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Sommario del 07/12/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Il Papa all’Angelus: non il potere ma il Signore dà la vera consolazione

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La vera conversione nasce quando ci lasciamo consolare dal Signore. E’ quanto affermato da Francesco all’Angelus nella seconda Domenica d’Avvento. Il Papa ha ribadito che essere “schiavi del denaro” e del potere ci rende tristi. Quindi, ha rinnovato l’invito ai fedeli, almeno 50 mila oggi in Piazza San Pietro, a portare sempre il Vangelo in tasca per leggerlo quotidianamente. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

“Consolate il mio popolo”. Papa Francesco ha chiesto ai pellegrini in Piazza San Pietro di far risuonare l’invito di Isaia in questo tempo d’Avvento ed ha sottolineato che, nella prima Lettura, si coglie la gioia che risiede proprio nel lasciarsi “consolare dal Signore”. Il profeta Isaia, ha spiegato, “rivolge al popolo in esilio l’annuncio gioioso della liberazione” poiché “il tempo della tribolazione è terminato” e ora il popolo di Israele può tornare in patria. “La tristezza e la paura – ha osservato – possono fare posto alla gioia, perché il Signore stesso guiderà il suo popolo” e lo farà “con la sollecitudine e la tenerezza di un pastore che si prende cura del suo gregge”. Anche oggi, ha detto, il messaggio di speranza di Isaia è che “il Signore ci consola”, ma “non possiamo essere messaggeri della consolazione di Dio se noi non sperimentiamo per primi la gioia di essere consolati e amati da Lui”.

“Questo avviene specialmente quando ascoltiamo la sua Parola, il Vangelo, che dobbiamo portare in tasca: non dimenticare questo, eh! Il Vangelo in tasca o nella borsa, per leggerlo continuamente. E questo ci dà consolazione: quando rimaniamo in preghiera silenziosa alla sua presenza, quando lo incontriamo nell’Eucaristia o nel sacramento del Perdono. Tutto questo ci consola”.

Oggi, ha ripreso, “c’è bisogno di persone che siano testimoni della misericordia e della tenerezza del Signore, che scuote i rassegnati, rianima gli sfiduciati, accende il fuoco della speranza”. Anche perché, ha detto, “tante situazioni richiedono la nostra testimonianza consolatrice”:

“Essere persone gioiose, consolate. Penso a quanti sono oppressi da sofferenze, ingiustizie e soprusi; a quanti sono schiavi del denaro, del potere, del successo, della mondanità. Poveretti! Hanno consolazioni truccate, non la vera consolazione del Signore! Tutti siamo chiamati a consolare i nostri fratelli, testimoniando che solo Dio può eliminare le cause dei drammi esistenziali e spirituali. Lui può farlo! E’ potente!"

Il messaggio di Isaia, che risuona in questa seconda domenica di Avvento, ha proseguito Francesco, “è un balsamo sulle nostre ferite e uno stimolo a preparare con impegno la via del Signore”. Parole corredate da una riflessione:

“E’ curioso, ma tante volte abbiamo paura della consolazione, di essere consolati. Anzi ci sentiamo più sicuri nella tristezza e nella desolazione. Sapete perché? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito Santo il protagonista! E’ Lui che ci consola, è Lui che ci dà il coraggio di uscire da noi stessi. E’ Lui che ci porta alla fonte di ogni vera consolazione, cioè il Padre. E questa è la conversione. Per favore, lasciatevi consolare dal Signore! Lasciatevi consolare dal Signore!”

 Al momento dei saluti ai pellegrini, dopo l’Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai missionari e alle missionarie Identes, ringraziandoli perché “fanno tanto bene”.

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Il Papa promulga i decreti riguardanti 3 miracoli e 5 virtù eroiche

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Papa Francesco ha ricevuto, ieri, in udienza privata il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’udienza il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione a promulgare i decreti riguardanti 3 miracoli e 5 virtù eroiche.

E’ stato dunque riconosciuto il miracolo, attribuito all'intercessione della Beata Giovanna Emilia De Villeneuve, fondatrice della Congregazione delle Suore dell'Immacolata Concezione di Castres; nata a Tolosa in Francia il 9 marzo 1811 e morta a Castres, sempre in Francia, il 2 ottobre 1854; il miracolo, attribuito all'intercessione della Beata Maria Alfonsina Danil Ghattas, fondatrice della Congregazione delle Suore del Santissimo Rosario di Gerusalemme; nata a Gerusalemme il 4 ottobre 1843 e morta ad Ain Karem il 25 marzo 1927; il miracolo, attribuito all'intercessione della Beata Maria di Gesù Crocifisso (al secolo: Maria Baouardy), monaca professa dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi; nata ad Abellin in Galilea il 5 gennaio 1846 e morta a Betlemme il 26 agosto 1878.

Inoltre sono state riconosciute le virtù eroiche della Serva di Dio Carmela di Gesù (al secolo: Francesca Prestigiacomo), fondatrice dell'Istituto delle Suore del Sacro Cuore del Verbo Incarnato; nata a Palermo il 15 ottobre 1858 e morta a Roma il 14 dicembre 1948; le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Séiquer Gayá, fondatrice delle Suore Apostoliche di Cristo Crocifisso; nata a Murcia (Spagna) il 12 aprile 1891 ed ivi morta il 17 luglio 1975; le virtù eroiche della Serva di Dio Adalberta (Vojtěcha) Hasmandová, superiora generale della Congregazione delle Suore della Misericordia di San Carlo Borromeo; nata a Huštěnovice (Repubblica Ceca) il 25 marzo 1914 e morta a Znojmo-Hradiště (Repubblica Ceca) il 21 gennaio 1988; le virtù eroiche della Serva di Dio Prassede Fernández García, Laica e Madre di famiglia, del Terzo Ordine di San Domenico; nata a Puente de la Luisa (Spagna) il 21 luglio 1886 e morta a Oviedo (Spagna) il 6 ottobre 1936 e le virtù eroiche della Serva di Dio Elisabetta Tasca, Laica e Madre di famiglia; nata a San Zenone degli Ezzelini (Italia) il 24 aprile 1899 e morta a Vo' di Brendola (Italia) il 3 novembre 1978.

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Francesco a “La Nacion”: cammino sinodale vada avanti senza paura

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Dal Sinodo sulla famiglia alla riforma della Curia, dallo Ior alla sua vita a Casa Santa Marta, Papa Francesco ha rilasciato un’intervista a tutto campo al quotidiano argentino “La Nacion”. Parlando con la giornalista Elisabetta Piqué, il Pontefice ha sottolineato che il processo sinodale deve andare avanti “senza paura” nell’ascolto dello Spirito Santo. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

Il Sinodo non è un parlamento, ma uno spazio “aperto, protetto dallo Spirito Santo”. Francesco risponde ampiamente nell’intervista a “La Nacion” sull’ultimo Sinodo sulla famiglia e osserva che è “semplificatorio” dire che i padri sinodali si sono divisi in due settori uno contro l’altro. E ribadisce l’importanza di “parlare chiaro e ascoltare con umiltà”. La famiglia, prosegue, è oggi in grande difficoltà e rileva che per molte persone “sposarsi è diventato un fatto sociale” e questo implica anche il chiedersi, come aveva fatto Benedetto XVI, quanti matrimoni siano realmente compiuti nella fede e con quale fede, quale consapevolezza abbia avuto una persona quando si è sposata, il che naturalmente è rilevante per la validità o nullità del matrimonio. A proposito delle preoccupazioni in alcuni ambienti riguardo alle posizioni emerse al Sinodo sulle unioni omosessuali, il Pontefice ha precisato che “nessuno ha parlato di matrimonio omosessuale al Sinodo”. Quello di cui si è parlato, ha proseguito, è “una famiglia che ha un figlio o una figlia omosessuale” e quindi come aiutare “questa famiglia in questa situazione un po’ inedita”. Insomma, si è “parlato della famiglia e delle persone omosessuali in relazione con i propri familiari, poiché è una realtà che si incontra nei confessionali”. A proposito delle obiezioni sulla “Relazione dopo il dibattito”, il Papa fa notare che era una “prima bozza”, “un documento relativo”. E sui timori di alcuni ambienti, ha sottolineato che non si può leggere una notizia, un articolo e non leggere invece “ciò che ha deciso il Sinodo”. Cos’è ciò che “conta nel Sinodo?”, si è chiesto: “la relazione post Sinodale, il messaggio finale e il discorso del Papa”. Al tempo stesso, ha detto, “non bisogna aver paura” di andare avanti guidati dallo Spirito Santo.

Nel discorso finale, ha soggiunto, “ho detto che non si è toccato nessun punto della dottrina della Chiesa sul matrimonio”. Nel caso dei divorziati che si risposano, ha detto ancora, si presentano molte domande pastorali. Ed ha affermato che “non è una soluzione se diamo loro la Comunione. Questo soltanto non è la soluzione: la soluzione è l’integrazione”. “E’ vero che non sono scomunicati”, ha constatato, “però non possono essere padrini di Battesimo, non possono leggere a Messa, non possono dare la Comunione, non possono insegnare catechismo”, perciò “sembra che siano scomunicati di fatto”. Per questo, ha esortato, “bisogna aprire un po’ di più le porte”. Il Papa ha rilevato che per alcuni queste persone non danno una buona “testimonianza” e però si consente magari a un “politico corrotto” di fare da padrino, lo si accetta “perché è sposato in Chiesa”. Allora, ha detto, “bisogna cambiare un po’ le cose, le norme di valore”. E a chi ha parlato di confusione, risponde: “continuamente pronuncio discorsi, omelie e questo è il Magistero”. Questo, ha rimarcato, “è quello che io penso, non quello che i giornali dicono che io pensi”, “Evangelii Gaudium è molto chiara”.

Francesco non ha mancato di rispondere anche sulla riforma della Curia, affermando che “è un processo lento” e non pensa che sarà concluso nel 2015. Ed ha spiegato che una delle proposte in discussione è l’accorpamento dei dicasteri dei Laici e della Famiglia, e “Giustizia e Pace”. Del resto, il Papa ribadisce che la riforma che ha più a cuore è quella “spirituale, la riforma del cuore” e spiega che, per Natale, sta preparando un discorso ai membri della Curia e uno per i dipendenti del Vaticano con le famiglie, che incontrerà in Aula Paolo VI. Il Pontefice ha detto di “non essere preoccupato” per le “divergenze” emerse nella riforma della Curia Romana e ha ricordato che questo processo è stato deciso dai cardinali nelle Congregazioni Generali che hanno preceduto il Conclave. Lo Ior, ha poi aggiunto, “sta funzionando benissimo” e anche la riforma economica “sta procedendo bene”.

Francesco ha quindi parlato del suo “essere Papa”, confidando che quando è stato eletto al Conclave si è detto: “Jorge non cambiare, continua a essere te stesso perché cambiare alla tua età è ridicolo”. Sulla salute, ha affermato, “ho degli acciacchi che alla mia età si sentono, però sono nelle mani di Dio e finora posso tenere un ritmo di lavoro più o meno buono”.E scherzando ha soggiunto che Dio gli ha donato “una sana dote di incoscienza”. Sui prossimi viaggi apostolici, ha detto che andrà “forse in Argentina nel 2016”, mentre nel 2015 c’è in programma una visita a tre Paesi dell’America Latina e in Africa. Proprio sulla sua terra natale, il Papa ha sottolineato che “in vista delle prossime elezioni, non riceverà politici argentini” per “non interferire”. Ha però affermato che, in questo momento, “la rottura del sistema democratico, della Costituzione” sarebbe “un errore” per l’Argentina.

Infine, sull’avvicendamento del Comandante della Guardia Svizzera, decisione su cui non sono mancate interpretazioni del tutto ingiustificate, il Papa ha voluto riaffermare la sua grande stima per il Comandante, definendolo “persona eccellente, buon cattolico, con una famiglia eccellente”, e di desiderare semplicemente un sano e normale rinnovamento. Il mandato del Comandante era terminato da tempo e ora era in corso una proroga “donec aliter provideatur” (“finché non si disponga altrimenti”), e il Papa lo aveva da tempo informato personalmente che la proroga sarebbe terminata con l’anno in corso.

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Il mariologo Grasso: dogma Immacolata segno per umanità rinnovata

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Papa Francesco si recherà, domani pomeriggio, in Piazza di Spagna a Roma per il tradizionale omaggio alla Statua dell’Immacolata. Alla vigilia di questa visita, il prof. Antonino Grasso, docente di mariologia all’Istituto Superiore di Scienze religiose San Luca di Catania, si sofferma sul dogma dell’Immacolata Concezione. L’intervista è di Federico Piana: 

R. – L’Immacolata Concezione è uno dei quattro dogmi mariani – maternità divina, perpetua verginità e assunzione al Cielo in anima e corpo – proclamato da Papa Pio IX l’8 dicembre 1854, con la Bolla Ineffabilis Deus. Questo dogma afferma che Maria è stata preservata dal peccato originale fin dal primo momento del suo concepimento. E’ stata concepita da sua madre non portando con sé il peccato originale che invece da Adamo ed Eva, tutti portiamo con noi al momento del concepimento. Questa liberazione dal peccato originale e la conseguente pienezza di grazia di cui è rivestita Maria non sono frutto della sua fede o di qualche suo merito, ma solo un dono gratuito di Dio. Ora la Concezione Immacolata si festeggia l’8 dicembre, cioè durante l’Avvento, ed è perciò collegata alla preparazione del Natale di Gesù. Questo, in sostanza, vuol dire che Dio ha preservato Maria dalla colpa d’origine proprio per preparare una degna dimora al suo Figlio incarnato. E anche Pio IX, nella Bolla definitoria del dogma, lega questo evento indissolubilmente a Cristo.

D. – Qual è il senso, oggi, del dogma dell’Immacolata? Cosa ci insegna oggi?

R. – Anzitutto, l’Immacolata Concezione rappresenta l’umanità come immagine di Dio non deformata dal peccato, in cui la Creazione è stata ri-plasmata. Ella appartiene al disegno primigenio di Dio, anteriore alla caduta dell’umanità. Ella sorge come la fresca aurora in cui è simbolicamente racchiusa tutta la nuova Creazione, purificata e ritornata allo splendore originale ad opera di Cristo. Guardando perciò all’Immacolata, ci accorgiamo che è possibile un nuovo inizio per un’umanità rinnovata, perché in lei – grazie al sacrificio del Figlio – tutta la Creazione ha ri-celebrato i suoi sponsali con il Cielo, la carne si è riconciliata nuovamente con lo spirito e l’Uomo può perciò ritornare – come afferma la Scrittura – a saltare di gioia davanti al suo Dio. La conseguenza logica di tutto questo è che a Maria, prima e pienamente redenta, devono guardare i cristiani come al perfetto modello di quella vita pura e immacolata a cui sono chiamati, con l’aiuto della grazia del Signore. La “tutta Santa” continua ad essere nella Chiesa, come attesta la costante esperienza dei Santi, la guida sicura che conduce alle vette della perfezione evangelica e ricorda costantemente a tutti i battezzati, la perfezione della santità, la chiamata alla santità.

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Oggi in Primo Piano



Ucraina: ancora scontri nell'Est, Merkel accusa Putin

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Due soldati e cinque civili sono stati uccisi nell’Est dell’Ucraina, a due giorni dall’entrata in vigore della tregua e dell’inizio dei negoziati tra l’esercito di Kiev e i ribelli filorussi. Intanto sul piano diplomatico aumentano le tensione fra Mosca e l’Europa. Il servizio di Michele Raviart: 

A due giorni dall’inizio del cessate il fuoco, nell’Est dell’Ucraina si continua a sparare. In tre quartieri di Donetsk i combattimenti hanno causato la morte di due soldati e tre civili, mentre i feriti nelle ultime 24 ore sono una ventina. Nella regione di Lugansk, invece, un colpo di artiglieria è caduto su una casa, uccidendo due persone e ferendone dieci. Sebbene il presidente ucraino Petro Poroschenko abbia annunciato martedì scorso a Minsk un accordo di principio tra il governo di Kiev e l’esercito separatista, il rischio è quello di rivedere quanto successo dopo l’accordo del 5 settembre scorso, che non è stato sostanzialmente mai rispettato. In quei negoziati partecipò anche la Russia, che però ha sempre smentito ogni coinvolgimento diretto.

"Mosca cerca di creare difficoltà ai Paesi che hanno deciso di sottoscrivere accordi con l’UE, come l’Ucraina, la Georgia e la Moldavia”, ha detto tuttavia il cancelliere tedesco Angela Merkel in un’intervista e, a suo parere, “Putin non esclude di compiere violazioni territoriali come è avvenuto in Crimea”. Rapporti tesi anche con la Francia. Se Parigi non consegnerà a Mosca le due navi da guerra “Mistral” ordinate nel 2011, dovrà restituire i soldi già versati, ha detto Vladimir Putin dopo un incontro col presidente francese François Hollande. La consegna delle navi era stata bloccata a causa della crisi in ucraina.

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Focsiv: in Kurdistan al fianco dei profughi iracheni

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“Emergenza Kurdistan-Non lasciamoli soli”: è l'iniziativa di Focsiv e del quotidiano "Avvenire" (d’intesa con Iscos-Cisl, Mcl, Masci, Azione Cattolica e Banca Etica) a sostegno delle famiglie irachene rifugiate in Kurdistan, per sfuggire alla violenza dell’Is. Si parla di quasi 2 milioni di sfollati (soprattutto bambini, donne e anziani) di cui oltre 156 mila si trovano a Erbil, dove sono stati accolti profughi cristiani, yazidi, turcomanni, sunniti e sciiti. Al microfono di Elisa Sartarelli, il presidente della Focsiv, Gianfranco Cattai

R. – In particolare, noi siamo coinvolti nella zona di Ankawa. E più ancora con 250 famiglie - circa 2 mila persone - che stanno in un palazzo, che doveva essere adibito a centro commerciale, che è stato trasformato come rifugio per queste persone. Stiamo parlando di un edificio che era senza pareti e che hanno improvvisamente isolato con dei lamierini, ma dove in uno spazio equivalente di una stanza normale, ci stanno almeno due famiglie da 7, 8 persone. Quindi coabitazioni abbastanza gravi. Stiamo anticipando, per esempio, dei vestiari per l’inverno, in particolare giacche a vento, scarponi, calzettoni… Oppure i pannolini per i bambini. Molti sono giovani sotto i 16 anni, il 45 per cento della popolazione. Ma molte sono anche le mamme con bambini piccolissimi. Diciamo che una delle nostre attività è quella di tentare di far sorridere i bambini perché in una situazione di disperazione, dove la gente è scappata improvvisamente dalla propria casa, abbandonando tutto e vestendosi soltanto, diciamo della propria paura e forse di una camicia, ma nulla più, è chiaro che è presa da disperazione perché non ha neanche pensato a quello che poteva essere un futuro. Ed oggi guardando nel vuoto l’unica domanda che tutti si fanno è: quando torneremo indietro? E quindi una delle ottiche è di far passare del tempo in un modo positivo e propositivo, soprattutto lavorando con i bambini e i ragazzi, per farli sorridere, per far fare a loro degli esercizi, che sono come esercizi di oratorio, nel nostro ambiente italiano.

D. – Come è possibile aiutarvi?

R. – Fornendo ai nostri operatori italiani e curdi che stanno sul posto disponibilità economiche per far fronte immediatamente agli acquisti di cui dicevo prima. Ma c’è anche un lavoro di prospettiva in cui vari organismi dell’associazione della Focsiv - la Focsiv è una federazione di 70 associazioni - si rendono disponibili a capire che cosa costruire in prospettiva. Molte persone ci dicono: "Ma, io potrei andare e fare qualcosa…". Ecco, su questo, il senso della nostra presenza in loco è anche essere un’opportunità, essere facilitatori per chi vuole muoversi, anche personalmente. Stiamo pensando, grazie a dei contatti con le imprese locali, di fornire delle borse-lavoro. Oppure stiamo pensando a dei corsi, che potremmo definire di alfabetizzazione funzionale, di scuola, ma in modo informale, proprio perché non si perda il tempo ma con il lavoro e la scuola si possa continuare a costruire un proprio futuro.

D. – Quali sono le prospettive che questa situazione rientri?

R. – E’ presto per fare questa domanda ovvero pensare alla possibilità che queste famiglie, donne, con i loro figli, con gli  anziani, tornino nei luoghi di origine. E' presto per pensare a questa prospettiva: ne rimangono altre due. Evidentemente, la possibilità di essere accolti in Kurdistan. La terza pista, quella più probabile, tra l’altro, è quella della migrazione a livello internazionale.

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Cala prezzo petrolio. Quadio Curzio: rallenta crescita economica

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Si indebolisce il prezzo del petrolio. Il costo del barile in questi giorni è sceso sotto i 70 dollari. La spinta al ribasso deriverebbe dal rialzo del dollaro e dalla concorrenza dell’Arabia Saudita, che è riuscita a imporre all’Opec il mantenimento degli attuali livelli di produzione internazionale. Sull’argomento, Elvira Ragosta ha intervistato l’economista Alberto Quadrio Curzio: 

R. – La ragione è che le crescita economica mondiale è molto rallentata ed in particolare quella europea è vicina ad una situazione di stazionarietà; nel contempo la crescita degli Stati Uniti accelera, ma la produzione di gas e di petrolio negli Stati Uniti sta aumentando a ritmi molto forti: dunque la domanda di quel Paese che era un forte acquirente di petrolio è praticamente crollata, in quanto le fonti interne stanno portando il Paese stesso verso l’autosufficienza.

D. – Quali possono essere i risvolti geopolitici, considerando anche che l’Arabia Saudita - in sede Opec - ha ottenuto il mantenimento dei livelli di produzione?

R. – La scelta dell’Arabia Saudita è strategica, perché mantenendo la produzione e quindi premendo per dei prezzi bassi è ben vero che al presente i Paesi produttori si trovano in condizioni di minori guadagni, ma è altrettanto vero che rendono difficile anche la vita dei produttori americani: se i prezzi internazionali rimangono bassi, molte di queste piccole imprese nate negli Stati Uniti per estrarre lo shell-gas e lo shell-oil non riusciranno a coprire i costi di produzione. Quindi l’Arabia Saudita punta a ridurre la capacità di approvvigionamento autonomo di energia degli Stati Uniti, tenendo i prezzi bassi. E penso che sia un braccio di forza abbastanza importante, i cui esiti si vedranno nei prossimi anni – non certo subito! - e si vedranno soprattutto circa la capacità di tenuta di tutti i piccoli produttori americani.

D. – Se il prezzo del barile cala e la produzione resta stabile a livello mondiale, perché in Italia il costo dei carburanti non diminuisce?

R. – E’ la domanda che ci facciamo tutti! Sappiamo che l’incidenza della parte di tassazione sul prezzo del carburante è un’incidenza prevalente e quindi la stabilità o il ribasso molto moderato dei prezzi dipende proprio da questa composizione. Naturalmente è altrettanto vero che in un momento in cui le compagnie petrolifere si trovano, esse stesse, in condizioni non particolarmente favorevoli, una tendenza a ribassare i prezzi non è marcata, anche perché il ribasso dei prezzi non determinerebbe un aumento della domanda di carburante per il semplice fatto che la recessione economica impedisce un aumento di domanda al ribassamento dei prezzi. Quindi da un lato la tassazione, dall’altro una domanda che andrebbe ad aumentare abbassando i prezzi determina questa situazione di sostanziale stazionarietà dei prezzi del carburante.

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Confesercenti: metà degli italiani non arriva a fine mese

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Un italiano su due non arriva a fine mese. È questa la situazione drammatica in cui versano le famiglie alle porte del Natale, secondo quanto rilevato dall’ultimo sondaggio Confesercenti. Al microfono di Corinna Spirito, il responsabile dell’ufficio economico di Confesercenti, Antonello Oliva, che spiega i dati emersi dalla ricerca: 

R. - Per quanto riguarda la situazione delle singole famiglie, possiamo dire che 7 anni di crisi colpiscono perché è ancora in aumento la quota di famiglie che ci dice che non arriva a fine mese. Inoltre, moltissime famiglie, ormai il 90 per cento, ci hanno detto che durante tutto il 2014 hanno ridotto le spese. Quindi, la situazione è ancora molto transitoria. Non siamo ancora usciti dalla crisi e le famiglie si comportano di conseguenza.

D. - Dove si andrà a tagliare di più durante le feste natalizie?

R. – Si taglierà sulle spese un po’ superflue, in qualche modo anche i regali verranno scelti più per la loro utilità che per il dono fine a se stesso. Quindi, c’è questo dato anche di regalare cose che servono, così si raggiungono due obiettivi con una sola spesa. Il Natale è diventato un momento per fare regali basati su cose che non si sono comprate in precedenza, pensiamo ai capi di abbigliamento… Rimane il giocattolo per i bambini, sostanzialmente. Anche se qui pure ci sono scelte più economiche che però salvaguardano i bambini perché il Natale in questo senso è anche un loro momento.

D. – Non ci sono dunque segni di ripresa rispetto all’anno scorso?

R.- No. Diciamo che le famiglie ancora risentono di una situazione di incertezza. Ci sono molte spese obbligate e infatti abbiamo visto di recente che poi una grossa quota sia della tredicisima che dello stipendio mensile deve andare alle cosiddette spese fisse, spese obbligate: tasse, imposte, tariffe, servizi pubblici locali, etc., per le quali a dicembre ci sono alcune scadenze. Quindi, no, per adesso, per quanto riguarda i consumi delle famiglie, in senso molto lato, la situazione è parecchio statica.

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Federazione Alzheimer: maggiori aiuti per malati e famiglie

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Sono 44 milioni nel 2013 le persone malate di alzheimer e si pensa che aumenteranno fino a raggiungere i 76 milioni nel 2030, secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità. Per migliorare la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie è stato siglato un accordo tra Equitalia e la Federazione Alzheimer Italia, che prevede assistenza fiscale gratuita. Maria Cristina Montagnaro ha chiesto al presidente della Federazione, Gabriella Salvini Porro, quali sono i problemi più comuni: 

R. – Sono soprattutto delle cartelle (esattoriali) che magari arrivano e delle quali i familiari non sanno niente. Lo Sportello Amico di Equitalia è proprio questo: per il momento c'è a Milano, non tanto telefonicamente, ma di presenza, in modo che il familiare possa presentarsi con tutti i documenti idonei anche perché logicamente Equitalia deve essere sicura che quella persona può trattare per il malato. L’esperto di Equitalia dà queste risposte.

D. – Ci sono passi avanti nella ricerca?

R. – Sta muovendosi in tutto il mondo molto attivamente, però – purtroppo! – per quanto riguarda la terapia risolutiva, quella che può guarire l’Alzheimer, non è molta vicina. Infatti sia Obama per gli Stati Uniti, sia Cameron per il G8 si sono impegnati a fare in modo che almeno entro il 2025 ci sia una possibilità se non di guarire la malattia almeno di arrestarne il decorso. E sarebbe già un passo avanti! Questo però non significa che per i malati non ci sia nulla da fare: questo è importantissimo da far capire! Perché è sbagliato! Perché ci sono tutte quelle terapie non farmacologiche e quelle strategie che cercano di dare una qualità di vita sopportabile al malato e alla famiglia.

D. – Che cosa chiedete alle istituzioni?

R. – Noi chiediamo che si facciano carico di questo problema, che è un problema immane! Non è un problema inventato: ci sono dei numeri spaventosi… Devo dire che c’è stata la presentazione del "Piano Demenze", che purtroppo per il momento rappresenta solamente delle linee guida, perché è un piano senza finanziamenti e soprattutto la sanità è a carico delle regioni. Per cui il ministero può indicare come muoversi, ma oltre questo non c’è nel "Piano Demenze". Noi aspettiamo che ci siano quindi dei finanziamenti… I malati di Alzheimer ci sono, sono persone e hanno bisogno di tutto l’aiuto di tutti quanti.

D. – La cosa importante è non farli sentire ghettizzati…

R. – Questo è un problema mondiale e in Italia lo sentiamo molto, perché c’è tantissima gente che ha vergogna. E questo è anche abbastanza comprensibile, perché i comportamenti del malato spesso sono comportamenti imbarazzanti quando tu vai per la strada, quando vai in giro… Bisogna che anche i familiari capiscano che si tratta di una malattia e quindi questi comportamenti sono dei sintomi della malattia. Non c’è da aver vergogna! E’ una battaglia che stiamo facendo in tutto il mondo…

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Festival Famiglia: dare nuove opportunità a genitori e figli

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Dove prospera la famiglia cresce la società e quindi anche l’economia, perciò non lasciamo sole le famiglie ma aiutiamole. E’ questo il messaggio risuonato ieri nella giornata conclusiva del Festival della famiglia, che si è svolto in questi giorni a Riva del Garda sul tema “L’ecosistema vita e lavoro. Occupazione femminile e natalità, benessere sociale e crescita economica”. La manifestazione è stata promossa dalla Provincia autonoma di Trento con il Dipartimento per le Politiche della famiglia della presidenza del Consiglio dei Ministri. Il servizio di Marina Tomarro

E’ necessario creare condizioni favorevoli tra vita familiare e vita lavorativa, perché solo così si favorisce la crescita dei territori. Queste le conclusioni del terzo Festival della famiglia. Per fare questo, però, diventa necessaria una politica implementata secondo logiche sinergiche ispirate alla sussidiarietà, che chiamano in causa tutte le risorse della società civile. Mario Sberna, ex presidente dell’Associazione nazionale delle famiglie numerose:

R. – Io penso che il tema di queste giornate “Conciliazione tempo-famiglia” sia esattamente sulla strada giusta. E’ esattamente lì che abbiamo carenza. Avere la certezza che una donna, una mamma - e anche un papà - di fronte ad una gravidanza possa vivere con gioia tutta quella gravidanza, perché sa che non perderà il posto di lavoro, e che magari - come in Svezia o in Irlanda o in Germania - venga dato un contributo economico a chi dei due genitori, per i primi 36 mesi di vita del bambino, si occupa della sua assistenza, della sua cura e della sua crescita; una cifra che tra l’altro va ad aggiungersi a quella che non viene spesa per l’asilo nido: un risparmio per lo Stato, che non ne spenderebbe 2 mila, che è quello che costa un asilo nido. Questa cosa qui, per esempio, darebbe un incentivo grande anche alla gioia della maternità e darebbe anche la necessità di cui anche una coppia ha bisogno.

Tante le storie raccontate durante il Festival, nelle quali emerge una grande solidarietà tra famiglie, ma anche la solitudine di donne, che una volta diventate mamme si sono viste costrette a lasciare il proprio lavoro per una mancanza di aiuti. E per loro nel 2012 a Milano è nato “Piano C”. Ascoltiamo Riccarda Zezza tra i fondatori della start up:

R. – “Piano C” è perché “Piano A” vuol dire avere un solo lavoro e “Piano B” dedicarsi solo alla famiglia: ad un certo punto della nostra vita, per noi che lo abbiamo fondato,  abbiamo pensato che non fosse più necessario scegliere, ma che si potesse avere un “Piano C” che mettesse insieme tutto.

D. – Cosa offrite voi alle famiglie?

R. – Offriamo tre cose diverse: servizi innovativi, quindi uno spazio lavoro con area bambini, che noi chiamamo "co-baby", servizi salvatempo e community; poi offriamo dei percorsi per far emergere con più forza la professionalità femminile; e, infine, offriamo questo progetto che si chiama “Maternity as a master”, che trasforma le competenze della maternità e della paternità in competenze di leadership sia nelle aziende che con un libro.

D. – Cosa dicono le mamme e i papà di questo servizio che offrire nella città di Milano?

R. – Siamo molto contenti oltretutto che altre città ci stiano seguendo: quindi stanno aprendo altri spazi di "co-working" con area "co-baby": questo ci fa molto piacere. Sono felici, sono persone che non hanno più bisogno di scegliere; mamme che hanno continuato ad allattare e hanno ricominciato a lavorare; padri che hanno la possibilità di stare di più con i propri figli. Quindi ci dicono che era ora e che effettivamente questo è quello che serve.

Fondamentale diventa anche la collaborazione tra famiglie ed istituzioni politiche e sociali. Come per i 10 “distretti famiglia”, nati in Trentino dal 2010, ai quali hanno aderito oltre 100 comuni e 150 organizzazioni pubbliche e private e dove l’economia del territorio è strettamente legata anche al benessere familiare. Ascoltiamo Paola Piccioni, referente tecnica del distretto famiglia dell’Alto Garda:

R. – I “distretti famiglia” sono un concetto mutuato dal distretto economico. I distretti sono sostanzialmente raggruppamenti di enti di vario tipo, dal privato al sociale, all’ente pubblico, con mission diverse del profitto, del valore, che si mettono assieme e lavorano per il bene comune del territorio. Quindi un territorio improntato al benessere familiare, che sviluppa sinergie favorevoli e soprattutto relazioni favorevoli, che costituiscono poi il capitale sociale e l’investimento culturale per il benessere di quel territorio

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Presidente Cbs News: Francesco comunicatore brillante, la gente si fida di lui

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Si è tenuto ieri al “Centro Studi Americani” di Roma un Seminario sul tema “Lo stato dei media”. Un evento al quale hanno preso parte alcuni tra i più importanti giornalisti statunitensi. Tra questi, Jeff Fager, presidente di Cbs News al quale Alessandro Gisotti ha chiesto di condividere le sue impressioni sul modo di comunicare di Papa Francesco: 

R. – He’s brilliant! He’s one of the brightest lights in the world. I think that in a position where …
E’ splendido! E’ una delle luci più brillanti del mondo. Credo che quando sei nella posizione di poter parlare a folle così ampie – ma anche se parli a poche persone – è un’opportunità che deve essere apprezzata e utilizzata al meglio. Io non ricordo nessun buon comunicatore come questo Papa: ha catturato il mondo in maniera così veloce, da aver trasformato le opinioni sulla Chiesa. Lui da solo ha avuto un impatto fortissimo sul sentire degli americani riguardo alla Chiesa cattolica in un lasso di tempo veramente molto breve, e questo significa che è un comunicatore brillante!

D. – E’ un grande comunicatore del quale la gente percepisce che è sincero, affidabile …

R. – Yes. He’s reliable, you trust him, you believe him … he’s got a very simple message: about humanity, …
Sì, è vero. E’ affidabile, ti fidi di lui, gli credi … e porta un messaggio molto semplice: parla di umanità, di come la Chiesa dovrebbe comportarsi nel mondo e questo si propaga. Credo che la Chiesa avesse bisogno di un grande cambiamento, e la persona che aveva modo di gestire i simboli che lo circondavano ha operato grandi cambiamenti: già il suo modo di vivere, il suo modo di viaggiare, il fatto che risieda in una casa molto semplice... Vede, tutto quello che lo circonda dice molto dell’uomo e del suo messaggio, e io credo che questo dipinga un quadro molto positivo della Chiesa.

D. – Il tema di questo seminario è “Lo stato dei media”: ci dà un’idea delle tendenze attualmente più importanti, nonostante ciò sia ovviamente difficile da delineare?

R. – Well, everything is changing so rapidly on a big landscape … everything is changing quickly. …
Bè, tutto sta cambiando molto rapidamente e su larga scala. Stanno prendendo piede nuovi mezzi di comunicazione sociale digitale, e crescono, e questo è anche entusiasmante! Nel programma della Cbs “60 minutes”, tuttavia, la cosa che più ci preme è mantenere il livello qualitativo, che rimaniamo attaccati saldamente al principio che il fatto debba essere raccontato nella maniera corretta [in modo comprensibile a tutti]: questo è quello che i nostri telespettatori si aspettano da noi. C’è la fretta di trasmettere la notizia velocemente, nel clima attuale con tutte le nuove piattaforme mediatiche e tutti i social media che oggi sono disponibili; ma vogliamo essere certi di dare sempre ai nostri spettatori la comprensione migliore di un fatto.

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Nella Chiesa e nel mondo



Attacco dell'Is a Nord di Baghdad, 9 morti

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Continuano gli attacchi dello Stato islamico in Iraq e Siria. In un villaggio a Nord di Baghdad nove persone sono state uccise da un’autobomba diretta contro una stazione di polizia. L’attacco non è stato ancora rivendicato, ma si ritiene sia opera dell’Is, che ha anche rapito 30 poliziotti nella provincia di Salahuddin, 170 km a Nord della capitale. Il sedicente Stato islamico ha subito, intanto, oggi tre raid aerei da parte della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti nella zona di Tikrit.

In Siria, invece, gli uomini dell’autoproclamato califfo Abu Bakr Al-Baghdadi hanno colpito l’aeroporto di Deir Ez Zour, il più importante insediamento controllato dagli uomini del presidente Bashar Al-Assad nell’Est del Paese. Il sito è stato attaccato dall’artiglieria dei jihadisti e decine di famiglie hanno abbandonato le loro case nell’area. Occupato anche un deposito di armi. Intanto il ministro degli interni libanese, Nihad Mashnuq, commenta l’arresto, avvenuto nei giorni scorsi in Libano, dell’ex moglie del “califfo” e di un leader del Fronte Al-Nusra. “Si è trattato di un grande errore”, ha detto, “sarebbe stato meglio lasciarle libere e tenerle sotto sorveglianza, per ottenere la liberazione dei militari libanesi rapiti dai jihadisti. (M.R.)

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Emergenza sbarchi: appello della Caritas di Catania

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Nuovo sbarco di immigrati in Sicilia. Una nave con a bordo 254 profughi è arrivata questa mattina al porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa, scortata dalla nave “Gregoretti” della Guardia Costiera. Ad attenderli forze dell'ordine, Protezione civile e medici per le prime cure. Nelle ultime ore sono stati quasi 600 i migranti soccorsi nel canale di Sicilia e a largo delle coste libiche. I profughi erano a bordo di gommoni e vecchi pescherecci.

Intanto la Caritas diocesana di Catania lancia un appello per la costituzione di un gruppo di volontari dedicato al servizio caritatevole dedicato all’”emergenza sbarchi”. Già nel pomeriggio di ieri si è provveduto ai pasti dei migranti in transito al porto di Catania, distribuendo oltre 500 panini e latte e biscotti per i più piccoli. I volontari però non bastano. “La situazione d’emergenza è indice di uno stato che purtroppo continua da mesi”, si legge in un comunicato della Caritas catanese, diretta da don Piero Galvano. Gli interessati possono scrivere una mail a segreteria@caritascatania.it (M.R.)

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Kenya: paura tra i cristiani dopo attacchi Al Shabaab

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Dall’ultimo massacro del 2 dicembre nella Contea di Mandera ad opera dei miliziani somali di Al Shabaab, costato la vita a 36 lavoratori delle cave, i cristiani in Kenya “vivono nel terrore, chiedendosi dove avverrà il prossimo attacco”. È quanto afferma in un’intervista all’agenzia Cns, mons. Emanuel Barbara, vescovo di Malindi, confermando le forti preoccupazioni espresse in questi giorni dai vescovi keniani.

“Ai nostri fedeli diciamo di fare attenzione e stare all’erta, senza però lasciare crescere sentimenti di rabbia e di vendetta”. Allo stesso tempo i vescovi stanno premendo sul governo per una riorganizzazione delle forze di sicurezza, la cui inadeguatezza – come già denunciato dal presidente locale di "Giustizia e Pace" mons. Zacchaeus Okoth - è anche legata alla corruzione endemica. “Vorremmo vedere le nostre forze di sicurezza prendere il controllo della situazione”, mentre adesso tra i keniani c’è “la diffusa sensazione che sono i militanti musulmani che decideranno quando e dove attaccare”, ha detto mons. Barbara.

Secondo il vescovo di Malindi, il moltiplicarsi di questi attacchi conferma l’esistenza di una strategia mirata contro i cristiani. Come per il precedente massacro del 22 novembre, quando nella stessa Contea di Mandera ventotto persone erano state assassinate per la propria appartenenza religiosa, anche questa volta gli Al Shabaab hanno ucciso solo i non musulmani.

Anche il direttore della Caritas di Mombasa, il religioso giuseppino John Mwangi Wambugu, ha confermato alla Cns la crescente paura della comunità cristiana, soprattutto nelle regioni costiere e nord-orientali più vicine alla Somalia, dove crescono di conseguenza le tensioni con la comunità musulmana.

Gli attacchi delle milizie fondamentaliste islamiche somale nel territorio keniano si sono intensificati dal 2011, quando il governo di Nairobi ha inviato truppe in Somalia per aiutare le forze anti-Shabaab.(L. Z.)

 

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Venezuela e Haiti: è allarme epidemia di chikungunya

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I casi di chikungunya, una febbre acuta virale, in Venezuela sono il doppio rispetto a quelli di altri 37 Paesi del centro e Sud America. Secondo l’Organizzazione Panamericana della Sanità in Venezuela oltre il 15% delle abitazioni fanno da serbatoio per i mosquitos che trasmettono la malattia e si sono raggiunti gli estremi per parlare di epidemia. Finora, riferisce l'Agenzia Fides, sono stati registrati 1 milione e mezzo di casi, e si ritiene che ce ne siano altrettanti di persone che non si rivolgono ai centri di assistenza e si curano da sole. Il virus si è esteso rapidamente in tutti i Caraibi e parte dell’America Latina. Haiti sta dimostrando di essere particolarmente vulnerabile perché molte persone vivono in case sovraffollate, instabili, con condizioni igieniche terribili, terreno ideale per le zanzare che trasmettono la malattia. 

La mancanza di infrastrutture di base, le precarie misure di controllo dei mosquitos e le profonde disuguaglianze sociali ed economiche, ostacolano gli sforzi per la prevenzione e il trattamento. Dal primo caso documentato del virus, ad Haiti a maggio, ce ne sono stati altri 40 mila sospetti. Gli unici luoghi dove si registrano più casi sono la vicina Repubblica Domenicana e Guadalupe. Ci sono tuttavia molti segnali che lasciano pensare che la cifra reale ad Haiti sia di gran lunga superiore. Si tratta di un Paese di 10 milioni di persone che vivono di sfide continue, una povertà schiacciante, la mancanza di accesso all’acqua potabile e il fatto che almeno 146 mila sfollati del terremoto del 2010 vivono ancora in abitazioni di fortuna. 

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India: artisti di tutte le fedi ricordano S. Francesco Saverio

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I migliori artisti di Goa di diverse fedi si sono ritrovati insieme in una mostra d'arte che si svolge in contemporanea con l'esposizione delle reliquie di San Francesco Saverio. E proprio al Santo è dedicata l'iniziativa, che ha per titolo "immagini di fede" ed è stata inaugurata all'auditorium del "Pilar Seminary". E' la seconda mostra organizzata dal Pilar Theological College, ed ha voluto riunire artisti diversi per riflettere sul Santo missionario spagnolo. A corollario della mostra, riferisce l'agenzia Fides, è stata presentata una rara collezione di manufatti provenienti da diverse comunità etniche con le quali i membri della Pilar Society lavorano nelle terre di missione. Durante il periodo di apertura della mostra verrà proposto anche uno spettacolo musicale sulla vita di San Francesco Saverio intitolato "Mission Japan". (M.R)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 341

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.