Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 08/12/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco: lasciamo che Dio ci faccia dono per gli altri

◊  

Come Maria, tutti i cristiani sappiano offrire a Dio un “sì” pieno alla sua volontà e donarsi agli altri come “strumenti di accoglienza, di riconciliazione e di perdono”. È l’auspicio che Papa Francesco ha espresso all’Angelus pronunciato in Piazza San Pietro nel giorno dell’Immacolata, solennità alla quale ha dedicato anche un tweet che dice: “Impariamo dalla Vergine Maria ad essere più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio. Nel pomeriggio, il Papa si recherà come da tradizione in Piazza di Spagna per la venerazione della statua dell’Immacolata. Il servizio di Alessandro De Carolis: 

Un messaggero di Dio le si presenta con la notizia più straordinaria mai udita da un essere umano: sarai madre del Figlio di Dio. E la reazione della prescelta è un faro per ogni vita cristiana: si compia in me tutto ciò che Dio vuole. Papa Francesco si sofferma sulla scena dell’Annunciazione, proposta nella solennità dell’Immacolata, per una nuova considerazione della capacità di Maria di corrispondere alla volontà di Dio. “Maria è ricettiva, ma non passiva” perché, evidenzia, non dice “io farò secondo la tua parola”, bensì “avvenga per me…”:

“Anche a noi è chiesto di ascoltare Dio che ci parla e di accogliere la sua volontà; secondo la logica evangelica niente è più operoso e fecondo che ascoltare e accogliere la Parola del Signore! Che viene dal Vangelo, dalla Bibbia. Il Signore ci parla sempre! L’atteggiamento di Maria di Nazareth ci mostra che l’essere viene prima del fare, e che occorre lasciar fare a Dio per essere veramente come Lui ci vuole. E’ Lui che fa in noi tante meraviglie”.

Prima del Figlio, Maria “ha concepito la fede”, afferma Papa Francesco. Ma pure se eccezionale, “questo mistero dell’accoglienza della grazia, che in Maria, per un privilegio unico, era senza l’ostacolo del peccato, è – sostiene il Papa – una possibilità per tutti”:

“Anche noi siamo stati da sempre ‘benedetti’, cioè amati, e perciò ‘scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati’. Maria è stata pre-servata, mentre noi siamo stati salvati grazie al Battesimo e alla fede. Tutti però, sia lei che noi, per mezzo di Cristo, ‘a lode dello splendore della sua grazia’, quella grazia di cui l’Immacolata è stata ricolmata in pienezza”.

Dunque, Dio dona e Maria accoglie. Ma subito dopo, Maria dona ciò che ha ricevuto, come dimostra partendo rapidamente verso il villaggio di sua cugina Elisabetta, anch’ella in attesa di un figlio. In tale dinamica di grazia, “s’impone”, afferma Papa Francesco, una cosa “sola: la gratuità”:

“Nessuno di noi può comprare la salvezza! La salvezza è un dono gratuito del Signore, un dono gratuito di Dio che viene in noi e abita in noi. Come abbiamo ricevuto gratuitamente, così gratuitamente siamo chiamati a dare (…) In che modo? Lasciando che lo Spirito Santo faccia di noi un dono per gli altri. Lo Spirito è dono per noi e noi, con la forza dello Spirito, dobbiamo essere doni per gli altri. Che ci faccia diventare strumenti di accoglienza, strumenti di riconciliazione,  e strumenti di perdono”.

Dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha salutato i vari gruppi presenti in Piazza San Pietro, riservando parole particolari per i membri dell’Azione Cattolica Italiana: che la Vergine Immacolata la “benedica”, ha detto, “e la renda sempre più scuola di santità e di generoso servizio alla Chiesa e al mondo”.

Quindi, come ogni 8 dicembre, il Papa ha concluso invitando tutti a stringersi al suo atto di omaggio alla statua dell’Immacolata nel cuore di Roma, preceduto però da una variante:

“Oggi pomeriggio mi recherò a Santa Maria Maggiore per salutare la Salus Populi Romani e poi in Piazza di Spagna per rinnovare il tradizionale atto di omaggio e di preghiera ai piedi del monumento all’Immacolata. Sarà un pomeriggio tutto dedicato alla Madonna (...) A tutti auguro buona festa e buon cammino di Avvento con la guida della Vergine Maria. Per favore, non dimenticate di pregare per me”.

inizio pagina

Gubbio: il Papa accende l'albero. Luce di Natale, luce di Gesù

◊  

"Noi vogliamo che la luce di Cristo sia in noi". Sono le parole del videomessaggio con il quale ieri sera il Papa ha salutato gli abitanti di Gubbio, durante la cerimonia di accensione dell’albero di Natale, il più grande del mondo, disegnato con le luci sul monte Ingino. Francesco ha inviato alle 18.30 un impulso che  ha acceso l’albero, che resterà illuminato sino alla sera del 6 gennaio. Ascoltiamo le parole di Papa Francesco: 

"Un Natale senza luce non è Natale. Che ci sia la luce nell’anima, nel cuore; che ci sia il perdono agli altri; che non ci siano inimicizie, che sono tenebre. Che ci sia la luce di Gesù, tanto bella. Questo desidero per tutti voi. Tante grazie del vostro dono, è bello. Anche io dono a voi i miei più calorosi auguri, di pace e felicità.

Se voi avete qualcosa scura nell’anima, chiedete perdono al Signore. E’ una bella opportunità questa del Natale per fare pulita l’anima, eh! Non avete paura, il prete è misericordioso, perdona tutti in nome di Dio, perché Dio perdona tutto. Che la luce sia nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, nelle vostre città. E adesso, con questo augurio, accendiamo la luce.

Vi benedica Dio Onnipotente: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.  Buon Natale e pregate per me".

inizio pagina

Angola, Francesco nomina nuovo arcivescovo di Luanda

◊  

In Angola, Papa Francesco ha nominato Arcivescovo di Luanda mons. Filomeno do Nascimento Vieira Dias, finora vescovo di Cabinda.

inizio pagina

Benedetto XVI: totale assurdità mia intromissione nel Sinodo

◊  

Se avesse avuto le energie che in quel momento non si sentiva avrebbe imposto una sola cosa: essere chiamato “Vater Benedikt”, “Padre Benedetto”. È questo che aveva desiderato per sé il Papa emerito al momento della sua rinuncia e la rivelazione è uno dei passaggi più significativi e di forte risonanza mediatica dell’intervista rilasciata all’edizione domenicale del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine.

Ero “troppo debole e stanco” in quel frangente, confida Benedetto XVI al giornalista Joerg Bremer, al quale concede di raccontare questo retroscena perché “magari – osserva – può essere d'aiuto”.

Tra i temi toccati dal Papa emerito nella mezz’ora di colloquio c’è anche la rielaborazione, in vista della pubblicazione del quarto volume delle sua Opera omnia, delle conclusioni di un suo saggio del 1972 a proposito della indissolubilità del matrimonio e della possibilità di concedere l’Eucaristia ai risposati. Al giornalista che gli domanda se in questo modo abbia voluto prendere posizione sui temi del recente Sinodo, Benedetto XVI replica: “È una totale assurdità” poiché, nota, la revisione del volume era stata compiuta ben prima del Sinodo.

Benedetto XVI ribadisce poi di mantenere “ottimi contatti” con Francesco: “Cerco di essere il più silenzioso possibile” ma intanto per il credente, osserva, è “chiaro chi è il vero Papa”. Un ultimo pensiero è per il Natale e la Terra Santa, luogo di nascita di Gesù Dio e Uomo: “Questa dimensione terrena – riafferma – è importante per la fede degli uomini”. (A cura di Alessandro De Carolis)

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Israele dopo raid in Siria: impediremo arrivo armi ai nemici

◊  

Non consentiremo che armi sofisticante finiscano nelle mani dei nostri nemici. Così il ministro dell'Intelligence israeliano, Yuval Steinitz, si è espresso all’indomani delle accuse del governo siriano, secondo cui caccia dello Stato ebraico hanno bombardato due obiettivi nei pressi di Damasco. Si alza quindi la tensione in Medio Oriente, mentre la coalizione internazionale continua colpire le forze del cosiddetto Stato islamico in Siria e in Iraq. Il servizio di Marco Guerra: 

Le autorità israeliane non hanno voluto confermare o smentire i bombardamenti avvenuti ieri vicino all’aeroporto di Damasco, tuttavia hanno lasciato capire che il governo è pronto a colpire forniture di armi a gruppi come Hezbollah, i miliziani sciiti libanesi che in Siria combattono al fianco del regime di Bashar al-Assad. “Abbiamo una politica di prevenire possibili trasferimenti di armi sofisticate a organizzazioni terroristiche”, ha dichiarato il ministro dell'Intelligence, Steinitz. Israele continua quindi a monitorare con attenzione l'evoluzione della guerra in Siria. Attività confermata un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato ieri, secondo cui "Israele intrattiene da mesi costanti e regolari contatti con gruppi militanti di ribelli siriani che combattono contro il regime del presidente Bashar al-Assad". Per questo motivo, il governo di Damasco dopo i raid ha subito puntato il dito contro l’aviazione dello Stato ebraico, denunciando un coinvolgimento diretto di Israele e di altri Paesi occidentali “nel sostenere il terrorismo in Siria”. Dall'inizio della rivolta armata contro Assad, nel 2011, Israele ha compiuto diversi raid in territorio siriano alcuni dei quali diretti proprio contro forniture di missili iraniani per Hezbollah. E la situazione resta incandescente anche nelle aree controllate dallo Stato islamico in Siria e in Iraq. Oggi, in una serie di raid aerei della coalizione internazionale a sud della città irachena di Kirkuk, sono stati uccisi decine jihadisti e distrutti una settantina di automezzi. Intanto, un nuovo carico di armi di medio e piccolo calibro è giunto nel Kurdistan per rafforzare le milizie di Peshmerga che si confrontano con lo Stato islamico.

inizio pagina

Australia. Chiesa: detenzione immigrati nei campi è inumana

◊  

L’Australia negli ultimi mesi sta adottando una politica migratoria dal carattere restrittivo. Ciò riguarda anche i richiedenti asilo i quali, nel caso trovino rifugio nel Paese, sono relegati dalle autorità in centri di detenzione isolati come quello dell’isola di Manus in Papua Nuova Guinea. Qualche giorno fa, proprio i migranti trattenuti sull’isola avevano scritto al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e al "Canadian Immigration Service" invocando un rapido intervento in loro favore. Di questa situazione, Gabriele Beltrami ha parlato con padre Maurizio Pettenà, direttore dell’Ufficio Cattolico australiano per Migranti e Rifugiati: 

R. – L’Australia è l’unica nazione che, per quanto riguarda la detenzione, ha in atto una legge di carattere punitivo. Quindi, noi assistiamo a questa situazione inumana, dove abbiamo ragazzi – qualche ragazza, anche – che sono in questi centri di detenzione, campi di detenzione, da cinque, sei, sette, otto anni! Alcune delle caratteristiche più inumane di questi centri di detenzione risiedono nel fatto che siano così remoti dalla società: Christmas Island è a otto ore di volo da Perth… sono praticamente dimenticati! Quindi, è difficile per questi ragazzi avere un sostegno legale ed è molto difficile avere proprio un sostegno umanitario, un sostegno di welfare sociale.

D. – Qual è dunque l’impegno della Chiesa australiana su questo fronte?

R. – In un incontro che io personalmente ho avuto con l’allora ministro dell’Immigrazione, Chris Bowen, avevo detto che era inumano tenere bambini in campi di detenzione. Avevo anche insistito sul fatto che questi bambini condividono la vita, di fatto, con uomini adulti e il fatto che questi non abbiano niente da fare tutto il giorno in un clima atroce è una porta aperta anche a possibili situazioni di abuso. In collaborazione con il Jesuit Refugee’s Service, nel 2010 abbiamo potuto trovare un numero di ex conventi e abbiamo subito comunicato al ministro dell’Immigrazione che in Australia c’erano le strutture, che la Chiesa avrebbe potuto offrire le strutture e che avrebbe potuto offrire anche un sistema di supporto umanitario nel campo. Ci sono alcune organizzazioni che hanno cominciato a metter su queste case e da allora abbiamo incominciato a ricevere ragazzi, in ognuna di queste case. Quello che è stato bello vedere è che questo era un mezzo molto concreto di aiutare questi ragazzi: attuare quello che noi chiamiamo “social cohesion”, perché pur non avendo potuto tirare via la parola “detenzione” per ragioni politiche, però, di fatto, erano case in cui i ragazzi potevano muoversi liberamente, potevano andare a scuola… Oppure, abbiamo organizzato – insieme ad alcuni volontari – dei corsi di inglese, poi con i gruppi giovanili parrocchiali abbiamo avuto il permesso di portare fuori questi ragazzi a fare una partita di pallone, una partita di rugby, al shopping centre, al cinema e metterli in contatto con altre famiglie dei loro gruppi etnici in modo tale che quando avessero eventualmente ricevuto un visto permanente – che tutti hanno ricevuto – avessero già un cammino avviato per l’inserimento nella società. Purtroppo, con l’avvento del nuovo governo e le linee punitive del ministro che abbiamo adesso, tutte queste cose – che erano molto umanitarie e, per quanto riguarda la Chiesa, erano basate sia sul dettato del Vangelo sia sulla Dottrina sociale della Chiesa – si sono fermate. Quindi, tutto quello che noi stiamo vedendo adesso è una escalation di una politica solamente punitiva. Uno dei punti forti dell’attuale ministro è che da quando c’è questa legge punitiva, di fatto non ci sono più sbarchi, ed è vero. Dal punto di vista della Chiesa cattolica noi diciamo: non abbiamo fermato gli sbarchi, abbiamo fermato le persone che su quelle imbarcazioni cercavano un futuro di sicurezza. Uno dei punti su cui insistiamo fortemente è l’introduzione dei visti umanitari. Noi abbiamo visto tagliare i visti umanitari consistentemente, anno dopo anno, riducendoli dai 30 mila che avevamo concordato con il governo precedente ai 13 mila concessi dall’attuale governo. L’altro canale su cui la Chiesa sta insistendo, specialmente per quanto riguarda la Siria, è che si metta in atto un programma di solidarietà ad hoc. Ci auguriamo che questa situazione non duri per sempre. Stiamo approntando un programma di negoziati con il governo perché si apra una possibilità di visti di solidarietà.

inizio pagina

Vicepresidente Cnn: Francesco come Wojtyla, comunicatore senza paura

◊  

Quanto cambieranno i media tradizionali con la rivoluzione dei social network? E’ uno degli interrogativi su cui, in questi giorni, si sono confrontati alcuni tra i più importanti giornalisti Usa, convocati a Roma dal Centro Studi Americani per un seminario sul tema “Lo stato dei media”. Nell’occasione, Alessandro Gisotti, ha chiesto al vicepresidente di Cnn, Ed O’Keefe, di soffermarsi sullo stile comunicativo di Papa Francesco e sulla sfida della comunicazione digitale: 

R. – It’s interesting: Pope Francis is such a phenomenally global figure, so immensely popular that he…
E’ interessante: Papa Francesco è un personaggio-fenomeno globale, così immensamente popolare da non aver bisogno dei grandi media. Può chiamare un’agenzia di informazione argentina, con una piccola visibilità, piuttosto che rilasciare un'intervista a un grande network. Non ha bisogno di una grande intervista globale: qualunque sia il suo messaggio, che lo esprima attraverso una telefonata a una persona qualsiasi nel mondo, o parlando a una piccola testata giornalistica, comunque riceverà attenzione a livello mondiale. E’ un comunicatore fenomenale. Credo che abbia ben chiaro il potere immenso del fatto di essere “raggiungibile”, di mostrare un lato più “personale”, di “esporsi” in un modo che non avevamo mai visto...

D. – ... forse lo abbiamo visto con Giovanni Paolo II…

R. – It’s probably, yes... I mean, I knew a number of journalists who covered Pope John Paul II…
Probabilmente, sì.... Voglio dire, ho conosciuto un certo numero di giornalisti che a suo tempo hanno seguito l’attività di Giovanni Paolo II e loro hanno avuto lunghi colloqui molto semplici con il Papa. Hanno fatto viaggi all’estero con lui e hanno parlato con lui, perché sull’aereo lui andava a trovare i giornalisti e ci parlava, erano lunghe conversazioni… Era “accessibile” e non aveva paura di confrontarsi con la stampa e di comunicare idee, magari prima ancora che fossero pienamente formate: non è che per il semplice fatto che l’abbia detto il Papa, necessariamente poi debba diventare dottrina della Chiesa. Ma se hai paura di dire qualsiasi cosa, mai riuscirai a imbastire un dialogo. E, palesemente, lui non aveva paura di cambiare le cose e di animare il dialogo.

D. – Come, secondo la sua opinione e la sua esperienza alla Cnn, i social media stanno rimodellando il modo di informare la gente?

R. – Social has completely transformed how we reach an audience…
I social media hanno completamente trasformato il nostro modo di raggiungere il pubblico: il futuro dei media è “mobile” e “social”. Noi ora creiamo i contenuti esclusivamente e fin dall’origine pensati per una piattaforma "social", perché sappiamo che lì c’è il nostro pubblico. Noi creeremo un pezzo che sarà diverso per la televisione, per il web, per la telefonia mobile, per Facebook and per Twitter…

D. – E questo è molto difficile da fare per i cosiddetti media tradizionali, è una vera sfida... La Cnn è un’emittente via cavo, eppure oggi è difficile sostenere che la Cnn sia solo emittente via cavo…

R. – That’s exactly right. Traditional media needs to disrupt or be disrupted. If traditional media...
E’ esattamente così. I media tradizionali devono articolarsi o saranno disgregati. Se un media tradizionale si considera come una cosa sola – solo quotidiano, solo televisione, solo rivista – si perderà questa “età dell’oro” del giornalismo, perché i consumatori hanno già deciso. I consumatori, il pubblico si sta orientando verso il “mobile” e il “social”. Loro le informazioni le ricevono – probabilmente, mai come nella storia dell’umanità – da una molteplicità di fonti.

inizio pagina

Tumori: in Italia aumentano i malati ma anche le guarigioni

◊  

Il tumore non è più un male incurabile, oggi guariscono sei pazienti si dieci. In molti casi, si riesce a diagnosticare il cancro agli esordi, con maggiore possibilità di prevenirlo, anche se in Italia si è registrato un incremento della malattia. Ne parla, ad Elisa Sartarelli, il presidente della Fondazione "Insieme Contro il Cancro", Francesco Cognetti: 

R. – Sei casi su 10 guariscono completamente, o meglio sopravvivono a lungo termine. Molti di essi sono risultati guariti. Questo è dovuto essenzialmente a due aspetti. Il primo è quello legato alla maggiore diffusione dei sistemi di diagnosi precoce, i famosi "screening". A un aumento di incidenza, si accompagna una diminuzione della mortalità e quindi questo ha prodotto un aumento del numero totale di pazienti, quella che noi chiamiamo la prevalenza: cioè, il numero di pazienti che sono in quel determinato periodo malati o che hanno avuto la malattia diagnosticata molti anni prima, oppure che ce l’hanno in corso e stanno facendo dei trattamenti. Questo aumento del numero dei malati, e quindi la prevalenza, è veramente esponenziale perché negli anni Novanta erano circa un milione e mezza. Nel 2012, erano due milioni e mezzo. L’anno scorso sono stati calcolati circa tre milioni. Nel 2020, saranno 4 milioni e mezzo i malati di cancro in Italia.

D.  – Un dato che  dobbiamo considerare allarmante…

R. – Allarmante da una parte, ma tranquillizzante dall’altra. Molti di questi pazienti, infatti, sono guariti. Il 50% ha avuto la malattia da più di cinque anni, quindi sono considerati guariti. Questo non significa che non abbiano problemi. Purtroppo, molti di questi pazienti si portano dietro problematiche relative a situazioni di carattere riabilitativo, alterazioni legate al tumore o ai trattamenti ricevuti. Quindi, diventa veramente un problema sociale perché dobbiamo occuparci non solo degli aspetti che riguardano le cure del tumore, ma dobbiamo anche affrontare tutti gli aspetti che riguardano la riabilitazione di pazienti che sono praticamente guariti.

D . – Quali tumori sono stati sconfitti e quali sono più difficili da curare?

R. – Ci sono ottime possibilità di guarigione per i tumori solidi, soprattutto i tumori della mammella, del colon retto quando la malattia al momento dell’intervento chirurgico, della diagnosi, è limitata. Presentano alti tassi di guaribilità tutti i tumori ematologici – leucemie, linfomi, tutti i tumori che colpiscono i giovani, come i tumori del testicolo. Mentre purtroppo sono ancora ostici da curare e da guarire i tumori del polmone, i tumori del pancreas, i tumori dello stomaco.

D. – Quando diciamo sconfitto intendiamo sconfitto definitivamente, o c’è sempre il pericolo che la malattia si ripresenti?

R. – Di fronte a una malattia neoplastica il pericolo di una recidiva c’è sempre. Però, se per determinate neoplasie passano alcuni anni, la situazione del rischio è minore. Poi, c’è sempre il rischio dei secondi tumori che, come è noto, possono verificarsi in percentuale maggiore in pazienti che già sono stati affetti da questa malattia.

D. – Arrivano anche nuovi farmaci?

R. – Sono una nuova categoria di agenti che agiscono in modo più selettivo. L’associazione di questi trattamenti con i trattamenti in uso in molti tumori ha determinato un miglioramento delle possibilità di guarigione della malattia. E anche questi farmaci sono utilizzati da soli in altri tumori che prima erano assolutamente incurabili, come il melanoma maligno o il carcinoma del rene. Una nuova frontiera è rappresentata dall’immunoterapia che si sta affermando come una nuova arma terapeutica: potenziare veramente le difese dell’organismo e rivolgerle contro le cellule neoplastiche.

inizio pagina

"Piccoli passi possibili": il nuovo libro su Chiara Corbella

◊  

A più di due anni dalla scomparsa di Chiara Corbella, la storia di questa giovane madre romana continua a sorprendere. Ad Assisi, oggi migliaia di persone assisteranno alla testimonianza del marito, Enrico Petrillo, che ormai da tempo viene chiamato a raccontare il "sì" di Chiara al Signore. Un sì rafforzato dalla perdita dei suoi due bimbi, morti poco dopo la nascita, e dalla malattia scoperta quando era in attesa del piccolo Francesco. Proprio le testimonianze di Enrico e di chi ha conosciuto da vicino Chiara sono al centro di “Piccoli passi possibili”, il nuovo libro edito da Porziuncola, che esce oggi nelle librerie. Benedetta Capelli ne ha parlato con lo stesso Enrico Petrillo

R. – Quello che noi facciamo è rispondere alle tante richieste che ci vengono fatte da parte del popolo del Signore che vuole conoscere Chiara, perché effettivamente Chiara si rivela sempre di più come uno strumento per raggiungerlo e per intravvedere un po’ il suo volto. La testimonianza che avevamo fatto era venuta molto bene: un frate che ha trascritto i testi, li ha usati per pregare e ci ha suggerito questa cosa. All’inizio noi eravamo un po’ titubanti, perché il desiderio non era quello di fare un libro, anche se poi di fatto è come se fosse un libro, però io lo considero più come una integrazione a “Siamo nati e non moriremo mai più”, proprio perché la storia è la stessa ma viene raccontata da tanti altri testimoni, che rappresentano altre fonti e che confermano comunque quello che hanno visto anche i miei occhi.

D. – Chi sono le persone che hanno raccontato Chiara in questo nuovo libro su di lei?

R. – A parte me, ci sono i genitori di Chiara, la sorella. Ci sono i due medici più cari ed amici – Daniela, la ginecologa, e Angelo, il geriatra che l’ha assistita fino alla fine, confrontandosi con medici palliativisti più esperti di lui. Ci sono poi Cristiana e Simone che sono gli autori del primo libro.

D. – Leggendo le testimonianze dei vari contributi che fanno parte di “Piccoli passi possibili”, come viene percepita Chiara? Chiara, secondo te, è stata compresa? Tanto si è scritto su di lei, tante immagini sono state associate a lei, come quella della  nuova Gianna Beretta Molla, tante etichette sono state affibbiate a Chiara… In questo libro c’è davvero Chiara come la hai conosciuta tu?

R. – No. In realtà è diversa, proprio perché quando Chiara era qui con me io potevo intuire tante cose della sua grande bellezza e della sua relazione col Signore. Ma è come se il Signore un po’ ce ne parlasse, mentre noi ne parliamo anche fra di noi… Capiamo quando questa relazione con Lui sia più profonda di quanto pensassimo prima. Così se tu mi chiedi: “Chiara è come era?”. Sì lo è, ma allo stesso tempo è anche molto diversa. Un po’ come è diversa la relazione che ci unisce oggi, anche se legata dalla stesso amore.

D. – Come la racconti, come la descrivi questa relazione: oggi che relazioni hai con Chiara?

R. – E’ una relazione di amore, logicamente non fisica. Mi continua a parlare del Signore. La cosa bella di questo matrimonio è che sembra che continui a generare tanti figli. Mi commuove tanto pensare alle tante vocazioni, alle tante ragazze che decidono di diventare Clarisse o che scelgono addirittura la clausura grazie anche all’esempio di Chiara. Chi vive in clausura, in un certo senso, aspetta il giorno dell’incontro con lo Sposo: tutta la vita si prepara a quel momento. Mi sembra allora che Chiara aiuti in questo. Poi tante madri, madri che hanno fatto purtroppo degli sbagli nella vita, ingannate, che si riconciliano con il passato. Questa è un’opera di Dio che mi meraviglia: io continuo tanto a meravigliarmi di questa vita che il Signore mi ha donato e di questa storia.

D. – Nel corso di questi due anni tanta attenzione intorno a voi: cosa ti suscita questo?

R. – Mi suscita tanta gratitudine rispetto al Signore, che è un Dio che mantiene le sue promesse. E’ stampata nel mio cuore in modo indelebile l’ultima Messa con Chiara in cui il Vangelo diceva “Voi siete il sale della terra e la luce del mondo”: mi sembra che il Signore stia mantenendo proprio questo! Attraverso Chiara, una ragazza tanto semplice che non poteva veramente sospettare niente di tutto quello che sta avvenendo oggi, il Signore sta in parte rinnovando tante cose grazie a Lei, cambiando il cuore. E’ incredibile quanto Chiara riesca a diventare amica di tutti… In questa storia, non si sentono giudicati da Chiara proprio perché sia io che lei abbiamo accolto quello che il Signore ci donava. Quindi, anche chi ha sbagliato si sente comunque amato. E così il Signore se li riprende…

D. – Perché questo titolo “Piccoli passi possibili”?

R. – Perché per arrivare al Signore non devi né correre né camminare troppo piano: devi avere un passo costante, continuo e soprattutto sul presente, perché la stanchezza viene se pensi al passato e al futuro, mentre se tu cammini pensando soltanto al piccolo passo possibile che tu ora puoi fare, a un certo punto arrivi alla meta e dici: “Sono già arrivato! Incredibile, Signore ti ringrazio!”.

inizio pagina

Cresce mercato e-book. Donnini (Rcs): discriminatoria Iva al 22%

◊  

Con l’evoluzione del mondo dell’editoria, pesa sempre di più l’Iva maggiorata del 22% sui libri digitali, rispetto al 4% imposto ai libri cartacei. Ecco spiegata “Un libro è un libro”, l’iniziativa lanciata dall’Aie, l'Associazione italiana editori, contro la discriminazione fiscale sugli e-book, che ha spinto il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, a portare la questione al Consiglio europeo. Sul grande successo di “Un libro è un libro”, Corinna Spirito ha intervistato Laura Donnini, amministratore delegato di RCS libri e presidente dell’Aie: 

R. – Il successo è stato abbastanza ampio, ma soprattutto superiore alle aspettative. Basti pensare che a ieri avevamo circa 1.100 twitter con l’hashtag  #unlibroèunlibro e circa 5 milioni e 700 mila di impression. È un risultato straordinario che denota come la battaglia sull’Iva sia in realtà un battaglia in favore dello sviluppo culturale e anche digitale di questo Paese. Tutti gli amanti dei libri – a partire dagli autori, dagli scrittori, dai giornalisti, dagli addetti ai lavoro, dalla gente comune – si sono in qualche modo impegnati per dare un segnale. E il segnale forte è stato dato in primis al governo e l’obiettivo finale è quello di portare questa discussione sul tavolo europeo, perché questa battaglia è una battaglia che riguarda tutti i Paesi, perché la discriminazione sull’e-book, considerato un servizio e considerato tale dal legislatore prima ancora che si pensasse alla forma e-book, è oggi sicuramente obsoleta.

D. – L’Europa sembra aver reagito bene alla proposta di Dario Francheschini. Cosa cambierebbe se accettasse di equiparare l’Iva sull’e-book a quella dei libri cartacei?

R. – In Italia ci sarebbe sicuramente una spinta allo sviluppo di questo mercato, che è molto piccolo: partito tre anni fa, vale meno di 40 milioni di euro e stiamo parlando più o meno del 4-5% del mercato totale del libro, che è una percentuale piccola in confronto a Paesi come l’America, dove ormai la percentuale media è del 25%, o come l’Inghilterra, dove ormai quasi si raggiunge oltre 15%. In questo Paese, un’Iva discriminatoria sicuramente si rifletterebbe su dei prezzi probabilmente più alti e quindi si andrebbe, in qualche modo, a bloccare uno sviluppo. Dal punto di vista dell’equiparazione, il concetto di fondo è : “La Divina Commedia” è la stessa sia che si legga su carta, sia che si legga su un supporto elettronico. È la storia quella conta, è il valore dell’opera. Perché è importante che tutti i Paesi seguano questo stesso principio? Perché il nostro ormai è un mercato globale, è un mercato europeo.

D. – Ci sono rischi reali di procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea?

R. – Il caso della Francia e del Lussemburgo, che hanno deciso di applicare l’Iva cartacea all’e-book, ha generato una infrazione per questi Paesi. L’Italia è pronta a combattere. Evidentemente non è automatica la procedura di infrazione, perché quello che è uscito dal Consiglio dei ministri della cultura europei è un documento che comunque porta sul tavolo dell’Europa una questione di principio che ha, in qualche modo, l’obiettivo di sviluppare l’industria culturale europea. Sicuramente, è una mossa molto coraggiosa, che però crediamo possa essere discussa in sede europea. L’obiettivo è riuscire a portare questo argomento sull’agenda dell’Ecofin, il 9 dicembre.

D. – Chi sono oggi i lettori che preferiscono un e-book a un libro cartaceo?

R. – Sono lettori tendenzialmente "heavy reader", che leggono cioè dai 10 ai 15 libro l’anno. Sono molto più maschi che femmine, di età tra i 35 e i 50-55, e viaggiano. Sono anche quelle persone tecnologicamente più avanzate, che quindi hanno comprato come novità tecnologica l’e-reader.

D. – Qualcuno crede che la crescita dell’e-book possa portare in futuro alla morte del cartaceo. È così?

R. – Assolutamente no. Ormai, questo dato è riscontrabile nei Paesi più avanzati. È la carta il formato che continua ad essere preferito e che continuerà a dominare e a vincere, tanto più che alcuni generi – come la "no-fiction", quindi la saggistica e la manualistica - che un tempo si credeva potessero essere preferibili in formato elettronico, in realtà sono preferiti in carta. È più la narrativa di intrattenimento che è più apprezzata in formato digitale. La letteratura, testi di saggistica, libri per ragazzi continuano a essere preferiti in carta.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Filippine: 24 morti per il passaggio del tifone Hagupit

◊  

 E' salito ad almeno 24 morti il bilancio del tifone "Hagupit" nelle Filippine, dopo che la Croce Rossa ha riferito della scoperta di diverse vittime nella provincia di Eastern Samar, la prima colpita dalla tempesta sabato sera. "Hagupit" questa mattina è sceso allo status di tempesta tropicale ma è ancora presente nell'arcipelago asiatico.

Le autorità locali hanno finora dovuto attendere che la perturbazione perdesse potenza prima di poter cominciare a far decollare i voli per raggiungere le zone più colpite, come ha spiegato Alexander Pama, portavoce della protezione civile filippina. Tuttavia, il tifone "Hagupit" non ha colto di sorpresa la popolazione e le autorità filippine che - memori del tifone "Haiyan" che nel 2013 ha provocato 7.000 vittime - hanno evacuato con rapidità quasi un milione di persone. 

Intanto, sul terreno stanno operando anche squadre di operatori umanitari di Oxfam (confederazione internazionale di Ong), mentre il direttore di Oxfam Filippine, Justin Morgan, si è rivolto ai negoziatori dei Paesi riuniti a Lima, in Perù, alla conferenza Onu sul clima, chiedendo loro di agire con urgenza sulle cause che provocano i cambiamenti climatici e l’intensificarsi di eventi estremi come i tifoni, che negli ultimi tre anni hanno devastato le Filippine. Uno studio Oxfam, pubblicato lo scorso novembre, denuncia infatti che l’Asia è un continente sempre più colpito da fenomeni climatici estremi ed è del tutto impreparato a gestire le crisi che si moltiplicano e che potrebbero bloccarne la crescita economica.

inizio pagina

Pakistan: radi aerei sui talebani, ucciso leader di al Qaeda

◊  

Omar Farooq, importante leader di Al Qaida, è stato ucciso insieme ad altri tre terroristi nell'attacco di un drone Usa nel Waziristan settentrionale, territorio tribale pakistano al confine con l'Afghanistan. Sempre nella regione pakistana del Waziristan, almeno 30 talebani sono stati uccisi in un raid aereo dell’aviazione di Islamabad che aveva come obiettivo il leader integralista, Hafiz Gul Bahadur. Secondo fonti locali, sono stati colpiti decine di combattenti e almeno sette comandanti di Bahadur e del suo alleato Sadiq Noor, ma non è chiaro se questi ultimi due siano stati feriti o uccisi nel bombardamento.

Da giugno scorso, l'esercito pakistano sta conducendo nelle aree tribali al confine con l’Afghanistan una massiccia offensiva contro i talebani e i gruppi legati ad al  Qaeda. L’operazione finora ha portato all’uccisione di almeno 1.600 ribelli islamisti. Intanto, l'esercito pahistano ha autorizzato il parziale rientro di circa un milione di sfollati nel nord Waziristan.

inizio pagina

Yemen. Naufragio di una barca di migranti etiopi, 70 morti

◊  

Almeno settanta migranti etiopi sono annegati nel naufragio di un'imbarcazione al largo delle coste dello Yemen, all'ingresso del Mar Rosso. Lo rende noto il Ministero dell'interno yemenita, secondo il quale la barca che trasportava i migranti clandestini del Corno d'Africa si è capovolta al largo di Al Makha, città portuale nei pressi dello stretto di Bab al-Mandeb. La causa del naufragio sarebbe stata il maltempo. Non ci sarebbero superstiti. Si tratta del naufragio più tragico del 2014 al largo dello Yemen, dato che questo primato era stato attribuito all'affondamento di un'imbarcazione avvenuto il 31 maggio scorso con l'annegamento di 60 persone, quasi tutte di nazionalità somala ed etiope.

 Il tratto di mare che separa la Somalia dallo Yemen è attraversato ogni anno da migliaia di migranti africani che intendono raggiungere l'Arabia Saudita e gli altri Paesi del Golfo. Si calcola che negli ultimi cinque anni siano stati più di 500 mila i migranti che sono riusciti a compiere la traversata. (M.G.)

inizio pagina

Ucraina, scontri nell’est: 6 morti nelle ultime 24 ore

◊  

Sei civili sono morti e altri tre sono rimasti feriti nelle ultime 24 ore, a causa dei combattimenti nelle regioni separatiste del sudest ucraino. Lo riferiscono le forze armate di Kiev. Nella notte tra sabato e domenica, erano stati registrati altri otto morti, tre a Donetsk e cinque nella regione di Lugansk. Non si fermano quindi le violenze malgrado solo venerdì scorso sia stata siglata una nuova tregua tra le autorità filorusse di Lugansk e l’esercito di Kiev. E resta difficile la situazione anche sul fronte diplomatico. In un'intervista pubblicata ieri dal Die Welt, la cancelliera tedesca, Angela Merkel ha accusato la Russia di mettere in atto una strategia per destabilizzare i Paesi dell'est Europa che cercano di avvicinarsi all'Unione Europea, in particolare Moldova, Georgia e Ucrania.

inizio pagina

Chiuso Convegno Cism-Usmi: i consacrati e l'esempio del Papa

◊  

Il Convegno Cism-Usmi sull’impegno dei consacrati nelle periferie è terminato ieri con la tavola rotonda sulla rivoluzione comunicativa di Francesco, cui hanno partecipato padre Federico Lombardi, il prof. Massimo Cacciari, l'arcivescovo Bruno Forte e mons. Josè Rodriguez Carballo, commentando il “linguaggio” del Papa.

Padre Lombardi ne ha colto la spiritualità in sette parole: rilanciare una chiesa missionaria che guarda fuori da sé per portare il Vangelo; camminare insieme con passo sinodale per trovare insieme la strada; ascoltare e lasciarsi stupire; coltivare la cultura dell’incontro; servire Dio, la Chiesa, il prossimo, gesto ben evidenziato dalla lavanda dei piedi nel carcere minorile alle ragazze musulmane; includere, dimensione in cui non teme di essere polemico, denunciando i mali più gravi di oggi; custodire la responsabilità verso gli altri e verso il mondo che ci è stato affidato per essere custodito con responsabilità e con amore.

Per Massimo Cacciari, “Papa Francesco attinge da una tradizione grande, interna alla Chiesa Cattolica, vivendo  drammaticamente un cambio d’epoca che un cristiano affronta sì con speranza e che, tuttavia, è imprevedibile nei suoi sviluppi”. Parole da ascoltare in un’Europa assalita dalle trasformazioni, compresa una drammatica perdita della sacralità. Viene dalla fine del mondo, non dall'Europa che non è più il centro del mondo”.  Il suo linguaggio attinge a una teologia vera, centrata su una tradizione fortemente volontaristica, che ha grandi rapporti con la mistica teresiana, solida e sostanziale, centrata sul fate e poi insegnate. Un metodo che comporta la “straordinaria tensione ad ascoltare la realtà, non da fuori ma entrandoci dentro. “Ma - si è chiesto Cacciari - in un secolo caratterizzato da una radicale incapacità di ascolto, è possibile ancora una strategia di questo genere? Non si arriverà di nuovo a un affrontamento polemico, a un confronto con il mondo di oggi senza giungere a un momento giudicante?”.

Riferendosi alla rivoluzione comunicativa del Papa, mons. Forte ha detto che essa arriva al cuore di tutti perché è sincera, semplice e sobria. La sincerità  fatta  con dichiarazioni spontanee che non sono mai avventate, ma “ruminate, anche se sul momento possono apparire di sorprendente novità”. Semplicità perché, detta a braccio, e raggiunge coloro cui si dirige. “Abituato da sempre a stare vicino ai poveri - ha detto l’arcivescovo di Chieti-Vasto - Papa Francesco si è allenato a dire le cose grandi in modo umile e comprensibile a tutti”. Una semplicità che non avrebbe la forza che ha, se non fosse abitata da sincerità e trasparenza.

Infine, la sobrietà che rifugge da tutto ciò che sembra esaltare il potere, “che ha bisogno di fraternità condivisa, dell’uso di auto semplici, di comportamenti normali, che vuol far capire di essere un compagno di strada e un fratello in umanità”.

Non manca, infine, l’elemento “sorpresa”, che viene dalla scelta del nome, alla richiesta di benedizione al popolo a inizio Pontificato, al suo presentarsi come vescovo della Chiesa di Roma - elemento misto a molta tenerezza che rende l’altro felice e consapevole che ogni dono è un reciproco scambio di bene e rende l’umanità più vera, più serena, più bella per tutti.

Per orientare la vita religiosa - “che non si sa dove stia andando” - mons. Josè Rodriguez Carballo ha indicato cinque piste illustrate a partire dalla "Evangelii Gaudium": essere portatori di gioia che nasce dal sentirsi amati; svegliare il mondo con la profezia; vivere la comunione; leggere la vita consacrata in uscita verso le periferie esistenziali e del pensiero; creare cultura dialogando senza complessi, interrogandosi su quanto Dio vuole da ciascuno. Il presule ha poi illustrato ai 300 religiosi presenti le linee emerse dalla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, ovvero formazione più incisiva e da rinnovare curando la formazione dei formatori e quella permanente. “Camminate verso la missione multiculturale - ha concluso mons.Carballo - vera ricchezza che richiede molto lavoro di chi viene e chi accoglie, ma che aiuta a riscoprire quella spiritualità itinerante che crea comunione con l’altro".

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 342

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.