Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 24/11/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco: Chiesa sia povera e si vanti di Dio non di se stessa

◊  

Quando la Chiesa è umile e povera, allora “è fedele” a Cristo, altrimenti è tentata di brillare di “luce propria” anziché donare al mondo quella di Dio. Lo ha affermato Papa Francesco durante l’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa S. Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis

Dare tanto e pubblicamente, perché c’è una ricchezza che si nutre di ostentazione e gode della vanità. E dare il poco che si ha, senza attirare l’attenzione se non di Dio, perché è Lui il tutto in cui si confida. Nell’episodio evangelico della vedova che sotto gli occhi di Gesù mette i suoi unici due spiccioli nel tesoro del tempio – mentre i ricchi vi avevano gettato atteggiandosi grosse cifre per loro superflue – Papa Francesco coglie due tendenze sempre presenti nella storia della Chiesa. La Chiesa tentata dall'apparenza e la “Chiesa povera”, che – afferma – “non deve avere altre ricchezze che il suo Sposo”, come l’umile donna del tempio:

“A me piace vedere in questa figura la Chiesa che è in certo senso un po’ vedova, perché aspetta il suo Sposo che tornerà… Ma ha il suo Sposo nell’Eucaristia, nella Parola di Dio, nei poveri, sì: ma aspetta che torni, no? Questo atteggiamento della Chiesa… Questa vedova non era importante, il nome di questa vedova non appariva nei giornali. Nessuno la conosceva. Non aveva lauree… niente. Niente. Non brillava di luce propria. E’ quello che a me dice di vedere in questa donna la figura della Chiesa. La grande virtù della Chiesa dev’essere di non brillare di luce propria, ma di brillare della luce che viene dal suo Sposo. Che viene proprio dal suo Sposo. E nei secoli, quando la Chiesa ha voluto avere luce propria, ha sbagliato”.

“È vero – riconosce Papa Francesco – che alcune volte il Signore può chiedere alla sua Chiesa di avere, di prendersi un po’ di luce propria”, ma ciò si intende, ha spiegato, che se la missione della Chiesa è di illuminare l’umanità, la luce che viene donata deve essere unicamente quella ricevuta da Cristo in atteggiamento di umiltà:

“Tutti i servizi che noi facciamo nella Chiesa sono per aiutarci in questo, a ricevere quella luce. E un servizio senza questa luce non va bene: fa che la Chiesa diventi o ricca, o potente, o che cerchi il potere, o che sbagli strada, come è accaduto tante volte nella storia e come accade nelle nostre vite, quando noi vogliamo avere un’altra luce, che non è proprio quella del Signore: una luce propria”.

Quando la Chiesa “è fedele alla speranza e al suo Sposo – ripete ancora Papa Francesco – è gioiosa di ricevere la luce da Lui, di essere in questo senso ‘vedova’”, in attesa, come la luna, del “sole che verrà”:

“Quando la Chiesa è umile, quando la Chiesa è povera, anche quando la Chiesa confessa le sue miserie – poi tutti ne abbiamo – la Chiesa è fedele. La Chiesa dice: ‘Ma, io sono oscura, ma la luce mi viene da lì!’ e questo ci fa tanto bene. Ma preghiamo questa vedova che è in Cielo, sicuro, preghiamo questa vedova che ci insegni a essere Chiesa così, gettando dalla vita tutto quello che abbiamo: niente per noi. Tutto per il Signore e per il prossimo. Umili. Senza vantarci di avere luce propria, cercando sempre la luce che viene dal Signore”.

inizio pagina

Papa incontra i capi dicastero su riforma della Curia Romana

◊  

Tre ore di incontro, tra le 9.30 e le 12.30, per parlare delle proposte di riforma della Curia Romana allo studio del Consiglio di cardinali, il cosiddetto “C9”. È quello avvenuto stamattina in Vaticano tra Papa Francesco e i capi dicastero, ovvero i prefetti e i presidenti di Congregazioni o Pontifici Consigli.

Nel ricordare ai media che questo tipo di incontri hanno cadenza periodica all’incirca semestrale, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ha riferito che il segretario del C9, il vescovo Marcello Semeraro, ha tenuto una breve presentazione degli argomenti del Consiglio. Subito dopo, tutti i presenti hanno espresso il proprio parere in merito, che sarà tenuto in conto nel prosieguo dei lavori del C9, la cui prossima riunione è fissata per il 9, 10 e 11 dicembre prossimi. (A.D.C.)

inizio pagina

Papa incontra Al-Sisi: dialogo unica opzione in Medio Oriente

◊  

Dialogo e negoziato per sedare i conflitti e risparmiare vite nell’area mediorientale e in Africa del Nord. È uno dei punti di convergenza dell'udienza di Papa Francesco con il presidente egiziano, Abdel Fattah Al-Sisi, avvenuta nel primo pomeriggio in Vaticano. Nel corso dei cordiali colloqui, informa una nota ufficiale, “ci si è soffermati sulla situazione del Paese, sottolineando la vicinanza e la solidarietà della Chiesa all’intero popolo egiziano nel corso del periodo di transizione politica”. Inoltre, “si è espresso l’auspicio che, nel quadro delle garanzie sancite dalla nuova Costituzione nell’ambito della tutela dei diritti umani e della libertà religiosa, si possa rafforzare la coesistenza pacifica fra tutte le componenti della società e continuare nel cammino del dialogo interreligioso”.

Passando infine in rassegna alcuni temi riguardanti soprattutto il ruolo dell’Egitto “nella promozione della pace e della stabilità nel Medio Oriente e nel Nord Africa”, la nota conclude affermando che, “al riguardo, è stato ribadito che la via del dialogo e del negoziato è l’unica opzione per porre fine ai conflitti e alle violenze che mettono in pericolo le popolazioni inermi e causano la perdita di vite umane”.

Al termine dell’incontro con il Papa, il capo di Stato egiziano si è intrattenuto a colloquio con il Cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. (A.D.C.)

inizio pagina

Il Papa ai fedeli indiani: seguite le orme dei vostri nuovi Santi

◊  

Papa Francesco ha incontrato stamani nella Basilica Vaticana i fedeli di rito siro-malabarese convenuti per la Canonizzazione di Kuriakose Elias Chavara della Sacra famiglia e di Eufrasia Eluvathingal del Sacro Cuore, svoltasi ieri in Piazza San Pietro. Il Pontefice ha avuto parole di gratitudine e incoraggiamento per i cristiani dell’India e in particolare del Kerala. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

Ringrazio la Chiesa in India, la Chiesa del Kerala “per tutta la forza apostolica, per la testimonianza di fede”, “continuate così”. Sono le parole che Papa Francesco ha rivolto all’inizio del suo incontro nella Basilica petrina con circa duemila fedeli siro-malabaresi all’indomani della Canonizzazione di due Santi provenienti proprio dalla terra indiana del Kerala:

“Padre Kuriakose Elias Chavara e suor Eufrasia Eluvathingal, religiosa dell’Istituto femminile da lui fondato, ricordano a ciascuno di noi che l’amore di Dio è la fonte e la méta e il sostegno di ogni santità, mentre l’amore del prossimo è la più limpida manifestazione dell’amore verso il Signore”.

Padre Kuriakose, ha detto, “fu un religioso attivo e contemplativo che spese generosamente la sua vita per la Chiesa Siro-malabarese”. Suor Eufrasia “visse in profonda unione con Dio, così che la sua vita di santità fu di esempio e sprone alla gente, che le diede il soprannome di Madre Orante". E ha sottolineato che le suore devono essere questo, “suore oranti”:

“Cari fratelli e sorelle, vi aiutino questi nuovi Santi a far tesoro della loro lezione di vita evangelica. Seguitene le orme e imitatene, in modo particolare, l’amore a Gesù Eucaristia e alla Chiesa, per progredire sempre sulla via della santità”.

inizio pagina

Francesco nomina il card. Sarah prefetto del Culto Divino

◊  

In data 23 novembre 2014, il Santo Padre ha nominato Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il cardinale Robert Sarah, finora Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. La sede del dicastero era vacante dallo scorso agosto, quando il Papa aveva nominato l’allora prefetto del culto Divino, il Cardinale Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo Metropolita di Valencia.

Il cardinale Sarah è originaria della Guinea Conakry, dove è nato nel 1945 a Ourous, distretto di Koundara. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha perfezionato gli studi alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, conseguendo la licenza in Teologia, e quindi arricchendoli al Pontificio Istituto Biblicum e all'Istituto Biblicum di Gerusalemme, dove si è licenziato in Sacra Scrittura.

Tornato in patria, è stato parroco, rettore del Seminario minore Giovanni XXIII a Kindia finché nel 1979 Giovanni Paolo II lo ha nominato arcivescovo di Conakry. Con i suoi 34 anni, lo stesso Papa Wojtyla lo soprannominò “il vescovo bambino” perché al momento dell'ordinazione episcopale era il vescovo più giovane del mondo.

Dopo anni di intensa vita pastorale in Africa, lo stesso Giovanni Paolo II nel 2001 lo ha nominato segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, incarico che ha svolto per nove anni, fino al 7 ottobre 2010, quando Benedetto XVI lo ha designato Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, per poi crearlo e pubblicarlo cardinale nel Concistoro del 20 novembre successivo.

inizio pagina

L'ultimo saluto del Papa al card. Fiorenzo Angelini

◊  

Papa Francesco si è unito all’assemblea riunita nella Basilica Vaticana per i funerali del cardinale Fiorenzo Angelini, spentosi sabato scorso a Roma all’età di 98 anni.

Al termine della celebrazione esequiale, celebrata alle 15 dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, Francesco è sceso in Basilica per presiedere, come di consueto, il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. 

inizio pagina

L'attesa alle istituzioni europee per la visita di Francesco

◊  

L’Europa attende Papa Francesco. Domani mattina, il Papa sarà in visita alle istituzioni europee a Strasburgo. Un solo precedente di un Papa: 26 anni fa, l’11 ottobre 1988, le istituzioni accoglievano Giovanni Paolo II. Il servizio di Fausta Speranza: 

La visita di Giovanni Paolo II fu un preludio all’"annus mirabilis" dell’Europa: il 1989. E’ quanto sottolinea il presidente del Parlamento Europeo, Schultz, in un’intervista all’Osservatore Romano, affermando che Giovanni Paolo II e tutta la Chiesa ebbero un ruolo fondamentale nel processo che mise fine al giogo sovietico. Un ruolo – spiega – nel sostenere la domanda di libertà, emancipazione e indipendenza di milioni di cittadini dell’Europa centro-orientale. 26 anni dopo, l’Europa, nelle parole di Schultz, prova un senso di smarrimento. Ed è proprio in piena crisi, economica e non solo, che arriverà domani Papa Francesco. Parlerà prima al Parlamento dell’Unione Europea, istituzione politico-economica a 27 Paesi. E all’europarlamento ci saranno anche i vertici della Commissione e del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Ue. Poi, si recherà al Consiglio d’Europa, organismo paneuropeo a 47 Paesi, nato per tutelare i diritti umani.

Questo quinto viaggio internazionale di Papa Francesco a Strasburgo, considerata capitale europea, perché sede di importanti istituzioni insieme con Bruxelles, non ha momenti a carattere religioso o incontri a carattere ecclesiale. E’ proprio la visita di Papa Francesco al cuore della politica europea. Una politica che nelle intenzioni dei Padri fondatori si basava su valori fondamentali, come quello della solidarietà. Come ricorda, alla vigilia del viaggio del Papa, il cardinale segretario di Stato, Parolin, in un’intervista al Ctv. L’Europa molte volte è percepita dalla gente come una realtà molto lontana, dice, una realtà burocratica, che non ispira più speranza. Ma il progetto europeo – raccomanda il cardinale Parolin – se vissuto secondo lo spirito e i valori dei padri fondatori, che gli hanno dato vita, può essere ancora in grado, oggi, di rispondere alle serie sfide dell’Europa attuale e di dare risposte concrete alla gente.   

Dopo aver ascoltato nei giorni scorsi la voce del presidente del parlamento europeo, Schultz, Fausta Speranza ha intervistato il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland: 

R. – There are very high…
Le aspettative per questa visita sono molto alte. Sono passati 25 anni da quando Giovanni Paolo II è stato qui. Papa Francesco si rivolge all’Europa, all’organizzazione paneuropea, con i suoi 47 Stati membri, con valori basati sui diritti umani. E’ di grande importanza che il Papa presti la sua attenzione a questo impegno. La sua visita è di grande ispirazione per tutti noi.

D. – Tante le sfide per l’Europa, questioni interne o pressioni dall’esterno: quali le priorità, segretario generale?

R. – First of all, I think it’s very important…
Prima di tutto, penso sia molto importante che il Papa venga qui per ricordarci che l’Europa deve basarsi sui valori. Ci sono molti problemi, ma se non cerchiamo di risolverli sulla base dei valori comuni – i diritti umani e lo stato di diritto – non potremo risolverli. Penso che il messaggio papale sia quello di guardare ai bisogni degli individui, in particolare quelli dei poveri, di coloro che non hanno voce. E questo è estremamente importante nell’attuale situazione economica, perché il nocciolo del problema sta in effetti nel fatto che così tante persone, in particolare i giovani, non abbiano un lavoro, non abbiano un futuro. Quindi, focalizzandoci di nuovo su questo con le indicazioni del Papa, possiamo capire come occuparci della crisi economica. Solo includendo di nuovo tutte le persone più escluse nella politica economica della società, si può trovare il modo per uscire dalla crisi. Il centro del problema, infatti, è che così tante persone non stiano lavorando. E tra l’altro questo non aiuta neanche la ripresa. Concentrandoci, dunque, di nuovo sui bisogni di ciascun individuo si avrà una via d’uscita alla crisi. E’ di grande ispirazione per noi. Abbiamo a che fare con i diritti sociali e i diritti umani. Questi dipendono l’uno dall’altro. E un Papa che dice: “Guardate che ora dobbiamo osservare i bisogni di ciascun individuo e mettere tutto questo di nuovo in cima all’agenda”, ci è di grande ispirazione.

D. – In questa fase in cui l’Europa fronteggia la grave crisi economica come vengono coinvolti i diritti umani che sono al centro dell’impegno del Consiglio d’Europa?

R. – Of course, everybody can see that there are social unrest everywhere, extremism is growing...
Ovviamente, tutti possono vedere che i problemi sociali stanno crescendo ovunque, perché tutti devono occuparsi di una diversità crescente, in termini di religione e cultura. L’immigrazione infatti continua, dandoci tante cose buone, ma anche una sfida che è visibile in tanti posti in Europa. Quindi, penso sia estremamente importante adesso che non si dimentichino i valori basilari in questo continente, tra cui la solidarietà. Solo così potremo gestire le molte sfide.

Dal Parlamento Europeo, a esprimere gratitudine per l’arrivo di Papa Francesco e grande attenzione al messaggio che vorrà lasciare sono i due vicepresidenti, Gianni Pittella e Antonio Tajani, rispettivamente del gruppo Socialisti e del gruppo Popolari:

On. Pittella: 

R. – Papa Francesco non è soltanto un grandissimo Papa, un’autorità religiosa. Papa Francesco è anche un’autorità morale, un’autorità che qui potrà ricondurci sulla strada virtuosa dell’Europa che ha un’anima, dell’Europa che non si rassegna allo strapotere dei banchieri, dei burocrati, delle lobby finanziarie. Papa Francesco ci darà parole fortissime per ricongiungere l’Europa al suo spirito originario, alla sua missione civilizzatrice: l’Europa nasce per portare pace e per creare civiltà. Ma nel corso del suo divenire è diventata altro. Noi dobbiamo invece tornare alle origini per essere meritevoli della fiducia dei cittadini.

D. – Quindi, una grande attesa per la visita del Papa?

R. – Non solo una grandissima attesa, ma una grandissima emozione, perché Papa Francesco credo sia oggi nel mondo la persona sulla quale riposa la maggiore fiducia, la maggiore speranza… Quindi, portare questo patrimonio di fiducia e di speranza qui, nell’emiciclo di Strasburgo, è una cosa bellissima. Ognuno di noi troverà nuove energie per fare meglio il suo lavoro e per portare al centro del suo lavoro la persona, l’uomo.

On. Tajani: 

R. – Certamente, sarà una occasione importante per riflettere sui destini dell’Europa: un’Europa che appare stanca e che deve essere cambiata; un’Europa che certamente non può rinunciare alle proprie radici cristiane e non vi può rinunciare neanche chi non è credente. Occorre un intervento di altissimo livello, come sarà quello di Papa Francesco, che certamente servirà a farci compiere un ulteriore passo in avanti. E’ altrettanto importante che il Papa abbia scelto come prima visita in Europa quella dell’istituzione direttamente eletta dai cittadini: questo è un anche un messaggio di fiducia nei popoli europei.

inizio pagina

Nomina episcopale di Francesco negli Usa e S. Africa

◊  

Negli Usa, Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gary, presentata da mons. Dale J. Melczek, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Gary mons. Donald J. Hying, finora vescovo titolare di Regie ed ausiliare dell’arcidiocesi di Milwaukee.

In Sud Africa, il Santo Padre Francesco ha nominato vescovo della diocesi di Klerksdorp, il rev.do Victor Hlolo Phalana, vicario generale dell’Arcidiocesi di Pretoria.

inizio pagina

Onorificenza pontificia per Suleiman. Parolin: pace per i libanesi

◊  

Il generale Michel Suleiman, già presidente del Libano, è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano. In tale occasione, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha ringraziato Suleiman per il suo impegno in favore della pace, in particolare nel periodo di presidenza libanese. Questa onorificenza, ha detto, “costituisce in sé un appello profondo lanciato a tutti i protagonisti della vita politica, economica e sociale a lavorare per la pace e la sicurezza, facendo del bene comune uno dei criteri determinanti di ogni decisione e di ogni scelta che tocca il destino dei popoli”.

Il cardinale Parolin ha dunque chiesto al Signore di far sì che i libanesi siano sempre "artigiani di fraternità, perché è a questa condizione che il loro Paese sarà veramente un luogo di pace dove ogni cittadino potrà realizzarsi pienamente e contribuire a scrivere delle pagine gloriose della storia del Libano”. (A.G.)

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

Un’ulteriore tappa nel cammino della riforma della Curia: la riunione dei capi dicastero all’indomani delle canonizzazioni di sei santi.

In prima pagina, un editoriale di Andrea Possieri sull’Europa nella visione di Montini.

Un’Europa chiamata all'unità: il cardinale segretario di Stato su san Colombano pellegrino per il Vangelo.

Sulla mappa un posto importante: l’arcivescovo Dominique Mamberti su coraggio ed eroismo nella storia della Chiesa in Australia.

Tra i migliori parroci di Venezia: Marco Agostini sul cardinale Aristide Cavallari, nel centenario della morte, con l’articolo di Mario De Camillis uscito sull’Osservatore Romano il 23 luglio 1954.

Alle origini del confronto fra Chiesa e modernità: Silvia Guidi ricorda lo storico Emile Poulat.

Dio vive nelle grandi città: il cardinale arcivescovo di Barcellona, Lluis Martinez Sistach, presenta il congresso della pastorale delle aree metropolitane.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Nucleare Iran: accordo per estendere negoziati tra i Paesi 5+1

◊  

L’Iran e i Paesi del gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), riuniti a Vienna, hanno trovato un accordo per estendere i termini dei negoziati sul programma nucleare di Teheran, che scadono alla mezzanotte di oggi. Alcune fonti, ancora non ufficiali, parlano di un proseguimento delle trattative nel mese di dicembre, altre sostengono che la nuova scadenza del negoziato è stata fissata a luglio 2015. Ma sui nodi ancora da sciogliere e l’importanza di questo accordo per gli equilibri regionali Marco Guerra ha intervistato Giorgio Alba, ricercatore ed esperto dell'area: 

R. – L’accordo è prettamente di natura tecnica. Non ci sono ostacoli sostanziali per raggiungere un accordo tecnico su un livello di tecnologia nucleare che l‘Iran può sviluppare. La questione è politica: l’accordo potrebbe portare un maggior ruolo dell’Iran a livello regionale; questo ha un’importanza ed un impatto per i diversi attori che possono essere Israele, l’Arabia Saudita, gli Stati Uniti e la Russia. Quindi un maggior coinvolgimento dell’Iran - e quindi una sua uscita dall’isolamento - ha conseguenze sia positive che negative. Quindi c’è molta attenzione da parte dei vari attori per ottenere i maggiori benefici. Per l’Iran si tratta semplicemente di negoziare il massimo cercando di cedere il minimo.

D. – A Vienna si parla ormai di un rinvio inevitabile. Ci sono invece altre ipotesi sul tavolo

R. – Il rinvio è la scelta più probabile, perché per ora il costo di un rinvio è minore rispetto al costo di un fallimento dell’accordo stesso. Anche un accordo parziale non porterebbe benefici. Uno parziale sarebbe valido per un anno o due anni. Questo è utile da un punto di visto tecnico, ma non sarebbe quel grande accordo politico. Quindi non c’è interesse tra le parti di stringere un accordo limitato. C’è interesse tra le parti di raggiungere un accordo più generale. Distinguiamo l’accordo in due parti: un accordo che guarda al futuro, e quindi garantisce all’Iran cosa potrà sviluppare, che tecnologie utilizzare, ed un accordo invece – di questo se ne parla di meno, ma è importante – rivolto al passato, cioè cosa ha fatto l’Iran. Quali sono stati i progetti, i piani segreti … Riguardo questa seconda parte - su cosa ha fatto l’Iran in passato - c’è stata una maggiore flessibilità negli ultimi giorni da parte dei Paesi occidentali e quindi c’è – forse - la possibilità di raggiungere il compromesso. Questo porterebbe grossi benefici a tutti i Paesi dell’area e indirettamente anche all’Italia, perché cancellare le sanzioni significa far ripartire il commercio e quindi gli investimenti petroliferi, l’estrazione di gas, …

D. - Obama e gli Stati Uniti stanno spingendo molto per questo accordo …

R. -  Il Presidente americano trova dei limiti da un punto di vista costituzionale nel controllo da parte del Congresso che da gennaio sarà a maggioranza repubblicana  così come il Senato. Quindi qualsiasi accordo ottenuto dal Presidente tra il mese di novembre e dicembre… Non c’è garanzia che Obama potrà mantenere quello che firmerà, quindi l’accordo preso. Così a gennaio ci potrebbe essere una nuova linea che potrebbe essere più dura nei confronti dell’Iran. L’interesse dell’Iran è quello di raggiungere un accordo prima che entrino in gioco i Repubblicani. Ma se Repubblicani attuano delle sanzioni unilaterali da parte degli Stati Uniti per l’Iran sarà quasi insignificante aver raggiunto un accordo. Guardiamo in prospettiva al mese di gennaio per capire meglio la situazione. Poi potremmo capire quale sarà la linea dettata dai repubblicani al presidente Obama che ormai è debole politicamente. L’aspetto principale è questo: non cambierà niente se ci sarà un rinvio di alcuni giorni o di alcuni mesi. L’accordo che ci dovrebbe essere è un accordo che punta a definire la situazione per i prossimi venti anni. Differenze di pochi giorni o di pochi mesi non sono di interesse per nessuno degli attori coinvolti.

inizio pagina

Tunisia, elezioni serene. L'esperta: primavera araba alle spalle

◊  

Le elezioni presidenziali di ieri in Tunisia si sono tenute nella massima tranquillità. Le imponenti misure di sicurezza non sono state necessarie, nonostante l’alta affluenza alle urne. Segno della ripresa quasi totale del primo Paese della "primavera araba". Ci spiega perché, al microfono di Corinna Spirito, la studiosa di storia del Nord Africa, Leila El Houssi: 

R. - Le elezioni di ieri e le elezioni legislative che si sono tenute alla fine di ottobre hanno dimostrato che la Tunisia è diversa rispetto all’altra realtà del mondo arabo. La transizione è stata molto lineare. I tunisini hanno risposto, hanno deciso di votare in maniera tranquilla sostanzialmente. Questa è la cosa più importante, al di là del risultato del voto e di come questo sia andato. Forse, è una giornata storica per questo motivo.

D. - La Tunisia è l’unico Paese della rivoluzione araba che sembra aver raggiunto una stabilità. Quali sono le caratteristiche di questo modello vincente?

R. - Le caratteristiche del modello vincente della Tunisia dipendono dalla sua storia. E' una storia si è distinta per il fatto di essere un Paese - come ho sempre definito anche nel mio libro - transculturale, un Paese dove varie culture si sono sempre incontrate. E' la storia di un Paese che ha sempre creduto nel dialogo. Purtroppo, spesso succede, che la Tunisia venga definita come un Paese che sostanzialmente sia nato all’indomani delle rivolte. In realtà, si tratta di un Paese che nasce molto prima, che ha sviluppato un percorso lineare tutto sommato, e ha fatto in modo che questo modello continuasse ad esistere.

D. - Quali sono i principali problemi con cui il futuro presidente è chiamato a confrontarsi?

R. - Sicuramente, una delle questioni fondamentali del Paese sarà l’aspetto economico, anche perché sappiamo benissimo che la Tunisia comunque vive una crisi economica forte già da molto tempo. Una crisi economica che è chiaramente internazionale e che, come sappiamo, si è riversata nei Paesi del Nord Africa. Questa crisi va fronteggiata in maniera abbastanza veloce, perché credo che questo sia il problema principale. È un Paese in cui c’è un alto tasso di disoccupazione e che all’indomani della rivolta si è trovato anche con un’industria del turismo in netto calo…

D. - Come è cambiata l’immagine della Tunisia all’estero negli ultimi anni?

R. - Credo che prima l’immagine della Tunisia fosse l’immagine edulcorata di un regime che descriveva il Paese come un Paese in cui non accadeva nulla: di fatto, una meta turistica. In realtà, era un Paese che aveva delle problematiche importanti in cui c’è stato un sistema molto forte di repressione di cui non si sapeva quasi nulla. È cambiato nel senso che finalmente la Tunisia è stata scoperta anche a livello occidentale. Si è scoperto che esisteva Paese in cui c’erano dei problemi, dove c’erano delle questioni molto gravi, a partire dalla dittatura spietata del regime precedente. È un Paese che ha deciso di non obbedire più alla paura, ma di uscire da quel sistema della paura che gli era stato inflitto.

inizio pagina

Legge stabilità. Mons. Bazzarri: non penalizzare Terzo settore

◊  

Nella Legge di Stabilità è previsto un aumento del prelievo fiscale a carico delle Fondazioni di origine bancaria. In una lettera aperta rivolta al premier Matteo Renzi, il cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, don Gino Rigoldi, sottolinea che saranno tagliate risorse destinate al mondo del non profit per un importo complessivo di oltre 260 milioni Euro. Su questa possibile e rilevante riduzione di fondi per il terzo settore, Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento di mons. Angelo Bazzarri, presidente della Fondazione Don Gnocchi, che aderisce alla campagna “meno tasse più erogazioni”: 

R. - É una riflessione che poniamo alla legge di stabilità rivolta a tutti coloro che sono addetti alla sua elaborazione perché tengano conto delle conseguenze di certe decisioni. A questo punto i provvedimenti, se andranno in porto, sono all’insegna di meno tasse e più erogazioni. Il rischio è che con una mano si dà e con l’altra si sottrae. Il Terzo settore si alimenta nelle sue attività, attraverso il fundraising oppure con progetti che vengono finanziati anche dall’ente pubblico e in ultimo, attraverso le fondazioni bancarie - sono 88 - che erogano finanziamenti per il sostegno. Se va in porto questo provvedimento, così com’è, c’è indubbiamente una sottrazione nelle casse del Terzo settore.

D. – Questo incremento del prelievo fiscale avrà dunque importanti ripercussioni proprio per vari settori sostenuti con le erogazioni date dalle Fondazioni di origine bancaria …

R. – Credo che il Terzo settore proprio per la sua mission, per l’impegno che profonde a servizio dei più deboli sia nel territorio sia nei grandi progetti debba tenere conto assolutamente che non saranno le risorse tagliate a paralizzare la sua azione, perché c’è sempre un valore aggiunto: quello della passione, dell’amore … Certamente, però, non si può lavorare senza avere delle risorse disponibili. Per cui queste sottrazioni ad una cifra piuttosto consistente e robusta rischiano appunto di rendere più fragile il Terzo settore soprattutto nella miriade di piccole associazioni che non riescono a reggere l’impatto con questi bisogni che hanno un significato, una valenza notevolissima soprattutto nella capillarità di presenze nel territorio e nei volti, nomi e cognomi … Non solo nei dati.

D. – Si dovrebbe invece proprio rafforzare la gamma di benefici per chi sceglie di sostenere il Terzo settore …

R. – Certamente, se sotto questo profilo c’è da fare uno sforzo, non è quello di penalizzare il Terzo settore, ma di metterlo in condizione di operare al meglio con quella vitalità che lo caratterizza, da una parte con l’anima del volontario, con la passione del professionista e dall’altra, con le relazioni umane. Relazioni che sono fondamentali nell’assistere e nell’accompagnare questi elementi più fragili e in difficoltà con la vita.

inizio pagina

Regionali. Boom astensionismo. Vince Pd, si afferma Lega

◊  

Vittorie per i candidati di centrosinistra alle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, ma a caratterizzare il voto è stato soprattutto il dato sull'astensione. Nella regione storicamente "rossa", si è recato alle urne solo il 37,8% dei votanti, con Pd e centrosinistra in calo e l'affermazione della Lega che ha superato Forza Italia. “Il pallone Renzi si sta sgonfiando”, commenta Matteo Salvini. Da parte sua, il premier parla di vittoria, assicura che l’agenda politica non cambia, ma esprime preoccupazione per l’alto numero di elettori che hanno scelto di non andare a votare. Per un commento, Paolo Ondarza ha intervistato il politologo Domenico Rosati, autore del libro “I cattolici e la politica” edito da Dehoniane: 

R. – Io credo che la politica sia in difficoltà, perché non riesce più ad avere un messaggio unificante per il Paese e questo è doveroso dirlo, anche in presenza di un governo, che vanta invece grande capacità di iniziativa o forte carica entusiastica.

D. – In entrambi i casi, tanto in Emilia Romagna quanto in Calabria ha vinto il centrosinistra. In particolare, in Emilia Romagna – storicamente regione "rossa" – c'è però un altro dato, che è quello della fortissima affermazione della Lega…

R. – In Emilia Romagna ha vinto il centrosinistra, sia pure in misure non consone alle sue tradizioni. In Calabria ha perso il centrodestra in modo vistoso, per il fatto che si proviene da una situazione di malgoverno. Quindi, c’è da analizzare questo fatto: c’è una mutazione in atto nella destra italiana. La leadership “moderata” di Berlusconi è in crisi ed è in crisi per un cumulo di motivi, a cominciare dal fatto che il leader è menomato, dissestato dal punto di vista etico e dal punto di vista politico. Ed è da presumere che la leadership della destra passi da una posizione estremista a una posizione più caratterizzata, a una posizione populista, lepenista. E’ quello che ci si aspetta quando viene meno una proposta credibile. Non credo ci siano prospettive di un rilancio del centrodestra, se non ripartendo da una situazione che, in via di ipotesi, prescinde da Berlusconi. Ragioniamo come se Berlusconi non ci fosse, questo mi parrebbe il tema da sviluppare in quell’ambito.

D. – Il Nuovo centrodestra ha già detto che, in caso di un’alleanza Forza Italia-Lega, non stringerà alcun patto con Berlusconi…

R. – Il Nuovo centrodestra deve cercare un suo spazio. Deve trovare una sua sistemazione e nel momento in cui, dall’altra parte, il partito democratico di Renzi si sposta verso il centro, sino al punto di rompere rapporti, tradizioni nei confronti del sindacato, nei confronti di un pezzo di storia del Pd, è evidente che questa posizione del Nuovo centrodestra si fa difficile, si fa delicata. Quindi, il rischio è che venga risucchiato anch’esso nell’avanzata della nuova Lega o, peggio ancora, risucchiato in una nuova edizione dell’alleanza con Berlusconi, da cui però esce comunque perdente.

D. – Per chiudere, solo una riflessione sul Movimento 5 Stelle in questa tornata elettorale: non c’è un voto clamoroso questa volta…

R. – Questo è un elemento interessante di rasserenamento della vita pubblica italiana. Il Movimento 5 stelle ha rivelato di essere, per impreparazione o per sudditanza a dei leader approssimativi, non credibili, come Grillo e Casaleggio, una vampata, un fuoco, ma un fuoco fatuo, un fuoco che poi non è riuscito ad incidere nella prassi politica corretta, proprio per questa sua pretesa di essere non politico. Bisogna vedere dove andranno a finire i voti del Movimento 5 Stelle.

inizio pagina

Cei, Giornata sostentamento clero: aiuto per 38 mila preti

◊  

La Chiesa italiana vive oggi la Giornata nazionale per il sostentamento dei sacerdoti, un sostegno fondamentale per i 38 mila preti diocesani, dei quali circa tremila sono anziani e malati. Federico Piana ne ha parlato con Matteo Calabresi della Conferenza Episcopale Italiana: 

R. – Bisogna fare chiarezza sul come si sostengono i sacerdoti. Noi abbiamo fatto un sondaggio in cui risultava che addirittura tra i cattolici praticanti il 56% pensava che i sacerdoti fossero sostenuti direttamente dal Vaticano. Invece non è così. Sappiamo che i sacerdoti sono affidati alla comunità ecclesiale e quindi siamo noi che, per primi, dobbiamo sostenere i sacerdoti. Questo è il primo motivo importante, ovviamente: fare chiarezza. Il secondo è che i sacerdoti annunciano il Vangelo e quindi cosa c’è di più importante di questo? Un’altra motivazione molto importante è che in un periodo di crisi economica i sacerdoti sono diventati quasi un ammortizzatore sociale: intervengono cioè in quelle situazioni di particolare povertà, in aiuto dei più deboli. In un periodo come questo, con l’Italia in crisi, i sacerdoti hanno una presenza veramente capillare. Quindi, per questo credo che sia importante sostenerli anche economicamente.

D. – Ci può raccontare a cosa servono queste offerte che vanno in favore dei sacerdoti?

R. – Il sistema di sostegno economico alla Chiesa in Italia si basa su due pilastri: uno è 8x1000 e l’altro sono queste offerte per il sostentamento del clero. Le offerte che vengono donate vanno, appunto, all’Istituto centrale per il sostentamento del clero, che le ridistribuisce in maniera perequativa ai sacerdoti che hanno più bisogno. Quindi, l’Istituto centrale avviene proprio lì, dove ci sono quei parroci che magari operano in una parrocchia di montagna e dove ci sono pochi abitanti, oppure parroci in territori particolarmente poveri e dove non riuscirebbero a ricevere il sostentamento necessario per questi motivi. Oltre anche ai sacerdoti che sono in pensione o che sono malati, che ricevono il sostegno dall’Istituto centrale.

D. – Dobbiamo anche ricordare che questo aiuto economico ai sacerdoti poi ci ritorna dal punto di vista sociale…

R. – Certo, assolutamente sì. Si tratta di un ammortizzatore sociale in qualche modo: intervengono proprio lì ad aiutare i più deboli della nostra società. C’è un sacerdote in Sicilia, ad esempio, che accoglie i migranti. Appena arrivano, senza speranza, senza un soldo, senza di che mangiare e di che vestire, li accoglie per le prime necessità.

D. – Le donazioni sono aumentate o diminuite in questi anni?

R. – Purtroppo, le offerte sono in costante calo da qualche anno… L’anno scorso, c’è stata una bella inversione di tendenza nel numero degli offerenti. Quindi, in qualche modo sono cresciuti gli offerenti, anche se la cifra si sta andando a ridurre anno dopo anno.

D. – Come si possono aiutare i sacerdoti? Qual è il modo per poterli aiutare?

R. – Il modo più semplice e immediato è andare sul sito insiemeaisacedoti.it e fare una offerta con la carta di credito, oppure ci si può recare al proprio istituto diocesano per il sostentamento del clero oppure fare un bollettino di conto corrente postale alla Posta.

inizio pagina

Mons. Vincenzi: mettere in pratica parole del Papa su Dottrina Sociale

◊  

Si è conclusa ieri a Verona la quarta edizione del Festival della Dottrina Sociale, un evento che ha visto confrontarsi vescovi, ministri, studenti, imprenditori sul tema "Oltre i luoghi, dentro il tempo". Per un bilancio dell'avvenimento che si è aperto con un videomessaggio di Papa Francesco, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Adriano Vincenzi, presidente della Fondazione Toniolo e coordinatore del Festival: 

R. - Il bilancio è davvero molto positivo per le presenze e anche, direi, per una diversificazione. Siamo stati presenti in Fiera di Verona per l’incontro studenti e imprenditori e qui (al Palazzo della Gran Guardia - ndr) a livello più convegnistico. Abbiamo visto l’interesse dei giovani su un modo di fare impresa e il desiderio di conoscere il no profit è aumentato enormemente. Questo mi sembra un segnale abbastanza indicativo. Per quanto riguarda invece la riflessione nei convegni, credo si possa dire questo: le persone sono venute qui perché credono che la Dottrina Sociale contenga delle proposte. Quindi, non è più il personaggio che attira: sono le convinzioni che muovono le persone. E questo lo considero un grande passo in avanti.

D. - A proposito di persone, il Festival si è aperto quest’anno, come l’anno scorso, con il videomessaggio id Francesco. La frase che resterà è proprio questa: “Non sono i soldi ma le persone che creano sviluppo”. Sono quindi le persone che devono cambiare le cose…

R. - Credo davvero che dovremmo prendere le sue parole e tradurle in pratica. In sintesi, lui dice: andate oltre, prendete l'iniziativa e c’è un di più dell’amore. Mi sembra un programma operativo che se attuato produrrà molti frutti. Il segnale buono per me è che le persone con questo messaggio hanno respirato. Ecco, pur essendo molto impegnativo, ci si sente sollevati. Per me questo è il "miracolo" di Francesco.

inizio pagina

L'astronauta Samantha Cristoforetti è a bordo dell'Iss

◊  

Samantha Cristoforetti, la prima donna astronauta, è giunta alla Stazione spaziale internazionale (Iss), a bordo di una Soyuz dalla base russa di Baikonur, nel Kazakistan. Comincia dunque per lei e i suoi compagni di viaggio la missione Futura. Trentasette anni, nata a Milano ma cresciuta a Malè (Trento), Samantha Cristoforetti si è laureata in ingegneria meccanica in Germania, a Monaco. È capitano dell’Aeronautica militare italiana ed è entrata a far parte del Corpo astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea nel 2009. Paola Simonetti ha chiesto alla dott.ssa Delfina Bertolotto, responsabile del settore “volo umano” all’Agenzia Spaziale Italiana, quale peso questo evento possa avere per l’Italia: 

R. – E’ un peso enorme e lo scinderei un attimo dal discorso della prima donna nello spazio… E’ un peso enorme perché è un privilegio che l’Italia ha – unica tra tutti i Paesi europei – di poter far volare un’astronauta italiana con un rapporto diretto con la Nasa. E far volare un astronauta non significa solo valorizzare le capacità e le competenze professionali e tecniche di questi italiani, ma significa soprattutto consentire alla comunità scientifica e tecnologica nazionale di accedere ai laboratori della Stazione spaziale, che consentono di effettuare una molteplicità di sperimentazioni con ricadute anche e soprattutto sulla Terra.

D. – Però perché solo ora in Italia una donna è potuta partire per una missione di questo tipo? Ci sono state delle difficoltà, degli impedimenti?

R. – No, questo assolutamente no. E’ un discorso statistico, naturalmente. Non esistono le “quote rosa” quando si fanno le selezioni e i concorsi astronautici. Essendo veramente possibile numerare sulle dita di un mano le possibilità, tra migliaia di persone, di identificare italiani che vengono selezionati, la statistica è stata tale per cui abbiamo dovuto aspettare la settima prima di avere una donna. Samantha aveva delle doti eccezionali: è stata selezionata tra oltre 8 mila persone, nel 2009, in un corso pubblico europeo.

D. – Quali saranno i compiti di Samantha in questi sei mesi in orbita?

R. – In questi sei mesi in orbita, Samantha avrà gli stessi compiti che hanno anche tutti gli altri membri dell’equipaggio, quindi lavorare e svolgere le ricerche – circa 200 investigazioni – che l’equipaggio sarà chiamato a svolgere in questo periodo. Sulla Stazione spaziale c’è un programma di lavoro quotidiano e settimanale molto studiato e molto preciso. E’ una settimana lavorativa come quelle nostre sulla Terra… Alcuni di loro faranno passeggiate spaziali.

D. – Una missione di questo tipo quali rischi può comportare, se ce ne sono?

R. – Naturalmente lo spazio è un ambiente ostile, come altri sulla Terra e come gli ambienti estremi. Ormai, soprattutto quando si parla di “orbita bassa”, questo fattore di rischio è sostanzialmente equivalente a un qualunque fattore di rischio che possiamo trovare sulla Terra. Lei pensi che la Stazione spaziale è abitata dal 2000: ci sono sei persone in orbita costantemente, che ruotano a turni di tre. La Stazione spaziale ha una serie di requisiti e di filtri assolutamente rigorosi e stringenti.

D. – Samantha, lo abbiamo saputo dai media, è stata molto felice, accolta veramente con grande calore. Ha detto: “È molto meglio di come lo sognavo”…

R. – Io penso che nessuno di noi sulla Terra possa veramente immaginare cosa abbiano visto questi nostri amici, questi nostri italiani… Quando vedo quella luce negli occhi che si illumina, anche quando rientrano, tutte le volte che si parla della loro esperienza… Come dicono loro: “Non esistono le parole. Sono sensazioni indescrivibili”... Credo che nessuno di noi, qui sulla Terra, riuscirà mai a immaginare che cosa significhi vedere un’alba orbitale, che cosa significhi vedere la Terra da lassù.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Kenya: dopo la strage più controlli davanti le chiese

◊  

La polizia ha intensificato le misure di sicurezza nella Contea di Mandera (nel nord del Kenya al confine con la Somalia) dove il 22 novembre, 28 persone sono state uccise a sangue freddo da miliziani somali Shabaab, che hanno selezionato le loro vittime in base all’appartenenza religiosa, uccidendo coloro che non erano in grado di recitare un versetto del Corano.

Le intensificate misure di sicurezza - riferisce l'agenzia Fides - riguardano anche le chiese cristiane dell’area, dove tra i fedeli si sono diffusi timori a recarsi alle funzioni religiose di ieri. Di fronte a ciascun edifico di culto cristiano, gli agenti di guardia sono stati portati a tre dai due che da tempo garantiscono la sicurezza.

La barbara uccisione di persone innocenti sta avendo anche un impatto sociale, perché tra queste ben 7 erano insegnanti, inoltre vi erano medici e poliziotti. Tutte persone quindi con professionalità preziose, la cui mancanza verrà avvertita nella città di Mandera dove operavano.

In risposta all’assalto al bus, le autorità keniane hanno affermato di aver condotto una serie di operazioni militari contro gli Shabaab in Somalia, nel corso delle quali 100 miliziani sarebbero stati uccisi, un’affermazione respinta da un portavoce degli estremisti somali. (R.P.)

inizio pagina

Pakistan: sui coniugi cristiani arsi vivi si muove la Corte Suprema

◊  

La Corte Suprema del Pakistan ha chiesto al governo di presentare con urgenza una relazione sull’indagine relativa alla vicenda avvenuta il 4 novembre nel distretto di Kasur, dove i due coniugi cristiani Shahzad Masih e Shama Bibi sono stai linciati e bruciati vivi con l’accusa di blasfemia, per la presunta profanazione di pagine del Corano.

La Corte - riferisce l'agenzia Fides - ha chiesto all’esecutivo anche di riferire sui passi compiuti per ottemperare al provvedimento emesso a giugno 2014, quando l’organo supremo di giudizio aveva ordinato al governo federale di istituire il “Consiglio nazionale per i diritti delle minoranze” e di formare una speciale “task force” per proteggere i luoghi di culto delle minoranze religiose.

Il passo è stato accolto con favore dalla comunità cristiana e dalla società civile, in nome della difesa dello stato di diritto. Interpellato da Fides, padre James Channan, direttore del “Peace Center” a Lahore, ha detto: “Siamo felici di questo passo. Sembra un risultato positivo della nostra lotta unitaria: la domanda di intervento alla Corte Suprema era stata inoltrata da leader religiosi cristiani e musulmani, rappresentanti di organizzazioni come Peace Center, Uri, Minjahul Quran, Consiglio Ulama Pakistan, impegnate per la giustizia, la pace, l'armonia interreligiosa. Speriamo arrivino presto provvedimenti concreti per restituire un senso di sicurezza a tutti i cittadini, soprattutto ai cristiani e altre minoranze perseguitate in Pakistan”.

Intanto, come Fides apprende da fonti locali, i familiari della coppia uccisa stano subendo pressioni e minacce perché abbandonino la strada del processo penale. Anche i cristiani dei villaggi circostanti, da cui provengono i principali sospettati del linciaggio, sono sotto minaccia. Un cristiano del villaggio di Bhail ha raccontato che la tensione nell’area è fortissima e che si è sviluppata una grande ostilità dei musulmani verso i cristiani, dopo il raid e gli arresti compiuti dalla polizia nelle case dei musulmani.

L’avvocato cristiano Mushtaq Gill commenta a Fides: “Vi è una mentalità diffusa tra i fedeli islamici che considera i cristiani ‘infedeli’, inferiori e meritevoli di ogni abuso. A volte anche i leader politici lo ripetono sugli schermi della tv. In un Paese al 97% musulmano, i cristiani sono vittime di minacce e attacchi, e vivono sotto una cappa di discriminazione e odio”. (R.P.)

inizio pagina

Spagna: Congresso internazionale di pastorale grandi città

◊  

Al via oggi a Barcellona la seconda fase del Congresso internazionale di pastorale nelle grandi città. Dopo il primo incontro, tenuto dal 20 al 22 maggio, che ha visto la partecipazione di esperti di sociologia, pastorale e teologia, questa nuova fase sarà destinata solo a un gruppo di cardinali e arcivescovi provenienti da grandi città dei cinque continenti.

Tra i cardinali e arcivescovi europei - riferisce l'agenzia Sir - ci saranno oltre al card. Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona, il card. Agostino Vallini, il card. Kazimierz Nycz, il card. Jean Pierre Ricard, il card. Josip Bozanic, il card. Philippe Barbarin, il card. Crescenzio Sepe, mons. Carlos Osoro, mons. Manuel J. Macario, mons. Sebastià Taltavull.

Il Congresso, nato da un‘idea sviluppata da Papa Francesco con il cardinale di Barcellona, Lluis Martinez Sistach, esaminerà i numerosi temi affrontati nella prima fase del convegno: si va dall’analisi delle città intese come “luogo della vita globale”, ai rapporti tra centro e periferia; dall’origine urbana del cristianesimo alle dinamiche collettività-comunità nelle metropoli; dalla comunicazione del Vangelo nei centri urbani alla pastorale verso i poveri delle periferie.

Il Congresso si tiene da oggi al 26 novembre. I lavori si concluderanno, poi, il 27 novembre con un’udienza di Papa Francesco in Vaticano. (R.P.)

inizio pagina

Vescovi francesi: l’aborto non è un diritto fondamentale

◊  

Il 26 novembre l’Assemblea nazionale francese è chiamata a votare una risoluzione che mira a “riaffermare – recita il testo - il diritto fondamentale all’interruzione volontaria di gravidanza in Francia e in Europa” ed “il diritto universale delle donne a disporre del loro corpo liberamente, come condizione indispensabile per la costruzione dell’uguaglianza reale tra donne e uomini in una società progredita”.

Ma contrarietà viene espressa dalla Conferenza episcopale francese (Cef): in una dichiarazione diffusa da mons. Guy de Kerimel, vescovo di Grebole-Vienne e presidente del gruppo di lavoro della Cef dedicato al “Fenomeno sociale dell’aborto e questioni educative”, si ribadisce, infatti, che “imporre l’aborto come una procedura medica ordinaria al servizio della libertà delle donne manifesta la difficoltà di fondare in maniera solida questo presunto diritto fondamentale”. Come può, infatti – spiega il presule – “un diritto umano basarsi sulla negazione del diritto alla vita di altri esseri umani all’inizio della loro esistenza e della loro crescita?”.

Naturalmente, si legge ancora nella dichiarazione, “la promozione della libertà femminile e delle pari opportunità tra uomo e donna sono cause giuste da sostenere e sottoscrivere”; tuttavia la questione è un’altra: “Di quale libertà si parla?”. “Quando si leggono le storie di tante donne che hanno abortito – afferma mons. de Kerimel – si devono comprendere anche le loro angosce, le pressioni e le sofferenze che esse provano per essere state condotte a commettere un atto che esse ritengono grave”. Per alcune donne, continua il presule francese, si tratta di “un vero e proprio inferno”, tanto che anche “sociologi, psicologi e psicoanalisti, lontani da riferimenti religiosi, conoscono tali situazioni dolorose”.

In un contesto in cui “il trauma post-aborto viene passato sotto silenzio o semplicemente negato”, quindi, si chiede mons. de Kerimel, “si può parlare di libertà?”. Certamente, evidenzia ancora il presule, “la libertà è fondamentale nei rapporti uomo/donna, nella maternità e nella paternità”, ma essa deve essere “una libertà responsabile, una libertà che si impegna in favore del dialogo”. Per questo, è la conclusione del vescovo francese, “bisogna lavorare a monte per far sì che la gravidanza non sia intesa come una ‘aggressione’ che giustificherebbe la legittima difesa tramite la soppressione de ‘l’aggressore’ “, ovvero il nascituro, poiché “esso è un innocente”. (A cura di Isabella Piro)

inizio pagina

Myanmar: messaggio dei vescovi per il Giubileo

◊  

Una “Chiesa arcobaleno”, che riunisce etnie e culture diverse in “una nuova Pentecoste”: è l’immagine usata da mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, nel descrivere la Chiesa birmana che festeggia il suo Giubileo, apertosi il 22 novembre scorso, ricordando i 500 anni dalla prima evangelizzazione del Paese.

Nel messaggio diffuso dal presidente dell’episcopato birmano e inviato all’agenzia Fides, l’arcivescovo ricorda che la Chiesa birmana vive il Giubileo come descritto nella Bibbia: “Un tempo di grazia, di restituzione, di ringraziamento, di trionfo della libertà dei figli di Dio”. “L’Anno giubilare è anche un tempo di riposo” ricorda il testo. “Riposo da ogni oppressione, dalle guerre, riposo dalla povertà e dalla sofferenza. Questo è un anno di grazia non solo per i cristiani, ma per tutti i fratelli e le sorelle del Myanmar” nota l’arcivescovo.

“In questo Anno giubilare ci riuniamo per cercare la giustizia, la pace e la prosperità” è l’appello lanciato dalla Chiesa birmana. “Per chiedere libertà dall’odio e da ogni tipo di oppressione. L’Anno giubilare apre una stagione di speranza, che sarà inondata delle benedizioni di Dio”.

Ricordando che il cammino della Chiesa locale è iniziato grazie “a un granello di fede gettato da San Francesco Saverio”, il messaggio fa memoria della storia della piccola comunità cristiana in Birmania, alimentata dall’opera dei missionari domenicani, gesuiti, francescani, e poi da altri ordini come Omi, Mep, Barnabiti, Pime, La Salette. I cristiani hanno conservato la luce della fede anche “resistendo a secoli di oppressione” nota.

Il messaggio indica poi il cammino per la Chiesa nel futuro: se la comunità si manterrà salda nella fede – come i primi cristiani – continuando a impegnarsi nell’istruzione e nella cura dei deboli, potrà essere un riferimento per “promuovere la pace, la riconciliazione e la giustizia”, e potrà vivere una stagione di “nuova evangelizzazione”, affidata soprattutto ai laici. L’impegno missionario è una risposta anche “ai sacrifici dei missionari giunti qui”, rimarca il testo, scegliendo l’approccio e lo spirito del Buon Pastore “nel raggiungere coloro che sono al di fuori delle strutture parrocchiali” e non hanno ricevuto l’annuncio di salvezza del Vangelo.

L'evangelizzazione della Birmania, oggi Myanmar, è iniziata nei primi anni del XVI secolo. Dopo l’ingresso nel Paese, la presenza di sacerdoti domenicani, francescani e gesuiti ha consentito di dare vita alle prime comunità cristiane, pian piano consolidatesi. Oggi la Chiesa in Mynamar è formata da 16 diocesi e conta circa 750mila fedeli, pari a circa l’1,3% della popolazione. (R.P.)

inizio pagina

Congo: nuovo massacro nel Nord Kivu. 200 morti da ottobre

◊  

Oltre un centinaio di persone sono state uccise il 20 novembre scorso nella regione di Beni, nel Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Secondo una nota inviata all’agenzia Fides dal Coordinamento della Società Civile nel Nord Kivu, “il massacro più spaventoso è avvenuto in pieno giorno, tra le 14 e le 19 di giovedì 20 novembre, nei villaggi di Tepiomba e Vemba”.

Secondo la nota, sono almeno 200 le persone uccise dal 2 ottobre in una serie di attacchi che hanno colpito diversi villaggi dell’area. Altre testimonianza inviate a Fides affermano che gli assalitori si sono presentati agli abitanti dei villaggi indossando l’uniforme dell’esercito regolare congolese, con la scusa di proteggerli. Una volta conquistata la loro fiducia, hanno iniziato il massacro.

Il coordinamento della società civile “si dichiara sconvolto dall’ennesimo crimine e denuncia le esecuzioni perpetrate con il machete dai terroristi dell’Adf-Nalu o dai loro alleati nella zona di Beni” e invita le forze di sicurezza congolesi e la Monuc (Missione Onu nella Repubblica Democratica del Congo) ad affrontare la sfida lanciata dall’Adf-Nalu, il gruppo di origine ugandese che da tempo imperversa nella regione.

Al contempo, i rappresentanti della società civile chiedono alle autorità “maggiore professionalità e obiettività, perché non si confondano i colpevoli con gli innocenti, e perché la caccia all’Adf-Nalu non venga qualificata dai suoi detrattori come una caccia all’uomo”. (R.P.)

inizio pagina

Convegno Cei: Chiesa missionaria libera e in uscita

◊  

E’ una Chiesa missionaria in cammino e in ascolto che – a partire dalla base – aiuta se stessa a non sentirsi sotto assedio. E’ decentrata e vive la periferia. E’ giovane. Ma è soprattutto una Chiesa missionaria fatta di persone che hanno voglia di rimettere al centro del discorso missionario Gesù e il vangelo. 

Questi i messaggi emersi al termine del Convegno missionario italiano, al quale hanno partecipato 880 delegati in sala, e oltre 100 da tutto il mondo - tra missionari, volontari, laici e religiosi - collegati in rete sui social e in diretta skype.

Un Convegno che lascia traccia di sé fin dal suo epilogo e che, come auspica don Alberto Brignoli, Ufficio della Cooperazione missionaria tra le Chiese, tra gli organizzatori dell’evento insieme a Missio, avrà delle ripercussioni serie nella vita quotidiana e verrà 'tenuto in caldo' per portare altri frutti. Si desidera una Chiesa in uscita che sappia stare, quando è necessario ascoltare, e che sappia uscire quando è necessario mettersi a servizio delle periferie umane. Un luogo di frontiera che sappia anche 'denunciare' le tante povertà.

Nell’elencare una serie di ‘suggestioni’ raccolte soprattutto nei laboratori, don Brignoli ha detto: "Aiutiamoci ad essere meno burocrati, aiutiamoci a lasciarci raccontare; aiutiamoci ad inviare missionari ad gentes!". Inoltre l’invito è quello di sentirsi 'diocesi in rete', di cambiare dialogo nella comunicazione e di usare le nuove tecnologie mettendole a servizio della missione, come è stato fatto in questi giorni. Insomma una Chiesa missionaria che si rinnova e che si nutre direttamente alla fonte della Parola; che non cerca filtri e che non vuole orpelli. Che desidera ricominciare a respirare 'l’odore delle pecore' dai suoi pastori e da se stessa. (R.P.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 328

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.