Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 13/07/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Rinnovato “accorato appello” del Papa per la Terra Santa

◊  

La Parola di Dio è seme da accogliere e vivere: Papa Francesco all’Angelus si sofferma sulla parabola del seminatore sottolineando l’importanza di accogliere e vivere il messaggio di Cristo, che – ricorda - “parla con un linguaggio comprensibile a tutti, con immagini tratte dalla natura e dalle situazioni della vita quotidiana”. Poi quello che il Papa stesso definisce il suo “accorato appello” per il Medio Oriente. E, nei saluti, l’accenno alla Domenica per il mare e il ricordo del 400° anniversario della morte di San Camillo de Lellis che ricorre domani.  Il servizio di Fausta Speranza:

 

“Alla luce dei tragici eventi degli ultimi giorni” Papa Francesco chiede a tutti di continuare a “pregare con insistenza per la pace in Terra Santa”. “Ho ancora nella memoria il vivo ricordo dell’incontro dell’8 giugno scorso con il Patriarca Bartolomeo, il Presidente Peres e il Presidente Abbas, dice Francesco sottolineando:

"Abbiamo invocato il dono della pace e ascoltato la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza. Qualcuno potrebbe pensare che tale incontro sia avvenuto invano. Invece no! La preghiera ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l’odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione". 

Dunque l’esortazione:

"Esorto le parti interessate e tutti quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare la preghiera e a non risparmiare alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti. E invito tutti voi ad unirvi nella preghiera".

E il Papa si rivolge a Dio:

“Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire:  ‘mai più la guerra!’; ‘con la guerra tutto è distrutto!’. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace... Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono.”

Prima dell’appello, la riflessione di Francesco su quella che definisce la parabola che fa da introduzione a tutte le parabole: quella del seminatore. Gesù spiega di un seme che produce più o meno frutto a seconda del terreno su cui è caduto. E il Papa sottolinea quanto può insegnare a noi oggi:

"Questa parabola parla oggi a ciascuno di noi, come parlava agli ascoltatori di Gesù duemila anni fa. Ci ricorda che noi siamo il terreno dove il Signore getta instancabilmente il seme della sua Parola e del suo amore. Con quali disposizioni lo accogliamo? E possiamo porci la domanda: Com’è il nostro cuore? A quale terreno assomiglia: a una strada, a una pietraia, a un roveto? Dipende da noi diventare terreno buono senza spine né sassi, ma dissodato e coltivato con cura, affinché possa portare buoni frutti per noi e per i nostri fratelli". 

E il Papa ci dice chiaramente che "ci farà bene non dimenticare che anche noi siamo seminatori". "Dio semina semi buoni", ci ricorda invitandoci a chiederci cosa seminiamo noi:

“Che tipo di seme esce dal nostro cuore e dalla nostra bocca? Le nostre parole possono fare tanto bene e anche tanto male! Possono guarire e possono ferire; possono incoraggiare e possono deprimere. Ricordatevi quello che conta non è ciò che entra, ma quello che esce dalla bocca e dal cuore. La Madonna ci insegni, con il suo esempio, ad accogliere la Parola, custodirla e farla feconda in noi e negli altri”.

In questa parabola in particolare Gesù spiega le sue parole, sottolinea il Papa ricordando che “la semente caduta sulla strada indica quanti ascoltano l’annuncio del Regno di Dio ma non lo accolgono; così sopraggiunge il Maligno e lo porta via”. “Il Maligno infatti – spiega il Papa - non vuole che il seme del Vangelo germogli nel cuore degli uomini”. Poi ricorda il seme caduto sulle pietre: “esso rappresenta le persone che ascoltano la parola di Dio e l’accolgono subito, ma superficialmente, perché non hanno radici e sono incostanti; e quando arrivano le difficoltà e le tribolazioni, queste persone si abbattono subito.” Il terzo caso è quello della semente caduta tra i rovi: “Gesù spiega che si riferisce alle persone che ascoltano la parola ma, a causa delle preoccupazioni mondane e della seduzione della ricchezza, rimane soffocata”. Infine, la semente caduta sul terreno fertile rappresenta quanti ascoltano la parola, la accolgono, la custodiscono e la comprendono, ed essa porta frutto. “Il modello perfetto di questa terra buona – dice Francesco - è la Vergine Maria”.

Poi i saluti: il pensiero ai marittimi, ai pescatori e alle loro famiglie nella “Domenica del Mare”. Il saluto ai Pastori e ai fedeli che partecipano al pellegrinaggio della Famiglia di Radio Maria a Jasna Góra, Czestochowa, con un ringraziamento per le preghiere e la benedizione di cuore. E il saluto particolare a tutti i figli e le figlie spirituali di san Camillo de Lellis, morto il 14 luglio di 400 anni fa:   

“Invito la Famiglia camilliana, al culmine di questo anno giubilare, ad essere segno del Signore Gesù che, come buon samaritano, si china sulle ferite del corpo e dello spirito dell’umanità sofferente, versando l’olio della consolazione e il vino della speranza. A voi convenuti qui in Piazza san Pietro, come pure agli operatori sanitari che prestano servizio nei vostri ospedali e case di cura, auguro di crescere sempre più nel carisma di carità, alimentato dal contatto quotidiano con i malati”.

Infine l’augurio di Buona Domenica e l’arrivederci del Papa.

inizio pagina

Videomessaggio del Papa a pazienti e personale del Gemelli

◊  

“Siate testimoni che solo Dio è la vostra forza”. È questo l’invito del Papa ai pazienti del Policlinico Gemelli, destinatari, insieme al personale, di un suo videomessaggio, dopo l’annullamento della visita prevista per il 27 giugno scorso. I malati, prosegue il Santo Padre, possono testimoniare che “il bene prezioso della vita è il Vangelo, non i soldi o il potere”. Sui contenuti del videomessaggio, Il servizio di Davide Maggiore

Per il cristiano la vacanza è un momento di riposo, e contemporaneamente un’occasione in cui si può “stare in compagnia di Gesù per un tempo più prolungato” ad esempio “rileggendo alcune pagine del Vangelo”. Da questa considerazione parte il videomessaggio di Papa Francesco, che rivolge poi lo sguardo alla situazione degli anziani e dei malati.

“…che restano più soli e che trovano con maggior difficoltà alcuni servizi soprattutto nelle grandi città. Così il tempo del riposo è anche il tempo in cui le difficoltà della vita sembrano diventare ancora più forti”.

Il pensiero del Santo Padre va dunque a tutti gli ammalati e in particolare a quelli che attendevano la sua visita il 27 giugno, nel 50° anniversario dell’inaugurazione del Policlinico. Tornando sul lieve malessere che lo aveva portato ad annullare quell’impegno, il Pontefice dice: “Comprendo il dispiacere dei responsabili ma anche di tutti coloro che hanno lavorato con tanto sforzo e passione”. “Comprendo soprattutto - prosegue - la delusione dei malati, già pronti per pregare insieme durante la Santa Messa, che avrei voluto salutare personalmente”. A loro si rivolge Francesco:

“Penso proprio a voi malati, accuditi con amore e professionalità dal personale medico e paramedico del Gemelli: coltivate nella preghiera il gusto delle cose di Dio, siate testimoni che solo in Dio è la vostra forza. Voi malati, che sperimentate la fragilità del corpo, potete testimoniare con forza alle persone che vi stanno accanto, come il bene prezioso della vita è il Vangelo, l’amore misericordioso del Padre e non i soldi o il potere. Infatti anche quando una persona è, nelle logiche mondane, importante, non può aggiungere un solo giorno alla propria vita”.

“Sappiate che ho desiderato molto l’incontro con voi”, assicura il Papa rivolgendosi al personale del Gemelli, all’assistente generale dell’Università Cattolica mons. Claudio Giuliodori e alle migliaia di persone arrivate al Policlinico in attesa della sua visita. Tuttavia, ricorda, “non possiamo disporre a nostro piacimento della nostra vita e dobbiamo accettare le fragilità”.

inizio pagina

No alla politica dello scarto: così il Papa al Seminario su economia inclusiva

◊  

Riportare l’uomo al centro, per non cadere nel riduzionismo antropologico, che scarta bambini, anziani e giovani generazioni. E’ quanto ha detto, in sintesi, Papa Francesco ai partecipanti al seminario internazionale “Il bene comune globale verso un’economia più inclusiva” organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e dalla Seconda Sezione della Segreteria di Stato, svoltosi sabato in Vaticano. Usando la metafora del vino che dopo la distillazione diventa grappa, il Santo Padre ha poi messo in guardia dalla possibilità per l'uomo di perdere la propria reale essenza trasformandosi in altro, in un mero strumento. Durante il pranzo con accademici, esperti e rappresentanti di grandi imprese, il Pontefice ha anche ricordato la necessità di superare “una politica, una sociologia, un atteggiamento dello scarto”. Il servizio di Tiziana Campisi: 

Oggi l’uomo non è più al centro e finisce al servizio di qualcos’altro; non è più al centro della sua riflessione, non si pone come fulcro della società per sviluppare il suo pensiero, per elaborare le sue scelte, e così perde la sua umanità. Forti ed efficaci parole quelle del Papa al mondo di oggi, dove a generare decisioni sono gli interessi economici, sicché l’uomo:

“Diviene uno strumento del sistema, sistema sociale, economico, sistema dove spadroneggiano gli squilibri. Quando l’uomo perde la sua umanità, che cosa ci aspetta? Avviene quello che a me viene di dire in un linguaggio comune: una politica, una sociologia, un atteggiamento ‘dello scarto’. Si scarta quello che non serve a questo, perché l’uomo non è al centro!”

E allora occorre che l’uomo torni “al centro della società, al centro dei pensieri, al centro della riflessione” ha aggiunto Papa Francesco. E a quanti studiano i sistemi economici e lavorano per istituzioni internazionali e grandi imprese, il Pontefice ha poi rimarcato che occorre salvare l’uomo:

“Si scartano i bambini, perché il livello di natalità - almeno qui in Europa - tutti lo conosciamo; si scartano gli anziani, perché non servono. E adesso? Si scarta tutta una generazione di giovani! E questo è gravissimo!. Ho visto una cifra: 75 milioni di giovani, sotto i 25 anni, senza lavoro. I “giovani né né”: né studiano, né lavorano.  Non studiano perché non hanno possibilità, non lavorano perché non c’è lavoro. E’ un altro scarto! Quale sarà il prossimo scarto? Fermiamoci per tempo, per favore”.

Sui risultati che il seminario concluso ieri mira a raggiungere si è poi soffermato, al microfono di Davide Maggiore, il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace: 

R. – L’obiettivo principale era studiare ciò che il Santo Padre presenta come economia non abbastanza inclusiva. Quindi il nostro obiettivo era proprio quello di studiare come sviluppare un’economia inclusiva, per poter anche produrre un benessere globale: in un certo modo si parla proprio del vero senso di ciò che in questi giorni si chiama welfare. Quindi un tentativo di assicurare ai cittadini un accesso al benessere comune della nazione…

D. – Perché era importante invitare rappresentanti dell’imprenditoria, del mondo accademico, delle organizzazioni internazionali?

R. – Perché anche se gli uomini vivono solo nelle nazioni, il sistema che governa la vita di queste persone ha un carattere internazionale. Quindi se anche l’impatto è sempre sentito solo localmente, deriva in parte dai sistemi mondiali, globali.

D. – Papa Francesco ha rivolto un breve discorso ai partecipanti, sottolineando l’importanza di una economia centrata sull’uomo: come si può raggiungere questo obiettivo?

R. – Questa è la grande, grande sfida! Come facciamo a riportare l’uomo al centro di questo sistema? Noi diciamo innanzitutto attraverso l’educazione: non semplicemente e soltanto per coloro che formulano questi sistemi, che stanno al centro di questi sistemi, ma educazione per i cittadini stessi: devono sapere come agire con queste strutture! Se uno – per esempio – va in banca, deve sapere ciò che fa la banca…

D. – Lei, durante il suo discorso conclusivo, ha anche fatto una proposta per quanto riguarda le business school e le università, che dovrebbero includere nei loro programmi parte dell’insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa…

R. – Già due anni fa abbiamo iniziato a tenere seminari in certe facoltà, in business school negli Stati Uniti e in Europa per l’inclusione di certi capitoli della Dottrina Sociale nei loro programmi di studio. Noi vorremmo una situazione in cui questi nuovi dirigenti del futuro sia gente già formata con alcuni di questi principi. E’ arrivato il momento di cercare di contribuire alla formazione stessa, in maniera tale che questi nuovi dirigenti abbiano già qualche apprezzamento per questi insegnamenti. Facciamo lo stesso per la gente in politica: il vero senso della politica dobbiamo riscoprirlo!

inizio pagina

Nota di p. Lombardi sul colloquio tra il Papa e Scalfari

◊  

Su “la Repubblica” di questa domenica mattina viene pubblicato con grande evidenza il resoconto, firmato da Eugenio Scalfari, di un suo nuovo colloquio con il Santo Padre Francesco. Il colloquio è cordiale e molto interessante e tocca principalmente i temi della piaga degli abusi sessuali su minori e dell’atteggiamento della Chiesa verso la mafia.

Tuttavia, come già in precedenza in una circostanza analoga, bisogna far notare che ciò che Scalfari attribuisce al Papa, riferendo “fra virgolette” le sue parole, è frutto della sua memoria di esperto giornalista, ma non di trascrizione precisa di una registrazione e tantomeno di revisione da parte dell’interessato, a cui le affermazioni vengono attribuite. Non si può e non si deve quindi parlare in alcun modo di un’intervista nel senso abituale del termine, come se si riportasse una serie di domande e di risposte che rispecchiano con fedeltà e certezza il pensiero preciso dell’interlocutore.

Se quindi si può ritenere che nell’insieme l’articolo riporti il senso e lo spirito del colloquio fra il Santo Padre e Scalfari, occorre ribadire con forza quanto già si era detto in occasione di una precedente “intervista” apparsa su Repubblica, cioè che le singole espressioni riferite, nella formulazione riportata, non possono essere attribuite con sicurezza al Papa.

Ad esempio e in particolare, ciò vale per due affermazioni che hanno attirato molta attenzione e che invece non sono attribuibili al Papa. Cioè che fra i pedofili vi siano dei “cardinali”, e che il Papa abbia affermato con sicurezza, a proposito del celibato, “le soluzioni le troverò”.

Nell’articolo pubblicato su Repubblica queste due affermazioni vengono chiaramente attribuite al Papa, ma – curiosamente - le virgolette vengono aperte prima, ma poi non vengono chiuse. Semplicemente mancano le virgolette di chiusura…Dimenticanza o esplicito riconoscimento che si sta facendo una manipolazione per i lettori ingenui?

inizio pagina

Pedofilia, mafia, educazione: colloquio del Papa a Scalfari

◊  

Pedofilia, mafia ma anche educazione e Sapere: sono i temi toccati nel colloquio di Papa Francesco con il direttore di La Repubblica, secondo quanto scrive oggi lo stesso Eugenio Scalfari nelle pagine del quotidiano. Papa Francesco spiega che secondo alcuni dovrebbe rassicurare il dato che fotografa solo al 2% la percentuale di sacerdoti pedofili ma che invece lui stesso ritiene che si tratta di un dato gravissimo. E poi il Papa condanna quanti anche all’interno della Chiesa sanno ma tacciono o magari puniscono all’interno della Chiesa ma senza denunciare il fatto. Ribadisce, dunque, la sua intenzione di continuare ad affrontare con la severità che richiede quella che definisce la lebbra della pedofilia. C’è poi il tema della mafia sul quale il Papa torna per sottolineare che la sua denuncia non sarà fatta una volta tanto ma sarà costante. E afferma che vorrebbe anche saperne di più del modo di pensare dei mafiosi e della forma di religiosità che pensano di vivere. Non mancano altri spunti di riflessione come quello molto significativo sull’educazione. Papa Francesco esprime la sua tristezza riconoscendo che l’educazione come compito principale verso i figli sembra fuggito via dalle case. Spesso i genitori si lasciano prendere da tante incombenze. La definisce una gravissima omissione, spiegando che educazione significa accompagnare amorevolmente i piccoli verso il bene, incoraggiandoli e stimolandoli a costruire la loro personalità e ad incontrarsi con quella di altri. Significa raccontare le favole della vita e, quando il tempo passa, la realtà.  E’ come coltivare un’aiuola di fiori – dice - custodendola dal maltempo, disinfestandola dai parassiti. Poi, tra le altre considerazioni, il Papa risponde alla domanda di Scalfari sul valore del pentimento dichiarato a fine vita solo per paura di un eventuale al di là. Il Papa ricorda che Dio sa. Noi non possiamo giudicare se il pentimento sia vero o falso, ma Dio sa e giudica. E questo vale, spiega, anche per chi facesse del male in buona fede pensando che sia bene.  La legge del Signore – dice il Papa – è il Signore a stabilirla e non le creature. Noi sappiamo soltanto perché è Cristo ad avercelo detto che il Padre conosce le creature che ha creato e nulla per lui è misterioso. Francesco, poi, aggiunge che sul tema del male e della coscienza bisogna esaminare a fondo i libri sapienziali della Bibbia e del Vangelo. Ricorda che sono questioni centrali per la teologia ma anche per la cultura moderna. E sottolinea che tutto ciò tocca un punto capitale del Concilio Vaticano II.

inizio pagina

Il card. Vegliò: la Chiesa al fianco dei marittimi, difendere i loro diritti

◊  

E’ necessario difendere i diritti di chi lavora sul mare, prendendo coscienza delle difficoltà dei marittimi. A chiederlo è il cardinale Antonio Maria Vegliò in un messaggio per l’odierna Giornata del mare. Il presidente del dicastero per i Migranti e gli Itineranti sottolinea dunque che non bisogna dimenticare il rischio della pirateria che rende la vita dei marittimi “difficile e pericolosa”. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

Oltre il 90 per cento delle merci a livello mondiale sono trasportate da circa 100 mila navi, governate da una forza lavoro di circa 1.2 milioni di persone, di tutte le razze, nazionalità e religioni. Il messaggio del cardinale Vegliò parte da questo dato che evidenzia l’importanza della realtà dei marittimi. E tuttavia, avverte il porporato, questi lavoratori sono come “invisibili ai nostri occhi e agli occhi della nostra società”. Di qui l’appello del presidente del dicastero per i Migranti e gli Itineranti a “prendere coscienza dei disagi e delle difficoltà che i marittimi affrontano giornalmente e del prezioso servizio svolto dall’Apostolato del Mare”. Il card. Vegliò rammenta che la vita dei marittimi è “difficile e pericolosa” non solo perché deve affrontare la forza della natura ma anche per il rischio della pirateria, in molte aree, e “il pericolo della criminalizzazione e dell’abbandono senza salario”.

La Chiesa, si legge nel messaggio, da “oltre 90 anni offre la sua assistenza pastorale alla gente del mare” in particolare con i “centri Stella Maris, luoghi unici dove i marittimi sono ricevuti con calore”. Il card. Vegliò sottolinea in particolare il lavoro svolto dai cappellani “sempre a disposizione per offrire assistenza spirituale” ai marittimi che hanno bisogno. L’Apostolato del Mare, conclude, si fa “voce di chi spesso non ha voce, denunciando abusi e ingiustizie, difendendo i diritti della gente del mare e chiedendo all’industria marittima e ai singoli governi il rispetto delle Convenzioni internazionali”.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Nuova forte escalation del conflitto israelo-palestinese

◊  

Cresce la tensione in Medio Oriente: nella notte il primo blitz di terra dell’esercito israeliano a Gaza, mentre Tel Aviv avverte i civili di abbandonare le case e gli sfollati lasciano la zona a nord. Sul fronte diplomatico si moltiplicano gli appelli dei Paesi per il cessate il fuoco. Della crisi nella Striscia si parlerà oggi anche a Vienna, dove è in corso un summit sul nucleare fra i Paesi del 5+1, l’Iran e gli Stati Uniti, mentre la prossima settimana anche il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini visiterà Israele e i territori palestinesi, e l’Egitto. Il ministro arriva in un momento di altissima tensione, mentre si acuisce il braccio di ferro tra Israele e Hamas: negli ultimi giorni il capo della diplomazia italiana ha rinnovato il suo invito alle parti perché tornino al tavolo del negoziato. Nell’area sarà presente anche il ministro degli esteri tedesco Steinmeier. Sulla cronaca delle ultime ore ci aggiorna Graziano Motta: 

Le ultime ore, quelle che hanno preceduto questa sesta giornata di ostilità, sono state le più cruente e foriere di eventi peggiori. C’ è stata infatti la prima, sia pur breve, operazione terrestre israeliana nel nord della striscia di Gaza, un commando sbarcato dal mare col sostegno di elicotteri, ha neutralizzato alcune postazioni di lancio di missili a lunga gittata di Hamas, quatto incursori sono rimasti feriti; mentre crescevano i raid aerei sull’intero territorio di Gaza contro postazioni offensive dei fondamentalisti islamici, che coinvolgevano pero delle abitazioni, in particolare quella del capo della polizia Taysir Al-Batash, ferito ma sopravvissuto, mentre una quindicina di suoi familiari sono rimasti uccisi. Il bilancio complessivo dei palestinesi morti è salito a 165 e dei feriti a oltre un migliaio. Gli abitanti di alcuni quartieri di Gaza città sono stati sollecitati ad allontanarsi perché saranno teatro temporaneo di combattimenti; e  sono parecchie migliaia i palestinesi che hanno cercato riparo nei centri di assistenza dell’UNRWA, l’organismo dell’ONU per i profughi.

Ieri, di prima sera, erano stati gli abitanti di Tel Aviv ad essere avvertiti da Hamas dell’intensificato lancio di missili, che si è proprio verificato, anche se sono stati intercettati e neutralizzati dal sistema di difesa. Missili sparati da Gaza sono piovuti senza sosta sulle regioni del centro e del sud d’ Israele, alcuni su Gerusalemme, altri hanno raggiunto i territori palestinesi, fra l’altro la zona di  Betlemme, una delle città in cui si sono svolte manifestazioni anti-israeliane. E la Galilea è stata raggiunta per la seconda volta in tre giorni, da missili sparati sembra da palestinesi dal Libano meridionale; si lamentano danni e alcuni feriti.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha rivolto un nuovo forte  appello a cessare le ostilità mentre  diplomatici di Stati Uniti, Inghilterra, Francia e Germania si consultano oggi a Vienna, a latere degli incontri nucleari con l’Iran;  e domani sarà in Israele e nei Territori palestinesi il ministro degli esteri italiano Mogherini.

inizio pagina

Slovenia al voto per le elezioni politiche anticipate

◊  

Urne aperte oggi in Slovenia, dove 1,7 milioni di cittadini sono chiamati al voto per le elezioni politiche anticipate. Si prospetta il testa a testa tra il partito fondato poco prima delle elezioni dal giurista Miro Cerar e il movimento di centro destra Sds dell’attuale leader dell'opposizione, Janez Jansa, che sta scontando in carcere un condanna per corruzione. Per via del sistema proporzionale si teme quindi un nuovo periodo di instabilità. Per un’analisi del quadro politico e delle principali sfide che attendono il nuovo premier, Marco Guerra ha raccolto l’analisi di Mauro Ungaro, direttore della Voce Isontina, settimanale dell’arcidiocesi di Gorizia:

 

R. – I sondaggi dicono che ci potrebbe essere un testa a testa che rappresenta un po’ la storia della Slovenia di questi anni: il nuovo partito dei giuristi di Miro Cerar e l’Sds (Partito Democratico Sloveno, Slovenska Demokratska Stranka), il partito storico che ha governato il Paese per lunghi anni, un partito di centro destra. Quindi, nessuno al momento è capace di dire quale sarà effettivamente il partito che eleggerà il premier chiamato a guidare il Paese nei prossimi anni.

D. – Con il sistema proporzionale si teme una nuova instabilità che ha caratterizzato gli ultimi anni...

R. – Sì, il sistema politico sloveno è molto complesso, è un proporzionale particolare e gran parte della causa dell’instabilità politica slovena degli ultimi anni è stata provocata da questo. Non c’è stato un partito che ha potuto raggiungere una maggioranza tale da poter governare. Va anche detto però che le beghe interne ai partiti hanno caratterizzato la vita della Repubblica nell’ultimo periodo e questo ha portato ulteriore instabilità.

D. – Quali sono le sfide più urgenti che spettano al Paese? Dopo un periodo di crescita economica straordinario, la crisi si è fatta sentire anche in Slovenia...

R. – La crisi si è fatta sentire in maniera del tutto particolare in Slovenia; Stato considerato “fiore all’occhiello” tra quelle che erano le Repubbliche della ex-Jugoslavia. L’origine dei guai sta nella politica dei prestiti che le banche hanno portato avanti negli ultimi anni, e che hanno gonfiato a dismisura quella che è stata la bolla immobiliare che, inevitabilmente – nel momento in cui è arrivata la crisi internazionale – è scoppiata. Questo ha indotto la politica a intervenire anche pesantemente, perché c’erano pressioni da parte di Bruxelles: si è attivata un’austerità molto dura, molto subita dai cittadini ma anche una serie di provvedimenti, di privatizzazioni, del sistema economico sloveno. Ecco perché nel 2013 il premier era stato costretto a dimettersi ed era subentrata, Alenka Bratušek, che però, in poco più di un anno, non ha saputo dare al Paese una svolta che fosse supportata dai cittadini. Nei mesi scorsi, anche la premier Bratušek ha dovuto dimettersi, giungendo alle elezioni di questi giorni.

D. – Quindi, l’agenda dei prossimi mesi sarà soprattutto economica: riforme... Cosa si metterà sul tavolo?

R. – Sarà un’agenda a 360° soprattutto con un fine: non dover subire un controllo che viene considerato una perdita di sovranità nazionale da parte delle istituzioni europee. La strada che ha imboccato in questi mesi la Slovenia ha portato a un aumento dell’occupazione, seppur leggero, e a livelli dello spread più bassi rispetto alle punte degli scorsi anni. Quindi gli aiuti europei sono stati importanti. Lubiana ci ha messo del suo ma la luce alla fine di questo tunnel è ancora molto lontana. Il nuovo premier sarà chiamato a percorrere questa strada cercando, per quanto possibile, di non imporre ulteriori sofferenze al portafoglio dei cittadini sloveni.

D. – Dei Paesi dell’ex-Jugoslavia, la Slovenia è stata quella che ha trovato fin da subito una maggiore stabilità, anche grazie al processo di integrazione con l’Ue. Oggi, Lubiana come si pone nei confronti dell’Europa?

R. – Il sentimento verso l’Ue è un sentimento particolare da parte della Slovenia perché ha sempre vissuto il proprio essere parte dell’Europa: economicamente e culturalmente la Slovenia non mette in discussione il suo essere europea. Certamente, alcune richieste della politica di Bruxelles non sono state molto apprezzate dai cittadini, però il sentimento europeo non viene messo in discussione proprio perché i vincoli culturali, storici ma anche di fede della Slovenia rappresentano un’unità a cui tutto il popolo sloveno fa riferimento. Fanno parte proprio dell’humus di questa terra.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Santiago festeggia il XXV anniversario della Gmg di Compostela

◊  

Circa 400 mila ragazzi, 1.747 volontari, 1.204 accrediti della stampa nazionale e internazionale, radunati a Santiago di Compostela in attesa di Giovanni Paolo II per il secondo incontro internazionale, dopo quello a Buenos Aires, il quale ha segnato la strada alle successive Giornate Mondiali della Gioventù. Sono passati 25 anni da quell'incontro che si svolse il 19 e il 20 agosto del 1989 e oggi la Chiesa di Santiago lo vuole commemorare con i giovani delle diocesi della Galizia e di tutta la Spagna anche per ricordare e onorare la memoria di san Giovanni Paolo II. L’evento inizierà con il pellegrinaggio dei giovani per partecipare alle numerose attività proposte dal 1 al 7 agosto, secondo il programma presentato da Salvador Domato, l’organizzatore delle Giornate nel 1989 e da Javier Garcia, responsabile della Delegazione pastorale di infanzia e gioventù.

Tra le proposte, una mostra fotografica sull’organizzazione e la celebrazione della Gmg 1989 sarà allestita nel famoso Ostello di San Martin Pinario. Il 5 agosto ci sarà un Atto accademico alla presenza di alcuni protagonisti che offriranno la loro testimonianza di fede su quelle Giornate. Il 6 agosto sarà celebrata la Messa del Pellegrino, nella cattedrale metropolitana presieduta dal card. Antonio M° Rouco Varela, allora arcivescovo dell’arcidiocesi. La stessa sera del 6 agosto, l’attuale arcivescovo, mons. Juliàn Barrio, presiederà la Veglia di preghiera nella chiesa di San Martin Pinario.

“Io sono la Via, la Verità e la Vita” è stato il motto della Gmg di Santiago di Compostela, nella quale - oltre al successo numerico - sono state introdotte varie proposte che sono diventate poi una costante nelle successive Gmg celebrate fino ad oggi. Infatti, le Giornate sono scandite dall’incontro dei giovani provenienti dalle diocesi di tutto il mondo, dalle catechesi con cardinali e vescovi prima dell’arrivo del Papa, da incontri di preghiera, eucaristie e il sacramento di riconciliazione, nonché da una serie di eventi culturali. Infine, per prima volta, l’incontro internazionale dei giovani con il Papa è stato convocato nel periodo estivo, lasciando la Domenica delle Palme per gli incontri nelle chiese locali. (A cura di Alina Tufani)

inizio pagina

Malawi: tutto pronto per la 18.ma Plenaria dell’Amecea

◊  

"La nuova evangelizzazione attraverso una vera conversione e la testimonianza della fede cristiana”: su questo tema si svolgerà a Lilongwe, in Malawi, la 18.ma Plenaria dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale che riunisce i vescovi di Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi, Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia. I lavori si terranno dal 16 al 26 luglio, alla presenza di oltre 150 presuli delegati.

“L’incontro – spiega il segretario generale dell’Amecea, padre Ferdinand Lugonzo, in un’intervista alla Canaa (Catholic News Agency for Africa) – sarà suddiviso in due parti: la prima sarà una sessione di studio in cui si presenteranno i temi in esame; la seconda, invece, sarà una sessione operativa, durante la quale i vescovi relazioneranno sulle rispettive attività istituzionali e procederanno all’elezione dei responsabili di settore”.

“Il bello di questa Plenaria – continua padre Lugonzo – è che sarà molto il tempo dedicato alla discussione ed alla condivisione” di testimonianze ed esperienze relavite a numerosi argomenti, tra cui: l’evangelizzazione in termini di sfide e successo; il contesto dell'evangelizzazione oggi; la nuova evangelizzazione come un'opportunità per un cristianesimo migliore in Africa orientale, con una particolare attenzione alla vita familiare ed alle piccole comunità cristiane. E ancora: l’Amecea rifletterà sul ruolo delle istituzioni di apprendimento nel campo dell’evangelizzazione, con particolare attenzione alle cappellanie; la nuova evangelizzazione e l’approfondimento liturgico, in particolare l’Eucaristia; infine, l’opportunità offerta dalle celebrazioni per migliorare la conversione e la testimonianza di fede cristiana..

In agenda, inoltre, non mancherà un’analisi del Sinodo straordinario sulla famiglia, in programma in Vaticano dal 5 al 19 ottobre prossimi. "La Plenaria non è solo un incontro di vescovi, bensì anche un momento decisivo per la vita della Chiesa in Africa orientale”, conclude padre Lugonzo che chiede, quindi, a tutti di pregare per il buon esito dell’Assemblea. Da ricordare che il Malawi ha già ospitato la Plenaria dell’Amecea per ben due volte: la prima nel 1979 e la seconda nel 1995. (I.P.)

 

inizio pagina

Ad agosto pellegrinagio a Roma di 45mila ministranti tedeschi

◊  

“Liberi! Perché è permesso fare del bene”: sarà questo il motto, ispirato al Vangelo di Matteo (Mt 12,12), che accompagnerà 45mila ministranti della Germania nel loro pellegrinaggio nazionale a Roma. L’evento, si terrà dal 4 al 7 agosto prossimi.

Il logo dell’iniziativa – spiegano gli organizzatori - raffigura Piazza San Pietro con al centro la scritta “Frei!” (“Liberi!”) circondata da due semicerchi non completamente chiusi, ad indicare un rapporto di vicinanza tra le persone e con Dio, in un atteggiamento di apertura verso il prossimo e di sviluppo progressivo nel tempo.

“In Germania sono presenti circa 430mila i ministranti – ha detto recentemente mons. Karl-Heinz Wiesemann, presidente della Commissione per i giovani della Conferenza episcopale tedesca - ed è nostro compito in quanto Chiesa accompagnarli personalmente, affinché approfondiscano il legame tra le due dimensioni: l’essere coinvolti nella liturgia e la loro vita” quotidiana. “Questo pellegrinaggio rappresenta una storia di successo particolare – ha proseguito mons. Wiesemann - Numerosi vescovi tedeschi accompagneranno i gruppi di pellegrini provenienti dalle proprie diocesi”.

La venuta a Roma dei ministranti tedeschi anticipa, in un certo senso, il pellegrinaggio internazionale dei ministranti europei che si terrà sempre nella capitale dal 3 al 5 agosto 2015. L’evento, organizzato dal Coetus Internationalis Ministrantium, avrà come tema il versetto di Isaia "Eccomi, manda me!" (Isaia 6,8). (I.P.)

inizio pagina

Panama: Congresso latinoamericano della Pastorale familiare

◊  

Rilanciare la riflessione sociale, la teologia e la pastorale sulla famiglia, fonte di ricchezza per la società: con questi obiettivo, la città di Panama si prepara ad accogliere, dal 4 al 9 agosto, il primo Congresso latinoamericano di Pastorale familiare (Colpafa 1).

Promosso dal Consiglio episcopale del continente (Celam), l’evento – informa una nota – vuole porsi “in comunione con il prossimo Sinodo straordinario sulla famiglia, convocato da Papa Francesco” per il mese di ottobre. A coordinare i lavori, incentrati sul tema “Famiglia e sviluppo sociale per la vita piena e la comunione missionaria”, sarà il Dipartimento per la famiglia, la vita e la gioventù del Celam.

“Il Congresso – prosegue la nota – si propone, da una parte, di analizzare le possibilità e le sfide delle famiglie nel continente, così da renderle soggetti di sviluppo sociale nel Paese”. Dall’altra parte, c’è l’auspicio che il convegno “contribuisca agli studi economici e politici sulla famiglia”, mettendo particolarmente in risalto “il valore sociale e prioritario di essa, come fonte di sviluppo sociale”. Un ulteriore auspicio riguarda la possibilità di “incidere sulle politiche per la famiglia, affinché divengano prioritarie nell’agenda di governo”.

Oltre al macro-tema principale, i lavori affronteranno la questione della famiglia in rapporto a cinque aree: educazione, comunicazione, vita, economia e nuova evangelizzazione. A condividere esperienze di vita e di spiritualità, identificando gli orizzonti pastorali ed elaborando linee di azione comune, saranno non solo i vescovi responsabili della Pastorale familiare, ma anche i delegati per la Pastorale giovanile ed i membri di movimenti ed istituti per la famiglia.

In preparazione al Congresso, inoltre, il comitato organizzatore ha scritto una “Preghiera per la famiglia e la sua missione”: in essa, si chiede al Signore di “rafforzare, rinnovare e ispirare con la grazia dello Spirito Santo” tutte le famiglie latinoamericane, affinché “crescano costantemente nei valori religiosi, sociali e pastorali”, e portino avanti “l’arduo compito di creare un mondo più umano”, essendo “fonte di comunione, testimoni della vita piena e della responsabilità sociale alla quale sono chiamate come comunità naturali di espressone della vita, della fraternità, dell’amore e della pace”. (I.P.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 194

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.