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Sommario del 19/10/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Beatificazione Paolo VI. Francesco: un testimone umile e profetico dell'amore a Cristo

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Due grandi eventi per la Chiesa universale sono stati suggellati dalla Messa celebrata stamane da Papa Francesco in Piazza San Pietro, affollata da 70 mila fedeli di ogni parte del mondo, presente sul sagrato il Papa emerito Benedetto XVI: la conclusione del Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia e la Beatificazione del Servo di Dio, Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini. Per dono dello Spirito Santo - ha detto Francesco nell’omelia - si è lavorato nel Sinodo con “vera libertà e umile creatività”, per “riaccendere la speranza in tanta gente senza speranza”. Poi un grazie ripetuto a Paolo VI, per il suo ministero coraggioso, saggio e lungimirante. All’Angelus il richiamo all’odierna Giornata missionaria mondiale. Il servizio di Roberta Gisotti: 

(Musica)

“Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”: con “questa frase ironica e geniale - ha esordito il Papa nell’omelia, ispirato dal  Vangelo domenicale – Gesù risponde “alla provocazione dei farisei che, per cosi dire, volevano fargli l’esame di religione e condurlo in errore”:  

“È una risposta ad effetto che il Signore consegna a tutti coloro che si pongono problemi di coscienza, soprattutto quando entrano in gioco le loro convenienze, le loro ricchezze, il loro prestigio, il loro potere e la loro fama. E questo succede in ogni tempo, da sempre”.

Rendere a Dio quello che è di Dio, “significa - ha spiegato Francesco - riconoscere e professare di fronte a qualunque tipo di potere - che Dio solo è il Signore dell'uomo”, significa “aprirsi alla sua volontà”, e “cooperare al suo Regno di misericordia, di amore, di pace”:

“Questa è la novità perenne da riscoprire ogni giorno, vincendo il timore che spesso proviamo di fronte alle sorprese di Dio”.

Dio invece “non ha paura delle novità!” Lui “ci fa ‘nuovi’ continuamente” e “continuamente ci sorprende, aprendoci a vie impensate”:

“Qui sta la nostra vera forza, il fermento che la fa lievitare e il sale che dà sapore ad ogni sforzo umano contro il pessimismo prevalente che ci propone il mondo. Qui sta la nostra speranza perché la speranza in Dio non è quindi una fuga dalla realtà, non è un alibi”:

Anzi “è rispondere, con coraggio, alla innumerevole sfide nuove”, cosi come è stato - ha sottolineato Francesco - durante il Sinodo straordinario dei vescovi, che ha visto “pastori e laici di ogni parte del mondo” portare a Roma “la voce delle loro Chiese particolari per aiutare le famiglie di oggi a camminare sulla via del Vangelo, con lo sguardo fisso su Gesù”:

“È stata una grande esperienza nella quale abbiamo vissuto la sinodalità e la collegialità, e abbiamo sentito la forza dello Spirito Santo che guida e rinnova sempre la Chiesa chiamata, senza indugio, a prendersi cura delle ferite che sanguinano e a riaccendere la speranza per tanta gente senza speranza”.

E lo Spirito Santo, ha invocato il Papa, che ha permesso al Sinodo di “lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività”, “accompagni ancora il cammino che, nelle Chiese di tutta la terra”, “prepara al Sinodo ordinario dei vescovi del prossimo ottobre 2015”:

“Abbiamo seminato e continueremo a seminare con pazienza e perseveranza, nella certezza che è il Signore a far crescere quanto abbiamo seminato.”

(Musica)

Quindi l’omaggio a Paolo VI, oggi beatificato, e la memoria delle sue parole con le quali istituiva il Sinodo dei vescovi, il 15 settembre 1965:

“…scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di adattare le vie ed i metodi ... alle accresciute necessità dei nostri giorni ed alle mutate condizioni della società…”

Giovanni Battista Montini, “grande Papa”, “coraggioso cristiano”, “instancabile apostolo”; “davanti a Dio oggi - ha detto Francesco - non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera ed importante”:

“Grazie! Grazie nostro caro e amato Papa Paolo VI! Grazie per la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa!”

“Grande timoniere” del Concilio Vaticano II, Paolo VI annotava nel suo diario, che forse il Signore lo aveva chiamato a quel compito non tanto perché governasse o salvasse la Chiesa dalle difficoltà allora presenti, perché a Dio spetta di farlo, ma perché lui soffrisse qualche cosa per la Chiesa.

“In questa umiltà risplende la grandezza del Beato Paolo VI che, mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante - e talvolta in solitudine - il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore”.

(Musica)

Finita la Messa, Francesco all’Angelus ha ringraziato le delegazioni ufficiali presenti in Piazza San Pietro, in particolare della diocesi di Brescia, nativa di Paolo VI, di Milano dove è stato arcivescovo e di Roma dove è salito al Soglio di Pietro. Nell’odierna Giornata missionaria mondiale, ha quindi ricordato l’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di Papa Montini, e la sua profonda devozione mariana testimoniata dall’Esortazione apostolica Marialis cultus e per aver proclamato Maria Madre della Chiesa.

"A tutti auguro buona domenica, vi chiedo di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!"

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La gioia dei fedeli per il Beato Montini, un Papa sempre attuale

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"Paolo VI è stato una testimonianza luminosa per la Chiesa. Il suo amore profondo per Cristo, la sua fede vera lo hanno portato a diventare pellegrino nel mondo, per annunciare la gioia del Vangelo a tutti i popoli della terra": così, il cardinale vicario Agostino Vallini, ieri sera, a Roma nell'Università La Sapienza, durante la veglia di preghiera promossa dalla diocesi in occasione della Beatificazione, ha delineato ai numerosi giovani presenti la figura di Papa Montini. E questa mattina almeno 70 mila fedeli provenienti da tutta Italia hanno affollato Piazza San Pietro per poter assistere alla cerimonia. Ascoltiamo alcuni commenti raccolti da Marina Tomarro: 

R. – Per noi è importante perché è un nostro conterraneo, e quindi lo sentiamo particolarmente vicino, proprio per la sua origine. E soprattutto perché ha dato un nuovo impulso, un nuovo input proprio per avvicinare la Tradizione della Chiesa anche alle nuove generazioni.

D. – Quali sono gli insegnamenti di Paolo VI che, anche alla luce della società attuale, sono rimasti, secondo lei?

R. – Paolo VI, come è stato ricordato, si è occupato dei “nuovi poveri” e in questo periodo ci sono ulteriori “nuovi poveri” ai quali rivolgere l’attenzione.

R. – L’attualità di Paolo VI è che noi dobbiamo tutti insistere sulla verità, anche quando c’è opposizione. E’ bello quando siamo amati, ma dobbiamo amare sempre di più la Chiesa, nostra Madre, e dobbiamo amare la verità.

R. – L’attualità resta proprio che quello che ha scritto allora è oggi ancora totalmente attuale e serve proprio per rimanere nella Chiesa.

D. – Oggi si conclude anche il Sinodo: Papa Paolo VI è stato un Papa molto vicino alla famiglia. Allora, quanto è importante la pastorale familiare oggi?

R. – Io credo sia fondamentale. La famiglia è il nucleo nel quale può crescere la fede: di fatto, la prima Chiesa è la Chiesa domestica e devo dire che anche l’insegnamento di Paolo VI, in questo senso, è stato fondamentale.

R. – Direi che è molto, molto importante, soprattutto nelle situazioni difficili che ci sono nelle famiglie. E le famiglie hanno bisogno comunque della vicinanza della Chiesa.

D. – Paolo VI è stato anche un Papa vicino ai giovani: dov’è la sua attualità, secondo te?

R. – Mi piace molto la sua attitudine all’educazione dei giovani alla libertà e a tutti i valori della vita.

R. – Per me, è il coraggio: il coraggio di difendere i principi della vita, anche dell’amore e della verità, perché io penso che a noi giovani piacciono le persone che non hanno paura della verità, che non hanno paura di amare, anche se a volte è difficile.

R. – “Il mondo non ha bisogno di maestri, ma di testimoni”: ecco, questo è il messaggio più attuale che Paolo VI ha lasciato alle nuove generazioni. Non hanno bisogno di grandi parole, ma hanno bisogno di grandi testimonianze di vita vissuta.

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Francesco al Sinodo: Chiesa ha porte aperte, no a tentazioni di zelanti e buonisti

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La Chiesa di Cristo è al servizio di ogni uomo, non ha paura e ha porte spalancate. Così in sintesi Papa Francesco, a conclusione dei lavori della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sulla famiglia. Il Pontefice ha parlato di momenti di tensione e di tentazioni durante i lavori sinodali, ma ha sottolineato la grazia e la bellezza del confronto. Ha quindi ribadito che il compito del Successore di Pietro è quello di garantire l’unità della Chiesa, e quello dei vescovi di “nutrire il gregge” e accogliere chi è smarrito. Il servizio di Massimiliano Menichetti: 

Il Papa parla del confronto tra i padri sinodali come di una “cammino insieme”, evidenzia “entusiasmo”, “ardore” e “grazia” nell’ascolto delle testimonianze delle famiglie, ma indica anche momenti di “desolazione”, “tensione”, evidenzia  “tentazioni” come quella che chiama “dell’irrigidimento ostile”:

"... cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti – oggi – tradizionalisti e anche degli intellettualisti".

Poi introduce la tentazione di quello che definisce “buonismo distruttivo”, “tentazione - dice - dei buonisti, dei timorosi e anche dei cosiddetti progressisti e liberalisti”, ...

"... che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici".

Il Papa ha poi citato la “tentazione di trasformare la pietra in pane” “per rompere un digiuno lungo”, ma anche “di trasformare il pane in pietra” e scagliarla contro i peccatori,  trasformarlo in “fardelli insopportabili”. Quindi la tentazione di scendere dalla Croce:

"... per accontentare la gente, e non rimanerci per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio".

Infine, la tentazione di “trascurare il depositum fidei considerandosi non custodi ma proprietari e padroni” o, dall'altra parte, “la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa” “per dire tante cose e non dire niente!”.

“Tanti commentatori – ha aggiunto Papa Francesco - hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio”. “Il Sinodo - ha detto con forza - mai ha messo in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l'indissolubilità, l'unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l'apertura alla vita”. “La Chiesa – ha aggiunto - non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini”, una Chiesa “che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone".

"Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. E’ la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti!"

“Una Chiesa – ha proseguito - che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo":

"... anzi, si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l'incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste".

Francesco guarda ai lavori sinodali, ricorda che si svolgono “cum Petro et sub Petro”, evidenzia i compiti del Papa: quello di garantire l’unità della Chiesa e quello di curare i pastori:

"... quello di ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge – nutrire il gregge – che il Signore a loro affidato e di cercare di accogliere - con paternità e misericordia e senza false paure - le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare a trovarle".

Francesco cita Benedetto XVI sottolineando che “attraverso i Pastori della Chiesa, Cristo pasce il suo gregge”, “lo protegge, lo corregge, perché lo ama profondamente”. Ricorda che tutti i vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dovere di custodire la Chiesa di Cristo “e di servirla, non come padroni ma come servitori”:

"Il Papa, in questo contesto, non è il signore supremo ma piuttosto il supremo servitore - il servus servorum Dei; il garante dell'ubbidienza, della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa, mettendo da parte ogni arbitrio personale, pur essendo - per volontà di Cristo stesso - il Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli (Can. 749) e pur godendo della potestà ordinaria che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa".

Qui l'audio integrale del discorso di Papa Francesco a conclusione dei lavori della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sulla famiglia:  

 

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Pubblicata la Relatio Synodi. P. Lombardi: volontà di trasparenza del Papa

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Il Papa ha autorizzato, ieri sera, la pubblicazione della Relatio Synodi, relazione conclusiva dei lavori dell'assemblea sinodale. Lo ha reso noto il portavoce vaticano, padre Lombardi, in un briefing tenuto in Sala Stampa vaticana. Il documento è stato approvato in Aula con una votazione, numero per numero, dei 62 paragrafi, a maggioranza qualificata. Tre punti in particolare - relativi alla comunione per i divorziati risposati e all’omosessualità - non hanno raggiunto la maggioranza qualificata, ma solo quella assoluta. Il servizio di Isabella Piro: 

“E’ stato un desiderio del Papa. Il Papa ha detto: 'Voglio che si pubblichi questa Relatio, e per trasparenza e chiarezza, che si dica quanti sono stati i voti favorevoli o non favorevoli, numero per numero, in modo che non ci siano confusioni o equivoci su questo'”.

Così padre Lombardi illustra ai giornalisti la decisione del Papa di pubblicare la Relatio Synodi, accompagnata dalla tabella riassuntiva delle votazioni. Il documento riprende, in sostanza, la struttura ed i contenuti principali della Relazione dopo la discussione, presentata il 13 ottobre, nell’Aula del Sinodo, dal Relatore generale dell’Assise, card. Péter Erdő. Essa, però, raccoglie molti dei 470 emendamenti presentati dai padri sinodali, riuniti nei Circoli minori:

“In particolare, noterete l’ampliamento delle prime due parti che era stato richiesto da molte relazioni dei Circoli minori per bilanciare maggiormente l’insieme, non parlare prevalentemente o solo delle sfide e delle difficoltà, ma anche parlare di più del piano positivo sulla famiglia. Quindi, è un testo più ampio e che intende essere più bilanciato, equilibrato e sviluppato”.

I paragrafi che non hanno raggiunto la maggioranza dei due terzi sono i numeri 52, 53 e 55, relativi alle diverse posizioni sull’accostamento dei divorziati risposati all’Eucaristia, sulla proposta della comunione spirituale - per la quale si rimanda ad un ulteriore approfondimento - e sulle unioni omosessuali, che vengono respinte, benché si dica che gli uomini e le donne con tali tendenze vanno accolti con “rispetto e delicatezza”. Tuttavia, spiega padre Lombardi, lo sforzo della Relatio Synodi è quello di essere inclusiva e quindi si può parlare di un consenso anche su questi numeri:

Abbiamo di ognuno di questi numeri una dimensione del consenso, evidentemente, una dimensione che può essere vastissima oppure una dimensione che può essere più limitata, ma c’è e significa che c’è un argomento che va ancora più maturato o approfondito perché evidentemente il consenso dell’Assemblea non era sufficientemente maturo per la formulazione con cui è stato presentato”.

Rispetto alla Relazione precedente, inoltre, la Relatio Synodi non fa più riferimento alla legge di gradualità, non parla di bambini che vivono con coppie dello stesso sesso e ribadisce con più forza che le unioni omosessuali non sono paragonabili al matrimonio tra uomo e donna, sottolineando che non sono accettabili pressioni sui vescovi relative a questo punto.

Ulteriori temi vengono aggiunti rispetto al documento precedente: ad esempio, l’auspicio che i processi per nullità matrimoniale siano gratuiti, l’attenzione per le adozioni, l’allarme per la pornografia, per l’uso distorto del web e per le donne ed i bambini vittime di sfruttamento sessuale. Infine, le tante famiglie fedeli a Cristo vengono ringraziate per la loro testimonianza. Rispondendo, poi, ad una domanda sulla decisione del Comune di Roma di aprire i registri comunali alla trascrizione delle unioni omosessuali celebrate fuori dell’Italia, padre Lombardi ha risposto:

"Noi rimandiamo alla Conferenza episcopale italiana. Certamente, il Sinodo ha tenuto a ribadire che il matrimonio è tra un uomo e una donna".

Il Sinodo straordinario sulla famiglia si conclude, dunque, ma il cammino sinodale prosegue verso l’Assemblea ordinaria dell’ottobre 2015, che sarà sempre dedicata alla famiglia e per la quale la Relatio Synodi attuale servirà da documento preparatorio.

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Sinodo. Card. Maradiaga: momento speciale nella vita della Chiesa

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A conclusione dei lavori del Sinodo straordinario sulla famiglia, Paolo Ondarza ha raccolto il commento del cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente di Caritas internationalis: 

R. – Penso che questo Sinodo sia stato veramente un momento speciale della vita della Chiesa, in cui come Popolo di Dio abbiamo sentito diverse voci, diverse situazioni, diverse circostanze. Però, c’era un denominatore comune: il desiderio di servire la famiglia, di promuovere la famiglia e soprattutto di “uscire”, come ci dice il Santo Padre, per guarire specialmente quelli che soffrono. Il punto, bellissimo, culminante è stato il discorso finale che ha pronunciato il Santo Padre che è veramente un programma e allo stesso tempo un grande appoggio per tutti i lavori che seguiranno.

D. – Il Papa ha messo in guardia da alcune tentazioni: la tentazione – se vogliamo utilizzare categorie molto inflazionate tra i media – dei conservatori e dei progressisti ...

R. – Certamente, perché come lui ha detto bene, il ministero di Pietro è il ministero della comunione, dell’unità; non ci deve scoraggiare il fatto che ci siano pensieri diversi. Dunque, la grandissima gioia è che abbiamo un Papa.

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Sinodo. Card. Piacenza: un buon lavoro per il futuro, Papa garantisce unità

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Il Sinodo straordinario sulla famiglia si è concluso dopo due settimane di confronto franco e fecondo tra i padri sinodali. Per un commento conclusivo ai lavori dell’assemblea sinodale, Paolo Ondarza ha intervistato il Penitenziere maggiore, card. Mauro Piacenza: 

R. – Direi che è stato fatto un buon lavoro sotto la guida dello Spirito Santo, sotto la presidenza del Santo Padre, direi ben finalizzato a quello che sarà il Sinodo del 2015. Praticamente si sono dati i lineamenta sui quali si lavorerà con il prossimo Sinodo. La base, direi, è una base realistica, indicativa: si vede chiaramente verso cosa si vuole arrivare e con quali mezzi. Io direi che il lavoro, così come era stato prefissato, è stato svolto.

D.  – Il Papa ha in particolare indicato alcune tentazioni…

R. – Ha accennato agli inevitabili confronti. Se non ci fossero confronti in materie tanto delicate e vitali per la pastorale, vorrebbe dire avere poco sangue nelle vene.

D. – Una Chiesa dalla porte spalancate per ricevere bisognosi e non solo i cosiddetti giusti, quelli che ritengono di essere perfetti…

R.  – Certo. Questo è un discorso che oggi si fa molto ma è un discorso che si fa fin dall’epoca di Nostro Signore Gesù Cristo, evidentemente, perché la Chiesa deve continuamente badare a due ambiti, a due sacche particolari. Da una parte, deve mantenere e rinforzare la fede delle persone che sono già nella pienezza, dentro, e dall’altra parte deve sempre andare: se non si caricasse dentro non potrebbe andare fuori. Spesso si vede questa dicotomia nei mezzi di comunicazione, qualche volta purtroppo anche nelle persone di Chiesa: quasi che l’aspetto contenutistico, l’aspetto dottrinale, si trovasse sempre un po’ arcigno di fronte ad un aspetto molto sorridente che sarebbe quello invece che “si apre a…”. Ma devo dire questo: se noi non avessimo persone sane, se i medici non fossero sani non potrebbero curare gli ammalati, quindi bisogna sempre calcolare che bisogna fare una cosa senza perdere l’altra. Tenendo presente che la priorità sta nella custodia del deposito della fede inalterato nei secoli e nei millenni. Ma non è solo questo, se no avremo una sorta di sclerosi: di natura sua, la dottrina, siccome non è una verità astratta ma è la Persona di Gesù, deve camminare per andare incontro a tutti.

D. – Quanto è importante la riconciliazione?

R. - La comunione sulle cose di fondo è essenziale per andare d’accordo e poter realizzare, anche quando c’è disparità di pareri, qualcosa di fecondo e di positivo apostolicamente. Quindi è un po’ come se dovessimo avere una “moquette” comune sulla quale poter camminare: se non curiamo la moquette - Dio mi perdoni del paragone! - della buona dottrina avremo sempre tensioni, per forza. Quindi la communio è il vincolo di fondo. E la garanzia di tutto questo è il Primato di Pietro, che non è una posizione di dominio ma in realtà è la posizione del servizio e della comunione: cioè, garantire che siamo sulla stessa Barca e che il Signore non dorme ma è con noi e quindi questo è il grande dono di avere il Papa.

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Concistoro Medio Oriente. Card. Raï: siamo nel cuore di Papa Francesco

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Papa Francesco presiederà domani il Concistoro per la canonizzazione dei Beati Giuseppe Vaz e Maria Cristina dell’Immacolata Concezione. Nello stesso Concistoro i membri del Collegio Cardinalizio si confronteranno circa l’attuale situazione dei cristiani in Medio Oriente e l’impegno della Chiesa per la pace in quella regione con la presenza dei Patriarchi mediorientali. Proprio su questo, Paolo Ondarza ha intervistato il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei maroniti: 

R. – Siamo molto grati al Santo Padre per questa seconda iniziativa, dopo quella dell’incontro con i nunzi, per conoscere la realtà del Medio Oriente e, adesso, per il Concistoro. Vuol dire che il Papa ha una grande preoccupazione, e a giusto titolo, sia per il Medio Oriente come tale, e la pace, sia anche per la presenza cristiana, la quale vive momenti molto cruciali. E poi siamo anche grati che lui abbia invitato i Patriarchi a partecipare. Noi stiamo preparando un foglio, a nome dei Patriarchi, partendo da dove sono arrivati con l’incontro dei nunzi. Quindi faremo la nostra lettura sulle attese della Chiesa e della comunità internazionale. Io penso che rappresenti un grande conforto morale per i cristiani del Medio Oriente, ma anche per il Paese del Medio Oriente, che il Papa abbia questo interesse e questa preoccupazione, perché tutti hanno bisogno di un sostegno morale. E’ un vero sostegno morale, ma è anche un vero sostegno diplomatico, perché la Santa Sede ha anche un suo ruolo, una sua influenza importante a livello internazionale. Noi faremo quindi sentire la nostra voce e poi mostreremo che tutte queste Chiese del Medio Oriente, sia cattoliche sia ortodosse, formano una sola unità, una sola voce. Abbiamo anche sempre dei vertici con i capi musulmani, per parlare tutti insieme la stessa lingua. Questo lo diremo domani.

D. – Preoccupa sempre più l’avanzata del sedicente Stato islamico. Questo sicuramente sarà un tema cui sarà dedicata particolare attenzione...

R. – Quello che noi diciamo, abbiamo detto e diremo ai governi locali e alle comunità internazionali è di fermare l’azione dell’aggressore. Non è possibile che nel XXI secolo si torni alla legge preistorica, dove un’organizzazione arriva, ti sradica dalla tua casa e dalla tua terra, dice “tu sei fuori”, e la comunità internazionale guarda inerte e neutrale. Non è possibile. Noi denunciamo tutto questo e sollecitiamo il contributo, più che il contributo l’azione, della comunità internazionale. Bisogna fermare l’aggressore. Quello che ci duole, che ci dispiace, che notiamo, in questo periodo di guerra in Medio Oriente, è che molti Paesi di Oriente ed Occidente sostengono le organizzazioni fondamentaliste, terroriste per interessi propri - politici, economici - e sostengono queste organizzazioni terroriste con denaro, con armi e politicamente. Questo ci duole veramente molto. E noi lo denunciamo e lo abbiamo denunciato. Chiediamo quindi alla comunità internazionale di assumersi le sue responsabilità. E quando parliamo di comunità internazionale, non intendiamo qualcosa di anonimo, ma le Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza, il Tribunale internazionale penale. Questi devono agire, altrimenti dove andiamo? Le Nazioni Unite perdono la loro ragione di essere. Questa assemblea delle nazioni è stata creata per proteggere la pace nel mondo e la giustizia, no? Adesso, però, diventa uno strumento in mano alle grandi potenze. Non è possibile accettarlo.

D. – In Libano, com’è vissuta l’avanzata dello Stato islamico?

R. – C’è ora una parte, dove si sono infiltrati, nella Beka'a, e quindi l’esercito è in agguato. Ci dispiace, però, di alcune voci a favore. In questo periodo di guerra in Siria, infatti, i confini tra Siria e Libano sono aperti e tutte queste organizzazioni si trovano sui confini. Quindi, né il Libano né la Siria possono proteggersi. Riusciamo comunque ancora a resistere.

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Rinunce e nomine episcopali di Papa Francesco

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Nelle Filippine, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mati, presentata da S.E. Mons. Patricio H. Alo, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

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Oggi in Primo Piano



Siria: ancora scontri a Kobane, jihadisti guadagnano terreno

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Ancora una notte di combattimenti in Siria. A Kobane resta la parziale occupazione jihadista, mentre i curdi controllano l’Est della città. Intanto, i miliziani dell’autoproclamato stato islamico arretrano progressivamente dalla Piana di Ninive in Iraq. La cronaca nel servizio di Elvira Ragosta: 

E’ una battaglia che dura ormai da un mese quella di Kobane e che negli ultimi giorni si combatte strada per strada, da una parte i raid della coalizione internazionale a copertura dei combattenti curdi, dall’altra le milizie dell’autoproclamato califfato islamico, che progressivamente guadagnano terreno verso il centro della città. Gli scontri si sono intensificati nella notte, dopo un attentato jihadista con l’esplosione di due autobomba e la reazione americana che ha bombardato per tre volte la zona. Ormai nella città curda siriana di Kobane, al confine turco, sono rimaste solo un centinaio di persone, la maggior parte degli abitanti è fuggita in Turchia nel corso delle ultime settimane. Intanto, sul fronte iracheno le milizie del sedicente Stato Islamico avrebbero iniziato un parziale ritiro dalla provincia irachena di Ninive e starebbero ripiegando verso la parte meridionale di Mosul, probabilmente in vista di una controffensiva contro le forze militari irachene. Notte di sangue anche a Bagdad: sono almeno 12 le vittime di due esplosioni avvenute ieri sera nella zona sud-occidentale della capitale.

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Giornata Missionaria. P. Legnani: sfide e gioia della ‘Chiesa in uscita’

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Si celebra oggi la Giornata missionaria mondiale che ricorda l’opera dei migliaia di missionari religiosi e laici nel portare la Parola di Cristo a tutti popoli del mondo. L’umanità ha infatti ancora grande bisogno di attingere alla Salvezza portata da Cristo e, come afferma Papa Francesco nel messaggio per giornata, “tutti i discepoli del Signore sono chiamati ad alimentare la gioia dell’evangelizzazione”. Marco Guerra ne ha parlato con padre Franco Legnani, rettore della casa del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) tornato in Italia lo scorso maggio dopo 20 anni di missione in Cambogia: 

R. – Io ho lavorato in Cambogia per 20 anni e intorno a me c’erano tantissime persone che non conoscevano Gesù. Forse, addirittura, vedevano la Croce e non sapevano cos’era. Le mie comunità erano molto piccole: io parlo di 20, 30 persone. L’urgenza della missione c’è, eccome! Si tratta davvero di uscire, di camminare, consumare le suole, e non solo, magari i copertoni della moto, della bicicletta, proprio per incontrare la gente. Incontrare la gente con molto rispetto: certo che hai un messaggio che ti ha raggiunto, ti ha conquistato, però con estremo rispetto della gente, delle culture, delle sue storie. Forse passa tutto attraverso un volersi bene: un voler bene alla gente con cui tu lavori, a cui tu sei stato mandato.

D. – Il Santo Padre sottolinea molto la necessità della gioia del donarsi, quanto è importante portare il Vangelo con gioia?

R.  – E’ molto importante la gioia ma la gioia delle Beatitudini. Ed è davvero una grande domanda che io ho visto nel cuore di ogni persona, al di là della latitudine e longitudine in cui si trova, delle culture in cui è inserita. C’è davvero questa ricerca, direi, appassionata della gioia. E per me questa è una delle cose più belle che ha conquistato la mia vita e per cui ho deciso di seguire il Signore: questo Vangelo che dà gioia, che dà speranza, queste parole di Gesù che sono particolari. Oggi si parla molto di una ‘Chiesa in uscita’; allora, mi dico che questa gioia innanzitutto devo averla io dentro e nasce da questo uscire da me stesso per far posto all’uomo delle Beatitudini e per fare posto nel mio cuore agli altri.

D. – Come abbiamo visto l’umanità ha grande bisogno di attingere di nuovo alla Salvezza portata da Cristo e anche l’Occidente e l’Europa hanno bisogno di una nuova evangelizzazione: insomma, bisogna raggiungere anche le periferie delle anime accecate dalla società individualista, dal nichilismo…

R. – Innanzitutto io non parlo di nuova evangelizzazione. Parliamo di evangelizzazione, anche perché lo Spirito è presente, è sempre presente ed agisce sempre, anche nel ricco, in quello che apparentemente sembra più distante, più chiuso nella sua opulenza. La sfida è essere testimoni, testimoni di questo Vangelo, di questa gioia, perché penso che la testimonianza, una vita appassionata, conquistata da quest’uomo delle Beatitudini, poi è una vita che parla, che provoca. E questo vale sia per me come missionario, sia per la comunità. E spezzerei anche una lancia in favore di questo Occidente perché non è proprio così negativo. Le mie comunità in Cambogia sono cresciute anche per tutto il bene finanziario e non, anche a livello di preghiera, ricevuto da questo Occidente. Quindi è un Occidente che ha tanto di buono! Probabilmente bisogna aiutarlo a emergere, a farlo venire a galla, a farlo venire fuori.

D. – Che cosa significa trasmettere il Vangelo a una persona, far conoscere Cristo a una persona?

R.  – Portare la gioia, la vita - “Sono venuto perché voi abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza” - che è fatta poi di amore, di carità, è come un uccello che ha bisogno di due ali per volare, per spiccare il volo. Una delle due ali è questa gioia, questa vita, che innanzitutto ha conquistato te, e che tu porti, e l’altra è riviverla, cercare di metterla in pratica.

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Terre des Hommes in prima linea per aiutare i minori stranieri

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Psicologi e mediatori culturali operano nella provincia di Siracusa per assistere dal punto di vista mentale i minori stranieri non accompagnati. 1800 sono i ragazzi che, nell’ultimo anno, sono stati aiutati dagli operatori di Terre des Hommes, grazie al progetto “Faro”. Maria Cristina Montagnaro ha chiesto a Federica Giannotta, responsabile programma Italia di Terre des Hommes, quali sono i disturbi più frequenti: 

R. – Sono casi molto, molto complessi di forti depressioni, di ansia, di panico. Molto spesso quindi di depressione, ma abbiamo - purtroppo - anche delle punte, nei casi che abbiamo preso in carico - di situazioni di ragazzi che sono sotto terapie psicofarmacologiche, perché hanno delle fortissime problematiche anche psichiatriche.

D. – C’è un rischio tratta per questi minori non accompagnati?

R. – Assolutamente sì! E c’è per varie ragioni. C’è perché i ragazzi sono anzitutto lasciati soli e sono lasciati soli perché sono contesti, questi, di primo soccorso e accoglienza, in cui vige una confusione totale dal punto di vista della gestione della loro realtà quotidiana: come quello di Lampedusa che tutti avevano letto sui giornali, sono strutture di primissima accoglienza e questo vuol dire che dopo lo sbarco, dopo la banchina, i ragazzi sono trasferiti in queste strutture, che rappresentano il "primo anello" della catena dell’accoglienza, dove dovrebbero stare 2-3-4 giorni al massimo prima di essere trasferiti nelle comunità di accoglienza vere e proprie per minori. Questo non succede! I ragazzi con cui noi abbiamo a che fare ogni giorno sono lì, nella zona dove noi abbiamo l’intervento, da 5-6 fino a 8 mesi… Questo provoca, nei confronti dei ragazzi, quelle conseguenze dal punto di vista psicologico che aggravano la loro condizione, già fortemente vulnerabile, perché sono ragazzi che per quanto forti hanno visto quello che noi sappiamo, hanno attraversato quello che noi sentiamo e vediamo dai giornali, quindi sanno di essere vivi – molto di loro – solo per miracolo!

D. – Qual è la situazione nei Centri di prima accoglienza?

R. – Si aggiunge questo tipo di situazioni nei Cpsa (Centri di primo soccorso e accoglienza) e quindi strutture non adeguate: riguardo alla scuola di Augusta, per esempio, qualunque organizzazione umanitaria che lavora in questo contesto, dice che è una struttura che va chiusa, perché i ragazzi non sono monitorati durante la sera, sono lasciati soli, ci sono conflitti interni, ci sono risse; i ragazzi mendicano, organizzandosi dei turni, nella città di Augusta, ma poi si scontrano per la gestione anche dell’orario e delle zone in cui mendicare… Quindi la tensione è altissima, perché loro non capiscono come mai debbono stare 5-6-8 mesi in attesa di un qualcosa che non arriva, che è il trasferimento in un luogo definitivo, dove poter finalmente iniziare il percorso di vita per il quale loro hanno affrontato tutto questo.

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Nella Chiesa e nel mondo



Hong Kong: nuove proteste, scontri tra manifestanti e polizia

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Seconda notte consecutiva di scontri a Hong Kong tra manifestanti pro democrazia e forze di polizia. La protesta, ormai in atto da quattro settimane, ha portato nei giorni scorsi al presidio, da parte degli studenti, di un nuovo sito, oltre agli altri due nel centro di Hong Kong. Nuovi sit in, infatti, si svolgono nel quartiere di MongKok, situato sulla terraferma, di fronte all’isola di Hong Kong. I manifestanti hanno accusato la polizia di aver fatto un uso eccessivo della forza. I feriti sarebbero una ventina, ma le autorità locali non hanno precisato se si tratti di studenti o di poliziotti. Una speranza di dialogo si profila per l’incontro, previsto domani, tra leader degli studenti e i rappresentanti del governo locale. per Hong Kong si tratta della peggiore crisi politica da quando nel 1997 l'ex colonia britannica è tornata alla Cina come regione ad amministrazione speciale. (E.R.)

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Accordo tra Mosca e Kiev per la fornitura di gas all'Ucraina

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Trovato l’accordo tra Kiev e Mosca per la fornitura del gas invernale all’Ucraina. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, di ritorno dal vertice Asem a Miliano - dove ha incontrato il presidente russo - ha affermato di aver definito con Vladimir Putin il prezzo del gas russo fino al 31 marzo del prossimo anno: per 385 dollari ogni mille metri cubi. Anche se è stato trovato l’accordo sulla fornitura, Poroshenko ha però ammesso che l’Ucraina non ha la possibilità di pagare i rifornimenti, a causa dei debiti accumulati dai consumatori nelle regioni separatiste dell'Est del Paese, e ha quindi chiesto l'intervento del Fondo monetario internazionale. Entro metà novembre è attesa a Kiev una missione, mentre l'Ucraina continua a chiedere a Mosca di poter pagare il gas fornito a maggio e giugno 325 dollari per mille metri cubi. (E.R.)

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La Polonia ricorda il Beato Popieluszko nel 30.mo dell'uccisione

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Il primo ministro polacco Ewa Kopacz ha deposto oggi una corona di fiori sulla tomba del Beato Jerzy Popieluszko, a Varsavia. Sacerdote martire della fede, fu ucciso – all’età di 37 anni – dai servizi di sicurezza comunisti proprio il 19 ottobre di 30 anni fa. Tante le celebrazioni in tutto il Paese per ricordare questa straordinaria figura di prete della gente, vicino ai lavoratori di Solidarnosc, che con la Parola di Dio e le sue “Messe per la patria” sfidò il regime fino al sacrificio della propria vita. Padre Popieluszko, beatificato nel 2010 da Benedetto XVI e per il quale è in corso la causa di Canonizzazione, era molto legato a San Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla si recò a pregare sulla sua tomba nel giugno del 1987. (A.G.)

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Anche il tema del lavoro nella Marcia Perugia-Assisi

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La grande bandiera con tutti i colori dell’iride ha aperto, come di consueto, la Marcia della Pace Perugia-Assisi questa mattina. Prima di partire, dagli altoparlanti si è diffuso il suono di cento esplosioni. "Cento colpi - ha detto l'organizzatore della Marcia, Flavio Lotti - che scandiscono cento anni di guerre, con tante stragi che anche oggi ci sono nel mondo. Siamo qui perché non vogliamo piu' vedere vittime". Il pensiero dei marciatori è andato al Medio Oriente, all’Ucraina e ai tanti microconflitti africani. Il presidente della ragione Umbria, Catiuscia Marini, ha dichiarato: "Questa é una marcia rivolta anche a un diritto fondamentale, quale é quello del lavoro”, ricordando “i lavoratori delle acciaierie di Terni, quelli della Merloni, ma anche agli operai delle aziende piccole e grandi che hanno perso capacità produttiva e quindi lavoro per tante persone". All’arrivo ad Assisi, si è svolta una conferenza stampa degli organizzatori, che hanno stilato il bilancio partecipativo di questa ventesima edizione della Marcia: 100 mila le persone in cammino da Perugia ad Assisi, 117 le adesioni delle scuole, 277 degli enti locali, 479 delle associazioni e tutte le regioni coinvolte. Alla conferenza stampa finale ha preso parte anche don Luigi Ciotti, che, riguardo alle minacce di morte di Totò Riina contro di lui, ha affermato: "Totò Riina ha dato la mia dichiarazione di morte, ma sui terreni confiscati alle mafie abbiamo aperto poco fa l'ultima cooperativa e questa è la risposta da dare, questa è la pace". (E.R.)

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Assegnati a Trento i premi del Religion Film Today

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Assegnati, ieri sera, a Trento i premi della XVII edizione del Religion Film Today, in programma fino al 21 ottobre. Miglior film, decretato dalla giuria internazionale, è “Circles”, di Sdran Golubovic, (Serbia, 2013). Diverse le tematiche affrontate dai film, dai cortometraggi e dai documentari in concorso: dalla convivenza interreligiosa, originalmente declinata in chiave di commedia all'italiana, ad un cinema d'autore giocato sull'esplorazione sottile di situazioni e sentimenti, fino a proposte che raccontano il desiderio di un dialogo tra fede, istituzione religiosa, istanze e sfide poste dalla società civile. Domani il Religion Today si sposta a Roma, per un seminario internazionale dedicato al tema ispiratore del festival di quest’anno “Change! Religioni, società, cambiamento”, in collaborazione con la Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale della Università Pontificia Salesiana. Poi ci sarà la tradizionale tappa presso la comunità di Nomadelfia, con tre giorni di proiezioni ed eventi aperti anche alle scuole grossetane. Seguiranno scambi con i partner internazionali che nel mondo si occupano del dialogo fra cinema e religioni, a cominciare dal Jewish Film Festival di Gerusalemme. (E.R.)

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Lanciato primo satellite argentino per telecomunicazioni

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Il primo satellite geostazionario per le telecomunicazioni interamente disegnato e realizzato in Argentina da scienziati locali è stato lanciato in orbita dalla piattaforma dell’impresa francese Arieanespace nella Guyana Francese. L’Arsat-1, la cui costruzione ha impiegato sette anni e investimenti per 250 milioni di dollari, posiziona così l’Argentina in cima alla lista dei paesi dell’America Latina nell’esclusivo gruppo dei Paesi a sovranità satellitare. “È stato molto emozionante dal mio ufficio vedere questa massa di fuoco salire in alto, verso il progresso”, ha detto la presidente argentina, Cristina Fernández, in un messaggio al Paese. Una volta raggiunta la distanza di 36 mila chilometri dalla Terra – in una delle due posizioni orbitali che spettano all’Argentina secondo l’Unione internazionale delle telecomunicazioni – il satellite sarà in condizioni di fornire servizi di Internet e telefonia cellulare e trasmettere segnali tv e contenuti per tutto il territorio argentino, ma anche per i suoi vicini Uruguay, Cile e Paraguay, per 15 anni. (A.D.C)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 292

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.