Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 03/12/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Il Papa: in Turchia viaggio di pace e per il dialogo ecumenico

◊  

Un viaggio all’insegna della riconciliazione, del dialogo ecumenico e della vicinanza ai profughi. Papa Francesco ha colto l’occasione dell’Udienza generale in Piazza San Pietro per ripercorrere la visita di tre giorni in Turchia. Dal Pontefice l’invito a pregare per la pace nella regione. Il servizio di Alessandro Gisotti

Piove su Piazza San Pietro, ma nonostante il maltempo i fedeli sono accorsi anche questa volta a migliaia per partecipare all’Udienza generale. Un gesto che Papa Francesco apprezza e che commenta con una battuta:

“Cari fratelli e sorelle, buongiorno. Ma, non sembra tanto buona la giornata, è un po’ bruttina… Ma voi siete coraggiosi e a brutta giornata buona faccia, eh! E andiamo avanti, eh!”

Nella catechesi, Francesco ha ripercorso alcuni momenti del suo recente pellegrinaggio in Turchia, ringraziando nuovamente quanti, a partire dalle istituzioni e dalla conferenza episcopale, hanno lavorato perché la visita avesse successo. Il Papa ha rammentato i viaggi dei suoi predecessori in terra turca, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI né ha mancato di citare il ruolo che ebbe Giovanni XXIII quando era delegato pontificio in Turchia. Si tratta, ha osservato il Papa, di una terra “cara ad ogni cristiano”, per aver dato i natali a San Paolo, aver ospitato i primi sette Concili e per la presenza, vicino Efeso, della casa di Maria. La “tradizione – ha aggiunto a braccio – ci dice che lì è vissuta la Madonna, dopo la venuta dello Spirito Santo”. Francesco ha evidenziato che con le autorità del Paese - a maggioranza musulmano, ma con una Costituzione che garantisce la laicità dello Stato – ha parlato sul tema della violenza:

“E’ proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza. Per questo ho insistito sull’importanza che cristiani e musulmani si impegnino insieme per la solidarietà, per la pace e la giustizia, affermando che ogni Stato deve assicurare ai cittadini e alle comunità religiose una reale libertà di culto”.

Ha quindi ricordato la sua visita in “alcuni luoghi-simbolo” delle diverse confessioni religiose presenti in Turchia. E qui ha messo l’accento sull’invocazione ecumenica allo Spirito Santo nella cattedrale di Istanbul:

“Il Popolo di Dio, nella ricchezza delle sue tradizioni e articolazioni, è chiamato a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, in atteggiamento costante di apertura, di docilità e di obbedienza. Il nostro cammino di dialogo ecumenico è anche dell’unità nostra, della nostra Chiesa cattolica, quello che fa tutto è lo Spirito Santo. A noi tocca lasciarlo fare, accoglierlo e andare dietro le sue ispirazioni”.

E proprio lo Spirito Santo è stato l’ispiratore dell’incontro tra Francesco e Bartolomeo, nella Festa di Sant’Andrea. Con Bartolomeo I, ha detto il Papa, ho rinnovato “l’impegno reciproco a proseguire sulla strada verso il ristabilimento della piena comunione tra cattolici e ortodossi”. Insieme, ha soggiunto, “abbiamo sottoscritto una Dichiarazione congiunta, ulteriore tappa di questo cammino”. Ed ha ricordato la toccante e storica benedizione impartita l’un l’altro dal Patriarca di Costantinopoli e dal Vescovo di Roma. Il Papa ha così rivolto il pensiero all’ultimo incontro in Turchia, definito “bello e doloroso”: quello con i “ragazzi profughi”, ospiti dei salesiani:

“Era molto importante per me incontrare alcuni profughi dalle zone di guerra del Medio Oriente, sia per esprimere loro la vicinanza mia e della Chiesa, sia per sottolineare il valore dell’accoglienza, in cui anche la Turchia si è molto impegnata. Ringrazio una volta in più la Turchia per questa accoglienza di tanti profughi e ringrazio di cuore i salesiani di Istanbul”.

Francesco ha pregato "per tutti i profughi e i rifugiati”, “perché siano rimosse le cause di questa dolorosa piaga”. E ha chiesto una preghiera per la pace nella regione:

“Cari fratelli e sorelle, Dio onnipotente e misericordioso continui a proteggere il popolo turco, i suoi governanti e i rappresentanti delle diverse religioni. Possano costruire insieme un futuro di pace, così che la Turchia possa rappresentare un luogo di pacifica coesistenza fra religioni e culture diverse”.

Al momento dei saluti, ai pellegrini di lingua araba, il Papa ha invitato quanti vivono in Medio Oriente a guardare “oltre le differenze che ancora ci separano” invocando da Dio “il dono della piena unità”.

inizio pagina

Papa a Summit cristiano-musulmano: dialogo è strada di pace

◊  

Poco prima dell’udienza generale, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI Papa Francesco ha incontrato per un breve saluto una trentina di partecipanti al terzo Summit “of Christian and Muslim Leaders”. Il servizio di Alessandro De Carolis

Non c’è pace senza dialogo. Una convinzione inscalfibile per Papa Francesco, ripetuta al gruppo di leader cristiani e musulmani salutati con calore prima dell’udienza generale:

“Vi do il benvenuto e vi ringrazio per essere venuti e per avere fatto questa visita: mi piace. Questo aiuta a rendere più forte la nostra fratellanza. Vi ringrazio per il vostro lavoro, per quello che voi fate per capirci meglio e soprattutto per la pace. Questa è la strada della pace: il dialogo. Grazie tante. Vi ringrazio tanto”.

Alla sessione conclusiva pubblica del terzo Summit Cristiano-Musulmano prendono parte, tra gli altri, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il principe di Giordania, Hassan Bin Talal, e l’ayatollah Sayyed Mostafa Mohaghegh Damad, direttore degli Studi islamici presso l’Accademia delle scienze in Iran. Un gruppo di lavoro che, ha ribadito poco dopo Papa Francesco alla folla dell’udienza generale, è in sintonia con la certezza del Papa:

“Anche loro hanno espresso questo desiderio di continuare avanti in questo dialogo fraterno fra cattolici, cristiani e islamici”. 

inizio pagina

Nomine episcopali di Francesco in India e Brasile

◊  

In India, Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jammu-Srinagar, presentata da mons. Peter Celestine Elampassery, O.F.M. Cap., per sopraggiunti limiti d’età e ha nominato vescovo della medesima diocesi di Jammu-Srinagar il rev.do Ivan Pereira, Direttore del Diocesan Education Board.

In Brasile, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Chapecó mons. Odelir José Magri, M.C.C.J., finora vescovo di Sobral. Sempre in Brasile, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Feira de Santana mons. Zanoni Demettino Castro, finora Vescovo di São Mateus.

Infine, sempre in Brasile, il Papa ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Luziânia mons. Waldemar Passini Dalbello, finora vescovo titolare di Membressa ed Ausiliare di Goiânia.

inizio pagina

Card. Parolin: Europa assicuri pace, non sia unione burocratica

◊  

Papa Francesco ha fiducia nell’Europa, come ha ribadito di recente a Strasburgo. Ma il continente non riduca se stesso a una comunità burocratica, piuttosto ricordi e rilanci i suoi valori. È la sostanza del pensiero del segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, che rievoca i 100 anni dal ripristino delle relazioni diplomatiche tra Regno Unito e Santa Sede. L’intervista al porporato è di Philippa Hitchen

R. – Sì, stiamo festeggiando, anche rendendo grazie a Dio. Questa sera ci sarà la Messa di ringraziamento appunto per questo anniversario (a San Paolo fuori le Mura - ndr). Siamo grati, quindi, per quanto è avvenuto. Ma, come lei ha detto, il rapporto è importante soprattutto oggi, in un mondo diventato molto più complicato e molto più conflittuale rispetto alle aspettative che avevamo, dopo la caduta del muro di Berlino, dopo il cambiamento dello scenario internazionale. Quindi, oggi è diventato davvero essenziale riuscire a parlarsi, riuscire a dialogare, riuscire a negoziare e affrontare insieme i problemi del mondo. Insieme, infatti, ci si salva e insieme ci si perde. Quindi, anche le relazioni diplomatiche sono strumenti che conservano la loro attualità e le loro potenzialità proprio ai fini di un dialogo, di un contatto e di una collaborazione per la soluzione dei problemi attuali.

D. – In Inghilterra, in questo momento, c’è grande scetticismo sul ruolo del Regno Unito in Europa. Alla luce di questa bella visita del Santo Padre a Strasburgo, che cosa può dire lei ai nostri euroscettici?

R. – Spero che accolgano il messaggio del Papa. La mia è una speranza, che esprimo. E’ un messaggio che ha insistito proprio sulla validità del progetto europeo, alla luce anche dei risultati che questo progetto ha dato. Certo, oggi ci troviamo in un periodo di difficoltà, di crisi, di fatica, però è vero che questo progetto ha assicurato pace, benessere a tante generazioni. Si tratta soprattutto di farlo riscoprire ai giovani e – forse mi sono dimenticato di dirlo prima – di non perdere anche quella che è la dimensione valoriale di questo progetto: non ridurlo soltanto a realtà materiali o burocratiche e non perdere quelle che sono le dimensioni fondamentali, che poi sono state quelle dei padri fondatori dell’Europa. E’ importante sottolineare anche questo. Pur coscienti delle debolezze, sappiamo però che questo è veramente uno strumento importante in mano agli uomini e alle donne europee, per preservare la pace, per realizzare valori e assicurare loro un benessere e un posto nel mondo. Un posto che possa aiutare veramente il mondo ad essere migliore.

inizio pagina

Tratta. Rabbino Skorka: massimo della pena a chi schiavizza

◊  

Grande eco in tutto il mondo ha suscitato l’incontro di ieri in Vaticano che ha portato alla firma della Dichiarazione congiunta contro la tratta di esseri umani. Papa Francesco e undici rappresentati delle maggiori religioni del mondo hanno definito la schiavitù un “delitto di lesa umanità” e chiesto a ogni uomo di fede ed ai governi di fare di tutto per sradicare questa piaga dell’era moderna, che coinvolge 30 milioni di persone. Tra i firmatari dello storico documento, anche il rabbino Abraham Skorka, rettore del Seminario Rabbinico Latinoamericano a Buenos Aires, e grande amico di Papa Francesco. Federico Piana lo ha intervistato:

R. – Esta firma tiene…
Questa firma ha un’importanza incredibile in questo momento, perché purtroppo, come qualcuno ha detto qui molto bene, continuiamo a vivere una realtà  di schiavitù come quella di Duemila anni fa. Una umanità che ha raggiunto uno sviluppo tecnologico così grande, una umanità che è riuscita a comprendere a livello scientifico tante cose, non può continuare ad accettare, in nessuna forma, nessun tipo di schiavitù. Oggi, infatti, abbiamo schiavitù a livello di sfruttamento del lavoro di ogni persona, di traffico di organi e tante altre forme di schiavitù sofisticate e che diventano sempre più sofisticate. Questo deve essere eliminato completamente dalla realtà umana. Quello di oggi (ieri – ndr) è stato un atto molto importante: è stato un grido che spero abbia un’eco molto, molto forte in tutte le latitudini, perché vengano prese le misure necessarie e siano condannate tutte le forme di schiavitù come un crimine di lesa umanità – non connesso a nessun altro tipo di crimine, come accade nelle legislazioni attuali – e che nemmeno dipenda dalla quantità di vittime. Chi è responsabile dello stato di ogni persona resa schiava, del suo sfruttamento, deve essere punito con il massimo della pena. Dobbiamo vivere in un mondo migliore. Dio ci ha dato una enorme capacità intellettuale – lo vediamo nei suoi frutti – e questa capacità intellettuale deve essere accompagnata da un’etica, che appare nella Bibbia. Anche il senso comune ci insegna un’etica del rispetto del prossimo.

D. – In che modo le religioni possono essere utili a fermare la tratta?

R. – Las religiones siguen siendo…
Le religioni continuano a essere molto ascoltate nel mondo, continuano a essere una voce forte e continuano ad avere un impatto e un’influenza molto, molto importante in gran parte del mondo. Quando questa riflette valori profondi, quando questa ha un’etica come Papa Francesco e una trasparenza come quella che Papa Francesco ha applicato nella sua vita e che esige dalla Chiesa, allora questo è un concetto che tutte le religioni essenzialmente appoggiano e su cui si appoggiano. In base a tutto questo, la voce sincera e profonda della religione può cambiare molte cose: la tratta delle bianche, lo sfruttamento, il furto di organi e molti altri atteggiamenti di grave bassezza che esistono nella realtà umana. Se tutte le religioni, tutti i culti, tutti gli uomini attraverso la loro peculiare visione della vita, “Weltanschauung”, sapranno riunirsi in un dialogo profondo, potremo fare molto per noi e per onorare Dio.

 

Soddisfatta  di questa importante intesa tra le religioni anche suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, da anni impegnata nella lotta contro la schiavitù e la tratta. Ascoltiamola al microfono di Federico Piana: 

R. – Siamo giunti sotto la guida di Papa Francesco, in collaborazione con tutte le Chiese, i capi di tutte le religioni, a riconoscere nella tratta di esseri umani un punto che ci accomuna tutti: abbiamo il desiderio di poter lottare per rompere gli anelli di questa terribile catena che tiene imprigionati, schiavizzati milioni e milioni di persone. È veramente una grossa ferita per l’umanità intera e per il mondo intero sapere che ancora oggi abbiamo così tanti schiavi.

D. – Gli obiettivi che si pone questo documento sono ambiziosi o sono alla potati di una realizzazione breve?

R. – Penso siano alla portata di una realizzazione breve, perché le persone che chiedono l’abolizione di questa schiavitù sono molto coscienti di questa realtà e sono già molto impegnati nella lotta contro la tratta di esseri umani. Quindi, hanno già capito davvero che cosa significa la schiavitù del 21.mo secolo. Solo insieme riusciremo veramente a rompere gli anelli di questa catena.

D. – Adesso, c’è questo accordo tra le religioni. È importante però che ci sia anche un accordo tra gli Stati. Questi ultimi sono impegnati o un po’ se ne disinteressano?

R. – I vari Stati, i vari governi cercano di dare attenzione a questa realtà perché ormai è diventata globale. Però, si puoi fare più pressione sugli Stati quando si è dentro, quando si vive questa realtà. Allora, tu fai la tua parte, le chiese, organizzazioni fanno la loro parte, così come i governi. Anche i mezzi di comunicazione hanno una parte importantissima in questo: dare indicazioni per presentare delle realtà che davvero possano aiutare la gente a capire che questa schiavitù non è una decisione presa da chi è nella necessità, ma sono situazioni imposte da altre persone che hanno degli interessi e dei guadagni.

inizio pagina

Card. Coccopalmerio: mettiamo su web il Diritto canonico

◊  

E’ online il sito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, "www.delegumtextibus.va". Documentazione, storia e novità fanno del sito un punto di riferimento essenziale per gli studiosi e gli operatori di Diritto canonico. Per saperne di più, Debora Donnini ha intervistato il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente dello stesso dicastero: 

R. – Una delle finalità del nostro Dicastero è quella di promuovere la conoscenza e la prassi del Diritto canonico. Per fare questo, un sito è assolutamente essenziale perché attraverso questo sito noi facciamo conoscere una serie di elementi riguardanti sia la legislazione latina e orientale, sia organizzazioni varie, come per esempio le associazioni di diritto canonico, le Facoltà e gli Istituti universitari di diritto canonico, le iniziative che ciascuno di questi organismi prende ogni anno… Mettendo in un sito tutto questo, noi creiamo una serie di conoscenze che rendono più facile sia la conoscenza sia la prassi del Diritto canonico. Poi, nel sito, evidentemente, si parla di come siamo organizzati noi, di quello che stiamo facendo, le pubblicazioni, i progetti di convegno, ecc. Vogliamo creare un rapporto non solo con tutti i canonisti del mondo, ma anche con le Conferenze episcopali e con tutti quei fedeli o quelle persone, anche non appartenenti alla Chiesa cattolica, che possono essere interessati a questa disciplina.

D. – Nel sito si trova anche una documentazione piuttosto ampia, penso alle riviste Communicationes e Nuntia… Quanto è importante poter accedere a queste informazioni?

R. – "Communicationes" è una rivista del nostro dicastero che esce ogni sei mesi e nella quale ci siamo proposti di pubblicare tutte le novità normative riguardanti la Santa Sede nel semestre. Per cui, questo è un grande sevizio che facciamo alla scienza del Diritto canonico e alla pratica del Diritto canonico, come una delle nostre finalità. La rivista, poi, evidentemente, parla della nostra attività nel semestre e quindi il sito documenta ampiamente la nostra vita di dicastero. Una cosa molto importante per noi sarebbe arrivare – non ci siamo ancora – a pubblicare tutta la bibliografia recente di natura canonistica: monografie, riviste, in modo che se uno vuole sapere che cosa è uscito nel semestre, dovrebbe averlo con esattezza. Vorremmo che ci fosse on line una biblioteca, per quanto possibile completa, riguardante il Diritto canonico. Ripeto, sempre Diritto canonico latino e diritto canonico orientale perché noi siamo competenti relativamente ai due polmoni, come diceva Giovanni Paolo II, con cui respira la Chiesa universale.

D. – Oltre alla parte storica nel sito viene anche curato un settore relativo alle “news” e in questo senso il sito vuole anche essere una fonte di aggiornamento il più possibile costante su quanto viene svolto per la promozione del diritto canonico…

R. – Esatto, c’è l’informazione per quello che riguarda le novità e poi c’è anche una parte storica, nel senso che la codificazione latina, la codificazione orientale, quindi i due Codici, hanno avuto una storia e questa sarà ricavabile dal sito.

D. - Quali sono le sfide del futuro per divulgare sempre di più il Codice di Diritto canonico?

R. – La sfida non riguarda solo la diffusione del Codice di Diritto canonico. Riguarda molto più profondamente una rinnovata coscienza del diritto nella Chiesa: che si possa arrivare a una stima, a un amore per il diritto. Questa è una grande sfida, non soltanto del nostro Dicastero, ma deve essere di tutti i canonisti nel mondo, specialmente dei docenti. Il diritto è la persona, sono le sue esigenze di promozione, di tutela. Se io distinguo il diritto dalla persona, ho perduto il diritto e ho perduto anche la persona.

D. – A livello tecnico, voi puntate anche ad arrivare sui cellulari…

R. – Sì, è un’iniziativa, almeno un desiderio di questi ultimi tempi di arrivare sui cellulari, mettendo almeno il testo dei due Codici, latino e orientale, e anche alcune delle leggi della Chiesa universale che possono essere più interessanti.

inizio pagina

Continuano indagini su Wesołowski, il Papa vuole la verità

◊  

Questa mattina, il Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, prof. Gian Piero Milano, ha incontrato il procuratore generale della Repubblica Dominicana, Francisco Domínguez Brito, su richiesta di quest’ultimo, nel corso di un suo viaggio in Europa per contatti in Polonia e in Vaticano.

L’incontro, informa il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, “si colloca nel quadro della cooperazione internazionale a livello di organi inquirenti per il procedimento a carico di mons. Józef Wesołowski”, per abusi su minori, “e alle relative indagini in corso, ed è stato utile per ambedue le parti data la complessità dell’inchiesta e la eventualità di una rogatoria internazionale da parte vaticana per acquisire ulteriori elementi”.

Intanto, a proposito della situazione di mons. Wesołowski, padre Lombardi precisa che “la Magistratura dello Stato della Città del Vaticano, continuando le indagini, ha compiuto un primo interrogatorio dell’imputato, a cui ne seguiranno altri”. “Essendo scaduti i termini per la custodia preventiva e in considerazione delle sue condizioni di salute – prosegue – mons. Wesołowski è stato autorizzato a una certa libertà di movimento, ma con obbligo di permanenza all’interno dello Stato e soggetto a opportune limitazioni nelle comunicazioni con l’esterno”.

Dal canto suo, il procuratore domenicano Brito, ha incontrato stamani Papa Francesco in occasione dell’udienza generale. Il Pontefice, si legge in una nota del procuratore generale della Repubblica dominicana, ha sottolineato “l’importanza che prevalga sempre la verità e che le istituzioni di entrambe le giurisdizioni agiscano con piena libertà e dentro il quadro delle norme".

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

I frutti del dialogo: all'udienza generale Papa Francesco parla del pellegrinaggio in Turchia e invita i musulmani a un impegno comune per la solidarietà, la pace e la giustizia.

In prima pagina, un editoriale di Omar Abboud su uno sguardo da ricambiare, nella Moschea Blu.

Regno Unito e Santa Sede insieme per la giustizia: il cardinale segretario di Stato per il centenario delle relazioni diplomatiche.

Il matrimonio nello sguardo di una donna: Lucetta Scaraffia recensisce il film israeliano "Viviane" di Ronit e Shlomi Elkabetz.

Giuliano Zanchi su quanto servirebbe oggi un nuovo Chateaubriand: due traduzioni in italiano del "Genio del Cristianesimo" ne rinnovano l'importanza.

Candele incenso e frangipani: l'inviato in Sri Lanka Cristian Martini Grimaldi racconta la vita intorno al santuario di Kandy.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Somalia: attentato al Shabaab all'aeroporto di Mogadiscio

◊  

È salito ad almeno quatrto morti il bilancio dell’attentato suicida con autobomba nei pressi dell'uscita fortificata dell'aeroporto di Mogadiscio, in Somalia. L'attentatore kamikaze ha preso di mira un convoglio delle Nazioni Unite. L’azione è stata rivendicata dal gruppo islamista degli al Shabaab che nei giorni scorsi aveva oltrepassato il confine somalo, massacrando nel nordest del Kenya oltre 30 minatori. Giada Aquilino ha intervistato Vincenza Giardina, dell’Agenzia missionaria Misna: 

R. – Al Shabaab si è ritirato ufficialmente da Mogadiscio dal 2012, però l’episodio di oggi segue altri episodi analoghi accaduti quest’anno e che hanno colpito l’aeroporto stesso di Mogadiscio. E' successo a febbraio e le vittime allora erano state almeno sei. Ricordiamo che l’aeroporto è un punto sensibile della capitale, anche perché ospita il quartier generale della missione di pace dell’Unione Africana. Un corpo militare che conta oltre 20 mila effettivi e che è stato decisivo, e continua ad essere decisivo, nella lotta del governo di Mogadiscio contro al Shabaab. Sempre nell’aeroporto, ci sono alcune delle più importanti sedi diplomatiche straniere in Somalia. Quest’anno, inoltre, al Shabaab ha rivendicato attentati e assalti armati a Mogadiscio contro altri punti sensibili e di valore simbolico, come la sede del parlamento e la sede della presidenza.

D. – Gli al Shabaab hanno colpito ferocemente nei giorni scorsi anche in Kenya e non sono nuovi a sconfinamenti. A cosa puntano? La dinamica poi si ripete: hanno separato i musulmani dai non musulmani e questi ultimi sono stati uccisi barbaramente…

R. – Sull’ultimo di questi episodi efferati che si sono verificati in Kenya – in particolare nella zona di Mandera, che si trova quasi sulla linea di confine del territorio keniano, vicinissima alla Somalia – come Misna abbiamo ascoltato mons. Paul Darmanin, vescovo di Garissa, la diocesi dove si trova Mandera, dove sono avvenuti i fatti. Più di 30 lavoratori di un cantiere sono stati uccisi con colpi di pistola, dopo che era stato accertato che non fossero musulmani. Il vescovo ci ha detto che è fondamentale capire che in questi episodi al Shabaab identifica o comunque associa i cristiani al governo. Quindi, non si tratta di un discorso religioso, quanto politico. Il Kenya dal 2011 è in prima linea nella lotta armata contro al Shabaab. è uno dei Paesi che contribuisce in modo più significativo alla missione di pace "Amisom" che ha quartier generale proprio nell’aeroporto di Mogadiscio. Quindi, questa è una dimensione importante ed è significativo anche il discorso che ha tenuto il presidente del Kenya, Uhruru Kenyatta, ripreso dal quotidiano ‘Daily Nation’: il Kenya - ha detto - è oggetto di un attacco. È stata dichiarata contro tutti i keniani, ha proseguito, una guerra da un nemico che si nasconde dietro la religione. Questo per sottolineare come poi la dimensione religiosa non sia altro che un modo per celare un discorso differente.

D. – Tra l’altro la Somalia – che di fatto vive una guerra civile dal 1991, dalla fine di Siad Barre – è comunque territorio di milizie islamiche, ma anche di conflitti tribali e contese tra bande armate. Come vive la popolazione?

R. – Questo discorso dell’intrecciarsi di fedeltà tribali e claniche è molto importante nel sud della Somalia, nella Somalia nel suo complesso e anche nelle zone che sono state colpite nei giorni scorsi in Kenya, come Mandera, dove la popolazione è in grande maggioranza somala e musulmana. Peraltro, lì nelle ultime settimane ci sono stati grande allarme e grande preoccupazione soprattutto da parte degli immigrati interni al Kenya, che si sono trasferiti nella zona di Mandera dal centro e dall’ovest del Paese. Si tratta per lo più di lavoratori impiegati nel settore della sanità o della pubblica istruzione, che negli ultimi tempi hanno lasciato la zona sentendosi particolarmente esposti a possibili rappresaglie di al Shabaab.

inizio pagina

Crisi Israele: elezioni anticipate il 17 marzo 2015

◊  

Si avvia al termine il terzo mandato del premier israeliano Netanyau per crisi interna alla coalizione di governo e si apre la campagna elettorale che porterà alle legislative fissate il 17 marzo. La decisione dopo la rimozione dei ministri della Giustizia e delle Finanze, in disaccordo con scelte dell’esecutivo giudicate “una deriva ultraortodossa”. Si azzera così una fase politica: quali gli obiettivi del premier e quali i riflessi per la vita d’Israele? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Maria Grazia Enardu, docente di Storia relazioni internazionali all’Università di Firenze: 

R.  – L’obiettivo che lui ha è di prolungare il suo mandato con un nuovo governo dopo nuove elezioni e di fermare il già fermo processo di pace con i palestinesi. Il problema delle prossime elezioni è che la destra, in ogni caso, le vincerà. Che poi sia la destra di Netanyahu, o la destra più estrema di Bennett, o un centrodestra nuovo che potrebbe emergere intorno alla figura di Kahlon, ex-uomo del Likud che potrebbe portare una nuova formazione, questo è tutto da vedere. Se Netanyahu esce dalle elezioni come capo del partito con più alto numero di seggi dovrebbe di nuovo essere nominato primo ministro, se mette insieme una coalizione. Se, invece, perdesse questo primato di seggi a favore di Bennett, dell’estrema destra, o anche di un altro uomo come Lieberman, questo potrebbe portare al suo tramonto personale.

D. – Questo potrebbe portare a un crescente isolamento internazionale di Israele, visto anche il processo parallelo di riconoscimento dello Stato di Palestina che in Occidente è in corso...

R. – Non isolamento in senso stretto, perché tutti questi Paesi hanno rapporti con Israele. Ma, certe condizioni favorevoli estese a Israele possono essere riviste se Israele non modifica la sua politica di occupazione nel modo in cui la applica ora.

D. – E comunque il Paese secondo lei come risponderà?

R. – In Israele c’è un enorme scontento per il costo della vita, che è legato anche alle crescenti spese militari e alle sovvenzioni agli insediamenti nel West Bank e questo potrebbe far emergere nuove posizioni centriste. Bisogna vedere però se l’elettorato continua ad affidarsi a quella sorta di "usato sicuro", che però ha prodotto enormi problemi, cioè Netanyahu, o se si affiderà ad altro. Escludo comunque una vittoria della cosiddetta sinistra, sia perché ormai è ridotta a numeri piuttosto bassi, sia perché non ha credibilità su questioni che interessano moltissimo come la sicurezza e l’economia.

inizio pagina

La tragedia di Bhopal. L’India chiede giustizia da 30 anni

◊  

Sono passati trent’anni dal più grave incidente industriale della storia. Era il 3 dicembre del 1984. Dalla fabbrica di pesticidi della multinazionale Unione Carbide a Bhopal, in India, fuoriuscirono circa 40 tonnellate di isocianato di metile, un prodotto tossico utilizzato per produrre antiparassitari. Furono oltre 3.700 le persone a perdere la vita subito dopo quella sciagura. Altre 15 mila sono morte negli anni successivi e più di 600 mila hanno subito danni permanenti. Su questa tragedia, Lydia O'Kane ha intervistato l’arcivescovo di Bhopal, mons. Leo Cornelio: 

R. – From the beginning, the Church has been very much involved in the relief work.
Fin dall’inizio, la Chiesa è stata fortemente coinvolta nell’opera di assistenza e di soccorso. Al tempo della sciagura, la Chiesa – con l’allora arcivescovo De Souza – è stata molto attiva. L’arcivescovo mobilitò religiosi, sacerdoti e laici e grazie alla collaborazione di tanti volontari, furono assistite molte persone. Erano stati istituiti campi per l’accoglienza, Centri medici. Veniva fornito cibo e protezione, tutto era stato organizzato. E poi, gradualmente, le condizioni della gente accolta sono migliorate. C’erano tantissime persone, soprattutto nei locali della stazione ferroviaria e nelle vicinanze della fabbrica dove era avvenuta la sciagura. I morti furono migliaia. E furono molte migliaia le persone rimaste colpite, con problemi di respirazione e patologie simili. Effetti, questi, che si sono riscontrati per tanti anni. Ancora oggi, i figli di queste persone – persone che all’epoca erano giovani o bambini – portano le conseguenze. E la Chiesa continua ancora oggi la sua opera di soccorso e di sostegno. Oggi, c’è un’opera sociale gestita da laici e religiosi. E ci sono quattro centri scolastici per bambini diversamente abili, a seconda delle loro limitazioni. Alcuni hanno problemi nel parlare, altri hanno problemi respiratori, altri problemi uditivi e via dicendo. Ci sono quindi almeno quattro centri che si occupano di centinaia di questi bambini. Si dice che a Bhopal il numero di bambini con questi problemi sia maggiore, in parte, a causa di questa tragedia del gas, avvenuta 30 anni fa.

D. – Nella ricorrenza di questo evento, la gente ha manifestato protestando ancora per quanto accaduto. Sembra che le emozioni siano ancora forti rispetto al disastro…

R. – That is true: emotions are high, but the thing is that there is too much of…
E’ vero, le emozioni sono ancora forti, ma il problema è che c’è ancora grande confusione in questa storia. La gente colpita non è stata risarcita nella maniera appropriata. Tutta questa tragedia è stata politicizzata e specialmente in queste occasioni, come gli anniversari, c’è sempre grande agitazione. Ad esempio, questa sera ci sarà la prima visione di un film e io sono stato invitato. Si dice che sarà presente anche il primo ministro. E’ un film speciale per commemorare il 30.mo anniversario di quella tragedia. Il problema è che le persone realmente colpite non hanno ricevuto un congruo risarcimento né un giusto aiuto. Si è promesso denaro, più di una volta, molte volte, ma probabilmente questo denaro ha preso strade diverse…

inizio pagina

Giornata persone disabili: tecnologia un mezzo di inclusione

◊  

“La legge delega di riforma del Terzo settore sarà in aula tra febbraio e marzo”: lo ha promesso il premier italiano, Matteo Renzi, nell’incontro di oggi a Palazzo Chigi sulla Giornata internazionale delle persone con disabilità. Il tema della Giornata di quest’anno è la tecnologia come strumento per l’inclusione, come ha ricordato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Corinna Spirito ha approfondito la questione con Filippo Buccella, presidente di "Parent Project", onlus che si occupa della distrofia muscolare Duchenne e Becker: 

R. – Tutte queste tecnologie possono dare un grande impulso all’inclusione. Ad  esempio, oggi sono facilmente reperibili dei modi per interfacciare il proprio smartphone con una carrozzina elettrica. Questo permette non solo di governare la carrozzina, con uno strumento molto agile e molto semplice, ma anche di interagire con l’ambiente a persone che prima avevano delle difficoltà motorie. Ad esempio, si possono chiudere le serrande, la domotica ha fatto dei passi avanti. Esistono anche tecnologie che hanno permesso di vedere a persone che da circa 30 anni non era in grado di farlo, così come esiste tutta una serie di arti meccanici che possono favorire il ripristino delle funzioni delle braccia, anche per chi ha perso del tutto l’arto.

D. – Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha ricordato però che molti disabili non hanno ancora accesso agli strumenti tecnologici. Qual è la situazione in Italia?

R. – Il nostro è un Paese evoluto da un punto di vista tecnologico, quindi questi strumenti “sarebbero” a disposizione. Ora come ora, sono a disposizione per chi ha capacità economiche tali da poterli acquistare in proprio o aggiungendo un contributo a quello che il nostro Servizio sanitario può fornire, perché questi sono degli ausili compresi all’interno di uno strumento che è un prontuario terapeutico in cui dovrebbe essere previsto un prezzo di rimborso da parte del nostro servizio sanitario. Il problema principale è che questo prontuario non viene rivisto da 20 anni, quindi non sono incluse una serie di nuove tecnologie o, se lo sono, hanno dei costi irraggiungibili. Quindi, lo Stato non permette l’utilizzo in maniera allargata di questi ausili.

D. – La  Giornata internazionale della disabilità ha anche come scopo far conoscere i problemi principali quotidianamente affrontanti da persone disabili. Quali sono in Italia?

R. – In Italia, sono gli stessi degli ultimi 40 anni: barriere culturali e barriere architettoniche. Anche se sono state fatte leggi, di fatto, credo che purtroppo oggi come oggi in una grande città, come Roma o Milano, la percentuale di adesione a queste norme forse non supera il 20% nei locali pubblici, una cosa che sicuramente non permette l’inclusione alle persone che hanno difficoltà motorie. Per quanto riguarda le difficoltà non motorie persistono comunque barriere culturali enormi – e forse sono anche peggiorate – perché negli ultimi anni c’è la tendenza a scatenare guerre tra poveri e chiunque ha un diritto da tutelare deve sempre tutelare la propria legittimità nella richiesta di questo diritto di fronte a tantissime altre richieste legittime.

D. – Qual è la situazione dell’inclusione per quanto riguarda la scuola e il lavoro?

R. – Per quanto riguarda la scuola, sono stati fatti grandi passi avanti ma non siamo ancora in una situazione ottimale. Per quello che noi sappiamo, continuano a esserci situazioni di grave disagio in cui ancora persiste la “classe” dei disabili – cioè vengono riuniti i disabili di qualsiasi genere in una sola classe – come poi esistono magari delle situazioni molto avanzate in cui l’inclusione è ottima. Però, non c’è uno standard minimo garantito che permetta di gestire queste problematiche a livello nazionale.

inizio pagina

Italia paese al top per corruzione. Cantone sui fatti di Roma

◊  

Gli affari tra mafia e politica scoperti a Roma hanno fatto emergere forme di malaffare che attraversano tutti i partiti politici e le istituzioni. L’Italia è al 69.mo posto nel mondo, secondo la classifica elaborata da "Transparency International" sulla corruzione, presentata oggi a Roma. Il servizio di Alessandro Guarasci

Roma si conferma crocevia delle mafie. Lo Procura di Roma lo ha capito da tempo, ma il bubbone scoppiato ieri negli ambienti politici romani lo conferma. Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone:

“Questa vicenda è oggettivamente molto preoccupante perché mette insieme logiche di tipo criminale mafioso con sistemi corruttivi, con il mondo della politica e dell’imprenditoria. Fra l’atro uno spaccato che emerge tutto sul livello romano la grande novità è che stiamo parlando di organizzazioni che non hanno referenti mafiosi in alternativa. Si tratta proprio di organizzazioni mafiose autoctone romane; una novità significativa, ma molto preoccupante”.

Cantone comunque fa notare che se emergono certi fenomeni è anche perché c’è una parte sana del Paese che lotta contro il malaffare. Non servono però solo le leggi, ma è necessario mettere in campo una vera azione culturale per fra capire il valore della legalità. Secondo l’organizzazione "Transparency International", che ha elaborato un indice di Percezione, l’Italia è formalmente stabile al 69.mo posto su 174 nella classifica mondiale dei Paesi più corrotti. Il presidente di Transparency, Virginio Carnevali:

“Peggiora non tanto come posizione, siamo come l’anno scorso, però la Grecia, che era dietro di noi, ci ha raggiunto. Per cui, adesso siamo assieme ai greci i peggiori d’Europa, sostanzialmente”.

Meglio dell’Italia fanno Paesi come la Bulgaria, il Ghana, Porto Rico.

inizio pagina

Cibo. Nico Lotta (Vis): i numeri della fame fanno scandalo

◊  

Per iniziativa della Caritas di Roma, in collaborazione con il VIS, Volontariato internazionale per lo sviluppo e l’Università Roma Tre, si è tenuto oggi nella capitale un convegno sul cibo. “Quando il cibo è SAPERE”, il titolo dell’ incontro che ha sottolineato diversi aspetti come la lotta alla fame, la responsabilità, la condivisione, l’educazione all’alimentazione corretta, la giustizia e gli stili di vita. Nelle intenzioni dei promotori, la volontà di contribuire anche alla riflessione che accompagnerà l'Expo 2015 di Milano e che avrà al centro il tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Ma il diritto al cibo per tutti è oggi realtà o utopia? Al microfono di Adriana Masotti, il presidente del VIS, Nico Lotta

R. – Purtroppo, ancora per molte, troppe persone è un’utopia. Il 21 novembre si è conclusa la seconda Conferenza mondiale sulla nutrizione organizzata dalla Fao e dall’Oms, a cui ha partecipato anche il Papa con un messaggio molto forte che invita a mettere al centro l’uomo. I dati che sono stati presentati in assemblea sono ancora dati inaccettabili, assolutamente inaccettabili, per un’umanità che si definisca tale. Si parla di 881 milioni di morti per fame tra il 2012 e il 2014: sono numeri dello scandalo, sono numeri dietro cui si nascondono tragedie, vite, famiglie… Per cui, ancora un diritto a un’alimentazione giusta, sana ed equa è un’utopia.

D.  – Tante sono le associazioni – la vostra, la Caritas… che si impegnano tutti i giorni per poter dare cibo a chi non ne ha. Eppure, non sembra bastare…

R.  – Quello che serve è un cambio di logica nell’impostazione dei rapporti all’interno della società, tra gli Stati. Cito ancora il messaggio fortissimo che sta dando Papa Francesco: l’economia deve essere funzionale all’uomo e non viceversa. L’uomo non deve essere sfruttato per l’economia. Fin quando non ci sarà questa rivoluzione copernicana, mettendo l’uomo al centro e le strutture al servizio, e invece il profitto sarà l’unico fine da perseguire nell’ambito delle relazioni sociali, economiche e politiche, le associazioni come le nostre continueranno a tamponare un’emergenza. Ma sarà difficile agire per garantire a tutti i diritti, a partire dal diritto al cibo, il diritto alla salute e il diritto all’educazione, che sono ovviamente compenetrati e conseguenti del diritto primario al cibo.

D. – Il cibo, avete detto, è anche relazione. Che cosa è emerso al Convegno su questo aspetto?

R. – E’ emerso intanto che accanto a quelle che sono le politiche dei governi, è importantissimo il ruolo e la responsabilità di ognuno di noi. L’appello e l’invito alla solidarietà, come strumento di condivisione sul cibo, è una cosa che riguarda direttamente la sfera personale, la sfera delle nostre famiglie. Il cibo, quindi, è un momento di incontro, un momento di cambio interculturale, un momento di condivisione che ognuno di noi è chiamato a fare.

D. – Che cosa ha a che fare il cibo con l’etica e con l’educazione?

R. – Il concetto che noi portiamo avanti come comunità salesiana, che si occupa di educazione, è il nutrire. Il nutrire ha moltissimi aspetti. Padre Zanotelli diceva che l’uomo non è un tubo digerente, è molto di più. L’uomo va nutrito in tutte le sue dimensioni, in particolar modo per noi il diritto al cibo e il diritto all’educazione sono due diritti profondamente connessi.

D. – Che cosa ognuno di noi può fare nel suo rapporto col cibo, per rispettare il cibo e rispettare gli altri?

R. – Intanto, la prima cosa che si deve fare, secondo me, è informarsi, conoscere, capire. Oggi, abbiamo citato una frase di mons. Camara, il vescovo dei poveri, come era definito in Brasile, che diceva: “Se io do da mangiare ad un povero, mi chiamano santo; se io chiedo perché il povero non ha cibo, mi accusano di essere comunista”. Questa è appunto una dicotomia che spesso capita. Ci si accontenta di fare la prima parte, quindi opere di assistenza, e non ci si chiede il perché delle cose. Il primo dovere è informarsi. A questo segue il capire, nella sfera della mia famiglia e della mia responsabilità personale, in che misura ho la possibilità di condividere e di spezzare il pane con il fratello.

D. – Non ultima la responsabilità di non sprecare il cibo…

R. – Assolutamente. La cosa che stride sono i numeri dello spreco e i numeri della malnutrizione, che non sono legati solo alla denutrizione, ma anche all’obesità. E’ impressionante capire come anche il cattivo uso del cibo, l’abbondanza di cibo, le famose malattie del benessere, provocano dei danni ai nostri giovani e anche a molti adulti. Da un lato, centinaia di morti per fame, dall’altro, milioni di persone che soffrono di malattie legate all’eccesso di cibo. Questa penso sia la fotografia più emblematica del tempo che stiamo vivendo.

D. - La giustizia, insomma, la distribuzione andrebbe a vantaggio di tutti…

R. – Esatto, esatto.

inizio pagina

Migranti e salute: al via una rete nazionale di sostegno

◊  

Garantire il diritto alla salute dei migranti attraverso una rete che monitora i servizi a livello regionale. Questo lo strumento presentato in questi giorni a Roma dall’Inmp, l’Istituto nazionale per la promozione delle popolazioni migranti e per il contrasto alla povertà. Ce ne parla Elvira Ragosta

Dal modello Lampedusa, che nell’accoglienza ha fatto scuola, divenendo base per le linee guida nazionali, ai piani dell’Emilia Romagna e Toscana, che garantiscono prestazioni pediatriche pubbliche anche ai minori senza documenti. La normativa di riferimento è quella prevista dalla conferenza Stato-Regioni del 2012 ma è applicata diversamente, anche in funzione della differente distribuzione di presenze tra Sud, regioni di arrivo, e Centro-Nord, regioni di transito o di permanenza. Sui benefici della rete nazionale lanciata per coordinare esigenze ed esperienze delle regioni, il commento di Concetta Mirisòla, direttrice dell’Istituto nazionale prevenzione salute dei migranti:

“Avere dei dati che abbiano valore scientifico, dà l’opportunità di restituire all’organo politico una base per poter fare delle scelte, attivare delle procedure per migliorare le attività comuni da un punto di vista clinico”.

Essendo per lo più giovani, i migranti che sbarcano sulle coste italiane non presentano gravi patologie fisiche. Più preoccupante, invece, è lo stato di salute psicologica, soprattutto dei migranti forzati, come afferma padre Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli:

“Circa un terzo delle persone sono vittime di torture o di violenze. Poi, molti di questi rifugiati non hanno delle sistemazioni alloggiative, quindi molto spesso vengono sottoposti a nuovi traumi e questo non facilita la loro integrazione e la loro crescita”.

La sfida della rete nazionale per l’assessore alla Sanità della Regione Sicilia, Lucia Borsellino:

“Ritengo appunto che il fenomeno, una volta superata la fase dello sbarco vada assolutamente gestita in egual misura in tutto il territorio nazionale, essendo poi la sfida maggiore quella del reinserimento lavorativo e nel tessuto sociale di una popolazione che altrimenti rimarrebbe in una condizione di estremo di disagio e discriminazione sociale”.

inizio pagina

Presentata la Ruta Mariana: 5 santuari per incontrare Maria

◊  

Il Pilar, Torreciudad, Lourdes, Meritxell e Montserrat. Sono questi i cinque santuari dedicati alla Madonna, che in un cammino che abbraccia i tre paesi confinanti tra loro, la Spagna la Francia ed il Principato di Andorra, compongono la Ruta Mariana, un antico itinerario dove la fede e la devozione mariana, incontrano le bellezze del territorio. E questo percorso è stato presentato oggi a Roma. Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro

Un cammino antico sulle tracce di Maria che parte dalla Spagna, attraversa l’Andorra per arrivare in Francia, ai piedi dei Pirenei. E’ la Ruta Mariana, un percorso che abbraccia cinque tra i più celebri santuari mariani europei tra cui il Pilar a Saragozza, Montserrat, Lourdes e Torreciudad. Joaquín Bellido Millán, promotore della Ruta:

“La vera origine di tutto questo è nata dal fatto che molti pellegrini che volevano raggiungere la Francia prima passavano per il Pilar, a Saragozza, e poi facevano lo stesso con Torreciudad. Questo percorso così chiaro è stato un po’ l’inizio della Ruta Mariana. A questi Santuari, in seguito, si è unito Monserrat e recentemente Meritxell, perché hanno voluto facilitare tutti quei pellegrini che già compivano questo itinerario: volevano dare loro uno strumento per raggiungere tutti questi Santuari e compiere un pellegrinaggio unico, senza interrompere i percorsi e facilitando la visione e la devozione mariana”.

I modi di percorrere le differenti tappe della Ruta possono essere tanti: in pullman, a piedi o in bicicletta. Ascoltiamo ancora Joaquín Bellido Millán:

“La Ruta Mariana è un itinerario molto, molto aperto. Per questo noi diciamo che gli itinerari che ha la Ruta Mariana sono infiniti: in realtà, la Ruta Mariana si deve percorrere in pullman, perché il miglior collegamento tra i Santuari è via pullman. Però, si possono percorrere anche tratti della Ruta a piedi… Tutto dipende dalle esigenze del singolo. La forma più usata, però, per la Ruta è il pullman: si arriva per esempio a Barcellona e poi si fa il percorso, oppure si arriva a Lourdes e poi si fa lo stesso, sempre con il pullman”.

E l’ultima tappa inserita da poco nella Ruta Mariana è il Santuario di Meritxell, nel Principato di Andorra. L’ambasciatore del Principato presso la Santa Sede, Jaume Serra Serra:

R. – Chi va a Meritxell conosce la storia dell’Andorra. Diciamo che la Chiesa di Andorra fa parte della storia del Paese. E’ importante conoscere Meritxell, conoscere la tradizione: ti consente di sapere perché Andorra è diventata indipendente tanti anni fa …

D. – Perché è stata inserita all’interno del percorso della Ruta Mariana?

R. – Secondo me, in primo luogo per la geografia: Andorra non è lontano da Lourdes, né da Saragozza e nemmeno da Barcellona, e poi anche per l’importanza di Meritxell. Secondo me, Meritxell ha una parte importante in questo percorso e noi siamo molto contenti di fare parte di questa Ruta.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Il Cairo: Grande imam di Al Azhar condanna Stato Islamico

◊  

L'estremismo 'takfirista' che giustifica prassi violente e terroristiche con i versetti del Corano, rappresenta una “perversione della religione islamica”, e le fazioni jihadiste commettono “crimini barbari coprendoli con le vesti di questa religione sacra, assumendo nomi come quello dello 'Stato islamico' nel tentativo di esportare il loro falso islam”.

E' radicale e senza appello la condanna e la sconfessione del fanatismo islamista espressa da Ahmed al-Tayyeb, Grande Imam di al-Azhar, nel discorso di apertura del Convegno internazionale organizzato presso l'Università cairota – considerata il più importante centro teologico dell'islam sunnita – per riflettere sulla controversa questione del rapporto tra mondo islamico e estremismo a tinte islamiste.

Al convegno - riferisce l'agenzia Fides - partecipano 700 studiosi e rappresentanti di istituzioni politiche, sociali e religiose – compresi alcuni leader di comunità cristiane d'Oriente - provenienti da 120 Paesi. Nel suo intervento il Grande Imam al Tayyeb ha puntualizzato che ogni ideologia terroristica giustificata con richiami all'islam si fonda su una comprensione distorta e manipolata degli scritti del Corano.

Ha quindi annunciato che al Azhar ha in programma di affrontare questo fenomeno, devastante per lo stesso islam, sotto diversi punti di vista, promuovendo studi miranti a confutare e arginare le manipolazioni degli scritti coranici e inaugurando corsi di formazione che forniscano agli imam argomenti chiari e convincenti per respingere le teorie aberranti degli jihadisti e i loro tentativi di infiltrarsi nelle moschee.

Dopo l'intervento inaugurale di al Tayyeb, il secondo a prendere la parola nel convegno è stato il patriarca copto ortodosso Tawadros II, primate della Chiesa numericamente più consistente tra quelle radicate nei Paesi arabi. Nel suo intervento, anche Tawadros ha ripetuto che la violenza e il terrorismo praticati dalle fazioni islamiste sono incompatibili con l'insegnamento del Corano. Il patriarca copto ha definito quella islamica come una religione di tolleranza, che in quanto tale non ha responsabilità nelle nefandezze compiute dai jihadisti in nome dell'islam.

Durante il suo recente viaggio in Turchia, nel discorso tenuto ad Ankara presso il Dipartimento per gli affari religiosi (Diyanet), Papa Francesco aveva ricordato che tutti i capi religiosi hanno “l'obbligo di denunciare tutte le violazioni della dignità e dei diritti umani”, e che soprattutto “la violenza che cerca una giustificazione religiosa merita la più forte condanna, perché l'Onnipotente è Dio della vita e della pace”.

Il Takfirismo è un movimento settario fondato nel 1971 da Moustafà Choukri, che considera come minata dalla miscredenza tutta la società islamica, e definisce eretici tutti i gli islamici che non condividono il suo punto di vista. L’assassinio di questi ultimi, per tale ragione, viene considerato lecito. (G.V.)

inizio pagina

Aerei iraniani bombardano postazioni dell'Is in Iraq

◊  

Caccia iraniani hanno compiuto diversi bombardamenti contro obbiettivi del sedicente Stato Islamico (Is) nella zona est dell'Iraq. La conferma viene dal portavoce del Pentagono, contrammiraglio John Kirby, mostrando la forte determinazione di Teheran nel combattere il fondamentalismo terrorista, come pure un'alleanza di fatto fra Iran e Stati Uniti, apparentemente nemici da decenni.

Kirby - riporta l'agenzia Asianews - ha dichiarato che gli iraniani usano aerei F-4 Phantom (venduti a loro dagli Usa prima del 1979) e che sebbene anche gli americani compiono raid aerei, non vi è alcun coordinamento fra le due forze. In ogni caso, egli ha spiegato, tocca al governo irakeno gestire il suo spazio aereo.

Le forze iraniane sono da tempo affianco al governo di Baghdad e alle milizie sciite nel combattere il terrorismo dell'Is. Oltre al riferimento allo sciismo di entrambi i Paesi, vi è il timore di Teheran di una diffusione del radicalismo dell'Is nelle sue regioni a nord e ad est, abitate da sunniti.

L'Iran è subito venuto in aiuto dell'Iraq quando i jihadisti sunniti dell'Is hanno conquistato parti dell'Iraq centrale e occidentale. La scorsa estate il generale di Stato maggiore iraniano, Qassem Suleimani ha guidato un contrattacco in Iraq per liberare una via di comunicazione chiave fra Baghdad e Samarra. Diversi consiglieri militari iraniani aiutano l'esercito nazionale e i peshmerga curdi nella loro lotta contro le milizie jihadiste.

La coalizione a guida Usa per combattere l'Is ha escluso a priori la collaborazione dell'Iran e della Siria, come pure quella della Cina e della Russia. Secondo analisti, una coalizione a guida Onu potrebbe raccogliere anche questi e altri Stati per una lotta più efficace contro il terrorismo islamico. (R.P.)

inizio pagina

Hong Kong: card. Zen rilasciato insieme ai leader di Occupy

◊  

Il card. Joseph Zen, insieme ai tre leader di Occupy Central sono stati rilasciati dalla polizia dopo essersi consegnati volontariamente alla stazione di polizia di Sheung Wan.

Benny Tai, professore di diritto; Chan Kin-man, professore di sociologia; il rev. Chu Yiu-min sono arrivati nel pomeriggio consegnando una lettera firmata da tutti loro in cui si afferma che essi hanno preso parte a un raduno (non autorizzato) che può aver offeso la legge sull'ordine pubblico. Da sempre gli organizzatori di Occupy Central hanno difeso la loro azione come una "disobbedienza civile".

Insieme ai tre leader fondatori e al card. Zen - riferisce l'agenzia AsiaNews - erano presenti anche Cheung Man-kwong, Yeung Sum e Wu Chi-wai, membri del Partito Democratico, e decine di sostenitori che hanno partecipato ai sit in in questi due mesi per chiedere vera democrazia per Hong Kong.

Tai ha poi detto che la polizia ha chiesto loro di compilare un foglio, di firmarlo e poi li ha rilasciati. Egli ha anche spiegato che con questo gesto si conclude l'operazione Occupy Central e si dovrebbero sgomberare le postazioni ad Admiralty.

La conclusione dell'operazione è un passo importante per evitare che il movimento - finora quasi sempre non violento - possa essere requisito da gruppi più radicali, perdendo la simpatia del pubblico conquistata in questi mesi. Diverse frange di studenti vogliono però continuare i sit-in.

Al loro arrivo alla stazione di polizia, i membri di Occupy sono stati accolti da simpatizzanti, ma anche da gruppi pro-Cina che li beffavano e li accusavano di dividere la società, mettendo in pericolo il benessere economico di Hong Kong.

In realtà i dati economici di questi due mesi sono contrastanti: gli investimenti stranieri non sono diminuiti; è cresciuto il consumo al dettaglio, ma è diminuito il commercio con la Cina. Quest'ultimo dato forse dipende però molto più dalla crisi economica che si fa sentire nel continente, più che dal fenomeno di Occupy Central.

Per Benny Tai, il movimento di disobbedienza civile ha aperto un nuovo capitolo nella lotta per la democrazia ad Hong Kong. E anche se il movimento non ha smosso Pechino e il governo del territorio, né ottenuto concessioni, la campagna ha risvegliato le nuove generazioni al bisogno di democrazia. (P.W.)

inizio pagina

Vescovo di Delhi condanna rogo della chiesa

◊  

Un atto da condannare "non solo perché blasfemo e compiuto in odio alla comunità cristiana, ma anche perché è avvenuto nella capitale del Paese, già martoriato da altri incidenti di natura interreligiosa". Così mons. Anil Couto, arcivescovo di Delhi, ha commentato il rogo appiccato alla chiesa di san Sebastiano, nella periferia orientale della metropoli, il 1° dicembre scorso.

Per il momento, la polizia non ha ancora arrestato nessuno in relazione all'incendio, la cui natura dolosa è confermata dal ritrovamento di due taniche vuote di cherosene.

Ieri mattina, migliaia di manifestanti hanno bloccato Vikas Marg, una delle strade principali di Delhi, chiedendo un'indagine efficace sul rogo.

Contattato dall'agenzia AsiaNews, Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), definisce l'incendio della chiesa di san Sebastiano "una macchia sul tessuto laico dell'India. La sacra stagione dell'Avvento è sempre presa di mira da elementi anti-sociali, che vogliono alimentare sospetto, discordia e disarmonia religiosa tra le comunità".

Secondo il leader cristiano, "la protezione e la sicurezza dei luoghi di culto sono doveri urgenti che competono alle autorità. L'incendio doloso della chiesa di san Sebastiano costituisce una violazione del diritto dei cattolici alla libertà religiosa. Il governo centrale e l'amministrazione locale hanno fallito nel garantire tale diritto e non possono abdicare la loro responsabilità. I colpevoli devono essere messi in stato di accusa e bisogna assicurare le garanzie costituzionali alla pacifica comunità cristiana dell'India". (N.C.)

inizio pagina

Vescovi asiatici su nuova evangelizzazione e comunicazione

◊  

Rafforzare la spiritualità della comunicazione sociale e la missione di annunciare il Vangelo di Gesù: questa l’esortazione emersa dalla 19.ma Assemblea della Fabc (Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche) svoltasi a Macao dal 17 al 22 novembre scorsi sul tema “La spiritualità della nuova evangelizzazione: la dimensione della comunicazione”.

Nel comunicato conclusivo dei lavori, diffuso ieri, i presuli indicano alcuni orientamenti e raccomandazioni: innanzitutto, essi sottolineano sia “il ruolo importante ed indispensabile della comunicazione sociale per la nuova evangelizzazione”, sia la centralità “del comunicatore cristiano, profondamente radicato in Cristo ed appassionato dell’annuncio evangelico”.

“La comunicazione cristiana – spiegano i vescovi asiatici – dovrebbe essere più significativa e rilevante nei diversi contesti culturali dell’Asia”, così come “i comunicatori cristiani dovrebbero essere agenti di riconciliazione e di pace, persone che costruiscono ponti attraverso il dialogo e la promozione della comprensione reciproca”.

Riconoscendo, quindi, il valore dei “media locali” ed il “rapido sviluppo tecnologico” che ha avuto un grande impatto sulla comunicazione sociale asiatica, la Fabc esorta ad una “nuova strategia” operativa da parte della Chiesa.

Di qui, le numerose raccomandazioni presentate dall’Assemblea: al primo posto, il richiamo ad una “adeguata formazione” dei comunicatori cristiani, affinché possano portare avanti la loro missione in modo credibile ed efficace; poi, l’esortazione ad approfondire valori come “la fratellanza, la carità pastorale, la compassione, la sensibilità”. E ancora: la Fabc suggerisce “la creazione di un’apposita piattaforma digitale comune a tutte le Conferenze episcopali membri della Federazione, così da condividere risorse, esperienze ed informazioni sul mondo della comunicazione”.

Infine, si raccomanda alla Chiese locali di “migliorare i Centri di comunicazione già esistenti in vari Paesi asiatici, dando nuovo slancio alla formazione di personale in ambito pastorale”. Il comunicato si conclude con una citazione dell’enciclica "Dominunm et Vivificantem" di Giovanni Paolo II: “Il mistero dell’Incarnazione costituisce il culmine dell’elargizione di Dio, della sua divina auto-comunicazione (n. 50)”. (A cura di Isabella Piro)

inizio pagina

Perù. Conferenza sul clima: Chiese a difesa del creato

◊  

Una “Catena mondiale di digiuno” di un anno per il clima. E’ la nuova iniziativa lanciata da #fastfortheclimate, il movimento fondato un anno fa dalla Federazione Luterana Mondiale (Flm) con il sostegno del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc), in occasione della 20ª Conferenza Onu sui cambiamenti climatici (Cop 20), in corso dal 1° al 12 dicembre, a Lima, in Perù.

La catena, che ha preso il via lunedì scorso con una veglia di preghiera, un concerto e un incontro pubblico, vuole essere il più grande digiuno mondiale mai realizzato a favore dell’ambiente in vista della prossima conferenza Onu sul clima (Cop 21), che si terrà nel dicembre dell’anno prossimo a Parigi. Essa coinvolgerà 365 credenti di tutte le religioni, ma anche laici di diversi orientamenti, che si daranno la staffetta digiunando ciascuno per un giorno fino alla prossima conferenza nella capitale francese.

Inoltre, ogni primo del mese migliaia di digiunatori si assoceranno al digiuno con manifestazioni per il clima organizzate nei vari Paesi. Tra le personalità cristiane che vi prenderanno parte: il pastore Olav Tveit segretario generale del Wcc, l’ex primate anglicano Rowan Willliams, il pastore Martin Junge segretario generale della Federazione Luterana Mondiale.

La catena di digiuno per il clima è solo una delle numerose iniziative promosse dalle Chiese cristiane e da altre organizzazioni e movimenti della società civile in occasione della Cop 20. Tra queste un Summit dei Popoli sui cambiamenti climatici previsto, sempre a Lima, dal 9 al 12 dicembre. E’ inoltre prevista la pubblicazione di una dichiarazione delle Chiese e organizzazioni ecumeniche regionali sulla giustizia climatica, in cui saranno evidenziati gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici in questi anni in America Latina. Alla Cop 20 parteciperanno diverse delegazioni cristiane.

Anche la Chiesa cattolica peruviana ha previsto diverse iniziative a margine della Cop 20. Tra queste, un seminario internazionale sul “Cambiamento climatico, la sicurezza alimentare e l’agricoltura familiare” organizzato in collaborazione con la Caritas Internationalis, la Caritas Perù, dal Consiglio Episcopale Latinoamericano e dal Cisde, la rete di organizzazioni cattoliche di cooperazione allo sviluppo. Il tutto per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere ai Governi misure significative e vincolanti per la salvaguardia del Creato. (L.Z.)

inizio pagina

Messaggio dei vescovi croati per Anno della vita consacrata

◊  

Vivere la gioia del Vangelo significa “vivere la libertà della vocazione divina” e comprendere “l’importanza dell’ispirazione del carisma originario di ogni comunità”: è quanto sottolineato dalla Conferenza episcopale croata in un messaggio diffuso in occasione dell’inizio dell’Anno della vita consacrata. Indetto da Papa Francesco, l’evento si è aperto il 30 novembre, prima domenica di Avvento, e si concluderà il 2 febbraio 2016.

Nel documento, i presuli esortano i consacrati ad “aprirsi all’opera dello Spirito Santo”, evitando i pericoli derivanti “dal conflitto tra ideali e realtà” e “dalla passiva acquiescenza dello status quo”. “La crisi, spesso vista come crisi delle vocazioni per la vita consacrata – si legge nel messaggio – dovrebbe essere compresa come una sfida al cambiamento ed una chiamata alla conversione personale, nell’intensa sequela del Signore”.

“Credere in Dio – continuano i presuli – è di fondamentale importanza. Vivendo ed agendo con questa fede, religiosi e consacrati possono diventare un segno di Dio nella società croata, gravata dalla povertà, sfiduciata e divisa”.

Di qui, l’invito della Chiesa di Zagabria a vedere nell’Anno della vita consacrata “un’opportunità per sviluppare, in tutto il Paese, un maggiore apprezzamento per questo stile di vita”. Per questo, i presuli invitano religiosi e consacrati a vivere in preghiera l’evento appena iniziato.

Infine, viene annunciato, per il 14 marzo 2015, un pellegrinaggio nazionale ed un incontro dei consacrati presso il Santuario di Marija Bistrica. (I.P.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 337

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.