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Sommario del 11/12/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa: Dio ci ama come una mamma, non mercifichiamo la grazia

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Dio è come una mamma, ci ama gratuitamente, ma noi spesso vogliamo controllare questa grazia in una sorta di contabilità spirituale: è quanto ha detto Papa Francesco nella Messa mattutina a Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti

Dio salva il suo popolo non da lontano ma facendosi vicino, con tenerezza. Papa Francesco, prendendo lo spunto dal profeta Isaia, fa un paragone:

“E’ tanta la vicinanza che Dio si presenta qui come una mamma, come una mamma che dialoga con il suo bambino: una mamma quando canta la ninna nanna al bambino e prende la voce del bambino e si fa piccola come il bambino e parla con il tono del bambino al punto di fare il ridicolo se uno non capisse cosa c’è lì di grande: ‘Non temere, vermiciattolo di Giacobbe’. Ma, quante volte una mamma dice queste cose al bambino mentre lo carezza, eh? Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova… ti farò grande… E lo carezza, e lo fa più vicino a lei. E Dio fa così. E’ la tenerezza di Dio. E’ tanto vicino a noi che si esprime con questa tenerezza: la tenerezza di una mamma”.

Dio ci ama gratuitamente – ha affermato il Papa - come una mamma il suo bambino. E il bambino “si lascia amare”: “questa è la grazia di Dio”. “Ma noi, tante volte, per essere sicuri, vogliamo controllare la grazia” e “nella storia e anche nella nostra vita abbiamo la tentazione di mercificare la grazia”, renderla “come una merce o una cosa controllabile”, magari dicendo a noi stessi: “Ma, io ho tanta grazia”, oppure: “Ho l’anima pulita, sono in grazia”:

“E così questa verità tanto bella della vicinanza di Dio scivola in una contabilità spirituale: ‘No, io faccio questo perché questo mi darà 300 giorni di grazia … Io faccio quell’altro perché questo mi darà questo, e così accumulo grazia’. Ma cos’è la grazia? Una merce? E così, sembra di sì. Sembra di sì. E nella storia questa vicinanza di Dio al suo popolo è stata tradita per questo atteggiamento nostro, egoista, di voler controllare la grazia, mercificarla”.

Il Papa ricorda i gruppi che al tempo di Gesù volevano controllare la grazia: i Farisei, resi schiavi dalle tante leggi che caricavano “sulle spalle del popolo”. I Sadducei, con i loro compromessi politici. Gli Esseni, “buoni, buonissimi, ma avevano tanta paura, non rischiavano” e finivano per isolarsi nei loro monasteri. Gli Zeloti, per i quali la grazia di Dio era “la guerra di liberazione”, “un’altra maniera di mercificare la grazia”.

“La grazia di Dio – ha sottolineato - è un’altra cosa: è vicinanza, è tenerezza. Questa regola serve sempre. Se tu nel tuo rapporto con il Signore non senti che Lui ti ama con tenerezza, ancora ti manca qualcosa, ancora non hai capito cos’è la grazia, ancora non hai ricevuto la grazia che è questa vicinanza”. Papa Francesco ricorda una confessione di tanti anni fa, quando una donna si macerava sulla validità o meno, come osservanza del precetto, di una Messa frequentata di sabato sera per un matrimonio, con letture diverse da quelle della domenica. Questa la sua risposta: “Ma, signora, il Signore la ama tanto a lei. Lei è andata lì, ha ricevuto la Comunione, è stata con Gesù … Sì, ma stai tranquilla, il Signore non è un commerciante, il Signore ama, è vicino”:

“E San Paolo reagisce con forza contro questa spiritualità della legge. ‘Io sono giusto se faccio questo, questo, questo. Se non faccio questo non sono giusto’. Ma tu sei giusto perché Dio ti si è avvicinato, perché Dio ti carezza, perché Dio ti dice queste cose belle con tenerezza: questa è la giustizia nostra, questa vicinanza di Dio, questa tenerezza, questo amore. Anche a rischio di sembrarci ridicolo il nostro Dio è tanto buono. Se noi avessimo il coraggio di aprire il nostro cuore a questa tenerezza di Dio, quanta libertà spirituale avremmo! Quanta! Oggi, se avete un po’ di tempo, a casa vostra, prendete la Bibbia: Isaia, capitolo 41, dal versetto 13 al 20, sette versetti. E leggetelo. Questa tenerezza di Dio, questo Dio che ci canta a ognuno di noi la ninna nanna, come una mamma”.

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Il Papa ai giovani: l’Europa di oggi ha bisogno del Vangelo

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I giovani siano “protagonisti gioiosi” dell’evangelizzazione dei propri coetanei. E’ quanto scrive Papa Francesco in un messaggio al IV Convegno europeo di pastorale giovanile sul tema: "Una Chiesa giovane, testimone della gioia del Vangelo. Insieme sulle strade dell'Europa". L’evento, promosso dal dicastero per i Laici e dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee), si è aperto oggi a Roma per chiudersi sabato prossimo. Nel suo messaggio, indirizzato al cardinale Stanisław Ryłko presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il Papa ribadisce dunque che l’Europa di oggi “ha bisogno del Vangelo”. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

Aiutate i giovani “a rendersi conto che la fede non si contrappone alla ragione”. E’ uno dei suggerimenti offerti dal Papa ai partecipanti al Convegno europeo di pastorale giovanile. A loro, Francesco chiede di accompagnare i ragazzi “a diventare protagonisti gioiosi dell’evangelizzazione dei loro coetanei”. E li esorta a non stancarsi “mai di annunciare il Vangelo, con la vita e la parola: l’Europa di oggi ha bisogno di riscoprirlo!” Ancora, dal Papa l’invito a proporre ai giovani “un cammino di discernimento vocazionale, per prepararsi a seguire Gesù sulla via della vita coniugale e familiare oppure su quella di una speciale consacrazione al servizio del Regno di Dio”.

Francesco sottolinea che la pastorale giovanile è un servizio “prezioso” per la Chiesa di cui i giovani hanno bisogno. Servono “adulti e coetanei maturi nella fede”, precisa, “che li accompagnino nel loro cammino, aiutandoli a trovare la strada che conduce a Cristo”. E avverte che “ben più che nella promozione di una serie di attività per i giovani, questa pastorale consiste nel camminare con loro, accompagnandoli personalmente nei contesti complessi e a volte difficili in cui sono immersi”.

La pastorale giovanile, soggiunge, “è chiamata a cogliere gli interrogativi dei giovani di oggi e, a partire da essi, ad iniziare un vero e onesto dialogo per portare Cristo nella loro vita.” Il Papa sottolinea l’importanza di “condividere le esperienze fatte sul campo” e incoraggia a “considerare la realtà attuale dei giovani europei con lo sguardo di Cristo” che “ci insegna a vedere non soltanto le sfide e i problemi, ma a riconoscere i tanti semi di amore e di speranza sparsi nel terreno di questo continente, che ha dato alla Chiesa un gran numero di santi”.

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Cambiamenti climatici, Papa: resta poco tempo per soluzioni adeguate

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Il tempo per trovare soluzioni globali alle conseguenze dei cambiamenti ambientali si sta esaurendo. E’ quanto scrive Papa Francesco nel messaggio rivolto al ministro dell’Ambiente del Perù, Manuel Pulga Vidal, presidente della Conferenza dell’Onu sul clima, che si concluderà domani a Lima. Il servizio di Amedeo Lomonaco: 

Soltanto agendo insieme e in modo concorde - sottolinea il Papa - si potranno trovare “soluzioni adeguate” agli effetti dei cambiamenti ambientali, “che già si sentono in modo drammatico in molti Stati, soprattutto quelli insulari del Pacifico”. Conseguenze – spiega il Santo Padre – che “ci ricordano la gravità dell’incuria e dell’inazione”.

I temi al centro della Conferenza hanno un impatto su tutta l’umanità, in particolare sui più poveri e sulle generazioni future. Si tratta di “una grave responsabilità etica e morale”. E “non è senza significato – aggiunge il Pontefice - che la Conferenza avvenga nelle coste adiacenti alla corrente marittima di Humboldt, che unisce in un abbraccio simbolico i popoli dell’America, dell’Oceania e dell’Asia”.

Ricordando il chiaro imperativo etico di agire, Papa Francesco sottolinea che la lotta efficace contro il riscaldamento globale sarà possibile unicamente attraverso una risposta collettiva responsabile, “libera da pressioni politiche ed economiche”. Una risposta – conclude il Santo Padre - che sia anche capace di promuovere la cultura del dialogo e di mostrare “la responsabilità di proteggere il pianeta e la famiglia umana”.

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Tweet del Papa: la questione ecologica ha una dimensione morale

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“La questione ecologica è vitale per la sopravvivenza dell’uomo e ha una dimensione morale che tocca tutti”. E’ il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account Twitter @Pontifex, seguito da oltre 16 milioni di follower.

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Il 14 e 15 febbraio Concistoro per la creazione di nuovi cardinali

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Si conclude oggi la settima riunione del Consiglio dei nove Cardinali consiglieri, iniziata martedì scorso. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha fatto il punto in un briefing. Padre Lombardi ha anche annunciato che il 14 e il 15 febbraio si terrà un Concistoro per la creazione di nuovi cardinali. Il servizio di Amedeo Lomonaco: 

La sessione di incontri dei nove cardinali, alla quale partecipa Papa Francesco, si conclude questa sera. Al centro dei lavori, le osservazioni fatte in occasione della riunione dei capi dicastero dello scorso 24 novembre. Tra queste, i criteri generali che ispirano il lavoro della riforma della Curia e proposte particolari, tra cui la riorganizzazione e l’accorpamento di alcuni Pontifici Consigli. Un altro dei temi toccati riguarda la Commissione per la tutela dei minori. I membri della Commissione – ha detto padre Lombardi - saranno probabilmente 18 per garantire una rappresentanza culturalmente e geograficamente ampia. Il direttore della Sala Stampa ha poi annunciato che la prossima plenaria del Consiglio dei nove cardinali si terrà dal 9 all’11 febbraio. In quell’occasione verrà fatta una rilettura complessiva dello stato attuale di formulazione degli orientamenti e delle proposte per la riforma della Curia in modo tale da poterle presentare al Concistoro del Collegio dei cardinali, in programma il 12 e il 13 febbraio prossimi. Quindi padre Lombardi ha annunciato un altro importante appuntamento:

“Ho chiesto esplicitamente al Santo Padre stamattina e mi ha detto di poter dire che nei giorni successivi ancora - 14 e 15 – possiamo prevedere anche un nuovo Concistoro per la creazione di nuovi cardinali”.

Rispondendo ad una domanda di un giornalista sui nuovi cardinali, padre Lombardi ha infine aggiunto:

“Per quanto riguarda i nuovi cardinali, come sappiamo, dipende dal Papa dire quando lo riterrà opportuno, quando avrà deciso. L’uso tradizionale è che sia circa un mese prima. Quali saranno i nomi ce lo dirà il Papa, quando lo riterrà opportuno”.

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Il Papa presiede la Messa per la Festa della Madonna di Guadalupe

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Domani alle 18.00, nella ricorrenza della Beata Vergine di Guadalupe, Patrona dell’America Latina, Papa Francesco presiederà la Santa Messa nella Basilica Vaticana. La celebrazione sarà accompagnata dai canti della “Misa Criolla” del compositore argentino Ariel Ramírez, la cui esecuzione sarà diretta dal figlio, Facundo Ramírez. Sul significato di questo evento Alessandro Notarnicola ha sentito il prof. Guzmán Carriquiry, segretario della Pontificia Commissione per l'America Latina: 

R. – La prossima concelebrazione, presieduta dal Santo Padre nella Basilica di San Pietro, nella festività di Nostra Signora di Guadalupe, costituisce un grande evento cattolico e specialmente latino-americano. La devozione a Nostra Signora di Guadalupe, che è alle origini del cattolicesimo latino-americano, della pietà dei nostri popoli, ed è come un segno di identità, di unità, di originalità dell’America Latina meticcia, sarà celebrata il 12 dicembre dall’Alaska fino alla Terra del Fuoco e avrà due polmoni: il polmone della preghiera nel centro della cattolicità a San Pietro e l’altro grande polmone, con milioni di messicani e non solo, nel Santuario della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe a Città del Messico. Questo è, perciò, un grandissimo evento – ripeto – cattolico, ma specialissimo per tutti i latino-americani, che lo seguiranno attraverso tantissime televisioni che trasmetteranno direttamente l’evento. Nostra Signora di Guadalupe, Patrona dell’America Latina di tutto il continente americano, è anche Patrona delle Filippine e la sua intercessione è tanto potente che metteremo tra le sue braccia anche le intenzioni del Santo Padre e di tutta la Chiesa universale. Sarà molto importante il fatto che questa celebrazione verrà accompagnata dalla Missa Criolla di Ariel Ramirez, che quasi 50 anni fa, nel 1967 volle venire a Roma per consegnare la sua grande opera, geniale, nelle mani del Pontefice Paolo VI. Adesso suo figlio dirige un gruppo musicale di altissimo livello culturale e artistico, che accompagnerà la Messa del Santo Padre. Ieri, durante l’udienza, ricevendo il figlio di Ariel Ramirez, il Papa ha detto: “Tuo padre è stato un grande!”. E dopo qualche secondo di riflessione ha aggiunto: “E’ stato un grande mistico”. Possiamo immaginare tutta l’emozione e cosa significhi anche per un Papa argentino sentire quest’opera da lui molto ben conosciuta – e oggi ben conosciuta in tutta l’America Latina e in tutto il mondo. Questa musica liturgica, accompagnata da strumenti, da arrangiamenti, da inni, che sono argentini e di altri Paesi latino-americani, risuonerà in modo particolare per aiutarci a vivere con maggiore profondità il mistero eucaristico nella Basilica. 

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Funerali in San Pietro del cardinale argentino Mejía

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Si sono svolte stamani nella Basilica Vaticana le esequie del cardinale argentino Jorge María Mejía, scomparso a Roma - nella notte tra l’8 e il 9 dicembre – all’età di 91 anni. La Liturgia esequiale è stata celebrata dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio. Al termine della celebrazione, Papa Francesco – amico di lunga data del cardinale Mejía – ha presieduto il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Il porporato, che era stato creato cardinale nel 2001 da San Giovanni Paolo II, era stato archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa dal 1998 al 2003.

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Il Papa ha ricevuto Alicia Castro, ambasciatore di Argentina nel Regno Unito

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Papa Francesco ha ricevuto in udienza stamani la signora Alicia Castro, ambasciatore di Argentina nel Regno Unito, con la figlia.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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In prima pagina, in apertura, l'appello di Papa Francesco sui cambiamenti climatici: “Risposta libera da pressioni”. Sotto, I morti non sono danni collaterali; L’Onu denuncia le conseguenze delle politiche di contrasto dell’immigrazione.

Di spalla, annunciato un nuovo Concistoro a febbraio per la creazione di nuovi cardinali. Nelle pagine della cultura, Innocenza e pregiudizio; l’affare Dreyfus secondo lo scrittore Robert Harris, di Anna Foa, e La famiglia di un Papa negli «Epigrammata» di Damaso, di Carlo Carletti

A pagina 5, “Un magnifico movimento”, lo scoutismo secondo Giovanni Battista Montini raccontato da Paola Dal Toso e dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e “Maritain e l’arte contemporanea” di Maria Antonietta Crippa

A pagina 7, “La ninnananna di Dio”. Il Creatore Dio non ha paura di sembrare persino «ridicolo» per quanto ci ama. Per questo Francesco ha messo in guardia dalla «tentazione di mercificare la grazia», con una certezza: «Se noi avessimo il coraggio di aprire il nostro cuore a questa tenerezza di Dio, ma quanta libertà spirituale avremmo!». E per vivere questa esperienza, durante la Messa celebrata giovedì mattina, 11 dicembre, nella cappella della Casa Santa Marta, il Papa ha suggerito di aprire la Bibbia e leggere il passo del profeta Isaia proposto dalla liturgia del giorno, al capitolo 41, versetti 13-20.

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Oggi in Primo Piano



Esercito iracheno prepara offensiva contro jihadisti a Mosul

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Le forze speciali dell'esercito iracheno si stanno preparando a lanciare una nuova offensiva per la riconquista di Mosul, nel nord dell'Iraq, caduta nei mesi scorsi nelle mani del sedicente Stato islamico (Is). Intanto, ha causato orrore la notizia diffusa da un pastore anglicano, Andrew White, per anni vissuto a Baghdad ma ora residente in Israele, il quale ha denunciato la barbara decapitazione in Iraq di quattro giovani cristiani, sotto i 15 anni: i ragazzi avrebbero rifiutato la conversione forzata all'Islam imposta dai miliziani dell'Is. In una testimonianza diffusa dall’Observatoire de la Christianophobie e riproposta dal sito iracheno ‘Ankawa’, il pastore rivela di aver appreso la notizia nel corso di una telefonata con un membro della comunità cristiana irachena, secondo cui i quattro ragazzi, prima di morire, avrebbero confermato di amare e seguire soltanto Gesù. Giada Aquilino ne ha parlato con mons. Saad Sirop Hanna, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad e decano della facoltà di Teologia a Erbil: 

R. – Noi abbiamo letto la notizia, ma non abbiamo alcuna conferma, neanche dai nostri villaggi accanto, nemmeno dalla gente che sta qui, che è venuta da quei villaggi che sono stati attaccati. Nessuno ci dice che c’è stata questa decapitazione dei bambini. Dovrebbe essere successo a Mosul, però lì ora non c’è nessun cristiano, perché i cristiani hanno lasciato la città e tutti i villaggi che sono stati presi dall’Is.

D. – Avete notizia dell’esercito iracheno che starebbe preparando un’offensiva per riconquistare Mosul?

R. – Le informazioni dicono che ci sono delle forze popolari, ma anche forze che appartengono all’esercito iracheno che si trovano al confine con Mosul e che si stanno preparando per entrare in città. Ma nessuno sa i dettagli: chi sono esattamente, quanti sono, cosa faranno, quando ci sarà questo attacco.

R. – Nessun cristiano è più a Mosul. Le persecuzioni, le uccisioni per motivi religiosi, gli abusi sulle donne, le chiese violate ed espropriate si accompagnano ad altre denunce di violenze contro i cristiani...

D. – E sono passati ormai quattro mesi da quando, il 6 agosto scorso, c’è stata la conquista della città di Mosul da parte dell’Is, quest’organizzazione terroristica islamica che ha conquistato la città e ha cacciato via tutti i cristiani.

D. – A Erbil, come nel resto dell’Iraq, è pieno inverno. Come vive la popolazione, come vivono i cristiani che sono riparati lì?

R. – Vivono in una situazione molto difficile, non hanno casa: abitavano nelle tende. Adesso abitano in caravan che però non bastano per tutti: ci sono ancora famiglie che sono accolte dai vicini o in altri luoghi, forse 15 persone dormono nella stessa stanza, non c’è il lavoro, non c’è il necessario nemmeno dal punto di vista economico per il sostentamento della famiglia e tutto ciò rende la situazione, la vita molto fragile e difficile. La Chiesa sta lavorando; ha fatto tanto per queste persone. Ma il loro numero è enorme: i villaggi che sono stati presi e distrutti sono molti. Tanta gente si trova qui e purtroppo la situazione delle famiglie è davvero difficile.

D. – Si avvicina il Natale: il Papa prega costantemente per i cristiani perseguitati, per i cristiani di Iraq. Che Natale sarà questo?

R. – Un Natale che sarà vissuto con tanta sofferenza. Forse sarà un’occasione per ricordare i tempi difficili del Vangelo. Noi, come Chiesa, come pastori, come vescovi, come preti cerchiamo comunque di seminare sempre la speranza nei cuori della nostra gente, pur sapendo che è molto difficile. Soprattutto, l’intero quadro politico non aiuta a stabilizzare un po’ la situazione. Dunque, un Natale che verrà vissuto proprio con tanta nostalgia della pace, della speranza, dell’amore, della prosperità, della tranquillità di vita. Che Dio ci aiuti a dare una bella testimonianza, perché non è facile farlo.

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Medio Oriente: alta tensione dopo morte ministro palestinese

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La morte di Ziad Abu Ein e' stata provocata da un infarto, forse per lo stress. E’ quanto emerge dall’autopsia delle autorità israeliane, sul corpo del ministro dell’Anp, morto ieri nel corso di una manifestazione in Cisgiordania contro gli insediamenti. Ma la leadership palestinese, anche nel giorno dei funerali del ministro, ribadisce la tesi dell’aggressione da parte dei soldati che Gerusalemme ha inviato a disperdere il corteo . Sale la tensione dunque in un contesto già difficile per il Medio Oriente  e in una campagna elettorale avviata dal dimissionario premier Netanyahu. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Eric Salerno esperto dell’area per il quotidiano Il Messaggero: 

R. -  Netanyahu sta cercando di farsi rieleggere con un voto ancora più maggioritario. Potrebbe accadere che lui cerchi di recuperare a livello internazionale e interno facendo operazioni militari di qualche tipo e, l’altro rischio, invece, è che gli altri – palestinesi in questo caso – cerchino di approfittare della situazione.

D. – In un clima preelettorale l’invio dell’esercito nella pacifica Cisgiordania potrebbe essere interpretato come una prova di forza del premier israeliano, per riconquistarsi quella destra necessaria di fronte al profilarsi di alleanze tra sinistra e centro, al voto di marzo?

R. – Può essere quello, ma può essere anche una casualità quello che è accaduto. Purtroppo, infatti, succedono episodi di violenza tutti i giorni in Cisgiordania, contro tutte le manifestazioni pacifiche, anche di gruppi di ebrei.

D. – I timori espressi a livello internazionale dicono che i maggiori riflessi di quanto accaduto saranno sul processo di pace. Lunedì prossimo a Roma si vedono per questo il premier israeliano e il segretario di Stato americano, Kerry. Si arriverà a qualche risultato? 

R. – Netanyahu vuole ottenere l’aiuto americano contro la risoluzione che sarà presentata alle Nazioni Unite, non solo per il riconoscimento dello Stato palestinese, ma per fissare la fine dell’occupazione militare israeliana della Palestina. Il problema per Netanyahu è che sono venute fuori conversazioni in cui diceva: “Dobbiamo soltanto tenere duro per un paio d’anni, poi non ci sarà più Obama e potremo fare quello che ci pare, costruendo dove e quanto vogliamo”.

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Bregantini: corruzione e antipolitica, vincere indifferenza

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Nel messaggio per la Giornata della Pace 2015 il Papa denuncia “le scarse se non inesistenti opportunità di lavoro” e si rivolge, tra l’altro, a tanti “lavoratori e lavoratrici, anche minori, asserviti nei diversi settori, dal lavoro domestico a quello agricolo, da quello dell’industria a quello minerario”. Invita gli Stati a vigilare perché le leggi siano rispettose della dignità umana, condannando la “corruzione di chi è disposto a tutto pur di arricchirsi”. Sul tema della corruzione, è intervenuto ieri anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che guardando ai fatti di Roma, invita a colpire “le infiltrazioni criminali” nella vita pubblica. Considerando, tuttavia, l’antipolitica, distruttiva ed eversiva. E alla vigilia dello sciopero nazionale promosso per domani in Italia da Cgil e Uil sulle politiche del lavoro del governo Renzi, ascoltiamo mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, al microfono di Luca Collodi

R. – Il primo dei nodi in cui il Papa nota la schiavitù, oggi, è proprio il discorso dei lavoratori e delle lavoratrici “asserviti” – come lui li chiama con una parola più dolce ma in realtà non meno tragica. E questo ci chiede anche nel messaggio: capire come intervenire anche, per esempio, sul discorso relativo agli impegni che prendiamo. C’è un cenno molto preciso alle legislazioni, ecco, anche tutto il discorso molto importante in questo momento in Italia; alla criticità sulle delocalizzazioni … E’ interessante che abbia poi collegato il tema di ciò che uno produce con ciò che uno consuma, perché acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico.

D. – Qui c’è quasi un appello del Papa alla società civile perché anch’essa possa farsi classe politica …

R. – Quindi, un appello alla società civile e insieme a vincere il grande nemico che è l’indifferenza.

D. – Questo messaggio, nella parte del lavoro, ci riporta allo sciopero generale di domani promosso da Cgil e Uil. Come dobbiamo guardare allo sciopero generale?

R. – Lo sciopero … io sono stato operaio e quindi so quanto sia importante. La domanda è che probabilmente, in questo momento bisogna andare oltre. Lo sciopero è un diritto, ma non basta. Occorre soprattutto creare le opportunità di lavoro, e nascono dagli investimento. Gli investimenti nascono dalla speranza e dal coraggio del domani, ed è questo che emerge anche in tutto il discorso. Se io guardo il prossimo come un oggetto, è chiaro che lo sfrutto; se lo guardo come un fratello, farò di tutto, anche investendo, anche a mio rischio. Oltre allo sciopero, bisogna puntare sulla capacità, oggi, di dare lavoro e di creare lavoro.

D. – Ieri ha parlato anche il presidente della Repubblica, Napolitano: quindi, recuperare moralità in politica per contrastare l’antipolitica che in Italia sta ormai degenerando...

R. – Corruzione e antipolitica: alla fine, sono il medesimo risultato triste di un fenomeno di mancanza di etica all’interno della politica. Credo che occorrano molte mani: ecco il punto nodale. Dobbiamo fare un’economia dove le decisioni non siano prese da pochi in stanze oscure, ma siano trasparenti, ci siano organi di controllo, ci sia la partecipazione della base … E’ il buio che crea la corruzione o l’antipolitica.

D. – E’ più eversivo un politico corrotto o un antipolitico onesto?

R. – Un politico corrotto: è la corruzione che crea entrambi i guai. L’allontanamento dalla politica e poi, di conseguenza, il disservizio. Però, non stiamo lì tutti, con l’indice puntato contro pochi; dobbiamo tutti insieme dire: creiamo delle istituzioni partecipative che ci permettano di tenere sotto controllo i politici, non solo additandoli ma condividendo, imparando però anche da noi stessi che il denaro, se tu non lo sai usare, ti schiavizza.

D. – E’ preoccupato per la situazione politica-sociale-economica dell’Italia di oggi?

R. – Certo. Però, c’è anche questa fortissima reazione morale che c’è stata, dopo la questione di Roma: ha dimostrato che c’è una società sana, che non si rassegna.

D. – Che però, spesso non è rappresentata a livello istituzionale …

R. – Ecco, questo è il problema. Ora, il problema è la partecipazione democratica dalla base, che è in fondo quando il Papa dice “No all’indifferenza, sì alla partecipazione”.

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Video pro-eutanasia. Casini: c'è diritto a vivere, non a morire

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“Eutanasia. Il parlamento si faccia vivo”. E’ il messaggio che viene rivolto in un video-appello di tre minuti in cui 70 persone fra cittadini e personalità del mondo del giornalismo, della scienza e dello spettacolo si alternano per parlare del tema. Si chiede, in particolare, che il parlamento discuta la proposta di legge di iniziativa popolare per la liceità dell’eutanasia e il testamento biologico, presentata dall’Associazione Luca Coscioni e da altre realtà. Debora Donnini ha chiesto un commento al presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini: 

R. – Questo video è stato lanciato nel giorno in cui si celebra l’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, 10 dicembre. Il diritto di morire non è un diritto umano fondamentale. Il diritto umano fondamentale è vivere e non esiste alcun diritto a morire, diritto fondamentale. Vorrei ricordare che tanto poco è un diritto disponibile, il diritto di morire, che se uno tenta di suicidarsi la gente accorre e impedisce il suicidio, porta la persona in ospedale. Tanto poco esiste un diritto a morire che se anche uno per salvare persona cara che potrebbe essere un figlio vuol donare il cuore e dice: “Io do il mio cuore a mio figlio, a mia moglie”, non lo può fare, perché non può decidere di morire, non esiste un diritto a morire.

D. – La questione dell’eutanasia viene legata a quella del dolore. Infatti, ci sono frasi pronunciate da persone diverse nel video, che dicono: “Vorrei poter decidere di non soffrire più. In Svizzera è possibile. Io un giorno ci andrei. Io preferirei morire qui. Anch’io. Anch’io. Anch’io…”. Quindi, appunto, la questione del dolore quanto pesa nel chiedere l’eutanasia?

R. – Il dolore oggi è alleviato dalla medicina in mille modi, con i farmaci, con le cure palliative. Il dolore di fronte alla morte è il dolore di tutti, è la paura della morte, soprattutto la solitudine. Ma la testimonianza dei medici rianimatori è continua. Provate a prendere la mano e a passare un po’ di tempo con il paziente che dice: “Voglio morire”. Basta questo per cambiare. La sera dice questo e la mattina dice il contrario: “Dottore, mi aiuti, mi aiuti, mi faccia vivere”. La verità è che c’è dietro l’ideologia di un’autodeterminazione, cioè di una libertà degradata ad essere soltanto la facoltà di fare ciò che voglio: Io sono padrone di me stesso”. Lo si vede in tutti i campi. E anche dicono: “Io sono padrone della mia vita. Io posso decidere di morire". L’unica questione è che naturalmente non posso essere costretto a curarmi, se non mi voglio curare. Questo è un altro discorso. Ma, comunque, il rifiuto delle cure deve essere attuale, non fatto con un atto dichiarato dal notaio tanti anni prima e non si sa poi cosa succederà, che cure ci saranno, come cambia il mio pensiero.

D. – Quindi, secondo lei centrale è la questione dell’autodeterminazione. Ma anche nel video viene detta questa frase: “Se l’eutanasia fosse legale, non aumenterebbero le morti, diminuirebbero le sofferenze”. Quindi ancora si ritorna al tema del dolore. Secondo lei, in Italia dovrebbero essere più potenziate le cure palliative?

R. – Sì certo, c’è una legge e devono essere potenziate. Io ho girato un po’ i luoghi dove ci sono persone che soffrono e in particolare persone come Patrizia, che è una mamma di tre figli e che era in una casa chiamata “Casa speranza” in Emilia Romagna, e che ha fatto scrivere sopra il suo letto: “Io continuo a vivere perché qualcuno mi ama”. Il non essere lasciati soli, le cure palliative: questa è la cosa importante. Questo, sì.

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Essere medici in Congo, la testimonianza di Chiara Castellani

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Sarà la dott.ssa Chiara Castellani a parlare del "coraggio di denunciare", nel secondo appuntamento della Cattedra del Dialogo a Torino. Da 25 anni in Congo per difendere il diritto alla salute, la dott.ssa Castellani ha il sogno di dare ai poveri la possibilità di sperare in un futuro diverso. Il servizio di Corinna Spirito

Chiara Castellani sa bene cosa voglia dire denunciare: lo fa da tutta la vita in Congo. Unico medico per 150 mila abitanti nell’ospedale di Kimbau, da 25 anni dà voce ai massacri, alle violenze, alle epidemie, alla corruzione. Non è mai stato facile: nella maggior parte dei casi non sapeva a chi rivolgersi:

R .- Lo Stato è inesistente e ti trovi che nel momento in cui vorresti denunciare, non sai esattamente dove andare a farlo; e allora, lo fai parlando chiaro con le persone che sono protagoniste degli abusi, delle violazioni dei diritti umani; protesti, cercando di essere accanto alle vittime. Io sono un po’ un Don Chisciotte, che non faccio che scontrarmi con i mulini a vento, perché cerchi di dire che far morire qualcuno perché non ha i soldi per curarsi è un’ingiustizia profonda, e ti rispondono che sarebbe assistenzialismo, se tu cerchi di salvare vite umane …

Ma la dottoressa Castellani non hai mai perso la speranza e ha saputo circondarsi di chi aveva a cuore il diritto alla salute quanto lei:

R. - La Chiesa congolese è una Chiesa che ha parlato chiaro in passato, durante la dittatura di Mobutu, ma sa parlare chiaro anche nella situazione attuale del Paese, denunciando le complicità internazionali ed economiche della guerra attuale, ma denunciando anche le debolezze e le ingiustizie commesse dal potere costituito: i brogli elettorali … 

È questa onestà che ha migliorato il Congo negli ultimi anni: le persone oggi sono consapevoli dei loro diritti e pretendono di essere curati o istruiti, anche se non possiedono denaro. È per questo che Chiara Castellani si fa forza e continua a denunciare: chiede l’aiuto della comunità internazionale per far conoscere i tanti problemi ancora presenti e chiede di non cedere alla stigmatizzazione dell’Africa legata all’emergenza ebola:

R. - È facile trasformare la paura della malattia in paura del malato. Ora, sull’Ebola sono state fatte molte mistificazioni che stanno, purtroppo, alimentando il razzismo dilagante contro le popolazioni migranti. L’Ebola non si trasmette per via aerea e se sta dilagando in Africa è per una ragione molto semplice: perché non hai l’acqua né il sapone per lavarti le mani, perché non hai i guanti per proteggerti nel contatto con il malato, ed è una malattia che si trasmette per contatto diretto, con il sangue, con le secrezioni corporee e anche pelle a pelle quando ci sono fenomeni emorragici anche cutanei, che fanno sì che le secrezioni traspirino attraverso la pelle, per cui è sufficiente toccare il malato per contaminarsi. Ma non si trasmette per via aerea. E proprio per questo, l’Ebola miete vittime negli ospedali africani. Ma qui in Europa, non siamo esposti perché abbiamo l’acqua corrente, abbiamo il materiale di protezione. Ora, anche in Paesi come il Congo, dove ci sono stati focolai epidemici, anche se in questo momento non ci sono casi secondari, lì dove c’è stato il focolaio è arrivato qualche materiale di protezione. Ma dove Ebola non è ancora arrivato, ma può arrivare perché ci sono tutti i presupposti igienico-sanitario, non viene fornito materiale di protezione. Se venisse fornito il materiale di protezione più elementare – i guanti, le siringhe monouso, le siringhe autobloccanti – si potrebbe veramente fare tantissimo! 

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Nella Chiesa e nel mondo



Sinodo siro-cattolico: liberare dall'Is Mosul e Piana di Ninive

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I capi delle grandi potenze e i governanti dell'Iraq devono “affrettare la liberazione di Mosul e della Piana di Ninive” dai jihadisti dello Stato Islamico, affinchè i profughi che sono fuggiti da quelle terre possano tornare a vivere nelle proprie case in pace e in sicurezza. Si apre con questo appello il documento diffuso dai vescovi della Chiesa siro-cattolica al termine del loro Sinodo annuale, conclusosi ieri a Roma, sotto la presidenza di S.B. Ignace Youssif III, patriarca di Antiochia dei Siri.

Il testo di sintesi del Sinodo, articolato in 9 punti, esprime attese, considerazioni e progetti dei pastori della Chiesa cattolica di rito orientale riguardo al momento convulso vissuto dalle popolazioni del Medio Oriente, con particolare riferimento alle difficoltà e alle sofferenze affrontate dalle comunità cristiane locali.

I vescovi siro-cattolici - riferisce l'agenzia Fides - esprimono grande soddisfazione per la dichiarazione finale della Conferenza sul terrorismo svoltasi la scorsa settimana presso l'Università sunnita di al Azhar, che ha riaffermato con forza la necessità di salvaguardare la convivenza fraterna tra cristiani e musulmani nei Paesi arabi e di tutelare la loro piena eguaglianza dal punto di vista sociale e civile.

Nel documento i vescovi della Chiesa siro-cattolica chiedono di dare applicazioni pratiche ai principi espressi dalla Dichiarazione di al-Azhar, invitando i governi a riconsiderare in tale prospettiva le politiche riguardanti le diverse componenti religiose ed etniche, e richiamando anche le istituzioni educative a rivedere i curricula scolastici per depurarli da ogni contenuto discriminatorio nei confronti delle comunità non musulmane.

Nel loro pronunciamento, tra le altre cose, i vescovi siro-cattolici riaffermano anche il diritto dei palestinesi a costituire un proprio Stato indipendente, e annunciano la creazione di una commissione ad hoc incaricata di intensificare il dialogo ecumenico con i cristiani siri ortodossi, nella prospettiva della piena comunione.

I vescovi siro-cattolici esprimono anche il loro pieno appoggio alla proposta – recentemente rilanciata anche dal patriarca copto ortodosso Tawadros II - di individuare una data per la celebrazione della Pasqua che sia condivisa da tutte le Chiese e comunità cristiane. (R.P.)

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Conferenza sul clima: i vescovi invocano un accordo giusto

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Siglare un accordo giusto e vincolante sui cambiamenti climatici: è l’auspicio che i vescovi cattolici presenti al Cop20 – la Conferenza sul clima in corso fino a domani a Lima, in Perù – esprimono in una nota diffusa ieri. “Seguendo l’opzione preferenziale per i poveri, indicata nel Vangelo – si legge nel documento – noi, vescovi cattolici, lavoriamo a stretto contatto con le comunità più vulnerabili e con gli esclusi, i più toccati dal problema dei cambiamenti climatici”.  

Il messaggio indirizzato “ai leader politici e a tutti gli uomini di buona volontà”, dunque, è che “l’umanità, sulla Terra, è chiamata a vivere in equità, giustizia, dignità, pace ed armonia, nel contesto del Creato”, il quale va trattato “con rispetto, in quanto ha un valore intrinseco”. I presuli esprimono, poi, apprezzamento per i progressi dovuti ad un uso responsabile ed intelligente della tecnologia e dell’industria nella salvaguardia dell’ambiente; tuttavia, essi sottolineano anche il “devastante impatto” dei cambiamenti climatici sulla natura, sulla sicurezza alimentare, sulla salute e le migrazioni di “un gran numero di sofferenti nel mondo”.

Di qui, il richiamo agli “effetti distruttivi di un ordine finanziario ed economico basato sulla primato del mercato e del profitto”, invece che su “la centralità dell’essere umano e del bene comune”. “Bisogna riconoscere – scrivono i presuli – il fallimento sistematico di tale ordine e la necessità di un nuovo piano economico e finanziario”.

Tutti i componenti della società – istituzioni statali e religiose, gruppi civili, gli stessi poveri - sono esortati ad agire per “lo sviluppo delle nazioni e della vita umana sulla Terra”. Per dare, quindi, “un senso di speranza di fronte alle crisi attuali causate dai cambiamenti climatici”, i vescovi esortano a “tenere in considerazione non solo le dimensioni tecniche, ma anche quelle etiche e morali della questione climatica”; ad adottare, nel corso del Cop21 che si terrà a Parigi nel dicembre 2015, “un accordo globale vincolante basato sui diritti umani ed applicabile in tutto il mondo”; a “costruire nuovi modelli di sviluppo e stili di vita compatibili con il clima e capaci di allontanare le persone dalla povertà”; a “porre fine all’era dei combustibili fossili per passare alle energie rinnovabili, accessibili a tutti”.

“Noi vescovi cattolici – conclude la nota – crediamo che il Creato sia un dono”, in cui ciascuno deve potere godere della “sicurezza alimentare”; per questo, i presuli ribadiscono il loro impegno nello “sviluppo del senso di gratuità, così da contribuire alla costruzione di uno stile di vita che liberi l’uomo dal desiderio di appropriazione e gli permetta di essere rispettoso della dignità della persona e dell’armonia del Creato”. “Tutti possono contribuire a superare i cambiamenti climatici ed a scegliere stili di vita sostenibili”, ribadiscono i vescovi, esortando poi ad “accompagnare i processi politici” con la ricerca di “un dialogo che porti la voce dei poveri al tavolo dei responsabili delle decisioni”.

La nota episcopale è firmata, tra gli altri, da membri della Conferenza episcopale del Perù, della Francia, del Celam (Consiglio episcopale dell’America Latina), del Secam (Simposio delle Conferenza episcopali di Africa e Madagascar) e della Fabc (Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche). (A cura di Isabella Piro)

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Usa: dura condanna della Chiesa contro pratiche tortura Cia

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Anche la Chiesa cattolica negli Stati Uniti si unisce alla dura condanna delle pratiche di tortura emerse dal Rapporto della Commissione Intelligence del Senato che ha indagato sui metodi utilizzati dalla Cia con i terroristi islamisti nell’era Bush. Metodi “inequivocabilmente sbagliati” che “hanno violato la dignità donata da Dio a ogni essere umano”, ha dichiarato mons. Oscar Cantu, presidente della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale (Usccb) che ha chiesto al Presidente Obama leggi più stringenti contro la tortura “per assicurare che quanto accaduto non si ripeta in futuro”.

Sulla stessa linea – riferisce l’agenzia Cns - suor Patricia Chappell, direttrice esecutiva di Pax Christi Usa, che si è detta “indignata dalla mancanza di integrità morale di individui che giustificano l’uso della tortura in nome della sicurezza nazionale”.

Per Jerry Lee, direttore esecutivo dell’Ufficio per gli affari internazionali dei Missionari di Maryknoll, la tortura è un metodo “raccapricciante e disumanizzante che deve essere fermato”. “Il rapporto dice chiaramente che sono stati commessi crimini, sono state violate leggi e che il governo ha raccontato bugie al popolo americano”, ha dichiarato Scott Wright, direttore del Columban Center for Avocacy and Oureach.

Numerose le dichiarazioni di condanna anche di altri leader cristiani e di altre religioni negli Stati Uniti. Ad accomunarle l’indignazione per quella che viene percepita come una grave violazione dei valori basilari su cui si fondano gli Stati Uniti. (A cura di Lisa Zengarini)

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Vescovi filippini con Papa Francesco contro le schiavitù

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"È compito di ogni cristiano fare di tutto per impedire che qualcuno sia vittima del traffico umano e per salvare quanti sono caduti nella tratta, affinché possano riprendere a vivere insieme alla propria famiglia, agli amici e alla comunità". Nella sua ultima lettera pastorale come presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp) mons. Socrates B. Villegas riprende la Dichiarazione contro la schiavitù firmata da Papa Francesco e da leader religiosi mondiali.

Il prelato, vescovo di Lingayen-Dagupan - riferisce l'agenzia AsiaNews - sottolinea che la carità e la compassione richiedono che "i cristiani esercitino ogni sforzo per liberare i trafficanti di esseri umani dai motivi e dalle seduzioni che li spingono verso il loro commercio illecito, per riportarli ad attività buone e benefiche".

Riflettendo su un passaggio della Bibbia (Gen 4:19), in cui il Signore chiede a Caino dove sia Abele, suo fratello, Villegas domanda ai suoi fedeli: "Dove sono quei vostri fratelli e sorelle resi schiavi? Dove sono quei vostri fratelli e sorelle che ogni giorno uccidete nei magazzini clandestini, nelle spire della prostituzione, nello sfruttamento del lavoro in nero? Dove sono quei bambini usati per chiedere l'elemosina?".

"Il Signore - ricorda il presidente della Cbcp - è morto sulla croce per liberare il suo popolo non solo dalle catene del peccato, ma anche da quel male che va a caccia di ogni umana debolezza e della vulnerabilità del singolo e della società".

Secondo una stima dell'International Labour Organization (Ilo), ogni anno 1 milione di filippini (uomini e donne) emigrano in cerca di lavoro. Al momento sono 10 milioni le persone che vivono e lavorano all'estero. Un "numero significativo" è soggetto a condizioni di lavoro forzato in fabbriche, cantieri, pescherecci, piantagioni. In Asia e in Medio oriente, molti lavorano come dipendenti domestici, subendo spesso abusi fisici e sessuali.

Anche all'interno del Paese il traffico umano resta un grave problema. Le Filippine sono una delle principali mete per il turismo sessuale, soprattutto di ragazze e bambini. Inoltre, il lavoro minorile è una piaga diffusa: nel 2009 un rapporto governativo ha stimato che più di 2,2 milioni di ragazzi tra i 15 e i 17 anni sono costretti a lavorare. (R.P.)

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Hong Kong: la polizia sgombra il sit-in di Occupy

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Centinaia di poliziotti e ufficiali giudiziari stanno sgombrando i rimanenti siti di Occupy Central in Admiralty. La zona - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stata occupata dal movimento pro-democrazia per 75 giorni. Pur non riuscendo a cambiare la decisione di Pechino e del governo locale, esso ha polarizzato milioni di persone e di giovani all'idea di una reale democrazia.

Molti giovani impacchettano le loro cose e lasciano la zona; altri rimangono fermi in segno di sfida. In attesa di essere arrestati leggono libri di politica o studiano. Qua e là si vedono striscioni e scritte che gridano: "Ritorneremo! (We will be back)". Una scritta in particolare dice rivolta alla polizia: "Potete sgombrare un luogo [fisico], ma non potete cancellare un'idea".

L'avvio di sgombero era stato diffuso da almeno due giorni. Questa mattina i poliziotti hanno circondato con cordoni l'area di Admiralty e avvertito che avrebbero iniziato lo sgombero. Tutti sono stati invitati a lasciare l'area. Chi avesse resistito sarebbe stato arrestato.

Più di 100 leader studenteschi, parlamentari, membri di partiti democratici e sostenitori di Occupy rimangono nella zona fino alla fine e sono pronti anche a farsi arrestare. Fra questi vi sono i leader del movimento, i parlamentari Emily Lau, Albert Ho, Alan Leong; Jimmy Lau, proprietario del giornale Apple Daily; Martin Lee, fondatore del Partito democratico.

Il card. John Tong, vescovo di Hong Kong, ha lanciato ieri un appello urgente in cui chiedeva alla polizia e ai dimostranti di rispettare la legge ed esercitare moderazione per evitare conflitti e scoppi di violenza. Egli ha anche spinto il governo locale e I gruppi del movimento a "riprendere il dialogo sulla riforma elettorale al più presto, nel tentativo di superare gli attriti e la polarizzazione fra i gruppi". Il cardinale ha anche chiesto a tutti i fedeli della diocesi di pregare con intensità per il bene della società di Hong Kong.

Dal primo mattino folti gruppi di poliziotti hanno circondato la zona. Alle 10.30 gli ufficiali giudiziari hanno rimosso quasi tutte le barricate, i recinti, le panche erette in questi mesi dai dimostranti. Ci sono volute almeno 2 ore e mezza per ripulire l'area. Ma vi è ancora molto da fare ed è probabile che lo sgombero si concluderà solo in tarda serata. Si prevede che per mezzanotte le strade - rimaste bloccate per più di due mesi - ritorneranno ad essere percorribili.

Nessuno dei dimostranti ha cercato di fermare l'operazione. Un gruppo di 20 professori da diverse università, insieme a membri della Human Rights Monitor, sono rimasti sul luogo per vigilare sull'incolumità degli studenti e verificare che lo sgombero avvenisse senza l'uso di forza eccessiva da parte della polizia. (V.M.)

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Vescovi irlandesi: rispettare i diritti dei profughi

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“Un intervento urgente per proteggere i diritti dei crescente numero di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo”. E’ l’appello rivolto dai vescovi irlandesi in occasione della Giornata internazionale dei diritti umani celebrata ieri. “Mentre la crisi umanitaria all’origine di queste migrazioni si aggrava – afferma il messaggio - questa Giornata è un’occasione per ricordare l’impegno che si è assunto la comunità internazionale per la protezione dei diritti umani e della dignità della persona umana”.

Citando il severo monito rivolto all’Europa da Papa Francesco a Strasburgo a non lasciare diventare il Mediterraneo un “grande cimitero”, i vescovi irlandesi richiamano l’urgente necessità di rivedere i sistemi di accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo anche in Irlanda e nel Regno Unito. Sistemi – affermano - che “emarginano ed escludono queste persone, impediscono loro di lavorare e di integrarsi nella società”.

Il messaggio ricorda in proposito che l’80% dei rifugiati nel mondo sono oggi ospitati in Paesi in via di sviluppo. Paesi come la Giordania e il Libano, ad esempio, hanno accolto in questi tre anni più rifugiati dalla Siria di qualsiasi altro Paese, mentre altri Stati lontani dalla regione hanno accettato di ospitarne al massimo 50mila, appena il 2% del totale.

“Le conseguenze devastanti di questa inadempienza della comunità internazionale all’obbligo di proteggere le popolazioni civili coinvolte in conflitti”, affermano i vescovi irlandesi si possono riscontrare anche in molti altri Paesi nel mondo, tra i quali l’Iraq dove centinaia di migliaia di persone sono state costrette alla fuga per la loro appartenenza religiosa. Queste persone – evidenziano – non sono solo vittime delle indicibili violenze perpetrate nei loro Paesi, ma diventano facili prede del traffico di esseri umani. Come denunciato da Papa Francesco a Lampedusa, ci sono infatti persone che “sfruttano la povertà degli altri, persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno”.

Di qui, in conclusione, il rinnovato appello a quella “generosa apertura” invocata nella “Evangelii Gaudium”, che riconosca che “l’immigrazione e la diversità culturale possono arricchire le nostre vite” e la preghiera perché i profughi “possano trovare pace, sicurezza e accoglienza”. (L.Z.)

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Burundi: la Chiesa chiede elezioni corrette e pacifiche

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“Apprezziamo il fatto che i burundesi si stiano abituando a rinnovare le istituzioni per mezzo delle elezioni, ma ci sono segnali che destano inquietudine sullo svolgimento corretto e pacifico delle prossime elezioni”. È questo il senso del Messaggio dei vescovi del Burundi sulle elezioni generali che si terranno nel 2015.

Nel documento - riferisce l'agenzia Fides - la Conferenza episcopale del Burundi, citando la "Centesimus Annus", ricorda che la Chiesa “apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati la possibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno” e sottolinea che “le elezioni sono un diritto e un dovere di ogni cittadino” oltre che un momento di verifica dell’opera svolta dai governanti uscenti.

“Come si presenta dunque il Burundi alla vigilia delle elezioni ?” si chiedono i vescovi. La risposta presenta luci e ombre. Da un lato, i vescovi si rallegrano per il fatto che il sistema democratico sia entrato nella coscienza nazionale (“apprezziamo il fatto che finora nessuno abbia dichiarato di rifiutare la via delle elezioni”) e per la “road map” elettorale sottoscritta da tutte le forze politiche.

Dall’altro la Conferenza episcopale esprime preoccupazione per alcuni segnali inquietanti. In particolare i vescovi notano che “il dialogo e la concertazione che avevano permesso di elaborare la ‘road map’ non sembrano essere più una realtà, un fatto che porta alcuni a considerare il processo elettorale in corso monopolizzato da una sola tendenza”.

Anche “la convocazione intempestiva di membri dell’opposizione di fronte alla giustizia sembra essere una strategia del potere per escluderli dalla competizione elettorale” e la divisione dei partiti politici sono segnali che, secondo i vescovi, rischiano di “far perdere alla competizione elettorale il suo carattere democratico”.

A questo si aggiunge il fatto che “stiamo entrando nel periodo elettorale in un clima di sicurezza fragile” afferma il documento, denunciando “gli atti di banditismo e gli assassinii che inquietano la popolazione; il linguaggio che incita alla violenza; i giovani affiliati ad alcuni partiti politici che sembrano determinati a ricorrere alla violenza”.

I vescovi fanno appello al senso di responsabilità di tutti (giovani, dirigenti, politici, membri della Commissione Elettorale Indipendente) affinché le elezioni non siano un passo indietro, ma un progresso verso il pieno consolidamento della democrazia nel Paese. (R.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 345

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.