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Sommario del 23/11/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa: nuovi Santi insegnano dedizione a Dio e agli altri

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Per Gesù regnare non è comandare, “alla maniera di questo mondo”, ma “obbedire al Padre”, perché si compia il suo disegno d’amore e di salvezza. È la riflessione di Papa Francesco che, nella solennità di nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, ha celebrato in Piazza San Pietro la Santa Messa con rito di canonizzazione degli italiani Giovanni Antonio Farina, Ludovico da Casoria, Nicola da Longobardi, Amato Ronconi e degli indiani Kuriakose Elias Chavara della Sacra Famiglia ed Eufrasia Eluvathingal del Sacro Cuore. Al termine, la recita dell'Angelus. Il servizio di Giada Aquilino

La salvezza comincia “dall’imitazione delle opere di misericordia” mediante le quali Cristo ha realizzato il suo regno, di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace. Papa Francesco lo ha ricordato ai circa 50 mila fedeli che, nonostante il cielo su Piazza San Pietro minacciasse a tratti pioggia, hanno assistito commossi al rito di canonizzazione dei sei Beati, unendo in un’unica scenografia i colori e la spiritualità dell’India e dell’Italia. Dopo la richiesta pronunciata dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, la formula recitata in latino dal Pontefice:

“Beatos Ioannem Antonium Farina, Cyriacum Eliam Chavara a Sacra Familia, Ludovicum a Casaurea, Nicolaum Laongobardis, Euphrasiam a Sacro Corde et Amatum Ronconi Sanctos esse decernimus et definimus”…

Oggi la Chiesa, ha detto il Papa, ci pone dinanzi come modelli i nuovi Santi che, “proprio mediante le opere di una generosa dedizione a Dio e ai fratelli, hanno servito, ognuno nel proprio ambito, il regno di Dio e - ha proseguito - ne sono diventati eredi”:

“Ciascuno di essi ha risposto con straordinaria creatività al comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. Si sono dedicati senza risparmio al servizio degli ultimi, assistendo indigenti, ammalati, anziani, pellegrini. La loro predilezione per i piccoli e i poveri era il riflesso e la misura dell’amore incondizionato a Dio. Infatti, hanno cercato e scoperto la carità nella relazione forte e personale con Dio, dalla quale si sprigiona il vero amore per il prossimo”.

Riflettendo su come Gesù abbia realizzato il suo regno, il Papa - rifacendosi all’odierna prima Lettura del profeta Ezechiele sull’amore e la premura del Pastore “verso il suo gregge” - ha spiegato come Cristo sia davvero “il Pastore grande delle pecore e custode delle nostre anime”:

“E quanti nella Chiesa siamo chiamati ad essere pastori, non possiamo discostarci da questo modello, se non vogliamo diventare dei mercenari. A questo riguardo, il popolo di Dio possiede un fiuto infallibile nel riconoscere i buoni pastori e distinguerli dai mercenari”.

Dopo la Risurrezione, che segna “la sua vittoria”, Gesù porta avanti il regno preparato “fin dalla fondazione del mondo”. E’ il Padre, ha aggiunto Papa Francesco, “che a poco a poco sottomette tutto al Figlio, e al tempo stesso il Figlio sottomette tutto al Padre”:

“Gesù non è un re alla maniera di questo mondo: per Lui regnare non è comandare, ma obbedire al Padre, consegnarsi a Lui, perché si compia il suo disegno d’amore e di salvezza. Così c’è piena reciprocità tra il Padre e il Figlio. Dunque il tempo del regno di Cristo è il lungo tempo della sottomissione di tutto al Figlio e della consegna di tutto al Padre”.

L’ultimo nemico ad essere annientato, ha proseguito il Pontefice, sarà la morte. E alla fine, “quando tutto sarà stato posto sotto la regalità di Gesù”, e tutto, anche Cristo stesso, sarà stato sottomesso al Padre, “Dio sarà tutto in tutti”. Il Vangelo, ha affermato, “ci ricorda che la vicinanza e la tenerezza sono la regola di vita anche per noi”, e su questo saremo giudicati: questo - ha notato il Santo Padre - “sarà il protocollo del nostro giudizio”:

“Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore, sulla prossimità e sulla tenerezza verso i fratelli. Da questo dipenderà il nostro ingresso o meno nel regno di Dio, la nostra collocazione dall’una o dall’altra parte. Gesù, con la sua vittoria, ci ha aperto il suo regno, ma sta a ciascuno di noi entrarvi, già a partire da questa vita - il regno incomincia adesso - facendoci concretamente prossimo al fratello che chiede pane, vestito, accoglienza, solidarietà, catechesi. E se veramente ameremo quel fratello o quella sorella, saremo spinti a condividere con lui o con lei ciò che abbiamo di più prezioso, cioè Gesù stesso e il suo Vangelo”.

L’auspicio del Pontefice è stato quindi “che i nuovi Santi, col loro esempio e la loro intercessione, facciano crescere in noi la gioia di camminare nella via del Vangelo, la decisione di assumerlo come la bussola della nostra vita”.

“Seguiamo le loro orme, imitiamo la loro fede e la loro carità, perché anche la nostra speranza si rivesta di immortalità. Non lasciamoci distrarre da altri interessi terreni e passeggeri. E ci guidi nel cammino verso il regno dei Cieli la Madre, Maria, Regina di tutti i Santi”.

Al termine della celebrazione, l’Angelus recitato in Piazza. Il Papa si è soffermato sull’esempio dei quattro Santi italiani, nati in provincia di Vicenza, Napoli, Cosenza e Rimini:

“Aiuti il caro popolo italiano a ravvivare lo spirito di collaborazione e di concordia per il bene comune e a guardare con speranza al futuro, in unità, confidando nella vicinanza di Dio che mai abbandona, anche nei momenti difficili”.

Quindi, l’auspicio del Pontefice per l’intercessione dei due Santi indiani, provenienti dal Kerala, “grande terra - ha ricordato - di fede e di vocazioni sacerdotali e religiose”:

“Il Signore conceda un nuovo impulso missionario alla Chiesa che è in India - che è tanto brava - affinché ispirandosi al loro esempio di concordia e di riconciliazione, i cristiani dell’India proseguano nel cammino della solidarietà e della convivenza fraterna”.

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Messaggio di cordoglio del Papa per la morte del cardinale Angelini

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Profondo cordoglio ai familiari, alla comunità diocesana di Roma. E’ quanto esprime Papa Francesco in un messaggio di cordoglio per la morte del cardinale Fiorenzo Angelini. “Penso con affetto a questo caro e stimato Pastore – scrive il Pontefice - che ha esercitato il suo lungo e intenso ministero a edificazione della Chiesa in Roma, in Italia e nel mondo dapprima nell’ambito dell’Azione Cattolica, poi con encomiabile ardore apostolico negli ospedali e nelle Case di cura di Roma, infine come Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari”.

Il cardinale Angelini, prefetto emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, è morto a Roma nella notte tra  venerdì e sabato all’età di 98 anni. Lunedì prossimo, alle 15.00, il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, presiederà i funerali nella Basilica Vaticana. Al termine delle esequie, il Papa presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.

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L'Europa e il suo bisogno di equità sociale e spiritualità

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Cresce l’attesa per la visita di Papa Francesco, martedì prossimo a Strasburgo, al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa. L’Europa – sottolinea il presidente del Movimento federativo europeo Pier Virgilio Dastoli - ha bisogno del messaggio del Pontefice. Ascoltiamo al microfono di Fausta Speranza proprio Pier Virgilio Dastoli, che è stato assistente di Altiero Spinelli, considerato tra i padri fondatori dell'Europa: 

R. – Io trovo che in questo momento di crisi dell’Europa, di questa crisi che soprattutto mette in luce una mancanza di politiche che rispettino la dignità dell’uomo, il suo intervento sia molto importante affinché i politici si rendano conto che bisogna cambiare linea, cambiare politiche, cambiare paradigma, in qualche modo. Io credo che questo aspetto sia molto importante in una situazione in cui ancora si stenta a cambiare linea, ad andare in una linea diversa rispetto a quella che è stata seguita con le politiche di austerità in questi cinque anni. Credo che in questo momento sia molto importante che l’Europa ascolti il messaggio che il Papa vorrà dare, tutte le istituzioni europee, perché certamente al Parlamento europeo ci sarà anche il presidente della commissione, ci sarà anche il presidente del consiglio europeo. E’ molto importante che il messaggio arrivi a tutte le istituzioni europee.

D. – Papa Francesco ha come punti centrali dei suoi discorsi l’elemento di accoglienza delle periferie e l’elemento di centralità della persona, dell’uomo: proprio questo può servire in questo momento a un’Europa che ha un po’ perso di vista forse proprio la persona, facendo un po’ troppi conti economici. Che dice?

R. – Assolutamente! Questo è un discorso importante. L’altro che io sono anche convinto che emergerà sicuramente nel suo intervento è il suo grande impegno sul fronte anche della qualità del nostro Pianeta. Il discorso dell’ambiente è un discorso che ha una dimensione morale e non soltanto economica. Sappiamo tutti che il prossimo anno sarà dedicato al tema del cambiamento climatico: trovo che sia molto positivo l’accordo che c’è stato tra gli Stati Uniti e la Cina proprio riguardo al cambiamento climatico; mentre l’Europa ancora arranca nel mettere in pratica i propositi, da questo punto di vista. Il Papa è molto impegnato su questo tema, appunto, con lo sguardo a carattere etico e morale, e non soltanto economico come tanti altri. Anche da questo punto di vista io credo che il suo messaggio potrà essere molto importante.

D. – Si può parlare di spiritualità in Europa? C’è stato un momento in cui ci sembrava che le istituzioni cercassero una sorta di “neutralità” e avessero anche un po’ paura delle religioni e dunque anche della spiritualità … mentre ora sembra esserci una riscoperta. Condivide questa impressione?

R. – Sì e questo, in questo momento, è essenziale. E’ essenziale un dialogo rispettoso delle caratteristiche di ciascuno; è essenziale che la parte che le religioni giocano nella nostra società diventi una degli elementi essenziali della tolleranza e del rispetto reciproco. Ricordo che in altri tempi – probabilmente alcuni se lo ricordano – Jacques Delors aveva creato un’iniziativa che si chiamava “Un’anima per l’Europa”: di quella iniziativa ci si è dimenticati! Probabilmente bisognerebbe ritornare allo spirito di quella iniziativa che per tutta la presidenza Delors aveva caratterizzato un impegno, che in parte era stato poi ripreso anche da Romano Prodi. Durante tutti e dieci gli anni della Commissione Barroso questo elemento è stato dimenticato. Io credo che da questo punto di vista un appello per un ritorno al dialogo interreligioso possa essere molto importante.

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P. Neuhaus: i cristiani di Terra Santa sono chiamati alla verità

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E' sempre molto alta la tensione a Gerusalemme dopo l'attentato di mercoledi ad una sinagoga, in cui due estremisti palestinesi hanno ucciso 5 ebrei, tra cui 4 rabbini. Un attacco che sta portando con sè altri episodi di violenza e ritorsioni. Oggi inoltre un palestinese è stato ucciso da militari israeliani a Jabalya. E in questa delicata situazione che fa temere la ripresa di una terza Intifada, qual'è la vocazione della Chiesa in Terra Santa? Roberto Piermarini lo ha chiesto a padre David Neuhaus, vicario del patriarcato latino di Gerusalemme per i cattolici di espressione ebraica: 

R. – La Chiesa è molto, molto radicata nelle due parti. C’è la Chiesa antica, che parla l’arabo e deve vivere in solidarietà con il popolo palestinese nel suo momento molto difficile, in questa lotta per l’indipendenza, per il riconoscimento: questa Chiesa, questa parte della Chiesa che parla arabo, deve essere in solidarietà profonda con il popolo palestinese, ma sempre dicendo la verità e sempre nella promozione della posizione cristiana per quanto riguarda la violenza e tutto ciò che non è permesso nella lotta per i diritti, per l’uguaglianza. Dall’altra parte, c’è anche una Chiesa molto più piccola, molto più debole che vive nella società ebraica, che parla l’ebraico, che prega in ebraico: anche questa parte della Chiesa in solidarietà profonda con il popolo israeliano, deve dire la verità. E la verità è sempre la stessa: la verità non è ambigua. Ma la verità è la verità della situazione, della sofferenza, dell’oppressione, della discriminazione, dell’occupazione, del terrorismo, dell’uso non legittimo della violenza. E qui, anche questa parte della Chiesa, in solidarietà profonda con il popolo ebraico in questo periodo bellissimo dove i rapporti tra la Chiesa e il popolo ebraico sono ottimi, i migliori in duemila anni, anche questa parte della Chiesa deve parlare della situazione con lo stesso linguaggio cristiano. E così noi potremo creare una nuova realtà, nella quale c’è rispetto vicendevole perché siamo tutti fedeli nella stessa Chiesa. Questo, credo che sia un piccolo seme che può cambiare la situazione, se noi abbiamo la pazienza e la fede, perché sempre chiedono: “Ma che cosa sta succedendo in Terra Santa? Che cosa possiamo fare?”. La prima cosa è che noi dobbiamo pregare, sapendo che tutto concorre al bene, perché Dio è quello che guida la Storia. Per il momento, questa è la vocazione della Chiesa: usare parole per cambiare quello che pensano gli uomini. E qui, con una voce che gridi giustizia e pace per tutti, che sono i valori della Chiesa. Noi stiamo cercando chi, nella comunità palestinese e in quella israeliana che vuole la giustizia e la pace, per lavorare insieme, per cambiare la nostra società.

D. – Padre, che risonanza ha avuto la visita di Papa Francesco in Terra Santa? Che frutti ha portato?

R. – Credo che qui ci sia una cosa molto importante: che il Papa ha mostrato cosa può fare la religione per promuovere la giustizia e la pace. Da noi, la religione è manipolata dai nostri capi politici e ideologici, per dimostrare che “Dio è dalla mia parte” e che Dio lotta contro l’altra parte. Il Papa ha dimostrato bene ciò che la Chiesa crede e promuove: Dio è la Verità e Dio ama tutti. Il Papa, che è andato dalle due parti e che ha compiuto atti simbolici fortissimi per chiedere dov’è Dio, in questa situazione? E’ lì dove noi cerchiamo il perdono, dove noi cerchiamo la riconciliazione. E questo è stato il messaggio forte del Papa durante e dopo la visita: dov’è Dio? Quindi noi ci dobbiamo mettere insieme con la certezza che siamo tutti figli amati da Dio, e che Dio non ha nessuna preferenza per un figlio rispetto ad un altro. Forse ha chiamato alcuni per proclamare questo amore a tutti, ma noi siamo tutti figli di Dio e quando ci mettiamo in preghiera, dobbiamo essere consapevoli che noi non possiamo far dire a Dio quello che piace a noi: “Dio è accanto a me nella lotta contro il mio nemico”. Ma nella preghiera, noi sappiamo che anche quello che io considero il mio nemico, è mio fratello. La parola ‘fratello’ è stata usata una volta dopo l’altra durante i discorsi del Papa in Terra Santa. Quando ha parlato con Bartolomeo che ha definito “il mio amato fratello carissimo”, non c’era divisione, c’era fratellanza. Ma anche con i musulmani, anche con gli ebrei, anche con i capi palestinesi, anche con i capi israeliani, questa parola è una delle parole che può cambiare, almeno il nostro modo di pensare. Quindi, il Papa ha rafforzato la Chiesa nella sua vocazione di proclamare con voce chiara ciò che è la nostra vocazione.

D. – Padre, la Chiesa come vede in questo momento il futuro di Gerusalemme, visto che Gerusalemme è contesa tra israeliani e palestinesi?

R. – Su Gerusalemme, la Chiesa durante lunghissimi anni ha parlato di una città “fuori conflitto”, quindi di una città internazionale. E forse questa è la soluzione migliore, per il momento. Ma negli ultimi anni la Chiesa ha anche preso in considerazione il fatto che forse ci potrà essere un accordo. Agli inizi degli anni ‘90 avevamo pensato che questo momento forse stava arrivando. Nella situazione attuale, la Chiesa non insiste perché Gerusalemme sia una città internazionale, ma che sia una città nella quale tutti siano rispettati, dove i diritti di ogni religione e i fedeli di ogni religione siano rispettati. Credo che qui la Chiesa, prima di una concezione molto, molto rigida, voglia che Gerusalemme viva la propria vocazione. E qui ricordiamo ancora i bellissimi discorsi, ma anche il documento di Giovanni Paolo II, su Gerusalemme e la sua vocazione: noi non possiamo dimenticare che Gerusalemme è importantissima per gli ebrei, importantissima per i cristiani, importantissima per i musulmani. Dio ha voluto questo: questo non succede senza la volontà di Dio. Quindi Gerusalemme deve essere anche la città che possa dare questo messaggio: che tutti sono i miei figli e tutti possono trovare in Gerusalemme la loro casa spirituale e religiosa.

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Oggi in Primo Piano



In Nigeria nuova strage di Boko Haram, almeno 50 morti

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Ennesima carneficina ad opera dei fondamentalisti islamici di Boko Haram, nel nord della Nigeria, che hanno ucciso oltre 50 persone nel villaggio di Doron Baga. E ieri in Kenya, 28 persone sono state uccise per l’unica colpa di non essere musulmani per opera di un altro gruppo integralista, i somali al Shabaab. Un fenomeno in crescita che fa temere anche in Africa nuove ramificazioni del sedicente Stato islamico (Is). Il servizio di Roberta Barbi: 

Hanno rifiutato di allearsi con l’Is, mantenendo, per ora, ben saldo il patto con al Qaeda, i miliziani somali di Al Shabaab che ieri sono tornati a far inorridire il mondo per la strage dei 28 passeggeri non musulmani di un autobus che transitava in una località kenyana vicino al confine con la Somalia. Non è la prima volta che Al Shabaab sconfina: era già accaduto in Uganda e anche in Kenya, colpevole di aver lanciato una campagna militare contro di loro dal 2011. Sull’accaduto è arrivata la condanna del portavoce del Consiglio di sicurezza statunitense, Bernadette Meehan. Sono già di fatto membri dell’Is, invece, i jihadisti di Boko Haram, che ieri sono tornati a uccidere nel nord della Nigeria, al confine con il Ciad, ma la notizia si è saputa solo oggi a causa delle difficoltà di collegamento delle zone rurali. Il villaggio di Doron Baga era già stato teatro dei loro sanguinosi agguati: ieri sono arrivati in motocicletta sparando contro la folla prima di sparire in mezzo alla giungla. Nel frattempo, l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), stima che oltre 900 persone sono morte negli ultimi due mesi tra Siria e Iraq per mano dell’Is.

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Mons. Galantino: trascrizione unioni gay contro la Costituzione

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Non basta dare un bonus, bisogna valorizzare le persone come chiede Papa Francesco. È quanto affermato dal segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, intervenuto ieri a Verona al Festival della Dottrina Sociale. Mons. Galantino ha poi criticato i sindaci che hanno trascritto le unioni gay, invitandoli piuttosto a lavorare in favore delle famiglie. Da Verona, il nostro inviato Alessandro Gisotti: 

Bisogna combattere i corporativismi e concentrarsi sul bene comune. É quanto affermato da mons.Galantino che a Verona, riecheggiando Papa Francesco, ha chiesto di valorizzare le persone non i soldi, avvertendo che non basta un bonus per risolvere i problemi specie per chi ha bisogno di un lavoro. Il segretario della Cei ha quindi duramente criticato quei sindaci che hanno trascritto nei registri comunali le unioni gay. Ed ha parlato di lobby, "minoranze rumorose" che vogliono imporre un pensiero unico:

"Scusate, se esiste una legge, in Italia, se c'è una Costituzione che parla di una famiglia, che parla di madre, padre e figli, un sindaco che dice 'no, io trascrivo le nozze gay celebrate altrove perché tanto fra poco anche l'Italia lo farà', é paragonabile al ragazzo il quale dice 'siccome si liberalizza la droga, voi oggi non potete perseguirmi'".

Questo, ha soggiunto, vuol dire "come minimo essere irrispettosi di quella che é la legge":

"Come fa un primo cittadino, come fa una persona che ha una responsabilità a proporsi come modello quando chiaramente – chiaramente! – va contro l'attuale legge?".

Secondo il presule per fare le trascrizioni delle unioni gay ci vogliono poche ore: basta mettersi la fascia tricolore, una firma e scattare delle foto. Le politiche familiari, invece, é stata la sua riflessione, richiedono tempo ed energie, bisogna metterci la faccia. Per questo, ha ammonito mons. Galantino, non possiamo essere "guidati" da queste persone.  Nella sua conferenza stampa il segretario generale della Cei ha inoltre avvertito che non bisogna soffiare sul fuoco dello scontro sociale, pensando soprattutto a quanto successo con gli immigrati a Tor Sapienza, a Roma. A proposito poi dei listini dei prezzi per i Sacramenti denunciati dal Papa in un'omelia a Santa Marta, ha ribadito che tali malcostumi vanno combattuti radicalmente. Quindi ha espresso l'auspicio che i prossimi viaggi di Francesco a Strasburgo e in Turchia possano avere successo. Mons. Galantino, di ritorno da una missione in Terra Santa, ha infine  espresso vicinanza ai cristiani perseguitati e ai palestinesi che, ha detto, vivono in una prigione a cielo aperto.

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Patriarca Boutros Rai: anche in Libano la minaccia dello Stato islamico

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In Libano la minaccia dei miliziani del sedicente Stato islamico è legata anche alla presenza di un consistente numero di profughi siriani e palestinesi. Il rischio è quello della strumentalizzazione. E’ quanto sottolinea al microfono di Gabriele Beltrami il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei maroniti: 

R. – C’è questa minaccia, ma il grande problema in Libano è che abbiamo – e certo umanamente parlando sono accettati, ma io parlo ora delle conseguenze negative – un milione e mezzo di siriani, mezzo milione di rifugiati palestinesi, quindi in tutto due milioni: questo vuol dire la metà della popolazione del Libano.  E’ un dovere accoglierli – ed è un dovere sia a livello economico che sociale – però il grande  problema è che vengono sfruttati: sfruttati a livello confessionale, a livello islamico; sfruttati dai libanesi, che nella maggioranza sono sunniti e i sunniti o sono con il regime e allora sono favoriti dagli sciiti hezbollah o sono contro il regime e quindi sfruttati dagli stessi sunniti. Quindi il grave problema è che anche l’Is li strumentalizzi per creare problema al Libano. L’esercito libanese ora riesce a mantenere sotto controllo la situazione e tutta la gente. E vorrei approfittare della Radio Vaticana per lanciare un appello alla Comunità internazionale: non è possibile che la Comunità lasci il Libano come fosse terra aperta a tutti i profughi. Noi paghiamo il prezzo delle guerre degli altri! Il Libano è un Paese pacifico, non ha mai fatto guerra a nessuno e adesso deve pagare il prezzo del conflitto israelo-palestinese e deve anche pagare il prezzo della guerra in Siria, mentre gli Stati di Oriente e di Occidente non fanno altro che mandare soldi, mandare armi e supportare e sostenere anche la guerra. Una sola voce esce nel mondo a chiedere pace, intesa e dialogo ed è quella di Papa Francesco. E tutti gli altri? Commerciano in armi, hanno interessi economici, strategie politiche… Non è possibile che la Comunità internazionale non trovi una soluzione al problema siriano! La guerra in Siria non ha alcun senso: si tratta solo di distruggere, ammazzare e mandar via la gente… Adesso sono 10 milioni i siriani fuori dalle loro case. Non è possibile che la Comunità internazionale stia zitta a guardare come fosse una scena di divertimento… Approfitto per aggiungere anche la nostra voce a quella del Santo Padre affinché si trovi una soluzione sia in Siria, sia in Iraq. Bisogna risolvere specialmente il conflitto tra Israele e palestinesi: questo è il peccato originale, questa è la base, questo è il fuoco. Tutto quello che succede è in relazione al conflitto israelo-palestinese. Un appello alla Comunità internazionale attraverso la voce del Papa e la Radio Vaticana.

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Colombia: c'è accordo su rilascio ostaggi Farc

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Accordo raggiunto tra il governo colombiano e le Farc per la liberazione, "al più presto", di un generale dell'esercito catturato con altri 4 prigionieri, nei giorni scorsi, dai guerriglieri. Lo hanno annunciato a L'Avana i mediatori cubani e norvegesi. Questo potrebbe permettere di riprendere i colloqui sospesi da Bogotà, e avviati due anni fa, per il raggiungimento della pace. Lo stesso presidente Santos, nei giorni scorsi, si era detto sicuro che i negoziati si concluderanno nel 2015. Come esserne così sicuro? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Gonzalo Murillo, coordinatore della Rete nazionale dei Programmi regionali di sviluppo e pace in Colombia:

R. - De manera razonable se pudiera pensar que los asuntos…
Ragionevolmente possiamo dire che è perché sui temi più importanti dell’agenda l’accordo già c’è. Già c'è sul tema dello sviluppo rurale, tema storico che le Farc rivendicano come giustificazione per la lotta armata; c'è sulla partecipazione politica, e su un tema sensibile come quello del narcotraffico e delle piantagioni illegali. Attualmente, il dialogo si centra sui 7 milioni di vittime tra 45 milioni di colombiani, su cui nessuna delle parti si assume responsabilità e che è un tema cruciale nella sensibilità politica dei colombiani.

D. - Quali le tematiche più difficili il disarmo o il riconoscimento dei diritti delle vittime?

R. – El tema lo más complejo es el tema del desarme, ....
Il tema più complesso è il tema del disarmo, perché nella memoria della Farc vive l’antecedente della eliminazione del partito politico Unione patriotica dove militavano diversi dei suoi esponenti. La sfiducia quindi tra gli attori rimane: una volta fatto il disarmo lo Stato deve poter garantire loro la vita e i diritti.

D. - Quante persone voterebbero per le Farc se si costituissero in Partito?

R. – Revisando las cifras de lo que fue las últimas elecciones presidentiales...
Se dovessimo prendere come riferimento le cifre delle ultime elezioni presidenziali, in alcune regioni di Colombia, tra chi ha votato per la pace sostenuta dal presidente Santos e chi per il candidato oppositore, contrario al dialogo, potremo parlare di 7 milioni di colombiani a favore e 6 milioni sfavorevoli. Ma in realtà non si può dire, con certezza, che questi ultimi siano contrari alla pace o che tutti quelli cha hanno votato per il presidente Santos siano aperti a trattare con le Farc. Quello che però voglio sottolineare è che ci sono regioni della Colombia, in cui le Farc hanno avuto una presenza storica molto forte e le cui popolazioni hanno votato per il candidato contrario al presidente Santos, quindi è a dire che hanno votato contro la pace. Quindi, non possiamo sapere quante persone potrebbero arrivare a votare per le Farc. Certo è che le Farc devono compiere una grande attività politica, guadagnarsi la fiducia degli elettori, avere un progetto politico, un programma politico che riesca a convincere la gente che rappresentano una alternativa politica importante. In questo momento, però, io credo che le Farc non aspirino ad un potere nazionale: aspirano, invece, ad un potere regionale, in quei territori nei quali hanno avuto una presenza storica. La negoziazione si sta ora sviluppando ed è legata al controllo territoriale, sociale e politico di questi territori.

D. - Quale ruolo possono avere l’Unione europea e la comunità internazionale nel raggiungimento della pace?

R. - La Unione Europea ha jugado un papel muy importante en los último 15 años …
L’Unione Europea ha giocato un ruolo molto importante negli ultimi 15 anni in quelli che conosciamo come “Laboratorios de paz”: ne ha finanziati due in 5 regioni segnate dal conflitto e attualmente finanzia il programma “Nuevos territorios de paz” in 4 regioni. Le risorse sono molto importanti, perché parliamo di 150 milioni di euro in circa 10 anni. Ma è ancora più importante il sostegno politico dato al Processo de Pace, perché questo aiuta la società civile ad organizzarsi e a prendere parte alle dinamiche di sviluppo e costruzione della pace. Questo approccio è l’unica possibilità di fare una pace sostenibile

D. - Cosa significa pace per la Colombia?

R. - No tener paz es no tener futuro! Construir paz significa un pacto...
La Colombia non può avere un futuro diverso dalla costruzione della pace. Pace vuol dire patto, grande accordo al livello sociale e politico. Significa anche trasformare l’assetto istituzionale che oggi abbiamo, e, per far questo, occorre avere una società caratterizzata da diritti e doveri. La trasformazione richiede poi un cambiamento del pensiero politico dello Stato: con l’abbandono dei benefici delle élites e degli interessi dei settori privati che moltiplicano profitti ignorando la sostenibilità nei territori. Si deve invece rispettare il modo particolare di vedere, sentire e concepire lo sviluppo dei territori. In questo momento la ricostruzione che serve è una trasformazione ma per via democratica, non per via armata

D. - Quale il ruolo, invece, della Chiesa cattolica nel processo di pace colombiano ?

R. – La Iglesia católica tiene una importancia fundamental en la construction...
La Chiesa Cattolica ha un’importanza fondamentale nella costruzione della pace in Colombia, e così è sempre stato nei momenti significati della vita del Paese. Oggi la Chiesa Cattolica è impegnata nella costruzione di un’etica pubblica, nella partecipazione della cittadinanza, nella lotta per l’eliminazione delle povertà e delle discriminazioni. La Chiesa Cattolica prende parte anche ai “Laboratorios de Paz” finanziati per l’Unione Europea, in 27 diocesi su 84 dove insieme a imprenditori, università, camera di commercio e ONG lavora per la cultura del incontro, come la chiama papa Francesco, e per costruire condizioni a favore della dignità umana e del bene comune.

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Apre a Roma lo Sportello voce Inps dedicato a utenti sordi

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Uno sportello dell’Inps dedicato agli utenti sordi e gestito dai dipendenti sordi. Parte da Roma la sperimentazione che l’Istituto di previdenza sociale ha predisposto per assistere con maggiore attenzione una parte di utenza. Ce ne parla Elvira Ragosta

Saranno i dipendenti sordi, coadiuvati da interpreti di lingua Lis a provvedere alle richieste degli utenti sordi. La sperimentazione, che durerà tre mesi, parte da Roma, nelle sedi Inps di Tuscolano ed Eur e mira, per ora, ad assistere i quasi 4000 utenti sordi del Lazio. Ma l’idea dell’Istituto è quella di estendere il servizio a livello nazionale. Agli sportelli, aperti 2 giorni al mese, si accede previo appuntamento, via mail o telefono dattiloscritto. L’utente comunicherà nella lingua dei segni italiana con il dipendente e ad essi si affiancherà un altro dipendente Inps esperto della materia in oggetto.  Mena Paola Ciarmela, responsabile del team utenza disagiata:

“E’ una fascia di popolazione che fino ad oggi non era stata servita nella maniera adeguata così come sono stati serviti gli altri utenti. Quindi colma una lacuna che ci portiamo appresso purtroppo da sempre. Agli utenti sordi viene inviata una lettera e gli si dice che se hanno bisogno dell’Inps possono chiedere un appuntamento. L’appuntamento viene fissato tramite l’e-mail o tramite l’uso del telefono DTS, e poi viene ricevuto l’utente. L’utente naturalmente viene ricevuto in collaborazione con i nostri colleghi sordi che conoscono la lingua dei segni e viene data a loro l’assistenza a 360 gradi”.

Un progetto realizzato anche con la collaborazione dell’Istituto italiano sordi, il cui commissario, Ivano Spano ha così commentato l’iniziativa:

“Questo è veramente un segnale di alta civiltà e di riappropriazione di quel diritto di cittadinanza attiva … E’ chiaro che per questa iniziativa, per questo sportello, c’è bisogno di dare sostegni anche di tipo formativo - come si fa con qualsiasi lavoratore, qualsiasi operatore - per sostenere le competenze linguistiche delle persone sorde, ma anche per avviare altri collaboratori dell’istituzione, udenti, a lavorare in maniera più adeguata, più significativa con i colleghi sordi stessi, a vantaggio dell’utenza in generale. E sono anche i sordi stessi che avranno bisogno, anche loro, di questa istituzione, che quindi si vedono sia come lavoratori, sia come operatori, che utenti della stessa. Questi sono principi fondamentali che la dimensione pubblica tarda ad attuare e a porre in essere con iniziative lodevolissime come quella di oggi dello sportello voci”.

Anna Muscio è una dipendente della sede Tuscolano ed è una dei pionieri di questo progetto. A prestarle la voce, per raccontare come si è giunti a questo traguardo è Gabriel, interpretet Lis:

“Passo per passo abbiamo fatto un corso di formazione per imparare le procedure. Anche a me serviva per andare avanti, perché erano tutte notizie nuove. Io lavoravo sempre nelle stesse procedure, quindi questo è stato molto interessante per me. Ci sono diverse problematiche come quella dei sordi anziani, i giovani, le domande per i pensionati… Ci sono state molte delusioni. Mi è dispiaciuto tante volte perché dovevo aiutare il ragazzo sordo che veniva a chiedere le informazioni e perdevo il mio lavoro perché dovevo aiutare il sordo che veniva a chiedermi. Allora, abbiamo avuto questa iniziativa di creare questo sportello per i sordi”.

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“Next”: i consumatori creino un’economia più giusta

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Creare un'economia più giusta e favorire la sostenibilità delle imprese. E’ quello che possono fare i consumatori, esercitando il proprio voto su prodotti e servizi realizzati in modo socialmente compatibile. Ne è convinta "Next", associazione di promozione sociale attiva per una economia più attenta all'uomo e all'ambiente. Uno dei fondatori è Leonardo Becchetti, professore di economia politica all’università di Tor Vergata, che ha da poco pubblicato un libro su questo. Al microfono di Maria Cristina Montagnaro, Becchetti spiega quali possono essere gli strumenti adatti. 

R. – Noi pensiamo che il voto col portafoglio in questo momento sia decisivo. L’economia, la qualità del mondo in cui viviamo, dipendono da noi, dalle nostre scelte di consumo e di risparmio. Ogni volta che compriamo un prodotto possiamo premiare con questo gesto l’impresa che è all’avanguardia nel creare valore economico, in maniera socialmente e dal punto di vista ambientale sostenibile.

D. – E’ la tesi che lei presenta nel suo libro. Ma qual è il livello di partecipazione necessaria per influenzare i consumi?

R. – Noi con un’altra iniziativa che si chiama ”Next”, una rete che abbiamo costruito assieme a 30 organizzazioni del Paese e associazioni di imprenditori, consumatori, sindacati, ci siamo posti proprio l’obiettivo di far crescere la partecipazione civica. La ricchezza di un Paese è data dalla trama di relazioni e di senso civico del Paese, quello che da noi si chiama “capitale sociale”. E per stimolare questo capitale sociale noi abbiamo costruito un sito web, dove le imprese responsabili si raccontano, raccontano i loro progetti, e i cittadini le valutano. In più abbiamo lanciato, proprio un mese fa, quello che si chiama l’oscar della sostenibilità.

D. – In che cosa consiste?

R. – Un concorso per tutti i giovani delle scuole, delle università, volto a premiare coloro che faranno il miglior racconto di un’azienda responsabile della loro area. L’obiettivo è proprio quello di avvicinare cittadini responsabili e imprese responsabili e promuovere la crescita del capitale sociale. Noi mettiamo in palio tre premi, in un concorso che durerà un anno, nella provincia di Milano e adesso anche nella provincia di Napoli. Il primo premio è per il miglior video di ragazzi, che racconta un’impresa responsabile, modello del proprio territorio; il secondo premio è per un progetto di ricerca innovativo, volto a creare valore economico sostenibile nel proprio territorio, quindi premia l’idea progetto; e il terzo è per l’organizzazione di un mob, cioè di una azione collettiva su territorio - pensiamo agli slot-mob sull’azzardo – quindi la migliore sceneggiatura e la migliore realizzazione di questa azione, dove i giovani votano col portafoglio e premiano una realtà sostenibile del loro Paese.

D. – In questo modo si può far ripartire la crescita?

R. – Quello che ci proponiamo non è solo di guardare alla crescita, senza guardare al resto, oggi abbiamo bisogno di vedere tutti i lati del problema. Dobbiamo creare valore economico - ci serve per combattere la disoccupazione e pagare il debito - ma dobbiamo farlo anche in maniera, che sia dal punto di vista ambientale sostenibile, altrimenti diventiamo come la Cina, dove l’aria ormai è irrespirabile e ci sono decine di migliaia di morti per tumore all’anno; dobbiamo farlo anche in modo socialmente sostenibile. Dobbiamo guardare alla qualità della vita e al bene comune. Ecco, perché ci sia una ripartenza, che sia organica e su tutti questi fronti, il voto col portafoglio è fondamentale.

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Nella Chiesa e nel mondo



Nucleare Iran. Senza accordo, negoziati estesi di un anno

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Sembra ormai impossibile che si raggiunga entro domani – scadenza fissata più di un anno fa – a Vienna l’accordo tra l’Iran e i negoziatori del cosiddetto 5+1 (Usa, Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina e Germania) sul programma nucleare di Teheran. Si dovrà, quindi, vagliare la possibilità di estendere da sei mesi a un anno le trattative – il cui ultimo round è iniziato martedì scorso - ipotesi che era già sul tavolo quando il segretario di Stato Usa, Kerry aveva parlato di “grandi e gravi divergenze”. Lo stesso Kerry ha affermato che si sta lavorando duramente per raggiungere una soluzione e negli ultimi giorni ha incontrato personalmente il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif per ben quattro volte. Il punto cruciale resta la questione se Teheran farà chiarezza, o meno, in merito al suo programma atomico e sulle possibili attività di ricerca per l’acquisizione di armi nucleari. Il Paese, infatti, vorrebbe aumentare il numero di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio per alimentare i reattori e produrre energia, ma l’occidente chiede che la procedura sia contenuta; l’obiettivo dei negoziatori è consegnare al mondo l’assicurazione che le manovre iraniane abbiano solo ed esclusivamente uno scopo pacifico, in cambio dell’allentamento delle sanzioni contro il Paese, in vigore ormai da oltre un decennio. E proprio l’annullamento di queste sembra essere l’unico esito che Teheran valuterebbe, invece, positivamente dopo l’ennesima tornata di trattative. Intanto, da Tel Aviv, il premier israeliano Netanyahu ha commentato: “Meglio nessun accordo che un cattivo accordo che minaccerebbe Israele, il Medio Oriente e l’umanità intera”. (A cura di Roberta Barbi)

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Filippine: il 29 novembre al via a Manila l’Anno dei poveri

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L’arcidiocesi di Manila a due mesi dalla visita di Papa Francesco a gennaio, darà inizio a “l’Anno dei poveri" sabato 29 novembre, vigilia della prima Domenica di Avvento. La cerimonia inaugurale si terrà dalle 7:30 alle 12.30 presso l'Auditorium di Manila. Il capo del Comitato per l'Anno dei poveri, padre Luke Moortgat ha spiegato che, nell’ambito dei preparativi per il 500.mo anniversario della presenza del cristianesimo nelle Filippine, giubileo che verrà celebrato nel 2021, il prossimo anno liturgico invita i fedeli a riflettere e ad agire sulla vita dei poveri nella società.

"Ricorderemo che Gesù ha vissuto una vita povera, non aveva nemmeno una pietra come cuscino, ma andava in giro facendo del bene, prendendosi cura degli emarginati della società", ha aggiunto padre Moortgat. "Abbiamo in programma – ha aggiunto il sacerdote - di pregare e di agire in favore dei più poveri o delle persone che vivono con meno di 350 peso al giorno per una famiglia di cinque (pari a sei euro), o 70 peso per una persona al giorno (equivalente a poco più di un euro)". Padre Moortgat spiega inoltre che, mentre l'eliminazione di tutte le cause della povertà è un compito che la Chiesa non può realizzare da sola, è per questo che ognuno può fare la sua parte per contribuire allo sradicamento dell’indigenza.  

Incentrato sul tema “Alzati e cammina”, l'Anno dei poveri si propone di adottare l'atteggiamento che avevano gli Apostoli quando curavano il povero disabile: citando Atti 3, 5-6, padre Moortgat ha detto: "Non ho oro né argento, ma con la grazia di Dio, ti dico: alzati e cammina".

"Speriamo di coinvolgere una grande varietà di soggetti, come le parrocchie, le scuole, gli uffici ecclesiastici, le congregazioni religiose, le organizzazioni cattoliche, tutti i tipi di imprese, le organizzazioni non governative, i movimenti. Tutti sono invitati a partecipare”, ha concluso il sacerdote, ricordando infine il Vangelo di Matteo: Citando Mt. 25:40, ha sottolineato: "Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli e sorelle, l'avete fatto a me” (Mt 25, 40). (H.N.)

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Egitto: allo studio delle Chiese statuto per cristiani e minoranze

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Le Chiese cristiane presenti in Egitto sono state coinvolte dal Ministero transitorio della giustizia nella messa a punto di un nuovo progetto di legge sullo statuto personale dei cristiani e delle altre minoranze religiose. Una bozza della nuova legge - riferisce l'agenzia Fides - è stata sottoposta ai responsabili delle diverse Chiese e comunità cristiane radicate nel Paese nordafricano, con la richiesta di inviare le proprie considerazioni sul testo entro il prossimo 26 novembre.

La nuova legge regolerà anche il diritto matrimoniale dei membri delle comunità cristiane. Come ha pubblicamente affermato Anba Paula, vescovo copto-ortodosso di Tanta e presidente del Comitato di ecclesiastici incaricato di esprimere la valutazione della propria Chiesa, la bozza di legge sullo statuto personale è buona e potrebbe risolvere molti problemi, ma ci saranno comunque da parte della Chiesa copta ortodossa diverse segnalazioni sui punti da discutere.

Anba Paula ha anche anticipato che la Chiesa copta ortodossa e tutte le Chiese cattoliche presenti in Egitto non daranno alcun riconoscimento e alcun consenso all'eventuale introduzione dei matrimoni civili.

Nei giorni scorsi Peter Ramses, giurista e consigliere legale dell'Associazione “copti 38”, ha inviato al Patriarca copto ortodosso Tawadros II una lettera per chiedere di consentire a rappresentanti laici dell'associazione, di partecipare alle discussioni relative alla nuova legge sullo statuto personale. (R.P.)

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Violente scosse di terremoto in Cina e Giappone

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Sono almeno cinque le vittime del terremoto di magnitudo 5.9 che ha colpito ieri la contea cinese di Kangding che si trova nella prefettura autonoma tibetana di Garze, provincia del Sichuan – una zona dove sismi di questa entità sono frequenti, purtroppo – nella parte occidentale del Paese. L’epicentro è stato individuato nella città di Tagong, dove si sono registrati anche 42 feriti  tra gli studenti di una scuola dove si è sviluppata una ressa dopo la violenta scossa. I feriti, in tutto, sono 54 e c’è anche un disperso. Ma si calcola che il terremoto abbia colpito circa 55mila persone. Un altro violento sisma, sempre ieri, si è registrato in Giappone, fortunatamente senza causare vittime. L’epicentro è stato individuato nel nord della prefettura di Nagano, dove sono crollate almeno 37 case nella scossa che ha raggiunto magnitudo 6.2. Si sta lavorando per estrarre cinque persone rimaste sotto le macerie, mentre finora il bilancio dei feriti ammonta a una quarantina, di cui sette gravi. (R.B.) 

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Russia-Ucraina. Kiev accusa: 7500 soldati russi nell’est

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Resta alta la tensione tra Ucraina e Russia: ieri Kiev ha denunciato la presenza di 7500 soldati di Mosca nel sudest dilaniato dalla guerra. A dichiararlo è stato il ministro degli Esteri ucraino, Stepan Poltorak. Ma da tempo ci sono sospetti che la Russia sostenga militarmente i separatisti con armi e uomini, in un terreno difficile come quello di Donetsk, dove ieri sono state avvertite due nuove esplosioni nei pressi di una miniera nel quartiere Kirovski e, di seguito, si è sviluppato un incendio. E mentre il Cremlino continua a negare il proprio coinvolgimento nel sanguinoso conflitto di Donbass, il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov torna ad accusare l’occidente, in particolare Usa e Ue, affermando che le sanzioni imposte a Mosca sono mirate non tanto a cambiare la politica russa, quanto a cambiare il governo russo: “In passato – ha rivendicato – le sanzioni contro un Paese erano formulate in modo da non danneggiare il settore sociale e l’economia, ma per colpire l’elite in modo mirato”. Dall’inizio dei combattimenti nell’area, secondo una stima delle Nazioni Unite, sono morte oltre 43300 persone, con un inasprimento negli ultimi due mesi e mezzo. (R.B.)

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Sri Lanka al voto l’8 gennaio 2015 con due anni d’anticipo

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Si terranno l’8 gennaio 2015, in anticipo di due anni rispetto alla naturale scadenza del mandato, le elezioni presidenziali in Sri Lanka. Lo ha deciso ieri la Commissione elettorale. Ha già detto che si ripresenterà per il terzo mandato consecutivo il presidente in carica, Mahinda Rajapaksa, il cui governo sta subendo diverse defezioni. L’opposizione, invece, ha annunciato che candiderà Maithripala Sirisena, ex ministro dell’attuale governo, critico nei confronti del presidente Rajapaksa, dal quale si allontanò nel 2009 dopo la sua svolta autoritaria e la vittoria militare sui ribelli tamil. (R.B.)

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Elezioni in Tunisia: chiusi alle 15 i seggi vicini all’Algeria

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Urne aperte, questa mattina, in Tunisia, dove cinque milioni di elettori sono chiamati a eleggere il nuovo presidente del Paese nordafricano. Una trentina i candidati in lizza, ma il grande favorito, che dovrebbe vincere senza troppe difficoltà, è l’88enne Beji Caid Essebsi, della coalizione laica Nidaa Tounes. L’unico che potrebbe dargli filo da torcere e portarlo al ballottaggio, è il presidente uscente Moncef Marzouki, ex dissidente politico sotto la dittatura e attivista nel campo dei diritti umani. "Un giorno storico, le prime elezioni presidenziali in Tunisia basate su norme democratiche avanzate", ha commentato il premier Mehdi Joma, dopo aver votato a Cartagine, elogiando anche gli sforzi fatti dalle unità di sicurezza affinché il voto si svolgesse pacificamente. Per motivi di sicurezza, oltre che climatici, infine, l’Istanza superiore indipendente per le elezioni tunisine ha deciso di ridurre l’orario di apertura dei seggi al confine con l’Algeria: il provvedimento di chiusura anticipata alle 15 riguarda Jendouba, Kef e Kasserine, dove lo spoglio inizierà subito dopo. (R.B.)

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Scoperta archeologica: a Ramallah luogo di sepoltura di Santo Stefano

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L'archeologo palestinese Salah Hussein al Hudeliyya, a capo della squadra di studiosi impegnati nella campagna di scavi e ricerche presso il sito archeologico di Khirbet El Tireh (a due chilometri dalla città palestinese di Ramallah), ha confermato il ritrovamento di indizi che consentono di identificare quell'area archeologica con il luogo di sepoltura di Santo Stefano, il primo martire cristiano.

Le ricerche, condotte nel sito da archeologi palestinesi e israeliani, fanno parte di un progetto sostenuto dalla Al Quds University e sono concentrate intorno ai resti di un grande complesso bizantino, comprendente una chiesa e un monastero. In uno degli ambienti studiati – così ha dichiarato l'archeologo ai media locali consultati dall'agenzia Fides - ci siamo imbattuti in una iscrizione che indica che questa chiesa è stata costruita in onore dell'apostolo e arcidiacono Santo Stefano protomartire, sepolto qui nel 35 dopo Cristo”.

Il progetto di studio permetterà di condurre ricerche e campagne archeologiche nel sito per i prossimi 5 anni. Un'ampia sezione dell'area archeologica appartiene al patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme. E' facile prevedere il futuro inserimento del sito archeologico negli itinerari dei pellegrinaggi in Terra Santa. (R.P.)

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A Roma, ricordo del Cappuccino che salvò migliaia di ebrei

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Oggi presso la Curia Generalizia dei Cappuccini in via Piemonte, a Roma, inaugurazione di una lapide in ricordo del Cappuccino francese Frère Marie-Benoît, "l’uomo dalle missioni impossibili", che durante la Seconda Guerra mondiale rischiò più volte la vita per salvare migliaia di ebrei ricercati dalla Gestapo in Francia ed a Roma.

Decorato con la medaglia de “I giusti delle nazioni” nel 1964, era conosciuto come il padre degli ebrei. La targa commemorativa, preparata dall'International Raoul Wallenberg Foundation, è scritta in inglese  e descrive la Curia generale di quel tempo come una “Casa di vita” per il suo collegamento con la vita del coraggioso Cappuccino che ne fece la centrale operativa della sua benemerita attività.

Il testo dice: “Padre Marie-Benoît (1895-1990), per evitare l’arresto da parte dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, si è nascosto in questo edifico in via Piemonte, 70, che in quell’epoca era un monastero delle Clarisse Cappuccine. A poca distanza da qui, dove allora sorgeva la Curia Generale in via Sicilia, che più tardi è stata in gran parte abbattuta, organizzava un rifugio per gli ebrei perseguitati da nazisti”. (A cura di padre Egidio Picucci)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 327

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.