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Sommario del 19/05/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Il Papa: ci fa bene pensare al momento del nostro congedo

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Affidiamoci al Padre al momento del nostro congedo da questo mondo. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, incentrata sul discorso di Gesù prima della Passione e sul congedo di Paolo a Mileto prima di recarsi a Gerusalemme. Il Pontefice ha dunque rivolto il pensiero a quanti sono vittime delle persecuzioni e costretti a fuggire come i Rohingya del Myanmar o i cristiani e gli yazidi in Iraq. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

Gesù si congeda per andare dal Padre e mandarci lo Spirito, San Paolo si congeda prima di andare a Gerusalemme e piange con gli anziani venuti da Efeso a salutarlo. Papa Francesco ha preso spunto dalle letture del giorno per svolgere la sua omelia su cosa significhi “dire addio” per un cristiano.

Pensiamo a quanti sono costretti a fuggire dalle persecuzioni
“Gesù si congeda, Paolo si congeda – ha detto – e questo ci aiuterà a riflettere sui nostri congedi”. Nella nostra vita, ha osservato, “ci sono tanti congedi”, piccoli e grandi e c’è “anche tanta sofferenza, tante lacrime in alcuni di loro”:

“Pensiamo oggi a quei poveri Rohingya del Myanmar. Al momento di lasciare la loro terra per fuggire dalle persecuzioni non sapevano cosa sarebbe accaduto loro. E da mesi sono in barca, lì… Arrivano in una città, dove danno loro acqua, cibo, e dicono: ‘andatevene via’. E’ un congedo. Tra l’altro, oggi accade questo congedo esistenziale grande. Pensate al congedo dei cristiani e degli yazidi, che pensano di non tornare più nella loro terra, perché cacciati via dalle loro case. Oggi”.

Ci sono piccoli e grandi congedi nella vita, ha ribadito il Papa, come il “congedo della mamma, che saluta, dà l’ultimo abbraccio al figlio che va in guerra; e tutti i giorni si alza col timore” che venga qualcuno a dirle: ‘ringraziamo tanto la generosità di suo figlio che ha dato la vita per la patria’”. E c’è anche "l’ultimo congedo – ha detto – che tutti noi dobbiamo fare, quando il Signore ci chiama all’altra riva. Io penso a questo”.

Affidiamoci al Padre al momento dell’addio
Questi grandi congedi della vita, “anche l’ultimo – ha ribadito – non sono i congedi di ‘a presto’, ‘a dopo’, ‘arrivederci’, che sono congedi che uno sa che torna, o subito o dopo una settimana: sono congedi che non si sa quando e come tornerò”. E annota che il tema del congedo è presente anche nell’arte, nelle canzoni:

“Me ne viene una in mente, quella degli alpini, quando quel capitano si congeda dai suoi soldati: il testamento del capitano. Penso io al grande congedo, al mio grande congedo, non quando devo dire ‘a dopo’, ‘a più tardi’, ‘arrivederci’, ma ‘addio’? Questi due testi dicono la parola ‘addio’. Paolo affida a Dio i suoi e Gesù affida al Padre i suoi discepoli, che rimangono nel mondo. ‘Non sono del mondo, ma custodisci loro’. Affidare al Padre, affidare a Dio: questa è l’origine della parola ‘addio’. Noi diciamo ‘addio’ soltanto nei grandi congedi, siano quelli della vita, sia l’ultimo”.

Ci farà bene pensare al nostro congedo da questo mondo
“Credo – ha affermato – che con queste due icone - quella di Paolo, che piange, in ginocchio sulla spiaggia, tutti lì, e Gesù, triste, perché andava alla Passione, con i suoi discepoli, piangendo nel suo cuore - possiamo pensare al nostro. Ci farà bene. Chi sarà la persona che chiuderà i miei occhi?”:

“Cosa lascio? Sia Paolo che Gesù, tutti e due, in questi brani fanno una sorta di esame di coscienza: ‘Io ho fatto questo, questo, questo…’ Io cosa ho fatto? Ma mi fa bene immaginarmi in quel momento. Quando sarà, non si sa, ma ci sarà il momento nel quale ‘a dopo’, ‘a presto’, ‘a domani’, ‘arrivederci’ diventerà ‘addio’. Io sono preparato per affidare a Dio tutti i miei? Per affidare me stesso a Dio? Per dire quella parola che è la parola dell’affidamento del figlio al Padre?”.

Il Papa ha dunque concluso l’omelia consigliando a tutti di meditare proprio le Letture di oggi sul congedo di Gesù e quello di Paolo e “pensare che un giorno” anche noi dovremo dire quella parola, “addio”: “A Dio affido la mia anima; a Dio affido la mia storia; a Dio affido i miei; a Dio affido tutto”. “Che Gesù morto e risorto - è stata la sua invocazione finale - ci invii lo Spirito Santo, perché noi impariamo quella parola, impariamo a dirla, ma esistenzialmente, con tutta la forza: l’ultima parola, addio”.

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Papa alla Cei: non siate timidi nel denunciare i corrotti

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Denunciate con forza la corruzione, non siate astratti nei vostri documenti pastorali, rafforzate il ruolo dei laici perché siano responsabili senza bisogno di un “vescovo-pilota”. Sono alcune delle indicazioni che Papa Francesco ha dato ai vescovi italiani, riuniti nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano per la loro 68.ma Assemblea generale, incentrata sull’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”. Il servizio di Alessandro De Carolis

Incisivo nella denuncia della corruzione, nemico giurato di teorie e sofismi quando si mette a servizio della gente che gli è affidata, sostenuto da laici responsabili e capaci e non circondato da automi che fanno solo quello che dice il parroco. E soprattutto unito e concorde con i suoi confratelli, con i sacerdoti che dalla sua guida dipendono e col Papa.

Difensori dei più deboli
Questo deve fare un vescovo ma può riuscirvi solo a una condizione, afferma Francesco senza troppi preamboli aprendo i lavori della Cei: quella di avere un cuore che batte in sintonia con quello di Cristo, avere i suoi sentimenti – umiltà, compassione, misericordia, concretezza, saggezza. Sentimenti che Francesco dapprima elenca e poi riassume in una espressione di due parole, “sensibilità ecclesiale”, quella – dice – che “come buoni pastori ci fa uscire verso il popolo di Dio per difenderlo dalle colonizzazioni ideologiche che gli tolgono l’identità e la degnità umana”:

“La sensibilità ecclesiale che comporta anche di non essere timidi o irrilevanti nello sconfessare e nello sconfiggere una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata che è riuscita a impoverire, senza alcuna vergogna, famiglie, pensionati, onesti lavoratori, comunità cristiane, scartando i giovani, sistematicamente privati di ogni speranza sul loro futuro, e soprattutto emarginando i deboli e i bisognosi”.

No alle astrazioni
Francesco che chiede concretezza ai vescovi attenti di fronte a lui è il primo che dà l’esempio con indicazioni nette, come nel caso dei documenti ecclesiali. Anche nel modo di concepirli, scriverli e comunicarli si dimostra, afferma, “sensibilità ecclesiale”:

“Non deve prevalere l'aspetto teoretico-dottrinale astratto, quasi che i nostri orientamenti non siano destinati al nostro Popolo o al nostro Paese - ma soltanto ad alcuni studiosi e specialisti - invece dobbiamo perseguire lo sforzo di tradurle in proposte concrete e comprensibili”.

Largo ai laici senza “pilota”
Originale poi è il modo in cui il Papa lega l’aspetto della sensibilità ecclesiale al tema dei laici nella Chiesa. Il loro ruolo è “indispensabile”, ripete, e certamente va rafforzato perché siano “disposti ad assumersi le responsabilità che a loro competono”. E tuttavia nota:

“I laici che hanno una formazione cristiana autentica non dovrebbero aver bisogno del Vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo! Hanno invece tutti la necessità del Vescovo Pastore!”

Uniti e concordi
C’è poi la questione delicata della “collegialità”, punto cruciale che rivela “concretamente”, sostiene Francesco, la presenza di una sensibilità ecclesiale. Collegialità vuol dire comunione tra i vescovi, fra le diocesi “ricche - materialmente e vocazionalmente - e quelle in difficoltà”, fra “le periferie e il centro”, tra “le conferenze episcopali e i vescovi con il Successore di Pietro”. La realtà, però, racconta altro:

“Si nota in alcune parti del mondo un diffuso indebolimento della collegialità, sia nella determinazione dei piani pastorali, sia nella condivisione degli impegni programmatici economico-finanziari. Manca l'abitudine di verificare la recezione di programmi e l'attuazione dei progetti, ad esempio, si organizza un convegno o un evento che, mettendo in evidenza le solite voci, narcotizza le Comunità, omologando scelte, opinioni e persone. Invece di lasciarci trasportare verso quegli orizzonti dove lo Spirito Santo ci chiede di andare”.

Svecchiare la vita religiosa
Dopo aver mostrato con un ulteriore esempio, quello dell’invecchiamento di Istituti religiosi, Monasteri e Congregazioni – che il Papa definisce “un problema mondiale” chiedendosi perché non si provveda “ad accorparli prima che sia tardi” – Francesco si dispone ad ascoltare i suoi interlocutori. Non prima di aver sottolineato, all’inizio del discorso, che pur in un momento storico che spesso ci vede, osserva, “accerchiati da notizie sconfortanti”, locali e internazionali, la “nostra vocazione cristiana ed episcopale è quella di andare contro corrente: ossia di essere testimoni gioiosi del Cristo Risorto per trasmettere gioia e speranza agli altri”.

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Bagnasco: magistero Papa a volte oscurato da pensiero unico

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Sull’immigrazione “finalmente l’Europa sembra aver dato un colpo”, apprezzabile, ma  ancora “flebile” e “avaro”. Così il card. Bagnasco, presidente della Cei, aprendo stamani in Vaticano i lavori dell’assemblea generale dei vescovi italiani. Tanti i temi toccati: dalle persecuzioni anticristiane all’emergenza occupazione, dalla riforma della scuola alle minacce alla famiglia. Ribadita all’unisono con il Papa la denuncia della “colonizzazione ideologica gender: dal porporato gratitudine per  l’alto magistero di Francesco, “oscurato” - denuncia - quando “non in linea con il pensiero unico. Paolo Ondarza: 

Europa, troppo poco su immigrazione. Nessun silenzio su violenze anticristiane
Finalmente l’Europa sull’immigrazione “sembra aver dato un colpo”, da anni atteso e che forse si doveva pretendere. Ma secondo il card. Bagnasco il colpo è flebile e avaro a livello di risorse. “Il dramma globale” necessita della creazione di “un quadro normativo chiaro e vincolante per tutti gli Stati membri. Nella sua prolusione attenta  a 360° gradi alle sfide del mondo e dell’’Italia il porporato guarda con preoccupazione alle crescenti violenze anticristiane ed esorta le diplomazie: 

"Spegnere i riflettori e stare in silenzio, lasciando che la carneficina continui, sarebbe diventarne conniventi, colpevoli di fronte al tribunale di Dio e della storia. Le soluzioni non sono semplici, ma pensiamo che la diplomazia possa fare molto di più, se le Cancellerie lo permetteranno: 'isolare' dovrebbe essere la parola d’ordine. In primo luogo isolare il fanatismo omicida dell’Isis e similari sul piano dell’opinione pubblica mondiale con una reiterata condanna: nessuno giustifichi con le parole o con il silenzio! In secondo luogo, troncare ogni rapporto economico o geopolitico pubblico e, soprattutto, segreto: nessuno commerci con la vita umana!”.

Emergenza occupazione in Italia è priorità
In Italia – denuncia Bagnasco – la preoccupazione resta l’occupazione, “tante le eccellenze italiane concupite da occhi stranieri:

“Se da una parte ascoltiamo i messaggi di svolta e di fiducia che provengono da politici ed esperti, dall’altra non vediamo i disoccupati diminuire, né i giovani entrare finalmente nel mondo del lavoro”.

Scuola statale e paritaria siano riconosciute come pubblico servizio
Sulla riforma della scuola il presidente della Cei spera si trovi con buon senso una sintesi “in tempi ragionevoli” e invoca maggiore libertà di scelta per i genitori:

“Sarebbe il tempo di attuare quanto previsto dalla legge 62/2000 a proposito del “sistema italiano della pubblica istruzione”, nel quale sia la scuola statale sia le scuole paritarie vengono riconosciute a pieno titolo pubblico servizio”.

No a colonizzazione gender nelle scuole
Quindi la denuncia di quella che il Papa ha definito la colonizzazione ideologica del gender esemplificata dall’inserimento nella riforma dell’insegnamento della parità di genere in tutti gli istituti:

“Educare al rispetto di tutti, alla non discriminazione e al superamento di ogni forma di bullismo e di omofobia, è doveroso, lo abbiamo sempre affermato: rientra nei compiti della scuola. Ma l’educazione alla parità di genere, oggi sempre più spesso invocata, mira in realtà ad introdurre nelle scuole quella teoria in base alla quale la femminilità e la mascolinità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla cultura”.

Famiglia minacciata. Alto magistero del Papa a volte oscurato dal pensiero unico
La famiglia, e quindi la società  – prosegue il card. Bagnasco evidenziando un legame tra le due messo in luce dal Papa – sono minacciate oggi dalla legge sul divorzio breve e dal ddl sulle unioni civili, configurate come paramatrimoni con la possibilità di adozione. “E’ evidente - aggiunge - che presto sarà legittimato il ricorso all’utero in affitto che “sfrutta” la donna e riduce il bambino a “oggetto di compravendita” in linea con  la “cultura dello scarto” più volte denunciata dal Papa:

“Tutti guardiamo con gratitudine all’alto Magistero del Santo Padre Francesco, qui riproposto in un contesto sociale e storico quanto mai bisognoso di essere illuminato e confermato nella via della verità e del bene. Sembra però che a volte, certe parole del Papa, non in linea con il pensiero unico, siano selezionate e oscurate da chi ha altre parole da far valere e diffondere nella pubblica opinione”.

Piaghe gioco d'azzardo e alcolismo tra i giovani
Tra gli altri temi affrontati il prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia, momento di discernimento dei Padri “cum et sub Petro”, “con l’intenzione di non far prevalere le opinioni, ma il cuore di pastori”; la rinnovata fiducia nella “retta ragione” per cogliere il vero e il bene della natura umana, fondamento del diritto positivo; l’importanza dell’otto per mille alla Chiesa Cattolica, grazie al quale, tra le altre provvidenze sono stati stanziati tre milioni per i terremotati in Nepal; la memoria dello sterminio degli armeni, “che a fatica il mondo occidentale sta riconoscendo” ricordato recentemente dal Papa; infine di nuovo in Italia con la denuncia delle piaghe del gioco d’azzardo, terza industria del Paese per fatturato, e dell’alcolismo tra i ragazzi. Drammi di fronte ai quali – è la considerazione del presidente della Cei – la società non può girarsi dall’altra parte. 

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Il Papa nomina i vescovi ausiliari di Brooklyn

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Negli Usa, Francesco ha nominato vescovi ausiliari di Brooklyn il rev.do James Massa, del clero della medesima diocesi, moderatore della Curia ed Amministratore della “Holy Name Parish” a Brooklyn, assegnandogli la sede titolare vescovile di Bardstown, e il rev.do Witold Mroziewski, del clero della medesima diocesi, parroco della “Holy Cross Parish” a Maspeth, assegnandogli la sede titolare vescovile di Walla Walla.

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Tweet: Dio sempre ci aspetta, sempre ci capisce, sempre ci perdona

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Papa Francesco ha lanciato un nuovo tweet dall’account @Pontifex: “Dio sempre ci aspetta, sempre ci capisce, sempre ci perdona”.

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Forum Baku. Santa Sede: uccidere in nome di Dio è bestemmia

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In corso a Baku, in Azerbaigian, il terzo Forum mondiale sul Dialogo interculturale, promosso dall’Onu e dal Consiglio d’Europa, con il patrocinio del presidente azero Aliyev. Il Forum rappresenta un’opportunità per discutere i traguardi raggiunti fino ad oggi in materia di dialogo interculturale e per promuovere la comprensione reciproca tra i popoli e le nazioni. Il tema scelto per il Forum di quest’anno è “Cultura e sviluppo sostenibile nell’agenda per lo sviluppo post-2015”. Presente all’incontro, anche mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Patricia Ynestroza lo ha intervistato: 

R. – E’ il terzo di una serie di incontri che ha dato luogo al cosiddetto “Spirito di Baku” per favorire il dialogo tra le culture in un’area che è particolarmente delicata. Naturalmente in collaborazione con le Nazioni Unite e con diverse iniziative di dialogo internazionale. L’oggetto di questi forum internazionali è molto vicino alla sensibilità del Pontificio Consiglio della Cultura: l’idea cioè che la cultura sia un luogo di incontro, una piattaforma di dialogo, in cui è possibile incontrarsi. Se su questioni dogmatiche, a volte, è difficile un dialogo sereno, sul terreno della cultura è invece possibile un incontro. Pensiamo ai grandi linguaggi universali, che sono fenomeni culturali, in cui i popoli si possono capire: quindi la musica, lo sport, la scienza e anche la bellezza sono trasversali, sono linguaggi universali, che uniscono i popoli. Ma possono anche dividere ed essere causa di divisione: e questo lo sappiamo…

D. – Qual è la posizione della Santa Sede in questo Forum?

R. – La delegazione della Santa Sede ribadisce alcuni punti fermi: prima di tutto che le culture non possono mai essere isolate, perché un conto è la difesa dell’identità nazionale, un altro è invece isolare la cultura e cercare di prevenire ogni contatto. Questo è un aspetto importante. In secondo luogo ricordare che al centro di ogni cultura e di ogni dialogo interculturale ci sono delle domande che sono profondamente religiose, perché sono le domande che riguardano il senso dell’esistenza, il senso del mondo, l’origine e il destino dell’universo, e la domanda sulla sofferenza e sul male, che sono domande religiose. Pertanto non è possibile separare il dialogo interculturale dal dialogo interreligioso. In terzo luogo bisogna ricordare ai governi che il dialogo interreligioso, che è urgente in questi tempi di attentati alla libertà religiosa in molti luoghi del mondo, deve essere condotto dai credenti e non dai governi, i quali non si devono sostituire ai singoli credenti. Ma ricordare anche quello che Papa Francesco ha detto molte volte, che “uccidere nel nome di Dio è una bestemmia”. E questo va denunciato sempre e soprattutto dalle persone religiose. E’ necessario ricordare anche, senza ipocrisia, che la libertà di espressione ha sempre un limite, come riconoscono tutti gli ordinamenti civili: il diritto alla libertà di espressione non concede il diritto di dire qualsiasi cosa di qualsiasi persona. Pertanto anche i sentimenti religiosi delle persone vanno tutelati di fronte agli eccessi e alla bestemmia pubblica e alla ridicolizzazione in alcuni Paesi.

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Notizie su eventi Giubileo: precisazione di padre Lombardi

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A proposito di notizie apparse su alcuni organi di stampa circa eventi nel corso del Giubileo, come ad esempio la canonizzazione di Madre Teresa, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ha precisato che “si tratta di ipotesi di lavoro, quindi non vi è da dare alcuna conferma ufficiale. La causa di Madre Teresa – ha affermato - è tuttora in corso ed è quindi prematuro parlare di una data già stabilita per la canonizzazione”. 

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Con voce chiara contro la corruzione: Francesco apre l'assemblea generale della Conferenza episcopale italiana.

L'importanza di dire addio: a Santa Marta il Papa ricorda anche le sofferenze dei rohingya in Myanmar e dei profughi cristiani e yazidi in Iraq.

Di nuovo insieme: Cesare Pasini sui due tomi del Mishneh-Torah in mostra all'Israel Museum di Gerusalemme.

Ai margini: Kizito Sesana racconta la vita a Riruta, quartiere drammaticamente lontano dalla vicina Nairobi.

Gioielli per il viaggiatore: Onorato Bucci sulla prima guida in lingua araba al Vaticano.

L'avventura della lontananza: Claudio Toscani recensisce i racconti della scrittrice persiana Goli Taraghi.

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Oggi in Primo Piano



Niente quote per i rifugiati. Da Hollande no all'Agenda europea

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Non ha senso applicare le quote a una questione come il diritto d'asilo. La Francia conferma il suo no a quanto previsto dall'Agenda europea sull'immigrazione. A parlare è stato il presidente francese Francois Hollande, al fianco della cancelliera tedesca Merkel, a Berlino. Servizio di Francesca Sabatinelli:

 

Fuori questione che si introducano quote per i rifugiati tra i Paesi dell'Unione. Il presidente francese Hollande taglia la la testa alle discussioni e alle interpretazioni, confermando le dichiarazioni dei giorni scorsi del premier francese Valls e smentendo le parole di oggi di Natasha Bertaud, per la quale la commissione Ue "lavora in stretto contatto con gli Stati". Non ci può essere tra gli europei "una solidarietà asimmetrica", aveva avvertito in un’intervista il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. Nelle ultime ore, alle dichiarazioni francesi erano seguite quelle della Spagna, perplessa sulla suddivisione delle quote, quelle dell’Ungheria, contraria alle quote obbligatorie, così come anche altri Paesi dell’Est europeo. Alfonso Giordano, docente di flussi migratori all’Università Luiss di Roma:

R. – Il testo dell’Agenda diceva che la Commissione approvava questa decisione di ripartire le quote dei migranti tra i Paesi europei responsabilmente e che poi la decisione sarebbe stata sottoposta ai governi europei. E quindi, una volta ammessa questa condizione, e si doveva farlo, è evidente che questo tipo di testo lo si presenti poi al giudizio degli Stati. E’ bastato che qualcuno avesse più “faccia tosta” di dire: non sono d’accordo, che poi pian piano altri Paesi si sono accodati. E purtroppo, questo va detto, si stanno rivelando tutti gli interessi puramente egoistici e anche un po’ stupidi dei Paesi europei, perché poi alla fine questi migranti arrivano in ogni caso e nessun tipo di barcone o di parata militare potrà fermarli. Quindi, meglio prendere decisioni consapevoli, coordinate, perché poi il problema non è solo dell’Italia, è anche degli altri Paesi. C’è anche una mancanza di fiducia nei confronti degli altri Paesi: c’è egoismo e c’è mancanza di fiducia. Una situazione abbastanza drammatica, perché tradisce un momento di cooperazione che si era pure trovata, appunto, con quel testo.

D. – Schulz ha detto: “Ci vuole lo sforzo di solidarietà complessiva. Questa accoglienza non deve essere asimmetrica”. Quanto la volontà europea potrà imporsi sulla volontà dei singoli Stati?

R. – Non è solo un problema di accoglienza, è anche e soprattutto un problema di relazioni esterne con quei Paesi (di origine dei migranti - ndr). Quindi, non basterà solo pattugliare le coste e salvare vite, ovviamente cosa importantissima, ma bisognerà risolvere i problemi a casa dei migranti e quindi regolarizzare un po’ il flusso, cosa che sarà molto difficile nei prossimi anni. Quale potrebbe essere l’autorevolezza delle istituzioni europee? Al momento, come si vede, non c’è perché quel testo viene smentito dagli egoismi nazionali. Federica Mogherini (Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza - ndr) si è recata più volte da Obama sperando appunto in un intervento, che dovrebbe esserci, dell’Onu e che dovrebbe autorizzare un certo tipo di operazioni da parte della Commissione europea, e quindi poi delle forze navali dei Paesi congiunti. Questo tipo di soluzioni, che quindi non vengono più solo dalla Commissione europea ma anche dalle Nazioni Unite, con il peso che queste ultime possono avere, potrebbero eventualmente mettere i Paesi di fronte a una responsabilità. I partner, sia militari che politici che diplomatici, condividono le preoccupazioni italiane. Il problema è che è difficile spiegarlo alle proprie opinioni pubbliche. Ecco quindi che è fondamentale il ruolo dei media nel trasferire notizie più corrette e meno allarmistiche su quello che è il flusso dei migranti. Perché è un fenomeno che è molto facilmente populistico e reso populistico anche dai responsabili politici.

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Burundi, scontri nella capitale. Un cooperante: la gente ha paura

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Secondo giorno consecutivo di proteste a Bujumbura, capitale del Burundi, dopo il fallito colpo di Stato della settimana scorsa e il precipitoso rientro dall'estero del presidente Pierre Nkurunziza. Ma solo per qualche ora i manifestanti hanno avuto modo di sfilare per le strade e invocare il ritiro di Nkurunziza dalle elezioni presidenziali del 26 giugno prossimo. Gli agenti in assetto anti-sommossa all'improvviso hanno fatto ricorso ai lacrimogeni e poi li hanno caricati. Secondo fonti locali, molti sarebbero stati malmenati brutalmente prima di essere condotti via a forza. Almeno otto gli arresti. Dal canto loro parecchi contestatori hanno reagito con un fitto lancio di sassi. La situazione è attualmente calma, ma carica di tensione. Federica Bertolucci ha intervistato Simone Teggi, cooperante della Ong “Associazione Internazionale Volontari Laici” che si trova attualmente in Burundi: 

R. – Quello che è visibile, qui a Bujumbura, in questo momento, è una calma generalizzata: ci sono parecchie macchine militari che girano per la città, però in realtà non si riesce a capire nulla della situazione perché i media più importanti non sono in grado di trasmettere e quindi le informazioni ormai sono bocca-a-bocca.

D. – Ci sono ancora manifestazioni in piazza?

R. – Sì, le manifestazioni sono nei quartieri e quindi è difficile accedervi. C’è stata anche una forte repressione e uno scontro tra parti diverse dell’esercito.

D. – Si parla di una possibile guerra civile: quanto è alto il rischio?

R. – Sicuramente c’è divisione all’interno dell’esercito: dopo il colpo di Stato ci sono stati diversi militari che sono fuggiti, anche all’estero. Non si capisce bene se per preparare qualcos’altro o per paura di essere poi intercettati. C’è molta paura da parte della popolazione perché questo colpo di Stato sicuramente ha dato più forza al presidente.

D. – Qual è un’immagine che ti porterai nel cuore?

R. – Io abito vicino alla radio nazionale. Giovedì, durante tutta la giornata, ci sono stati scontri molto forti all’artiglieria leggera e pesante che hanno fatto paura. Altro aspetto sicuramente interessante è quando subito dopo il colpo di Stato ho accompagnato dei colleghi a casa e molte persone sono scese in strada: gente che ballava, che era contenta. Quella è forse l’immagine che più mi è rimasta, almeno per il momento.

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Siria. P. Alsabagh: mondo non dimentichi tragedia di Aleppo

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La guerra in Siria continua tra l’esercito governativo, truppe ribelli e i miliziani dell’Is, che ricacciati dalla città di Palmira hanno riconquistato ieri nelle vicinanze del noto sito archeologico due giacimenti di gas, quelli di al-Hail e Arak. Entrambi sono strategici per la produzione di corrente nelle zone ancora sotto il controllo di Damasco, tenuto conto che il consumo di energia elettrica è calato nell’intero Paese del 56 % in quattro anni di conflitto. Segno evidente della sofferenza in cui versa la popolazione civile, come testimonia da Aleppo padre Ibrahim Alsabagh, francescano della Custodia di Terra Santa, raggiunto telefonicamente stamane da Roberta Gisotti

R. – Sicuramente, la sofferenza esiste ed esiste fortemente. La gente è ancora senza acqua – soltanto alcuni giorni c’è, ma sempre con interruzioni – e quasi completamente senza elettricità. Parlo in modo particolare della situazione ad Aleppo: oggi, per esempio, ci sarà l’elettricità 2-3 ore al giorno... Viviamo una calma apparente che speriamo continui. Non sappiamo niente di quanto succede intorno a noi… Cerchiamo di vivere giorno per giorno, portando i pesi del giorno e senza pensare al domani. Non abbiamo alcuna informazione e non abbiamo alcuna cosa chiara.

D. – Padre Ibrahim, quindi una calma apparente. Ma cosa sperare? Sperare nella via diplomatica?

R. – Quando sono venuto in Italia ultimamente ho chiesto a tutte le persone di buona volontà di non pensare soltanto a pregare per noi o a darci soltanto beneficenza. Ho chiesto di alzare la voce, di mettere sempre Aleppo e tutta la Siria sul tavolo delle discussioni e di farlo ad alta voce! Bisogna trovare una via di uscita attraverso un dialogo pacifico fra tutte le parti. Bisogna spingere, bisogna fare pressioni, bisogna cercare almeno di fermare questa continua fornitura di armi, che arriva da tutto il mondo. Purtroppo, poi noi sentiamo gli effetti di queste armi in Siria, sul popolo.

D. – Anche nella comunità internazionale si avverte come una sorta di rassegnazione che, appunto, in Siria accada tutto questo. E non solo in Siria, ma anche in altri Paesi della regione. Ma questo non è possibile, non ci può rassegnare…

R. – Sì, questo un po'. Ogni giorno che passa, muoiono decine di migliaia di persone e senza che nessuno parli di loro. Tanta gente e tante famiglie sono molto, molto umiliate, le persone vivono senza dignità. Per noi questa è una grande sofferenza.

D. – In particolare, la comunità cristiana è colpita, perseguitata…

R. – La comunità cristiana è colpita fortemente sia come parte del popolo, che è adesso con l’esercito e con il governo, sia proprio perché è una comunità cristiana. È colpita fortemente tante volte, come è successo nella notte fra il 10 e l’11 aprile, quando hanno lanciato questi dieci missili di distruzione di massa sulle abitazioni delle famiglie cristiane di origine armena: stavano dormendo ed erano di disarmati… Quindi, sì, la comunità cristiana fa parte del popolo e soffre. Tutto il popolo certamente soffre, ma la comunità cristiana soffre in modo specifico perché professa la fede cristiana. Noi cerchiamo di guardare al futuro e abbiamo tanti programmi: adesso abbiamo un corso di preparazione al matrimonio per diversi dei nostri giovani e stiamo cercando di fare qualcosa per l’estate per i nostri bambini, per non lasciarli chiusi nelle case. Però, sempre con la speranza che non accada niente di male, perché basta una bomba per svuotare le strade e per annullare qualsiasi programma di aiuto, di sostegno, di incontri, di corsi e di campeggi che cerchiamo un po’ di organizzare.

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Calcioscommesse, Ulivieri: calcio minato dalle fondamenta

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Nuovo terremoto nel calcio italiano, scosso da attività illecite di organizzazioni criminali in grado di alterare i risultati di partite di campionati di Lega Pro e della Serie D. Una inchiesta sul calcioscommesse, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha fatto scattare nella notte un’operazione della polizia che ha portato all’arresto di oltre 50 persone, tra cui calciatori, dirigenti e presidenti. La Federazione italiana giuoco calcio (Figc) si dichiara parte lesa. Il servizio di Amedeo Lomonaco: 

L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Le indagini hanno portato all’individuazione di una rete di finanziatori stranieri in Asia e nell’Est Europa che hanno fornito denaro ad organizzazioni criminali per corrompere i calciatori e alterare i risultati delle partite. Dietro alcune delle partite truccate ci sarebbe anche la ‘ndrangheta. Renzo Ulivieri, presidente dell'Associazione italiana allenatori:

“È indubbio che il discorso è internazionale, però si va ad inserire in realtà difficili come sono quelle dei campionati della Lega Pro e i campionati del mondo dilettantistico. Io credo che, a questo punto, si impongano regole ferree, soprattutto per quanto riguarda l’ingresso di dirigenti in ogni squadra e in ogni categoria. Queste sono cose che preoccupano, perché, a questo punto, i legami con la criminalità organizzata cominciano a farsi evidenti. È un sistema, quello del calcio, che è minato dalle fondamenta”

Un’altra bufera scuote il mondo del calcio. Nell'ambito di accertamenti sulla vendita dei diritti televisivi per le stagioni calcistiche dal 2015 al 2018, sono state eseguite ispezioni a Milano e Roma presso le sedi della Lega calcio di Serie A e di alcune pay-tv. L'ipotesi investigativa, all’esame dell’Antitrust e della Guardia di Finanza, è che l'esito finale della vendita dei diritti televisivi sia stato alterato da un accordo restrittivo della concorrenza.

“Io spero che non sia così e che questa trattativa sia stata condotta in maniera pulita. Se così non fosse, sarebbe un fatto estremamente grave, perché verrebbe dai vertici che hanno in mano il calcio italiano. Questo sarebbe molto grave. Speriamo che non sia così”.

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Expo. Caritas Day contro lo scandalo della fame nel mondo

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Expo è la vetrina della creatività umana, quindi bisogna essere creativi anche nei progetti di lotta alla fame. Così il cardinale Rodriguez Maradiaga, presidente uscente di Caritas Internationalis, ha aperto oggi il Caritas Day a Milano, dove i delegati di 174 Caritas nazionali si sono dati appuntamento per fare il punto sulla campagna mondiale lanciata da Papa Francesco due anni fa: “One human family, food for all”. Il servizio di Antonella Palermo: 

Ottocento milioni di persone nel mondo non sanno come provvedere a sfamarsi. Ecco lo scandalo che oggi l’Expo vuole rimettere al centro della coscienza critica di tutti. “L’obiettivo di Caritas era arrivare qui con l’idea che la fame non è qualcosa di ineluttabile - ha spiegato Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana – abbiamo denunciato spreco e sensibilizzato in questi anni sul diritto all’alimentazione. Dobbiamo continuare a farlo anche dopo Expo, monitorando che gli impegni assunti con la Carta di Milano diventino realtà”. Mons. Ambroise Tine, già segretario generale di Caritas Senegal, moderatore del Caritas Day:

R. – Caritas ha potuto aiutare milioni di persone che avevano urgente necessità di aiuto, dando loro da mangiare e un po’ più di speranza. La speranza penso che sia il cibo migliore per un uomo che soffre. E la Caritas ha fatto anche un lavoro di animazione perché tutti questi politici che dirigono il mondo possano prendere coscienza del fatto che il cibo è un diritto umano. Questo lo abbiamo fatto in tutti i continenti e questo lavoro “politico” mi sembra il lavoro più importante a lungo termine. Un altro risultato è che abbiamo dato la voce ai poveri: i poveri hanno potuto esprimersi sulla fame. Quali sono le cause della fame? Come soffrono la fame? Quali sono le loro ambizioni per uscire dalla fame? Perché a volte, io dico, è il povero stesso che può creare la fame: rifiutando di lavorare o avendo dei comportamenti non adeguati.

D. – Alla serata di ieri in Duomo, a Milano, lei ha detto che certi sistemi politico-economici hanno inquinato la cultura dell’accoglienza: ci spiega meglio?

R. – Sì. Diciamo che il capitalismo e il liberalismo, che fanno girare il mondo, oggi sono abbastanza brutali. E’ così che in Africa si vede come un continente così ricco non riesca a uscire fuori dalla povertà. E’ per quello che ieri ho detto che bisogna impegnarsi per trasformare questi sistemi politici e economici che creano esclusioni, come tutti quei bambini che vivono in strada e non hanno né dove dormire né di che mangiare… E pure i migranti che vengono dall’Africa, dall’Asia… Bisogna cambiare il sistema economico del mondo. Io ci credo. Ieri diceva il cardinale Maradiaga: “We can”. E io credo che possiamo, se ognuno ci crede e ha un po’ più d’amore per l’altro.

Prima della tavola rotonda sui temi della sicurezza alimentare è intervenuto il sindaco di Milano, Pisapia, apprezzando l’opera di Caritas nel mondo, “che ci rassicura e sprona”, ha detto. “Equità e giustizia sono le parole che devono uscire da Expo”, ha auspicato, ricordando quella straordinaria apertura all’accoglienza del popolo milanese, già dimostrata in occasione dell’incontro mondiale delle famiglie nel 2012. E ieri ce ne erano moltissime di famiglie, ma anche di religiosi, giovani, turisti, ad invadere Piazza Duomo per una serata inaugurale di benvenuto, organizzata dalla diocesi. Sapientemente miscelate esecuzioni musicali sacre, brani biblici di Antico e Nuovo Testamento, stralci letterari ispirati al tema del cibo e poi il silenzio orante dal sagrato, con lo sguardo fisso all’Eucaristia, nostro cibo spirituale, e la preghiera del cardinale Angelo Scola, arcivescovo della città:

"Ci hai fatti per te, Signore.
Solo Tu conosci fino in fondo la nostra fame.
Fame di cibo, di lavoro, di dignità.
Fame di vita e di edificazione comune.
Fame di bellezza, di bontà e di verità.
Fame d’amare ed essere amati.
Non permettere che venga messa a tacere,
ingannata o soffocata questa fame radicale.
Mantieni sempre aperta in noi la sua ferita
perché impariamo ad ascoltare il grido dei nostri fratelli.
Donaci di avere presenti i loro volti.
Signore, liberaci dall’indifferenza". 

Questo pomeriggio spazio alle buone prassi, con la presentazione di sette progetti, uno per ogni regione in cui è suddivisa la confederazione internazionale, dedicati al diritto al cibo. Milano ne ha già avviata una: ad inizio giugno si aprirà il refettorio, che nascerà nell’ex teatro della parrocchia di Greco, alle spalle della Stazione Centrale. Da un’idea dello chef Bottura, userà gli scarti alimentari di Expo per una ottantina di utenti poveri al giorno e resterà operativo come eredità immateriale di questa esposizione universale.

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Eterologa, responsabilità dei donatori e diritti dei figli

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Le nuove tecniche di fecondazione eterologa e le loro conseguenze nel rapporto genitore – figlio sono al centro del convegno “Fratelli per caso. Libertà riproduttiva e diritti dei figli”, promosso dal Camillianum, l’istituto internazionale di teologia pastorale sanitario della Pontificia Università Lateranense. Il tema sarà affrontato, oggi e domani, dal punto di vista etico, medico, filosofico e teologico. Il servizio di Michele Raviart: 

Legittima aspirazione dei figli a conoscere l’identità dei genitori
Non tutti siamo padri o madri, ma tutti siamo figli di qualcuno. Le nuove tecniche riproduttive mettono a rischio questo rapporto naturale, separando la genitorialità biologica da quella sociale. Il prof. Emmanuele Vimercati, decano della facoltà di Filosofia alla Pontificia Università Lateranense:

“Il rapporto genitori-figli non è una questione, direi, filosoficamente accidentale, ma è strutturale dell’essere stesso, dell’umano, quindi dell’essere uomo e dell’essere donna. L’essere figli è parte costitutiva della nostra natura. Sicché, da un lato, il modo con cui ciascuno di noi viene al mondo non è un fattore accidentale per la nostra esistenza, così come il rapporto che ciascuno di noi mantiene con i propri genitori – padre e madre – non è affatto accidentale, ma è esso stesso strutturale della nostra natura. Il legittimo desiderio di una coppia di avere dei figli deve, tuttavia, fare i conti con la legittima aspirazione dei figli a conoscere l’identità dei genitori e, in secondo luogo, ad avere dei genitori che tutelino l’esistenza dei figli come tali”.

Biologo austriaco, padre di 1500 bambini
Figure come il “donatore di seme” o la “donna riceventerendono indeterminato quello che è un rapporto naturale, perché l’anonimato rende impossibile la risposta alla legittima esigenza del figlio di conoscere le sue origini sia per questioni psicologiche, sia per ragioni di salute. Spiega la professoressa Chiara Ariano, docente di diritto alla Lateranense:

"Ci sono alcuni casi di cronaca realmente sconcertanti. Ad esempio, in una clinica londinese, un biologo austriaco, che era il direttore della  clinica, è risultato essere padre di circa 1500 bambini, nati in quella clinica, perché sostanzialmente, essendosi esaurito il seme, aveva provveduto direttamente alla donazione. Altro esempio, una madre che scopre che il figlio ha 30 fratelli. Tutto questo, quindi, ovviamente apre nuovi scenari e nuove prospettive”.

Responsabilità dei donatori, anche economiche
Un punto chiave è quello della responsabilità giuridica dei genitori biologici, che non è prevista in nessun caso. Spiega ancora la prof.ssa Ariano:

“La responsabilità genitoriale è una colonna portante nel nostro ordinamento giuridico. Poniamo il caso che un bambino concepito con gameti estranei alla coppia perda entrambi i genitori. Dobbiamo ipotizzare una responsabilità sussidiaria, ad esempio di tipo economico, di chi comunque ha dato causa alla nascita di questa persona? E’ una prospettiva assolutamente nuova. Per questo è necessaria una regolamentazione ad hoc”.

Progresso tecnico e principi etici
I figli nati “in provetta” sono ormai nel mondo oltre 5 milioni. Il progresso tecnologico e i valori delle società secolarizzate - spiega uno dei relatori, il prof. Maurizio Mori, docente di bioetica all’università di Torino – “stanno creando una nuova frontiera in cui la genitorialità è più una questione di responsabilità" che di biologia. Sentiamo il prof. Massimo Petrini, preside del Camillianum:

“Tutti i problemi hanno molte prospettive di lettura, naturalmente. Questo, a maggior ragione, perché certamente interessa la medicina, interessa la bioetica, interessa la filosofia, interessa l’antropologia, interessa anche la religione, certamente. E’ un problema molto complesso, che è suscitato dal progresso tecnico-scientifico della medicina, e non è detto che tutto quello che il progresso tecnico riesce a fare sia veramente poi utile per le persone, sia eticamente, ma anche proprio da un punto di vista di interesse della famiglia, oltre che del discorso scientifico”.

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A Cannes "Inside Out", il nuovo film dello studio Pixar Disney

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Al festival di Cannes, ieri è stata  la volta di "Inside Out", il nuovo film dello studio Pixar della Disney. Un vero viaggio nella mente umana che ha divertito e riscosso molti consensi. Miriam Mauti: 

La tristezza, la rabbia, la gioia di vivere, la paura, il disgusto. Sono le emozioni i protagonisti di Inside Out, presentato in prima mondiale al Festival di Cannes e con il quale la Disney Pixar di John Lasseter supera se stessa. In un viaggio colorato e commovente, ci porta nella mente, o meglio, nella personalità di Riley, la piccola protagonista, la cui vita seguiamo dal ponte di comando, dal quale le sue emozioni ne regolano la crescita e diventano i divertenti personaggi di Inside Out. Un percorso di crescita nella mente, nell'inconscio che conserva i ricordi, che supera le difficoltà, grazie alla gioia ma anche alla tristezza. Perchè per crescere i sentimenti, tutti, sono importanti. E quando tutto sembra crollare, è la  famiglia a soccorrerti, spina dorsale della crescita. Inside Out ha emozionato e divertito il pubblico del Festival di Cannes, condotto per mano nel processo di costruzione della personalità della piccola Riley. “Quando il regista e creatore della storia Pete Docter (già premio Oscar per Up) è venuto a raccontarmi la sua idea - ha spiegato John Lasseter, già Leone d'Oro alla carriera a Venezia - ho capito che sarebbe stato completamente nuovo, perchè dovevamo mettere in scena cose che ognuno di noi conosce, che fanno parte della nostra vita, ma che non ha mai visto rappresentato: le emozioni”.  

Difficile l'interpretazione per i più piccoli: “Ma - ha detto con ironia il regista - quando semplifichiamo, lo facciamo per gli adulti, non per i bambini”. Un soffio di emozioni dunque, mentre il concorso principale del Festival oggi - dopo tante storie d'amore e di lutto - affronta la tematica sociale della perdita del lavoro. Lo fa con La loi du marchè, il film di Stephane Brize con un bravissimo Vincent Lindon protagonista. La storia di un uomo che perde il lavoro, e deve reinventarsi, in una battaglia solitaria per sostenere la famiglia e mantenere la propria dignità. Ma sarà proprio in un posto nuovo di lavoro che si troverà ad affrontare la durezza delle leggi del mercato, che costringono i più deboli a cadere. Un film sul modello dei fratelli Dardenne, che pur senza raggiungere la grandezza di quei risultati, ha aperta una finestra efficace sul reale.

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Nella Chiesa e nel mondo



El Salvador: in 250 mila per la beatificazione di mons. Romero

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"El Salvador prepara i giorni più importanti della sua storia" è uno dei titoli dei giornali di questi giorni che circolano nella capitale San Salvador. "Abbiamo aspettato 35 anni" dice una donna che tutti i giorni partecipa alla Messa celebrata presso la tomba di mons. Romero e che lo fa da quando era vivo l'arcivescovo. Le autorità della Chiesa e del governo hanno unito le forze per preparare la cerimonia di beatificazione che si terrà sabato 23 maggio a Plaza Las Americas, con la statua di El Salvador del Mundo, patrono della capitale, come testimone.

Attesi 250mila fedeli. 12 i Capi di Stato
Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, si parla di 250 mila persone, di almeno 12 Capi di stato e di un sistema di sicurezza mai visto prima nella capitale. Anche le diverse comunità parrocchiali e i movimenti cattolici si preparano a partecipare, iniziando dal pellegrinaggio che si svolgerà venerdì 22 maggio alle ore 16, partendo dalla cattedrale fino alla cappella della tomba dell’arcivescovo. Sabato 23 saranno più di 1.100 i sacerdoti che si concentreranno nel Seminario dove ha studiato anche mons. Romero.

Ciclo di lezioni sulla vita del Beato in tutte le scuole
La notizia della beatificazione di mons. Romero è arrivata quando la comunità diocesana preparava la festa del centenario della sua nascita (15 agosto 1917) avvenuta a Ciudad Barrios (San Miguel). Tra le attività suggerite per il centenario, la programmazione di un ciclo di lezioni sulla vita del Beato, da tenere nelle scuole pubbliche e private. Questa iniziativa, afferma l'arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar, mira a tramandare il messaggio di amore e unità offerto da Romero al suo popolo.

Si lavora per ripristinare la radio che trasmetteva le sue omelie 
La Chiesa cattolica inoltre si propone di ripristinare la radio Y.s.s.x. “La voce Panamericana”, attraverso cui l'arcivescovo Romero trasmetteva le sue omelie raggiungendo così tutte le persone. Per questo motivo la radio subì due attentati dinamitardi contro le sue strutture nel 1980. Mons. Escobar ha informato che si lavora per ripristinare completamente la radio in modo di poter ritrasmettere i discorsi e le omelie di mons. Romero di cui si è conservata la registrazione. (C.E.)

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Filippine accolgono i rifugiati rohingya. La Chiesa plaude

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Le Filippine sono pronte ad accogliere sul loro territorio i circa tremila rifugiati di etnia rohingya provenienti da Myanmar e Bangladesh, alla deriva nel golfo del Bengala, respinti da tutti gli altri Paesi del Sudest asiatico. Su questa posizione concordano lo Stato e la Chiesa cattolica. Il ministro per le Comunicazioni, Herminio Coloma, ha sottolineato che le Filippine hanno firmato la Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati, impegnandosi a “fornire aiuto e sollievo alle persone involontariamente sfollate dalle loro terre a causa di conflitti”. “Continueremo a fare la nostra parte per salvare vite umane” ha ribadito Coloma, ricordando che negli anni ‘70 le Filippine hanno già accolto i “boat people” vietnamiti fuggiti dal loro Paese dopo la guerra del Vietnam.

Plauso della Chiesa pronta a dare ospitalità
Anche padre Socrates Mesiona, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie nelle Filippine, apprezza questa posizione del governo e concorda: “E’ nostro dovere accogliere queste persone: se sarà necessario, daremo loro il benvenuto e cercheremo di garantire loro una vita dignitosa. Sono esseri umani e figli di Dio, creati a immagine e somiglianza di Dio. Il fatto che siano di religione musulmana non ci crea alcun problema e non cambia lo stato delle cose. Come ci insegna il Vangelo, saremo pronti a dare loro ospitalità”.

Profughi rohingya respinti da Indonesia, Malaysia e Thailandia
I Paesi del sudest asiatico sono sotto pressione per risolvere la crisi di migliaia di migranti appartenenti alla minoranza musulmana rohingya, che sono alla deriva nel mare delle isole Andamane, dopo che Indonesia, Malesia e Thailandia hanno deciso di respingerli. Molti Rohingya fuggono dalla Birmania, dove non è loro concessa la cittadinanza e dove non sono riconosciuti titolari di diritti fondamentali.

5mila profughi dispersi nel mare della Andamane
​Dopo le pressioni internazionali per risolvere la crisi umanitaria, domani a Kuala Lumpur si terrà un vertice d’emergenza tra i ministri degli esteri di Malesia, Thailandia e Indonesia per discutere dell’emergenza migranti. La scorsa settimana più di 2.500 bengalesi e birmani di etnia Rohingya sono sbarcati sulle coste dei tre Paesi e, secondo le ultime stime, serebbero altri cinquemila quelli ancora dispersi nel mare delle Andamane, senza cibo né acqua. Le autorità di Kuala Lumpur, Jakarta e Bangkok hanno deciso di adottare una politica di respingimenti. (P.A.)

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Nepal: emergenza scuola per un milione di bambini

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Dopo il devastante terremoto che ha colpito il Nepal il mese scorso, circa un milione di bambini non saranno in grado di tornare a scuola e ciò evidenzia, secondo il portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq, la necessità che nell’emergenza venga affrontato anche il problema dell’educazione.

I bambini a rischio tratta, lavoro forzato e abusi
“L’appello per l’istruzione ha ricevuto solo l’1,3% dei finanziamenti necessari per far ripartire il sistema educativo mettendo i bambini a rischio di tratta, lavoro forzato e di abuso” ha detto Haq, sottolineando che lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite per l’educazione globale, Gordon Brown, ha dichiarato che i tragici eventi del Nepal dimostrano l’urgente necessità di affrontare i problemi dell’educazione nelle situazioni di emergenza e anche la necessità di un fondo umanitario globale per finanziare azioni relative ad un aiuto immediato.

E' difficile che le scuole possano riaprire
Secondo un rapporto del ministero dell’istruzione del Nepal - riferisce l'agenzia Misna - 12.550 classi e 1.016 sistemi di approvvigionamento idrico per le scuole sono stati completamente distrutti. Inoltre 4.070 aule mostrano gravi crepe e altre 6.889 aule hanno subito danni minori. Il governo del Nepal ha rinviato la data di riapertura delle sue scuole al 29 maggio, 15 giorni più tardi rispetto alla data precedente, ma è improbabile che le scuole possano riaprire a causa delle strutture distrutte e inagibili e della mancanza di spazi per nuove strutture temporanee. All’inizio di questo mese, Tomoo Hozumi, rappresentante Unicef per il Nepal, ha detto che le scuole dovrebbero essere riaperte in tempi brevi per ridurre al minimo i disagi per l’istruzione e il rischio di violenza e di tratta. (P.L.)

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Irlanda: interventi dei vescovi per il referendum sul matrimonio

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A pochi giorni dal referendum del 22 maggio sulla ridefinizione costituzionale del matrimonio in Irlanda, i vescovi del Paese continuano i loro appelli per il no e ad invitare i fedeli a riflettere con attenzione sulle pesanti implicazioni di tale modifica per tutta la società.

La posta in gioco non è l’uguaglianza dei diritti
“Il matrimonio non è una costruzione sociale, ma l’unione complementare tra un uomo e una donna, maschio e femmina, radicato nella natura stessa dell’umanità”, sottolinea il primate irlandese, mons. Diarmuid Martin, in alcune riflessioni pastorali proposte ai fedeli durante le Messe celebrate questa domenica nella parrocchie di Dublino. In questo senso, continua, “il cambiamento proposto non è un semplice allargamento dei diritti, ma un cambiamento profondo della filosofia che tiene unita una società e che tocca e riguarda ogni cittadino”.

La vera uguaglianza riconosce la differenza tra i sessi
Dello stesso tenore il messaggio diffuso, sempre domenica, nelle parrocchie di Ossory da mons. Seamus Freeman. “La posta in gioco – afferma - non è l’uguaglianza”, come sostengono i fautori del sì, perché “la vera uguaglianza riconosce la differenza”: quella esistente “tra l’unione tra due persone dello stesso sesso e quella tra un uomo e una donna” aperta per sua natura alla vita.  Questo del resto è il senso delle attuali norme dell’articolo 41 della Costituzione irlandese che tutelano l’istituto matrimoniale in quanto fondamento della famiglia.

Il matrimonio non è una questione privata, ma riguarda tutta la società
E sulla natura sociale del matrimonio quale unione tra un uomo e una donna si soffermano anche le argomentazioni di mons. Denis Brenan, vescovo di Ferns. “Il matrimonio – ribadisce nel suo messaggio - non è una questione privata. Esso riguarda la società. Di più: nel tempo diventa essa stessa società ed è questo il motivo per cui la Costituzione irlandese gli conferisce un riconoscimento speciale” .

Due documenti dei vescovi sul significato e l’importanza del matrimonio
La campagna dei vescovi irlandesi sul referendum del 22 maggio è iniziata lo scorso dicembre con la pubblicazione del documento pastorale “Il significato del matrimonio”, al quale, a marzo, è seguita una dichiarazione diffusa durante la sessione primaverile della Conferenza episcopale e intitolata “Il matrimonio è importante: rifletti prima di cambiarlo”.(L.Z.)

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Usa: laurea honoris causa in teologia a Kiko Argüello e Carmen Hernández

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“Si sono distinti per la loro dedizione verso i poveri, che ha portato così tanti alla comunione con Cristo e la fede cattolica”. Con questa motivazione la Catholic University of America ha deciso di conferire sabato scorso a Francisco Gómez de Argüello Wirtz detto Kiko e Maria del Carmen Hernández Barrera detta Carmen il titolo ad honoris causa di dottore in teologia. Entrambi sono iniziatori del Cammino Neocatecumenale e fanno parte dell’equipe responsabile con padre Mario Pezzi. Le lauree erano già state proposte alcuni anni fa e sono state decise recentemente dopo l’incontro del Papa con il Cammino Neocatecumenale il 6 marzo scorso, quando Papa Francesco – inviando 250 famiglie in missione - ha definìto il Cammino Neocatecumenale “un vero dono della Provvidenza alla Chiesa dei nostri tempi”.

Il Cammino è iniziato negli Usa nel 1974
Kiko e Carmen introdussero il Cammino negli Stati Uniti nel 1974, quando vennero invitati a New York dall’incaricato della liturgia per la diocesi di Brooklyn,  mons. James Donegan che, rimasto impressionato dai canti composti da Kiko, tra i quali “Resuscitò”, lo invitò a parlare all’università sulla musica sacra. Kiko approfittò di questo invito per proporre il Cammino Neocatecumenale nelle parrocchie e venne accolto dal card. Cooke che gli permise di visitare le parrocchie di New York. 

Negli Usa il Cammino è presente in 82 diocesi con 1.000 comunità
Attualmente negli Stati Uniti il Cammino è presente in 82 diocesi e in 350 parrocchie con circa 1.000 comunità.  I vescovi di 8 diocesi (Boston, Washington, Newark, Philadelphia, Denver, Dallas, Miami e Guam) seguendo l’esempio di San Giovanni Paolo II, hanno eretto dei Seminari diocesani missionari Redemptoris Mater dove stanno studiando circa 250 seminaristi. Fino ad oggi sono stati già ordinati 180 presbiteri preparati in questi seminari.

Per Kiko è la terza laurea honoris causa
Kiko ha ricevuto il dottorato honoris causa dall’Istituto Giovanni Paolo II di Roma nel 2009. Nella laudatio del prof. José Noriega, la decisione venne motivata soprattutto dal fatto che "in un momento di crisi e disorientamento da parte di molti, l’accoglienza senza riserve della enciclica profetica di Paolo VI Humanae Vitae da parte delle famiglie del Cammino è stata una autentica testimonianza per l’intera Chiesa"; il Cammino, inoltre, ha “aperto una via per reintrodurre nella famiglia una liturgia domestica per trasmettere la fede alle nuove generazioni” ed ha saputo "rendere presente Dio in un modo singolare attraverso la testimonianza delle famiglie in missione". Nel 2013 Kiko ha ricevuto anche il dottorato in Teologia dall’Università di Lublino, in Polonia, per aver “iniziato una formazione spirituale post battesimale che attraverso un'iniziazione cristiana, porta in tutto il mondo un’azione evangelizzatrice” .

A Carmen Hernandez si deve formazione della sintesi teologico-catechetica del Cammino
 Il conferimento della laurea honoris causa a Carmen sottolinea il suo contributo fondamentale alla formazione della sintesi teologico-catechetica del Cammino: la sua conoscenza esistenziale e profonda della Scrittura, del rinnovamento del Concilio Vaticano II e della storia della Chiesa, ha reso possibile questo itinerario di iniziazione cristiana. Il Cammino Neocatecumenale è diffuso oggi in tutto il mondo con circa un milione e mezzo di partecipanti in 125 nazioni. (R.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 139

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.