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Sommario del 05/03/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa, Stato non guadagni con medicina: curare, non lasciare morire

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Quando “la logica dell’utilità” prende il sopravvento su quella “della solidarietà e della gratuità”, la società ha il “dovere” di custodire la persona umana. Lo ha detto il Papa ricevendo i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, che in questi giorni in Vaticano è chiamata a riflettere sul tema: “Assistenza all’anziano e cure palliative”. Il tema, ha ricordato il presidente, mons. Ignacio Carrasco de Paula, non è solo una “giusta riconoscenza verso quanti ci hanno aperto le strade della vita” e una doverosa “valorizzazione della loro inalienabile dignità”, ma è anche un modo di riconoscere “il loro autentico protagonismo”. Il servizio di Giada Aquilino

Persona, dono prezioso anche quando diventa fragile
La persona umana rimane sempre preziosa, “anche se segnata dall’anzianità e dalla malattia”. Papa Francesco lo ha ribadito in Sala Clementina, riflettendo con i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita sulla società contemporanea:

“La logica dell’utilità prende il sopravvento su quella della solidarietà e della gratuità, persino all’interno delle famiglie”.

Anziani oggi emarginati fino all'abbandono
Invece la persona, “amata da Dio”, è un bene per sé stessa e per gli altri, ha ricordato: “quando la sua vita diventa molto fragile e si avvicina la conclusione dell’esistenza terrena”, sentiamo la responsabilità di assisterla e accompagnarla nel modo migliore. Anzi: la Bibbia riserva una severa ammonizione per coloro che trascurano o maltrattano i genitori: lo stesso giudizio “vale oggi - ha sottolineato, ricordando i “tanti esempi” - quando i genitori, divenuti anziani e meno utili, rimangono emarginati fino all’abbandono”. L’invito del Pontefice è stato dunque a prendere spunto - con “cuore docile” - dalla Parola di Dio, contenuta nei comandamenti biblici, in particolare quello che ci chiede di onorare i genitori e “in senso lato ci rammenta l’onore che dobbiamo a tutte le persone anziane”:

“‘Onorare’ oggi potrebbe essere tradotto pure come il dovere di avere estremo rispetto e prendersi cura di chi, per la sua condizione fisica o sociale, potrebbe essere lasciato morire o ‘fatto morire’”.

“Tutta” la medicina ha quindi un ruolo speciale all’interno della società, come testimone “dell’onore che si deve alla persona anziana e ad ogni essere umano”:

“Evidenza ed efficienza non possono essere gli unici criteri a governare l’agire dei medici, né lo sono le regole dei sistemi sanitari e il profitto economico. Uno Stato non può pensare di guadagnare con la medicina. Al contrario, non vi è dovere più importante per una società di quello di custodire la persona umana”.

Anziani curati dall'amore familiare
Le cure palliative, ha sottolineato Francesco, finora “sono state un prezioso accompagnamento per i malati oncologici”, ma oggi sono “molte e variegate” le malattie spesso legate all’anzianità caratterizzate “da un deperimento cronico progressivo”, che quindi possono avvalersi di questo tipo di assistenza:

“Gli anziani hanno bisogno in primo luogo delle cure dei familiari - il cui affetto non può essere sostituito neppure dalle strutture più efficienti o dagli operatori sanitari più competenti e caritatevoli”.

Cure palliative, adeguato accompagnamento umano
Quando non autosufficienti o con malattia avanzata o terminale, gli anziani possono allora godere “di un’assistenza veramente umana”, con risposte adeguate alle loro esigenze, grazie alle cure palliative “offerte ad integrazione e sostegno delle cure prestate dai familiari”. Nella fase finale della malattia, le cure palliative hanno l’obiettivo di alleviare le sofferenze, assicurando “al paziente - ha aggiunto - un adeguato accompagnamento umano”:

“Si tratta di un sostegno importante soprattutto per gli anziani, i quali, a motivo dell’età, ricevono sempre meno attenzione dalla medicina curativa e rimangono spesso abbandonati. L’abbandono è la “malattia” più grave dell’anziano, e anche l’ingiustizia più grande che può subire: coloro che ci hanno aiutato a crescere non devono essere abbandonati quando hanno bisogno del nostro aiuto, del nostro amore e della nostra tenerezza”.

Scienza, ausilio per bene dell'uomo
L’incoraggiamento del Papa è stato a professionisti e studenti “a specializzarsi in questo tipo di assistenza” che, seppure “non salva la vita”, valorizza la persona. D’altra parte, ha proseguito, ogni conoscenza medica è davvero scienza “solo se si pone come ausilio in vista del bene dell’uomo”, un bene che - ha sottolineato - non si raggiunge mai “contro” la sua vita e la sua dignità. In tal modo si misura il vero progresso della medicina e della società tutta:

“Ripeto l’appello di san Giovanni Paolo II: ‘Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità’”.

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Il Papa: la mondanità non ci fa vedere i poveri e le loro piaghe

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La mondanità oscura l'anima, rendendo incapaci di vedere i poveri che vivono accanto a noi con tutte le loro piaghe: così, in sintesi, Papa Francesco nella Messa del mattino presieduta a Casa Santa Marta. Ce ne parla Sergio Centofanti

Commentando la parabola del ricco epulone, un uomo vestito “di porpora e lino finissimo” che “ogni giorno si dava a lauti banchetti”, il Papa osserva che non si dice di lui che fosse cattivo: anzi, “forse era un uomo religioso, a suo modo. Pregava, forse, qualche preghiera e due-tre volte l’anno sicuramente si recava al Tempio a fare i sacrifici e dava grosse offerte ai sacerdoti, e loro con quella pusillanimità clericale lo ringraziavano e lo facevano sedere al posto d’onore”. Ma non si accorgeva che alla sua porta c’era un povero mendicante, Lazzaro, affamato, pieno di piaghe, “simbolo di tanta necessità che aveva”. Il Papa spiega la situazione dell’uomo ricco:

“Quando usciva da casa, eh no … forse la macchina con la quale usciva aveva i vetri oscurati per non vedere fuori … forse, ma non so … Ma sicuramente, sì, la sua anima, gli occhi della sua anima erano oscurati per non vedere. Soltanto vedeva dentro la sua vita, e non se ne accorgeva di cosa era accaduto a quest’uomo, che non era cattivo: era ammalato. Ammalato di mondanità. E la mondanità trasforma le anime, fa perdere la coscienza della realtà: vivono in un mondo artificiale, fatto da loro … La mondanità anestetizza l’anima. E per questo, quest’uomo mondano non era capace di vedere la realtà”.

E la realtà è quella di tanti poveri che vivono accanto a noi:

“Tante persone che portano la vita in maniera difficile, in modo difficile; ma se io ho il cuore mondano, mai capirò questo. Con il cuore mondano non si può capire la necessità e il bisogno degli altri. Con il cuore mondano si può andare in chiesa, si può pregare, si possono fare tante cose. Ma Gesù, nell’Ultima Cena, nella preghiera al Padre, cosa ha pregato? ‘Ma, per favore, Padre, custodisci questi discepoli che non cadano nel mondo, che non cadano nella mondanità’. E’ un peccato sottile, è più di un peccato: è uno stato peccatore dell’anima”.

In queste due storie – afferma il Papa – ci sono due giudizi: una maledizione per l’uomo che confida nel mondo e una benedizione per chi confida nel Signore. L’uomo ricco allontana il suo cuore da Dio: “la sua anima è deserta”, una “terra di salsedine dove nessuno può vivere”, “perché i mondani, per la verità, sono soli con il loro egoismo”. Ha “il cuore ammalato, tanto attaccato a questo modo di vivere mondano che difficilmente poteva guarire”. Inoltre – aggiunge il Papa - mentre il povero aveva un nome, Lazzaro, il ricco non ce l’ha: “non aveva nome, perché i mondani perdono il nome. Sono soltanto uno della folla benestante, che non ha bisogno di niente. I mondani perdono il nome”.

Nella parabola, l’uomo ricco, quando muore si ritrova tra i tormenti negli inferi, e chiede ad Abramo di inviare qualcuno dai morti ad ammonire i familiari ancora in vita. Ma Abramo risponde che se non ascoltano Mosè e i Profeti non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti. Il Papa afferma che i mondani vogliono manifestazioni straordinarie, eppure “nella Chiesa tutto è chiaro, Gesù ha parlato chiaramente: quella è la strada. Ma c’è alla fine una parola di consolazione”:

“Quando quel povero uomo mondano, nei tormenti, chiede di inviare Lazzaro con un po’ d’acqua per aiutarlo, come risponde Abramo? Abramo è la figura di Dio, il Padre. Come risponde? ‘Figlio, ricordati …’. I mondani hanno perso il nome; anche noi, se abbiamo il cuore mondano, abbiamo perso il nome. Ma non siamo orfani. Fino alla fine, fino all’ultimo momento c’è la sicurezza che abbiamo un Padre che ci aspetta. Affidiamoci a Lui. ‘Figlio’. Ci dice ‘figlio’, in mezzo a quella mondanità: ‘figlio’. Non siamo orfani”.

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Tweet: se siamo troppo attaccati alla ricchezza, non siamo liberi

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Il Papa ha lanciato un nuovo tweet dall’account @Pontifex: “Se noi siamo troppo attaccati alla ricchezza, non siamo liberi. Siamo schiavi”.

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Udienze e nomine pontificie

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Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza: Mons. Thomas Yeh Sheng-nan, Arcivescovo tit. di Leptis Magna, Nunzio Apostolico in Algeria e in Tunisia; Mons. Eugene Martin Nugent, Arcivescovo tit. di Domnach Sechnaill, Nunzio Apostolico in Haiti; Mons. Marek SolczyƄski, Arcivescovo tit. di Cesarea di Mauritania, Nunzio Apostolico in Georgia, in Armenia e in Azerbaigian; Card. Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero.

Il Santo Padre  ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Sens e della Prelatura territoriale della "Mission de France" o Pontigny (Francia) presentata da S.E. Mons. Yves Patenôtre in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Arcivescovo di Sens e Prelato della Prelatura territoriale della "Mission de France" o Pontigny (Francia) S.E. Mons. Hervé Giraud, trasferendolo dalla sede vescovile di Soissons. Mons. Hervé Giraud è nato a Tournon, diocesi di Viviers, il 26 febbraio 1957. Dopo gli studi secondari ha conseguito una formazione universitaria a Lyon ed ha insegnato matematica per due anni. È, quindi, entrato nel Seminario interdiocesano di Lyon, concludendo la sua formazione teologica con una Licenza in Teologia Morale all’Università Gregoriana a Roma e con l’ammissione al Dottorato presso l’Institut Catholique de Paris. È stato ordinato sacerdote il 22 settembre 1985 per la diocesi di Viviers. Ha esercitato il suo ministero sacerdotale dapprima come Vicario parrocchiale nella sua diocesi, poi come Professore all’Institut Pastoral d’Etudes Religieuses (IPER) di Lyon e all’Abbazia di Champagne. È divenuto formatore presso il Seminario di Lyon e Rettore dal 1997 al 2003. Dal 1999 al 2003 ha ricoperto anche l’Ufficio di Secrétaire du Conseil National des Grands Séminaires et Secrétaire de la Commission épiscopale pour les ministères ordonnés. Nominato Vescovo titolare di Silli e Ausiliare di Lyon nell’aprile 2003, è stato ordinato il 25 maggio seguente. Il 13 novembre 2007 è stato nominato Vescovo Coadiutore di Soissons, divenendo Ordinario il 22 febbraio 2008. Attualmente presso la Conferenza Episcopale Francese ricopre l’incarico di Presidente del Consiglio per le Comunicazioni.

Il Papa ha nominato Nunzio Apostolico in Honduras S.E. Mons. Novatus Rugambwa, Arcivescovo titolare di Tagaria, finora Nunzio Apostolico in Angola e in São Tomé e Príncipe.

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Abolizione pena di morte: nuovo appello della Santa Sede

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La Santa Sede lancia un nuovo appello al mondo per “una moratoria globale sull'uso della pena di morte” in vista della sua abolizione: così mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente vaticano presso l’Ufficio Onu di Ginevra, durante la 28.ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani in corso nella città elvetica.

Il presule, ricordando quanto affermato da Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae, ha ribadito come appaia evidente che al giorno d'oggi ci sono altri mezzi che non siano la pena di morte "per difendere le vite umane dall'aggressore e per proteggere l'ordine pubblico e la sicurezza”.

Citando Papa Francesco, ha ricordato inoltre “la possibilità dell’esistenza dell’errore giudiziale e l’uso che ne fanno i regimi totalitari e dittatoriali … come strumento di soppressione della dissidenza politica o di persecuzione delle minoranze religiose e culturali".

Mons. Tomasi sottolinea anche il fatto “che nessun chiaro effetto positivo della deterrenza risulta dall'applicazione della pena di morte e che l'irreversibilità di questa pena non consente eventuali correzioni in caso di errori giudiziari”.

Il presule, lanciando infine l’appello all’abolizione della pena di morte, esorta a “migliorare le condizioni di detenzione, al fine di garantire il rispetto della dignità umana delle persone private della loro libertà”.

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Oggi in Primo Piano



Aleppo: oltre 40 morti in raid e attentati

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Ancora morti ad Aleppo: almeno 10 persone sono rimaste uccise nei bombardamenti del regime siriano nella zona est della città. L'attacco segue l’attentato ad una caserma, che ha causato la morte di 34 persone. L’attacco è stato rivendicato dal braccio siriano di Al Qaeda, il gruppo Al Nusra, che in Siria si affianca ai miliziani del sedicente Stato islamico. Per capire quali dinamiche ci siano davvero tra i due gruppi, Fausta Speranza ha intervistato Andrea Plebani, ricercatore dell’Università Cattolica e collaboratore dell’Ispi: 

R. – I distinguo sono molti e significativi, seppur il sedicente Stato islamico nasca storicamente all’interno della galassia qaedista, in particolare all’interno del sistema iracheno. I distinguo sono molteplici e le differenze sono significative, benché facciano riferimento a un universo dottrinale e strategico molto simile. Nell’ultimo periodo, si è finito con il considerare quasi al Qaeda e la sua branch operante in Siria, Jabhat al-Nusra, come quasi un movimento più moderato rispetto al sedicente Stato islamico, posto che formazioni che utilizzano mezzi quali il terrore e gli assassini possano essere considerati moderati! Certo, il sedicente Stato islamico ha superato ogni limite: l’uso indiscriminato della violenza, il ricorso al terrore più efferato, una brutalità senza precedenti, un’aggressività fortissima nei confronti degli altri gruppi dell’insurrezione anti Bashar al-Assad, sono tutti elementi che differenziano il gruppo guidato da Abu Bakr al-Baghdadi da Jabhat al-Nusra. Un’altra differenza significativa è legata anche alla composizione di queste deformazioni: Jabhat al-Nusra tendenzialmente è considerata più siriana nella sua composizione, con più esponenti siriani, pur con un nucleo importante di “foreign fighters”; il sedicente Stato islamico ha invece una componente straniera più accentuata. In questo senso, anche geograficamente abbiamo una differenziazione: il sedicente Stato islamico è più concentrato a cavallo di Siria e Iraq, nelle regioni di Iraq e Zhor, e poi a Ninive, ovviamente, ad Alambar, in Iraq, a Salah al Din e ormai in altre pochissime parti. Mentre Jabhat al-Nusra è molto più orientata, concentrata in Siria.

D. – Dunque, nello scenario siriano è ipotizzabile che si contrappongano poi anche gruppi di al Qaeda e miliziani del sedicente Stato islamico?

R. – Sì, questo è già avvenuto. Tra l’altro, la nascita del sedicente Stato islamico avviene proprio in seguito ad una rottura molto forte tra le due formazioni, cioè proprio una lotta senza quartiere che emerge in tutta la sua intensità nella seconda metà del 2013 ed esplode poi nel corso del 2014. La nascita del sedicente Stato islamico e del suo progenitore, lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria, avviene con una rottura con Jabhat al-Nusra, e quindi una lotta per le posizioni tenute da un movimento che è unitario inizialmente. C’è stato uno scontro che ha provocato, tra l’altro, centinaia di vittime; potrebbe esserci uno scontro anche in futuro, anche se – come ho detto prima – c’è una differenziazione delle aree di azione, in questo momento. E quindi c’è forse la tendenza a non incrociarsi per evitare questo scontro che obiettivamente, dal loro punto di vista, è quasi uno scontro fratricida.

D. – Abbiamo imparato a concentrare la guerra in Siria intorno ad Aleppo e ad altre zone nevralgiche; ma adesso si combatte fortemente anche nel centro per il controllo di siti di gas naturale: un nuovo scenario?

R. – Sì: in realtà, le operazioni in loco seguono molto gli interessi contingenti e le opportunità che vengono a crearsi. Sicuramente c’è stato lo scontro per i grandi centri urbani, ma l’attenzione dimostrata dal sedicente Stato islamico per la provincia del governatorato di Deir el-Zor era legata in gran parte alla presenza di pozzi petroliferi. Ora l’attenzione sulle riserve di gas, che comunque non sono enormi da parte siriana, rientra tutta all’interno di un’ottica volta a rafforzare anche le basi economiche di quello che si proclama come un nuovo “califfato”.

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Libia. Onu: contro l'Is il tempo stringe. Paura tra i cristiani

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Il sedicente Stato Islamico in Libia si è rafforzato, “il tempo stringe”, ma un’intesa tra il governo islamista di Tripoli e quello di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, su come fronteggiare insieme la minaccia dell’Is “non è mai stata così vicina”. Così l'inviato speciale dell'Onu Bernardino Leon alla vigilia del nuovo round di colloqui oggi in Marocco. Cresce intanto la preoccupazione tra i cristiani, come conferma padre Marcello Ghirlando, vicario generale di Tripoli, al microfono di Cyprien Viet: 

R. – Dopo le brutte notizie di alcune settimane fa della decapitazione dei copti e dopo le notizie anche della presenza dello Stato Islamico, non solo a Derna ma anche Sirte, si sono create delle tensioni nei nostri cristiani, un po’ di paura, tanto che alcuni dei nostri cristiani che lavorano in Libia stanno partendo e in particolare fra le due grandi comunità che attualmente vivono a Tripoli: la comunità filippina e la comunità africana. Questo sono le due più grandi comunità che sono rimaste nella nostra Chiesa in Tripoli.

D. – Quanti sono i cristiani a Tripoli?

R. – Prima di questa situazione in Libia erano presenti 13 mila filippini, la maggioranza lavorava negli ospedali e nel settore medico in genere, ma alcuni sono partiti: forse adesso ne rimangono circa 8 mila. Poi c’è la comunità indiana, che era la più grande; e poi c’è la grande comunità africana e di questa è difficile fare una statistica, perché ci sono gli africani che vivono a Tripoli e poi la grande marea di africani che dal Sub-Sahara salgono in Libia per tentare la fortuna, per andare in Europa. Alcuni di loro vengono per alcune settimane, per alcuni mesi in Chiesa, però non abbiamo una statistica precisa. Quando si fa la Messa, il venerdì, la chiesa è strapiena di africani…

D. – Ci sono ancora Chiese e parrocchie attive?

R. – Parliamo di Tripoli: qui abbiamo solo una chiesa! Tutte le chiese sono state confiscate quaranta anni fa… Abbiamo la grande chiesa di San Francesco e tutto si fa lì.

D.  – Non ci sono problemi di sicurezza per i cristiani che vengono a Messa?

R. – Ci sono problemi di sicurezza per tutti! Noi non ci poniamo questo problema, perché nessuno è sicuro! Però si deve vivere e si continua a sperare nel Signore.

D. – Qual è la sua visione per il futuro della Libia? La pace è possibile? Non c’è troppo odio?

R. – C’è tanto odio, c’è tanta guerra! Ma si spera sempre; si spera sempre! La maggioranza dei libici è gente buona, è gente che cerca di vivere in pace, è gente che cerca di avere un lavoro e di accudire i propri figli. E’ gente che vuole la pace! Personalmente credo tanto al loro sistema tradizionale, quindi alle tribù e ai capi tribù, agli anziani che hanno tanta saggezza. La pace in Libia si troverà soltanto attraverso il loro sforzo e il loro impegno. E noi aggiungiamo la nostra preghiera per questo grande popolo, che come ogni popolo cerca la pace. La Chiesa non domanda interventi militari, neanche apre la bocca su queste cose… La Chiesa prega e chiede che chi è responsabile aiuti tutte queste fazioni ad avvicinarsi. Questo chiediamo ed è questo che dobbiamo incoraggiare! Soluzioni militari? Non so quanto siano veramente soluzioni. Basta guardare in tutto il mondo…

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Cristiani, i più perseguitati al mondo: convegno dei Mercedari a Nemi

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“Cristiani: i più perseguitati al mondo”. Questo il titolo del convegno in programma dal 6 all’8 marzo a Nemi, in provincia di Roma. Organizzato dall’Ordine dei Mercedari, l’evento vuole riflettere sul dramma delle persecuzioni religiose nel mondo, in particolare in Medio Oriente, India ed Africa. Tra i relatori, anche il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Isabella Piro ha intervistato padre Giuseppe Celano, responsabile del Segretariato per la Pastorale della Provincia romana dei Padri Mercedari, e parroco della Chiesa di Santa Maria della Mercede a Roma: 

R. - I convegni della famiglia mercedaria sono nati ventisei anni fa per suscitare un vivo interesse, nei laici a noi vicini, attorno al carisma del nostro Ordine, carisma di libertà e di redenzione, per poi viverlo nell’azione pastorale nelle parrocchie o in opere strettamente carismatiche. Oggi, però, è riemersa con forza una situazione sociale internazionale che il Santo Padre segue e vive con trepidazione, quella cioè della persecuzione dei cristiani in diverse parti del mondo e che ci interpella come Mercedari nati nel 1218 per andare incontro ai fratelli cristiani, schiavi dei saraceni. Pietro Nolasco, nostro fondatore, un commerciante laico, si lasciò coinvolgere dal problema insieme ad alcuni suoi compagni e come cristiani si spinsero ad impegnare non solo i loro beni, ma tutta la loro vita per portare liberazione e sollievo a quei fratelli perseguitati. Questo convegno nasce, pertanto, dalla realtà concreta della sofferenza di tanti nostri fratelli perseguitati e dall’esigenza di trovare strade di aiuto per loro, sulla scia del nostro fondatore.

D. - Il programma prevede l’ascolto di testimonianze dall’India e dall’Africa, Paesi in cui i cristiani vivono situazioni difficili. Cosa può fare la Chiesa e, in particolare, l’Ordine Mercedario per aiutare i perseguitati a causa della fede?

R. - Non saremo certo noi ad insegnare alla Chiesa cosa fare, ma piuttosto vogliamo essere noi attenti a ciò che sicuramente la Chiesa chiede all’Ordine dei Padri Mercedari per impegnarsi in questo problema vivo dei perseguitati. Il convegno nasce proprio per aiutarci a dare risposta su cosa possiamo fare. Speriamo che i relatori, oltre a presentarci la reale situazione del problema a livello mondiale, ci indichino anche delle strade percorribili per andare incontro a questi nostri fratelli che scappano via dalle loro case per trovare rifugio presso altri fratelli.

D. - Tra i relatori del Convegno, anche il card. Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che parlerà dei cristiani come dei “più perseguitati al mondo”. A suo parere, perché i cristiani sono i più perseguitati?

R. - Se dovessi rispondere brevemente a questa domanda, l’unica risposta la troverei nelle parole di Gesù: “Se hanno trattato così il legno verde, cosa sarà del legno secco?”. Gesù l’Innocente, Colui che è passato tra gli uomini facendo solo del bene, non odiando nessuno, è il grande perseguitato della storia ed è stato ucciso. Gesù lo aveva detto chiaramente ai suoi discepoli: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. La verità, l’amore che Cristo è venuto a predicare, il perdono verso tutti, perché tutti siamo figli di Dio, continuano ad essere messaggi non accolti da una parte della nostra umanità. Tuttavia, la fede e la speranza dei discepoli del Signore continuano ad essere sempre vive, pur in mezzo a tanta persecuzione perché, come dice l’evangelista Giovanni, “le tenebre non hanno vinto la Luce”. Questo è il fondamento che dà il coraggio a molti cristiani di affrontare anche la morte, pur di non rinnegare Cristo.

D. - Al congresso sarà presente anche mons. Boutros Marayati, arcivescovo di Aleppo degli Armeni cattolici...

R. - È sicuramente un gesto di profonda comunione in Cristo e noi siamo grati all’arcivescovo per il dono che ci fa della sua testimonianza. I cristiani di Aleppo, in Siria, sono oggi tra quelli che maggiormente soffrono per la loro fede e mons. Marayati è il pastore provato dalla dispersione, dalla persecuzione e perfino dall’uccisione delle sue pecore. “L’ecumenismo del sangue” di cui parla Papa Francesco consiste proprio in questo: l’abbraccio della Chiesa nel momento della persecuzione dei battezzati.

D. - Al termine del convegno, verrà lanciata un’iniziativa in favore dell’Iraq. Di cosa si tratta?

R. - Il nostro Padre Provinciale, padre Franco Podda, ha inviato una mail a mons. Bashar Matti Warda, arcivescovo caldeo di Erbil, comunicandogli la nostra volontà di avviare un gemellaggio con la sua arcidiocesi, per rimanere accanto alle migliaia di profughi cristiani perseguitati che hanno dovuto lasciare all’improvviso le loro case per sfuggire alle violenze dell’Is. Siamo in attesa di una sua risposta che ci illumini ancora di più sulla reale situazione di sofferenza di tanti fratelli, in particolare di tanti bambini dal volto smarrito. Il convegno, attraverso una maggiore presa di coscienza sulla realtà delle persecuzioni oggi, vuole essere proprio uno strumento per sollecitare l’impegno delle nostre comunità mercedarie ad intraprendere iniziative in favore dei fratelli perseguitati di Erbil.

D. - Il convegno si inserisce nel triennio di preparazione al Giubileo della Famiglia Mercedaria che ricorrerà nel 2018. Come vi state preparando a questo grande evento?

R. – La celebrazione degli 800 anni della fondazione dell’Ordine Mercedario è  una tappa significativa. Ci prepariamo al Giubileo con un programma triennale: innanzitutto, vivendo quest’anno 2015 con lo sguardo rivolto al nostro fondatore Pietro Nolasco per scoprirne ancora di più la figura di redentore; nel secondo anno, il 2016, guarderemo a Maria della Mercede per riscoprire la grande tradizione della spiritualità mariana del nostro Ordine, chiamato fin dall’Inizio “Ordine di Santa Maria della Mercede o della Misericordia”. Infine, nel 2017, fisseremo lo sguardo su Gesù Redentore, fondamento dell’opera redentrice del carisma mercedario. Il 2018 sarà poi l’anno delle celebrazioni: prima a Barcellona, in Spagna, dove è nato l’Ordine nel 1218; poi a Lima, in Perù, da dove è partito il nostro impegno per l’evangelizzazione dell’America Latina, e concluderemo il Giubileo nella nostra città di Roma con la benedizione del Santo Padre. L’augurio che noi padri mercedari ci facciamo è quello di poter continuare a servire la Chiesa di Cristo con umiltà, entusiasmo e gioia, impegnandoci non ad issare bandiere di traguardi raggiunti, ma a prendere bende tra le mani per continuare ad alleviare le sofferenze di tanti cuori affranti e ad incoraggiare chi soffre a causa della fede.

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Campagna per dire no a finanziamento 'bombe a grappolo'

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Si fermino gli investimenti esplosivi, e quindi si sblocchi l’iter della discussione del Ddl per vietare investimenti finanziari su ordigni proibiti, fermo ormai da due anni, nonostante il sì, nel 2012, della Camera. Una petizione in questa direzione è stata lanciata dalla Campagna italiana contro le mine, che si appella ai parlamentari italiani affinché al più presto si vari una legge che blocchi il finanziamento alle aziende che continuano a produrre le "bombe a grappolo" (cluster bombs), che ancora oggi nel mondo uccidono e mutilano migliaia di civili. Francesca Sabatinelli ha intervistato Giuseppe Schiavello, direttore nazionale della Campagna italiana contro le mine: 

R. - L’importanza è chiara: l’Italia è uno tra i Paesi più impegnati al mondo per quanto riguarda le bonifiche umanitarie grazie al grande sforzo della cooperazione italiana, è quindi abbastanza anomalo che si permetta ancora, attraverso alcuni strumenti finanziari, di poter finanziare aziende che producono queste armi bandite da due convenzioni.

D. - Questo flusso monetario che direzione prende per poi arrivare al finanziamento di queste cluster bombs?

R. - In realtà gli istituti finanziari italiani sono coinvolti molto parzialmente, perché si sono dotati di linee guida abbastanza stringenti. Sostanzialmente, secondo i ricercatori della Campagna internazionale Stop explosive investments, si dovrebbero dotare di esclusioni  molto chiare ed estendere queste esclusioni a tutti i prodotti finanziari che producono. Possiamo dire che anche dal mondo finanziario italiano non c’è stata alcuna opposizione a questa legge, alcuna critica, perché di fatto le nostre banche, rispetto a molti altri istituti, sono addirittura quasi virtuose. Banca Etica è l’unica iscritta in quella che loro chiamano la ‘Hall of fame’, nel senso che ha tutti i parametri di buon comportamento. Ma anche le altre banche come Unicredit, Intesa San paolo, Le Generali, hanno fatto uno sforzo che è stato segnalato e che per questo è stato consigliato di includere in tutti i prodotti finanziari. Nessuno ha alzato la mano per interessi dicendo: “No, questo disegno di legge non va bene”, anzi. Questo disegno di legge inoltre non penalizzerebbe, ma darebbe un segnale molto forte perché l’Italia è già indicata come uno dei Paesi con una legge di ratifica più completa, proprio per aver incluso anche questo aspetto. L’Italia viene di fatto indicata come uno di questi Paesi un po’ lungimiranti. Allora noi ci chiediamo per quale motivo una legge su cui sono d’accordo tutti, riesca a rimanere bloccata per due anni senza fare un minimo passo in avanti, è pazzesco.

D. - Visto che, secondo quanto lei  ci sta dicendo, dietro questo ritardo non dovrebbe esserci la malafede, si tratta allora di disinteresse e negligenza nei confronti di una tematica che però è  straordinariamente importante e grave…

R. – Intanto questa legge è affidata alla Commissione finanze che normalmente è sollecitata da molte altre urgenze ed emergenze dettate dalla crisi, leggi più tecniche e legate ad aspetti diversi da questo. Questa legge, di fatto, è un po’ un’anomalia per quella commissione. Io non credo che ci sia una volontà a non discuterla, ma non c’è neanche un impegno nel senso contrario. Per cui nelle more dell’emergenza continua, che caratterizza ormai i lavori del nostro Parlamento da almeno cinque anni, tutto quello che arriva ad avere un’implicazione che può essere per qualche motivo ritenuta non prioritaria, non di emergenza, viene rimandata, il che è folle. Io credo semplicemente che sia distrazione, però la riteniamo gravissima, non sempre scusabile. Diciamo che questi temi non sono nei primi posti della lista del lavoro da fare.

D. - Secondo il report a livello internazionale sono 151 gli istituti finanziari nel mondo che hanno investito questi 27 miliardi di dollari in tre anni, dal 2011 al 2014, in compagnie produttrici di munizioni cluster. Ricordiamo che cosa significa oggi, ancora l’adozione delle cluster bombs …

R. - Le cluster bombs sono state bandite perché armi indiscriminate con effetti inumani. Agiscono come e peggio delle mine antipersona, anche perché sul terreno ne rimangono di inesplose un grandissimo quantitativo. Inquinano grandissimi spazi di territorio, spesso centri abitati, perché vengono utilizzate in maniera  terroristica nei centri abitati,  ma soprattutto le vittime sono per il 93% civili e di questi il 14% sono bambini. È  un problema presente in tutti i Paesi in cui ci sono stati conflitti negli ultimi 40 anni. Ancora oggi in Siria, in Iraq, in Ucraina, vengono usate queste armi e finché  queste saranno presenti negli stoccaggi, negli arsenali, sarà possibile che allo scoppiare di un contenzioso bellico, anche di breve durata, queste vengano utilizzate. Questo secondo noi oggi non deve essere più reso possibile.

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Traffico organi: 14mila trapianti renali all'anno illegali

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Multe da 50mila a 300mila euro e reclusione da 3 a 7 anni per chi organizza viaggi finalizzati al traffico d’organi. E’ quanto prevede il ddl che, approvato ieri al Senato ora passa alla Camera. Prevista, in linea con la direttiva del Consiglio d’Europa, anche l'interdizione perpetua se il reato viene commesso da chi esercita una professione sanitaria.  Recentemente anche il Papa ha condannato lo sfruttamento di organi definendolo “ atto immorale” e, alla stregua di ogni schiavitù, “un crimine contro l’umanità”. Paolo Ondarza ne ha parlato con Franca Porciani, autrice del libro “Traffico d’organi. Nuovi cannibali, vecchie miserie”: 

R. – Questo provvedimento a me sembra importantissimo. Le norme esistenti non sono sufficienti a bloccare un traffico che ormai è non solo planetario, ma di dimensioni numeriche importanti. Basta pensare che si valuta che il 5% degli organi trapiantati oggi provenga dal mercato illegale e che ci siano ogni anno 14 mila reni trapiantati frutto di una transazione economica fra il donatore e il ricevente. Ovviamente è un mondo dominato dalla criminalità, dominato dai broker. La transazione avviene nel Paese di origine, poi l’organo viene trovato nei Paesi poveri del mondo. Diciamo che ormai si individuano addirittura delle rotte.

D. – Quali gli organi più al centro di questo commercio?

R. – Il grande mercato planetario è quello del rene perché le malattie renali sono ancora oggi purtroppo diffusissime e il fatto che l’asportazione del rene da una persona sana sia un intervento abbastanza semplice ha fatto sì che qualsiasi clinica in qualsiasi parte del mondo sia capace di fare questo trapianto fra viventi; ovviamente il traffico riguarda anche cuore, polmoni, però è molto più complicato perché il trapianto di cuore non può essere che da una persona morta, deceduta tanto che in lista d’attesa per il trapianto di cuore purtroppo si muore ancora. Per il trapianto di cuore bisogna spostarsi in Cina dove ai condannati a morte con un falso consenso vengono espiantati gli organi.

D. – Il prezzo degli organi varia a seconda della provenienza geografica…

R. – Il prezzo più basso è quello dei Paesi asiatici. Una volta era l’India, neanche mille euro. Poi, l’India nel 1994 ha vietato tale traffico. E ci siamo spostati verso Paesi come il Vietnam, il Nepal: Paesi dove il donatore, il poveraccio, prende l’equivalente di mille euro.

D. – Ritrovandosi poi mutilato…

R. – Ritrovandosi mutilato… Poi, con un rene solo si può vivere, però si può vivere se sei ben nutrito, se non fai un lavoro pesante: questi fanno lavori per 10 ore al giorno, magari attaccati ad un telaio…

D. – Quindi, la criminalità organizzata che sfrutta da una parte la povertà disperata di tanti individui e dall’altra la legittima aspirazione  a una vita normale da parte di chi ha un’insufficienza renale…

R. – Assolutamente, la carenza di organi è un dato di fatto, però questo non ti giustifica a diventare il cliente di una transazione di questo tipo.

D. – Non a  caso il Papa ha parlato di atto immorale, ha parlato di schiavitù moderna, di un crimine contro l’umanità…

R. – Appunto c'è una raccomandazione del Consiglio d’Europa del luglio scorso a cui si stanno adeguando tutti gli Stati dove si specifica che il reato di traffico d’organi deve diventare un reato penale.

D. - Ci voleva una legge ad hoc per questo?

R. -  Sì ed una  cosa molto interessante che mi preme sottolineare è che viene considerato reo per la prima volta il sanitario, il medico.

D. – Questo è l’aspetto anche più inquietante perché dimostra come in alcuni casi i sanitari siano coinvolti…

R. – Sono una ventina in tutto il mondo e sono diventati miliardari. Il responsabile del Centro trapianti di Monaco aveva come una specie di doppia vita: faceva congressi sull’etica e poi andava negli Emirati Arabi portandosi dietro mezza équipe a fare questi interventi, con una transazione economica effettuata dalla classe dirigente, per lo più erano parenti dell’emiro… Sono fenomeni che sono stati anche colpiti, però ci si è arrivati molto tardi perché inizialmente la comunità internazionale dei trapianti ha negato che esistesse il fenomeno.

D. – Quanto la società civile è informata su questo oggi?

R. – Poco e finalmente il fenomeno esce allo scoperto grazie anche alle parole del Papa. Riusciremo a fermarlo, però, questo traffico?

D. - Gli interessi economici sono davvero forti...

R.  – Sono enormi e deve crescere anche una coscienza etica nelle persone. Capisco che fare la dialisi sia una cosa straziante però non hai nemmeno il diritto di ledere la dignità di un’altra persona. Il cannibalismo moderno è proprio questo, quindi attenzione: ritornano fuori vecchie barbarie.

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Rapporto Meter: pedofilia, crescono abusi su neonati

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“Nel 2014 l’Europa torna protagonista della rete pedopornografica virtuale, che domina con il 37,34 %. Al secondo posto l’Africa (24,67 %), l’America (23,25%), l’Asia (12,93 %) e l’Oceania (1,80 %). Molti Paesi nel mondo sono inoltre responsabili per l’istigazione della cultura pedofila attraverso la rete internet”. Lo afferma don Fortunato di Noto, fondatore e presidente dell’Associazione ‘Meter contro la pedofilia’, che oggi nella sede di Avola (Siracusa), ha presentato il Report 2014. I rischi di molestia ed adescamento per i minori su Facebook sono in crescita. Attraverso i social network il pedofilo, fornendo una falsa identità, può eliminare le differenze di età o culturali che normalmente pongono dei limiti nelle relazioni tra minori e adulti. “Malgrado le sollecitazioni fatte, denuncia don Di Noto, Meter non riceve il giusto interesse dalle Polizie internazionali per una collaborazione sul monitoraggio della pedofilia on line”. “Tema che rimane argomento sommerso anche per le forze politiche che non hanno interesse a mettere in agenda  la lotta alla criminalità pedofilica”.  Dal Report 2014 emerge inoltre l’aumento delle violenze sessuali di adulti sui neonati. Luca Collodi ne ha parlato con don Fortunato di Noto: 

R. - É uno dei dati più drammatici di questo Report 2014. I numeri dei bambini neonati che abbiamo contato, uno ad uno quest’anno, come anche altre immagini e video, non sono solo impressionanti ma sono veramente gravissimi; ne abbiamo contati più di 600. Quindi 600 neonati che sono stati violati. La cosa che fa riflettere è che una percentuale altissima coinvolge le donne; donne che in maniera chiara, esplicita, drammatica, crudele, hanno violato sessualmente i neonati. Quest’anno abbiamo segnalato alla Polizia postale Italiana e alle polizia estere 574.116 foto pedofile che ritraggono bambini dai tre ai 16 anni e 95.882 video; ore ed ore di riprese durante le violenze perpetrate sull’infanzia.

D. - L’Italia e l’Europa come sono posizionate nelle violenze di minori neonati?

R. - L’Europa ha il primo posto in questa mappatura mondiale. Si tenga conto che con gli Stati emergenti, cioè dove sono allocati i siti  - e devo essere anche onesto lo dico anche come denuncia pubblica qui dalla Radio Vaticana - non c’è affatto collaborazione per contrastare il crimine. Ad esempio, la Slovacchia è al primo posto, la Russia, poi Montenegro, Lettonia e Groenlandia … In Groenlandia ci sono i ghiacciai! Poi abbiamo l’Africa al secondo posto, ancora una volta la Libia - scenario di guerra di questi giorni –  che risulta al primo posto: qui ci sono 701 siti pedopornografici. Poi le isole Mauritius, lo Zambia …

D. - Parliamo di Paesi dove sono collocati i server dei siti pedopornografici?

R. - Paradisi sessuali e, perché no, anche fiscali. Il problema è che allocano il loro prodotto - perché di fatto lo è - lo commerciano, smerciano, producono e vendono in tutti questi Paesi dove c’è una legislazione latente, una non collaborazione internazionale anche da parte della civilissima America, come anche dell’Asia e del Giappone. È un mondo, una mappa impressionante dove sono centinaia di migliaia iminori coinvolti: stiamo parlando solo di pedofilia; bambini da zero a 13 anni!

D. – Don Di Noto, qual è la differenza tra i casi di pedofilia e quelli di pedopornografia?

R. - La pedofilia innanzi tutto riguarda l’abuso vero e proprio che accade nella vita reale dei bambini. I pedofili preferiscono come età - per una loro perversione criminale - i bambini che vanno da pochissimi giorni fino ad un massimo di 13 anni, l’età prepuberale. Quindi anche la produzione del materiale video, delle foto avviene con soggetti che hanno questa età. Il dato che stiamo dando oggi, per far smuovere non solo le coscienze ma il mondo della politica, quello culturale e religioso è  per dire: “Guardate, che si siamo veramente di fronte ad un crimine contro l’umanità”.

D. - Chi è oggi il pedofilo?

R. - Il pedofilo è il soggetto più integrato della società. Non si pensi mai che il pedofilo sia colui che non si cura della propria persona, un debosciato, un clochard o un poveraccio di strada. È molto integrato nella società, raffinato nella sua mentalità, consapevole di poter esser impunito da questo punto di vista, perché c’è una società che, in fondo in fondo, sembra normalizzare il fenomeno. E nonostante ci siano leggi che contrastano il fenomeno, proprio per questa logica perversa che c’è nella società, non si sentono condannati, quindi integrati: personaggi con il colletto bianco, che possono anche fare turismo pedofilico in qualsiasi Paese del mondo senza essere puniti, nonostante la legge … Allora questo ci fa percepire come, di fatto, il pedofilo sia colui che, in fondo in fondo, è quasi accettato dalla società.

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Scuola, detrazioni per famiglie. Vittadini: finisce contrapposizione

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"I punti chiave della riforma della scuola sono una reale autonomia, la priorità data al merito, gli stages di lavoro. Poi, il superamento dello scontro ideologico fra scuola statale e scuola paritaria". Così il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, sulla Buona Scuola che nel prossimo Consiglio dei Ministri dovrebbe diventare una proposta di legge. Sotto la lente soprattutto gli sgravi per le famiglie. Alessandro Guarasci: 

Sono  più di un milione i ragazzi che frequentano le scuole paritarie e fanno risparmiare circa sei miliardi di euro allo Stato. Negli Usa, e in altri Paesi europei, vedi Gran Bretagna o Francia, le famiglie di questi ragazzi ricevono un bonus oppure l’istituto ottiene finanziamenti dallo Stato. In Italia i contributi governativi sono in costante calo e alcune regioni danno un buono scuola. Il governo sta pensando a una detrazione del 22% per un massimo di 4mila euro per alunno per le famiglie che fanno studiare i figli nelle paritarie. Dunque sta finendo la vecchia contrapposizione tra scuole statali e non? Il commento di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà:

R. - Questa contrapposizione è finita se non in opposti estremismi che non hanno più modo di essere, mentre siamo di fronte a una convergenza di persone di estrazione culturale diversa che capiscono che l’aiuto alle famiglie è un fattore di bene anche per quelli che mandano i figli alle scuole statali.

 D. – Ritiene che il sistema dei voucher che già viene adottato in alcune regioni debba essere esteso a livello nazionale in modo omogeneo?

 R. – Io sono dell’idea che l’ideale sia il sistema di voucher e di doti ma ritengo anche che bisogna graduare le questioni e non essere massimalisti.

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Italia, Ddl anticorruzione. Garancini: falso in bilancio frena partiti

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“Basta rinvii, colpire la corruzione è priorità assoluta per il nostro Paese”. Cosi il presidente del Senato italiano, Pietro Grasso, denunciando il ritardo nell’approvazione del Disegno di Legge in materia, bloccato da quasi due anni nella Commissione Giustizia, oggetto di diatribe tra Governo e opposizione. Falso in bilancio, riciclaggio, concussione, pene più alte per i corrotti e licenziabilità più facile per gli amministratori infedeli sono tra i punti salienti del Disegno di Legge. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Gianfranco Garancini, docente di Storia del Diritto italiano all’Università di Milano: 

D. - Prof Garancini, il senatore Grasso ha detto che si tratta della Riforma più importante, più urgente della riscrittura della Costituzione. E’ d’accordo?

R. – Sì, sono d’accordo perché serve o servirebbe a rendere ancora più effettiva l’applicazione della Costituzione. Voglio dire: ci sono nella Costituzione alcuni principi particolarmente importanti, come quello della imparzialità della Pubblica Amministrazione, come quello della fedeltà dei pubblici funzionari. Sono principi ai quali qualsiasi possibilità di scappatoia provoca anche inadempimento e mancanza di credibilità. E poi veramente il fenomeno della corruzione - non solo dei singoli casi di corruzione che ci scandalizzano per una settimana e poi dopo non ci pensiamo più - ma del clima del “tanto fan tutti così”, è uno dei problemi più importanti per la ripresa di una cultura e di una morale sociale in Italia.

D. – Il presidente Grasso ha fatto appello alla responsabilità dei partiti, perché questo Disegno di Legge sia varato al più presto. Ma il dubbio dei cittadini comuni, aprendo ogni giorno i giornali, è che la corruzione sia diventata un male endemico nelle stesse istituzioni. Quindi, come uscirne?

R. – E’ vero ed è brutto che le resistenze più forti all’attuazione o alla realizzazione di una prospettiva legislativa dovuta, giusta, moralmente condivisa dai cittadini, vengano soprattutto dal Parlamento, perché questo Disegno di Legge sta in Commissione Giustizia da due anni e viene rimpallato di qua e di là e il Parlamento – e anche questo è un dato, secondo me, piuttosto negativo – è in mano, si dice, ai partiti politici. Allora sono i partiti politici che frenano. Il problema è capire perché. Se andiamo a vedere quali siano i contenuti della norma, forse si comincia a capire qualcosa di più, perché non c’è mica soltanto la pena più forte per i corrotti, non c’è mica soltanto la maggiore possibilità di togliere di mezzo i corrotti dall’amministrazione pubblica, ma c’è anche – per esempio – un intervento molto secco sul falso in bilancio. Questo una volta era considerato un reato particolarmente grave, si diceva - come si dovrebbe dire anche adesso, secondo me - un reato di pericolo: io ti perseguo semplicemente perché il tuo comportamento crea pericolo alla chiarezza nei confronti dei soci e nei confronti della credibilità pubblica; ma poi era stato trasformato in un problema di danno, da dimostrare per cui la cosa veniva limitata moltissimo. Ritornare adesso ad una concezione del falso in bilancio come comportamento perseguibile in ragione del pericolo e in ragione della negatività che provoca, per l’ordinamento diventa importantissimo. Allora il pericolo è quello davvero – o è stato anche – di radicare nel Paese una sorta di abitudine e di rassegnazione alla corruzione. Quando si sente i protagonisti di “Mali Pulite” affermare che adesso le cose sono peggiorate rispetto ai loro tempi, ci si spaventa… Tenendo conto che Grasso queste cose le sa benissimo, perché da magistrato gli sono passate sotto le mani, si capisce che ha ragione di prendersela e di dire basta, perché questa è una norma fondamentale di civiltà.

D. – Quanto la corruzione ci penalizza nella credibilità internazionale?

R. – Le faccio un esempio significativo: ci sono dei soggetti internazionali, non soltanto dei Paesi, ma delle organizzazioni internazionali particolarmente importanti che hanno deciso di non partecipare ad Expo proprio per questa idea che l’Italia sia il Paese della corruzione e dei corrotti. Questa fama ci penalizza dal punto di vista della concezione, dal punto di vista del giudizio che gli altri hanno su di noi, ma ci penalizza anche proprio dal punto di vista dello sviluppo e dell’economia del Paese.

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"Voices of Faith" premia donne coraggiose in Nicaragua e Libano

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Un premio per promuovere la dignità delle donne e la loro autonomia in condizioni di difficoltà. Si chiama “Donne, seminatrici di sviluppo”, ed è stato promosso dall’associazione “Voices of Faith”, in collaborazione con Caritas Internationalis. A vincere donne cristiane del Nicaragua e rifugiate siriane in Libano, presenti oggi a Roma. C’era per noi Michele Raviart: 

Progetti ideati da donne e per le donne, premiati tra oltre sessanta candidature. A vincere è stata la Caritas del Nicaragua, che ha sviluppato un programma agricolo per donne che vivono in zone rurali, e che coltivano e vendono prodotti alimentari per aiutare economicamente le loro famiglie. Juana Bertha Duarte Somoza, tra i responsabili del progetto:

“Este proyecto tiene tres componentes principales…
Questo progetto ha tre punti principali: la creazione di rapporti familiari, la creazione di un banco di semi locali e la commercializzazione. La principale difficoltà in Nicaragua è la presenza di una cultura molto maschilista: ci sono ancora molte famiglie patriarcali. Ed è molto forte la resistenza al cambiamento. Ma noi vogliamo farlo e sappiamo di poter contare sulla presenza di Dio. Io sempre dico che sognare è buono e queste famiglie, queste donne mai come ora stanno sognando una vita migliore".

L’altro premio è andato all’ong indipendente “Basmeh and Zeitooneh”. A gestirla un gruppo di donne siriane, rifugiate in Libano, ora residenti nel campo di Shatila. Un workshop di ricamo, per dare autonomia finanziaria alle donne vittime della guerra, ma non solo. Reem Alhaswani, promotrice del progetto.

R. – Women didn’t want to come, because they didn’t trust us. …
Le donne non volevano venire, anche perché non si fidavano di noi. Dopo dieci giorni, dopo un mese poi, avevamo l’adesione di 10 donne per il laboratorio; ora sono 130 … Così, hanno iniziato a lavorare in modo da produrre un’entrata per le famiglie. Non si tratta di un “semplice” laboratorio: è formazione in inglese, computer, letteratura … E’ un nuovo concetto di programmi di microcredito: loro sono state formate a sviluppare i loro progetti e portarli sul mercato, sono state formate in campo finanziario.. e ora iniziano a mettere in campo i loro progetti.

Il premio “Donne, seminatrici di sviluppo”, sarà ufficialmente consegnato l’8 marzo in Vaticano, ed è stato ideato dall’associazione cattolica “Voices of faith” del Liechtenstein, nell’ambito di una maggiore cooperazione tra le associazione cattoliche. Sentiamo la fondatrice, Chantal Gotz:

"La fondazione è sempre interessata a collaborare con altre organizzazioni cattoliche. In generale, penso che dobbiamo collaborare di più; c’era l’idea di premiare un gruppo di donne. Ci doveva essere la  Caritas e una ong indipendente, ma nata da un’idea delle donne. Volevamo essere sicuri che combattessero il problema della fame per le famiglie".

Iniziative come queste aiutano a promuovere il ruolo della donna nella società, in realtà dove ancora ci sono delle difficoltà nel promuovere questi diritti. Mary McFarland, direttrice internazionale di “Jesuit Common: Higher education at the margins”, che si occupa di educazione nelle aree più disagiate:

R. – I think overall that it gives an opportunity to the women to really give a voice to …
Penso che nel suo insieme sia un’opportunità per le donne di dare voce al racconto di quanto accade nel mondo. Sappiamo che a molte bambine viene negato il diritto della scuola primaria e secondaria perché il loro dovere è occuparsi della famiglia e andare a prendere l’acqua. In molte culture le ragazze devono sposarsi molto giovani e per ragioni diverse è negato loro il diritto all’istruzione … Oggi, anche, siamo meglio in grado di comprendere che se le donne sono istruite, se le ragazze sono istruite, l’intera comunità potrà beneficiarne.

I due progetti vincitori otterranno un contributo di 10 mila euro ciascuno.

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Nella Chiesa e nel mondo



Chiese europee su libertà di espressione e obiezione di coscienza

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Sono 18 gli episcopati nazionali rappresentati a Bratislava che, da ieri e fino a domani, ospita il secondo incontro europeo dei consiglieri giuridici. Promosso dal Ccee (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa), l’appuntamento nella capitale della Slovacchia intende mettere a fuoco il tema della libertà, declinata sotto due aspetti: la libertà di espressione e il diritto all’obiezione di coscienza. I Paesi rappresentati sono: Belgio, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Francia, Germania, Inghilterra e Galles, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Scozia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ucraina e Ungheria.

La riflessione giuridica dei cristiani nel campo dei diritti umani
“La libertà è un diritto, ma anche una responsabilità” segnala il Ccee in una nota introduttiva ai lavori, e “i cristiani hanno un contributo specifico da portare alla riflessione giuridica, specialmente nei dibattiti in corso sui diritti umani, ma anche la testimonianza del loro impegno nella ricerca del bene comune in Europa”. L’incontro - riferisce l'agenzia Sir - ha preso il via ieri pomeriggio con i saluti di mons. Stanislav Zvolensky, arcivescovo di Bratislava e presidente della Conferenza episcopale slovacca, e quelli del nunzio apostolico in Slovacchia, mons. Mario Giordana.

Non conformarsi alla matrice culturale che si è formata in Europa
“La libertà di coscienza e la libertà d’espressione sono imprescindibili per l’azione della Chiesa cattolica, e allo stesso tempo dovrebbero appartenere al patrimonio della nostra civiltà” ha detto mons. Zvolensky. “Non possiamo conformarci alla matrice culturale che si è formata negli ultimi decenni, la quale ha portato a un indebolimento dell’influsso del Vangelo su milioni dei cittadini europei”, ha proseguito il presule. “Il cambiamento della cultura è accompagnato non solo dall’onnipresente agnosticismo, ma anche dall’arrivo di varie nuove ideologie”, che “diventano parte dell’ambiente universitario e del mondo della politica” ed “entrano anche nello stile di vita dei cittadini europei”. Tra le “conseguenze di questo sviluppo, ci sono le nostre legittime preoccupazioni che riguardano la possibile perdita di libertà in tutto il Vecchio continente”. Nella sfera pubblica, ha affermato l’arcivescovo di Bratislava, “diventa sempre più spesso quasi impossibile agire secondo la fede e con rispetto dell’antropologia cristiana. Per questo motivo è necessario discutere la stessa natura e il ruolo della coscienza umana”. Le Chiese nei diversi Paesi “del mondo stanno cercando i mezzi per salvaguardare il principio dell’obiezione di coscienza in vari settori, come per esempio il diritto del lavoro, la sanità, le prestazione dei servizi”. 

Apporto di un consulente giuridico a servizio del vescovo 
La presentazione del tema in agenda è stata affidata invece a mons. Duarte da Cunha, segretario generale Ccee il quale ha affermato che sono numerose oggi in Europa le questioni per le quali l’apporto professionale di un consulente giuridico a servizio del vescovo “è reso sempre più necessario, non solo per aiutarlo a comprendere con precisione i vari aspetti del dibattito - ha detto - ma anche per sostenerlo nella maturazione di un giudizio chiaro, ragionevole e in accordo con la dottrina della Chiesa”. E' seguita poi la prima sessione su “L’obiezione di coscienza: un’introduzione al tema”, da parte di Marek Smid, rettore dell’Università slovacca di Trnava.

Riflessione sulle sfide alla Chiesa di oggi nei discorsi di Papa Francesco
Questa mattina la seconda sessione dell’incontro fra i consiglieri giuridici delle conferenze episcopali d’Europa sull’obiezione di coscienza in ambito medico. Nel pomeriggio i partecipanti si trasferiranno per la terza sessione a Vienna dove visiteranno l’Agenzia europea per i diritti fondamentali e incontreranno la Missione permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). La quarta sessione si terrà domani 6 marzo sulla difesa e limiti del diritto alla libertà di espressione. Quindi la sessione conclusiva con l’intervento di mons. Paul R. Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede, che proporrà una riflessione sule sfide alla Chiesa di oggi nei discorsi di Papa Francesco al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa. (R.P.)

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Libano: incontro Chiesa maronita-Hezbollah per elezione del Presidente

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Un incontro di dialogo per affrontare il nodo della mancata elezione del Presidente della Repubblica libanese ha riunito martedì scorso rappresentanti del patriarcato maronita e del Partito sciita di Hezbollah. L'incontro si è svolto nella periferia sud di Beirut, e ha coinvolto il vescovo Samir Mazloum e l'ex leader della Lega Maronita, Hareth Shehab, per la parte cristiana maronita, mentre Hezbollah era rappresetnato da Mahmoud al-Qmati e Mustafa al-Hajj Ali.

Il Libano è senza Presidente dal maggio 2014
Durante i colloqui – riportano le fonti libanesi riprese dall'agenzia Fides – sono stati analizzati gli effetti negativi che la mancata elezione del Presidente sta avendo su tutta l'attività istituzionale del Paese. Il Libano è formalmente senza Presidente dal 25 maggio 2014. Nel delicato sistema istituzionale libanese la carica di Capo dello Stato spetta a un cristiano maronita, ma i leader politici maroniti presenti nei due blocchi politici che dominano la vita politica del Paese – a cominciare da Michel Aoun e Samir Geagea – non trovano un accordo sul nome su cui far convergere i voti dei parlamentari.

Possibile soluzione legata ad un accordo sul nucleare iraniano
La prossima sessione parlamentare per verificare se le cose si sono sbloccate è fissata per l’11 marzo. Ma tutti gli osservatori danno già per certo che anche quella seduta non produrrà effetto per mancanza del numero legale. Fonti vicine al patriarcato maronita, contattate dall'agenzia Fides, confidano nella possibilità che anche la questione dell'elezione presidenziale libanese possa arrivare a soluzione per “effetto collaterale” dell'accordo sull'energia nucleare che l'Iran si appresta a sottoscrivere con il gruppo dei “5+1” (Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Usa+Germania). (G.V.)

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Chiesa Filippine: dialogo governo-ribelli islamici unica via di pace

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I negoziati e il dialogo pacifico sono l'unica soluzione possibile per raggiungere un accordo con il Bangsamoro Islamic Freedom Fighters (Biff); di contro, un'offensiva di ampia portata contro il gruppo ribelle islamista finirebbe per creare più problemi di quanti in realtà non ne risolverebbe. È quanto ha affermato in un'intervista a Radio Veritas il vescovo ausiliare di Manila, mons. Broderick S. Pabillo, secondo cui i funzionari di governo dovrebbero convincere i leader del Biff a sedere al tavolo delle trattative. 

La Chiesa ha condannato l'uccisione di 44 poliziotti
Già nelle scorse settimane - riporta l'agenzia Asianews - i vescovi filippini hanno condannato "l'atto di violenza contro la vita umana" che ha causato la morte di almeno 44 poliziotti, uccisi dalle milizie del ribelli Milf (Moro Islamic Liberation Front) e Biff (Bangsamoro Islamic Freedom Fighters). Lo scontro a fuoco è avvenuto lo scorso 25 gennaio a Mamasapano, nella provincia di Maguindanao, situata nella Regione autonoma nel Mindanao musulmano, nel sud delle Filippine. Analisti ed esperti di politica locale sottolineano che si è trattato degli scontri più gravi dalla firma dell'accordo di pace fra miliziani e governo centrale, sottoscritto lo scorso anno per mettere fine a decenni di combattimenti. 

I civili prime vittime del conflitto
"I negoziati devono essere presi seriamente in considerazione" avverte mons. Pabillo, perché "le offensive non sortiscono nulla di positivo... Se il governo è capace di negoziare con il Milf, perché non dovrebbe fare altrettanto con il Biff?". Il prelato ricorda inoltre che i civili sono sempre "i primi" a soffrire nelle situazioni di guerra e di conflitto armato. 

Governo e ribelli sono "moralmente obbligati" a cercare vie di pace
Fra quanti auspicano la ripresa dei negoziati di pace vi è anche mons. Socrates B. Villegas, arcivescovo di Lingayen-Dagupan e presidente della Conferenza episcopale, secondo cui governo e ribelli sono "moralmente obbligati" a cercare "la via della pace". Egli afferma che è di "vitale importanza" far luce sulle cause del massacro e le relative responsabilità, perché la pace trae il suo fondamento "dalla verità, dall'impegno per la giustizia sociale e il rispetto della legge fondante del Paese". (R.P.)

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Kenya: terre incolte della Chiesa per produrre cibo

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Le terre incolte di diocesi, congregazioni religiose e seminari del Kenya verranno usate per produrre cibo. Lo ha annunciato padre Celestino Bundi, direttore delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) del Kenya, durante l’incontro dei direttori africani delle Pom, che si è tenuto presso il Centro pastorale Vicenzo Pallotti di Kigali, in Rwanda.

Una risposta all'appello del Papa lanciato alla Fao
Secondo l’agenzia Cisa di Nairobi ripresa dalla Misna, padre Bundi ha sottolineato che in questo modo la Chiesa in Kenya intende rispondere all’appello lanciato da Papa Francesco nel suo discorso ai partecipanti alla 38esima sessione della Fao, per trovare nuove forme di aiuto ai poveri e agli affamati. “È risaputo - aveva detto Papa Francesco - che la produzione attuale di cibo è sufficiente, eppure ci sono milioni di persone che soffrono e muoiono di fame: questo, cari amici, costituisce un vero scandalo. È necessario allora trovare i modi perché tutti possano beneficiare dei frutti della terra, non soltanto per evitare che si allarghi il divario tra chi più ha e chi deve accontentarsi delle briciole, ma anche e soprattutto per un'esigenza di giustizia e di equità e di rispetto verso ogni essere umano”.

Una iniziativa per ridurre la malnutrizione
La Chiesa in Kenya, ha detto il direttore delle Pom locali, intende diventare autosufficiente, ridurre la malnutrizione e creare uno scambio reciproco tra “chi ha” e “chi non ha”. (L.M.)

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Svizzera: Plenaria dei vescovi su Sinodo e Gmg

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Il Sinodo generale ordinario sulla famiglia, in programma in Vaticano ad ottobre, ed i preparativi per la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) che si terrà a Cracovia nel 2016: sono stati questi i temi principali al centro della 307.ma Assemblea ordinaria della Conferenza episcopale svizzera (Ces), svoltasi a Ginevra dal 2 al 4 marzo. Nella nota diffusa al termine dei lavori, i presuli si soffermano, in particolare, sulla questione del matrimonio omosessuale e ribadiscono che “non è possibile e non compete alla Ces modificare la dottrina e la disciplina della Chiesa” in tale ambito.

Il 31 agosto, incontro preparatorio al Sinodo
Quindi, i presuli ricordano quanto avvenuto a Bürglen, dove un sacerdote è stato sanzionato per aver benedetto una coppia formata da due donne. “Spetta ai vescovi diocesani – si legge nella nota – chiarire e regolamentare tale episodio concreto”. In vista del Sinodo, inoltre, la Ces si riunirà il 31 agosto a Berna per una Giornata di studi sui “fondamenti teologici” della famiglia, “al fine di acquisire una visione adatta all’epoca contemporanea in relazione alla vocazione ed alla missione della famiglia nella società moderna”.

La Gmg, festa della fede
Poi, la Ces si è soffermata  sui preparativi per la Gmg di Cracovia, in vista della quale è stata annunciata l’indizione di una Giornata nazionale della gioventù che si terrà dal 1.mo al 3 maggio prossimi a Friburgo. “Ragazzi e giovani adulti di tutte le regioni linguistiche della Svizzera – sottolineano i presuli – sono invitati a partecipare a questa festa della fede”. Per l’occasione, è stato creato un apposito sito web: www.fr2015.ch. Altro spunto di riflessione dell’Assemblea è stato quello delle cure palliative: “La Ces – si legge ancora nella nota – si pronuncia a favore della creazione di un gruppo cattolico di esperti in materia di cure palliative, insieme alla nomina di un cattolico incaricato della questione”.

Incontro con mons. Tomasi
Nell’ambito dei lavori, poi, i vescovi elvetici hanno avuto la possibilità di incontrare mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra, e ne hanno ricordato l’impegno in diversi settori cruciali: disarmo, rifugiati, diritti umani, promozione della pace, sanità pubblica, etica sociale, dialogo interculturale, libertà religiosa e di espressione, trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Infine, i vescovi informano che stanno procedendo alla ristrutturazione della Ces: la prossima tappa sarà il riordino dei gruppi di esperti. (I.P.)

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I frati di Assisi in pellegrinaggio a piedi verso Roma

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Una decina di frati francescani, appartenenti ai diversi rami maschili dell’unico Ordine nato da Francesco d’Assisi (Frati Minori, Frati Minori Conventuali, Frati Minori Cappuccini e Frati del Terz’Ordine regolare), inizieranno domani un pellegrinaggio a piedi verso Roma. Un pellegrinaggio che parte, nell’intuito e nel desiderio, prima ancora che geograficamente, dalla cittadina che 800 anni fa vide nascere la numerosa famiglia francescana.

Scopo del pellegrinaggio
“È un pellegrinaggio - si legge in una nota degli organizzatori ripresa dall'agenzia Sir - che si colloca in tempo quaresimale, per cui intende esprimere una prima dimensione penitenziale, all’interno dell’Anno della Vita consacrata. È un cammino fatto verso Roma, con il desiderio riconfermare la fedeltà già promessa dal Poverello al ‘Signor Papa’, che si spera possa ricevere i frati pellegrini, insieme ai Ministri generali, il prossimo 13 marzo, giorno anniversario dell’elezione al soglio pontificio”. Incontri, preghiere e testimonianze di fraternità saranno vissute lungo sette tappe in sette giorni, raccontati ogni giorno sui siti: www.assisiofm.it, www.sanfrancescopatronoditalia.it, www.fraticappucciniassisi.it, www.provinciasanfrancescotor.it e attraverso i social network e gli altri siti delle Famiglie francescane di Assisi. (R.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 64

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