Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 06/03/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco: Neocatecumenali, dono che fa un grande bene alla Chiesa

◊  

Un “dono della Provvidenza” che “fa un grande bene nella Chiesa”. Con queste parole di stima Papa Francesco ha salutato i membri del Cammino Neocatecumenale, che hanno affollato l’Aula Paolo VI per la presentazione al Papa delle 220 famiglie del Cammino, pronte a partire in missione in tutti i continenti. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis

1.100 famiglie sono già sparse nei cinque continenti, con i loro 4.600 figli. Altre 220, con 600 figli, si alzano in Aula Paolo VI per ricevere la benedizione di Papa Francesco e aggiungersi alla lista di quelli che li hanno preceduti. Papà, mamme, ragazzi, bambini che hanno deciso che la loro casa sarà altrove – altre le scuole, gli amici – ciascuna in una porzione di mondo dove Gesù e Vangelo sono parole di presa molto relativa.

Cammino in terre lontane
Papa Francesco è felice di poter stringere a sé questa umanità fatta di gente che dimostra in modo inequivocabile una generosità e un amore per Cristo a tutta prova. E con parole piene di calore ringrazia il Cammino Neocatecumenale che permette, anno dopo anno, di far maturare questo tipo di vocazioni, alla “missio ad gentes”:

“Voi avete ricevuto la forza di lasciare tutto e di partire per terre lontane grazie a un cammino di iniziazione cristiana, vissuto in piccole comunità, dove avete riscoperto le immense ricchezze del vostro Battesimo. Questo è il Cammino Neocatecumenale, un vero dono della Provvidenza alla Chiesa dei nostri tempi”.

“Svegliate quella fede”
Prima di prendere la parola, Francesco assiste con un sorriso in viso alla presentazione delle famiglie missionarie fatta dall’iniziatore del Cammino, Kiko Argüello. A gruppi di una dozzina è più si alzano quando viene enunciata la zona dove si recheranno – Francia e Germania, ma anche Paesi come Ucraina, Kosovo, e terre agli antipodi come Cina, Vietnam e Papuasia – ovunque con l’identico programma, annunciare la Risurrezione di Gesù, il messaggio di cui il mondo di oggi, afferma il Papa, “ha estremo bisogno”:

“I non cristiani che mai hanno sentito parlare di Gesù Cristo e i tanti non cristiani che hanno dimenticato chi era Gesù Cristo, chi è Gesù Cristo: non cristiani battezzati, ma ai quali la secolarizzazione, la mondanità e tante altre cose hanno fatto dimenticare la fede. Svegliate quella fede"

Vi confermo e vi benedico
Scrosci di applausi sottolineano quasi ogni pensiero di Francesco, che aveva iniziato con un attestato di stima bagnato poco dopo da una vigorosa approvazione:

“Io dico sempre che il Cammino Neocatecumenale fa un grande bene nella Chiesa (…) Io oggi confermo la vostra chiamata, sostengo la vostra missione e benedico il vostro carisma”.

I tre pilastri
La conclusione, prima della benedizione dei crocifissi che il Papa consegna ai 33 sacerdoti a capo delle missioni, è un’ulteriore approvazione dei fondamenti del Cammino – Parola, Liturgia, Comunità – e particolarmente gradito risulta l’accenno che Francesco fa di una consuetudine dei Neocatecumenali, la “celebrazione eucaristica in piccole comunità dopo i primi Vespri della domenica”. Tanti sono i “doni” che Dio vi ha elargito, constata il Papa, a partire dalle numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata:

“Vedere tutto questo è una consolazione, perché conferma che lo Spirito di Dio è vivo e operante nella sua Chiesa, anche oggi, e che risponde ai bisogni dell’uomo moderno. In diverse occasioni ho insistito sulla necessità che la Chiesa ha di passare da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria. Quante volte, nella Chiesa, abbiamo Gesù dentro e non lo lasciamo uscire … Quante volte! Questa è la cosa più importante da fare se non vogliamo che le acque ristagnino nella Chiesa”.

inizio pagina

Famiglie in missione: doniamo la gioia della fede che abbiamo ricevuto

◊  

Grande festa nell’Aula Paolo VI per l'incontro del Papa con le famiglie del Cammino neocatecumenale che partono in missione per portare il Vangelo nel mondo. Ascoltiamo i loro commenti raccolti da Marina Tomarro

Prima coppia (marito)
R. – Abbiamo conosciuto nella nostra vita Gesù Cristo che ci ha riempito la vita, e abbiamo sentito questa chiamata, una vocazione. E non abbiamo detto di no.

D. – Come avete comunicato ai vostri figli: “si lascia l’Italia e andiamo in missione”?

(moglie)
R. – Abbiamo detto che andremo a portare questo dono che il Signore ha fatto alla nostra vita ad altri fratelli e loro saranno parte integrante e fondamentale di questa missione.

Seconda coppia
D. – Dove andrete in missione?

(marito)
R. – In Francia, a Grenoble.

D. – In una società come quella attuale, qual è la molla che spinge a dire: “Vado ad annunciare la Parola di Dio”?

(marito)
R. – Abbiamo fatto esperienza noi per primi nella nostra vita dell’amore di Dio e quanto questo ci abbia salvati come famiglia; quindi penso che sia l’unica cosa che possiamo portare: una speranza anche per queste persone che magari sono come ero io prima di avere questa esperienza di Cristo.

(moglie)
D. – E lei, signora?

R. – Gratitudine per quello che ha fatto il Signore nella nostra vita.

Terza coppia
D. – Voi andrete in missione in Islanda: qual è stata la molla che vi ha suggerito “andiamo”?

(marito)
R. – Noi abbiamo avuto un’esperienza precedente al matrimonio e poi in tutto il nostro matrimonio, in cui abbiamo visto che il Signore è stato buono con noi, che è stato fedele alla nostra vita, ci ha donato sei figli, ha fatto tutta una storia … E abbiamo visto che questo ci ha salvato e questo in funzione di un annuncio che abbiamo ricevuto. E quindi abbiamo sentito che questo annuncio era bene che noi lo portassimo anche agli altri e allora abbiamo dato la nostra disponibilità.

D. – Cosa vuol dire andare in missione in una società come quella attuale?

(marito)
R. – Noi abbiamo visto, attraverso l’esperienza di altri fratelli, che già il fatto di vedere famiglie che si spostano e che si relazionano in un modo nuovo, già per questo piccolo annuncio le persone si interrogano, perché comunque l’annuncio passa sempre attraverso un interrogativo.

(moglie)
D. – Signora, qual è il messaggio che porterete?

R. – Un messaggio d’amore: che il Signore ti ama, così come sei. Semplicemente.

D. – Dove andrete voi, in missione?

(marito)
R. – A Sydney. E’ una chiamata del Signore. Noi ci siamo incontrati durante la giornata Mondiale per la gioventù a Sydney, in Australia, e in quell’occasione ci fu data una parola dal nostro catechista: che chi si sarebbe fidanzato o sposato aveva un debito verso quella terra. E il caso ha voluto che siamo stati mandati proprio là.

D. – Che cosa vi aspettate da questa terra?

(moglie)
R. – Non ho idea di cosa ci aspetti; sicuramente ci aspettiamo che il Signore ci aiuti. Quindi alla fine sarà lui a fare tutta la storia.

inizio pagina

Cantalamessa: Oriente e Occidente sul mistero della Trinità. Due vie aperte

◊  

Necessità, bellezza e gioia di condividere la comune fede tra Oriente cristiano e Occidente latino, pur nella diversità delle due tradizioni. Questo il filo conduttore della seconda predica di Quaresima svolta da Padre Raniero Cantalamessa, nella Cappella “Redemptoris Mater” in Vaticano, alla presenza del Papa. Al centro della meditazione, il Mistero della Trinità, da adorare insieme e da annunciare in modo comprensibile agli uomini di oggi. Il servizio di Gabriella Ceraso: 

Mettere insieme quello che ci unisce
L’esortazione del Papa a mettere in comune, nel cammino verso l’unità, le tante cose che uniscono Oriente cristiano e Occidente latino, che sono di più di quelle che li dividono, è lo spunto per questa seconda meditazione di Quaresima, nonché, spiega padre Raniero, l’orientamento emergente in ambito ecumenico. Un cambiamento di prospettiva che, aggiunge, alla fine fa apparire le differenze dottrinali reali, come compatibili se non di arricchimento, anzichè un “errore”. Tra i grandi misteri nei quali c’è accordo di fede, pur nella diversità delle tradizioni ortodossa e cattolica, è il mistero della Trinità, "Everest della fede” come lo definisce padre Raniero Cantalamessa:

“Entrambi, latini e greci, partono dall'unità di Dio sia il simbolo greco che quello latino comincia dicendo: ‘Credo in un solo Dio’. Soltanto che quest'unità per i latini è concepita ancora come impersonale o pre-personale; è l’essenza di Dio che si specifica poi in Padre, Figlio e Spirito santo, senza, naturalmente, essere pensata come preesistente alle persone. Nella teologia latina, il trattato ‘De Deo uno’, sul Dio uno, ha sempre preceduto il trattato ‘De Deo trino’, cioè sulla Trinità. Per i greci, invece, si tratta di un'unità già personalizzata, perché per essi ‘l'unità è il Padre, dal quale e verso il quale si contano le altre persone’.

Per Dio essere è amare
Entrambe vie legittime di accostarsi al mistero, anche se oggi si tende a preferire il modello greco in cui, aggiunge padre Raniero, “l’unità in Dio non è separabile dalla Trinità, ma forma un unico mistero e scaturisce da un unico atto”."Il Padre è il solo, anche nell’ambito della Trinità, assolutamente il solo, a non aver bisogno di essere amato per poter amare. Solo nel Padre si realizza la perfetta equazione: essere è amare; per le altre persone divine, essere è essere amato.” Ma se questo approccio, prosegue padre Raniero, fornisce lo schema giusto per parlare di Trinità, ad assicurarne “il contenuto di fondo, l’anima, che è l’amore” è l’apporto della teologia latina con S. Agostino, valorizzata nel tempo anche dagli orientali:

“S. Agostino fonda il suo discorso della Trinità sulla definizione 'Dio è amore', vedendo nello Spirito Santo l’amore mutuo tra il Padre e il Figlio, secondo la triade amante, amato, amore, che i suoi seguaci medievali espliciteranno e renderanno quasi canonica”.

Due vie da mantenere aperte
In modo differente e complementare, dunque, le due teologie concepiscono l’essere e le relazioni interne alla Trinità, interessandosi inoltre l’una all’immanenza di Dio uno e Trino, l’altra al suo manifestarsi nella storia della salvezza. Eppure, entrambe le vie sono necessarie, per la fede cristiana:

“La Chiesa ha bisogno di accogliere in pienezza l’approccio dell’ortodossia alla Trinità nella sua vita interna, cioè nella preghiera, nella contemplazione, nella liturgia, nella mistica. Ha bisogno di tener presente l’approccio latino nella sua missione evangelizzatrice ad extra”.

Trinità modello di amore perfetto
Cosa dire infatti al mondo non credente e secolarizzato, si chiede padre Raniero, se non innanzitutto che Dio esiste, che ci ha creati per amore, che è Padre buono e si è rivelato a noi in Gesù, secondo le parole di Agostino?:

“Se c’è qualcosa del linguaggio antico dei Padri, che l’esperienza dell’annuncio dimostra essere ancora capace di aiutare gli uomini d’oggi, se non a spiegare, almeno a farsi un’idea della Trinità, questo è proprio quello di Agostino che fa perno sull’amore. L’amore è, per se stesso, comunione e relazione; non esiste amore meno che tra due o più persone. Ogni amore è il movimento di un essere verso un altro essere, accompagnato dal desiderio di unione. Tra le creature umane, questa unione rimane sempre incompleta e transitoria, anche negli amori più ardenti; solo tra le persone divine l’unione si realizza in modo così totale da fare dei Tre, eternamente, un solo Dio".

La Chiesa deve trovare il modo di annunciare il mistero di Dio uno e trino con categorie appropriate e questo è un linguaggio che anche l’uomo d’oggi è in grado di capire:

“E’ ovvio se Dio è amore: non c’è amore che non sia amore di qualcosa o di qualcuno. Quindi se Dio è amore, deve avere qualcuno da amare. L’amore esige. Dove Dio è legge suprema o potere supremo non c’è bisogno di pluralità di persone, perché si può esercitare il potere da soli; ma dove Dio è concepito come amore, se non si capisce il Mistero della Trinità, però si è sulla linea di dire non può essere che così.

Nella fede della Chiesa
Da S.Agostino arriva anche l’ispirazione finale e l’invito di questa seconda meditazione di Quaresima:

“Quando si vuole attraversare un braccio di mare, dice, la cosa più importante non è starsene sulla riva e aguzzare la vista per vedere cosa c’è sulla sponda opposta, ma è salire sulla barca che porta a quella riva. Così per noi la cosa più importante non è speculare sulla Trinità, ma rimanere nella fede della Chiesa che è la barca che porta ad essa “.

inizio pagina

Il dialogo interreligioso al centro del colloquio tra Papa e Aliyev

◊  

Papa Francesco ha ricevuto il presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, accompagnato dalla consorte. Subito dopo si è svolto l’incontro del presidente con il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e il sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Antoine Camilleri.

“Nei cordiali colloqui – riferisce la Sala Stampa vaticana - si è espressa soddisfazione per lo sviluppo dei rapporti bilaterali. In particolare, ci si è soffermati su temi riguardanti la vita della Comunità cattolica nel Paese ed alcune iniziative in ambito culturale, rilevando il valore, nel mondo contemporaneo, del dialogo interculturale e interreligioso per favorire la pace. Si è poi fatto riferimento all’attualità regionale e internazionale, ribadendo l’importanza del negoziato nella risoluzione dei conflitti, nonché dell’educazione per promuovere i presupposti di una convivenza pacifica tra le popolazioni e i diversi gruppi religiosi”.

inizio pagina

Cordoglio del Papa per la morte del card. statunitense Egan

◊  

Papa Francesco ha espresso il suo profondo cordoglio per la morte, avvenuta ieri a New York per arresto cardiaco, del cardinale Edward Michael Egan, arcivescovo emerito della città: il porporato aveva 82 anni.

In un telegramma inviato all’attuale arcivescovo di New York, il cardinale Timothy Dolan, il Pontefice affida a Dio la “nobile anima” del cardinale Egan, di cui ricorda “con gratitudine” gli anni di ministero episcopale negli Stati Uniti, il suo “distinto servizio” presso la Sede Apostolica e il suo “esperto contributo” per la revisione del Codice di Diritto Canonico negli anni successivi al Concilio Vaticano II.

Nato a Oak Park, nell’arcidiocesi Chicago, il 2 aprile 1932, il cardinale Egan consegue a Roma nel 1958 la laurea in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Tornato a Chicago, viene nominato direttore delle Commissioni diocesane sull'ecumenismo e sul dialogo interreligioso. Nel 1972 è di nuovo a Roma in qualità di giudice del Tribunale della Rota Romana, incarico che mantiene fino alla ordinazione episcopale nel 1985. A Roma è anche professore di Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana, professore di Procedura Civile e Penale presso lo Studium Rotale, la scuola di giurisprudenza della Rota, membro della commissione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, consultore della Congregazione per il Clero e uno dei sei canonisti che revisionano il nuovo Codice di Diritto Canonico con Giovanni Paolo II, prima della promulgazione nel 1983.

Ricevuta la consacrazione episcopale nel 1985, s’insedia nell'Arcidiocesi di New York come vescovo ausiliare e vicario per l'educazione.Nel 1988 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo della Diocesi di Bridgeport (Connecticut). Qui promuove attivi apostolati ispanici e haitiani, riorganizza le strutture sanitarie diocesane e crea una casa di riposo per sacerdoti. L'11 maggio 2000 viene nominato arcivescovo di New York. Nel 2009 diventa emerito. Giovanni Paolo II lo crea cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001.

inizio pagina

Papa nomina mons. Paolo Lojudice nuovo ausiliare di Roma

◊  

Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Fernando Natalio Chomalí Garib, arcivescovo di Conceptión, amministratore apostolico “sede vacante” di Orsono (Cile).

Il Papa ha nominato vescovo ausiliare di Roma il sacerdote Augusto Paolo Lojudice, del clero romano, finora parroco di San Luca al Prenestino, assegnandogli la sede titolare di Alba Marittima. Mons. Lojudice è nato a Roma il primo luglio 1964. Dopo la maturità classica, conseguita nel 1983 presso il Liceo S. Benedetto da Norcia, si è preparato al sacerdozio presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore e ha frequentato i corsi di Filosofia e Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana dal 1983 al 1988. Ha conseguito la Licenza in Teologia con specializzazione in Teologia Fondamentale. È stato ordinato sacerdote il 6 maggio 1989 per la diocesi di Roma, dove è incardinato e risiede abitualmente. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti principali incarichi e ministeri: Vicario parrocchiale della parrocchia S. Maria del Buon Consiglio (1989-1992); Vicario parrocchiale della parrocchia S. Vigilio (1992-1997); Parroco della parrocchia S. Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca (1997-2005); Padre Spirituale al Pontificio Seminario Romano Maggiore (2005-2014). Dal 2014 è Parroco della parrocchia S. Luca al Prenestino.

inizio pagina

Gianfranco Mammì nuovo vicedirettore dello Ior

◊  

Il Consiglio di Sovrintendenza dell'Istituto per le Opere di Religione ha designato con effetto immediato Gianfranco Mammì alla carica di vicedirettore con mandato a tempo indeterminato. La nomina è stata approvata dalla Commissione Cardinalizia di Vigilanza e dall'autorità di regolamentazione AIF. Gianfranco Mammì, 59 anni, laureato in Scienze Politiche presso l'Università di Messina, ha iniziato la sua carriera allo IOR nel 1992 svolgendo le mansioni di cassiere.

Negli ultimi 23 anni, riferisce un comunicato ufficiale, il neovicedirettore “ha maturato una vasta esperienza in diverse posizioni, lavorando con i clienti italiani e latino-americani dell'Istituto in veste prima di Client Relationship Manager e poi di Vice Responsabile dell'Ufficio Successioni. Nel passato più recente ha prestato servizio in qualità di Responsabile dell'Ufficio Acquisti. Nella sua nuova posizione di Vice Direttore, Mammì risponde al Consiglio di Sovrintendenza ed è responsabile, in via congiunta con il Direttore Generale dell'Istituto Rolando Marranci, di tutte le attività operative. E’ stato confermato che Rolando Marranci rimarrà Direttore Generale per un congruo periodo di tempo. La carica di Vice Direttore è stata vacante".

“Il Consiglio di Sovrintendenza – si legge in una nota – accoglie con piacere l’accettazione da parte di Gianfranco Mammì dell’incarico conferitogli. Questa nomina esprime la volontà del Consiglio di promuovere lo sviluppo delle potenzialità professionali del personale interno. Ciò è tanto più importante nella fase attuale, nella quale lo IOR è concentrato nel mettere in atto profondi miglioramenti nei prodotti e servizi offerti come annunciato in precedenza”.

inizio pagina

Card. Turkson: attenzione per i poveri e il creato in Papa Francesco

◊  

“Ecologia integrale ed orizzonte di speranza: l’attenzione per i poveri ed il Creato nel magistero di Papa Francesco”. Questo il tema della conferenza di Quaresima tenuta ieri sera in Irlanda dal card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Il porporato è intervenuto presso la Pontificia Università San Patrizio di Maynooth, nell’ambito di un incontro quaresimale organizzato da “Trócaire”, l’organismo caritativo della Conferenza episcopale irlandese.

Salvaguardare il Creato, un dovere di tutti gli esseri umani
Quattro, in particolare, i punti messi in risalto dal card. Turkson: il primo riguarda il fatto che l’appello a tutelare l’ambiente riguarda tutti gli esseri umani, affinché si promuova uno sviluppo umano davvero autentico e sostenibile. D’altronde, la visione della Chiesa al riguardo – come evidenziato da Papa Francesco e dai suoi predecessori, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – implica “la cura e la tutela della persona umana e del suo ambiente in tutte le dimensioni possibili”. In secondo luogo, il porporato ha evidenziato che la salvaguardia del Creato “è un dovere”: “Proteggere l’ambiente, sviluppare e vivere un’ecologia integrale – ha affermato il card. Turkson – in quanto basi per la pace nel mondo, è un dovere cristiano fondamentale”, “un dovere sacro”.

Distruggere l’ambiente è un peccato grave
Non solo: il presidente di Giustizia e Pace ha ribadito il legame essenziale tra umanità, Creato e giustizia, tanto che “violare uno di questi legami” e “distruggere l’ambiente è un peccato grave”. La persona giusta, infatti, è quella che “preserva la comunione con Dio, con il prossimo e con la terra e, così facendo, crea la pace”. In quest’ottica, inoltre, ha detto il card. Turkson, è importante “condividere i frutti del Creato con gli altri, specialmente con i poveri, gli stranieri, le vedove, gli orfani”. In terzo luogo, il porporato ha richiamato l’importanza di una “conversione ecologica” del cuore umano, ovvero di “un radicale e fondamentale cambiamento del nostro atteggiamento nei confronti del Creato, dei poveri e delle priorità dell’economia globale”.

Dare spazio alla religione per capire cosa è davvero importante
Dal suo canto, la religione, ha aggiunto il porporato, può dare un notevole contributo al tema della salvaguardia ambientale perché può aiutare ad “orientare e integrare gli esseri umani nell’universo, identificando cosa è davvero importante e cosa bisogna proteggere in quanto sacro”. “Dare spazio alla religione – dunque – può trasformare il nostro atteggiamento nei confronti dell’ambiente in un modo in cui gli approcci politici o economici non possono fare”.

Appello ad una nuova solidarietà globale
Infine, il card. Turkson ha lanciato un appello al dialogo e ad una “nuova solidarietà globale”, in cui “ciascuno può fare la sua parte ed ogni singola azione, non importa quanto piccola, può fare la differenza”. “Il bene della persona umana – ha concluso il porporato – e non il perseguimento del profitto, è il valore-guida per la ricerca del bene comune universale”. (A cura di Isabella Piro)

inizio pagina

Mons. Tomasi: i poveri principali vittime dei cambiamenti climatici

◊  

Saranno le persone più povere dei Paesi più vulnerabili a doversi adattare alle conseguenze dei cambiamenti climatici che  però loro non hanno contribuito a creare. Lo ha dichiarato oggi mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente vaticano presso l'Ufficio Onu di Ginevra, durante la 28/ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani. Francesca Sabatinelli:

 

Guarda alla prossima Conferenza Onu sul clima, quest’anno a Parigi,  mons. Tomasi, auspicando che possa essere l’occasione per le nazioni di assumersi l’impegno a ridurre le emissioni di carbonio e soprattutto l’impegno a finanziare azioni a supporto delle popolazioni maggiormente colpite dai cambiamenti climatici. La nostra preoccupazione per il bene comune del pianeta e per l’umanità, rileva mons. Tomasi, ci obbliga a dover riconoscere la nostra interdipendenza l’uno con l’altro e con la natura. Nessuno è esonerato dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, così come non lo è dal dovere morale di agire in solidarietà reciproca per affrontare questo problema globale, anche per il bene delle generazioni presenti e future. Occorre quindi difendere il diritto allo sviluppo delle nazioni e dei popoli più vulnerabili che affrontano in modo più immediato l'impatto del cambiamento climatico. Povertà e cambiamento climatico sono ormai intimamente legati. E’ stimato in 600 milioni il numero di persone che dovranno affrontare la malnutrizione causata dai cambiamenti del clima, con una percentuale maggiore in Asia meridionale e nelle regioni dell’Africa sub-sahariana. Inoltre, l’aumento di inondazioni, tempeste, e l’innalzamento del livello dei mari, spingeranno sempre più la migrazione dalle campagne verso le periferie delle città, verso le baraccopoli, dove le persone saranno costrette a costruire le loro case, i loro rifugi, in zone a rischio. La Santa Sede, conclude quindi mons. Tomasi, si impegna a supportare gli sforzi che promuovano il bene comune, il rispetto della dignità umana e una cura particolare per i più vulnerabili. Si augura, inoltre, che i contributi promessi al Fondo verde per il clima continueranno ad aumentare in modo da consentire alle nazioni più vulnerabili di mitigare e adattarsi all'effetto dei cambiamenti climatici in modo più efficace.

inizio pagina

Gallagher: forze crescenti vogliono relegare cristianesimo al privato

◊  

“Oggi, la dignità della persona umana è a rischio; l’Europa può trarre grande beneficio dalla luce della morale cristiana”, non rinneghi le sue radici: è quanto ha detto oggi a Bratislava l'arcivescovo Paul R. Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, durante l'incontro dei consulenti giuridici delle Conferenze episcopali in Europa. Mons. Gallagher ha incentrato il suo discorso sugli interventi di Papa Francesco al Parlamento europeo e al Consiglio d'Europa a Strasburgo il 25 novembre dell’anno scorso. Il servizio di Sergio Centofanti

Il denaro sembra diventato più importante delle persone
“Una delle preoccupazioni centrali del Papa” – ha detto mons. Gallagher - è che “il denaro sembra essere diventato più importante delle persone, specialmente di quelle povere e vulnerabili”. “Al centro delle riflessioni del Papa a Strasburgo c’era la sua affermazione della dignità della persona umana” la cui protezione “precede tutte le leggi positive, che dovrebbero essere volte a realizzare proprio ciò. I diritti umani – ha osservato il presule - devono essere rispettati ovunque, non perché i politici ammettono la ‘preziosità, unicità e irripetibilità di ogni singola persona umana’, ma piuttosto perché sono incisi nel cuore di ogni essere umano”.

Diritti individualistici e radici cristiane dell'Europa
Il Papa – ha ricordato mons. Gallagher - ha parlato di “un fraintendimento del concetto di diritti umani” e di “un loro paradossale abuso” laddove una “rivendicazione sempre più ampia di diritti individuali”, da lui definiti “individualistici”, cela “una concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale” e dai suoi doveri. Il Pontefice – ha ancora osservato – “ci ricorda le radici cristiane del nostro continente”, nella consapevolezza che “il cristianesimo non è solo il nostro passato, ma anche il nostro presente e il nostro futuro”.

Apostasia silenziosa
L’esortazione del Papa a “costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili” – afferma mons. Gallagher – riecheggia il “monito di san Giovanni Paolo II in Ecclesia in Europa, secondo cui il continente che si separa dalle sue radici cristiane cadrà in una apostasia silenziosa”.

Marginalizzazione del cristianesimo
Il presule cita anche Benedetto XVI quando, durante la sua visita a Londra nel 2010, espresse la sua preoccupazione “di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore”.

Forze crescenti cercano di eliminare cristianesimo dal discorso pubblico
“In considerazione delle forze crescenti che cercano di relegare il cristianesimo all’ambito privato, eliminandolo dal discorso pubblico – ha affermato mons. Gallagher - è significativo che dopo il discorso del Papa a Strasburgo – e forse addirittura grazie ad esso – l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa abbia adottato una risoluzione che contrasta la discriminazione nei confronti dei cristiani in Europa”.

Europa si liberi da falso egalitarismo
“Nei prossimi anni e decenni – ha detto il segretario per i Rapporti con gli Stati - sarà importante per l’Europa che le sue nazioni e i suoi popoli continuino il processo d’unità liberi dai vincoli del falso egalitarismo e dell’eccessiva burocrazia, al fine di assicurare una pace duratura”.

Attenzione sulle periferie
Il Papa – ha spiegato infine mons. Gallagher - “invece di parlare a Bruxelles ai soli membri del Parlamento Europeo” ha deciso “in modo significativo, di parlare a Strasburgo, il che gli ha permesso di rivolgersi al Consiglio d’Europa, nel quale sono rappresentate tutte le nazioni europee, comprese la Russia e l’Ucraina, nonché l’Armenia e l’Azerbaigian, tanto per citare due esempi di aree esterne all’Unione Europea (ma interne all’Europa) dove sono in atto gravi e costanti conflitti. Papa Francesco voleva chiarire che il nostro continente è più grande dell’Unione Europea. Come spesso in passato, intendeva attirare l’attenzione sulle ‘periferie’ per impegnare attivamente gli Stati e i popoli, anche ai margini geografici del nostro continente. Si potrebbe dire che la vera capitale dell’Europa sia Strasburgo, che, dopo una storia tumultuosa, è diventata un simbolo autentico della riconciliazione franco-tedesca”.

inizio pagina

Cresce il numero delle donne che lavorano in Vaticano

◊  

Il numero delle donne che lavorano in Vaticano è cresciuto costantemente negli ultimi anni: al Governatorato sono quasi raddoppiate negli ultimi dieci anni. In questo periodo il loro totale è cresciuto da 195 a 371. La crescita è significativa anche in termini relativi. Nel 2004 quasi il 13 per cento del personale al servizio del Papa nella Città del Vaticano era composto da donne, nel 2014 ammontavano a più del 19 per cento.

Del tutto simile l’andamento presso la Santa Sede. Nel 2014 lavoravano tra gli impiegati della Curia e degli enti collegati, come ad esempio la Radio Vaticana, 391 donne, oltre il 18% del personale. I dati forniti dall’Ufficio del personale della Santa Sede coprono tuttavia solo gli ultimi quattro anni, periodo in cui è stata avviata l’informatizzazione nella raccolta dei dati in questione.

Quattro anni fa, nel 2011, erano impiegate presso la Curia 288 donne, il 17 per cento degli impiegati. La crescita delle assunzioni di personale femminile è stata più consistente di quella del personale maschile.

Le qualifiche delle donne impiegate al servizio del Papa vengono dedotte in relazione al livello retributivo. Qui emerge una differenza tra la Città del Vaticano e la Santa Sede: le donne impiegate presso la Santa Sede sono in media più qualificate delle loro colleghe in servizio al Governatorato. Queste ultime infatti sono inquadrate in maggioranza al 4° livello retributivo sui 10 totali e sono per la maggior parte commesse, per lo più presso i negozi dei Musei Vaticani o degli spacci annonari. Le donne impiegate presso la Santa Sede, invece, sono inquadrate in media al 7° livello, per il quale è generalmente richiesto un titolo di studio superiore. Sempre secondo i dati dell’ufficio del personale il 41% delle impiegate della Santa Sede sono laureate. Lavorano ad esempio come responsabili di dipartimenti della Curia, come archiviste, storiche o giornaliste.

Non sono molte le donne che occupano posizioni di vertice in Vaticano, che vadano quindi oltre il decimo livello retributivo. Al momento in Curia, ci sono due sottosegretari donne, entrambe italiane, una religiosa e una laica: suor Nicoletta Spezzati, della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, e Flaminia Giovanelli, del Pontificio Consiglio delle Giustizia e della Pace. E’ stato Paolo VI a nominare per primo una donna per un incarico di governo. Si trattava dell’australiana Rosemary Goldie (1916-2010), che dal 1967 al 1976 è stata una dei due vicesegretari del Pontificio Consiglio per i Laici. Nel 2003 Giovanni Paolo II nominò per la prima volta una donna come sottosegretario: si trattava di suor Enrica Rosanna, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, presso la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

Le origini dell’impiego di personale femminile in Vaticano risalgono esattamente a un secolo fa. Il primo febbraio del 1915 prendeva servizio presso la Floreria – l’ufficio che si occupa degli arredi papali - l’impiegata Anna Pezzoli. A partire dal 1929 furono assunte al servizio pontificio le prime donne con qualifiche accademiche. Crearono un indice dei manoscritti presso la Biblioteca Vaticana. Le donne iniziarono a lavorare in Vaticano soprattutto dopo il Concilio Vaticano II (1962 – 1965). (A cura di Gudrun Sailer)

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

Svegliate la fede: in prima pagina l’incontro tra Papa Francesco e gli aderenti al Cammino neocatecumenale

Per servire il popolo di Dio: Gualtiero Bassetti sul rapporto tra il vescovo e i suoi preti

Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Edward Michael Egan

Udienza del Santo Padre al presidente dell’Azerbaigian

Nell’informazione internazionale in evidenza la lotta contro l’Is e la fuga di decine di migliaia di civili per gli scontri a Tikrit

Per un’Europa fondata sulla dignità della persona: l’arcivescovo Gallagher all’incontro con i consulenti giuridici delle Conferenze episcopali

Draghi vede la ripresa: la Banca centrale europea avvia l’acquisto di titoli di Stato dei Paesi dell’euro

Nuova strage di Boko Haram in un villaggio nigeriano

La possibilità di scegliere: Charles Taylor sul rinnovamento della Chiesa in un’epoca secolare

Il grembo di Rachele: Isabella Farinelli sulle presenze femminili nella prima comunità cristiana

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Iraq. Sako: guerra terribile, fondamentalisti distruggono tutto

◊  

La distruzione dell'antica capitale assira Nimrud in Iraq da parte dei militanti del sedicente Stato Islamico attraverso bulldozer “costituisce un crimine di guerra”. Lo denuncia l'Unesco facendo "appello a tutti i responsabili politici e religiosi della regione a sollevarsi contro questa barbarie”. Intanto è di ieri la notizia della fuga di circa 28 mila civili dagli scontri tra esercito e jihadisti nella città settentrionale di Tikrit: una “città simbolica”, come spiega il patriarca di Babilonia dei caldei Louis Raphaël I Sako al microfono di Paolo Ondarza: 

R. - È una tragedia, perché questa è una città sunnita simbolica: è la città di Saddam Hussein, caduto nel 2003. La gente ha paura della vendetta, perché più di mille persone tra militanti o soldati sciiti sono stati assassinati. Tutta questa regione ha paura della vendetta. In questo momento sono come un “sandwich”: da una parte le milizie sciite con l’esercito iracheno e dall’altra l’Is. Perciò la gente cerca di scappare per non morire. Ci sono già due milioni di rifugiati iracheni. Adesso con Tikrit saranno di più. Il Paese non è preparato ad accogliere queste famiglie. È veramente una guerra terribile. Non si immaginano le conseguenze.

R. - Da una parte l’emergenza umanitaria e dall’altra ci arriva la notizia dell’ennesimo colpo all’eredità storica dell’Iraq. Infatti i jihadisti del sedicente Stato islamico hanno raso al suolo l’antica città assira di Nimrud …

D. - Loro non hanno nessun rispetto per la vita umana, per la storia … per tutto. Vogliono cancellare, annullare, tutta la storia; vogliono ricostruire una loro storia.

R. – Nell’interpretazione estremistica dell’islam infatti - quella adottata dall’Is - le statue, gli idoli, i santuari sono oggetti di culto diversi da Dio e per questo vanno distrutti. Una settimana fa la diffusione del video da parte del sedicente Stato islamico nel quale venivano fatti a pezzi, a colpi di asce le statue, i manufatti del monastero di Mosul …

R. – Ma la legge musulmana non è così! Da 1500 anni queste antichità erano lì a Mosul e Nimrud; penso che quello che è accaduto a Nimrud sia più grave, perché lì tutti questi monumenti sono originali, non sono copie come era invece nel museo di Mosul. È una grave perdita per l’umanità, per tutta la civiltà antica della Mesopotamia … É triste, non si capisce come il mondo intero sia incapace di sconfiggere questa ideologia e questi gruppi terroristi.

D. - C’è un appello che vuole levare ai nostri microfoni?

R. - È un doppio appello: salvare la vita di queste persone innocenti, civili e tutto questo patrimonio internazionale. Non dobbiamo lasciare che i gruppi fondamentalisti distruggano tutto.

inizio pagina

Medio Oriente: frattura tra Olp e Israele sulla sicurezza

◊  

Rottura tra l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) e Israele sul fronte della sicurezza. Secondo l’Olp, che ha adottato questa decisione dopo il lungo stallo del processo di pace, vi sarebbero sistematiche violazioni degli accordi da parte dello Stato ebraico, che si trova a pochi giorni dalle elezioni legislative. Intanto oggi un auto ha investito un gruppo di poliziotti di frontiera a Gerusalemme, ferendone cinque. Hamas ha definito eroico l’attentatore. Della situazione israelo-palestinese Giancarlo La Vella ha parlato con Ugo Tramballi, inviato speciale del Sole 24 ore: 

R. – Il processo di pace è assolutamente fermo, questo però non giustifica la tempistica delle scelte dell’Olp. Nel senso che l’Olp avrebbe tutto il diritto di interrompere i rapporti sulla sicurezza, visto che non esiste alcun dialogo. Farlo a 10 giorni dalle elezioni, quando c’è una qualche minima speranza di poter vedere sconfitto Netanyahu, lo trovo un errore clamoroso. Voglio anche dire che se i palestinesi sono sotto occupazione da 70 anni, la colpa è in buona parte anche dei comportamenti politici dell’Olp, di Fatah e di tutti gli altri. Mi sembra un errore clamoroso!

D. – In questa situazione gettano benzina sul fuoco le bellicose dichiarazioni di Hamas?

R. – Che Hamas spinga i palestinesi di Gerusalemme a compiere degli attentati, come dire, fa parte del suo lavoro. Hamas è un movimento estremista, che mette in gioco il destino di un milione di palestinesi di Gaza per il suo delirio militarista islamista: capisco che Hamas abbia tutto l’interesse a veder vincere Netanyahu, se questa è la sua agenda politica…

D. – Quanto stanno influendo sulle vicende di questi giorni le imminenti elezioni israeliane?

R. – I palestinesi sono stati spessissimo, anzi, quasi sempre, parte in causa di qualsiasi voto israeliano. In genere, nelle ultime elezioni, per l’opinione pubblica israeliana, la questione palestinese conta molto poco. Dopo il fallimento di Camp David e l’inizio della seconda Intifada, la storia che è stata venduta all’opinione pubblica israeliana è che, appunto, i palestinesi decisero di non accettare le proposte di pace israeliane. E quindi da diverso tempo a questa parte, le ultime elezioni sono legate più alle questioni economiche e sociali israeliane o allo scontro tra laici e estremisti fondamentalisti ebrei. In queste elezioni, questi elementi ci sono, però di nuovo torna a essere importante anche la questione del che cosa fare con i palestinesi, perché tutti i capi israeliani della sicurezza continuano a suggerire al governo che la ripresa del dialogo di pace è fondamentale per la sicurezza di Israele.

D. – Una situazione generale, quella attuale, in cui si intravede un’evidente difficoltà della comunità internazionale di intervenire a livello diplomatico, Stati Uniti in testa…

R. – Sì, bè, Stati Uniti e basta. Nel senso che i vero mediatori sono gli Stati Uniti, ma Washington non è affatto un mediatore equidistante e quindi non sa imporre a tutte e due le parti quelle dolorose decisioni, quelle difficili rinunce, che qualsiasi processo di pace al mondo prevede. L’amministrazione Obama sta già mandando dei segnali dicendo che, dopo le elezioni, chiunque vinca tenterà quasi di “imporre” di nuovo un processo di pace. Ma non credo che la cosa sarà fattibile.

inizio pagina

Terza Giornata dei Giusti: chi salva una vita salva il mondo

◊  

Chi salva una vita salva il mondo intero. E' questo lo scopo della "Giornata Europea dei Giusti", giunta oggi alla terza edizione. Un appuntamento nato per celebrare chi lotta contro le ingiustizie. Anna Zizzi ha intervistato il presidente dell’associazione Gariwo, promotrice di questa giornata, Gabriele Nissim

R. – Noi abbiamo lanciato questa proposta, votata il 10 maggio del 2012 dal Parlamento europeo, per ricordare tutte le storie di bene e di altruismo fatte da uomini nei momenti bui dell’umanità. Noi abbiamo un po’ esteso questo concetto dei giusti che era nato in Israele nel museo dello Yad Vashem per ricordare coloro che hanno aiutato agli ebrei. Ho coniato un nuovo slogan “Il giusto non è solo chi salva un ebreo, ma chi salva un altro uomo nei momenti duri dell’umanità”. Questa giornata capovolge un po’ il tema della memoria, perché questo molto spesso viene visto come un momento negativo, come a dire: “Noi ci colpevolizziamo per quello che è successo nel passato”. Io invece ho un’altra idea: noi dobbiamo dire che ogni uomo può essere artefice del bene e quindi se la storia sta avendo un’altra direzione questo dipende dalle scelte degli uomini. E questo è il senso della Giornata dei Giusti.

D. – Cosa si è pensato di fare in occasione della terza Giornata Europea dei Giusti?

R. – Abbiamo lanciato un messaggio di speranza rispetto a quanto avviene oggi nel mondo arabo musulmano. Sembra quasi che questa ondata integralista sia vincente, e sono in molti a crederlo. Noi la pensiamo un po’ diversamente: in questo mondo ci sono persone che lottano per la dignità. Per cui, un po’ come succedeva ai tempi del totalitarismo sovietico, noi dobbiamo guardare e scoprire queste figure che non si piegano. Dobbiamo valorizzare le persone che in questo mondo non accettano questa idea che in nome di un dio si possano uccidere gli uomini.

D. – La città di Assisi quest’anno è entrata a far parte del network internazionale di Gariwo, con il suo Giardino dei Giusti. Quali altre città italiane partecipano?

R. – Ci sono cerimonie a Palermo, a Firenze, iniziative a Benevento… Ci sono più di cento eventi e ogni anno ci sono sempre più scuole che partecipano. Ogni anno, questa rete si estende anche a livello internazionale, perché quest’anno in Germania si tiene la prima Giornata europea dei Giusti. A Sarajevo si tiene un’iniziativa fatta da Svetlana Broz, a Varsavia ce ne sarà un’altra nel museo ebraico e a Praga. Il 18 marzo, a Bruxelles, nel parlamento europeo ci sarà un’iniziativa politica a sostegno di questa giornata. Molti non si rendono conto, ma i giovani, quando si raccontano storie di bene, sono contenti, sperano nel mondo e si sentono protagonisti.

D.  – Come è possibile partecipare attivamente alla Giornata Europea dei Giusti?

R. – Ognuno può fare delle iniziative. Io ho lanciato il movimento nelle scuole chiedendo di adottare un giusto, cioè scoprire una storia. Nelle città ho avanzato la proposta di costruire dei Giardini dei Giusti.

inizio pagina

Dubbi della Caritas sulla norma anti accattonaggio di Alfano

◊  

Sta facendo discutere la proposta del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per un provvedimento contro il racket dell’accattonaggio e della carità. Una misura fortemente voluta dai sindaci che chiedono misure per il degrado urbano. I dubbi della Caritas. Il servizio di Alessandro Guarasci

Ancora i dettagli non ci sono, ma Alfano ha in mente un provvedimento che contenga all'interno misure per un più forte controllo del territorio. Il problema è sempre distinguere chi è costretto a chiedere l’elemosina, magari da una organizzazione malavitosa, da chi lo fa di sua spontanea volontà. D’altronde anche il sindaco di Firenze Nardella dice che non si può vietare di chiedere la legalità. Pierluigi Dovis, delegato Caritas per il Piemonte:

“Quello che a noi preoccuperebbe è che questo tipo di iniziative vengano fatte per il decoro urbano, per mettere cioè da parte le persone che chiedono i soldi davanti alle chiese piuttosto che ai semafori, perché queste in qualche modo deturperebbero il paesaggio oppure darebbero semplicemente fastidio. Ma se il motivo è, invece, vediamo di aiutare le persone a fare dei cammini di maggiore dignità allora ci sto, ma lì ho bisogno che vengano messe in campo delle risorse economiche, anche professionali, in termini di accompagnamento progettuale per le persone”.

Non ci sono numeri su chi chiede l’elemosina, anche se Cnca annuncia che tra qualche settimana darà i dati di un’indagine in due regioni italiane e in Bulgaria, Polonia, Portogallo, Romania. Sicuramente ci sono malavitosi che, soprattutto nelle grandi città, sfruttano minori e portatori di handicap. Una fetta di chi chiede la carità fa parte di quei 47 mila senza casa censiti dall’Istat a fine 2011.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Mozambico: i vescovi denunciano ingiustizie nella società

◊  

Bisogna riaffermare il valore della “vera unità nazionale” contro le pretese di monopolio da parte di élites “chiuse in se stesse”: lo sottolineano i vescovi del Mozambico, in un messaggio diffuso ieri, nel quale denunciano le disuguaglianze e le ingiustizie che continuano a dividere la società. “Il consolidamento dell’unità nazionale, un bene inestimabile per tutti, una ricchezza alla quale non possiamo rinunciare, non può mai essere considerato monopolio esclusivo di gruppi chiusi in se stessi e accecati dalla conquista del potere politico ed economico” si legge nel documento ripreso dall'agenzia Misna.

Cittadini esclusi dalle decisioni importanti sul Paese
I vescovi non fanno riferimento esplicito al Frelimo, il partito al governo dalla fine della guerra civile negli anni ’90, ma affrontano il nodo della rappresentatività delle forze politiche. “Il numero dei cittadini esclusi dalle decisioni importanti sul nostro Paese – si denuncia nel messaggio – cresce in modo vertiginoso”. Il governo è accusato di rivelarsi “sempre meno capace” di applicare i principi sanciti dall’articolo 11 della Costituzione: dalla costruzione di una società giusta alla promozione di uno sviluppo equilibrato, fino alla difesa dei diritti umani.

Monito contro la sottrazione di terre ai contadini
Centrale nel documento il tema dell’inclusione socio-culturale e la richiesta di politiche “per un’istruzione seria e di qualità che permetta a tutti i cittadini di trasformarsi in agenti dello sviluppo loro proprio e del Paese”. Alla denuncia di mancanza di trasparenza da parte della politica nonché della povertà che affligge la maggioranza della popolazione, si affianca un monito contro la “sottrazione di terre ai contadini per la realizzazione di mega-progetti a esclusivo vantaggio delle multinazionali e di una minoranza insignificante di cittadini mozambicani”. (V.G.)

inizio pagina

Togo: appello dei vescovi per elezioni pacifiche e trasparenti

◊  

La situazione sociopolitica del Paese, l’insegnamento cattolico, la formazione dei sacerdoti sono tra gli argomenti affrontati dai vescovi del Togo che si sono riuniti in Assemblea ordinaria dal 24 al 27 febbraio a Lomé. Aderendo all’iniziativa “24 ore per il Signore” che il Papa ha chiesto di osservare in tutte le diocesi dei cinque continenti il 13 e 14 marzo, i presuli hanno deciso di indire 3 giorni di digiuno il 12, 13 e 14 marzo per implorare a Dio la grazia della pace in Togo.

Disappunto per la mancata realizzazione delle riforme istituzionali e costituzionali
Alla vigilia delle elezioni presidenziali i vescovi hanno rimarcato la mancata realizzazione delle riforme istituzionali e costituzionali previste dall’Accordo Politico Globale, nonostante i ripetuti appelli rivolti ai politici. Allo scopo di preservare la pace in questo momento delicato per il Paese, i presuli, hanno inoltre invitato governo, partiti politici, istituzioni e cittadini a far si che lo scrutinio delle presidenziali si svolga in maniera pacifica, giusta, trasparente, equa e credibile.

Il nunzio apostolico incoraggia i vescovi e chiede preghiere per la nazione
All’apertura dei lavori è intervenuto il nunzio apostolico mons. Brian Udaigwe che ha espresso preoccupazione per l’attuale realtà sociale del Togo ed ha esortato i vescovi a proseguire la loro missione tra la gente, ad affrontare le sfide del dialogo e a prevenire le difficoltà che possono scaturire tra le diverse componenti politiche della nazione. Mons. Udaigwe ha anche chiesto di pregare perché giustizia, pace e verità garantiscano la pace sociale e la coesione nazionale.

Gli altri temi della plenaria
In un comunicato diffuso al termine dei lavori i presuli rendono noto di aver parlato anche della loro visita ad limina prevista dal 9 al 19 maggio, della preparazione al Sinodo sulla famiglia, del nuovo ufficio della Fraternità dei sacerdoti diocesani del Togo e di iniziative per il clero. Il documento riferisce anche di un incontro con una delegazione del Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e del Madagascar con la quale c’è stato un confronto sul progetto di un incontro panafricano in Togo, a giugno, sulla pastorale dell’Aids. Infine i vescovi hanno affrontato il tema dell’educazione dei giovani e della formazione cattolica e hanno visitato l’Università Cattolica dell’Africa dell’Ovest, Unità Universitaria del Togo, a Zanguéra. (A cura di Tiziana Campisi)

inizio pagina

Filippine: Chiesa rivendica diritto di critica verso il governo

◊  

Finita sotto attacco per le sue posizioni su alcune questioni di dominio pubblico, la Chiesa filippina ha reagito segnalando il suo dovere morale, come istituzione ma anche come insieme di cittadini, di intervenire su temi di rilevanza nazionale. In particolare - riferisce l'agenzia Misna - la gerarchia religiosa era stata chiamata in causa nei gorni scorsi con l’accusa di ingerenza per la sua posizione sull’approvazione di due progetti di leggi che chiedono l’estensione dei programmi di riforma agraria e per avere chiesto – come peraltro diverse voci della società civile e della politica – al presidente Benigno Aquino di prendere su di sé la responsabilità politica per il massacro il mese scorso di 44 poliziotti nella municipalità meridionale di Mamasapano ad opera di ribelli islamici con cui da tempo sono in corso colloqui di pace.

La Chiesa ha il diritto di esprimersi su questioni di interesse nazionale
Ieri, in una conferenza stampa, il segretario esecutivo del Comitato permanente per gli Affari pubblici della Conferenza episcopale cattolica, padre Jerome Secillano, ha espresso con chiarezza la posizione dei vescovi filippini, segnalando che gli uomini di Chiesa hanno il diritto di esprimersi su questioni di interesse nazionale in quanto cittadini, anche se la loro opinione può non coincidere con quella dei rappresentati pubblici. “Vescovi e sacerdoti sono pure criticati dalla gente, ma non possiamo dire a chi non condivide la nostra posizione di non criticarci perché non sono nostri parrocchiani. Allo stesso modo, quando un vescovo critica il governo, questo non può dirci di stare zitti perché non ne facciamo parte”, ha sottolineato padre Secilliano. (C.O.)

inizio pagina

Spagna: a Madrid, Giornata sull’insegnamento cattolico

◊  

“Crescere ed educare”: ha questo tema la 30.ma Giornata diocesana dell’insegnamento promossa a Madrid dalla Conferenza episcopale locale per domani, sabato 7 marzo. L’evento vuole celebrare il 50.mo anniversario della Gravissimum Educationis, la dichiarazione del Concilio Vaticano II sull'educazione cristiana. In vista dell’avvenimento, mons. Carlos Osoro, arcivescovo di Madrid, ha diffuso un messaggio in cui ribadisce l’importanza dell’insegnamento cattolico.

L’evangelizzazione va accompagnata all’educazione
Partendo dal principio che la missione evangelizzatrice ecclesiale deve essere accompagnata da “un obiettivo educativo”, mons. Osoro ricorda che la Chiesa “è stata presente nella scuola sin dai suoi inizi, per offrire ai giovani una formazione integrale che li aiuti ad inserirsi nella società e a dare un senso alla loro vita”. Tuttavia, sottolinea il presule, a cinquant’anni dal Concilio, il panorama educativo è molto cambiato, e sono quindi diversi gli aspetti da considerare. In particolare, mons. Osoro ne indica tre.

Formare i giovani con esempi e testimonianze credibili e coerenti
Il primo riguarda il difficile contesto sociale attuale: “Le famiglie – spiega il presule – si trovano immerse in una dinamica accelerata di cambiamenti sociali e ciò le porta a sentirsi disorientate nell’educare i figli”. Non solo: l’arcivescovo di Madrid evidenzia che oggi sono molti gli ambiti a cui i ragazzi fanno riferimento per l’apprendimento, come Internet ed i social network. Di fronte a tali contesti critici, però, - è l’esortazione del presule – “non ci si può rassegnare per lasciarsi trascinare dal pensiero dominante”. Piuttosto, la Chiesa deve ribadire l’autentica finalità dell’educazione, ovvero la formazione integrale della persona, affinché quest’ultima possa “vivere in pienezza e portare il suo contributo al bene comune della società”. Tale educazione, sottolinea ancora il presule, deve essere offerta soprattutto attraverso “esempi e testimonianze credibili e coerenti”.

Promuovere il dialogo interreligioso e con i non credenti
In secondo luogo, mons. Osoro evidenzia che “in un mondo sempre più globalizzato”, l’educazione scolastica deve aiutare i giovani a “comprendere la crescente complessità dei fenomeni mondiali ed a vincere il sentimento di incertezza che essi suscitano”. Da qui, aggiunge il presule, deriva l’importanza del dialogo e del confronto tra i cattolici, i non credenti e i seguaci di altre religioni. Per questo, “molte scuole cattoliche sono frequentate da alunni non cristiani e non credenti”, così che – come ribadito spesso da Papa Francesco - si possa promuovere “il diritto di tutti all’accesso al sapere ed alla conoscenza”.

Il sapere deve dare un senso alla vita
In terzo luogo, l’arcivescovo di Madrid ribadisce che “l’educazione scolastica cattolica non può ridursi alla mera trasmissione di conoscenza”, bensì deve “coltivare negli alunni quelle facoltà e capacità che permettano loro di affrontare le domande sul significato della vita, aiutandoli a dare una risposta che sia un’adesione libera e ragionata alla Parola di Dio”. Infine, mons. Osoro conclude il suo messaggio con l’auspicio che la Giornata diocesana dell’insegnamento “accresca negli educatori l’interesse e l’impegno per una vera formazione integrale dei giovani”.

Focus sull’ora di religione
Promossa dalla Delegazione episcopale per l’insegnamento, la Giornata avrà inizio intorno alle 11.45 con il discorso inaugurale di mons. Osoro. Seguiranno altri relatori ed altri temi, tra i quali quello dell’ora di religione, al centro di un dibattito politico particolarmente acceso in Spagna sul fatto se essa debba essere obbligatoria o facoltativa. (I.P.)

inizio pagina

Messaggio Cei Giornata per l'Università Cattolica

◊  

“Giovani, periferie al centro” è il tema proposto per la celebrazione della 91ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che si svolgerà domenica 19 aprile. Un tema che, scrive la Presidenza Cei nel suo Messaggio diffuso ieri e ripreso dall'agenzia Sir, “sollecita a sviluppare una attenta riflessione e ad assumere con decisione iniziative che promuovano una rinnovata centralità dei giovani, sottraendoli a quelle periferie spirituali, sociali e culturali in cui la società sembra volerli confinare”. “Ciò che impressiona maggiormente - si legge nel testo - è il prezzo altissimo che le nuove generazioni stanno pagando per il prolungarsi della crisi economica che colpisce in particolare i giovani, ritardando e, in alcuni casi, rendendo quasi impossibile l’inserimento lavorativo, la formazione di una famiglia, la messa a frutto delle doti e delle competenze acquisite con lo studio, l’assunzione di responsabilità sociali”. 

Crescente precarietà dei giovani rende incerto anche il futuro dell’umanità
Difficoltà che determinano “una collocazione sempre più periferica dei giovani nel sistema sociale e può generare sfiducia e scoraggiamento. Dobbiamo essere consapevoli - afferma la Presidenza della Cei - che la crescente precarietà dei giovani rende incerto anche il futuro dell’umanità”. Nonostante il quadro allarmante, i giovani “sembrano essere i primi a non rassegnarsi e a reagire con vigore cercando in ogni modo di far fronte alla carenza del lavoro e alle nuove sfide poste dalla globalizzazione” come documenta il Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Giornata per dare un segnale di rinnovata attenzione ai giovani
Per la Presidenza Cei “è compito di tutta la società, della comunità ecclesiale e delle istituzioni formative essere vicine ai giovani, in questo delicatissimo frangente, per incoraggiarli e offrire percorsi concreti affinché ritornino a svolgere quel ruolo centrale che compete loro e di cui l’intera società ha estremo bisogno”. A tale riguardo la Giornata Nazionale dell’Università Cattolica è “una preziosa occasione per dare un segnale di rinnovata attenzione ai giovani, per riportarli al centro dell’impegno missionario della Chiesa” e il suo sostegno è fondamentale anche per “aprire prospettive per le nuove generazioni che sentono il bisogno di sviluppare personalità mature dal punto di vista umano, intellettuale e spirituale, di acquisire conoscenze sempre più qualificate, di sperimentarsi su orizzonti internazionali”.

Creazione di borse di studio e altre forme di contribuzione
Da qui l’invito della Cei alle comunità ecclesiali “a rinnovare il loro impegno a favore dei giovani che scelgono l’Università Cattolica del Sacro Cuore, oltre che con la tradizionale raccolta di fondi in occasione della Giornata Nazionale anche con la creazione di borse di studio e altre forme di contribuzione, e soprattutto con il sostegno umano e l’accompagnamento spirituale nella preghiera”. “Sarà così possibile - si legge ancora nel Messaggio - aiutare ancora di più chi ha meno possibilità e dare ad un maggior numero di giovani la possibilità di realizzare i loro desideri di una formazione culturale altamente qualificata e cristianamente ispirata, in un ambiente in cui viene coltivata con sapienza l’alleanza tra la ragione e la fede, tra le conoscenze scientifiche e la luce del Vangelo”.  (R.P.)

inizio pagina

Clericus Cup: "Giochiamo in attacco la partita del Vangelo”

◊  

“Giochiamo in attacco la partita del Vangelo”. Le parole rivolte da Papa Francesco il 7 giugno scorso agli 80mila partecipanti all’incontro in Piazza san Pietro per il 70° del Csi, campeggiano sulle maglie delle 16 formazioni della Clericus cup 2015. “L’attaccare è giocare a uomo, farsi vicino ad ogni uomo”, ha spiegato ieri in conferenza stampa don Alessio Albertini, consulente ecclesiastico nazionale del Centro sportivo italiano (Csi), presentando presso l’Auditorium Pontificia Università Urbaniana la nona edizione del torneo di calcio rivolto a seminaristi e sacerdoti di collegi, università e seminari pontifici, che prende il via il 7 marzo. 

Un prete sta nello sport per annunciare il Vangelo
Il campionato - riferisce l'agenzia Sir - è promosso dal Csi con il patrocinio dell’Ufficio nazionale del tempo libero, turismo e sport della Cei, e dei Pontifici Consigli per i laici e della cultura. “Un prete sta nello sport - ha proseguito don Albertini - perché lì ci sono gli uomini concreti, e dove c’è un uomo c’è anche Gesù”. Per il segretario del Pontificio Consiglio per i laici mons. Josef Clemens, “il lavoro pastorale è un lavoro di squadra: è il mettere insieme i talenti e le forze di tutti che porta alla vittoria, nello sport e nell’evangelizzazione”. Anche se professionista, lo sportivo “non deve mai dimenticare la sua vocazione iniziale di ‘amateur’ e continuare a coltivare bellezza, gratuità e cameratismo”.

Importanza della formazione dell’educatore sportivo
Mons. Melchor Sánchez de Toca, sottosegretario del Pontificio Consiglio della cultura e incaricato del dipartimento Cultura e sport del dicastero, ha sottolineato l’importanza di recuperare la dimensione del gioco riportandola anche “all’interno dei seminari e dei centri di formazione dei futuri sacerdoti, dove oggi ci sono più palestre ma si gioca di meno”. Essenziale anche la formazione dell’educatore sportivo, che per i ragazzi “è figura di riferimento a volte più importante dei genitori e degli insegnanti, ma spesso trascurata”. Per Cristian Carrara, presidente Commissione cultura e sport Regione Lazio, sport e arte sono strumenti di promozione e coesione sociale. Paolo Masini, assessore allo sport di Roma capitale, ha definito gli oratori “luoghi di sana aggregazione” e ha annunciato un progetto di “calcio solidale” partendo dalle periferie.

In campo 382 atleti di 67 Paesi
La Clericus vedrà in campo 382 atleti di 67 Paesi dei cinque continenti: quattro gironi da quattro squadre, in totale 16 formazioni per ognuna delle quali è intervenuto all’incontro odierno un rappresentante. Il 2015 segna il debutto del Collegio Altomonte (Università Santa Croce). Ad aggiudicarsi la scorsa edizione della coppa è stato il Collegio urbano. Calcio d’inizio il 7 marzo; finale il 23 maggio. Il regolamento, simile a quello della Figc, prevede in più il time out e il cartellino azzurro (espulsione temporanea di cinque minuti). In caso di pareggio si va ai rigori. (R.P.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 65

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.