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Sommario del 05/10/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Messa inaugurale del Sinodo, il Papa: si cooperi al progetto di Dio

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Il Sinodo “non serve per discutere belle idee”, ma per “cooperare al progetto d’amore” di Dio: così Papa Francesco, stamani, nella Messa inaugurale del Sinodo straordinario sulla famiglia, in programma in Vaticano fino al 19 ottobre. Nella sua omelia, il Pontefice ha messo anche in guardia dalla “cupidigia di denaro e di potere”. Alla celebrazione, nella Basilica Vaticana, hanno preso parte numerosi Padri Sinodali. Durante la Preghiera dei fedeli, si è pregato per le famiglie, i popoli in guerra e “quanti sono feriti dallo scandalo”. Il Papa ha inoltre lanciato un nuovo Tweet, dall’account @Pontifex, dedicato all’Assemblea dei vescovi: “Mentre diamo inizio al Sinodo sulla Famiglia, preghiamo il Signore di indicarci il cammino. #prayforsynod » . Il servizio di Isabella Piro : 

“Lavorare per la vigna del Signore”, per “il sogno di Dio che è il suo popolo”: a questo è chiamato il Sinodo dei vescovi. E il Papa lo sottolinea nella sua omelia, ricordando che coltivare questo sogno richiede “molta cura”, “amore paziente e fedele”:

"Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente… Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo. In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d’amore per l’umanità".

Esistono, però, contadini che, “per cupidigia e superbia”, “non fanno il loro lavoro, ma pensano ai loro interessi”: e così la vigna produce “acini acerbi” e provoca “spargimento di sangue e grida di oppressi”, invece di giustizia e rettitudine:

"Cupidigia di denaro e di potere. E per saziare questa cupidigia i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito (cfr Mt 23,4)".

“La tentazione di ‘impadronirci’ della vigna, a causa della cupidigia, non manca mai in noi esseri umani “, continua il Papa, perché “il sogno di Dio si scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori”:

"Noi possiamo 'frustrare' il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività".

Per “coltivare e custodire bene la vigna” del Signore, allora – è l’esortazione finale del Papa – “i capi del popolo”, “la classe dirigente” devono operare con “libertà, creatività ed operosità”, conformando “pensieri e progetti” al sogno di Dio di “formare un popolo santo”, che “porti tanti buoni frutti di giustizia”.

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Il Papa all'Angelus: la famiglia cresce bene se nutrita con la Parola di Dio

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Perché la famiglia possa crescere bene, bisogna che sia nutrita dalla Parola di Dio. E’ quanto ha affermato Papa Francesco all’Angelus invitando a leggere spesso le Sacre Scritture. Dopo aver ricordato che in Piazza San Pietro oggi sono state distribuite migliaia di copie della Bibbia, il Santo Padre ha anche esortato “tutti a sostenere i lavori del Sinodo con la preghiera”. Il servizio di Amedeo Lomonaco: 

Papa Francesco, ricordando l’apertura dell’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha sottolineato che i Padri sinodali, provenienti da ogni parte del mondo, vivranno due intense settimane di ascolto e di confronto, fecondate dalla preghiera:

“Invito tutti a sostenere i lavori del Sinodo con la preghiera, invocando la Madre, la materna intercessione della Vergine Maria. In questo momento, ci associamo spiritualmente a quanti, nel Santuario di Pompei, elevano la tradizionale ‘Supplica’ alla Madonna del Rosario. Che ottenga la pace, alle famiglie e al mondo intero”.

Il Santo Padre ha poi ricordato che oggi “la Parola di Dio presenta l’immagine della vigna come simbolo del popolo che il Signore si è scelto”. “Come una vigna, il popolo richiede tanta cura”, “un amore paziente e fedele”. “Anche prendersi cura della famiglia – ha detto il Papa - è un modo di lavorare nella vigna del Signore”.

“Ma perché la famiglia possa camminare bene, con fiducia e speranza, bisogna che sia nutrita dalla Parola di Dio. Per questo è una felice coincidenza che proprio oggi i nostri fratelli Paolini abbiano voluto fare una grande distribuzione della Bibbia, qui in Piazza e in tanti altri luoghi. Ringraziamo i nostri fratelli paolini. Lo fanno in occasione del Centenario della loro fondazione, da parte del beato Giacomo Alberione, grande apostolo della comunicazione”.

Allora oggi, mentre si apre il Sinodo per la famiglia - ha aggiunto il Papa - con l’aiuto dei Paolini possiamo dire:

“Una Bibbia in ogni famiglia! Una Bibbia in ogni famiglia. Non per metterla in uno scaffale, ma per tenerla a portata di mano, per leggerla spesso, ogni giorno, sia individualmente che insieme, marito e moglie, genitori e figli, magari la sera, specialmente la domenica. Così la famiglia cresce, cammina, con la luce e la forza della Parola di Dio”.

Dopo l’Angelus il Papa ha ricordato che ieri negli Stati Uniti è stata proclamata beata Suor Maria Teresa Demjanovich, delle Suore della carità di Santa Elisabetta, “discepola di Cristo, che condusse un’intensa vita spirituale”. Oggi in Italia – ha concluso - si celebra la Giornata per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

“Incoraggio quanti si adoperano per garantire pari opportunità di vita per tutti, indipendentemente dalla condizione fisica di ogni individuo. Auspico che le Istituzioni e i singoli cittadini siano sempre più attenti a questo importante obiettivo sociale”.

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Le famiglie: la Chiesa ci aiuti a trasmettere la fede ai nostri figli

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Migliaia erano le famiglie festanti che hanno gremito Piazza San Pietro, in occasione dell'apertura del Sinodo. Ascoltiamo alcuni commenti raccolti in piazza da Marina Tomarro

R. – E’ importantissimo, perché la situazione per quanto riguarda la famiglia, a livello mondiale, è veramente in una confusione totale: ognuno progetta un modo suo di costruire una convivenza. In questo momento, quindi, veramente, che tutta la Chiesa rifletta, mediti, preghi e faccia anche un punto per orientare tutti.

D. – Il Papa chiede appunto di custodire e proteggere la famiglia. Allora, oggi, in che modo si può rispondere a questa sua esortazione?

R. – Penso, avendo ben chiaro quali siano i valori cristiani e cercando di alimentarli all’interno della famiglia. Custodirla in questo senso: proteggerla da tutto quello che c’è fuori e che forse svia un po’ dal messaggio di Cristo.

R. – Penso, innanzitutto, con tanto amore e crescendo i figli con i valori che oggi, forse, non sono più quelli di una volta, cercando di avvicinarli alla Chiesa, all’amore familiare.

R. – Si va avanti nella fede principalmente e poi nel tenersi uniti col dialogo, nel parlare. Io credo che quasi tutto si possa superare nella fede e parlando.

R. – E’ necessario che noi cattolici veramente facciamo nostro il progetto di Dio, che lo conosciamo e lo viviamo. Nell’ambito, poi, delle comunità che ci sia veramente un cammino di aiuto, di promozione, di accompagnamento, di preparazione per le giovani coppie, che abbiano il coraggio di affrontare il matrimonio.

D. – Perché è importante promuovere la famiglia?

R. – Perché sicuramente è il futuro di quella che sarà la nostra fede, riuscendo a trasmettere quello che noi oggi sentiamo ai nostri figli, per continuare questo cammino nella Parola del Signore.

D. – Tante sono le difficoltà oggi, anche esterne, che arrivano verso la famiglia. Allora, in che modo si affrontano?

R. – A casa nostra, sinceramente, quando siamo colpiti da avvenimenti un po’ nefasti, con l’unità, proprio con questo rimanere insieme, con il non permettere a nessuno che ti possa mandare a terra.

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Papa: Chiesa e società rinnovate da ascolto e confronto su famiglia

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Chiesa e società, rinnovate dal nostro ascolto e dal nostro confronto sulla famiglia, “amata con lo sguardo di Cristo”. Questo l’auspicio di Papa Francesco in Piazza San Pietro, alla veglia di preghiera e di riflessione dal titolo: “Accendi una luce in famiglia”, davanti ad oltre 40 mila persone. Il servizio di Giada Aquilino

Anche nella cultura individualista “che snatura e rende effimeri i legami”, in ogni “nato di donna” rimane vivo “un bisogno essenziale di stabilità, di una porta aperta, di qualcuno con cui intessere e condividere il racconto della vita, di una storia a cui appartenere”. È il bisogno di famiglia, descritto dalle parole di Papa Francesco:

“La comunione di vita assunta dagli sposi, la loro apertura al dono della vita, la custodia reciproca, l’incontro e la memoria delle generazioni, l’accompagnamento educativo, la trasmissione della fede cristiana ai figli...: con tutto questo la famiglia continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale”.

In piazza, tra i cartelli che hanno ricordato la festa di San Francesco, dal quale il Papa ha scelto di assumere il nome, ne hanno dato testimonianza tre coppie. Quella dei fidanzati Antonio e Roberta, incamminati verso il matrimonio, quella di Margherita e Marco che, con già quattro figli e - hanno raccontato - “tre bimbi di sole 10 settimane di gestazione volati in cielo”, hanno accolto una piccola in affido e hanno detto: “la nostra famiglia non si ricorda nemmeno com’era quando lei non c’era”; e quella di Antonella e Nicola, sposi ritrovatisi dopo 6 anni di separazione.

Di fronte a questi squarci di vita quotidiana e in occasione dell’assemblea sinodale, “cammino di discernimento spirituale e pastorale”, il Pontefice ha invitato a “ricercare ciò che oggi il Signore chiede alla Sua Chiesa”, cioè “prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l’‘odore’ degli uomini d’oggi, fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce”: a quel punto, ha detto il Papa, “sapremo proporre con credibilità la buona notizia sulla famiglia”. D’altra parte nel Vangelo, ha ricordato il Santo Padre, ci sono forza e tenerezza, “capaci di vincere ciò che crea infelicità e violenza”:

“Nel Vangelo c’è la salvezza che colma i bisogni più profondi dell’uomo! Di questa salvezza - opera della misericordia di Dio e Sua grazia - come Chiesa siamo segno e strumento, sacramento vivo ed efficace”.

Pregando per i Padri sinodali, ha esortato il Papa, chiediamo allo Spirito Santo “il dono dell’ascolto” della volontà di Dio e del grido del popolo; il dono del “confronto sincero, aperto e fraterno, che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento d’epoca porta con sé”:

“Lasciamo che si riversino nel nostro cuore, senza mai perdere la pace, ma con la serena fiducia che a suo tempo non mancherà il Signore di ricondurre a unità”.

Ma, ha aggiunto il Pontefice, invochiamo anche il dono di “uno sguardo”:

“Perché, se davvero intendiamo verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto. Se assumeremo il suo modo di pensare, di vivere e di relazionarsi, non faticheremo a tradurre il lavoro sinodale in indicazioni e percorsi per la pastorale della persona e della famiglia”.

Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana - ha spiegato Papa Francesco, ripercorrendo il brano evangelico delle Nozze di Cana letto in piazza - si aprono strade nuove e possibilità impensate, sull’esempio dell’indicazione evangelica “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”, contenente il testamento spirituale di Maria:

“Il nostro ascolto e il nostro confronto sulla famiglia, amata con lo sguardo di Cristo, diventeranno un’occasione provvidenziale con cui rinnovare - sull’esempio di San Francesco - la Chiesa e la società. Con la gioia del Vangelo ritroveremo il passo di una Chiesa riconciliata e misericordiosa, povera e amica dei poveri; una Chiesa in grado di ‘vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà che le vengono sia da dentro che da fuori’”.

L’auspicio finale del Santo Padre è stato affinché soffi “il Vento della Pentecoste” sui lavori sinodali, sulla Chiesa e sull’umanità; “sciolga - ha concluso - i nodi che impediscono alle persone di incontrarsi, sani le ferite che sanguinano tanto, riaccenda la speranza, c'è tanta gente senza”: conceda quindi quella “carità creativa che consente di amare come Gesù ha amato”.

Anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e organizzatore della veglia pre-sinodale, nel suo intervento ha guardato alle famiglie contemporanee e ha sottolineato che “non vogliamo né possiamo rassegnarci” di fronte a “un contesto che - se sul piano economico parla il linguaggio di una crisi grave perdurante - su quello culturale mette a dura prova motivazioni e scelte di fondo”: avvertiamo, ha detto, “il peso dell’incertezza e del disagio che attanagliano soprattutto i giovani, ritardando la realizzazione di progetti di vita; siamo testimoni della frammentazione che indebolisce i legami tra le persone, umilia la vita nascente ed emargina gli anziani, con il risultato di impoverire il tessuto dell’intera società”. Ecco perché, ha terminato, l’impegno è “a promuovere e far brillare la grandezza e la verità della vocazione umana e del Vangelo del matrimonio e della famiglia”.

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Loppiano compie 50 anni. Il Papa: è testimonianza viva di fraternità

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Loppiano, testimonianza viva ed efficace di comunione tra persone di diverse nazioni, culture e vocazioni: così Papa Francesco nel video messaggio inviato ieri sera in occasione dell'evento inaugurale del 50.mo anniversario della fondazione della Cittadella del Movimento dei Focolari nei pressi di Firenze. Nella città, che il Papa definisce “scuola di vita per far ri-sperare il mondo”, alcuni vivono stabilmente, altri trascorrono un periodo di esperienza e di formazione umana e spirituale. Il servizio di Fausta Speranza

Papa Francesco sottolinea che la cittadella è nata “in sintonia profonda con il messaggio del Concilio Vaticano II che proprio 50 anni fa si stava celebrando”.E  ricorda così il disegno: “testimoniare, nell’amore reciproco verso tutti, la luce e la sapienza del Vangelo”. E Francesco afferma: “Loppiano scuola di vita, dunque”, per poi sottolineare: “in cui vi è un unico maestro: Gesù”.

“Loppiano è una realtà che vive al servizio della Chiesa e del mondo, per la quale ringraziare il Signore; una cittadella che è testimonianza viva e efficace di comunione tra persone di diverse nazioni, culture e vocazioni, avendo anzitutto cura nel quotidiano, di mantenere tra voi la mutua e continua carità”.

Il Vangelo – afferma Francesco – è davvero lievito e sale per una civiltà nuova dell’amore:

“attingendo alla linfa spirituale del Vangelo, occorre immaginare e sperimentare una nuova cultura in tutti i campi della vita sociale: dalla famiglia alla politica, all’economia….

Principio della Sapienza è il sincero desiderio di istruzione, afferma Papa Francesco, per poi raccomandare: “la cura dell’istruzione è amore”. Ricorda che Loppiano è sede dell’Istituto Sophia eretto dalla Santa Sede. E parla di “urgente bisogno di giovani, uomini e donne che, oltre ad essere opportunamente preparati nelle varie discipline, siano allo stesso tempo impregnati della sapienza che sgorga dall’amore di Dio”. Poi il messaggio per tutti: guardare avanti, “puntare in alto – dice Francesco – con fiducia, coraggio e fantasia”. Con una raccomandazione di rilievo: “Niente mediocrità”.

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La Bibbia, Parola che salva, distribuita in Piazza san Pietro

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Questa mattina, nel corso dell’Angelus, sono state distribuite gratuitamente quindicimila copie della Bibbia nella nuova versione dai testi antichi.  L’iniziativa è stata promossa dalla Famiglia paolina per celebrare il centenario della fondazione per opera del beato Giacomo Alberione e l’inizio del Sinodo dei vescovi sulla famiglia. Il servizio di Paolo Ondarza

Nel 1960 il beato Giacomo Alberione fece stampare un milione di copie della Parola di Dio. Come allora oggi con la distribuzione della Bibbia l’obiettivo è quello di giungere in ogni casa, fin nelle estreme periferie. Secondo recenti indagini in Italia otto abitanti su 10 posseggono una Bibbia, ma averla in casa non sempre vuol dire conoscerla. Perché allora leggerla oggi? Il biblista don Giacomo Perego ha diretto il progetto editoriale della nuova Bibbia edita da San Paolo.

R. - Il motivo per cui leggerla oggi è il motivo di sempre: incontrare Dio e incontrare se stessi. La Parola di Dio è una parola che aiuta ad immergerci nel mistero di Dio, ma anche a scoprire quella che è la grandezza dell’uomo agli occhi di Dio. Il fatto che oggi otto persone su 10 abbiano la Bibbia in casa però facciano magari fatica ad aprirla, è perché si tratta un libro che comunque un po’ spaventa.

D. - Non ci si improvvisa nell’accostarsi a questo libro …

R. - Assolutamente no. Ci si può improvvisare magari una o due volte; ci sono alcuni movimenti che suggeriscono, in un clima di preghiera, di aprire la Bibbia a caso e poi lasciarsi guidare da ciò che il Signore dona. Può essere una scelta azzardata: per entrare nel mondo della Bibbia occorre conoscere, per lo meno, la cornice in cui quei testi sono stati scritti e i valori che gli autori sacri hanno cercato di comunicare. Ecco lo strumento di accompagnamento nelle pagine introduttive a questa edizione può essere di grande utilità.

D. - Si tratta di una nuova traduzione?

R. - È la rivisitazione della traduzione che noi abbiamo elaborato a partire dai tempi del post Concilio direttamente sui testi antichi. La Famiglia paolina è stata una delle prime realtà che ha ritradotto la scrittura non a partire dalla vulgata, non a partire dal testo latino, ma a partire dai testi antichi, quindi l’ebraico e il greco e l’aramaico.

D. - E questo andare nuovamente alle origini dei testi antichi ha riportato in luce significati originari che forse si erano persi con le successive traduzioni?

R. - Sì, a volte variare una traduzione significa anche dare un messaggio, un significato diverso al testo proposto.

Introduzioni ai singoli libri biblici, note essenziali al testo, un atlante a colori, una guida per catechisti e formatori, suggerimenti su come accostarsi alle Scritture, indicazioni per una lettura “orante”. Il nuovo volume, edito da san Paolo, contiene tutto questo. Inoltre per chi volesse accogliere l’invito di Papa Francesco a leggere un brano al giorno, la nuova Bibbia  offre un piano di lettura in 365 tappe.

R. - La Bibbia non si può leggere dalla prima pagina all’ultima così, come se fosse un racconto, bisogna seguire un percorso guidato. Uno degli strumenti che offre questa edizione della Bibbia è proprio quello di un percorso guidato che tiene presente dei tempi liturgici. Per cui, non si inizia da Genesi ad Apocalisse, ma da un Vangelo per poi ripercorrere tutta la storia della salvezza insieme a Gesù tenendo presente il tempo liturgico - l’Avvento, la Quaresima, la Pasqua - che si sta vivendo.

D. - Questa lettura quotidiana è alla portata dell’uomo e della donna contemporanei, sempre alle prese con tempi stretti?

R. - Sì, l’importante è che non sia una lettura fatta in solitudine, perché quando si legge da soli la Bibbia il rischio è di prendere cantonate o stancarsi in fretta. Se invece diventa una lettura comunitaria, condivisa, la ricchezza dell’essere Chiesa fa emergere tutta la luminosità di una Parola che salva.

D. - Potremmo dire che oltre al valore spirituale riconosciutole dai credenti, la Bibbia ha anche un valore culturale per i non credenti?

R. - Senza dubbio. Ha un valore culturale perché ci si immerge in epoche e momenti storici molto diversi dai nostri; non dimentichiamo che la Bibbia - se noi prendiamo la completezza dei testi sacri - abbraccia almeno un millennio di storia. Ed è interessante anche notare come, all’interno della Bibbia, la stessa storia venga spesso offerta da prospettive diverse.

Per il lancio dell’iniziativa editoriale oggi a Roma nella basilica di Santa Maria in Trastevere la lettura di passi della Bibbia da parte di noti attori, alternata a momenti di canto e danza e online il nuovo sito internet www.leggolabibbia.it.

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Mons. Lingua, nunzio in Iraq: l'ideologia jihadista non si ferma con le bombe

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La situazione in Iraq è molto preoccupante. I cristiani, in particolare, sono disorientati perché non possono rientrare nelle loro case a Mosul e nella Piana di Ninive. E' quanto sottolinea, al microfono di Tracey McClure, il nunzio apostolico in Iraq e Giordania, mons. Giorgio Lingua: 

R. – La situazione è molto preoccupante, innanzitutto dal punto di vista psicologico, dopo quello che è successo a Mosul, in particolare, ma anche nella Piana di Ninive, dove i cristiani sono stati costretti praticamente a lasciare le loro abitazioni o a convertirsi. In questo momento sono disorientati, perché non possono ritornare nelle loro case. Più il tempo passa, più la frustrazione cresce. Questo, direi, per quanto riguarda i circa 120 mila cristiani, che hanno dovuto lasciare le loro case. Per quanto riguarda Baghdad, la situazione è come prima: è sempre una città con problemi, con attentati, ma non è peggiorata. Circa 350 famiglie sono venute a Baghdad dal Nord, perché molte avevano dei parenti oppure per fare documenti, passaporti. Credo, quindi, sia importante intervenire, per trovare loro condizioni migliori di vita e possibilmente anche un lavoro, se si vuole che restino, altrimenti è chiaro che non possono più vivere a lungo in queste condizioni e saranno sempre più tentati di partire e di lasciare. Il Medio Oriente, quindi, si svuota di una presenza che è millenaria: è dall’inizio del cristianesimo che i cristiani sono lì e sono parte del Paese; hanno contribuito alla costruzione di questi Paesi e ora si trovano in una condizione molto critica. Per quanto riguarda gli interventi della comunità internazionale, io credo che vada tenuto presente che il problema alla radice non si può risolvere con la forza, perché le bombe, l’esercito possono fermare un’aggressione, ma non possono fermare le idee. Credo, quindi, che le idee, le ideologie che stanno dietro, si possano fermare soltanto con l’educazione. Per questo credo sia molto importante, a questo livello, il ruolo dei leader religiosi musulmani, per condannare quello che sta avvenendo, per prendere le distanze e, soprattutto, per formare nelle scuole, nelle moschee la gente ad una maggiore tolleranza.

D. – Le sue speranze per il futuro?

R. – E’ chiaro che ci aspettiamo la pace, ci aspettiamo che i cristiani e i musulmani e anche musulmani sciiti e sunniti, e altre religioni presenti, possano ritornare a vivere come fratelli. Questo è un sogno, ma credo che i sogni si possano realizzare con la buona volontà di ciascuno.

D. – E si è detto più volte che quello che può aiutare a fermare la violenza è una forza di pace internazionale...

R. – Dico che adesso, in questo momento, è quello che i cristiani chiedono. Anche quando i villaggi vengono liberati, infatti, non si fidano di tornare, finché non si sentono protetti da una forza di pace internazionale. Hanno visto la facilità con cui questi jihadisti sono avanzati, sono entrati e temono, allora, che possano ritornare con la stessa forza. Quindi solo se ci sarà una forza di pace internazionale, potranno tornare, almeno per passare l’inverno.

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Oggi in Primo Piano



Jihadisti si avvicinano alla città siriana di Kobane e avanzano in Iraq

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I raid della coalizione internazionale contro il sedicente Stato Islamico non sembrano imprimere una netta svolta sul terreno. Le milizie integraliste avanzano infatti sia in Siria, verso la città curda di Kobane, sia in Iraq nella provincia di Anbar. Ma Londra e Washington assicurano di essere determinati a continuare la guerra ai jihadisti, soprattutto dopo i video dell’esecuzione del secondo ostaggio britannico e delle minacce a volto scoperto pronunciate da un cittadino del Regno Unito. Il servizio di Marco Guerra

I miliziani jihadisti dello Stato Islamico hanno conquistato un'altura strategica che domina la parte meridionale della città curda di Kobane, al confine tra Siria e Turchia, da settimane assediata dai miliziani integralisti.  A renderlo noto è stato l'Osservatorio siriano per i diritti umani, precisando che i jihadisti sono avanzati dopo violenti scontri con le unità curde e i ribelli siriani che controllano parte dell'altura. Anche in Iraq prosegue l’avanzata dei jihadisti che hanno assunto il controllo della parte occidentale del governatorato di Anbar, dopo che in settimana erano riusciti a conquistare la vicina città di Hayt. I raid della coalizione non sembrano dunque aver impresso la svolta sperata e la loro durata potrebbe anzi rivelarsi più lunga del previsto, malgrado lo Stato Islamico sia stato indebolito. Di questo ne sono consapevoli il premier britannico Cameron e il presidente americano Obama  che, dopo la decapitazione di Alan Henning, assicurano di essere determinati a continuare la guerra contro Is. Intanto emergono nuovi particolari sul 27 britannico che, a volto scoperto, ha rivolto nuove minacce all’Occidente e al Regno Unito. Si tratta di un ex guardia di sicurezza di un supermercato, identificato come Omar Hussein, partito per la Siria lo scorso gennaio.

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Primo turno delle presidenziali in Brasile

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Elezioni legislative e presidenziali in Brasile. Previsti due turni: il 5 e il 26 ottobre. A un anno dalle manifestazioni di piazza che chiedevano rinnovamento e lotta alla corruzione e pochi mesi dopo l’esposizione mediatica in occasione del mondiale di calcio, il Paese si presenta diviso. Delle sfide in atto e dei candidati, Fausta Speranza ha parlato con Paolo Magri, direttore dell’Ispi, Istituto di studi politici internazionali: 

R. - È una competizione aperta dove ci sarà probabilmente una prima sorpresa: il partito di Marina Silva che si pensava al terzo posto, e che quindi non era previsto al ballottaggio. Probabilmente ci andrà, e poi il ballottaggio sarà una sfida aperta perché ad oggi i sondaggi danno le due candidate con una parità tecnica.

D. - Parliamo di programmi …

R. - I programmi dei tre candidati sono molti vaghi. C’è un candidato che rappresenta la continuità, Dilma Rousseff che si ripresenta, e che quindi sottolinea la volontà di continuare i programmi sociali; c’è un candidato delle destre che rappresenta l’assoluta discontinuità, Aécio Neves, che presenta un programma molto incentrato sulle aperture di mercato ed è vago sulla prosecuzione dei programmi sociali, e poi c’è il candito di rottura, Marina Silva, che si presenta con una piattaforma che mescola idee e indicazione del programma di Aécio Neves, cioè un mercato più aperto, ma promette di garantire la prosecuzione dei programmi sociali.

D. - Parliamo invece di problemi. Se dovesse in poche parole fotografare le questioni centrali del Brasile oggi, che cosa direbbe?

R. - Il Brasile è un Paese diventato grande in questi anni, anche in termini di potere economico e durante i momenti di grandi crescita, che però sono finiti miseramente. In questo momento la domanda sul Brasile è sulle incertezze economiche e politiche degli ultimi due anni, con il rallentamento della crescita e l’emergere di proteste sociali; si deve capire se sono una pausa di assestamento o se sono - come è stato in passato - l’inizio di una fase di declino e di ripiegamento. Questa è la grande sfida del Brasile post-elezioni; servono delle riforme importanti, che sono state accennate in alcuni casi e fatte in altri, ma servono nuove riforme. Il dubbio fortissimo che rimane è questo: chiunque vincerà queste elezioni lo farà con maggioranze risicate. In un Paese quindi più frammentato politicamente, sarà ancora più difficile fare queste riforme.

D. - Che dire ad un anno circa dalle manifestazioni di piazza? In qualche modo è nata una coscienza politica rinnovata in questo tempo?

R. - Le proteste di un anno fa sono state inizialmente spontanee; esprimevano il malessere dei brasiliani nei confronti di una politica lenta, di opere pubbliche lente, di corruzione e di sprechi. Poi queste proteste sono diventate fortemente politiche, perché si avvicinavano alle elezioni e quindi sono state sicuramente filtrate da chi aveva grande interesse a dimostrare che Dilma Rousseff non era popolare e, anzi, veniva fischiata. Questi temi sollevati durante le proteste sono entrati nella campagna elettorale e chi se ne è fatto maggiormente interprete è stata Marina Silva, perché - appunto - rappresentava e rappresenta un candidato fuori dagli schemi principali della sinistra e della destra che hanno governato il Paese nel passato. Vedremo se, al di là del peso nella campagna elettorale, questi temi delle proteste diventeranno poi agenda di governo.

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A Pompei supplica alla Madonna del Rosario

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Oggi, prima domenica di ottobre, a Pompei, a mezzogiorno, è stata recitata la tradizionale supplica alla Madonna del Rosario. A precederla una Concelebrazione Eucaristica sul sagrato della Basilica dedicata a Maria presieduta da mons. Nunzio Galatino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. E proprio oggi l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Tommaso Caputo, ha consegnato al clero e ai fedeli un messaggio dal titolo “La Famiglia cuore dell’Evangelizzazione. Il Santuario di Pompei tempio di spiritualità familiare”, anche in occasione dell’apertura del Sinodo sulla famiglia. Al microfono di Tiziana Campisi  mons. Caputo spiega qual è il senso della supplica: 

R. – La supplica da Pompei parte e diventa come una catena. Viene recitata contemporaneamente in tante parti del mondo, anche negli altri continenti. Quindi, questa grande catena di solidarietà, è una invocazione dei milioni di fedeli della Madonna di Pompei per la pace, per la Chiesa, per la famiglia, e per crescere insieme nella fede, sotto lo sguardo di Maria e avendo lei anche come modello della nostra vita cristiana.

D. – In che modo oggi i fedeli devono guardare a Maria e rivolgere a Maria la supplica?

R. – I fedeli della Madonna di Pompei devono guardare a Maria come modello, come “intercessora”, ma anche come quella persona che devono prendere in casa loro. Le parole di Gesù sotto la Croce: “Figlio, ecco tua Madre. E da quel momento il Figlio la prese con sé”, sono parole chiavi per ognuno di noi. Noi dobbiamo prendere Maria con noi ma la dobbiamo far entrare nel più profondo del nostro intimo. Lei deve diventare la regina del nostro intimo. Se lei è dentro di noi come modello, credo che noi troveremo una forma altissima di devozione alla Madonna che diventa per noi crescita nella fede perché la Madonna ci porta poi a Gesù: è Lui cui dobbiamo arrivare, Lui il nostro approdo, perché è Lui la nostra salvezza. E questo è quanto ci ha insegnato anche san Giovanni Paolo II circa il Rosario: contemplare il volto di Cristo con gli occhi della Madre.

D. – Lei ha scritto un messaggio che viene diffuso oggi. Un messaggio per la famiglia e sul Sinodo che si apre oggi, dedicato proprio alla famiglia. Che cosa vuole dire in questo messaggio?

R. – E’ l’invito agli sposi a riscoprire la bellezza e la sacralità della vocazione della famiglia cristiana così come Dio l’ha pensata: una piccola Chiesa, cuore pulsante della società, grazie al continuo e sempre rinnovato amore scambievole.

D. – Santuario di Pompei e Sinodo sulla famiglia: quale legame?

R. – Il santuario di Pompei è la casa di Maria, tempio della famiglia, icona - potremmo dire - senza tempo della Casa di Nazareth: origine, modello, culmine della famiglia cristiana. Una così importante iniziativa, dedicata proprio alle famiglie, risuona quindi qui in modo speciale. Tutta la Chiesa di Pompei guarda all’assise dei vescovi con la certezza che da lì arriveranno nuove indicazioni per aiutare le famiglie nel loro arduo cammino e intanto si impegna a fare la propria parte per essere guida e sostegno soprattutto per le famiglie in difficoltà.

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Concerto per i 150 anni della scomparsa di Giacomo Meyerbeer

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L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia celebra domani sera all’Audiorium Parco della Musica di Roma con uno splendido concerto i 150 anni della scomparsa di Giacomo Meyerbeer, operista osannato dell’Ottocento e poi dimenticato. Sul podio il maestro Antonio Pappano, mentre le arie di coloratura sono affidate al soprano Diana Damrau, una vera stella della lirica mondiale. Il servizio di Luca Pellegrini. 

Sono passati un secolo e mezzo dalla sua morte, e ancora Giacomo Meyerbeer è relegato a poche righe nei manuali di storia della musica e assente quasi totale dai cartelloni dei teatri d’opera del mondo. Eppure è stato una personalità di spicco per il suo tempo. Proveniente da un’agiata e illuminata famiglia borghese di origine ebraica, è da considerarsi uno dei creatori più prestigiosi e rappresentativi del grand-opéra francese, una concezione dello spettacolo in cui si specchiava la grandeur parigina di metà ottocento. Tornano in vita nel concerto di Santa Cecilia alcune famosissime pagine vocali e orchestrali di capolavori come “Robert le Diable”, “Les Huguenots”, “Dinorah”, “L’Africaine”. Meyerbeer, insomma, tanto osannato e amato nel secolo suo, tanto dimenticato, eccetto che nel suo paese di origine, in quelli successivi. Abbiamo chiesto al Presidente-Sovrintendente dell’Accademia di Santa Cecilia, Bruno Cagli, il motivo di questo oblio:

R. – E’ stato un personaggio fondamentale nella storia dell’Opera, ma, mi permetto di dire che, è come se noi oggi celebrassimo Chopin - il quale alla prima di Robert le Diable aveva elogiato moltissimo il compositore - e non esistessero i grandi pianisti che lo eseguono. Mancano le voci. Oggi fare Robert le Diable senza un cast di primo ordine, fare L’Africaine, fare i capolavori di Meyerbeer è praticamente diventato impossibile. E questo è un guaio, che ha provocato anche l’Italia: non ci sono più i veri insegnanti di canto; non c’è più una scuola di canto, perché c’è una crisi totale. 

D. - Meyerbeer anche vituperato, se non odiato, da alcuni suoi colleghi...

R. – Questo è vero da parte di Wagner, da parte di qualche “cricca”, diciamo così, mi permetto di usare questo termine. Non è vero che Rossini lo odiasse. Meyerbeer è il grande maestro del grand-opéra, quindi ha dato una svolta anche allo spettacolo. E’ una distorsione storica, perché oggi la gente non può più giudicare il valore di questo compositore, non essendoci più i cantanti in grado di affrontarlo e quindi teatri che poi lo possano mettere in scena come di dovere.

D. - Il concerto dell’Accademia celebra il compositore francese, inserendo in programma anche musiche dei suoi contemporanei: Rossini, Wagner, Berlioz...

R. – Certamente, e non esisterebbe Wagner senza alcuni precedenti meyerberiani. Questo lo sappiamo. La riconoscenza, però, in vita, e anche quella postuma, spesso sono latitanti. Il problema fondamentale è non avere più i mezzi per eseguire il grand-opéra.

D. - Per concludere, cosa lascia Meyerbeer in eredità alla storia dell’Opera?

R. – Lascia una concezione dello spettacolo musicale grandiosa, che esplora anche sul piano della vocalità e della musica in senso stretto. Meyerbeer aveva molto meditato sull’evoluzione dell’Opera.

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Nella Chiesa e nel mondo



Hong Kong: studenti ritirano il presidio davanti gli uffici del governo

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Ad Hong Kong i capi del movimento degli studenti hanno invitato i manifestanti a lasciare il presidio davanti agli uffici del governo. L'annuncio è stato dato dal sito web di "Occupy Central", uno dei gruppi che hanno organizzato le manifestazioni pro-democrazia che da una settimana stanno bloccando la metropoli asiatica controllata dal governo di Pechino. I giovani affermano che libereranno la strada con la quale domani gli impiegati torneranno a lavoro. Resta, tuttavia, l’occupazione del quartiere Admiralty, il cuore finanziario della città. La decisione è arrivata al termine di un lungo dibattito interno al movimento, in vista della scadenza dell'ultimatum con cui il governatore Hong Kong, Leung Chun-yin, aveva minacciato "gravi conseguenze" se gli studenti non porranno fine alle proteste entro lunedì. Intanto, la polizia ha deciso di inviare forze supplementari nelle aree calde e ha arrestato 19 persone sospettate di aver attaccato i manifestanti durante gli scontri a Mong Kok, a cui avrebbero partecipato anche alcuni esponenti di gruppi mafiosi cinesi. (M.G.)

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Ebola: si aggrava il primo malato negli Stati Uniti

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Negli Stati Uniti sale il timore di un’eventuale epidemia di ebola, dopo che ieri sera si sono aggravate le condizioni Duncan Thomas, il paziente liberiano ricoverato in terapia intensiva a Dallas. Intanto un ospedale del Massachusetts è in attesa dei risultati dei test su un medico e missionario che era stato trattato con successo per Ebola contratta in Africa. Ora è tornato in ospedale con una apparente infezione delle vie respiratorie.  E alle porte di New York arriva un altro caso sospetto: un passeggero di un volo da Bruxelles atterrato a Newark con i sintomi del virus, è stato preso dall'aereo con la figlia da esperti in tute “anti-contagio”. Si è trattato a quanto pare di un falso allarme. Infine, sta preparandosi a rientrare in patria il cameraman della Nbc Ashoka Mukpo, risultato positivo a Ebola a Monrovia: dovrebbe arrivare lunedi' per il ricovero in Nebraska. Nel frattempo, monta la polemica politica: all'interno della Casa Bianca c'e chi teme un 'rischio Katrina' a causa della sottovalutazione iniziale del caso Duncan, che fu inizialmente respinto dall’ospedale texano. (M.G.)

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Bulgaria al voto per le politiche. Favorito il partito conservatore

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Urne aperte oggi in Bulgaria per le lezioni politiche anticipate, convocate a seguito della rinuncia del governo a luglio. I sondaggi della vigilia danno per favorito il partito dell'ex premier Boyko Borisov, il movimento conservatore Gerb che dovrebbe  raccogliere il 36 per cento dei consensi contro il 21 del rivale Partito socialista (Bsp). Terzo il Partito della minoranza turca (Dps) con il 15,4%. Difficilmente, tuttavia, dalle urne uscirà una maggioranza di governo ben definita. Le urne chiuderanno alle ore 19 locali e subito dopo saranno diffusi gli exit poll. Gli oltre 6,8 milioni di elettori - su una popolazione di 7,5 milioni di abitanti - possono votare in 11.500 seggi elettorali, con l'affluenza prevista intorno al 55%-60%.

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Libia: liberato ostaggio britannico nelle mani delle milizie ribelli

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L'insegnante britannico David Bolam, preso in ostaggio nel maggio scorso  da una delle milizie che imperversano in Libia, è stato liberato ed è potuto rientrare nel suo Paese. Ad annunciarlo è stato oggi all'alba il ministero degli Esteri di Londra. La notizia del sequestro di David Bolam - che insegnava alla International School di Bangasi,  ora chiusa - non era stata divulgata su richiesta del Foreign Office e della famiglia dell'ostaggio. Il governo britannico non intende rendere noti per ora i dettagli del rilascio, anche se secondo alcune indiscrezioni la scuola dove Bolam insegnava avrebbe pagato un riscatto.

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 278

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.