi scienziati italiani, sarà quello di studiare la natura e la composizione della cometa, grazie anche ad un robot che verrà sganciato sulla superficie del corpo celeste. Federico Piana ne ha parlato con Enrico Flamini, responsabile scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana, e uno dei padri del progetto: 

R. – L’idea di andare ad esplorare da vicino una cometa per cercare di capire – per esempio – come e da dove viene l’acqua sulla terra e se effettivamente viene dalle comete, come si pensa attualmente. Nasce già nel 1986 a valle della Missione Giotto, che passò vicino alla Cometa di Halley, e da allora si incominciò a pensare – fin dall’epoca – a questa missione che avrebbe dovuto cercare addirittura di portare dei campioni di cometa sulla Terra. Poi l’abbiamo un po’ semplificata e ci siamo accontentati di osservarla da vicino, carpirne i segreti, come sta succedendo adesso, con orbite ravvicinate fino ad atterrarci ed a fare delle analisi in situ a novembre.

D. – Cosa accadrà? “Rosetta” ha percorso seimila milioni di chilometri, un’enormità, ovviamente, in dieci anni; adesso è arrivata lì e dovrà mandare su questa cometa un lander. Ci racconta un po’ come sta avvenendo la cosa, se è già partita oppure no?

R. – No, no: il lander non è ancora partito. Per adesso, è incominciata la fase fondamentale di ricerca scientifica sulla cometa, ovvero: immagini, dati spettrali, dati dell’ambiente di polveri intorno alla cometa, dati magnetici e quant’altro la cometa ci possa dire. Nel frattempo, si incomincia a studiare il terreno, la superficie della cometa per cercar il miglior sito possibile per l’atterraggio, che avverrà con tre passaggi successivi. Il primo passaggio: tra una decina di giorni si scelgono i primi cinque siti, poi se nel sceglieranno due e alla fine ne certificheremo uno come primario, e questo avverrà più o meno a metà ottobre; e uno come secondario, per le emergenze.

D. – I dati stanno già arrivando: ci sono già in Internet immagini bellissime di questa cometa … E già questo è un dato importante, per voi, per capire com’è fatta …

R. – Infatti. Questa è la parte fondamentale, di scienza, che si chiama “remote sensing”, con strumenti da "remoto", sta avvenendo adesso e avverrà nei prossimi mesi e continuerà anche dopo l’atterraggio della sonda “Philae” e anche dopo che la cometa sia passata vicina al sole. Così potremo vedere la cometa dal momento in cui è una palla di ghiaccio scura, senza coda e senza chioma, quando man mano incomincerà a formare la coda e ad avvicinarla, ad accompagnarla attorno al sole e dopo che sia passata accanto al sole. Quindi, vedere tutto il ciclo di evoluzione di una cometa.

D. – L’obiettivo finale qual è? Una volta che il lander “Philae” si poserà sulla cometa, che cosa farà? So che farà dei carotaggi … per prendere un po’ di cose …

R. – Farà dei carotaggi perché un conto è quello che sono i primi millimetri della superficie, che è quello che si vede da remoto, e un conto è quello che sta sotto alla crosta molto scura della cometa e che dovrebbe essere formato da ghiaccio primordiale, il ghiaccio che si è formato e consolidato quando si è formato tutto il sistema solare. Quindi vorremmo prendere con una trivella – italiana, peraltro – dei campioni che sono sotto la superficie della cometa, portarli all’interno del lander “Philae” e lì ci sono strumenti che analizzeranno la composizione anche isotopica dell’acqua. E così, da lì riusciremo finalmente a capire se effettivamente la teoria secondo cui l’acqua che è sulla Terra viene dalle comete sia vera o meno, e anche a capire quale sia la natura della composizione chimica, la granulometria, la densità della superficie, di questa crosta scurissima che caratterizza le comete.

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Nella Chiesa e nel mondo



Gaza: al Cairo si discute un prolungamento della tregua

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Al Cairo, c’è attesa per i previsti colloqui israelo-palestinesi da cui dipenderà il proseguimento del cessate il fuoco in vigore nella Striscia di Gaza. Si lavora a una tregua duratura che, però, ha avvertito il premier israeliano Benjamin Netanyahu, Israele non accetterà se non saranno presi in considerazione i suoi “bisogni di sicurezza”. Intanto, ieri sera, qualche migliaio di persone è sceso in piazza a Tel Aviv chiedendo una trattativa con l’Autorità nazionale palestinese e il suo leader Mahmoud Abbas. I manifestanti, convocati da alcuni gruppi di sinistra israeliani, hanno chiesto “una soluzione politica” alla crisi. (D.M.)

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Ucraina: l'esercito entra a Lugansk, i ribelli abbattono un caccia

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Sale ancora la tensione nell’est dell’Ucraina, dove i ribelli filorussi hanno abbattuto un caccia dell’aviazione di Kiev, mentre l’esercito avanza a Lugansk: qui ha preso il controllo di un posto di polizia. Il governo ha inoltre denunciato una nuova incursione di veicoli militari russi sul suo territorio. L’episodio è avvenuto proprio mentre da Berlino si aspettano novità positive dall’incontro dei ministri degli Esteri russo, ucraino, francese e tedesco. L’obiettivo, ha spiegato quest’ultimo, Franz-Walter Steinmeier, è di trovare una soluzione condivisa che “metta fine ai combattimenti” e far sì che sul territorio arrivino “aiuti necessari e urgenti”. Da questo punto di vista, un passo avanti fondamentale potrebbe essere stato compiuto nelle scorse ore: il governo di Kiev ha riconosciuto la “legittimità” del convoglio partito da Mosca e carico, secondo le autorità russe, di aiuti umanitari. Alcuni dei camion fermi da giorni sono già ripartiti in direzione del confine. (D.M.)

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Nigeria: liberati 85 giovani, erano ostaggi di Boko Haram

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L’esercito del Ciad ha liberato 85 nigeriani che erano stati rapiti una settimana fa da sospetti componenti del gruppo terroristico Boko Haram a Doron Baga, nel Nordest della Nigeria. Lo riporta l’agenzia Afp, che cita fonti delle forze di sicurezza locali. Secondo la loro ricostruzione gli ostaggi sarebbero stati individuati dopo che il convoglio su cui erano stati costretti a salire è stato fermato per un controllo nei pressi del lago Ciad: i rapitori avevano superato il confine trasportando gli ostaggi su barche, attraverso il lago. (D.M.)

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Usa: nella notte ancora proteste a Ferguson, un ferito grave

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Ancora disordini a Ferguson, negli Stati Uniti: è di un ferito grave e sette arresti il bilancio delle nuove proteste nella località del Missouri, dove il 9 agosto il 18enne afroamericano Michael Brown è stato ucciso da un poliziotto. Ieri sera a Ferguson era stato dichiarato il coprifuoco a partire dalla mezzanotte, ma i dimostranti si sono rifiutati di abbandonare le strade e la polizia ha risposto lanciando granate fumogene per disperdere la folla. Secondo l’ufficiale responsabile delle forze dell’ordine, il capitano Ron Johnson, inoltre, durante i disordini alcuni colpi di arma da fuoco erano stati sparati contro un’auto della polizia. (D.M.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 229

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.