Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 20/05/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa ai genitori separati: mai prendere i figli come ostaggi

◊  

I genitori riassumano il loro ruolo educativo, perché i figli crescano nella responsabilità di sé e degli altri. E nelle separazioni i figli non siano presi mai come “ostaggio”. Con queste raccomandazioni, il Papa all’udienza generale ha proseguito la propria riflessione sulla famiglia e sulla sua “naturale vocazione a educare i figli”. Quindi, ha ricordato che domenica i cattolici in Cina pregheranno la beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani. Il servizio di Giada Aquilino

Nell’educazione dei figli, “è ora che i padri e le madri ritornino” dall’esilio in cui si sono chiusi e riassumano “pienamente” il loro ruolo affinché i giovani “crescano nella responsabilità di sé e degli altri”. È l’esortazione di Papa Francesco che, salutando le tante famiglie giunte in Piazza San Pietro, ha voluto sottolineare come oggi il rapporto tra genitori e figli debba tornare ad essere di “saggezza” ed “equilibrio”, con i figli che obbediscono ai genitori -  “ciò piace a Dio”, ha ricordato - e i genitori che non esasperano i figli. Lo sguardo quindi “ai nostri tempi”, in cui “non mancano le difficoltà”.

“E’ difficile educare per i genitori che vedono i figli solo la sera, quando ritornano a casa stanchi di lavorare. Quelli che hanno la fortuna di avere lavoro! E’ ancora più difficile per i genitori separati, che sono appesantiti da questa loro condizione”.

Nelle separazioni, mai prendere i figli come ostaggio
Ma “tante volte”, ha constatato il Papa riferendosi a quelli che ha definito “matrimoni separati”, “il figlio è preso come ostaggio”, con i genitori che parlano “male” l’uno dell’altro:

“Mai, mai, mai prendere il figlio come ostaggio! Voi siete separati per tante difficoltà e motivi. La vita vi ha dato questa prova: ma che i figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione, che i figli non siano usati come ostaggi contro l’altro coniuge, crescano sentendo che la mamma parla bene del papà, benché non siano insieme, e che il papà parla bene della mamma”.

Crisi tra società e famiglia
D’altra parte, ha aggiunto, si è “aperta una frattura tra famiglia e società, tra famiglia e scuola”, perché il “patto educativo” si è rotto:

“L’alleanza educativa della società con la famiglia è entrata in crisi perché è stata minata la fiducia reciproca”.

Esperti hanno "zittito" genitori
“Intellettuali ‘critici’ di ogni genere”, ha notato, hanno “zittito” i genitori in mille modi, parlando addirittura di “danni” dell’educazione familiare”. La famiglia, ha denunciato, è stata accusata “di autoritarismo, di favoritismo, di conformismo, di repressione affettiva che genera conflitti”, con i genitori costretti solo ad “ascoltare, imparare e adeguarsi” ai “cosiddetti esperti”: questi - ha proseguito - “hanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione”, facendo sì che padri e madri, “appesantiti”, arrivassero a non correggere “mai” i figli :

“Tendono ad affidarli sempre più agli “esperti”, anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli”.

Un episodio personale
Citando, come spesso fa, episodi personali, il Papa ha ricordato quando da bambino disse “una brutta parola alla maestra”: subito fu chiamata la madre, che “con tanta dolcezza” lo invitò a scusarsi, per poi riaffrontare la questione “a casa”:

“Oggi, se la maestra fa una cosa del genere, il giorno dopo si trova i due genitori o uno dei due a rimproverarla, perché gli ‘esperi’ dicono che i bambini non si devono rimproverare così. Sono cambiate le cose! Pertanto i genitori non devono autoescludersi dall’educazione dei figli”.

I genitori compensano sbagli con amore
È evidente, dunque, che questa impostazione “non è armonica, non è dialogica e invece di favorire la collaborazione tra la famiglia e le altre agenzie educative” le contrappone. Certo, ha riflettuto il Papa, alcuni “modelli educativi del passato” avevano dei limiti, ma “ ci sono sbagli che solo i genitori sono autorizzati a fare”, perché possono compensarli con l’amore, “quello che Dio ci dona”. Purtroppo oggi “la vita è diventata avara di tempo per parlare, riflettere, confrontarsi”, perché molti genitori sono “sequestrati dal lavoro”, “imbarazzati dalle nuove esigenze dei figli e dalla complessità della vita attuale”: quindi “si trovano come paralizzati dal timore di sbagliare”. Il sostegno allora può venire dalle “comunità cristiane” attraverso “la luce della Parola di Dio”:

“Anche nelle migliori famiglie bisogna sopportarsi, e ci vuole tanta pazienza! Tanta pazienza per sopportarsi. Ma è così la vita! La vita non si fa in laboratorio, si fa nella realtà. Lo stesso Gesù è passato attraverso l’educazione familiare”.

Preghiera per cattolici in Cina
Francesco ha inoltre ricordato che domenica prossima i cattolici in Cina pregheranno la Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, venerata nel santuario di Sheshan a Shanghai, la cui statua rappresenta Maria che sorregge in alto suo Figlio, “con le braccia spalancate in gesto di amore e di misericordia”:

“Chiederemo a Maria di aiutare i cattolici in Cina ad essere sempre testimoni credibili di questo amore misericordioso in mezzo al loro Popolo e a vivere spiritualmente uniti alla roccia di Pietro su cui è costruita la Chiesa".

Tra i presenti in Piazza, anche un gruppo di fedeli dalla diocesi cinese di Xianxian, che ha eseguito musiche locali. Nei saluti in lingua italiana il Papa ha voluto citare tra gli altri quanti partecipano al corso di formazione missionaria della Famiglia Pallottina, al corso promosso dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium e all’Incontro di pace e cultura Matera-Altamura-Bari.

inizio pagina

Francesco: si metta fine al dramma dei cristiani perseguitati

◊  

Papa Francesco all’udienza generale ha lanciato un appello denunciando le persecuzioni che i cristiani ancora subiscono in diverse parti del mondo. Ascoltiamo le parole del Papa nel servizio di Francesca Sabatinelli

“La Conferenza Episcopale Italiana ha proposto che nelle diocesi, in occasione della Veglia di Pentecoste, si ricordino tanti fratelli e sorelle esiliati o uccisi per il solo fatto di essere cristiani. Sono martiri! Auspico che tale momento di preghiera accresca la consapevolezza che la libertà religiosa è un diritto umano inalienabile, aumenti la sensibilizzazione sul dramma dei cristiani perseguitati nel nostro tempo e che si ponga fine a questo inaccettabile crimine”.

E’ molto, molto importante che il Papa continui a lanciare questi appelli. E’ la convinzione di padre Michel Remery, vicesegretario generale del Ccee, il Consiglio delle Conferenze dei vescovi d’Europa, che nei  giorni scorsi ha partecipato a Vienna alla Conferenza  della Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, dedicata all’importanza di rafforzare gli sforzi per prevenire e combattere l’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani nella regione dell’Osce:

R. – Si  deve alzare la voce per difendere quelli che non si possono difendere, in particolare parliamo dei cristiani che sono perseguitati, discriminati e che vivono momenti di una violenza e un terrorismo terribile. Dobbiamo dunque continuare ad alzare la voce. Credo che il Santo Padre, facendolo, ci inviti tutti a farlo, non soltanto a pregare, ma anche ad alzare la voce contro questa atrocità.

D. – Di intolleranza e discriminazione contro i cristiani, in questo caso in Europa, si è parlato soltanto pochi giorni fa a Vienna, alla Conferenza Osce alla quale ha preso parte anche lei…

R. – E’ molto chiaro che la violenza contro i cristiani sia presente in tutte le parti del mondo, anche nell’Osce. Ed è pure chiaro che ci sono zone nel mondo dove purtroppo la violenza è ancora più atroce. Vediamo però, nella regione dell’Osce, che i cristiani sono limitati nel loro essere cristiani in pieno e questo avviene in modi diversi. Chiaramente, si deve sapere che con l’aumento dell’intolleranza contro i cristiani, cresce anche un modo di vivere nella nostra società che ha a che fare con la libertà, c’è sempre una contrapposizione tra libertà religiosa e libertà di espressione. Queste sono due libertà che spesso sono opposte. Da un lato, la libertà religiosa, la libertà di vivere la tua religione liberamente. Dall’altro, la libertà di espressione, di dire tutto quello che vuoi. Se però si è liberi di dire tutto quello che si vuole, si è anche liberi di attaccare le altre persone, persino di discriminare le altre persone. Ed ecco che subentra un altro diritto: il diritto a non essere discriminato, che rientra nella libertà religiosa. E, dunque, si vede che nella società queste libertà si oppongono, si vede chiaramente che una libertà assoluta non esiste, anche se oggi nella società spesso si cerca di averla. Durante la Conferenza è stato ribadito che dobbiamo continuare a capire dove ci sono limiti alla libertà delle persone nella società e dove c’è una violazione della libertà di poter vivere la propria religione fino in fondo.

D. – Quali sono le situazioni di maggiore preoccupazione?

R. – Non si può parlare della situazione dei cristiani nella regione Osce, senza parlare dei crimini atroci che adesso accadono soprattutto in Medio Oriente. E’ anche chiaro che se si parla della regione dell’Osce, possiamo vedere che la violenza non è atroce come in Medio Oriente, al tempo stesso la vita cristiana è sicuramente limitata in modi diversi. Un punto che è stato menzionato spesso è la registrazione di crimini dovuti all’odio contro i cristiani. Spesso quando si fa la registrazione di crimini di violenza o di vandalismo, se si tratta di antisemitismo e di violenza contro i musulmani viene registrato come tale, invece se è indirizzato contro i cristiani, in tanti Paesi dell’Osce viene registrato semplicemente come violenza generica, come vandalismo generico e non come quello che è: un crimine di odio contro un gruppo specifico, in questo caso quello dei cristiani. Questo è un punto teorico magari, però molto importante. A livello di Osce, infatti, si può agire soltanto quando viene registrato come un crimine indirizzato verso i cristiani. L’appello, dunque, è stato quello di registrare meglio questi casi. L’altro appello è stato alla tolleranza per tutti, perché vivano la loro fede fino in fondo. La  Santa Sede ha invitato a vigilare sul fatto che i cristiani, anche nell’area Osce, sono perseguitati e vivono situazioni di crimini d’odio. Un invito chiaro da parte della Santa Sede e degli altri partecipanti è stato quello di continuare a combattere contro l’intolleranza, la discriminazione, gli incidenti e i crimini di odio contro i cristiani, proprio come si fa quando questi sono indirizzati ad altre religioni.

inizio pagina

Dal Papa la delegazione di un ospedale di Buenos Aires

◊  

Papa Francesco ha ricevuto ieri pomeriggio in Vaticano una delegazione dell’ospedale Doctor Francisco J. Muñiz di Buenos Aires, impegnata nella campagna “Prendersi cura di chi cura” promossa dalla cappellania dell’ospedale Doctor Francisco J. Muñiz di Buenos Aires.

In Francia, Papa Francesco ha nominato vescovo di Quimper mons. Laurent Dognin, finora ausiliare di Bordeaux. Il neo presule Laurent Dognin, è nato a Parigi il 3 gennaio 1953. Dopo gli studi secondari al Collegio cattolico Stanislas è entrato nel Seminario di Saint-Sulpice d’Issy-les-Molineaux dove ha ricevuto la formazione filosofica e teologica in vista del sacerdozio. E’ stato ordinato prete il 15 giugno 1980 per la diocesi di Nanterre. Ha quindi svolto il suo ministero pastorale come Vice parroco a Saint-Justin de Levallois ( 1980-1986) e, in seguito, a Sainte-Geneviève d’Asnières per poi divenirne parroco (1986-1997). Quindi è stato Parroco a Saint-Pierre et Saint-Jacques di Neully (1997-2006). Dal 2002 al 2007 è diventato Responsabile della Fraternita sacerdotale “Jésus Caritas” per la Normandia e l’Île de France. Nel 2006 è stato nominato Responsabile  per l’Europa. Contemporaneamente ha ricoperto anche l’incarico di Vicario Episcopale di Nanterre per il Settore Centro e nel 2006, fino alla nomina episcopale, quello di Vicario generale e Responsabile diocesano per l’Insegnamento cattolico, la Vita consacrata e i Laici in missione. Il 5 gennaio 2011 è eletto alla Chiesa titolare di Macriana in Mauritania e nominato Vescovo Ausiliare di Bordeaux. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il successivo 27 febbraio.

In Germania, il Pontefice ha accettato per raggiunti limiti di età la rinuncia di mons. Norbert Werbs all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Hamburg.

In Brasile, il Papa ha nominato Vescovo di Garanhuns il sacerdote Paulo Jackson Nóbrega De Sousa, del clero della diocesi di Patos, finora Parroco della parrocchia “Senhor Bom Jesus do Horto” a Belo Horizonte e Professore di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Cattolica di Minas Gerais. Mons. Nóbrega de Sousa è nato il 17 aprile 1969 a São José de Espinharas, diocesi di Patos, Stato di Paraíba. Ha frequentato il Corso di Filosofia presso l’ITER – Instituto de Teologia do Recife (1987-1989) e il Corso di Teologia presso il Seminario arcidiocesano “Imaculada Conceição” a João Pessoa (1990-1992). Inoltre, ha conseguito la Licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico (1997-2001) e il Dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana (2007-2010). È stato ordinato sacerdote il 17 dicembre 1993, incardinandosi nella diocesi di Patos, nella quale ha ricoperto i seguenti incarichi: Amministratore parrocchiale della parrocchia “São Sebastião” a Catingueira (1994-1995); Amministratore parrocchiale della parrocchia “São Pedro” e della parrocchia “Nossa Senhora das Dores” a Mãe d’Água (1995-1996); Amministratore parrocchiale della parrocchia “Nossa Senhora de Fátima” (1996-1997); Vicario parrocchiale della parrocchia “Nossa Senhora da Guia” (2001-2002); Rettore del Seminario Diocesano (2001-2006); Formatore dei Seminaristi Maggiori presso il Seminario Arcidiocesano di João Pessoa (2001-2007); Coordinatore Diocesano di Pastorale (2002-2003); Parroco della parrocchia “Santo Antônio” (2002-2007); Parroco della parrocchia “Nossa Senhora da Conceição” a São Mamede (2010-2011). Inoltre, è stato Segretario Nazionale dell’OSIB – “Organização dos Seminários e Institutos Filosófico-Teológicos do Brasil” (2004-2007) e Vicario parrocchiale della parrocchia “São Geraldo” a Belo Horizonte (2011-2013). Attualmente è Professore di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Cattolica di Minas Gerais, Parroco della parrocchia “Senhor Bom Jesus do Horto” a Belo Horizonte e Formatore dei seminaristi di Patos.

Sempre in Brasile, Francesco ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Campanha mons. Pedro Cunha Cruz, finora ausiliare dell’arcidiocesi di São Sebastião do Rio de Janeiro. Il presule è nato il 16 giugno 1964 a Rio de Janeiro. Ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Università Statale di Rio de Janeiro (1987-1990) e quelli di Teologia presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro (1986-1989). Poi, a Roma, ha ottenuto la Licenza in Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana (1993-1996) e la Licenza e il Dottorato in Filosofia presso la Pontificia Università della Santa Croce (1993-1997). Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 4 agosto 1990 ed è stato incardinato nell’arcidiocesi di São Sebastião do Rio de Janeiro, nella quale ha svolto gli incarichi di Vicario parrocchiale della Parrocchia “Cristo Operário e Santo Cura d’Ars”, Parroco delle parrocchie “São Francisco de Assis”, “Santa Teresa de Jesus” e “Santa Rita”, Direttore di Studi nel Seminario “São José”,  Professore di Filosofia presso la Pontificia Università Cattolica e Direttore della Facoltà Ecclesiastica di Filosofia “João Paulo II”. Il 24 novembre 2010 è stato nominato Vescovo titolare di Agbia ed Ausiliare dell’arcidiocesi di São Sebastião di Rio de Janeiro e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 5 febbraio 2011. Nell’ambito della Conferenza Episcopale Nazionale è stato membro del Consiglio Permanente e nell’ambito regionale è stato Responsabile per l’impegno sociale e per il Servizio pastorale presso le carceri. Inoltre, è Presidente del Centro di Statistica Religiosa e Investigazioni Sociali (Ceris).

Ancora in Brasile, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Alto Solimões, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Evangelista Alcimar Caldas Magalhães, dei Frati minori Cappuccini. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Adolfo Zon Pereira, della Congregazione dei Saveriani, finora coadiutore della medesima diocesi.

inizio pagina

Bice, convegno su abusi. Mons. Oliver rappresenta la S. Sede

◊  

“Gli abusi sessuali dei minori: meccanismi di protezione e resilienza”. Si intitola così il convegno aperto a Parigi, promosso dall’Ufficio internazionale cattolico dell’infanzia (Bice). A nome della Santa Sede è intervenuto mons. Robert Oliver, segretario della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, istituita da Papa Francesco un anno fa. Di fronte a 250 esperti, mons. Oliver ha illustrato il lavoro svolto dalla Commissione vaticana, che si basa molto su rapporti collaborazione con Chiese locali e altri organismi religiosi e civili, come spiega al microfono di Lydia O’Kane

R. – Quite well. The Catholic Church is well known…
Molto bene, devo dire. La Chiesa cattolica è conosciuta nel mondo per i suoi sforzi in favore della tutela dei bambini. Questo ci mette in condizione di sviluppare rapporti con organizzazioni di molti gruppi religiosi, molte organizzazioni governative e non governative… Questi rapporti sono ancora in una fase iniziale, ma attraverso il nostro lavoro con le Conferenze episcopali e con le Congregazioni religiose, questi contatti ci consentono di essere presenti in ogni parte del mondo, nonostante la nostra Commissione sia piuttosto piccola. Ci sono molte organizzazioni di valore, come il Bice, e siamo curiosi di vedere quali risultati potrà portare la nostra collaborazione.

D. – In che modo i nuovi Statuti della Pontificia Commissione stanno orientando il suo lavoro?

R. – Well, the Statutes obviously give a structure to the organization…
Gli Statuti conferiscono una struttura all’organizzazione e quindi sono molto importanti. Descrivono la nostra missione, la presidenza della Commissione, come dovrà essere svolto il nostro lavoro in quelli che noi chiamiamo gruppi di lavoro, come il nostro ufficio dovrà essere strutturato… Noi abbiamo lavorato a una bozza degli Statuti per oltre un anno – sono stato io stesso a seguirne la stesura. Il Santo Padre è stato generoso quando li ha approvati, perché ci ha concesso un periodo di tre anni per la sperimentazione degli Statuti. Questo significa che mentre sviluppiamo il nostro lavoro, possiamo cercare le strade migliori per la strutturazione della Commissione, affinché possa lavorare nel migliore dei modi. Dunque, come espressione della struttura gli Statuti sono molto, molto importanti. In essi sono espressi il cuore e i contenuti del nostro lavoro.

inizio pagina

Card. Turkson: è necessaria una "conversione ecologica"

◊  

Crescita economica e sostenibilità ecologica possono camminare insieme per la salvaguardia dell’ambiente e del creato. Questa la tesi del rapporto della Commissione mondiale sull’economia e il clima, presentato oggi a Roma. L’evento è stato promosso dall’Ambasciata di Olanda presso la Santa Sede e avviene a poche settimane dalla pubblicazione dell’attesa Enciclica di Papa Francesco sui temi ambientali. Il servizio di Michele Raviart: 

Gratitudine e obbligo di custodire l’ambiente sono i doveri dell’uomo davanti al dono di Dio della creazione. Per questo la terra e le sue risorse devono essere salvaguardate e accessibili a tutti, compresi i poveri e le nuove generazioni. Per fare questo è necessaria una “conversione ecologica” dell’uomo, come ci spiega il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:

“La conversione ecologica è proprio una conversione della maniera in cui ci comportiamo nei confronti della creazione, dell’ambiente. Quindi, la conversione ecologica è la conversione del cuore della persona nei confronti dell’ambiente. E la vita degli uomini dipende dall’ambiente”.

Finora uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo di politiche sostenibili per l’ambiente è stato il timore che queste potessero rallentare la crescita economica. Questa relazione è evitabile, spiega il cardinale Turkson, con un “buon lavoro”, che rispetti la dignità dei lavoratori e valorizzi i loro talenti; una “buona ricchezza”, che sia ridistribuita equamente; e “buoni prodotti” utili all’umanità:

“Adesso si cerca di incoraggiare il mondo dell’impresa a riconoscere il fatto che questo affare del cambiamento climatico non significherà la fine dell’impresa. L’impresa è volta alla produzione. Che questi prodotti, quindi, siano buoni e rispondano proprio ai bisogni delle persone, alle esigenze delle persone e non al profitto”.

Anche perché, ha ricordato il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, in un messaggio per il Convegno, "quando il futuro del pianeta è in gioco, non ci sono frontiere politiche, barriere o muri dietro i quali nasconderci dagli effetti del degrado ambientale e sociale”. Non c'è spazio quindi, come ha ricordato Papa Francesco, per la globalizzazione dell’indifferenza, dell’economia dell’esclusione e la cultura dello scarto. Sentiamo il cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington:

“I think, what Pope Francis has been saying to us…
Quello che, penso, Papa Francesco ci stia dicendo è che dobbiamo guardare all’ambiente, ma dobbiamo guardarlo come qualcosa che include lo sviluppo umano. Non si tratta solo della protezione della Terra, dell’acqua, del cielo e dell’aria di cui stiamo parlando, ma anche dello sviluppo umano e di questi due aspetti che, assieme a tutte le iniziative umane,  lavorano per creare una ecologia umana sostenibile. Penso che questo sia quello che il Papa sta sottolineando”.

L’imminente Enciclica di Papa Francesco sarà un passaggio decisivo per sensibilizzare i leader mondiali sui temi ambientali. Ne è convinto Felipe Calderon, ex presidente del Messico e presidente della Commissione mondiale sull’economia e il clima.

“Los dos grandes temas…
I due grandi temi che minacciano, in qualche modo, il benessere dell’umanità nel futuro sono il divario tra ricchi e poveri e tra l’uomo e la natura. E il Papa sta contribuendo in maniera poderosa a chiudere questi due divari. Stiamo esaurendo il pianeta e non solo questo: il nostro passaggio erosivo, distruttivo dell’ambiente, in particolare la nostra responsabilità in ambito climatico, sta colpendo e minacciando il nostro futuro. E richiede uno slancio di natura morale, come quello che ha il Papa, per mettere le cose a posto”.

Per contrastare lo sfruttamento delle risorse e gli effetti nocivi del cambiamento climatico –  il 2014 è stato l’anno più caldo da quando si registrano le temperature – il rapporto della Commissione prevede un investimento mondiale di 90 mila miliardi di dollari in 15 anni, in tre settori chiave: le città, l’energia e un migliore sfruttamento del suolo.

inizio pagina

Card. Parolin: don Orione e la carità come "la via migliore"

◊  

“Un umile apostolo della carità”, che ha fatto “conoscere a vicini e lontani il vero volto di Cristo”. È il ritratto di don Luigi Orione, così come emerge nell’omelia del card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nel corso della Messa celebrata ieri nella chiesa parrocchiale di Sant'Anna, in occasione dei 75 anni della presenza Orionina in Vaticano. Con la sua “trasparente limpidezza”, ha detto il cardinale ripercorrendone la biografia, “egli comprese, come ci ha insegnato san Paolo”, che “la carità non avrà mai fine, che è la cosa più grande e che attraverso di essa molte anime potevano essere ricondotte alla Chiesa. Comprese che tutti i problemi e le difficoltà che una comunità si trova ad affrontare ogni giorno possono trovare la loro soluzione solo nella carità”. 

Don Luigi va dritto all'essenza dell'essere cristiano
Nato in un luogo “alquanto periferico” - ha ricordato Parolin - don Luigi diede vita “a un’opera che fiorisce nei cinque continenti, coinvolgendo schiere di persone”. Vissuto “in povertà in tempi dove peraltro la povertà era abbastanza generalizzata, in pochi anni trova ingenti risorse per costruire le sue opere in Italia e nel mondo, per avviare tanti progetti concreti per mille iniziative di bene”. “Ci sono anime elette che, come san Paolo, come santa Teresa di Lisieux, vanno dritti all’essenza dell’essere cristiani”: per il cardinale, don Luigi era una di queste, che hanno fatto della carità “la colonna sonora della loro esistenza”. 

Orionini in Vaticano: segno della costante fedeltà al Papa 
“Desta meraviglia nella nostra epoca, dove una certa tardo-adolescenza a volte si protrae molto avanti nell’età - ha proseguito il porporato - incontrare una persona di vent’anni con una tale determinazione e chiarezza d’intenti circa l’obiettivo della propria esistenza, raggiunta in modo così rapido e profondo”. San Luigi Orione, infatti, aprì il primo Oratorio “per curare l’educazione cristiana dei ragazzi” a 20 anni, e a 21 fondò il suo primo Collegio destinato a ragazzi poveri. “Dopo la prima Guerra mondiale si moltiplicarono scuole, collegi, colonie agricole, opere caritative e assistenziali”, ha ricordato Parolin: alla periferia delle grandi città, don Orione fece sorgere i “Piccoli Cottolengo”. Nei Figli della Divina Provvidenza, Congregazione da lui fondata, è presente inoltre “una solidissima devozione mariana” e un “quarto voto” di speciale fedeltà al successore di Pietro. Il segretario di Stato ha concluso la sua omelia ricordando i 75 anni trascorsi dall’inizio del servizio degli Orionini in Vaticano - che si realizza nella direzione delle Poste Vaticane - “segno della costante fedeltà al Papa e segno della provvidenza”. (R.P.)

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

Ritorno dall'esilio: all’udienza generale il Papa chiede che padri e madri riprendano pienamente il loro ruolo educativo.

Inaccettabile crimine: Francesco ricorda il dramma dei cristiani perseguitati.

Per una nuova economia del clima: il cardinale segretario di Stato al convegno di Iustitia et Pax.

Sandra Isetta su Leonardo da Vinci (e da Milano) in mostra a Palazzo Reale.

Papi inesistenti: lo scrittore spagnolo Juan Manuel de Prada su alcuni recenti attacchi a Papa Francesco.

Se la competizione fra scienziati genera bufale: Carlo Petrini sulle frodi nelle pubblicazioni scientifiche.

Un articolo di Antonio Paolucci dal titolo “Vecchi amici in quadreria”: festa di popolo per la riapertura dell’Accademia Carrara di Bergamo.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Regione dei Grandi Laghi: rifugiati e rischio instabilità

◊  

Si aggrava l’emergenza per i profughi che scappano dal Burundi, dove resta alta la tensione dopo il fallito colpo di Stato ai danni del presidente Pierre Nkurunziza, fortemente criticato perché, nonostante la costituzione lo vieti, si presenta alle prossime elezioni del 26 giugno per un terzo mandato. Anche Congo e Rwanda a breve saranno chiamati alle urne e l’instabilità rischia di allargarsi a tutta l’area dei Grandi Laghi. Eugenio Murrali ha intervistato lo studioso di geopolitica burundese, Melchior Nsavyimana

R.  – A mio parere, mi sembra ci sia stata una maturazione, una determinazione vera e propria del Burundi che ha manifestato solidarietà. E’ stata una cosa nuova in Burundi, perché ogni situazione difficile in politica aveva conseguenze sul popolo, con divisioni etniche. Però, in questo momento si è verificata un’unità tra due etnie che hanno combattuto tra loro per diversi anni, gli hutu e i tutsi. Dopo il fallimento di questo colpo di Stato i cittadini sono rimasti insieme. L’unica cosa che si può dire è che il popolo è maturato e lì si può pensare anche al ruolo della religione, della Chiesa cattolica – che in Burundi  è  intorno al 60% – e dei protestanti che hanno aiutato il popolo perché sapesse cosa fosse importante per la gente.

D. – In generale, i Paesi dell’area dei Grandi Laghi si apprestano a sostenere elezioni. Quali potrebbero essere le prospettive? Ci sono segni dei instabilità in alcuni di essi…

R. – Sì, è vero che nella maggioranza di questi Paesi dei Grandi Laghi si avvicinano le elezioni, sia in Rwanda, che in Congo, Uganda, Tanzania… Dall’inizio della democratizzazione dell’Africa questi momenti in cui si preparano le elezioni coincidono anche con i momenti di instabilità a livello sociale, politico, portano conflitti. Il problema è che ogni presidente che è al potere spesso vuole ricandidarsi e rimanere. Adesso si discute in Congo se cambiare la Costituzione e anche in Rwanda e in Uganda. Quindi diventa difficile in questi momenti sapere come i Paesi di questa parte dell’Africa saranno in futuro, perché chi ha il potere ha difficoltà a lasciarlo. Però, il problema è che non è un presidente che vuole ricandidarsi, è un sistema che è al potere. In questo gioco adesso entrano anche le grandi potenze, come la Cina, la Russia, gli Stati Uniti: tutti questi Paesi sono lì e ognuno sostiene il suo candidato. C’è una grande influenza di questi grandi Paesi che sono lì attraverso le multinazionali, attraverso accordi di cooperazione o di sviluppo.

D. – L’emergenza umanitaria: il grande numero di rifugiati può creare ulteriore instabilità?

R. – In Burundi adesso siamo arrivati a 100 mila rifugiati che sono andati in Tanzania e in Rwanda. Pensiamo ai due milioni di rifugiati del Congo e anche in una parte dell’Uganda quanti rifugiati ci sono a causa dell’Lra. Credo che il problema sia regionale e l’unica soluzione è l’unità. Pensiamo all’integrazione regionale e a cercare una soluzione insieme. E' difficile adesso parlare del Burundi senza pensare alle conseguenze per la Tanzania dove arrivano i rifugiati, come anche in Congo, e quanti milioni arrivano dal Burundi come rifugiati anche in Rwanda, Uganda… Quindi diventa un problema regionale  e ci vuole una soluzione regionale.

inizio pagina

Rohingya, sì all'accoglienza da Malesia e Indonesia

◊  

Alla fine dell’incontro che si è svolto a Kuala Lumpur, i ministri degli Esteri malese Anifah Aman e quello indonesiano Retno Marsudi hanno comunicato la decisione di dare assistenza umanitaria ai 7.000 migranti bloccati in mare da alcune settimane. Un accordo che prevede di offrire a queste persone un rifugio temporaneo per un periodo massimo di un anno, al termine del quale dovranno trovare accoglienza in altri paesi o rimpatriare. Non rimane tuttora chiara la posizione della Thailandia, che ha partecipato all’incontro ma senza esprimere una decisione in merito. Federica Bertolucci ha intervistato Stefano Caldirola, docente di Storia contemporanea dell'Asia all'Università di Bergamo: 

R.  – Ritengo sia un accordo frutto di un’emergenza umanitaria di cui si parla pochissimo, a livello globale. Noi abbiamo decine di barconi presenti nell’area delle acque territoriali di Thailandia, Indonesia, Malesia, ormai da mesi. Molti di questi profughi sono arrivati in condizioni disperate. Thailandia, Indonesia e Malesia per settimane si sono rimbalzati le barche, scortandole da un’acqua territoriale all’altra per evitare di accogliere i profughi. Vedremo cosa farà la Thailandia, perché il 29 maggio ci sarà una conferenza proprio su questo problema dei "boat people". Vedremo se anche la Thailandia aderirà a questo accordo di oggi.

D. – Non è chiara la posizione del governo thailandese. Perché? Come mai questi tre Paesi hanno adottato politiche migratorie così restrittive negli ultimi anni?

R. – C’è un’opinione pubblica piuttosto forte in Indonesia per quanto riguarda questi profughi, perché la maggior parte di loro appartengono all’etnia dei Rohingya, provengono dalla zona del Rakhine state in Myanmar e sono musulmani, una minoranza perseguitata all’interno del Myanmar. Ci sono stati "riot" molto duri che hanno lasciato 140 mila persone senza casa. Questo ha colpito molto l’opinione pubblica soprattutto in Malesia che è un Paese musulmano e di conseguenza molte voci si sono levate per andare a soccorrere i fratelli Rohingya. Il caso della Thailandia invece è diverso perché qui l’opinione pubblica non è molto propensa a simpatizzare per i Rohingya, oltretutto nella zona in cui i Rohingya sono presenti, cioè il sud della Thailandia: c’è una situazione ormai decennale di conflitto tra thai buddisti e thai musulmani. Il secondo motivo è che è scoppiato recentemente un grande scandalo in Thailandia quando si è scoperto che alcuni di questi profughi erano detenuti in campi in cui erano sequestrati dagli schiavisti thailandesi, che chiedevano alle famiglie rimaste in patria una sorta di riscatto per partire verso la Malesia.

D. – Il governo birmano ha affermato di voler dare un contributo alla soluzione della crisi umanitaria in atto. Pensa che questo sia un atto promettente?

R. – Bisognerà vedere, nel senso che i Rohingya sono, secondo le Nazioni Unite, una tra le minoranze maggiormente discriminate a livello globale. Il Myanmar non parteciperà a una conferenza Asean se verrà utilizzata la parola “Rohingya”, poichè che il governo birmano non riconosce questo popolo. Per la Birmania si tratta di bangladeshi (bengalesi) emigrati in Myanmar in epoche piuttosto recenti. Il governo dovrebbe impegnarsi a fondo, perché alla radice dei problemi c’è proprio il trattamento dei Rohingya in Myanmar.

inizio pagina

Iraq: governo contro l'Is, tenta la riconquista di Ramadi

◊  

In Iraq, il governo centrale cerca di organizzare le proprie forze militari per fronteggiare con efficacia l’avanzata del sedicente Stato islamico su più fronti, ma soprattutto per riconquistare la città di Ramadi, capoluogo della provincia occidentale di Anbar, caduto nei giorni scorsi nelle mani dei jihadisti. Una situazione complessa, che potrebbe avere risvolti drammatici anche fra gli stessi iracheni, come spiega Gabriele Iacovino, coordinatore analisti del Centro studi internazionali, al microfono di Paola Simonetti

R. – La situazione che si è venuta a creare in Iraq nelle ultime settimane ancora più complessa, se vogliamo, rispetto a quella degli ultimi mesi. Di fatto, la presa di Ramadi da parte dello Stato islamico introduce un’altra variabile. Il problema principale, poi, è che in questo momento il governo centrale si è sempre appoggiato alle milizie sciite. Questa può essere una difficoltà per quanto riguarda Ramadi, che sappiamo essere nella provincia di Anbar, a maggioranza sunnita. Operare quindi in questa provincia con delle milizie sciite può creare ulteriori focolai di instabilità nel Paese.

D. – E questa è una problematica che per esempio Obama si sta creando: ha riunito il Consiglio nazionale di sicurezza per cercare di dare sostegno ai miliziani locali, cercando di fronteggiare nella maniera meno dolorosa possibile proprio questi scontri interconfessionali. L’intervento dell’America, in questo senso, secondo lei, che risvolti potrebbe avere...

R. – Il problema dei rapporti tra gli Stati Uniti e le milizie tribali sunnite è un po’ più complesso rispetto a quello che possiamo immaginare, anche perché i militari americani hanno già combattuto con queste tribù durante le operazioni americane nel Paese, ma di fatto poi quel rapporto si è interrotto, anche perché il governo centrale di Baghdad non ha mai integrato queste milizie nell’esercito centrale iracheno. Quindi, questa complessità di rapporti fa sì che la situazione a Ramadi, e più in generale nella provincia di Anbar, sia altamente esplosiva.

inizio pagina

Istat: Italia in ripresa ma si allarga il divario Nord-Sud

◊  

Fotografia in chiaroscuro per l’Italia secondo l’ultimo rapporto Istat, presentato stamani a Montecitorio. Si avvertono segnali di ripresa economica ma le criticità più importanti riguardano l’occupazione e le opportunità nel Sud del Paese. C’era per noi Benedetta Capelli

“Certifica le grandi opportunità del Paese”.

E’ il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan il primo a commentare il rapporto Istat 2015 che mette in luce i timidi segnali di ripresa con il Pil che nel primo trimestre di quest’anno è aumentato dello 0,3%. Un barlume dopo la recessione, con un lieve miglioramento del mercato del lavoro che cresce di 88mila unità, un parametro lontano però dalla media europea: proprio secondo i dati Ue, il Paese dovrebbe avere 3milioni e mezzo di lavoratori in più. Nel 2014 sono senza occupazione 7milioni di persone ma la vera emergenza sono i giovani: tra il 2008 e il 2014, sono spariti quasi 2milioni di posti per gli under 35. Irregolare un lavoratore su 10, cresce il part-time e si colloca nei cosiddetti “orari antisociali”: sera, notte, fine settimana. Bassa la partecipazione delle donne al mercato del lavoro anche se in oltre due milioni di famiglie è lei l’unica a guadagnare. Giorgio Alleva, presidente Istat:

“Permangono situazioni sfavorevoli legate alle problematiche di conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita e, in generale, permane quel soffitto di cristallo, secondo il quale, a parità di titolo di studio, è meno probabile che una donna assuma ruoli di vertice o di posizione più rilevante, anche da un punto di vista delle retribuzioni”.

In ripresa gli investimenti e l’export, aumenta il divario Nord-Sud, il Mezzogiorno resta un grande nodo per lo sviluppo futuro del Paese, popolato da 61 milioni di abitanti dei quali 5 milioni stranieri, la metà di questi si trova bene in Italia. Ancora Giorgio Alleva, presidente Istat:

“Il Sud è un problema molto grande e abbiamo verificato che, a prescindere dalle analisi basate su partizioni amministrative o altre, emerge fortemente come un elemento di grande divario. Il divario si sta allargando e abbiamo indicato l’importanza di politiche non in una sola direzione, ma congiuntamente, in una direzione del capitale materiale e sociale per ripristinare condizioni di fiducia tra i cittadini e le imprese e nella parte dell’amministrazione: quindi in una classe dirigente che si basi su una programmazione, di cui sia possibile valutare i risultati. Il lavoro, insieme al Mezzogiorno, è il tema che emerge comunque come elemento critico nel Paese”.

L’Istituto di Statistica rivela che gli italiani sono più istruiti, il 35,6% ha un diploma di istruzione secondaria superiore, quelli con un titolo universitario sono il 12,7%, tra le donne il 13,5%. Gli alunni stranieri sono oltre 800mila, pari al 9% della popolazione scolastica. Calano gli omicidi, un milione e mezzo i furti e 44mila le rapine. Importante la parte del rapporto dedicata ai luoghi, le città ed i territori, che evidenzia una decisa scelta da parte dei Comuni verso una gestione maggiormente eco-sostenibile dell’ambiente urbano. Il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini:

“Con molta soddisfazione ho preso atto che la parte centrale di questo rapporto annuale indica la valorizzazione del patrimonio culturale diffuso come nostro futuro. Davvero è importante che l’Istat riconosca quello che stiamo dicendo da tempo e su cui stiamo lavorando, cioè che investire sul nostro patrimonio culturale, materiale e immateriale significa dare un grande contributo alla crescita del Paese. E’ la vocazione italiana. Se investiamo in questo cresciamo. Il Sud ha molti ritardi ma potenzialità straordinarie e la crescita del nostro Paese, anche nel mio settore, passa attraverso la valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale, paesaggistico, naturale, umano che c’è nel Mezzogiorno”.

inizio pagina

Approvata legge sugli ecoreati. Libera: colpito chi inquina

◊  

Passo storico per la salvaguardia dell’ambiente in Italia. Il Senato ha approvato il ddl sugli ecoreati. Il testo trasforma alcune contravvenzioni in delitti e introduce i nuovi reati di inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e l'abbandono di materiale radioattivo, omessa bonifica e impedimento al controllo. Per ognuno di questi illeciti sono previsti anni di carcere e aggravanti in caso di lesioni o morte a una o più persone. Per un commento sul provvedimento Marco Guerra ha intervistato il direttore di Libera, Enrico Fontana: 

R. – L’Italia da oggi è molto semplicemente un Paese più civile, perché quando questa legge entrerà in vigore chi inquina gravemente l’ambiente, chi lo saccheggia per ricavarne un illecito profitto, per accumulare ricchezze violando norme, regolamenti, autorizzazioni e causando danni seri all’ambiente, tutti questi personaggi verranno definiti per quello che sono: dei criminali. E’ una riforma di civiltà. Nel Codice penale c’è scritto finalmente che l’ambiente deve essere tutelato anche con questi strumenti. Forze dell’ordine e la magistratura potranno indagare e sarà proprio l’autorità giudiziaria, applicando questi delitti – l’inquinamento ambientale, il disastro ambientale, l’impedimento al controllo, l’omessa bonifica: chi non bonifica è un criminale – dicevo: sarà poi la magistratura a stabilirne la qualità, l’efficacia, a mettere nero su bianco che queste attività criminali sono per il nostro Paese appunto attività che vanno colpite duramente.

D. – Ci sono state anche grandi pressioni da parte di movimenti come “Libera”, per non parlare poi dell’impegno della Chiesa sul territorio in zone come la “Terra dei fuochi”…

R. – Il ruolo, il lavoro, l’impegno della Chiesa a partire dalla “Terra dei fuochi”, dalla provincia di Caserta, è stato straordinario nello svegliare, risvegliare le coscienze e oggi veramente la memoria non può che andare alle tante, tante vittime innocenti dell’ecomafia, a chi ha perso la vita per i traffici illegali dei rifiuti, per l’inquinamento dell’aria, per queste attività criminali impunite per anni. Il ricordo a loro, come va anche a chi ha perso la vita in questi anni indagando su questi fenomeni: sono persone a cui dobbiamo essere tutti in debito. E’ stato un ruolo fondamentale. “Libera” ha accompagnato le associazioni ambientaliste: tutte, unite, insieme, in una grande alleanza in nome del "popolo inquinato", senza la quale questo parlamento non avrebbe probabilmente approvato questa legge che è una legge di iniziativa parlamentare. Ecco: questa mi sembra un’altra cosa molto importante. Si sono messi insieme, d’accordo, hanno lavorato insieme tre forze politiche, non hanno badato di essere chi al governo, chi all’opposizione. Hanno lavorato intensamente per oltre due anni: decine di audizioni, commissioni, dibattiti in aula… Quella di oggi è una giornata storica, soprattutto pensando ai giovani, ai ragazzi, ai nostri figli, ai nostri nipoti che avranno – a differenza delle generazioni precedenti – un ambiente tutelato anche grazie al Codice penale del nostro Paese.

D. – La tutela del Creato è sempre stata al centro anche del magistero della Chiesa, anche di tante attenzioni di Papa Francesco. Questa legge può aiutare a creare una nuova coscienza ambientale nel popolo italiano?

R. – Io penso proprio di sì. Di questa legge si apprezzerà nel tempo soprattutto l’efficacia preventiva. Serve a chiarire e a mettere una riga tra un “prima” e un “poi”: inquinare l’ambiente era meno grave del furto di una mela. E c’è un “poi”: oggi l’ambiente è – almeno dal punto di vista penale – tutelato con maggiore efficacia. Penso a chi, leggendo questa legge e venendone a conoscenza, non solo si sentirà più tutelato ma avrà anche più forza nel denunciare i fenomeni di inquinamento che vede. Quante volte questa voglia di denuncia da parte dei cittadini è stata frustrata dal fatto che “va bè, io denuncio, faccio un esposto ma poi non succede nulla”. Questa legge aiuterà i cittadini ad avere il coraggio della denuncia, costringerà chi deve bonificare a fare le bonifiche, colpirà chi inquina dolosamente l’ambiente, aiuterà le imprese sane, le imprese pulite. Noi attendiamo tutti, anche con trepidazione, la prossima Enciclica del Papa sui temi dell’ecologia, del Creato. Perché dico con trepidazione? Perché c’è bisogno di uno scatto culturale. Questa legge è anche il segno di uno scatto culturale che c’è stato anche nella politica: bisogna saper riconoscere il buono, quando questo si verifica, in politica. Questo parlamento finalmente – c’è voluto del tempo, ma l’ha fatto – ha approvato una legge che va tutta quanta nell’interesse della tutela dell’ambiente e dei diritti dei cittadini.

inizio pagina

Approvato il ddl sulla scuola. Forte dissenso dei sindacati

◊  

La Camera ha approvato con 316 voti favorevoli e 137 contrari il ddl di riforma della scuola italiana. Si tratta del primo via libera al testo della “Buona scuola” che passa ora al Senato per arrivare all’approvazione definitiva entro la metà di giugno. Emozionata e soddisfatta la ministra Giannini, secondo cui "con questa legge si realizza un grande cambio culturale". Il testo varato prevede l’assunzione di circa 100 mila precari, maggiori poteri per i presidi, il limite di 36 mesi per i contratti di supplenza e un fondo di 200 milioni di euro all'anno per premiare il merito dei docenti. Proseguono intanto le manifestazioni di studenti e sindacati, che chiedono "importanti modifiche" alla legge e che il ministro ha già convocato per lunedì. Ancora in ballo la possibilità dello sciopero durante gli scrutini. Per un commento, Adriana Masotti ha intervistato Domenico Pantaleo, segretario nazionale CgilL scuola: 

R. – Non è solo la Cgil, ma sono un po’ tutti i sindacati ad essere critici nei confronti di questo ddl con i relativi emendamenti approvati dalla Camera. Noi riteniamo che sui punti fondamentali di questo disegno di legge senza un cambiamento radicale non ci sia alcuna possibilità di intesa. Per quanto riguarda i precari: è vero che se ne assumono 100 mila, però noi abbiamo una platea immensa di precari a cui non si dà una soluzione. Quindi, noi abbiamo chiesto che ci sia un piano pluriennale prima di procedere con altri concorsi che consenta, seppur negli anni, di poter dare una prospettiva a tutti, tenendo conto che stiamo parlando di persone che da anni permettono alla scuola di garantire il servizio, nonostante i tagli del personale che sono stati fatti. E poi il potere ai presidi: noi riteniamo che questo violi i principi costituzionali, a cominciare dalla libertà di insegnamento. Perché se si concede ai presidi la possibilità di scegliere dall’alto i docenti da mettere nella propria scuola con un contratto triennale, è evidente che nonostante l’emendamento approvato – cioè quello di stabilire che non si può assumere fino al secondo grado di parentela – ci sia la possibilità di discriminazioni: penso a una donna incinta, a chi ha una malattia, o a chi ha delle idee diverse dal dirigente scolastico su molti punti… Insomma, noi rischiamo di introdurre all’interno della scuola dei meccanismi di discriminazione che sono inconcepibili. Così come anche sui 200 milioni per il merito: diamo al 5% – perché questo è quanto possono coprire – ma il 95% dei docenti ha i contratti bloccati da anni. Peraltro, ho l’impressione che alla fine questi 200 milioni saranno essenzialmente convogliati verso quelli che il dirigente si sceglierà, perché se no non si capisce quelli che dovrebbero assistere il dirigente come si pagano. Pensiamo che questa operazione non vada bene: sarebbe molto più opportuno ad esempio, per quanto riguarda i 200 milioni, decidere di darli a quelle aree disagiate del Mezzogiorno – penso allo Zen di Palermo o a Scampia – per garantire risorse a quei docenti che decidono di stare per un certo periodo di tempo lì, in quelle aree a rischio. Infine, ci sono forti incursioni anche sulla contrattazione: si dice che la scuola non sia dei sindacati, ma è chiaro che la scuola non è dei sindacati, anche se non si può pensare che le organizzazioni sindacali debbano sparire. Per queste ragioni, penso che quel disegno di legge debba essere radicalmente modificato. Anche la normativa dei 36 mesi, di cui si dice “è vero, non è retroattiva”: ma chi fa 36 mesi alla fine va via e nei prossimi anni noi rischiamo che tante persone, che oggi hanno una supplenza, non ce l’abbiano più.

D. – Ancora un punto. Dal testo originario è stata stralciata la norma sulla possibilità per i contribuenti di finanziare la scuola, pubblica o paritaria, con il cinque per mille: una norma molto contestata dalle opposizioni. Perché la contrarietà verso questa novità?

R. – Noi non abbiamo detto di essere contrari al cinque per mille alla scuola. Il problema è la finalità di questo cinque per mille: noi non siamo d’accordo che vengano date alle singole scuole. Siamo invece d’accordo sul fatto che queste risorse possano essere stanziate attraverso il cinque per mille a grandi progetti nazionali, in cui la scuola possa ritrovare anche il senso della sua funzione. Penso che la lotta alla dispersione, ad esempio, possa essere il terreno su cui si può sperimentare il cinque per mille.

D. – La questione dell’eventuale blocco degli scrutini, che Renzi definisce un errore che va contro i ragazzi”. E’ forse l’unica vera differenza tra voi e la Cisl, che invece mi pare contraria allo sciopero. Voi tenete duro su questo?

R. – Intanto, non stiamo parlando di blocco degli scrutini, ma di sciopero degli scrutini. Le attuali regole prevedono che è possibile scioperare durante gli scrutini: questi vengono rinviati fino a un massimo di cinque giorni, senza arrecare danno agli studenti e alle famiglie ma, nello stesso tempo, consentono di rimarcare un dissenso. Questa possibilità bisogna darla, perché le piazze oggi, e le manifestazioni che sono in atto in tutta Italia, chiedono alle organizzazioni sindacali di essere coerenti con le battaglie portate avanti. Io non penso che esistano differenziazioni sostanziali, da questo punto di vista, con le altre organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Discuteremo, credo che troveremo una sintesi, però la gente ci chiede di non mollare. 

Forte contrarietà sul ddl approvato dalla Camera anche da parte dell'Uciim, l'Unione cattolica italiana insegnanti medi, di cui è presidente Rosalba Candela. Adriana Masotti ha raccolto la sua riflessione: 

R. – Secondo noi dell’Uciim, questa non è una pagina positiva per la scuola italiana. Noi, come del resto le altre associazioni, ma credo tutta la società civile, avevamo invitato il premier, il parlamento, a fermarsi a riflettere e a cambiare alcuni articoli che vanno assolutamente cambiati. E’ una pagina triste, per la scuola italiana. Io mi auguro che in Senato i senatori possano cambiare alcuni articoli e le dico subito che è terribile l’articolo 13 – la valorizzazione del merito del personale docente e il comitato di valutazione che hanno fatto – dove ci sono gli alunni, dove ci sono i genitori che vanno a valutare la qualità dell’insegnamento e il contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica. Oppure, i risultati ottenuti dal docente riguardo al potenziamento delle competenze degli alunni… Ora, i genitori, gli alunni “devono” starci, ma che vadano a valutare l’offerta formativa, non che diano i criteri per valutare i docenti! Non funzionerà mai così. Questo è un aspetto, ma ce ne sono tanti altri. Per esempio, l’articolo 12: la carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente. Noi avevamo suggerito: ripartite i fondi. Per esempio, il 20 % per andare ai musei, il 30% per la formazione… non lasciare indifferenziato così l’utilizzo di questa “card” per l’aggiornamento. Io, per esempio – magari non succederà – ma io docente, visito tutti i musei e la chiudo là. E l’aggiornamento e la formazione? E poi, c’è la tristissima pagina delle competenze del dirigente scolastico. In effetti, bisognerebbe dire, invece, “i poteri” del dirigente scolastico: il dirigente scolastico fa tutto. Così non si fa! Noi, dell’Uciim, avevamo indicato le priorità: portare a compimento l’autonomia, rivedere gli organi collegiali della scuola, rivedere le secondarie superiori, che magari non rispondono alle esigenze di sviluppo del territorio. Perché non fare così? E poi, guardi, ma perché non ascoltare il parere della scuola militante, il parere di chi la scuola la vive tutti i giorni? C’è lo spazio, ancora, per intervenire.

inizio pagina

Cannes. "Mediterranea" racconta i migranti verso l'Italia

◊  

"Mediterranea" è il film dell'italo-americano Jonas Carpignano con il quale al Festival di Cannes approda il dramma dell'immigrazione verso l'Italia. Protagonisti due giovani dal Burkina Faso che seguiamo dall'Algeria a Rosarno, in Calabria. Il film viene presentato come opera prima nella sezione "La Semaine de la Critique". Il servizio da Cannes di Miriam Mauti

Il Festival di Cannes, nella sezione "Semaine de la Critique", per le opere prime e seconde, ha presentato "Mediterranea" come un film sulla schiavitù moderna. E questo aspetto c'è sicuramente nella pellicola dell'italo americano Jonas Carpignano, che seguendo però il viaggio dal Burkina Faso fino a Rosarno, in Calabria, di Ayiva e Abas, racconta anche molto altro. “I miei personaggi sono due facce della stessa persona - ha spiegato Carpignano, classe 1984, arrivato a Rosarno per documentare gli incidenti del 2010, quando un gruppo di immigrati si ribellò alle condizioni di lavoro e di vita - Rappresentano due possibili percorsi che si possono seguire quando ci si trasferisce in un paese straniero”.

Abas rifiuta i soprusi, le violenze, che cominciano già in terra d'Africa, quando vengono depredati sulla strada verso la Libia e poi abbandonati in mare dai mercanti di vite umane. Il suo migliore amico, Ayiva, sopporta tutto pur di riuscire a trovare il modo di farsi raggiungere dalla famiglia. Ma insieme si ritroveranno in strada, quando l'esasperazione avrà raggiunto un punto di non ritorno: “Purtroppo ormai sappiamo molto di come migliaia di africani attraversano il Mediterraneo, ma poco sappiamo cosa accade a chi riesce a restare. Questo è stato il mio punto di partenza - ha detto ancora Carpignano - e volevo mostrare anche l'atteggiamento di chi accoglie, ambiguo, in cui molti presentano lo sfruttamento della manopera come un atto di compassione. E il Mediterraneo diventa un luogo di conflitti, un luogo che non può essere definito ormai soltanto dai sui confini”. A Cannes, con il regista, Koudous Seihon e Alassane Sy, che hanno interpretato la loro vita per il grande schermo.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Cuba: "Missionario della Misericordia" tema per preparare visita papale

◊  

“Missionario della Misericordia”: è questo il tema scelto dalla Conferenza episcopale cubana per accompagnare il periodo di preparazione alla visita di Papa Francesco, prevista nel mese di settembre. “In continuità con San Giovanni Paolo II – si legge sul sito web dei vescovi cubani – che visitò il Paese come Messaggero della verità e della speranza, ed in continuità anche con il Papa, ora emerito, Benedetto XVI che arrivò a Cuba come Pellegrino della carità, ora aspettiamo Papa Francesco, Missionario della Misericordia”.

Un richiamo al Giubileo della Misericordia
La scelta del tema, sottolineano i presuli, è ovviamente un richiamo al Giubileo straordinario della misericordia indetto da Papa Bergoglio lo scorso 11 aprile e che si svolgerà tra l’8 dicembre 2015 ed il 20 novembre 2016. “Papa Francesco – sottolinea la Chiesa de L’Avana – ha stabilito di inviare, durante il Giubileo, dei missionari della misericordia che mostrino come il mistero della misericordia è fonte di gioia, serenità e pace”. Di qui, l’invito dei presuli ad “accogliere con entusiasmo le parole del Pontefice ed a sperare che la sua vita insegni ed aiuti i fedeli ad essere, come lui, missionari della misericordia”.

Sarà il 10.mo viaggio apostolico internazionale di Papa Francesco
​Da ricordare che la visita di Papa Francesco a Cuba si terrà come prima tappa di un viaggio che subito dopo porterà il Pontefice negli Stati Uniti, in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie, in programma a Filadelfia. Secondo le previsioni attuali, quello a Cuba e negli Usa sarà il decimo viaggio apostolico internazionale di Papa Francesco, il quarto del 2015, dopo quello in Sri Lanka e Filippine, svoltosi a gennaio, ed i viaggi a Sarajevo ed in America Latina (Ecuador, Bolivia e Paraguay), previsti rispettivamente il 6 giugno e dal 5 al 13 luglio. (I.P.)

inizio pagina

Yemen: colpita dalle bombe saudite una delle tre chiese cattoliche

◊  

La chiesa dell'Immacolata Concezione di Aden, nello Yemen, colpita l'11 maggio da un bombardamento compiuto dalle forze aeree dell'Arabia Saudita contro le postazioni dei ribelli Houthi, ha subito danni gravi ma non è stata completamente distrutta. Lo riferiscono fonti locali contattate dall'agenzia Fides. La chiesa era stata occupata dai ribelli Houti agli inizi di maggio. L'interno della chiesa risulta vandalizzato e i bombardamenti sauditi dell'11 maggio hanno danneggiato gravemente il tetto e le strutture murarie.

La Chiesa dell'Immacolata ad Aden recuperata come luogo di culto
Costruita nel 1960, la chiesa dell'Immacolata Concezione rappresenta uno dei tre edifici di culto a disposizione dei cattolici che vivono in Yemen, in gran parte lavoratori immigrati provenienti dall'India. Tutte e tre le chiese sono dislocate in diversi quartieri di Aden. La chiesa dell'Immacolata era stata utilizzata dal 1973 al 2011 come sede degli uffici del ministero della cultura, per poi venire restaurata e recuperata come luogo di culto.

Nel Paese un solo sacerdote cattolico e 20 suore di Madre Teresa
​Nel Paese della penisola arabica sconvolto dalla guerra – apprende Fides – rimane attualmente solo uno dei quattro sacerdoti cattolici indiani incaricati del servizio pastorale della comunità cattolica locale. Due di loro hanno dovuto lasciare lo Yemen anche su indicazione dell'ambasciata indiana. Il quarto, che era fuori dal Paese al momento dell'esplosione del conflitto, si trova a Gibuti in attesa di poter rientrare. Sono invece tutte rimaste le circa venti Suore di Madre Teresa, che divise in quattro comunità accudiscono gruppi di anziani, disabili e malati. (G.V.)

inizio pagina

Chiese tedesche: dichiarazione comune su rifugiati e immigrati

◊  

In vista della “Settimana interculturale 2015”, prevista per la fine del prossimo settembre, è stata pubblicata una “Dichiarazione congiunta” a firma del presidente della Conferenza episcopale tedesca-Dbk, card. Reinhard Marx, del presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania-Ekd, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, e del presidente dei Conferenza dei vescovi ortodossi in Germania, il metropolita Augoustinos. Come riferisce l’agenzia Sir, per la 40.ma Settimana interculturale i rappresentanti delle Chiese sottolineano il cammino compiuto negli ultimi 4 decenni dalla Germania, divenuta un Paese di immigrazione, rilevando però come parte della popolazione mostri problemi con la diversità sociale e culturale crescente: “Negli ultimi mesi, abbiamo dovuto rilevare come ci siano ancora palesi e occulte forme di razzismo oggi in Germania”, è scritto nel documento, mentre è importante che si sviluppino i contatti e gli scambi perché “ogni incontro riduce la paura degli sconosciuti e ne facilita la stima”.

Opposizione delle Chiese ad ogni forma di esclusione
L’opposizione a ogni forma di esclusione è fondamentale per le Chiese: “La partecipazione sociale permette la piena uguaglianza ed è combustibile per l’integrazione”. Per i tre leader si tratta di temi fondamentali e “dopo 40 anni, la settimana interculturale e i suoi obiettivi sono più che mai attuali”. Data la drammatica situazione nel Mediterraneo il card. Marx, il vescovo evangelico Bedford-Strohm e il metropolita ortodosso Augoustinos vedono profilarsi una grande sfida per la società tedesca: “Non dobbiamo permettere, continuando solo a guardare le persone che fuggono dal disagio esistenziale, dalla guerra, da violenze e persecuzioni, che siano esposte al rischio di morire annegate - sottolineano i presuli - e occorre trovare altre vie di accesso all‘Europa, affinché il Mediterraneo non diventi il luogo in cui l‘occidente cristiano soccombe davvero”.

Occorre nuovo programma per accoglienza di profughi e richiedenti asilo
Nel documento viene evidenziata la necessità di ampliare gli sforzi con un “nuovo programma per l’ammissione e per accogliere i profughi e i richiedenti asilo che giungono dalla Siria, dall’Iraq o dall’Afghanistan”, facilitando il ricongiungimento familiare in Germania, dove si trovano grandi comunità provenienti da questi Paesi. Uno sguardo profondamente critico hanno le Chiese a riguardo del regolamento di Dublino sull’accoglimento dei profughi nelle frontiere dell’Unione Europea: servono “nuove idee, per giungere ad attribuire la competenza nella concessione di protezione in Europa, invece di spingere la gente avanti e indietro”, hanno scritto i tre leader religiosi. La 40ma settimana interculturale tedesca sarà aperta dal Presidente federale Joachim Gauck il 27 settembre a Magonza. (I.P.)

inizio pagina

Egitto: rapiti quattro copti diretti al santuario di Jabal al-Tair

◊  

Quattro giovani cristiani copti della provincia di Minya, nell'Alto Egitto, sono stati rapiti lungo la strada di campagna che stavano percorrendo per raggiungere l'antica chiesa dedicata alla Vergine Maria nel villaggio di Jabal al-Tair, presso la città di Salamut. Lo riferiscono fonti egiziane riprese dall'agenzia Fides. Secondo quanto riportato dal website “CoptsToday”, le famiglie dei giovani cristiani rapiti sono state contattate dai sequestratori che hanno chiesto un riscatto di 600mila lire egiziane (pari a quasi 70mila euro) per la loro liberazione.

Nel rapimento coinvolto anche un bambino di 5 anni
Con i quattro rapiti, di età compresa tra i 20 e i 35 anni, al momento del sequestro – compiuto a mano armata - c'era anche un bambino di 5 anni, probabilmente figlio di uno di loro, che i sequestratori hanno lasciato sul luogo del rapimento per evitare che il suo pianto richiamasse l'attenzione. La chiesa della Vergine Maria a Jabal al- Tair fu fondata intorno al 328 dopo Cristo per volontà della Regina Elena, madre dell'Imperatore Costantino, e costituisce uno dei santuari più amati e frequentati dai fedeli copti. 

Il rapimento dei copti nell'Alto Egitto un vero e proprio business
Nell'Alto Egitto, il rapimento sistematico di persone appartenenti alla comunità cristiana copta ha assunto da tempo i tratti di un vero e proprio business criminale: secondo dati forniti ai media locali dal copto Mina Thabet, militante dell'Unione giovanile Maspero e fondatore del Partito d'iniziativa popolare, nel solo Governatorato di Minya la somma complessiva di denaro versata per pagare il riscatto di cristiani rapiti, dal gennaio 2011 al dicembre 2014 ha superato la cifra di 120 milioni di lire egiziane, pari a più di 16 milioni di euro. (G.V.)

inizio pagina

India: cristiani del Madhya Pradesh chiedono protezione

◊  

Dopo una serie di attacchi contro la comunità cristiana da parte di sospetti estremisti indù, i cristiani del Madhya Pradesh hanno fatto appello al governo federale per ottenere protezione. Secondo fonti dell'agenzia Ucanews ripresa dalla Misna, una delegazione di tre membri ha incontrato Rajnath Singh, ministro degli interni, chiedendo il suo aiuto nel porre fine ad “attacchi anticristiani continui” nello Stato governato dal partito indù Bharatiya Janata Party (Bjp).

Leader cristiani hanno incontrato il ministro dell'Interno Singh
I leader cristiani, tra cui Anita Benjamin, portavoce del Rashtriya Isai Mahasangh (forum cristiano nazionale) ha incontrato Singh dopo che una chiesa e una casa per bambini disabili, gestita da monache agostiniane, sono state attaccate la scorsa settimana. Quest’anno, più di 20 attacchi e incidenti di falsi casi di conversione sono stati presentati presso la polizia dello Stato, secondo i leader cristiani. Durante l’incontro con il ministro, la delegazione ha denunciato anche un attacco contro i cristiani in preghiera, il 12 maggio scorso in una chiesa presbiteriana a Indore, mentre la polizia stava a guardare. “ Testimoni oculari hanno detto che la polizia stava alla porta, mentre i fanatici hanno fatto irruzione nella chiesa e picchiato i cristiani, accusati di attività di conversione” ha detto un membro della delegazione. (La conversione religiosa è un reato punibile nello Stato, se fatta senza il permesso di funzionari governativi).

Il governo ha promesso che prenderà provvedimenti
“ Il ministro ha ascoltato quello che avevano da dire – ha affermato Anta Benjamin – e immediatamente ha telefonato al primo ministro del Madhya Pradesh, Shivraj Singh Chouhan, e gli ha detto  di prendere provvedimenti contro coloro che sono coinvolti nell’attacco”. (R.P.)

inizio pagina

Forum mondiale dell'educazione: opportunità per i più poveri

◊  

“La verità è che la maggior parte dei sistemi di istruzione non servono bene i bambini più poveri. Oggi, con quasi un miliardo di persone che rimangono intrappolate in condizioni di estrema povertà, sostenendo gli sforzi per migliorare l’apprendimento per i bambini sbloccheremo enormi quantità di potenziale umano per gli anni a venire” ha detto Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale, parlando ai rappresentanti di oltre 160 Paesi che si sono riuniti ieri nella Corea del Sud per l’inizio del Forum Mondiale dell’Educazione che ha lo scopo di fissare nuovi obiettivi di formazione per i prossimi 15 anni, in particolare nei Paesi in via di sviluppo.

Obiettivo del Forum: assicurare istruzione per tutti entro il 2030
Durante le discussioni dello scorso anno - riferisce l'agenzia Misna - i Paesi avevano concordato che l’obiettivo generale del programma 2015-2030 di formazione sarà quello di “assicurare un’istruzione di qualità equa e solidale e l’apprendimento permanente per tutti, entro il 2030″. Ciò rappresenta un’opportunità importante anche per l’India nell’affrontare un ostacolo fondamentale per svolgere il proprio obiettivo dell’istruzione per tutti: discriminazione e disuguaglianza.

Nelle scuole indiane discriminati i bambini più poveri e vulnerabili
Nelle scuole statali in India, la discriminazione contro i bambini dalit, tribali e delle comunità musulmane, significa che milioni di bambini più poveri e più vulnerabili sono sempre lasciati fuori. Una delle cause principali è la mancanza di meccanismi di controllo efficaci, da parte del personale delle scuole, per verificare i pregiudizi, i maltrattamenti o l’abbandono. Questo, nonostante il diritto all’istruzione, nel Paese, vieti la discriminazione nelle scuole.

In India 6 milioni di bambini ancora senza istruzione
L’India ha compiuto progressi significativi verso l’istruzione elementare universale, ma i dati ufficiali nascondono ancora una triste verità. Secondo le stime del governo, sei milioni di bambini rimangono fuori dalla scuola e ancora più importante, due su cinque abbandonano prima di completare la scuola elementare. I numeri sono molto più alti per i bambini appartenenti a gruppi svantaggiati. Il Ministero dello sviluppo delle risorse umane è attualmente alla ricerca di input su 13 questioni inerenti l’istruzione scolastica, anche per quanto riguarda l’istruzione inclusiva per i gruppi emarginati. Tuttavia, mentre documento di consultazione del governo riconosce “risultati inferiori di apprendimento” per i bambini appartenenti a comunità storicamente svantaggiate ed economicamente più deboli, non riesce a rilevare le pratiche di esclusione che portano a questi risultati e a proporre rimedi concreti contro la discriminazione nelle aule e nella società come pure l’accesso universale alle cure della prima infanzia, alla salute e al benessere di tutti i minori.

Dare istruzione ad ogni bambino per costruire un mondo migliore
​“Ogni bambino merita una giusta opportunità nella vita e questa giusta opportunità inizia con una buona possibilità di imparare. Quando non riusciamo a fornire ai bambini opportunità eque, l’accesso soprattutto giusto all’apprendimento, seminiamo i semi per un futuro di avversità sociali, economiche ed ingiustizie dannose per le generazioni future. Dando ad ogni bambino una buona possibilità di imparare, diamo loro gli strumenti per costruire un mondo migliore per se stessi e ai loro figli” ha detto ieri al Forum Anthony Lake, direttore esecutivo dell’Unicef. (P.L.)

inizio pagina

Proibito ai palestinesi usare stessi bus degli israeliani

◊  

Da oggi i palestinesi dei Territori occupati che lavorano in Israele non potranno ritornare a casa sugli stessi autobus degli israeliani, ma dovranno prendere autobus palestinesi. In più - riferisce l'agenzia AsiaNews - essi dovranno rientrare nei Territori usando lo stesso passaggio utilizzato in uscita.

Provvedimento allunga i tempi di rientro dei lavoratori palestinesi
Il nuovo regolamento è stato deciso dal ministro della Difesa Moshe Ya'alon, e si prefigge di garantire in questo modo la sicurezza dei coloni israeliani che la sera ritornano nelle colonie dei Territori occupati. Le nuove disposizioni e l’obbligo di ritornare dallo stesso passaggio di uscita potrebbe allungare i tempi di ritorno a casa di oltre due ore.

Contro le norme, appello all'Alta Corte di giustizia
Per adesso, il progetto sarà attuato per tre mesi e sottoposto quindi a verifica. Alcuni gruppi per i diritti umani hanno deciso di appellarsi contro le nuove regole presso l’Alta Corte di giustizia. Il ministero della Difesa teme che i giudici valutino le nuove indicazioni non dal punto di vista della sicurezza, ma da quello della divisione delle etnie, vedendovi un elemento razzista. (R.P.)

inizio pagina

Caritas Sud Sudan 165.mo membro di Caritas Internationalis

◊  

Con un voto unanime, la Caritas del Sud Sudan è diventata il 165.mo membro della Caritas Internationalis. La votazione si è svolta in questi giorni a Roma, nel corso della 20.ma Assemblea generale dell’opera di aiuto della Chiesa cattolica. All’incontro, la Caritas Sud Sudan è stata rappresentata dal suo presidente, mons. Erkolano Lodu Tombe, e dal suo direttore generale, Gabriel Yai.

Gli aiuti della Caritas per combattere la povertà
Dal suo canto, Caritas Internationalis ha accolto con gioia tra i suoi membri l’organismo sud-sudanese: in un comunicato ufficiale, si ricorda che “il Sud Sudan è diventato indipendente nel 2011 ed i suoi abitanti hanno vissuto le gioie e le difficoltà che accompagnano la nascita di una nazione”. Devastato da un sanguinoso conflitto esploso nel dicembre 2013 e che ha visto contrapposti il Presidente Salva Kiir ed il vice-Presidente Rick Machar per la conquista del potere, il Paese deve ora affrontare la sfida della povertà: la maggior parte della popolazione, infatti, non riesce a guadagnare il minimo indispensabile per la sopravvivenza, con gravi ricadute, in particolare, sull’alimentazione e la formazione scolastica dei bambini.

Avviati progetti agricoli comunitari
Per questo, Caritas Sud Sudan ha sempre offerto alla popolazione locale aiuti di prima necessità: in particolare, sono stati avviati progetti agricoli nelle zone frontaliere con il Congo Brazzaville, per  permettere ai piccoli coltivatori diretti di ritornare sulle loro terre ed organizzare orti comunitari. Altrettanti aiuti sono stati messi in atto per la ricostruzione di abitazioni ed altri edifici distrutti dal conflitto e da attacchi terroristici perpetrati dal così detto “Esercito di resistenza del Signore”. (I.P.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 140

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.