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Sommario del 05/01/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Menichelli: povertà e famiglia, le due sfide della Chiesa di oggi

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Tanti i commenti in tutto il mondo alle nomine cardinalizie annunciate ieri dal Papa al termine dell’Angelus. La Chiesa, dunque, il 14 febbraio avrà 20 nuovi porporati, di cui 15 elettori: in molti vengono dalle cosiddette periferie, Oceania, Africa, Asia, America Latina. Sarà cardinale anche mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di una piccola diocesi italiana, Ancona. Sergio Centofanti gli ha chiesto come abbia accolto questa nomina: 

R. – L’ho accolto con sorpresa, naturalmente con gratitudine e con l’animo disposto a collaborare per l’amore e per il servizio alla santa Chiesa.

D. - Dalle nomine si evince una Chiesa sempre più universale e aperta alle periferie …

R. - Questo dovrebbe essere un po’ il tema di sempre. La Chiesa è per il mondo e per l’umanità e l’umanità ha tante facce. Generalmente noi siamo abituati, per tanti motivi, a vedere la faccia gioiosa; in realtà ci sono anche nelle nostre periferie, cittadine come Ancona, le sofferenze, le povertà, i disagi, le solitudini … sono numerosissime. Allora, questa attenzione, che tutti dobbiamo dare a quelle che ormai abbiamo imparato a chiamare “periferie”, dovrebbe diventare l’amore al centro dell’interesse pastorale. Questa è la grande speranza e il grande impegno del rinnovamento della pastorale.

D. - Quali sono, a suo avviso, le sfide principali della Chiesa in questo tempo?

R. - Sono convinto che la Chiesa deve muoversi, naturalmente senza abbandonare mai nessuno è ovvio, seguendo due traiettorie, segnate proprio da crisi indotte e da crisi sopportate: una è proprio la povertà e i grandi disagi, le  grandi sofferenze che ci sono in giro e che  spesso risultano moltiplicate sotto l’enfasi della comunicazione. L’altra – che è centrale nella vita della Chiesa – è la famiglia come chiesa domestica. Dobbiamo assolutamente rinnovare un’alleanza con la famiglia, renderci conto che la famiglia è la dimensione scelta dal Figlio di Dio, farsi vedere misericordia e per essere segno della misericordia di Dio. Ha avuto bisogno di un grembo materno e ha scelto una famiglia. Credo che questi siano i due cammini sui quali muoverci con pazienza, con serenità, con vivo discernimento e – aggiungo – con una grande passione pastorale, invocando il dono dello Spirito affinché ci aiuti a decodificare ciò che di giorno in giorno conosciamo e ciò che di giorno in giorno bussa inquietamente alle nostre porte. Credo che siano questi i due temi fondamentali.

D. - Lei è stato al Sinodo sulla famiglia; c’è stato un grande dibattito, a volte anche vivace, e ha parlato di misericordia ma non di scorciatoie…

R. - Sì, noi non dobbiamo dimenticare una cosa: Gesù, Figlio di Dio, di Maria e nostro salvatore, ci ha donato la verità e ci ha donato la misericordia. Il nostro impegno come Chiesa è mettere insieme verità e misericordia perché laddove non ci riusciamo rischiamo di dividere la persona di Cristo. Verità e misericordia nascono dalla persona di Gesù. Noi dobbiamo essere capaci di entrarci dentro, di viverle personalmente, di testimoniarle e di donarle al mondo.

D. - Qual è il suo augurio per la Chiesa in questo 2015?

R. - Una Chiesa che riscopra la gioia di non essere sola, di essere in compagnia del Risorto, di essere consolata dallo Spirito, ma anche consolata dal fatto che le persone attendono da lei la Parola che salva. Questo è ciò che auguro alla mia chiesa e alla Chiesa universale.

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Mamberti: scelta nuovi cardinali segno universalità Chiesa

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Tra i prossimi neo-cardinali figura anche mons. Dominique Mamberti, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Xavier Sartre ha raccolto il suo commento alla scelta del Papa: 

R. – Il mio cuore si è riempito di gratitudine nei confronti del Santo Padre per la fiducia che mi ha manifestato nel nominarmi tra i cardinali, che sono poi i suoi consiglieri.

D. – Cosa rappresenta per lei essere cardinale?

R. – Innanzitutto l’essere nominato cardinale mi sembra essere l’inserimento nella Chiesa di Roma, come incardinazione nella Chiesa di Roma. Quindi è, in un certo senso, la continuazione dei 30 anni di servizio che ho compiuto per la Santa Sede, ma adesso con una responsabilità più grande proprio per il fatto stesso di essere stato annoverato tra i consiglieri del Papa e quindi di essere inserito nella Chiesa di Roma.

D. – Cosa dire dei nuovi cardinali che vengono un po’ da tutte le parti del mondo?

R. – Penso che sia chiaro che il Santo Padre abbia voluto mostrare l’universalità della Chiesa e far sì che il Collegio Cardinalizio fosse rappresentativo proprio di questa universalità e diversità della Chiesa nel mondo, inserendo vescovi e pastori che provengono da queste Chiese.

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Tweet del Papa: riconoscere il Signore nei malati e nei bisognosi

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Papa Francesco ha lanciato in questa vigilia dell’Epifania un nuovo tweet in forma di preghiera: “Signore, fa’ che sappiamo riconoscerti nei malati, nei bisognosi e in coloro che soffrono”.

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Mons. Staglianò: Epifania è prova che Dio crede nell'uomo

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La Chiesa vive la vigilia della solennità dell’Epifania, che domani vedrà Papa Francesco presiedere alle 10, nella Basilica di San Pietro, la celebrazione eucaristica e quindi, alle 12, la preghiera dell’Angelus. Al microfono di Federico Piana, il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, riflette sul significato spirituale della festa nella quale, osserva, la nostra umanità “brilla” nella manifestazione della “carne” del Figlio di Dio: 

R. – L’Epifania è un aprire gli occhi, gli occhi della fede, per contemplare in questo evento la sua verità. E la verità è che questo “piccolo” è il Salvatore. E questa verità si manifesta mostrando la grandezza dell’umano, dell’uomo. Noi sappiamo che il “piccolo” è il Figlio di Dio, ma ciò che viene qui manifestato è quanto è grande l’umanità, quando è immensa l’umanità, perché se il Verbo si è fatto carne vuol dire che questa carne è capace di Dio e quindi questa carne è capace di manifestare Dio che è amore: “carne” vuol dire anche esistere nel tempo e nello spazio, “carne” vuol dire esistere come relazione con gli altri. L’Epifania è importante perché dice di Dio, ma forse è più importante perché dice anche molto di più di noi. Anche la nostra umanità è stata pensata e creata nel Verbo incarnato. Questo è un mistero grande della fede.

D. – I Magi vanno incontro a Gesù e questo lo si ricorda proprio in questa solennità. Tante volte, mons. Staglianò, noi non andiamo incontro a Gesù, nonostante lo abbiamo visto, lo abbiamo incontrato nella nostra vita…

R. – Sì, certamente, il movimento dei Magi verso Gesù indica il movimento che tutta l’umanità, di tutti i tempi, anche l’umanità attuale, deve poter fare, perché dobbiamo muoverci e andare verso quella Grotta. Perché quella Grotta è uno specchio: è uno specchio, come dicevo, della grandezza e della bellezza e della ricchezza della nostra umanità. Allora, i Magi vanno verso Gesù. È come se dicessero a nome nostro: “Gesù, noi vogliamo che tu sia la misura della nostra vita”. E allora, quando io vado a guardare il presepe sono richiesto proprio da Gesù, che nasce nella Grotta di Betlemme, a superare certo estetismo religioso che va al presepe, lo contempla nella sua estetica e nella sua bellezza esteriore, e sono invitato a scoprire la bellezza sia pur difficile ma reale – l’unica vera, reale – che c’è nel presepe. E’ nel presepe che Dio si fa carne e condivide l’estrema miseria dell’umanità: al freddo, al gelo, nella solitudine, nell’afflizione, buttati fuori… Da questo punto, ricominciare un cammino nuovo, nel segno della condivisione, dell’amore, della fraternità, della comunione, dell’amicizia, della pace. Nell’Epifania c’è in gioco la grande fede che Dio ha nell’uomo e per l’uomo.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Non c’è futuro senza pace: all’Angelus il Papa annuncia la nomina di venti cardinali nel concistoro del 14 febbraio.

Dalla mangiatoia al Giordano: Manuel Nin sull’Epifania del Signore in un’omelia siriaca del VI secolo.

L’anima e il formaggio: il cardinale Gianfranco Ravasi sui ritratti di sante pubblicati sul mensile dell’Osservatore romano “donne chiesa mondo”.

Un articolo di Marcello Filotei dal titolo “Il rigore e la tenerezza”: Ramin Bahrami racconta Johann Sebastian Bach.

Storie di conversione: Alberto Fabio Ambrosio su un cinese e un coreano a Parigi.

Le catacombe dei Magi: Fabrizio Bisconti illustra antiche rappresentazioni della Natività nel complesso cimiteriale romano di Priscilla.

L’artista della Napoli multietnica: Gaetano Vallini ricorda Pino Daniele.

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Oggi in Primo Piano



Grecia. Commissione Ue: appartenenza a euro è irrevocabile

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“Secondo i trattati dell’Unione Europea l’appartenenza all’euro è irrevocabile”. Lo ha affermato un portavoce della Commissione, commentando le possibili voce di un’uscita della Grecia dall’Eurozona, dopo le indiscrezioni del settimanale tedesco “Der Spiegel”, secondo cui la Germania sarebbe stata disposta ad accettare questa possibilità. Il governo tedesco ha poi smentito, ma ha ribadito l’importanza per la Grecia di rispettare gli impegni internazionali presi, anche in caso di vittoria del partito anti-troika “Syriza” di Tsipras alle prossime elezioni. Intanto, la borsa di Atene fa registrare un calo superiore al 4%. Ma è immaginabile una Grecia senza Euro? Michele Raviart lo ha chiesto a Francesco De Palo, direttore della rivista on-line “Mondogreco” e autore del volume “Greco, eroe d’Europa”: 

R. – Una Grecia senza euro è all’ordine del giorno nelle agenzie di rating e in tutti i giornali internazionali dal 2010. Quindi, non è un’ipotesi campata in aria. Bisogna vedere come si farebbe il cambio dall’euro alla dracma: se si passasse con un cambio svantaggiosissimo per i greci potrebbe diventare una terra di nessuno. Oppure, la Grecia potrebbe diventare il “Klondike” dell’Europa e quindi tutti arriverebbero con una banconota da 10 euro e comprerebbero case e terreni… Tutti sapevano nel 2010 che la Grecia non avrebbe avuto gli strumenti per riportare indietro il prestito della trojka. Se oggi, dopo tre anni, ci rendiamo conto che la Grecia non può, non ha le forze per restituire quanto dato mi chiedo: perché gli hanno dato un prestito di 280 miliardi di euro?

D. – Quali sono state le reazioni in Grecia alla dichiarazione della Germania riguardo all’uscita della Grecia dall’euro?

R. – La prima reazione greca è stata ironica. Oggi, un quotidiano che si chiama “To Pontiki” – che significa “Il topolino” – ha detto che la reazione greca alla vittoria di "Syriza", probabilissima, sarà di respingere il permesso di soggiorno alla Merkel per un’eventuale vacanza in Grecia… Quindi, se fino ad un mese o due settimane fa, in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica, i greci temevano per le proprie tasche, per le proprie pensioni e per il proprio futuro. Oggi, alla fine, dicono “tra l’incudine e il martello, almeno scegliamo il nuovo”. Tra la trojka di ieri e un cambiamento d oggi, i greci, forse, potrebbero propendere per un cambiamento.

D. – Il partito di Tsipras è in vantaggio nei sondaggi. Ma quali sono le proposte di Tsipras, che allarmano così tanto l’Europa?

R. – Tsipras, nel programma del partito - che è stato esplicitato ieri in occasione del congresso straordinario - parla di una riduzione del debito greco del 60%, visto che la restituzione dell’intero debito non è sostenibile dalla finanze greche oggi. Di una sanità che sia gratis per i meno abbienti – ricordiamo che oggi 4 greci su 10 sono sotto il livello medio di povertà e che un terzo dei nuovi poveri greci sono i piccoli e medi imprenditori strozzati dalle tasse. Di una ridistribuzione del peso fiscale sulle spalle di chi fino ad oggi le tasse non le ha pagate. Perché, soltanto per dirne una, gli armatori greci detengono il 20% della flotta mercantile mondiale, ma nessuno di loro paga le tasse in Grecia?

D. – E che cosa chiede attualmente la trojka alla Grecia?

R. – Proprio un mese fa, prima delle votazioni, la trojka ha chiesto altre 19 misure alla Grecia. La trojka chiede di raddoppiare l’imposizione fiscale sulle strutture che si occupano di turismo - dall’attuale 6,5% al 13% - non ragionando sul fatto che, se quest’anno la Grecia ha fatto segnare il record di tutti i tempi delle presenze turistiche, raddoppiare le tasse in quel settore significa distruggere l’unico settore che produce Pil. La Trojka chiede, inoltre, il quarto taglio consecutivo a stipendi, pensioni e indennità e la ridefinizione della riforma del mercato del lavoro. Ricordiamo che oggi lo stipendio minimo in Grecia è di 340 euro.

D. – Invece, le altre forze politiche come si pongono? Si pongono in continuità con quello che chiede la Trojka?

R. – I conservatori e i socialisti, che hanno governato il Paese dal 2012 a oggi in un governo di larghe intese, propongono semplicemente la continuazione del memorandum della trojka. Di contro, le altre forze politiche registrano dei movimenti. I sondaggi greci sono abbastanza ballerini e danno per esempio il partito di "Alba Dorata" al 5-6%, in calo rispetto al 9 del 2012, ma che potrebbe arrivare anche al 10, perché nella regione dell’Attica – dove risiede la metà della popolazione greca, quindi circa 5 milioni di greci – "Alba Dorata" alle scorse regionali ha preso il 20%. Di contro, ieri è nato un nuovo partito: da una costola dei Pasok, il partito socialista greco che ha governato il Paese per 30 anni, il nipote dell’ex premier Papandroeu, Giorgios Papandroeu, ha formato un partito nuovo che si chiama “Movimento socialista in libertà”. Questo partito punta a rompere la stasi che c’è nei socialisti greci, che sono passati in tre anni dal 30 al 4% dell’ultime europee e potrebbe addirittura allearsi con Tsipras, qualora “Syriza” diventasse il primo partito alle urne e quindi avrebbe la possibilità di essere una "stampella" del governo. Una terza novità si chiama “Il Fiume” che è un partito che è nato lo scorso maggio per le europee, fondato da un giornalista che si chiama Stravos Theodorakis. In appena 40 giorni di campagna elettorale, ha preso il 4%, esprimendo un eurodeputato.

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M.O. Netanyahu: "Mai i nostri soldati davanti alla Cpi"

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Si acuisce il braccio di ferro tra israeliani e palestinesi dopo la decisione dell’Anp di sottoscrivere il Trattato di Roma per aderire alla Corte penale internazionale, al fine di incriminare Israele per crimini di guerra commessi nelle operazioni militari a Gaza. “Mai i nostri soldati davanti alla corte dell’Aja” ha detto al Consiglio dei ministri di ieri il premier Netanyahu, mentre già si registrano le prime ritorsioni economiche dello Stato ebraico. Il servizio di Marco Guerra: 

“L’Anp ha lanciato una sfida e noi non ce ne staremo con le mani in mano”: è durissimo il premier israeliano, Netanyahu, aprendo a Gerusalemme la seduta settimanale del Consiglio dei ministri. “Non lasceremo che i soldati e gli ufficiali israeliani – ha aggiunto il primo ministro – vengano trascinati davanti alla Corte dell’Aia. Sotto processo dovrebbero andare i leader dell’Autorità palestinese, alleati coi criminali di guerra di Hamas”. Ancora più netto il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, secondo il quale la richiesta dell’Anp di aderire alla Corte penale internazionale “sancisce la  fine degli accordi di Oslo”, ossia il riconoscimentoreciproco Israele-Olp del 1993. 

E subito, come ritorsione, sono già stati congelati 106 milioni di euro di dazi doganali raccolti da Israele per conto dei palestinesi. “Un crimine di guerra” ha commentato il negoziatore palestinese che poi ha avvertito: se quel provvedimento non sarà revocato, l'Anp potrebbe decidere di sciogliersi. Animi accessi anche per l’immagine pubblicata su una pagina Facebook legata ad al-fatah che mostra premier Netanyahu vicino ad un cappio e la scritta a grandi lettere “fra poco”.

Per un’analisi su questa nuova frattura nei rapporti tra le parti, Marco Guerra ha intervistato Ianiki Cingoli, direttore del Centro Italiano per la pace in Medio Oriente: 

R. – Occorre capire che il processo di pace è sospeso da aprile. Non è  in atto un processo di pace. Ci sono le elezioni in Israele il 17 marzo e in questa fase – dove un po’ tutti stanno aspettando cosa succede – ognuno si muove cercando di dimostrare che è vivo, a cominciare dai palestinesi che ora, dopo il fallimento della loro risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu, hanno chiesto l’adesione alla Corte internazionale di giustizia attraverso l’adesione al Trattato di Roma. Quindi, è una situazione in cui ognuno si muove, cerca di dimostrare sul terreno che si fa, ma di fatto è un po’ tutto in attesa dell’esisto del 17 marzo.

D. – L’Autorità nazionale palestinese però cerca delle sponde nella comunità internazionale, anche di farsi legittimare dagli organi internazionali. Significa che il governo israeliano è più isolato?

R. – C’è un processo di maggiore isolamento a livello internazionale. C’è stato il riconoscimento da parte della Svezia dello Stato palestinese, in questo senso si sono espressi in maniera non vincolante altri parlamenti europei: quello inglese e quello francese, quello spagnolo, quello belga e più in generale anche il parlamento europeo, che in maniera più attenuata ha preso una posizione di questo tipo. Poi, di fatto, c’è un’azione molto decisa da parte degli Stati Uniti, che cercano di evitare decisioni formali a livello di Consiglio di sicurezza, in attesa del voto del 17 marzo, per non dare a Netanyahu l’arma del vittimismo. Tuttavia, poi molti nodi dovranno venire al pettine.

D. – Sul terreno cosa può succedere dopo che Israele ha congelato 106 milioni di euro palestinesi di trasferimenti, mentre l’Anp minaccia di sciogliersi? Dobbiamo attenderci ulteriori tensioni anche nei territori?

R. – Non credo ci siano episodi di guerra a breve, anche se non si può mai dire. Credo in realtà nessuno si sia interessato allo scioglimento dell’Anp e non lo sia in primo luogo Israele, perché se si sciogliesse l’Anp l’onere di un sostenere la vita della popolazione sotto occupazione ricadrebbe interamente sulla potenza occupante e sarebbe seriamente gravoso per Israele. Già altre volte hanno sospeso i trasferimenti di questi soldi che sono che dei palestinesi, ma poi li hanno ripristinati. Credo che lo faranno anche questa volta. Quindi, di fatto si andrà verso una situazione di tensione perché ognuno deve giocare la sua parte, dimostrare di essere sul campo, ma credo che un po’ tutto sarà legato a quello che uscirà dalle elezioni del 17 marzo.

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Lituania nell'euro dal primo gennaio. Che cosa cambia?

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Con il 2015, sono diventati 19 i Paesi che fanno parte dell’Eurozona. Ultimo ingresso, la Lituania, con la cui adesione si completa la presenza nella moneta unica delle Repubbliche baltiche. In passato, roventi le polemiche in alcuni Paesi per l’aumento dei prezzi al consumo causato, secondo alcuni osservatori, da speculazioni avvenute con l’adozione dell’euro. Ma dopo pochi giorni, com’è la situazione in Lituania? Ce ne parla Giancarlo La Vella

Con l’arrivo della Lituania, sono 337 milioni i cittadini europei che usano ora la moneta comune. La maggioranza dei lituani, ai quali è giunto il benvenuto delle autorità comunitarie, sono favorevoli al cambiamento, che rappresenta a loro dire una sempre maggiore vicinanza all’Occidente e un più facile scambio con Lettonia ed Estonia. I contrari vi ravvisano invece una perdita di sovranità. Andando sul pratico, per un euro, 3,51 "Litas" lituane: questo è il cambio deciso dalla Banca centrale europea (Bce), che si traduce, ad esempio, nel passaggio per un pasto al ristorante di tipo economico da 17/20 Litas e 10 euro circa. Altre piccole differenze al rialzo si notano in altri settori merceologici, ma sicuramente in Lituania non c’è stata quella rivoluzione dei prezzi al consumo registrata in altri Paesi, ormai 14 anni fa. Ce lo conferma Flavio Brenta, imprenditore italiano, gestore a Vilnius di un hotel e di due ristoranti:

R. – Per quello che riguarda la mia attività, devo dire che il governo ha abbassato l’Iva portandola dal 21 al 9%, per quello che riguarda l’hotel. Per quello che riguarda la trattoria e l’enoteca, ci sono stati piccoli aumenti di accisa sul vino e piccoli arrotondamenti per quello che riguarda le acque, le aranciate: piccoli arrotondamenti.

D. – Quindi, di fatto, c’è stato un cambio reale tra i prezzi alla moneta lituana e l’euro?

R. – Più o meno, sì. Praticamente indolore.

D. – A livello di opinione pubblica, il dover lasciare la moneta storica lituana per aderire all’euro cosa ha provocato? Cosa dice la gente?

R. – La gente in generale oggi è contenta del cambiamento, lo si vede in maniera positiva.

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Palermo: crollo viadotto, in corso le indagini

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"#Finitalafesta" scrive Matteo Renzi su Twitter: “Ho chiesto a Anas nome responsabile. Pagherà tutto”. L’opera, costata 13 milioni di euro, è durata soltanto dieci giorni. Il viadotto è stato inaugurato il 23 dicembre, con tre mesi d’anticipo, ed è già crollato. Ora sono in corso indagini. L’indignazione per un evento tanto grave è generale in tutta la Sicilia, come ha dichiarato, al microfono di Corinna Spirito, il giornalista del quotidiano palermitano “L’ora”, Giuseppe Pipitone: 

R. – Si tratta di pura fortuna, se qualcuno non è precipitato o non sia stato travolto da questa inspiegabile, a questo punto, spaccatura del viadotto della strada statale che collega Palermo con Agrigento. D’altra parte, ancora pochi mesi fa, mentre le automobili passavano, era successa una cosa molto simile sulla strada statale che collega il capoluogo agrigentino con Licata. Adesso, bisogna un attimo capire come sia stato possibile che un tratto stradale inaugurato 10 giorni prima, addirittura con tre mesi di anticipo, abbia ceduto così tanto… C’è già chi mette le mani avanti, dicendo che si è un problema strutturale del terreno.

D. – La società che si è occupata dei lavori ha cercato di minimizzare, in qualche modo, l’accaduto. Renzi, però, ha chiarato sui social network che i responsabili non resteranno impuniti…

R. – Una fuga in avanti del premier,che appena uscita la notizia si è fatto sentire sui social network. Adesso, però rimane sempre da capire il dato fondamentale: perché tre mesi di anticipo? E l’altro: quel tratto stradale storicamente interessato da lavori infiniti - che non solo in quel trattato stradale, ma in tutta la rete stradale siciliana spesso e volentieri sono fermi o lasciati incompiuti - quando arrivano le cosiddette “good news”, un pezzo di strada inaugurato con tre mesi di anticipo, poi finisce così…

D. – L’area ora è stata sequestrata. Quanto tempo sarà necessario per vedere di nuovo il viadotto agibile?

R.  – A occhio direi che ci vorrà parecchio tempo. Sia perché per adesso è stata sequestrata per le indagini dalla Procura di Termini-Marese, sia perché il danno è ingente, c’è un pezzo di strada crollato totalmente... Quindi, penso ci sia da rifare da capo tutta l’opera.

D. – In Sicilia, c’è attesa per quello che sarebbe il primo collegamento diretto tra la Provincia di Palermo e quella di Agrigento?

R. – Una attesa molto lenta se pensiamo che ci sono voluti 41 anni per il primo tratto di strada che collegava Palermo a Messina, inaugurato ormai 10 anni fa, e ancora oggi pieno di interruzioni o pieno di punti pericolanti. Quindi, comunque un’attesa ormai mitigata da anni e anni a non avere un collegamento.

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San Giovanni Rotondo: si è spenta Donatella, storia di amore e dolore

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“Quello che conta è l’amore che sappiamo donare”, con queste parole mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia–Vieste–San Giovanni Rotondo, ha racchiuso la breve esistenza di Donatella, una bimba di 7 anni affetta dalla sindrome di Bruck. Ieri si sono svolti i funerali della piccola che ha vissuto tutta la sua vita nella Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, affidata dal Tribunale di Bari alla custodia dei medici dell'ospedale. Ce ne parla Benedetta Capelli: 

E’ una grande menzogna far credere che certe vite non sono degne di essere vissute. Le parole di Papa Francesco sembrano ispirate dalla storia della piccola Donatella che, appena nata ha trovato l’amore e il calore di un intero ospedale. Una storia di quelle che in tanti definiscono “sfortunata”: una grave malattia, una famiglia che non ha la possibilità di seguirla come dovrebbe. E’ in questo apparente deserto che nasce la speranza. Ed ha il volto di suor Noemi, a tutti gli effetti la madre di Donatella, e del dott. Giuseppe Melchionda, responsabile del reparto di rianimazione della Casa Sollievo della sofferenza:

R. – Sono sette anni! E il quotidiano di sette anni vissuto con Donatella è stato scandito da alti e bassi; oggi sta bene, domani sta male… E’ stata una cosa piuttosto articolata ma non ha fatto altro che consolidare il legame, il legame di affetto; e se affetto è mancato prima, il testimone è stato poi dato al reparto e poi a tutto l’Ospedale. A macchia d’olio questa situazione è stata conosciuta e tutti hanno partecipato in modo presente, come fosse una componente di una famiglia in una casa. Io vado a vedere i miei parenti e loro venivano a visitare Donatella, ma in una condizione diversa: veniva curata come sanità, ma veniva vista come persona.

D. - La vita di Donatella è in una stanza di ospedale ma lei è bimba come tutti gli altri capace di dare e ricevere...

R. – Lei sentiva questo calore e lo trasmetteva pure quando stava male. Lei si è accorta di quello che stava succedendo, di questa solidarietà, di questo essere circondata da giocattoli o dal cartone animato che preferiva, essere coccolata soprattutto da suor Noemi: lei che conduceva, come una buona mamma di famiglia, tutta l’assistenza per Donatella.

D. - Nella vita di Donatella c’è anche spazio per un incontro pieno di bellezza. E’ in Vaticano nel 2009 con Benedetto XVI...

R. – Era in agitazione perché era uscita dalla Rianimazione. Non penso che si sia resa conto di essere di fronte al Papa – e questo obiettivamente glielo devo dire – però Papa Benedetto XVI è stato straordinario. E’ stato straordinario! Nelle sue benedizioni ha visto una fragilità che però era ricca di luce. Non so perché, ma i malati  trasmettono tanto. Trasmettono tanto! I bambini poi trasmettono gioia e, anche nelle loro difficoltà, vogliono abbracciarti… Quando si entrava nella stanza di Donatella, se stava bene apriva gli occhi ed erano lucidi… Lei non poteva parlare molto o meglio non aveva grosse possibilità fisiche di relazione, però le espressioni degli occhi erano una cosa unica! Una cosa che ricorderò sempre sono gli occhi aperti, con i quali voleva dirti qualche cosa, voleva trasmettere qualche cosa, ma che – ahimè - non poteva fare…

D. - Ai funerali ieri ha partecipato anche la madre naturale di Donatella che negli ultimi tempi è tornata ad essere presente nella vita della figlia. Anche qui un miracolo inatteso. “E’ il compimento di un progetto d’amore”, lei così descrive la storia di Donatella, un seme capace ancora di far germogliare tanti fiori...

R. – Io credo che il messaggio che ha dato sia stato questo: avete profuso per me tanto amore, tanto affetto, tanto calore, adesso però quasi quasi vorrei che quello che avete dato a me lo trasferiste anche a tutti gli altri. Certo noi siamo medici, siamo operatori sanitari laureati, diplomati per assistere le persone, però a questo bisogna aggiungere qualcosa in più: la vita è quello che noi diamo alle persone in difficoltà. E le persone in difficoltà si accorgono di questa nostra presenza di continuità. La vita è proprio questo: stare con gli altri che devono supportare in modo preciso. Ecco, la dignità: la dignità di un malato!

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Morto Pino Daniele, cantore di Napoli

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Mondo della musica sotto shock. Nella notte è morto il cantautore napoletano Pino Daniele, stroncato da un infarto all’età di 59 anni. “Era un grande artista, un figlio che ha onorato la città”, ha detto il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. Il sindaco, Luigi de Magistris, ha proclamato il lutto cittadino. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricorda in un messaggio di cordoglio il suo “originale contributo alla tradizione musicale della sua città”. I funerali si terranno mercoledì a Roma presso il Santuario del Divino Amore. Il servizio di Amedeo Lomonaco

"Napule" è oggi Pino Daniele. Napoli piange uno dei suoi più amati cantori che all’inizio degli anni Settanta ha rinnovato lo spartito della musica partenopea contaminandola con il rock, il blues e il jazz. Nelle sue canzoni, riscaldate anche da sonorità tipicamente mediterranee, è dirompente il passaggio dalla pura melodia napoletana ad una musica impregnata nella realtà autentica di Napoli, dove poesia e creatività convivono accanto a miseria e degrado.

Poesia in musica
E mettendo in luce i contrasti e le contraddizioni di Napoli, Pino Daniele accumula, negli anni, un prezioso repertorio artistico. Il suo sforzo, come lui stesso ha ammesso, non è quello di scrivere testi, ma poesie d’amore fondendo insieme musica e parole. E questa costante ricerca, scandita da sonorità mediterranee e da sperimentazioni musicali, lo ha portato a diventare non solo un’icona della musica italiana ma un’artista internazionale, il “bluesman” di Napoli famoso in tutto il mondo.

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Nella Chiesa e nel mondo



Filippine. Villegas: Chiesa sempre più al servizio dei poveri

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“Imitare Cristo prima di ogni altra cosa”. Questo l’invito al centro del messaggio rivolto dal presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp),  mons. Socrates B. Villegas, ai partecipanti all’incontro dei sacerdoti diocesani di Manila in corso a Quezon City sul tema “Una Chiesa povera a servizio dei poveri, il cuore di Francesco”. L’incontro è iniziato questa domenica ed è stato organizzato in preparazione all’ormai imminente viaggio papale nel Paese.

Razzolare bene prima di predicare
Il messaggio è un forte richiamo alla missione del ministero sacerdotale: a praticare prima di predicare, a guidare con l’esempio i fedeli e a dimostrare, soprattutto alle nuove generazioni, che Gesù merita di essere emulato. Se infatti “i giovani e i bambini vedranno che i pastori sono più interessati all’imitazione che al denaro resteranno vicini a Dio. Se ci concentreremo sull’imitazione di Cristo prima di imporre tariffe per i sacramenti, vedremo  il rinnovamento”, afferma il presule.

Rinunciare al clericalismo materialista
L’arcivescovo di Lingayen-Dagupan rivolge quindi un duro monito contro il clericalismo che insidia la vocazione di tanti sacerdoti oggi: “Il clericalismo ci parla di privilegio, di prerogative, di titoli e trattamenti speciali. Preferisce le sacrestie alle bidonville. E’ più interessato ai paramenti merlettati che alle anime riconciliate”, scrive, ricordando che nella storia della Chiesa le riforme sono sempre iniziate con la riforma del clero. “Quando perdiamo l’umiltà – ammonisce il messaggio - perdiamo la prospettiva  e diventiamo suscettibili e la suscettibilità insieme al possesso e al materialismo ci fa diventare meno efficaci e meno credibili come pastori”.

Fare sempre la carità
Solo se rinunceranno a questo clericalismo materialista i sacerdoti filippini potranno vedere “l’arcobaleno della speranza nell’Anno dei Poveri” indetto dai vescovi per il 2015. Di qui l’esortazione ai parroci a non respingere i poveri e i mendicanti: “Fate sempre la carità ai poveri che vengono da voi, non temiate di essere ingannati e non lasciateli a mani vuote. Non abbiate paura di coccolare i mendicanti. Se dovete sbagliare, sbagliate per troppa carità e gentilezza, perché non c’è mai troppa gentilezza”.

Abbracciare la povertà di Cristo
Ma l’Anno dei poveri – afferma in conclusione mons. Villegas – vuole essere anche un invito ai sacerdoti a cambiare stile di vita “abbracciando” la povertà di Cristo sulla Croce: “Dobbiamo guardare a Gesù ed essere come Lui. Questo è il nostro compito: essere Gesù e donare Gesù che è il nostro unico tesoro”, conclude il messaggio. (L.Z.)

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Turchia. Autorizzata costruzione di una Chiesa cristiana

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Il Governo turco ha autorizzato la costruzione di una chiesa cristiana di rito siriaco nel quartiere di Yeşilköy, alla periferia di Istanbul, sul Mar di Marmara. L’annuncio è stato fatto dal primo ministro in persona, Ahmet Davutoğlu, che ha ricevuto, venerdì scorso, i rappresentanti delle minoranze non musulmane nel Paese. La costruzione della chiesa, prevista nei prossimi mesi su un terreno concesso dal municipio, verrà finanziata da una fondazione che difende i diritti dei circa 20mila siriaci (ortodossi e cattolici) che vivono in gran parte nel sud-est della Turchia. La chiesa sarà in assoluto la prima a essere costruita dalla proclamazione della Repubblica.

Uniti contro l’intolleranza
Il premier ha ricevuto gli esponenti religiosi in occasione di un incontro ad Istanbul per dedicato al tema dell’islamofobia e del razzismo. Un fenomeno in preoccupante crescita anche in Paesi con una lunga tradizione di tolleranza, come testimoniano gli attacchi di questi giorni contro moschee in Svezia ad opera di gruppi di estrema destra. All’evento erano presenti, tra gli altri, il patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo latino di Smirne Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza episcopale turca. L’obiettivo della riunione era di esprimere una posizione comune contro ogni forma di intolleranza e terrorismo di matrice religiosa e discutere in particolare della situazione nel sedicente Stato islamico.

Le minoranze religiose in Turchia
I non musulmani in Turchia sono oggi meno di 200mila su una popolazione di 76 milioni di abitanti. Di questi, i cristiani sono circa 150mila, quasi la metà fedeli della Chiesa Apostolica Armena, seguiti dai cattolici (53mila), principalmente latini, ma anche armeni, siro-cattolici e caldei. Nonostante la Costituzione riconosca la libertà di culto, le minoranze soggette ad alcune restrizioni. In particolare, la Chiesa cattolica continua a non avere un riconoscimento giuridico, neanche quello status di “confessione ammessa” che il Trattato di Losanna del 1923 aveva conferito agli ortodossi, agli armeni ortodossi e agli ebrei. (L.Z.)

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Card. Sarr: africani prendano in mano sorti del continente

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“Tocca a noi pensare a noi stessi, dire ciò che vogliamo per il nostro bene, per il nostro sviluppo e non accettare che vengano ad imporci qualsiasi cosa, anche se ciò potrebbe danneggiarci”: lo afferma il cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo emerito di Dakar, in Senegal, circa il modo in cui gli africani devono relazionarsi alla loro terra, ai loro paesi. Incontrando una delegazione della Lega senegalese contro il tabacco (Listab), riferisce il portale "www.sen360.com", il porporato ha ricordato quanto detto al presidente, Macky Sall, in occasione di una recente udienza nel corso della quale ha esortato le autorità statali senegalesi e quelle del continente africano a prendere in mano il loro destino.

Gli africani non devono delegare ad altri il proprio futuro
“Dicevo l’altro giorno al presidente che occorre che noi africani accettiamo di pensare a noi stessi – ha raccontato il cardinale Sarr – diamo troppe procure agli altri perché pensino per noi, parlino per noi e facciano per noi”.

Card. Sarr membro onorario della Lega senegalese contro il tabacco
La Listab, dal canto suo, durante l’incontro, ha illustrato quanto si sta facendo per la legge contro il tabacco ed ha conferito al porporato il titolo di membro onorario della Lega. Il cardinale Sarr ha incoraggiato la Listab a proseguire i suoi progetti e ha assicurato la sua preghiera per sostenerne l’operato. “Non vogliamo il tabacco – ha concluso il cardinale Sarr – e facciamo una legge che ci permetta di limitare al massimo il suo utilizzo nel nostro Paese” (T.C.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 5

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.