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Sommario del 20/03/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco: mondo sia libero da pena di morte, è solo un fallimento

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È un affronto alla sacralità della vita umana, dono di Dio. Ma è fallimentare anche dal di punto vista penale, “perché non si raggiungerà mai la giustizia uccidendo un essere umano”. Con questi pensieri, Francesco ha preso una posizione netta contro le esecuzioni capitali, che ha auspicato possano essere presto cancellate da tutti i sistemi penali. Il Papa ha consegnato la lettera con le sue riflessioni alla delegazione della Commissione internazionale contro la pena di morte, ricevuta in udienza. Il servizio di Alessandro De Carolis: 

Crudele, inumana, degradante. Non c’è crimine al mondo che debba essere ripagato con la pena di morte. Uccidere un detenuto non fa giustizia, perché vera giustizia è offrire a chiunque la possibilità di riscattarsi. Francesco rigetta da ogni punto di vista il ricorso alle esecuzioni capitali da parte di uno Stato di diritto affermando di volere “un mondo libero dalla pena di morte” e ringraziando chi si batte per la “moratoria universale delle esecuzioni capitali in tutto il mondo”, in vista della loro “abolizione”.

Dignità sacra
Nella sua lettera alla Commissione internazionale contro la pena di morte, il Papa ritorna con passione su temi già affrontati nei mesi scorsi al cospetto di varie Associazioni di diritto penale ed esperti di criminologia. Stavolta, afferma di voler sottolineare meglio la posizione della Chiesa sulla questione. Il punto di partenza è evidente: per i seguaci di Cristo la vita è sacra perché l’uomo è creatura che Dio ama di un amore unico. Francesco cita Sant’Ambrogio quando affermò che, guardando a Caino, “Dio non volle punire l'omicida con un omicidio, poiché vuole il pentimento del peccatore più che la sua morte”. Dunque, soggiunge, “neppure l'omicida perde la sua dignità personale e Dio stesso se ne fa garante”.

L’opposto della misericordia
L’esecuzione capitale, asserisce il Papa, è contraria invece “al senso di ‘humanitas’ e alla misericordia divina, che dovrebbe essere un modello per la giustizia degli uomini. Implica un tratto crudele, inumano e degradante, come lo è anche l'angoscia che precede il momento dell’esecuzione e la terribile attesa tra la sentenza e l’applicazione della pena, una ‘tortura’ che – rimarca Francesco – in nome di un giusto processo, dura solitamente molti anni e che in attesa della morte non di rado porta alla malattia e alla follia”.

Pena inammissibile
Il Papa condanna ovviamente senza appello l’uso strumentale che della pena di morte fanno i “regimi totalitari”, o quelli che definisce “gruppi di fanatici”, per i quali uccidere un prigioniero – dice – non è che un mezzo per sterminare “dissidenti politici”, “minoranze” e “ogni soggetto etichettato come ‘pericoloso" o che possa essere percepito come una minaccia per il proprio potere o per il raggiungimento dei propri scopi”. E di ciò spesso fanno le spese tanti cristiani, “nuovi martiri” che la Chiesa piange. Ma l’attenzione di Francesco è soprattutto per l’atteggiamento degli Stati che comminano la pena capitale. La stigmatizza come “un fallimento” per chi la adotta e la valuta “inammissibile per quanto grave sia il delitto della persona condannata”, poiché “non rende giustizia alle vittime, ma incoraggia la vendetta”. Ricorda qui una celebre frase di Dostoevskij che scrisse: "Uccidere chi ha ucciso è incomparabilmente più grande della stessa punizione del crimine. L'omicidio in virtù di una sentenza è più spaventoso dell'omicidio che commette un criminale". E chiosa: “Non si raggiungerà mai la giustizia uccidendo un essere umano”.

Non c’è un modo “umano” di uccidere
Inoltre, prosegue Francesco, “la giustizia umana è imperfetta” e “con l'applicazione della pena capitale si nega al condannato la possibilità di riparare o di emendare il danno commesso”, la “possibilità della confessione attraverso cui l'uomo esprime la propria conversione interiore”, quella della “contrizione che porta al pentimento e all'espiazione, per giungere all’incontro con l’amore misericordioso e risanatore di Dio”. Francesco critica poi duramente i dibattiti in corso in alcuni settori nei quali ci si interroga sul “modo di uccidere”, come se si trattasse – dice con una punta di sarcasmo – di trovare il modo di "farlo bene". Ma, obietta, "non c'è un modo umano di uccidere un'altra persona”. Quindi, torna anche su un concetto già espresso a proposito dell’ergastolo, la “pena di morte nascosta”, che oltre a privare della libertà il colpevole di un reato, mira a privarlo anche della “speranza”. Un “sistema penale”, osserva Francesco, “può prendere il tempo dei colpevoli, ma non potrà mai prendere la loro speranza”.

Migliori condizioni carcerarie
Infine, registrando la “maggiore sensibilità morale rispetto al valore della vita umana” e dunque una “crescente avversione alla pena di morte” da parte dell’opinione pubblica, il Papa conclude riaffermando che “tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà” sono “chiamati oggi a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana delle persone private della libertà”.

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Il Papa ai vescovi giapponesi: missionari anche della porta accanto

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L’eredità delle grandi personalità di missionari, ma anche il ruolo dei laici di oggi e di ieri, in particolare i cosiddetti "cristiani nascosti" del periodo delle persecuzioni (XVII secolo), sono stati i temi al centro del discorso del Papa consegnato ai vescovi del Giappone, in visita ad Limina. Il servizio di Fausta Speranza

“Chiamati ad essere missionari anche quando significa semplicemente aprire la porta di casa e fare un passo verso i vicini”. Così Papa Francesco chiede ai cristiani di testimoniare il Vangelo “toccando – raccomanda - la carne sofferente di Cristo negli altri”. Parla ai vescovi giapponesi, ricorda “l’eredità viva di fede” che il Paese dell’Estremo Oriente conserva. Una Chiesa – dice – “che ha fatto esperienza di abbondanti benedizioni ma che ha anche conosciuto altrettante sofferenze”. Un’eredità che – dice – “incoraggia la Chiesa nel suo cammino futuro”. Nel suo discorso Francesco va col pensiero a tutti “i missionari che negli anni hanno offerto la loro vita al servizio del Vangelo e del popolo giapponese” e a quella che definisce l’emergenza dei “cristiani nascosti”, quei fedeli che hanno fatto sì che “anche quando erano stati espulsi tutti i missionari e i sacerdoti dal Paese, la fede della comunità cristiana non si inaridisse”. Papa Francesco ricorda che proprio quest'anno ricorre il 150.mo anniversario della scoperta di questa realtà e spiega: “in una situazione di grande pericolo e di persecuzione”, preghiera e adesione al Vangelo hanno tenuto viva la fede, nonostante la mancanza di sacerdoti e l’impossibilità di amministrare i sacramenti. E ribadisce: “La Chiesa anche oggi si rafforza e il suo impegno di evangelizzazione è efficace quando i suoi fedeli sono ancorati nella personale relazione con Cristo e supportati dalle parrocchie e dalle comunità ecclesiali”. Una relazione con Cristo “costruita su una solida vita di preghiera e un sincero impegno al bene comune”. Dunque, il Papa chiarisce che i ‘cristiani nascosti’ ci ricordano che l’impegno di far crescere la Chiesa ed evangelizzare richiede la piena e attiva partecipazione dei fedeli laici”. 

Con profondo apprezzamento per le iniziative della Chiesa in Giappone, il Papa incoraggia in particolare a continuare l’impegno su due piani: quello dell’assistenza dei sofferenti “senza distinzione di religione”, ricordando “la tragica devastazione del terremoto e dello tsunami di quattro anni fa”. E l’impegno a favore della pace tra una popolazione che “ha vissuto le enormi sofferenze di Hiroshima e Nagasaki”. Il Papa raccomanda l’impegno in tema di scolarizzazione, di salute e poi di dialogo tra la Chiesa e la società.

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Arcivescovo scozzese O'Brien rinuncia a diritti cardinalato

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"Papa Francesco ha accettato la rinuncia ai diritti e alle prerogative del cardinalato, espresse nei canoni 349, 353 e 356 del Codice di Diritto Canonico, presentata, al termine di un lungo itinerario di preghiera, dal cardinale scozzese Keith Michael Patrick O'Brien, arcivescovo emerito di Saint Andrews and Edinburgh". E' quanto rende noto un comunicato stampa del decano del Collegio cardinalizio. "Con questo provvedimento - conclude il comunicato - il Papa manifesta a tutti i fedeli della Chiesa in Scozia la sua sollecitudine pastorale e li incoraggia a continuare con fiducia il cammino di rinnovamento e di riconciliazione".

Ricordiamo che l’arcivescovo O’Brien, d’intesa con Papa Francesco, aveva lasciato la Scozia nel maggio del 2013 “per alcuni mesi di rinnovamento spirituale, preghiera e penitenza”.  In una nota diffusa nel marzo dello stesso anno, aveva affermato: “Ci sono stati momenti nei quali la mia condotta sessuale è caduta sotto gli standard delle aspettative che vi erano nei miei confronti come sacerdote, arcivescovo e cardinale”. “Chiedo scusa e perdono a coloro che ho offeso” - aveva aggiunto - “chiedo anche scusa alla Chiesa cattolica e agli scozzesi. Trascorrerò il resto della mia vita in pensione e non avrò nessun altro ruolo nella vita pubblica della Chiesa cattolica in Scozia”. O’Brien aveva anche rinunciato a partecipare al Conclave che ha eletto Papa Francesco.

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Cantalamessa: lo Spirito Santo tra Oriente e Occidente

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La carità nei rapporti tra le Chiese porta a guardare le diversità non come un errore o una minaccia, ma come una ricchezza di cui rallegrarsi. E’ in sintesi la conclusione della predica di Quaresima che padre Raniero Cantalamessa ha tenuto questa mattina nella Cappella “Redemptoris Mater” in Vaticano, alla presenza del Papa e della Curia. Un percorso di meditazioni sulla comune fede dell’Oriente e dell’Occidente, stamani incentrata sul mistero dello Spirito Santo. Il servizio di Gabriella Ceraso: 

Lo Spirito Santo tra Oriente e Occidente 
C’è un’intesa oggi, per grazia di Dio, anche sullo spinoso problema che per secoli ha separato, con attriti e accuse reciproche, Chiesa d’Oriente e d’Occidente, ovvero la dottrina della processione dello Spirito Santo in seno alla Trinità. E’ questo il cuore della meditazione di Padre Raniero che ne spiega origine, sviluppi e prospettive. La prima formulazione della fede della Chiesa nello Spirito Santo risale al Concilio di Costantinopoli del 381: lo Spirito è “Signore”, procede “dal Padre” e “ha parlato per mezzo dei profeti”. Formula lacunosa, spiega il predicatore della Casa pontificia, e dunque integrata successivamente. A fare da spartiacque tra le Chiese fu la definizione del rapporto tra Spirito Santo e Figlio .Per i Padri greci lo Spirito procede dal Padre “attraverso il Figlio”; per i Latini dal Padre e dal Figlio, ovvero “come dal Padre” così “interamente dal Figlio”, livellando, spiega padre Raniero, le due relazioni di origine. Fu in particolare con l’inserimento dell’espressione latina Filioque nella recita liturgica del Credo - Simbolo Niceno Costantinopolitano con Benedetto VII nel 1014 - che nacquero le recriminazioni dell’Oriente.

Alla divisione subentra la complementarietà
Oggi, prosegue padre Raniero, questo non sembra più un problema e, nel clima di dialogo e mutua stima che si cerca di ristabilire tra Ortodossia e Chiesa cattolica, si parla di una “legittima complementarietà che se non è irrigidita non impedisce l’identità di fede nella realtà del mistero”. Lo stesso San Giovanni Paolo II in certe celebrazioni ecumeniche, ricorda padre Raniero, iniziò la pratica di omettere la formula in segno di una volontà di riconciliazione. Ma il dialogo vero, oltre ad appianare difficoltà, prosegue, padre Raniero, apre nuove prospettive. E attualmente la novità più grande tra le teologie delle due Chiese sulla “Scienza dello Spirito Santo” o Pneumatologia, non consiste nel trovare un accordo sul Filioque, ma nel ripartire dalla Scrittura in vista di una sintesi più ampia. Ne emergono dunque due dati. Il primo, è il rapporto di reciprocità tra il Figlio e lo Spirito Santo che emerge dalla Storia della salvezza ("il Figlio non è solo colui che lo Spirito ma anche colui che lo riceve") e che riflette il rapporto che esiste nella Trinità. In questa direzione il dialogo di tutti i teologi è fraterno e costruttivo: Figlio e Spirito Santo "non vanno visti uno dopo l’altro o uno accanto all’altro", ma “uno nell’altro”. Generazione e processione non sono dunque “ due atti separati” , ma due aspetti o due risultati di un unico atto.

La via della carità 
Ma le Scritture permettono di costatare anche un'altra complementarietà tra Spirito come verità e luce, visione dei Padri greci e Spirito come carità, che effonde cioè l’amore di Dio nei cuori, propria dei latini. Se come scrive S. Agostino “la carità unisce e l’invidia separa“, se essa "mi fa amare il Corpo di Cristo e nell’unità tutti i carismi sono i miei", ecco svelato il segreto attraverso il quale, conclude padre Raniero, fare il passo decisivo verso l’unità dei cristiani. La carità applicata ai rapporti fra le due Chiese, porta a guardare a quello che ognuna di esse ha di diverso dall’altra, non come un errore o una minaccia, ma  come una ricchezza per tutti di cui rallegrarsi.

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Card. Sepe: Papa a Napoli per ridare speranza e coraggio

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Grande attesa da parte della popolazione campana per la visita pastorale che domani Papa Francesco compirà a Pompei e Napoli: si prevede la presenza di centinaia di migliaia di persone all’appuntamento. Dieci ore intense, che vedranno Francesco toccare le varie realtà della città partenopea. Da Napoli il servizio del nostro inviato Alessandro Guarasci

Stanno scorrendo in modo febbrile le ultime ore che mancano all’arrivo di Papa Francesco a Napoli. La macchina organizzativa sta mettendo a punto i dettagli dell'accoglienza, e in città tanta gente aspetta con ansia il grande giorno. Dal Papa la città attende parole di speranza, perché se è vero che a Napoli c’è una disoccupazione ben sopra la media nazionale e in alcuni quartieri la camorra detta legge, ci sono tante associazioni, tanti cittadini che lottano per la legalità e per una rinascita economica e culturale. Domani, prima di arrivare nel capoluogo partenopeo il Santo Padre sarà alle 8.00 al Santuario di Pompei, dove reciterà “la Piccola Supplica”. Dopo un’ora, l’atterraggio al campo sportivo comunale di Scampia, dove incontrerà la popolazione del rione, le categorie sociali, le organizzazioni di stranieri. All’arrivo suoneranno le campane delle principali chiese della diocesi. Importante sarà la partecipazione delle scuole, per far capire a Francesco che questo quartiere, nonostante sia famoso per i fatti di cronaca, ha un futuro. Poi, la Messa nella maestosa Piazza del Plebiscito, e successivamente la visita nel carcere di Poggioreale. Qui il Papa pranzerà con un gruppo di detenuti, ma l’obiettivo è salutarli uno per uno. Nel primo pomeriggio la venerazione delle reliquie di San Gennaro. Infine l’incontro con gli ammalati nella Basilica del Gesù Nuovo e sul lungomare Caracciolo il bagno di folla con i giovani e le famiglie. In questa visita un ruolo importante lo stanno avendo i laici, dice Maria Pia Condurro, responsabile delle aggregazioni laicali della Diocesi:

“Le associazioni e i movimenti hanno preparato la venuta del Papa, annunciandola. Nei due weekend precedenti abbiamo animato in ben 70 piazze tre grandi supermercati annunciando ai passanti che il Papa sarebbe venuto, dando il programma, avvicinandoli e chiedendo alla gente: ‘Che cosa ti aspetti dal Papa?’. E’ stata una cosa straordinaria, abbiamo video, interviste, montagne di lettere che non sappiamo come fare arrivare al Papa ma, comunque, sono una testimonianza di grande affetto e attenzione della gente comune”.

Papa Francesco porterà a Napoli speranza, coraggio e dignità: è quanto afferma il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo della città che domani accoglierà il Pontefice. Alessandro Guarasci ha chiesto al porporato il significato di questa visita pastorale: 

R. - È un segno di predilezione, di amore, un’attenzione particolare che il Papa, fin dal primo momento, ha espresso quando è stato invitato a visitare Napoli. Il Papa conosce bene anche le contraddizioni presenti nella nostra realtà, dove c’è miseria e benessere, arretratezza e sviluppo, dove c’è una grande fede, una fede viva, e però ci sono anche forme di indifferenza…

D. – State pensando a un’accoglienza particolare, qualche sorpresa, per Papa Francesco?

R. – Il Papa fa una visita pastorale, non viene a Napoli per una ricorrenza oppure una circostanza: viene per incontrare tutti. Da Scampia, dove ci sono professionisti, rappresentanti della legalità, della cultura, ma anche e soprattutto i poveri, i migranti, i rom, i clochard, il mondo del lavoro; e poi sì, i sacerdoti, gli ammalati, i giovani… Alla fine, soprattutto, prima della partenza del Papa, sul lungo mare di Napoli ci sarà una bella festa dei giovani, che gli rivolgeranno delle domande e avranno un dialogo - così come sa fare il Papa - molto fitto, molto forte con lui.

D. – Papa Francesco saprà sicuramente cogliere sofferenze e speranze di questa città. Napoli - lo sappiamo - sta vivendo una forte crisi occupazionale: la dottrina sociale della Chiesa può dare un concreto aiuto in questo senso?

R. – Da tempo anche noi vescovi ci siamo interrogati su questa crisi gravissima, che è soprattutto occupazionale e che riguarda soprattutto i giovani, per cercare di dare una risposta a questa situazione. Una crisi che prende naturalmente le famiglie che non sanno come arrivare a fine mese, una crisi che prende i negozianti… Ecco, in tutta questa realtà bisogna partire da Cristo, e quindi bisogna dare anche una formazione. Noi, come Chiesa di Napoli, da alcuni anni abbiamo messo la Dottrina sociale della Chiesa a fondamento della educazione e formazione nelle varie parrocchie, nei vari decanati e anche a livello diocesano.

D. – La sosta in mattinata a Scampia potrà in qualche modo segnare una svolta per quel quartiere?

R. – Io credo di sì, soprattutto perché Scampia si aspetta appunto questo incoraggiamento e questa speranza. Diceva Giovanni Paolo II: “Riorganizzare la speranza”; noi abbiamo detto: “Fare largo alla speranza”. Siccome in questo quartiere non ci sono solo cose brutte, ma anche tante potenzialità, io credo che la venuta del Papa costituirà certamente un impulso forte a cambiare e a ridare dignità a questa nostra gente. E’ un quartiere di circa 70.000 abitanti che aspettano dalla parola del Papa un motivo per riprendersi.

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Settimana Santa: calendario celebrazioni presiedute dal Papa

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E’ stato pubblicato il calendario dei riti presieduti da Papa Francesco nella Settimana Santa. Il 29 marzo, il Papa presiederà in Piazza San Pietro, a partire dalle 9.30, la processione e la Messa in occasione della Domenica delle Palme e della 30.ma Giornata Mondiale della Gioventù sul tema: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8).

Il 2 aprile, Giovedì Santo, il Santo Padre presiederà alle 9.30 nella Basilica Vaticana la Santa Messa Crismale. Nel pomeriggio si recherà nel Carcere di Rebibbia per celebrare la Messa “in Coena Domini”: durante il rito laverà i piedi ad alcuni detenuti e detenute della vicina Casa Circondariale Femminile.

Il 3 aprile, Venerdì Santo, presiederà alle 17.00 nella Basilica Vaticana la Celebrazione della Passione del Signore e alle 21.00 la tradizionale Via Crucis al Colosseo. Il 4 aprile, Papa Francesco presiederà alle 20.30 nella Basilica Vaticana la Veglia Pasquale e domenica 5 aprile celebrerà in Piazza San Pietro alle 10.15 la Santa Messa del giorno di Pasqua. Al termine impartirà dalla loggia centrale della Basilica la Benedizione «Urbi et Orbi».

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Francesco nomina nuovo vescovo ausiliare di Washington

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Negli Stati Uniti, Papa Francesco ha nominato ausiliare di Washington il sacerdote Mario Eduardo Dorsonville-Rodríguez, del clero della medesima arcidiocesi, direttore dello “Spanish Catholic Center” e vicepresidente della “Mission of Catholic Charities” a Washington. Il nuovo presule è nato il 31 ottobre 1960 in Bogotá (Colombia). Ha frequentato il Seminario Maggiore dell’arcidiocesi di Bogotá, “San José”, ottenendo il Baccalaureato in Filosofia (1981) e in Teologia (1985). Ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la “Pontificia Universidad Javeriana” in Bogotá (1991) e, poi, il D.Min. presso l’Università Cattolica d’America a Washington (1995). Fu ordinato sacerdote il 23 novembre 1985 per l’arcidiocesi di Bogotá. Dopo l'ordinazione, ha svolto i seguenti incarichi in Bogotá: Vice-parroco all’“Inmaculado Corazón de María” (1985-1987); Cappellano presso l’“Universidad Nacional de Colombia” (1987 e 1995-1996); Parroco della parrocchia “San José Calasanz” e Cappellano Associato presso la “Universidad Nacional de Colombia” (1988-1991); Professore di Etica presso la “Universidad Nacional de Colombia” (1990-1991 e 1995-1996); Professore del Consiglio Pastorale e Catechesi presso il Seminario Maggiore di Bogotá (1995-1996). Mentre studiava all’Università Cattolica d’America, ha servito come Vice-parroco nella diocesi di Arlington presso le parrocchie “Good Shepherd” ad Alexandria e “Christ the Redeemer” a Sterling (1992-1994) e, poi, è stato Vice-parroco della “Saint Joseph Parish” ad Arlington (1996). Nell’arcidiocesi di Washington, nella quale è stato incardinato nel 1999, ha svolto i seguenti incarichi: Vice-parroco nell’“Our Lady of Lourdes Parish” a Bethesda, Maryland (1997-2004); Vice-parroco della “Saint Mark the Evangelist Parish” a Hyattsville, Maryland (2004-2005). Dal 2005 è Direttore dello “Spanish Catholic Center” e “Vice President for Mission of Catholic Charities” dell’arcidiocesi di Washington e, dal 2011, è Direttore Spirituale Aggiunto presso il “Saint John Paul II Seminary” a Washington. È Membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio Presbiterale dell’arcidiocesi di Washington. Oltre allo spagnolo, parla l’inglese e il francese.

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Il Papa riorganizza la Chiesa greco-cattolica ungherese

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Papa Francesco ha riorganizzato la Chiesa greco-cattolica ungherese e l’ha elevata a Chiesa Metropolitana “sui iuris”, adottando i seguenti provvedimenti: ha elevato l’Eparchia di Hajdúdorog per i cattolici di rito bizantino a Metropolia, con sede a Debrecen, ed ha nominato S.E. Mons. Fülöp Kocsis, finora Vescovo Eparchiale di Hajdúdorog,  primo Metropolita; ha elevato l’Esarcato Apostolico di Miskolc per i cattolici di rito bizantino ad Eparchia, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Hajdúdorog e ha nominato primo Vescovo Eparchiale S.E.R. Atanáz Orosz, finora Esarca Apostolico di Miskolc, trasferendolo dalla sede titolare di Panio; ha eretto l’Eparchia di Nyíregyháza per i cattolici di rito bizantino, con territorio dismembrato dall’Eparchia di Hajdúdorog, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Hajdúorog ed ha nominato Amministaratore Apostolico sede vacante della medesima Eparchia S.E.R. Atanáz Orosz.

Mons. Fülöp Kocsis è nato il 13 gennaio 1963 a Szeged nell’Eparchia di Hajdúdorog. Dopo aver compiuto gli studi nel Seminario di Nyíregyháza, è stato ordinato sacerdote il 2 agosto 1989. Succesivamente ha studiato alla Facoltà di Pedagogia della Pontificia Università Salesiana. Dal 1992 al 1995 è stato parroco dell’Esarcato Apostolico di Miskolc. Dal 1995 al 1999 ha vissuto un’esperienza monastica nel Monastero Benedettino a Chevetogne (Belgio). Nel 1999 ha fondato con il confratello, Mons. Atanáz Orosz, sinora Esarca Apostolico di Miskolc, una Comunità monastica a Damóc, dipendente dal Vescovo di Hajdúdorog. Il 2 maggio 2008 il Santo Padre Benedetto XVI lo ha nominato Vescovo di Hajdúdorog e nello stesso tempo Amministratore Apostolico “ad nutum Sanctae Sedis” dell’Esarcato Apostolico di Miskolc.

Mons. Atanáz Orosz è nato l’11 maggio 1960 a Nyíregyháza. Ha compiuto i suoi studi filosofici e teologici presso l’Università Cattolica di Péter Pazmany a Budapest con il dottorato in teologia nel 1984. Il 4 agosto 1985 è stato ordinato sacerdote a Budapest nell’Eparchia di Hajdúdorog. Dal 1985 al 1987 ha studiato teologia morale a Roma presso l’Alfonsianum e nello stesso tempo ha frequentato i corsi patristici all’Augustinianum, e quelli liturgici ed ecumenici presso il Pontificio Istituto Orientale. Dal 1991 al 1993 ha compiuto il noviziato nel Monastero Benedettino di Chevetogne (Belgio) e fino al 1999 lì è rimasto come monaco. Nel 1999 ha fondato insieme con l’attuale Vescovo di Hajdúdorog, Mons. Kocsis, un Monastero di diritto eparchiale a Damóc. Il 5 marzo 2011, il Santo Padre Benedetto XVI lo ha nominato Esarca Apostolico di Miskolc per i cattolici di rito bizantino.

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Card. Sandri: non rassegnarsi a scomparsa cristiani dal Medio Oriente

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“Nel nostro tempo sembra che il buio e le tenebre … non vogliano allontanarsi dall’amato Medio Oriente” e anzi “sembra che vogliano estendersi anche in altre zone”, come la Libia e la Tunisia: è quanto ha detto ieri il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella Veglia di preghiera svoltasi presso la Chiesa romana di San Nicola da Tolentino con l’Associazione del Clero e dei Consacrati medio-orientali a Roma.

Il porporato ha pregato “per tutte le vittime della violenza cieca”: è soprattutto – ha osservato - il grido “di uno, cento, mille e più innocenti, tra i quali molti donne e bambini, che corre dall’Iraq, alla Siria, alla Palestina, alla Giordania, dal Libano, dall’Egitto e da tutti i luoghi in cui sono giunti gli sfollati e i profughi, o nelle case in cui è venuto a mancare il necessario a causa dell’isolamento e la guerra”. A Mossul, in Iraq, dove i cristiani sono stati cacciati dai jihadisti dell’Is, “il caos e la follia” -  ha rilevato – si sono moltiplicati.

Ai cristiani in Medio Oriente, lì da millenni, anche se “piccola presenza” – ha affermato – “deve essere garantito il diritto a rimanere. “Sgomenti dal dolore” – ha concluso – “forse siamo tentati al massimo di andare a onorare la sepoltura della presenza cristiana in Medio Oriente:  ma il Signore è vivo e non abbandona”.

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Veglia a S. Maria Maggiore per i 20 anni della Evangelium Vitae

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Sarà la Salus Populi Romani, l’immagine mariana tanto cara a Papa Francesco, a patrocinare la grande veglia internazionale dedicata alla vita, organizzata per commemorare il ventesimo anniversario dell’Enciclica “Evangelium Vitae” di San Giovanni Paolo II e che si svolgerà presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, martedì 24 marzo.

L’evento, preparato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, desidera in particolare rendere grazie per i frutti prodotti dalla pastorale della vita (specialmente quella di Papa Wojtyla), ma anche far conoscere i benefici della preghiera per la vita, oltre che far memoria della vita eterna, destino di ciascun uomo.

La veglia si snoderà in tre tappe ben distinte: si partirà alle 17.00, dopo l’accoglienza e il saluto, con un momento di riflessione su alcuni elementi artistici della Basilica inerenti la vita, a cui seguirà, alle 18.00, la recita di un originale Santo Rosario, tutto incentrato sulla contemplazione di passi evangelici legati al tema della vita e inframmezzato da brevi testimonianze. Alle 19.00 sarà poi il momento della celebrazione eucaristica, presieduta dal presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Vincenzo Paglia, secondo il quale “la ricorrenza dell’Enciclica e di questa veglia che la ricorda nella vigilia dell’Annunciazione è particolarmente significativa perché si rende manifesta l’intima connessione tra il mistero della vita e l’esperienza familiare, fatta di affetti e socialità. Difendere la vita significa allora partecipare all’alleanza stessa tra Dio, l’uomo e la donna”.

A rendere la veglia ancora più completa e gioiosa è poi il suo carattere internazionale. Infatti, in contemporanea con l’evento romano, in altre parti del mondo, si celebrerà lo stesso importante anniversario. Nei santuari di Fatima (ore 18.30), Lourdes, e Guadalupe (12.00) innanzitutto, dove lo stesso giorno si reciteranno Rosari dedicati alla vita. Ma anche a Nazareth, dove la preghiera comunitaria è stata anticipata al 21 marzo.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Fallimento dello Stato di diritto: il Papa alla Commissione internazionale contro la pena di morte.

Speranza nuova: alla vigilia della visita del Papa a Pompei e a Napoli, intervista di Maurizio Fontana al cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe.

L’Onu accusa l’Is di genocidio per le sistematiche violenze contro la comunità irachena degli yazidi.

Un articolo del cardinale arcivescovo di Barcellona, Lluís Martínez Sistach, dal titolo “Anche Ninive può convertirsi”: a Barcellona una fondazione per la promozione della pastorale delle grandi città.

Scarpette rosse: da Tokyo, Cristian Martini Grimaldi sulle tracce dell'antica persecuzione dei cristiani in Giappone.

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Oggi in Primo Piano



L'Is rivendica attacco a Tunisi. Ue: uniti contro il terrore

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I leader dell’Unione Europea riuniti a Bruxelles condannano l’attacco terroristico contro la Tunisia e annunciano una maggiore cooperazione con il Paese nordafricano per contrastare la minaccia del terrorismo. Intanto, il cosiddetto lo Stato islamico ha rivendicato l’attentato al Museo del Bardo di Tunisi, il cui bilancio si attesta a 23 vittime, e sul fronte delle indagini si segnala l’arresto di diverse persone legate al commando terroristico. Il servizio Marco Guerra: 

“Quello a cui avete assistito è solo la prima goccia di pioggia”: così recita un breve messaggio audio messo in rete ieri pomeriggio dal sedicente Stato islamico, in cui si parla anche di “decine di crociati e apostati uccisi” e si specifica che l’obiettivo dei terroristi era proprio il Museo del Bardo e non il parlamento. Intanto, è massimo dispiegamento di forze da parte delle autorità tunisine. Cinque le persone arrestate vicino ai due terroristi uccisi, fra i quali il padre e la sorella di uno dei due. Fermati anche altri sostenitori di cellule estremiste in diverse aree del Paese. E dalle indagini a tutto tondo emerge che gli assalitori erano stati addestrati in un campo jihadista in Libia. Dal canto suo, il presidente Essebsi ha convocato il Consiglio superiore delle Forze armate, schierato l’esercito a difesa delle città e dichiarato: “Siamo in guerra”. E l'attacco in Tunisia è stato al centro del Consiglio europeo di stamani a Bruxelles. “Unione Europea e i suoi Stati membri – si legge in una nota dei 28 – si sono impegnati a intensificare la loro cooperazione con la Tunisia per contrastare il terrorismo”. Ma per un commento sull’attendibilità della rivendicazione, sentiamo Bernard Selwan El Khoury, direttore di Cosmonitor e analista di Limes:

R. – Dall’analisi di questa rivendicazione,  non emerge in alcun modo che vi siano elementi che provino la sua autenticità e mi spiego molto concretamente: è stato diffuso un audio con una trascrizione che però non contiene alcun elemento che dia la conferma che si tratti dell’Isis. Non ci sono firme di nomi, di personaggi, di responsabili, non c’è la firma dell’organizzazione. Quindi, dall’analisi di questa rivendicazione non si può in alcun modo sostenere che si tratti di una rivendicazione ufficiale da parte dell’Isis. Si tratta invece di un tentativo da parte di gruppi locali, di soggetti locali, di cavalcare l’onda e cercare di rivendicare questa azione che ovviamente ha avuto e sta avendo un ritorno mediatico molto forte.

D. – Siamo di fronte a un’espansione dell’attività jihadista in tutto il nord Africa?

R. – La destabilizzazione e l’instabilità in Libia e la presenza in Libia di tre filiali ufficiali dello Stato islamico – che sono la provincia di Tripoli, la provincia di Barca, cioè della Cirenaica, e la provincia del Fezzan – sono elementi da considerare per confermare se non una diffusione ampia quantomeno la volontà da parte dell’organizzazione jihadista di estendersi nell’intera regione. E’ una volontà che il leader dell’organizzazione, Al Baghdadi, e l’organizzazione stessa non hanno mai nascosto negli ultimi mesi e lo ha detto diverse volte in modo chiaro, di voler fondare o comunque esportare la stessa metodologia anche organizzativa dello Stato islamico dalla Siria all’area nordafricana.

D. – Quali rischi corre l’Europa se non verrà subito stabilizzato il nord Africa e Libia in particolare?

R. – I rischi sono tre, principalmente. Il primo è legato alla minaccia di azioni terroristiche, come quella della Tunisia, che non necessariamente devono avere luogo sul territorio europeo ma possono prendere di mira cittadini europei che si recano in quei Paesi per ragioni di turismo o di lavoro. La seconda minaccia, il secondo elemento di criticità, è legato alle questioni energetiche. In questo caso, la Libia riveste un ruolo molto importante e sensibile, soprattutto per l’Italia. Il terzo aspetto, che ha un impatto molto forte sull’intera Unione Europea, è legato al flusso di migrazione e emigrazione clandestina. E’ ovvio che un Paese instabile come potrebbe essere la Libia porta all’instabilità l’intera regione e  per questo motivo la comunità internazionale sta cercando di muoversi soprattutto in direzione della Libia.

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Nigeria verso le elezioni tra povertà e paura del terrorismo

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A pochi giorni dalle elezioni presidenziali in Nigeria, che si svolgeranno il 28 marzo prossimo, la situazione del Paese resta difficile. La tornata elettorale doveva tenersi il 14 febbraio scorso, ma è stata rinviata a causa dell’avanzata del gruppo fondamentalista Boko Haram nel Nord. Roberta Barbi ha chiesto a Enrico Casale, della rivista “Africa” dei Padri Bianchi, cosa succederà ora che questo gruppo terroristico ha formalmente aderito all’Is: 

R. - Le elezioni si terranno, perché il presidente ha interesse che si tengano e perché ha interesse ad avere un’investitura democratica, o para-democratica, della sua funzione. Quindi si terranno, però in un clima che certamente non è dei più facili, con l’Is che occupa una buona parte del territorio a Nord-est del Paese, con forti polemiche anche degli Stati musulmani del Nord e i soliti problemi di corruzione e di povertà estrema.

D. – Sembra che su 70 milioni di nigeriani aventi diritto, circa 19 - per lo più nel Nord del Paese, controllato dai terroristi - non siano riusciti a ritirare la tessera elettorale e così non voteranno…

R. – L’elettorato musulmano è un elettorato che non vota il presidente o solo in parte vota il presidente Goodluck Jonathan: è chiaro che questo, nella tornata elettorale attuale, favorisce l’attuale presidente in carica, mentre il suo oppositore ha un maggiore seguito nelle regioni e negli Stati del Nord che hanno maggioranza musulmana. 

D. - In questo quadro c’è, appunto, il presidente Jonathan che si ricandida per un nuovo mandato e assicura di riuscire a sconfiggere Boko Haram entro un mese…

R. – Boko Haram non è un esercito invincibile, non è un esercito di milioni di soldati, però è una milizia molto bene organizzata, ideologicamente molto bene strutturata, e quindi non facilmente battibile; ha anche un forte seguito sul territorio. Di conseguenza, secondo me, è una ‘boutade’ elettorale, certamente è propaganda elettorale, questo annuncio della sconfitta. Certo, Goodluck Jonathan si sta giocando tutto sul contrasto e il contenimento di Boko Haram, tanto è vero che ha addirittura assoldato numerosi mercenari provenienti dai Paesi dell’Est Europa e dal Sudafrica per rafforzare il suo esercito nella lotta contro Boko Haram: anche questa è una manovra a fini elettorali, perché i successi sul campo non fanno che rafforzare la sua immagine.

D. – Quali sfide si troverà di fronte il nuovo presidente nigeriano, oltre naturalmente al terrorismo?

R. – La Nigeria è il Paese più popoloso dell’Africa; è un Paese con grandissime contraddizioni interne, con una minoranza molto ricca, e una maggioranza della popolazione molto povera. Il Paese è poi spaccato in due dal punto di vista confessionale, con un Nord prevalentemente musulmano e un Sud prevalentemente animista e cristiano. La sfida più grossa è quella della buona gestione delle risorse che derivano dal petrolio, che è la maggior ricchezza del Paese. Finora queste ricchezze sono state appannaggio di una ristretta minoranza della popolazione e non sono state utilizzate per creare infrastrutture e per creare i presupposti di uno sviluppo futuro, anche al di là delle risorse petrolifere.

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Atlante dei conflitti: 33 le guerre in corso nel mondo

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Cambia la geografia dei conflitti nel mondo: cambiano i confini, sempre più nebulosi, e si fa sempre più stretto il rapporto tra i conflitti armati e quelli ambientali. E’ quanto emerge dalla sesta edizione de “l’Atlante delle guerre” dell’Associazione “46° parallelo”, presentato a Roma, presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Elvira Ragosta

Sono 33 le guerre in corso nel mondo. A raccontarle, in altrettante schede-Paese, sono giornalisti e fotografi che collaborano alla redazione dell’Atlante, con la partecipazione di ong e associazioni che presentano focus dettagliati. In molti scenari il legame tra guerra e controllo delle risorse naturali è strettissimo. Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante dei conflitti:

“Ci sono guerre che nascono per sfruttare meglio o per poter  sfruttare un ambiente, e sicuramente ci sono guerre che distruggono degli ambienti. Parliamo della guerra israelo-palestinese da decenni. Fondamentalmente, una delle ragioni del conflitto è il controllo dei bacini idrici. Il gas … basta vedere quello che succede in Ucraina oggi e quello che può succedere in Europa: proprio in queste settimane c’è la notizia del ‘Southstream’, il gasdotto che sarebbe dovuto passare per la Bulgaria e che è bloccato e questo di fatto rimette l’Europa nelle condizioni di dipendere dal gas altrui …”.

A cambiare non è solo la natura dei conflitti, ma anche i loro confini. Tante e drammatiche le violazioni dei diritti umani. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia:

“Lo Stato islamico, il cosiddetto ‘califfato’, ha compiuto crimini spaventosi, come se fosse una vera e propria scavatrice che ha demolito e abbattuto tutto ciò che si è trovato di fronte: minoranze religiose, minoranze etniche … Il conflitto della Siria è entrato nel quarto anno con dati spaventosi: oltre 200 mila morti, quasi 12 milioni di persone, tra rifugiati e profughi interni, sradicate dalle loro case … E poi, certamente la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan e la Nigeria dove Boko Haram sta aumentando ancora più la sua potenza d’azione: anche lì ci sono milioni di persone sotto un giogo e una violenza senza precedenti. Ovunque ci sia una situazione di conflitto, chi lo combatte ha l’obiettivo di conquistare territori e ripulirli di ciò che, dal suo punto di vista, non è puro. Gli esempi che abbiamo registrato nel 2014 con le persecuzioni delle minoranze cristiane in Iraq, con l’accanimento sempre nei confronti dei cristiani in altri Paesi – penso al Pakistan, anche all’Iran, per non parlare della stessa Nigeria – testimoniano che c’è una recrudescenza dell’intolleranza religiosa che colpisce comunità che hanno l’unico torto di pretendere di poter professare liberamente il loro credo religioso”.

Le guerre hanno sempre conseguenze drammatiche per la popolazione. Stefano Zannini, di Medici senza Frontiere:

“Sono tre le conseguenze principali di quello a cui stiamo assistendo. La prima cosa, sicuramente, è la quantità enorme di bisogni medico-sanitari ma anche psicologici delle popolazioni vittime di questi conflitti; il secondo punto che mi sembra molto importante è il movimento di milioni di persone che oggi cercano rifugio in Paesi e cercano di scappare dalla guerra; e il terzo punto, uno scenario mondiale estremamente complesso e difficoltà crescenti per un’organizzazione come la nostra a mantenere la presenza sul territorio”.

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Don Ciotti: mafie sono tra noi, c'è troppa rassegnazione

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«La verità illumina la giustizia». E’ lo slogan scelto per la Giornata nazionale che domani a Bologna ricorderà i vent’anni dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti. Numerosi gli eventi in città e in Emilia Romagna a cominciare dalla solenne veglia che si terrà questo pomeriggio nella cattedrale metropolitana di San Pietro. Il servizio di Luca Tentori

Sono attesi in 150.000 domani a Bologna per la «Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie». L’iniziativa è promossa dall’associazione Libera. Quasi un ritorno a casa in Emilia, dove questa realtà è stata sostenuta e dove ha mosso i primi passi. Ma in vent’anni questa terra è cambiata e le mafie come una piovra silenziosa hanno abbracciato l’economia. Solo il mese scorso l’operazione «Aaemilia» della Dda di Bologna ha portato a 117 richieste di custodia cautelare e più di 200 indagati. Il lancio dell’iniziativa con don Luigi Ciotti è stata occasione per uno sguardo al mondo delle mafie oggi in Italia:

"Le mafie sono tornate molto, molto forti in questo momento di crisi economica e finanziaria. Hanno tanto denaro che riciclano, investono e trovano le complicità di chi gli permette di fare tutto questo. Le mafie abitano in mezzo a noi, sono tra di noi. Ci sono troppi cittadini a intermittenza, c’è troppa superficialità, c’è troppa delega, c’è anche rassegnazione. Pensiamo che il problema riguardi sempre gli altri. Noi abbracceremo centinaia di familiari delle vittime di mafia. L’anno scorso il 21 di marzo c’era papa Francesco a vivere questo momento. Quest’anno lui sarà in contemporanea a Scampia, poi pranzerà nel carcere di Poggioreale. E’ molto bello, in luoghi diversi, lui il Papa e noi piccoli piccoli, camminiamo in fondo nella stessa direzione. C’è bisogno di più libertà e più giustizia per tutti".

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Convegno Caritas ambrosiana: acqua e cibo diritti umani

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Fame zero e sete zero: due obbiettivi che non possono essere disgiunti. Oggi nel mondo oltre un miliardo di persone non ha cibo sufficiente per vivere e 748 milioni di uomini e donne non hanno accesso all’acqua. Per questo motivo, dall’Expo di Milano dedicato ai temi della nutrizione dovrà venire un forte impegno per assicurare acqua e cibo a tutta l’umanità. Il servizio di Fabio Brenna

Il diritto al cibo e all’acqua vennero riconosciuti già nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, ma solo nel 2010 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la risoluzione per dare attuazione a questo principio. Expo può rappresentare l’occasione per portare avanti questo percorso e promuovere strumenti giuridici a livello nazionale ed internazionale per garantire il diritto all’acqua e ad una alimentazione sicura. Una riflessione a tutto tondo quella promossa da Caritas ambrosiana, con una pluralità di contributi per ribadire la salvaguardia dei beni del creato, ma anche il punto di vista dei piccoli agricoltori, sostenitori di un modello di produzione basato sui valori della comunità e della sostenibilità. Un impegno anche per la Chiesa, come spiega mons. Luca Bressan, vicario episcopale della Diocesi di Milano:

R. –  Giustamente come Chiesa siamo presenti anche su un tema, una battaglia di questo tipo. È interessante dire la prospettiva secondo la quale la Chiesa è presente, cioè quella di una rilettura dei diritti alla luce del disegno creatore di Dio. Ecco perché la Chiesa, giustamente, aderisce a questa campagna e la sostiene. C’è un modo di abitare la Terra - che è quello che ci è stato indicato nel momento in cui Dio ce l’ha donata - che diventa un modo per sentirsi più uomini; quello che Papa Francesco continua a ricordare.

Rosario Lembo, presidente del Comitato italiano del Contratto mondiale sull’acqua:

R. – Noi abbiamo redatto un protocollo, cioè un trattato internazionale che concretizzi questa risoluzione dell’Onu. Questa è la sfida che poniamo agli Stati: se avete approvato una risoluzione, avete riconosciuto che l’acqua è un diritto, per coerenza, adesso, definiamo una norma di diritto internazionale con cui garantire il minimo vitale ad ognuno di noi. Ricordiamoci che ancora oggi nel mondo quasi 800 milioni di persone muoiono perché non hanno accesso all’acqua.

Il Comune di Milano ha presentato le buone pratiche che una città può adottare in merito all’acqua e alle urban food policies.

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Nella Chiesa e nel mondo



Yemen, attentato contro due moschee. Oltre 100 morti

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È di oltre 100 morti e un più di 300 feriti il bilancio – ancora provvisorio – di un doppio attentato kamikaze avvenuto stamattina nel centro di Sanaa, capitale dello Yemen. Tra le vittime ci sarebbe anche un leader religioso. Secondo quanto riferito dalla tv satellitare Al-Arabiya, tre attentatori si sono fatti esplodere rispettivamente davanti alle moschee sciite di Badr e Hashoush, gremite di fedeli per la preghiera del venerdì. Stando a quanto riportato da al Jazeera, inoltre, ci sarebbe anche una prima rivendicazione dell’attacco su Twitter – ancora non confermata – ad opera di militanti vicini allo Stato islamico.

Il Paese nel caos
Sanaa dallo scorso settembre è controllata dalle milizie sciite del movimento Houthi: proprio i fedeli della stessa setta, i zaydisti, sono stati vittime dell’attacco di oggi. I disordini dei mesi scorsi, inoltre, hanno causato la fuga dalla capitale del presidente, Abd Rabbo Mansou Hadi, che ha riparato ad Aden, roccaforte governativa nel sud del Paese. (R.B.)

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Ucraina: gli aiuti dei Salesiani ai rifugiati di Odessa

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Continuano gli scontri in Ucraina, nonostante il “cessate-il-fuoco” firmato lo scorso 15 febbraio. I combattimenti e le esplosioni non si fermano e migliaia di persone continuano a lasciare le loro case. Odessa è una delle città che sta accogliendo i profughi provenienti dall’est dell’Ucraina, nella quale sono attivi anche i Missionari salesiani al lavoro con i rifugiati, persone che arrivano senza niente. “Diamo loro cibo, vestiti, tutto il necessario per l’igiene personale, li aiutiamo a trovare un alloggio e un lavoro”, spiegano i religiosi.

Oltre ottomila persone rimaste senza lavoro
Da quando è iniziato il programma di aiuto alle famiglie di rifugiati, oltre 300 persone hanno trovato lavoro e potuto iniziare una nuova vita. “La cosa triste è che ci sono più di ottomila persone che hanno bisogno di un posto di lavoro”, riportano i collaboratori dei Salesiani in questa missione, citati dall’Agenzia salesiana Ans. La missione con le famiglie di rifugiati è un’attenzione prioritaria per i Salesiani di Odessa: “Vogliamo raggiungere il maggior numero di persone – aggiungono – oggi più di 200 persone hanno bisogno del nostro sostegno”.

Aperta una ludoteca per bambini
Tra le altre attività, i figli di Don Bosco hanno aperto un centro in cui i bambini possono giocare: si tratta di uno spazio pensato tutto per loro, adatto per  attività e laboratori. Il Centro offre anche accompagnamento psicologico individuale a circa 20 bambini, “anche se la tendenza è in aumento”, dato che sono molti i bambini traumatizzati e che necessitano di cure particolari.

Famiglie cristiane di Odessa aprono ai rifugiati
Da riconoscere è anche l’impegno delle famiglie cristiane di Odessa che partecipano al programma di accoglienza alle famiglie di rifugiati, dato che sono loro le prime responsabili del fatto che i profughi non finiscano per strada. “La tragedia ha colpito in modi diversi tutto il Paese. Ci sono molte vittime tra i civili e molti altri tra militari e i giovani soldati”, spiegava qualche mese fa don Grigorij, che offre accompagnamento ai soldati in prima linea.

Acquistate attrezzature mediche per i militari feriti
Sempre ad Odessa, i Salesiani hanno attivato anche un progetto per aiutare i soldati feriti che arrivano in città e farli partecipare a programmi di riabilitazione. “Niente è gratuito qui e cerchiamo di aiutarli con quello che possiamo, considerato quello che hanno subito”, dicono i Salesiani, che hanno collaborato anche con l’ospedale della città provvedendo ad acquistare attrezzature mediche e protesi acustiche per i militari per un valore di oltre mille euro. 

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Spagna. Ora di religione per il 63,5% degli scolari

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Secondo il Rapporto annuale sull’insegnamento religioso cattolico nelle scuole, pubblicato in questi giorni dalla Commissione episcopale per l’educazione e la catechesi della Conferenza episcopale spagnola, il 63,5% degli alunni scolarizzati frequenta l’ora di religione. Dei circa cinque milioni e mezzo di alunni iscritti, più di tre milioni e mezzo ricevono un’educazione cattolica. Tuttavia, i vescovi della commissione hanno manifestato il loro rammarico per gli effetti del nuovo regolamento imposto dalla Legge organica per il miglioramento della qualità dell’educazione (Lomce) che poco più di un anno fa ha eliminato l’obbligatorietà dell’offerta del corso di religione nei centri di educazione superiore, i quali non sono tenuti a garantire questa opzione per gli alunni ed i genitori che la richiedano.

Garantire il diritto dei genitori all’educazione dei figli
Attualmente, infatti, solo il 41,2% degli alunni delle scuole superiori frequenta il corso di religione. “In questa importante tappa della formazione - si legge nella nota - non è garantito in modo sufficiente e adeguato il diritto dei genitori affinché i figli ricevano la formazione religiosa e morale che desiderano. In questo modo, non si rispetta né il mandato costituzionale, né l’accordo tra lo Stato spagnolo e la Santa Sede del 3 gennaio 1979”.

L’educazione, priorità della Chiesa e dell’evangelizzazione
Il Rapporto della Commissione episcopale ricorda poi che l’insegnamento della religione a scuola fa parte del diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose. La nota ricorda le parole di Benedetto XVI riguardo all’importanza dell'educazione nella fede: “La dimensione religiosa è intrinseca al fatto culturale, contribuisce alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in saggezza di vita”. Infine, l’episcopato ha ribadito il suo impegno a seguire le indicazioni di Papa Francesco che ha indicato l’educazione cattolica come “una delle sfide più importanti della Chiesa impegnata, oggi, a compiere la nuova evangelizzazione in un contesto storico e culturale in costante trasformazione”. (A.T.)

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In Congo, al via Campagna di preghiera per la pace

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Parte questa domenica, 22 marzo, nella Repubblica del Congo, una “Campagna di preghiera” per la pace, la riconciliazione e la giustizia che si concluderà il prossimo 22 novembre, solennità di Cristo Re dell’Universo. L’iniziativa parte nel giorno in cui ricorre il 38.mo anniversario della morte del cardinale Émile Biayenda, che è stato arcivescovo di Brazzaville. A lanciarla, in un messaggio, i vescovi che ricordano lo storico appello del porporato alla calma, alla fraternità e alla fede in Dio “Padre di tutte le razze e di tutte le tribù, perché alcun gesto irragionevole possa compromettere il clima di pace che auspichiamo”.

Iniziative in tutte le diocesi del Paese
La “Campagna di preghiera” sarà aperta in tutte le diocesi del Congo con una Messa celebrata nelle locali cattedrali durante la quale sarà acceso un cero che sarà consegnato al responsabile diocesano del Rinnovamento carismatico cattolico, movimento incaricato di animare l’intera iniziativa di preghiera nelle parrocchie del Paese. La cattedrale di ogni diocesi sarà la prima chiesa ad ospitare una settimana di preghiera, poi, di settimana in settimana, la “Campagna di preghiera” si sposterà nelle parrocchie. Sono previste diverse celebrazioni, adorazioni eucaristiche, giorni di digiuno e di speciali suppliche. (T.C.)

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Meno di 500 giorni a Gmg di Cracovia. Maratona di preghiera

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Mancano meno di 500 giorni alla Giornata mondiale della gioventù di Cracovia, in programma dal 26 al 31 luglio 2016. I preparativi per questo incontro speciale dei giovani di tutto il mondo con Papa Francesco entrano quindi in una fase preparatoria intensa, che non è però solo organizzativa ma anche spirituale. Per questo – informa il sito ufficiale dell’evento – il Comitato organizzatore locale della Gmg e i social media spagnoli “May Feelings” hanno preparato una maratona virtuale di preghiera per la Giornata, lanciando l’hashtag #prayforWYD.

Intenzioni di preghiera personali
Accedendo al link "mayfeelings.com/prayforwyd" è possibile unirsi alla maratona virtuale semplicemente cliccando sul tasto “Prega”. In questo modo, sulla mappa del mondo visibile sulla pagina comparirà il punto esatto in cui si sta pregando. Grazie a questa iniziativa, prima ancora che centinaia di migliaia di giovani raggiungeranno fisicamente Cracovia, tutti i fedeli saranno uniti in preghiera. Inoltre, registrandosi al link si potranno aggiungere sul proprio profilo richieste di preghiera secondo le proprie intenzioni. Gli altri utenti che cliccano su di esse, condivideranno le medesime preghiere in diverse parti del mondo.

Conto alla rovescia
Accanto alla mappa che mostra quante persone e dove stanno pregando per la Giornata mondiale della gioventù, sarà possibile vedere anche il conto alla rovescia verso l’inizio dell’evento. “Speriamo – si legge ancora sul sito della Gmg – che mentre diminuiscono i giorni che ci separano dalla Giornata, aumentino i punti indicati sulla mappa”. “Incoraggiamo tutti a unirsi in preghiera per una fruttuosa preparazione della Gmg", conclude il sito. "Desideriamo che questo evento tocchi sin da ora i cuori dei giovani del mondo, permettendo loro di scoprire la speranza che scaturisce dall’incontro con Gesù”. (I.P.)

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Filippine. Chiesa ai giovani: promuovete pace anche sul web

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Essere “agenti di pace” anche sul web, coltivando “una cultura della positività”: questo l’appello della Commissione episcopale per i giovani (Ecy) della Chiesa filippina, contenuto in un’intervista rilasciata a “Radio Veritas” da padre Conegundo Garganta, segretario generale dell’Ecy. “I giovani fedeli – ha detto il sacerdote – devono fare la loro parte nel tracciare la strada per un ambiente sociale che tenda di più alla pace ed all’armonia, senza lasciare spazi alle ideologie estremiste”.

Social media per solidarietà
In quest’ottica, padre Garganta ha sottolineato il ruolo dei social media, definendoli “strumenti che tutti possono usare per promuovere iniziative in favore della vita e della solidarietà”. Nell’intervista, il sacerdote ha messo in guardia dall’uso che il sedicente “Stato Islamico” fa dei social network, attraverso i quali recluta giovani tra i suoi miliziani, utilizzando una sorta di “propaganda hi-tech”. Di qui, l’appello dell’Ecy anche agli adulti “affinché si schierino in favore della famiglia e della vita, attraverso la promozione di programmi a tutela dei valori cristiani e in difesa dell’unità e della pace nel mondo”. (I.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 79

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.