Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 24/01/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Alluvioni in Malawi: 200 morti, 130 mila sfollati. Appello del Papa

◊  

Messaggio di solidarietà di Papa Francesco al Malawi, Paese dell’Africa meridionale travolto dall’alluvione più grande della sua storia, che ha causato finora almeno duecento morti. Il Papa, si legge in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin inviato ai vescovi locali, “assicura le sue preghiere per le vittime, le loro famiglie e per tutti quelli che sono stati colpiti da questa catastrofe” ed esprime l'auspicio che "la comunità internazionale risponda generosamente ed efficacemente ai bisogni di chi soffre”. Sulla situazione in Malawi, Michele Raviart ha sentito Moria Monacelli, della Caritas italiana: 

R. – Il Malawi è uno dei Paesi più poveri del mondo, in cui l’85 per cento della popolazione vive di sussistenza dall’agricoltura. Questa alluvione ha colpito in particolare il sud del Malawi e il governo ha dichiarato lo stato di emergenza per disastro naturale in 15 distretti. L’alluvione ha colpito più di 20 mila famiglie, più di 130 mila persone sono sfollate. Indirettamente si parla di 50 mila famiglie colpite, quindi ci avviciniamo a un totale di circa 200 mila persone. Si parla di circa 200 morti.

D. – Di cosa c’è bisogno nell’immediato?

R. – Servono aiuti, cibo, beni essenziali, beni di prima necessità, latrine nei distretti più colpiti, per evitare epidemie di colera e dissenteria. Tende. Molti hanno già trovato rifugio in famiglie di amici o di parenti ma c’è ancora una situazione molto precaria.

D. – C’è il problema anche nel portare gli aiuti, perché si parla di intere aree allagate…

R. – Effettivamente è così. Ci sono aree che erano assolutamente inaccessibili, proprio perché c’erano due tre metri di acqua ed era proprio difficile accedere. Progressivamente, il livello dell’acqua sta scendendo e dovrebbe continuare a scendere. Questo però significa che i danni sono ingenti sia per le persone, sia per la mancanza di beni di prima necessità sia per l’agricoltura e per i raccolti. Nel medio-lungo termine servirà riavviare l’agricoltura.

D. – Il Papa ha lanciato un appello alla solidarietà della comunità internazionale. Come sta operando Caritas e la Chiesa locale?

R. – Caritas, in collaborazione con la Caritas locale, con Caritas Malawi e le sue Caritas diocesane, è già impegnata da tempo, in particolare, per la sicurezza alimentare. Caritas Malawi, in occasione di questa alluvione, ha già effettuato, dove è stato possibile, una prima valutazione delle conseguenze, quindi dei danni di questa alluvione e i primi interventi di emergenza. Sta preparando anche un appello di emergenza da estendere alla rete Caritas, in modo che ci possano essere sia aiuti nel brevissimo termine sia anche per prevenire in futuro ulteriori disastri  - o quantomeno conseguenze negative - ma anche per far sì che si riprendano le attività agricole che sono al centro della sussistenza per queste popolazioni, con la distribuzione di nuove sementi, di piante e simili.

inizio pagina

Papa: dialogo con Islam, con salda identità e mutuo rispetto

◊  

L’incontro e l’ascolto sono condizioni essenziali per il dialogo islamo-cristiano e la risposta alla violenza è l’educazione “alla scoperta e all’accettazione della differenza”. Sono i principi sottolineati dal Papa Francesco, ricevendo i partecipanti al Convegno organizzato per commemorare il 50° anniversario dell’apertura a Roma del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (Pisai), nato nel 1926 in Tunisia per opera dei Missionari d’Africa. Il servizio di Giada Aquilino

Accettazione differenza, antidoto a violenza
L’antidoto più efficace contro ogni forma di violenza, ha sottolineato con forza Papa Francesco, “è l’educazione alla scoperta e all’accettazione della differenza”, come “ricchezza e fecondità”. Guardando a due religioni, cristianesimo e Islam, che “si rifanno alla paternità spirituale di Abramo”, la riflessione del Papa è partita dalla constatazione che “forse mai come ora” c’è bisogno di un istituto “esplicitamente dedicato alla ricerca e alla formazione di operatori del dialogo con i musulmani”, così come intuì la Chiesa universale “nel clima di rinnovamento post conciliare”. L’invito è stato a un “forte senso di responsabilità”:

“Il dialogo islamo-cristiano, in modo particolare, esige pazienza e umiltà che accompagnano uno studio approfondito, poiché l’approssimazione e l’improvvisazione possono essere controproducenti o, addirittura, causa di disagio e imbarazzo. C’è bisogno di un impegno duraturo e continuo al fine di non farci cogliere impreparati nelle diverse situazioni e nei differenti contesti”.

Riconoscere i valori degli altri
Negli ultimi anni, ha spiegato il Pontefice, “nonostante alcune incomprensioni e difficoltà, sono stati fatti passi in avanti nel dialogo interreligioso, anche con i fedeli dell’Islam”. Per questo, citando l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, il Papa ha definito “essenziale” l’esercizio dell’ascolto:

“Esso non è soltanto una condizione necessaria in un processo di reciproca comprensione e di pacifica convivenza, ma è anche un dovere pedagogico al fine di essere ‘capaci di riconoscere i valori degli altri, di comprendere le preoccupazioni soggiacenti alle loro richieste e di fare emergere le convinzioni comuni’”.

No a sincretismo conciliante
Necessaria quindi un’adeguata formazione affinché, “saldi nella propria identità, si possa crescere nella conoscenza reciproca”. Il rischio però è di “cadere nei lacci di un sincretismo conciliante ma, alla fine, vuoto e foriero di un totalitarismo senza valori”:

“Un comodo approccio accomodante, ‘che dice sì a tutto per evitare i problemi’, finisce per essere ‘un modo di ingannare l’altro e di negargli il bene che uno ha ricevuto come un dono da condividere generosamente’”.

Superare pregiudizi
Il Pontefice ha esortato allora a “tornare ai fondamenti”: quando ci accostiamo ad una persona che professa “con convinzione” la propria religione, ha proseguito, “la sua testimonianza e il suo pensiero ci interpellano e ci portano ad interrogarci sulla nostra stessa spiritualità”:

“Al principio del dialogo c’è, dunque, l’incontro. Da esso si genera la prima conoscenza dell’altro. Se, infatti, si parte dal presupposto della comune appartenenza alla natura umana, si possono superare i pregiudizi e le falsità e si può iniziare a comprendere l’altro secondo una prospettiva nuova”.

Mutuo rispetto
La storia del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica va proprio in questa direzione, ha notato il Papa: “non si limita ad accettare quanto viene detto superficialmente, dando luogo a stereotipi e preconcetti”, ma con il proprio lavoro accademico “va ad indagare le fonti, a colmare le lacune, ad analizzare l’etimologia, a proporre un’ermeneutica del dialogo”:

“Attraverso un approccio scientifico ispirato allo stupore e alla meraviglia, è capace di non perdere la bussola del mutuo rispetto e della stima reciproca. Con queste premesse, ci si avvicina all’altro in punta di piedi senza alzare la polvere che annebbia la vista”.

Dialogo fondato su identità chiare
La cultura e l’educazione, dunque, “non sono affatto secondarie” in un vero processo di avvicinamento verso l’altro, nel rispetto di ciascuna persona. L’auspicio del Pontefice per l’Istituto, già “molto prezioso” per la Santa Sede, è che sia “ancora più conosciuto”, che “diventi sempre più un punto di riferimento per la formazione dei cristiani che operano nel campo del dialogo interreligioso”, sotto l’egida della Congregazione per l’Educazione Cattolica - presente all’incontro il prefetto, il cardinale Zenon Grocholewski - e in stretta collaborazione con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, rappresentato in Sala Clementina dal presidente, il cardinale Jean-Louis Tauran. “Nel cammino di approfondimento della verità, verso il pieno rispetto della persona e della sua dignità”, l’augurio finale di Papa Francesco è stato a “non tradire mai il compito primario dell’ascolto e del dialogo”, fondato su identità chiare, sulla ricerca appassionata, paziente e rigorosa della verità e della bellezza, “sparse dal Creatore nel cuore di ogni uomo e donna e realmente visibili in ogni autentica espressione religiosa”.

inizio pagina

Francesco: cause nullità celeri e attente a certezza morale

◊  

Una “certezza morale” e un iter abbreviato rispetto ai tempi attuali. È quello che auspica il Papa nei processi di nullità matrimoniale. Francesco ne ha parlato ricevendo in udienza i partecipanti al Congresso dell’Università Gregoriana dedicato allo studio dell’Istruzione “Dignitas Connubii”. Il servizio di Alessandro De Carolis

Francesco, è noto, è allergico a ogni forma di bizantinismo, specialmente in quei contesti in cui discussioni in punta di principio rischiano di trasformarsi in ulcere su quella che lui chiama la “carne viva”, cioè la vita delle persone.

È quello che potrebbe accadere in una causa di nullità matrimoniale, tema sul quale il Papa torna ventiquattr’ore dopo le parole rivolte alla Rota Romana. Stavolta, davanti a lui ci sono i ministri dei tribunali ecclesiali in arrivo da tutto il mondo, impegnati in questi giorni in un uno scambio di esperienze attorno all’Istruzione “Dignitas Connubii”, strumento giuridico emanato nel 2005 e pensato per indirizzare e facilitare il lavoro di coloro ai quali spetta la decisione di un processo di nullità, alla luce delle norme del Diritto Canonico.

Cause e "certezza morale"
Francesco anzitutto sottolinea, di questo documento, il fatto di non essere destinato “agli specialisti del diritto, ma agli operatori dei tribunali locali”:

“È infatti un modesto ma utile vademecum che prende realmente per mano i ministri dei tribunali in ordine ad uno svolgimento del processo che sia sicuro e celere insieme. Uno svolgimento sicuro perché indica e spiega con chiarezza la meta del processo stesso, ossia la certezza morale”.

Processi siano rapidi
Ma al Papa preme in particolare un aspetto: la rapidità delle sentenze. Troppe, lascia intendere, sono le persone condizionate da una decisione la cui attesa si fa estenuante. Per cui, la “Dignitas Connubii” dev’essere studiata e utilizzata al meglio:

“La conoscenza e direi la consuetudine con questa Istruzione potrà anche in futuro aiutare i ministri dei tribunali ad abbreviare il percorso processuale, percepito dai coniugi spesso come lungo e faticoso. Non sono state finora esplorate tutte le risorse che questa Istruzione mette a disposizione per un processo celere, privo di ogni formalismo fine a sé stesso; né si possono escludere per il futuro ulteriori interventi legislativi volti al medesimo scopo”.

Il difensore del vincolo
Tra gli attori in una causa di nullità figura il cosiddetto “difensore del vincolo”, chiamato come dice il nome a produrre elementi a tutela del vincolo coniugale che il tribunale sta esaminando. Il suo contributo è per Papa Francesco importante e “originale”:

“La sua presenza e il compimento fedele del suo compito non condiziona il giudice, bensì consente e favorisce l’imparzialità del suo giudizio, essendogli posti dinanzi gli argomenti a favore e contrari alla dichiarazione di nullità del matrimonio”.

inizio pagina

Francesco a religiosi: non c’è unità senza conversione e perdono

◊  

L’ecumenismo spirituale è “l’anima del movimento ecumenico”. “Non c’è unità senza conversione”, “senza preghiera”, “senza santità di vita”. E’ quanto ha detto Papa Francesco rivolgendosi, in Vaticano, ai partecipanti al Colloquio ecumenico di religiosi e religiose di diverse Chiese e comunità ecclesiali, in programma fino a questa domenica a Roma ed organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di vita apostolica. Il servizio di Amedeo Lomonaco: 

Religiosi impegnati nell'ecumenismo

La vita consacrata - ha affermato Papa Francesco ricordando che “numerosi pionieri dell’ecumenismo sono stati uomini e donne consacrati” - ha “una vocazione particolare nella promozione” dell’unità dei cristiani. Ed è particolarmente significativo - ha aggiunto - che il Colloquio ecumenico si svolga durante la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani:

“Alla vita religiosa appartiene la ricerca dell’unione con Dio e dell’unità all’interno della comunità fraterna, realizzando così in modo esemplare la preghiera del Signore perché tutti siano una sola cosa”.

Non c'è unità senza conversione del cuore e perdono
“Questa unità non è frutto dei nostri sforzi, l'unità è un dono dello Spirito Santo” e può compiersi – ha detto il Pontefice - soltanto camminando insieme, percorrendo “la via della fraternità nell’amore, nel servizio, nell’accoglienza reciproca”:

“Non c’è unità senza conversione. La vita religiosa ci ricorda che al centro di ogni ricerca di unità, e dunque di ogni sforzo ecumenico, vi è anzitutto la conversione del cuore, che comporta la richiesta e la concessione del perdono”.

Saper guardare dal punto di vista dell'altro
Ed è duplice la sfida nella ricerca dell’unità, “sia all’interno delle comunità religiose, sia tra cristiani di diverse tradizioni”. Consiste in una conversione del nostro stesso sguardo:

“Cercare di guardarci gli uni gli altri in Dio, e saperci mettere anche dal punto di vista dell’altro”.

Non c'è unità senza preghiera
“Non c’è unità – ha affermato il Papa - senza preghiera”:

“La vita religiosa è una scuola di preghiera. L’impegno ecumenico risponde, in primo luogo, alla preghiera dello stesso Signore Gesù e si basa essenzialmente sulla preghiera”.

Il monastero invisibile di quanti pregano per l'unità
C’è un’immagine utilizzata da uno dei pionieri dell’ecumenismo, padre Paul Couturier, che illustra bene - ha ricordato il Santo Padre - il legame tra ecumenismo e vita religiosa:

“Paragonava tutti coloro che pregano per l’unità, ed il movimento ecumenico in generale, ad un ‘monastero invisibile’ che riunisce cristiani di diverse Chiese, di diversi Paesi e Continenti. Cari fratelli e sorelle, voi siete i primi animatori di questo ‘monastero invisibile’: vi incoraggio a pregare per l’unità dei cristiani…”.

Non c'è unità senza santità
“Non c’è unità – ha affermato infine il Pontefice - senza santità di vita”:

“La vita religiosa ci aiuta a prendere coscienza della chiamata rivolta a tutti i battezzati: la chiamata alla santità di vita, che è l’unico vero cammino verso l’unità”.

inizio pagina

Papa: porpora è servizio. Mondanità stordisce più di grappa a digiuno

◊  

Il cardinalato è una vocazione e un servizio di aiuto al Papa e per il bene della Chiesa, non un premio al culmine della carriera: è quanto scrive il Papa in una lettera indirizzata ai 20 nuovi cardinali che saranno creati nel prossimo Concistoro del 14 febbraio. Il documento, che riporta la data del 4 gennaio 2015, è stato pubblicato ieri dall’Osservatore Romano. Ce ne parla Sergio Centofanti

“Il Signore, mediante la Chiesa – scrive il Papa a ciascuno dei prossimi cardinali - ti chiama ancora una volta a servire; e ti farà bene al cuore ripetere nella preghiera l’espressione che Gesù stesso suggerì ai suoi discepoli per mantenersi in umiltà: «Dite: ‘Siamo servi inutili’», e questo non come formula di buona educazione ma come verità dopo il lavoro, «quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato» (Lc 17, 10)”.

“Mantenersi in umiltà nel servizio – prosegue la lettera - non è facile quando si considera il cardinalato come un premio, come culmine di una carriera, una dignità di potere o di superiore distinzione. Di qui il tuo impegno quotidiano – è l’esortazione di Papa Francesco - per tenere lontane queste considerazioni, e soprattutto per ricordare che essere Cardinale significa incardinarsi nella Diocesi di Roma per darvi testimonianza della Risurrezione del Signore e darla totalmente, fino al sangue se necessario”.

“Molti – sottolinea il Pontefice - si rallegreranno per questa tua nuova vocazione e, come buoni cristiani, faranno festa (perché è proprio del cristiano gioire e saper festeggiare). Accettalo con umiltà. Solo – invita Francesco - fai in modo che, in questi festeggiamenti, non si insinui lo spirito di mondanità che stordisce più della grappa a digiuno, disorienta e separa dalla croce di Cristo”.

“Arrivederci dunque al 14 febbraio – conclude la lettera del Papa ai prossimi cardinali - Preparati con la preghiera e un po’ di penitenza. Abbi molta pace e letizia. E, per favore, ti chiedo di non dimenticare di pregare per me. Gesù ti benedica e la Vergine Santa ti protegga”.

inizio pagina

I cardinali Ouellet e Bagnasco in udienza dal Papa

◊  

Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, i cardinali Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana. Il Papa ha anche ricevuto la Signora Maria de los Angeles Marechal.

In Croazia, Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Krk, presentata  per raggiunti limiti di età da mons. Valter Župan. Al suo posto, il Papa ha nominato padre Ivica Petanjak, dei Frati minori Cappuccini, finora guardiano del Monastero Capuccino a Osijek. Il neo presule è nato il 29 agosto 1963 a Drenje (arcidiocesi di Ðakovo-Osijek). Entrato nell'Ordine dei Cappuccini, emise la professione perpetua il 4 ottobre 1988 e ricevette l’ordinazione sacerdotale il 24 giugno 1990. Ha studiato Teologia alla Facoltà di Teologia a Zagreb, conseguendovi il Baccalaureato nel 1990. Successivamente ha studiato Storia della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana, ottenendo il Dottorato nel 2002.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice-Maestro dei Seminaristi (1990-1991), Vicario Parrocchiale a Split e Cappellano dell’Ospedale (1991-1995), Maestro dei Chierici (2002-2005); Ministro Provinciale in due mandati (2005-2011); Parroco della parrocchia N.S. di Lourdes a Rijeka e Maestro dei Postulanti (2011-2014). Attualmente è il Guardiano del Monastero Cappuccino a Osijek e Definitore Provinciale.

inizio pagina

Papa, tweet: la carità è il miglior modo di evangelizzare

◊  

Papa Francesco ha lanciato un tweet dal suo account @Pontifex: “Mettere in pratica la carità è il modo migliore per evangelizzare”.

inizio pagina

Settimana di preghiera per l'unità: l'esempio di Trieste

◊  

Si conclude questa domenica la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani che quest'anno ha scelto come tema le parole di Gesù alla samaritana: “Dammi da bere”. Papa Francesco presiederà nel pomeriggio i Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura alla presenza dei rappresentanti di varie confessioni cristiane. In tante città si sono vissuti in questi giorni particolari momenti di incontro e di invocazione a Dio per il dono dell’unità. Adriana Masotti ha raccolto le testimonianze di padre Rasko Radovic, parroco della comunità serbo-ortodossa di Trieste, e di padre Gregorios Emiliaris, parroco di quella greco-ortodossa, sempre aTrieste. Sentiamo padre Emiliaris: 

R. - Gesù, presso il pozzo di Giacobbe dice: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete, ma chi berrà dell’acqua che io gli darò non avrà più sete in eterno”. Questo è il significato del dono della salvezza del Signore. Per tutte le comunità cristiane è Lui il nostro Salvatore.

D. - Come dire che, al di là di tutte le differenze, è Cristo che unisce tutte le Chiese?

R. - Certo. Dobbiamo ricordarci che la Chiesa ortodossa in genere, quando celebra la Divina liturgia, all’inizio prega anche per l’unità e per la pace per tutte le comunità cristiane, anche per tutte le comunità appartenenti alle varie religioni.

D. - Come si vive l’ecumenismo della vita in una città come Trieste, così multiculturale, multireligiosa?

R. - Trieste è un esempio di come popoli con diverse tradizioni e diverse religioni riescono a vivere insieme in pace.

Dello stesso parere anche il parroco della comunità serbo-ortodossa, padre Radovic

R. - Io ho sempre detto che Trieste è diventata il modello di una vita multietnica, multireligiosa  e multiculturale. I vari popoli, vivendo insieme, hanno creato un clima molto amichevole. Qualcuno dei triestini ha definito Trieste come “una casa multicolore” in cui c’è una vita ecumenica ma anche interreligiosa molto attiva. Facciamo incontri di vari tipi, non solo di preghiera ma anche culturali: tavole rotonde, incontri anche semplici di amicizia.

D. - Avete anche iniziative di tipo caritativo, sociale insieme?

R. - Anche quello, anche quello. Insieme, ad esempio, abbiamo organizzato - non solo la Chiesa cattolica che naturalmente in questo campo ha tanta esperienza, ma anche noi comunità greca, serba e altre comunità protestanti  - un pranzo per i poveri. Facciamo poi raccolte di aiuti umanitari da offrire a chi ha bisogno. Abbiamo una cosa bella: un concerto ecumenico di vari cori: coro serbo, coro greco e altri cori delle cominità luterana, avventista, cattolica, sia italiana che slovena. È una cosa molto bella ascoltare le voci dei cori. Ci sarà un concerto in una Chiesa greco-ortodossa sabato 24 gennaio. Ma durante l’anno siamo sempre attivi in questo campo.

D. - Papa Francesco ha invitato a chiedere al Signore di "confermare tutti i  battezzati nella fedeltà al messaggio evangelico e poi nell’impegno comune per la riconciliazione e la pace" …

R. -Certo, perché noi come cristiani dobbiamo naturalmente avere fede nel Vangelo, quindi tradurre il Vangelo nella vita quotidiana. Vivendo secondo i dettami del Vangelo noi non possiamo che essere uomini di pace. In questo momento difficile si richiede tanto impegno per la pace. Naturalmente poi l’unità fa la forza. Dobbiamo tutti attingere dal Vangelo, dalla Parola di Dio questa acqua viva per vivere come veri cristiani.

inizio pagina

Baldisseri: famiglia attaccata, respingere pressioni ideologiche

◊  

“Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche” che “cercano di distruggere la famiglia”, che è sempre più minacciata “dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita”: è quanto ha affermato il Papa nel suo recente viaggio nelle Filippine. Il Pontefice lancia a tutti un appello a difendere la famiglia perché “ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società stessa”. Davide Dionisi ne ha parlato con il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, già al lavoro per la prossima assemblea sinodale sulla famiglia: 

R. - Questa è una riflessione che devono fare tutte le organizzazioni ma specialmente coloro che sono preposti al bene comune, quindi la politica. La politica è quella che indirizza, non deve essere influenzata da ideologie, da comportamenti o gruppi dal che esercitano pressione da un punto di vista economico. Direi che dovrebbe guardare al bene della persona e al bene della società. Ovviamente si parte anche da principi, da considerazioni e opinioni diverse. Credo che la famiglia come tale è un’istituzione fondamentale, basica. Oggi, purtroppo, la famiglia ha bisogno di essere protetta da attacchi insidiosi, da programmi contrari a tutto quello che noi riteniamo vero e sacro, a tutto ciò che nella nostra cultura è più nobile e bello. Questo è quello che ha detto il Santo Padre nell’omelia nella Messa conclusiva celebrata a Manila pochi giorni fa.

D. - Come rispondere a questo forte appello del Santo Padre?

R. - Con una risposta di coraggio, perché oggi, purtroppo, noi vediamo la pressione esercitata dagli organismi internazionali su certe questioni che riguardano anche la natalità o lo sviluppo; così pure dalle pressioni che vengono da gruppi ideologici di potere intellettuale oppure dal potere per il potere. Quindi bisogna che tutto questo sia illuminato. Il Papa ha parlato chiaro: dobbiamo presentare il Vangelo alla Famiglia, la bellezza, i valori della famiglia in sé, che sono valori oggettivi non solo perché sono valori indicati da una fede. Per cui ecco dobbiamo avere il coraggio di essere prima di tutto sinceri, di guardare ad una meta, e che questa sia il bene della persona e della comunità.

 

inizio pagina

Mons Celli: media siano a servizio della verità

◊  

Festa San Francesco di Sales. Mons. Celli: i media a servizio della verità
Bisogna che le nostre parole escano dal cuore più che dalla bocca. Lo affermava San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, ricordato da mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali che ieri mattina ha presieduto, nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, una Messa alla vigilia dell’odierna festa del vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa e in occasione della pubblicazione del Messaggio del Papa per la 49.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. La liturgia è stata concelebrala da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, e da don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana.

Per servire Dio occorre una fede semplice
Nella sua omelia, mons. Celli ha sottolineato che la figura di San Francesco di Sales aiuta a riscoprire che servire Dio significa camminare dietro a Lui con tutta l’anima, senza alcun appoggio che non sia la fede semplice. Richiamando poi la pagina del Vangelo del giorno con la designazione dei dodici da parte di Gesù, il presule ha spiegato che essere invitati da Cristo a predicare significa anche stare con Lui “sullo stesso legno” e che il grande segreto di stare con Dio è quello di ascoltare e custodire.

Quello di chi lavora nei media è un cammino di servizio alla verità
Circa la missione cui sono chiamati quanti operano nei media, mons. Celli l’ha definita un cammino di servizio alla verità, e ricordando che i dodici erano persone comuni, anche “poco raccomandabili”, così oggi gli operatori dell’informazione, con pregi e difetti, sono uomini chiamati a “vivere il momento presente sostenuti da una fede nuda e semplice”, uomini che possano dire, con Teresina di Lisieux, “non ho che questo oggi per amare”. Perché, come ripeteva San Francesco di Sales, “si agisce credendo e si crede agendo”. (A cura di Tiziana Campisi)

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

Il dialogo inizia con l'incontro: Papa Francesco ricorda che l'antidoto più efficace contro la violenza è l'accettazione della differenza.

Processi sicuri e veloci: il Papa agli operatori dei tribunali locali per le cause di nullità di matrimonio.

La nota liminare del curatore Fortunato Frezza a "La sacra Bibbia" latina e italiana, vero monumento scritturistico ed editoriale, che sarà presentata lunedì a Roma.

Un articolo di Piero Benvenuti dal titolo "Il giallo irrisolto": duplice natura della luce e anno internazionale proclamato dall'Unesco.

Per una storia da poter scrivere insieme: Matthias Turk sulle relazoni con la Federazione luterana mondiale e l'Unione di Utrecht.

 

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Voto in Grecia, arcivescovo di Atene: governo stabile per bene Paese

◊  

Elezioni cruciali questa domenica in Grecia. Secondo i sondaggi, risulta favorito il partito di sinistra radicale Syriza, guidato da Tsipras, che minaccia di non confermare gli impegni con l’Unione Europea assunti dal governo uscente del conservatore Samaras. Bruxelles ha assicurato ad Atene 240 miliardi di euro in prestiti, ma a prezzo di forti tagli e sacrifici. Alla richiesta di ulteriori misure per il 2015, per sbloccare un’ulteriore tranche di 7 miliardi, i colloqui a novembre si sono interrotti. Nel 2014 la Grecia era tornata alla luce, anche se con un livello di disoccupazione ancora al 25%. Dopo decenni, aveva registrato un surplus nel bilancio primario ma da fine anno è di nuovo in recessione. Per avere il punto di vista della Chiesa locale sul voto, Fausta Speranza ha intervistato l’arcivescovo di Atene, mons. Sevastianos Rossolatos: 

Necessario governo stabile per il bene del Paese
R. – Deve prevalere la prudenza dei politici. Oggi sembra difficile che quello che sarà il primo partito possa avere la maggioranza al parlamento e si ha quindi la paura di ripetere dopo un po’ le elezioni, protraendo l’instabilità. I partiti, infatti, si presentano con posizioni abbastanza contrastanti e sembra difficile che trovino l’accordo per un governo di coalizione. Certo, ora vogliono attirare più voti a se, così non fanno intravedere una possibile intesa. Quindi la nostra aspettativa è che i politici abbiano a cuore il bene del Paese, delle persone e si mettano d’accordo per formare un governo forte, stabile, perché la crisi economica non può aspettare.

Maggioranza popolazione non vuole uscire da Ue
D. – Si parla tanto di responsabilità nei decenni passati di una gestione della cosa pubblica con criteri dissennati. Questa grossa crisi è scoppiata nella congiuntura internazionale di recessione ma è frutto di scelte sbagliate e di conti pubblici truccati negli anni Novanta. Ora la Grecia sta tentando riforme, però si cavalca anche la via dell’anti-europeismo…

R. – Sì, c’è antieuropeimo nelle dichiarazioni ma la maggioranza del popolo non desidera uscire dall’Unione Europea e anche dall’euro e questo lo comprendono anche i partiti più radicali.

Difficoltà di un accordo
D. – Quindi viene strumentalizzato in campagna elettorale il tema dell’uscita dall’Unione Europea ma poi di fatto nessuno lo farebbe…

R. – Né i partiti lo vogliono, né la gente. La difficoltà è che si mettano d’accordo per prendere una strada comune, per un governo di coalizione.

Necessari investimenti e riforme
D. – C’è sicuramente un percorso di riforme da fare…

R. – Sì, ancora molte riforme, molte riforme. E poi c’è bisogno più di tutto di investimenti, non si vedono investimenti nuovi.

D. – Quindi, c’è bisogno di una politica con meno slogan ma più progettualità?

R. – Sì, certo. Che i politici si mettano d’accordo per creare un governo con forte maggioranza per portare avanti la discussione con l’Europa unita.

D. – Perché ci sia anche un aiuto dall’Unione Europea ma anche la serietà di prendere impegni e riforme convincenti…

R. – Sì, certo.

Appello della Chiesa
D. – Cosa dire ai politici? Qual è l’appello della Chiesa?

R. – L’appello della Chiesa è che i politici dicano la verità al popolo, perché ognuno non ricerchi il bene proprio ma piuttosto il bene del Paese perché la crisi morale che c’era ai livelli del governo e dell’amministrazione ha toccato anche la gente, la gente semplice partecipava alla crisi morale e così il Paese è arrivato così in basso.

Più onestà
D. – Quindi speriamo che questo momento di grande difficoltà economica e di impasse politico porti ad una svolta e ad uno slancio per il bene comune…

R. – Certo, speriamo che cambi la nostra mentalità, per essere più onesti.

inizio pagina

Ucraina, 15 morti a Mariupol: situazione umanitaria catastrofica

◊  

Non si placa la nuova escalation del conflitto nelle regioni separatiste dell’Ucraina orientale. Secondo le autorità di Kiev almeno 15 civili sono morti in un bombardamento dell'artiglieria dei ribelli filo-russi su un mercato di Mariupol. I separatisti controllano già l'aeroporto della città e stanno intensificando la loro offensiva per conquistare il centro. Intanto, si fa sempre più drammatica l’emergenza sanitaria e umanitaria. Marco Guerra ha raggiunto telefonicamente Andrea Ciocca, capo progetto a Donetsk di Medici senza Frontiere: 

R. - Stiamo continuando a supportare le strutture sanitarie come abbiamo fatto negli ultimi  mesi. Ci sono più scontri in questi ultimi giorni. La situazione militare si sta inasprendo, quindi continuiamo ad aiutare gli ospedali dislocati sulla linea del fronte, fornendo loro medicinali e strumentazioni che servono a prendersi cura delle vittime di questo conflitto. Continuiamo anche, con le nostre équipes di psicologi, a fornire anche supporto per la salute mentale delle persone che ovviamente sono vittime anche dal punto di vista psicologico di questa situazione.

D. – Quindi si avverte anche sul fronte sanitario l’escalation del conflitto?

R. – Ci sono innanzitutto i combattimenti che si stanno concentrando in zone dell’aeroporto di Donetsk. Gli ospedali di riferimento sui due lati dei fronti stanno ricevendo più feriti rispetto alle settimane passate. Questo è presente anche nei notiziari e su internet e comunque i nostri contatti negli ospedali ce lo stanno confermando. Inoltre ci sono anche bombardamenti e colpi di artiglieria un po’ sparsi nelle altre zone della città e quindi anche altri ospedali stanno ricevendo feriti indiretti del conflitto.

D. – Alcuni bombardamenti hanno colpito anche gli ospedali: puoi confermarcelo?

R. – Purtroppo sì questa è una situazione inaccettabile. Abbiamo notizie indirette sia di ospedali che di scuole che sono state colpite e anche di strutture danneggiate da colpi di artiglieria. L’altro ieri, un piccolo ospedale, lontano dalle zone dei combattimenti, è stato colpito da due proiettili, vicino tra l’altro a dove noi abbiamo il nostro ufficio quindi abbiamo potuto verificare di persona; sei persone sono rimaste ferite, un medico e cinque pazienti, fortunatamente non sono in pericolo di vita. La struttura è tuttora danneggiata.

D. - Le vostre cure sono rivolte a tutta la popolazione indipendentemente dalle parti in lotta…

R. -  Noi cerchiamo di fornire aiuto ai pazienti, alle vittime del conflitto, che siano civili, che siano combattenti da un lato o dall’altro. Cerchiamo di supportare principalmente le strutture sanitarie che si prendono cura di queste persone. Quindi, questo succede sia dalla parte ancora controllata dal governo ucraino, sia nelle zone sotto il controllo dei ribelli.

D. – Quindi sta reggendo il sistema sanitario ucraino o iniziano ad esserci falle, emergenze, carenze?

R.  – No, il sistema sanitario ucraino non sta reggendo. Nella parte ancora sotto il controllo del governo ci sono molte difficoltà, soprattutto nella fornitura puntuale di farmaci e medicinali. Nelle zone controllate dai ribelli la situazione è ancora drammatica perché il governo ha deciso di non pagare più i salari al personale sanitario e la fornitura di medicinali è del tutto inesistente. Quindi il personale medico continua ad andare a lavorare, nonostante da diversi mesi non stia ricevendo più lo stipendio. La popolazione fa molta fatica a trovare medicinali. Innanzitutto perché sono poco disponibili anche nelle farmacie private e il costo di quello che è rimasto sta salendo. La popolazione è rimasta senza lavoro. Le persone che hanno lavorato tutta una vita per avere la loro pensione non la stanno più ricevendo. Anche l’accesso ai medicinali di base è interrotto.

D. – A tutto questo si aggiunge l’inverno e la guerra: si può parlare anche di un’emergenza umanitaria?

R. – Decisamente. Alcune agenzie la definiscono la situazione umanitaria “catastrofica”. Il protrarsi di questo conflitto per lungo tempo sta avendo conseguenze molto pesanti per tutta la popolazione non solo per le persone malate che hanno bisogno di aiuto medico. Non c’è lavoro, il supporto finanziario del governo è stato tagliato a tutta l’amministrazione, quindi non solo agli ospedali, alle strutture sanitarie. Non è più possibile accedere al proprio conto corrente. Quella parte di popolazione più debole - parliamo di persone con disabilità, invalidi, persone anziane, che precedentemente contavano sulla loro pensione e sulle strutture sovvenzionate dallo Stato per la propria sopravvivenza - ora non ha più queste risorse. Addirittura, in alcuni posti che abbiamo visitato è difficile trovare cibo. Quindi, decisamente, la situazione, con le temperature che si stanno abbassando, si fa sempre più difficile.

D. – Cosa chiedete alla comunità internazionale e ad agenzie come l’Oms?

R.  – Da diversi mesi si parla della crisi ucraina, però sul terreno possiamo osservare ben poche Ong internazionali o agenzie internazionali che cercano di farsi carico di questo problema. Sicuramente vorremmo vedere una presenza più efficace di queste agenzie per cercare di dare sollievo alla popolazione.

inizio pagina

Expo 2015: online il piano completo dell'offerta culturale

◊  

È stata presentata, a Palazzo Chigi, Verybello.it, la piattaforma in cui è raccolta l’offerta culturale italiana nel periodo dell’Expo 2015. Lo scopo è quello di rendere Milano un trampolino di lancio per la riscoperta mondiale del nostro patrimonio artistico e culturale. Sentiamo Corinna Spirito

Sono oltre 1.300 gli eventi culturali e artistici che l’Italia offre tra maggio e ottobre 2015, i sei mesi in cui l’Esposizione universale di Milano porterà turisti da tutto il mondo. A oggi, con 8 milioni i biglietti venduti, di cui 5 milioni solo dall’estero, l’Expo appare sempre più chiaramente un’occasione unica che il ministro dei Beni culturali e del turismo, Dario Franceschini, non ha intenzione di lasciarsi scappare:

“Sono davvero convinto che l’Expo finora in Italia sia stato sottovalutato. C’è un’attenzione enorme nel mondo. Penso che potrebbe essere davvero un punto di svolta anche psicologico per il Paese: l’occasione in cui noi possiamo riuscire, per una volta, a vedere l’Italia con gli occhi stupiti e ammirati con i quali la vedono i viaggiatori che arrivano da altri Paesi”.

Ecco perché nasce "Verybello.it", un sito Internet, dal nome immediato e divertente, che cataloga per categoria, periodo e luogo tutti i numerosi eventi culturali sparsi sul territorio nazionale nei sei mesi dell’Expo. La piattaforma è unica nel suo genere e il ministro Franceschini si augura di trasformarla in uno strumento permanente da rinnovare anno dopo anno:

“Siamo l’unico grande Paese al mondo che riesce a offrire un’offerta culturale di questo tipo, dal piccolo borgo del Mezzogiorno fino alla grande città. Il sito riguarda i sei mesi di Expo, cioè gli eventi che sono in Italia durante i sei mesi della manifestazione, quindi ciò che l’Italia offre ai visitatori che da tutto il mondo verranno a Milano come possibilità di andare – programmandolo in anticipo – in uno dei tanti posti italiani in cui si svolgono questi eventi culturali. Per cui, non c’è il patrimonio permanente in questo sito, non ci sono i musei per intenderci, non ce ne è bisogno, ma ci sono gli eventi culturali di qualità di questi sei mesi italiani”.

Presente alla conferenza stampa anche il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, che ha sottolineato l’approccio assolutamente inedito con cui l’Italia sta affrontando l’Esposizione universale.

“Che un’Esposizione universale possa essere leva per la conoscenza di un intero Paese non è mai accaduto. È questa la posta in gioco per noi. Quindi, quello che viene presentato oggi non è solo uno strumento di informazione fondamentale per fare questo lavoro, è anche il segno della sfida che l’Italia ha con sé quando si renderà sempre più evidente che Expo è la leva con cui noi tutti – dal Nord al Sud – proviamo a fare uno scatto in avanti”.

L’Expo diventa allora il trampolino di lancio per far riscoprire al mondo i piccoli borghi, gli spettacoli lirici e i festival cinematografici di nicchia che fanno la cultura del nostro piccolo grande Paese.

inizio pagina

Cinema. "Il nome del figlio", se la vita batte l'ideologia

◊  

Sugli schermi italiani “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi: cinque personaggi raccontano l’Italia di oggi e le loro debolezze scontrandosi durante una cena, ma la bellezza e il valore di una nascita ricomporranno i loro dissidi. Il servizio di Luca Pellegrini

Può essere pericoloso scherzare sul nome del figlio che verrà. Lo scoprono, durante una cena, Paolo, estroverso agente immobiliare; la sorella Betta, remissiva e poi rabbiosa; Sandro, il marito di lei, intellettuale distratto; Claudio, eccentrico amico d'infanzia; Simona, una ragazza di borgata, interpretati rispettivamente da Alessandro Gassman, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo e Micaela Ramazzotti. Sono i protagonisti de Il nome del figlio, il film con il quale Francesca Archibugi è tornata finalmente al lavoro sul set. La regista spiega la ragione di questa scelta:

“Perché la commedia mi piaceva e sentivo che in questi cinque personaggi potevamo mettere tanto di noi. E quando si fa un film, senti che stai facendo il tuo lavoro”.

Per un’intera nottata i cinque protagonisti mettono a nudo i loro rancori, quando Paolo annuncia che il figlio suo e di Simona si chiamerà Benito, con tutto ciò che storicamente per l’Italia questo nome rappresenta. Come descriverebbe il suo film?

“E’ una commedia sentimentale. Però al posto di lui e lei c’è un gruppo, con le stesse dinamiche – come dire – impossibilità a vivere staccati e tormentarsi e, nello stesso tempo, non poter vivere l’uno senza l’altro. Quindi fa ridere, ma ha anche dei momenti di grande intensità emotiva”.

C'è anche lo sguardo dei bambini sui grandi, che di riflesso è quello della regista su di loro:

“Diciamo che i bambini non sono io che li metto nei film, ma sono gli altri che ce li tolgono, perché la vita è piena di bambini: invece si raccontano delle storie dove loro sono sempre altrove o in un’altra camera o non vengono presi in considerazione… Siccome ho l’ambizione di raccontare la vita, pezzi di vita, inevitabilmente i bambini ci sono”.

Archibugi descrive con tatto i lati meschini dei cinque, la loro forza e i loro legami, che possono essere anche molto dolorosi. Questo dolore si stempera alla fine del film con la nascita di Lucia, che acquista un valore particolare:

“Il parto è stato una cosa bella, perché poi si dibatte, si parla: il nome del figlio, io, te, io sono così, tu sei così... Ma poi alla fine ci si scorda sempre che quando si mettono al mondo delle personcine loro non c’entrano niente con noi. Comincia la loro avventura individuale. Ricomincia il mondo: nasce un bambino e il mondo ricomincia. Nei momenti in cui si partorisce – io ho fatto tre figli – si resetta tutta la propria vita. E’ qualcosa che accade di deflagrante: c’è un prima e un dopo. Probabilmente, dopo quella notte al massacro, anche se è un massacro tragico-comico, loro si sono resettati e hanno ricominciato a vedersi in un altro modo, l’uno l’altro”.

inizio pagina

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

◊  

Nella terza domenica del Tempo ordinario la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù chiama dei pescatori come suoi primi apostoli:

«Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini»

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti: 

Il Vangelo di questa III domenica del tempo ordinario è uno squillo di tromba per ognuno di noi: Dio ha compiuto il tempo di preparazione e il suo Regno è vicino. Ecco, tutto è pronto per la nostra conversione, perché possiamo credere davvero al Vangelo. Chiamiamo questo un “tempo ordinario”, ma in realtà è il vero “tempo forte” dell’anno, come scrive un autore, è il tempo in cui Cristo, “come Profeta deve annunciare la volontà del Padre, sotto la forma dirompente dell’Evangelo del Regno; come Re deve strappare il regno… a satana, il Maligno (1 Gv 5,19), e quindi con segni prodigiosi di guarigioni, di resurrezioni, di moltiplicazioni del cibo, di sottomissione degli elementi della creazione che si scatenano contro gli uomini, deve operare la Carità divina come l’unico bene che si diffonde tra gli uomini, tutti da riportare al Regno di Dio, che così è riconsegnato al Padre; come Sacerdote deve riportare tutti al culto immacolato al Padre. E infine, come Sposo messianico deve acquistarsi la Sposa diletta con il sangue della Croce (Gv 19,34)” (T. Federici). Ascoltiamo anche noi oggi questa voce divina che ci chiama per  nome e ci convoca per farci diventare “pescatori di uomini”. Papa Francesco continua a ripeterci: “Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo… preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze” (Evangelii Gaudium, 49).

 

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Vietnam. Card. Filoni a Da Nang: grazie a missionari coraggiosi

◊  

Un solenne atto di ringraziamento a Dio per il dono della fede, giunta in questa terra attraverso “intrepidi missionari”, e per la fedeltà al Signore degli antenati, “che, anche nelle persecuzioni, hanno saputo testimoniare l’amore a Cristo”: questi – riferisce l’agenzia Fides - i motivi principali della celebrazione presieduta dal Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nel pomeriggio del 23 gennaio, presso il Centro pastorale di Da Nang, in Vietnam, dove si trova in visita pastorale.

Il Cardinale ha ricordato che “la diocesi di Da Nang è stata creata il 18 gennaio 1963 dal Papa, oggi Santo, Giovanni XXIII, durante il Concilio Vaticano II e, possiamo dirlo, è stata uno dei primi frutti di quello straordinario evento ecclesiale, dove fu presente l’episcopato vietnamita”. La diocesi ha voluto celebrare questo anniversario con due anni di giubileo (2013-2015). Inoltre ricorre il 400° anniversario dell’evangelizzazione del paese: il 18 gennaio 1615 due Gesuiti, accompagnati da alcuni cristiani giapponesi, sbarcarono nel porto di Hoi An e cominciarono l'opera missionaria in questo territorio. Infine, come ha sottolineato ancora il Card. Filoni, “ricorre il 50° anniversario del Decreto Conciliare sulle missioni ‘Ad Gentes’, con cui i Padri Conciliari chiedevano che l’evangelizzazione passasse a pieno titolo alle Chiese locali”.

Questi eventi sono stati il motivo della solenne celebrazione presieduta dal Prefetto del Dicastero Missionario, durante la quale ha amministrato il battesimo a 50 catecumeni adulti e a 10 bambini. “A voi nuovi battezzati – ha detto nell’omelia - giunga l’abbraccio e la carezza del Papa Francesco, e il mio più affettuoso augurio di bene, per voi e le vostre famiglie”.

Commentando le Letture proclamate, il Card. Filoni ha sottolineato che, come dice il Profeta Isaia, “non siamo stati noi a cercare Dio, a cercare la fede. No. È stato Dio stesso che per primo è venuto a cercarci”. Nella Lettera ai Romani, S. Paolo insegna che Gesù, che è al centro della fede, “deve essere creduto nel cuore e confessato o proclamato con la bocca e con la vita… La fede, al tempo stesso, è personale, ma anche comune e pubblica; non è per pochi, ma per tutti, senza distinzione”. Infine il Vangelo ricorda che la fede “è comunione tra persone, e ciò significa essere Chiesa; è comunione di persone, come gli Apostoli attorno a Gesù e Maria, animati dallo Spirito Santo, e quindi mandati”.

Il Prefetto del Dicastero Missionario ha concluso l’omelia con questa esortazione: “Cari fratelli e sorelle di Da Nang; cari fratelli e sorelle del Vietnam; vi prego di raccogliere questa missione e, con lo stesso entusiasmo degli Apostoli e dei Missionari che vi hanno portato la fede, sappiate portarla avanti. Quanta gente sta aspettando di conoscere qui, oggi, Cristo. Buon apostolato!”.

inizio pagina

Svizzera. Vescovi: famiglia, dialogo su questioni del Sinodo

◊  

Appello vescovi svizzeri: partecipare al percorso sinodale 2015
Partecipare al percorso di avvicinamento al Sinodo ordinario sulla Famiglia che si terrà in Vaticano il prossimo ottobre: è questa, in sintesi, l’esortazione lanciata ai fedeli dalla Conferenza episcopale svizzera (Ces), in una nota diffusa oggi. Nel testo, i presuli ricordano che lo scorso 9 dicembre sono stati pubblicati i "Lineamenta" del Sinodo, ovvero i documenti preparatori, contenenti un questionario al quale bisogna rispondere in tempi rapidi. Le risposte andranno poi inviate, entro il 15 aprile, alla Segreteria generale del Sinodo, che le utilizzerà per redigere l’"Instrumentum laboris", cioè il documento di lavoro dell’Assemblea sinodale.

Dialogo aperto su famiglia e matrimonio
Per questo, i presuli elvetici ribadiscono la necessità che “le idee espresse si sviluppino in un autentico discernimento spirituale, coinvolgendo tutte le numerose difficoltà e sfide incontrate dalle famiglie”. “Noi vescovi svizzeri – si legge ancora nella nota – incoraggiamo fedeli, sacerdoti, agenti pastorali e tutte le persone coinvolte a proseguire il cammino sinodale e a cercare il dialogo sulle questioni aperte. Ognuno è libero di dare a questi dialoghi la forma che desidera”. Tale percorso, ribadisce la Ces, deve prefiggersi “un accostamento ad ampio raggio e possibilmente proprio con le persone toccate dalla problematica della famiglia e del matrimonio”. 

Organizzare eventi specifici dedicati alla famiglia
“Sarebbe inoltre auspicabile – suggerisce la Ces – organizzare specifici eventi a livello di parrocchie, unità pastorali, decanati, come pure nelle associazioni, comunità e gruppi”. “È importante – concludono i vescovi svizzeri – che i risultati confluiscano realmente nei lavori sinodali a Roma”. Da ricordare, infine, che il prossimo Sinodo generale ordinario, il 14.mo della serie, si terrà dal 4 al 25 ottobre ed avrà come tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. L’Assemblea ordinaria segue quella straordinaria svoltasi ad ottobre 2014 e dedicata a “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della evangelizzazione”, i cui risultati, contenuti nella "Relatio Synodi" finale, sono stati utilizzati per la stesura dei "Lineamenta" del Sinodo 2015. (I.P.) 

inizio pagina

Usa. Colletta dei vescovi per Seminari della Colombia

◊  

Condividere la fede: colletta dei vescovi degli Stati Uniti per l’America Latina
“Condividere la fede”: questo il tema della colletta per la Chiesa in America Latina, organizzata dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti per il 24 e 25 gennaio. “Riconosciamo – scrivono i vescovi di Washington sul loro sito web – i grandi benefici dell’avere fratelli e sorelle latinoamericani nella nostra Chiesa e lo slancio che il loro fervore dona alla fede”. “Oltre ad offrire loro il nostro aiuto e supporto – sottolineano i presuli – abbiamo molto da imparare dai cattolici dell’America Latina”.

Fondi devoluti ai seminari della Colombia
La colletta di quest’anno sarà devoluta ai seminari diocesani della Colombia che “ringraziano i fedeli ed i vescovi degli Stati Uniti per il loro aiuto”. In questo modo, infatti, i centri di formazione religiosa potranno “offrire ai loro studenti la possibilità di crescere”. Ulteriori fondi, inoltre, sono già stati devoluti alla Chiesa di Haiti, in occasione del quinto anniversario del terremoto che distrusse il Paese nel gennaio 2010: 85 i milioni di dollari raccolti e che sono stati trasformati in cibo, acqua, medicinali e abitazioni temporanee per la popolazione. (I.P.)

inizio pagina

Mons. Shomali: religioni si rispettano non si offendono

◊  

Card. Tauran: intensificare dialogo interreligioso promuovendo l’incontro
Due giorni di confronti a Sassari e Stintino, in Sardegna, su dialogo interreligioso, conflitti culturali, educazione giovanile, terrorismo e libertà di stampa al convegno “Dialogando, religioni ed identità culturali a confronto” svoltosi recentemente. Organizzato nei giorni scorsi dal comune di Stintino, dall’arcidiocesi di Sassari e dall’associazione culturale “Il Tempo della Memoria” nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della Prima Guerra mondiale, vi hanno preso parte esponenti di diverse religioni, studiosi e giornalisti e a concluderlo è stato un intervento di mons. William Shomali, vicario patriarcale latino per Gerusalemme e la Palestina.

Non prevalgano differenze, ma amicizia tra popoli
L’arcivescovo di Sassari, Paolo Atzei, ha definito l’incontro “nello spirito del Vaticano II”, mentre mons. Giancarlo Zichi, dell’Ufficio patrimonio culturale dell’arcidiocesi di Sassari, ha letto un messaggio inviato per l’occasione dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, che sottolinea l’importanza dell’incontro e la necessità di “intensificare il dialogo fra le varie religioni e il confronto con i non credenti, affinché non prevalgano mai le differenze che separano, ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire legami veri di amicizia tra tutti i popoli”.

Dialogo interreligioso necessita di conoscenza culturale
Nella prima giornata, il dibattito ha riguardato la risoluzione dei conflitti attraverso la cultura. Khaled Allam, docente di Sociologia del mondo musulmano all’Università di Trieste, ha approfondito il tema del terrorismo di matrice islamica. “Integrazione è molto più che un passaporto o un giuramento di fedeltà. Non sono più questioni politiche, ma  – ha detto Allam – culturali e anche affettive. Tra islam e cristianesimo ci sono problemi soprattutto di carattere culturale. Se cito Sant’Agostino da Ippona davanti a mio cugino che vive in Algeria, egli non sa di chi io stia parlando. Eppure, era un berbero nato nel suo Paese. Se nomino a un siciliano Ibn Hamdis, a meno che sia uno specialista, questo nome non gli dice niente. Eppure, è stato il più grande poeta medievale dell’isola. C’è un buco nero nella storia, nelle nostre storie”. Si è discusso inoltre del ruolo dei media nel dialogo interreligioso, mentre nella seconda giornata i relatori hanno parlato di promozione del dialogo, violenza e atti terroristici.

Mons. Shomali: Terra Santa, esempio di convivenza interreligiosa
Mons. Shomali, infine, ha ricordato come la Terra Santa sia, da quattordici secoli, un luogo di coesistenza tra musulmani e cristiani e menzionando i recenti avvenimenti drammatici di Parigi e le loro ripercussioni ha affermando che “in un mondo sempre più globalizzato” la libertà di espressione non può essere confusa con quella di offendere. “Con riferimento a quanto successo a Parigi, penso che, senza mai giustificare la violenza e l’omicidio, anche gli autori delle caricature abbiano sbagliato”, ha affermato mons. Shomali. Il presule ha aggiunto che il rispetto è fatto anche di piccoli dettagli della vita quotidiana come ad esempio non offrire cibi proibiti ai propri ospiti, oppure non fumare di fronte a un musulmano che osserva il Ramadan, e per questo ha rimarcato l’importanza della conoscenza delle diverse tradizioni religiose. Quanto alla Terra Santa, mons. Shomali l’ha descritta come “un’esperienza positiva di coesistenza, in uno spirito di fraternità, di amicizia e di aiuto reciproco”, basata sulla conoscenza vicendevole della cultura dell’altro. In Europa, al contrario, il problema dell’integrazione dei giovani musulmani, ha osservato, alimenta i fondamentalismi. (T.C.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 24

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.