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Sommario del 22/03/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco: la nostra vita sia coerente tra parole e azioni

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La nostra vita esprima coerenza “tra quello che diciamo e quello che viviamo” e faccia risaltare il messaggio del Vangelo, la fede nella Croce, la forza della testimonianza. È l’augurio che il Papa ha espresso all’Angelus, che Francesco ha concluso con una nuova distribuzione di Vangeli tascabili alla folla. Il Papa si è poi appellato al mondo perché l’accesso all’acqua sia libero a tutti senza discriminazioni. Il servizio di Alessandro De Carolis: 

Francesco non è mai stato uomo di belle teorie. Francesco preferisce il gesto, l’azione che rende vera e tangibile la parola pronunciata davanti a chi lo ascolta. Anche alla fine del primo Angelus di primavera, in una giornata climaticamente opposta, il Papa regala un gesto che dà spessore a quanto affermato poco prima. A chi vuole vedere Gesù, aveva detto, si può offrire anzitutto il Vangelo. Ed ecco che la preghiera mariana termina esattamente con un Vangelo, anzi 50 mila Vangeli tascabili, donati dal Papa e distribuiti alla folla anche da 300 senzatetto, un modo immediato per riempire tasche e borse della Parola di Dio e aiutare più gente possibile a fare l’esperienza, dice Francesco, di “luce” e di “bene” che la pratica di leggere il Vangelo “un brano al giorno” porta con sé:

“‘Vogliamo vedere Gesù’: queste parole, come tante altre nei Vangeli, vanno al di là dell’episodio particolare ed esprimono qualcosa di universale; rivelano un desiderio che attraversa le epoche e le culture, un desiderio presente nel cuore di tante persone che hanno sentito parlare di Cristo, ma non lo hanno ancora incontrato. Io desidero vedere Gesù: così  sente il cuore di questa gente”.

L'ora più buia salva
L’episodio del Vangelo che Francesco sta commentando è il passo del giorno nel quale un gruppo di greci di religione ebraica, incuriositi da Gesù, chiede ai suoi discepoli di poterlo vedere. E Gesù – nota il Papa – utilizza l’occasione per svelare qualcosa della sua “identità”, di ciò che sta per accadergli:

“Cristo dichiara che sarà ‘innalzato da terra’, un’espressione dal doppio significato: “innalzato” perché crocifisso, e “innalzato” perché esaltato dal Padre nella Risurrezione, per attirare tutti a sé e riconciliare gli uomini con Dio e tra di loro. L’ora della Croce, la più buia della storia, è anche la sorgente della salvezza per quanti credono in Lui”.

"Vangelo, crocifisso, testimonianza"
Sempre con i greci, Gesù paragona la sua Passione al chicco di grano che solo se muore porta frutto. Dunque, soggiunge Francesco, la Croce è anche un segno di “fecondità”. Per questo, prosegue, a chi anche oggi vuole “vedere Gesù”, perché lo cerca, o è rimasto alle catechesi ricevute da bambino, o “forse ha perso la fede”, i cristiani – indica - possono “offrire tre cose”:

“Il Vangelo; il crocifisso e la testimonianza della nostra fede, povera, ma sincera. Il Vangelo: lì possiamo incontrare Gesù, ascoltarlo, conoscerlo. Il crocifisso: segno dell’amore di Gesù che ha dato sé stesso per noi. E poi una fede che si traduce in gesti semplici di carità fraterna. Ma principalmente nella coerenza di vita tra quello che diciamo e quello che viviamo, coerenza tra la nostra fede e la nostra vita, tra le nostre parole e le nostre azioni. Vangelo, crocifisso, testimonianza”.

Nessuno sia escluso dall'acqua
Intenso il post-Angelus, che Francesco apre con l’appellativo di “coraggiosi”, dedicato tanto ai fedeli in piazza sotto la pioggia quanto agli atleti impegnati nella Maratona di Roma, e in cui il Papa ringrazia tra gli altri un gruppo intitolato a mons. Romero “che presto – ribadisce – sarà Beato”. Ma il pensiero principale è per la Giornata Onu dell’acqua, “l’elemento più essenziale per la vita”. “Dalla nostra capacità di custodirlo e di condividerlo – ricorda – dipende il futuro dell’umanità”.

“Incoraggio pertanto la Comunità internazionale a vigilare affinché le acque del pianeta siano adeguatamente protette e nessuno sia escluso o discriminato nell’uso di questo bene, che è un bene comune per eccellenza. Con san Francesco d’Assisi diciamo: ‘Laudato si’, mi’ Signore, per sora aqua, / la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta’”.

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Papa al clero: chi chiacchiera è terrorista che butta bombe

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"Voglio ringraziare per la calorosa accoglienza tutti i napoletani, tanto bravi. Grazie tante!". Con queste parole spontanee, pronunciate all'Angelus, Papa Francesco ha voluto nuovamente ringraziare la gente del capoluogo partenopeo per le ore condivise ieri mattina, dopo l'arrivo da Pompei, e fino al pomeriggio inoltrato. Pomeriggio che si era aperto nel Duomo di Santa Maria Assunta, dove Francesco ha incontrato il clero e i religiosi locali, alla presenza anche delle claustrali della diocesi. Francesco ha quindi venerato le reliquie di San Gennaro e si è verificato l’evento della liquefazione del sangue del patrono della città. Il servizio di Giada Aquilino

Cardinale Sepe: “Segno che San Gennaro vuol bene al Papa, che è ‘napoletano’ come noi, il sangue è metà sciolto già”!

Papa Francesco: “Il vescovo ha detto che il sangue è metà sciolto: si vede che il Santo ci vuole a metà. Dobbiamo convertirci un po’ più tutti perché ci voglia più bene”.

Papa Francesco, di fronte all’evento della liquefazione del sangue di San Gennaro, invita a compiere un cammino di conversione. Nel Duomo di Napoli, il suo intervento a braccio – perché, dice, i discorsi preparati “sono noiosi” - è stato una riflessione suscitata dalle domande di don Aldo Giosuè e padre Salvatore, sulla bellezza dell’essere preti e sui segni di speranza nella vita consacrata.

Gesù al centro
Da Francesco, l’esortazione a mettere Gesù al “centro della vita”:

“Il cammino nella vita consacrata è andare nella sequela di Gesù; anche la vita consacrata in genere, anche per i sacerdoti: andare dietro a Gesù e con voglia di lavorare per il Signore”.

Le chiacchiere distruggono
La strada, afferma il Papa, è quella di andare oltre le chiacchiere, che “distruggono”:

“Quello che chiacchiera è un terrorista che butta una bomba, distrugge e lui è fuori”.

Il diavolo, aggiunge, “ci tenta sempre con gelosie, invidie, lotte interne, antipatie”, cose che – spiega – “non ci aiutano a fare una vera fratellanza”, dando invece “testimonianza di divisione”. Se la vocazione significa lasciare o non avere una famiglia, i figli, l'amore coniugale, per finire a litigare col vescovo, con i fratelli sacerdoti, con i fedeli, “questa non è testimonianza”.

Fratellanza
La via, ricorda il Pontefice al clero partenopeo, è quella della fraternità diocesana, sacerdotale e delle comunità religiose. Ai seminaristi dice:

“Se voi non avete Gesù al centro, ritardate l’ordinazione. Se non siete sicuri che Gesù è il centro della vostra vita, aspettate un po’ più di tempo, per essere sicuri. Perché al contrario, incomincerete un cammino che non sapete come finirà”.

La preghiera alla Madonna
In Duomo ci sono anche le claustrali di 7 conventi della diocesi, che non contengono la loro gioia nell’abbracciare il Santo Padre. Francesco sollecita tutti i presenti a pregare la Madonna, perché - afferma - a chi non prega Maria, “la Madonna non gli darà il Figlio”:

“Dare testimonianza di Gesù e, per andare dietro a Gesù, un bell’aiuto è la Madre: è Lei che ci dà Gesù. Questa è una delle testimonianze”.

L’affarismo non entri nella Chiesa
Il Papa menziona poi lo spirito di povertà, “che non è - spiega - lo spirito di miseria”:

“Quando nella Chiesa entra l’affarismo, sia nei sacerdoti che nei religiosi, è brutto, brutto”…

Una vita mondana non aiuta
Quindi l’invito alle opere di misericordia e l’attenzione al pericolo “della mondanità”, al “vivere con lo spirito del mondo che Gesù non voleva”. Parla dell’eccesso di comodità e racconta di un collegio di suore “nella diocesi - dice - che avevo prima”, dove in ogni stanza era stato collocato un televisore: all'ora della telenovela “non trovavi una suora in collegio”, aggiunge. A proposito del problema del calo delle vocazioni, la testimonianza è una delle caratteristiche che attira, mentre “una vita comoda, una vita mondana non ci aiuta”.

Nella gioia, il Signore è sempre fedele
Altra testimonianza indicata dal Papa, la gioia che significa “vedere che il Signore è sempre fedele”:

“I consacrati o i sacerdoti noiosi, con amarezza di cuore, tristi hanno qualcosa che non va e devono andare da un buon consigliere spirituale, un amico, dire: ‘Ma, non so cosa succede nella mia vita’”.

Anche nel discorso preparato per l’incontro al Duomo e consegnato al cardinale Sepe, il Pontefice ispirandosi alla Lettera ai consacrati, scritta dal Papa stesso nel novembre scorso, aveva sollecitato a chiedersi se nelle comunità oggi ci sia gratitudine e “gioia di Dio che colma il nostro cuore” e non “volti tristi, persone scontente e insoddisfatte”. Nel testo il Santo Padre aveva invitato inoltre a “testimoniare, con umiltà e semplicità, che la vita consacrata è un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo”, un dono “da condividere, portando Cristo in ogni angolo di questa città”.

Uscire, per andare fuori a predicare Cristo
Congedandosi da Santa Maria Assunta, Francesco raccomanda l’adorazione del Signore, l’amore per la “sposa” di Gesù - cioè la Chiesa che, ricorda, “non è una ong” - e lo zelo apostolico, la missionarietà: uscire da se stessi “per andare fuori” a predicare la rivelazione di Cristo.

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Poggioreale: Papa rinnova accoglienza detenuti nella società

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Momento toccante della visita del Papa a Napoli, l’incontro con i detenuti nel carcere di Poggioreale e le parole improvvisate al termine del pranzo che ha consumato con loro. Parole di speranza alle domande di due detenuti: come fare per continuare ad alimentare la fede in Dio che ho ritrovato in carcere, una volta libero? E ancora: troveremo accoglienza fuori da queste mura? Il servizio di Roberto Piermarini

Mantenere la fede una volta usciti dal carcere con le tentazioni che li aspettano e senza gli aiuti spirituali ricevuti “non è facile – ha detto il Papa – ma non impossibile”. Ma bisogna andare avanti e non scoraggiarsi. Francesco ha poi ripreso una frase del cardinale Sepe secondo cui il nocciolo della morale cristiana non sta nel non cadere, ma nel rialzarsi subito. “Tutti nella vita abbiamo fatto sbagli – ha osservato il Papa – E perché a me è accaduto questo ed a te, che hai fatto più sbagli di me, no?”:

“Sono le cose della vita. Ma nessuno può dire io non merito, io non merito. Nessuno può dire 'io non merito di essere carcerato'. Nessuno. Tutti abbiamo sbagliato. Tutti, io per primo. Tutti. E perché voi e non altri? Sono cose inspiegabili della vita e la vita dobbiamo prenderla come viene. E alzarsi sempre e andare avanti”.

La mancata accoglienza dei detenuti – in risposta alla seconda domanda – Papa Francesco l’ha definita una delle crudeltà più grandi della società di oggi. Per l’accoglienza è necessario un lavoro di educazione della gente che ha sempre un giudizio morale sui detenuti. Francesco ha poi ricordato che il primo santo canonizzato nella Chiesa è stato un condannato a morte: il buon ladrone a cui Gesù ha detto sulla croce: “Oggi sarai con me in Paradiso”. “Nel momento in cui sei condannato a morte, solo perché hai guardato Cristo, il Signore ti rinnova la vita. E questo è quello che la società deve imparare. Quando Lui perdona dimentica – ha proseguito il Papa – nessuno ha il diritto di non dimenticare una persona che ha pagato, che ha chiesto perdono alla società. Ma la società non lo impara. E per questo tanti si scandalizzano di Gesù che andava con i pubblicani, con i ladri e le prostitute:

“Questi, i pubblicani e le prostitute, entreranno prima di voi nel Regno dei cieli”. Ma questo, la società non l’ha imparato. E per questo la nostra società ancora non è  cristiana. Si dice cristiana, vuole essere cristiana, ci sono tanti santi e tanti cristiani, sì. Ma la società come tale è più pagana che cristiana, perché non ha capito questo di Gesù”.

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Napoli. Papa a famiglie: in due gioia è doppia, dolore a metà

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Le dieci ore trascorse da Francesco nella città di Napoli sono state caratterizzate ovunque dall’affetto gioioso che la popolazione ha riversato sul Papa. Nel pomeriggio, il bagno di folla sul lungomare Caracciolo, ultimo atto che ha visto Francesco un po' stanco ma felice conversare con famiglie, giovani e anziani, prima di ripartire per Roma poco dopo le 18. Il servizio dell'inviato, Alessandro Guarasci: 

E’ stata una grande festa sul lungomare Caracciolo per Papa Francesco. Almeno in 100 mila si sono riversati in questa parte di Napoli, per l’evento conclusivo della giornata di Francesco nella città partenopea. Per lui anche un piccolo siparietto in dialetto napoletano con la presentatrice dell’evento, ma poi ha chiesto di sedersi dopo una giornata che lo ha messo a dura prova fisicamente:

"Ma, scusatemi se sono seduto, ma davvero, sono stanco. Perché voi napoletani… ti fanno muovere, eh? ".

Il Pontefice ha voluto un vero dialogo con i giovani, con un’anziana e una famiglia. Ai ragazzi ha detto una società che li lascia “senza lavoro”, nella “disoccupazione" è "senza futuro”. Poi, un "no" alla cultura dello scarto in particolar modo nei confronti degli anziani. Questo nelle parole a una 95.enne che aveva paura di finire in un ospizio, ma che non si sente più sola da quando ha un’associazione che l’aiuta:

“L’affetto è la medicina più grande, più grande per noi anziani. E questa testimonianza che lei dà, con i suoi amici – che sono bravi…”.

Il Papa è inoltre tornato a condannare la colonizzazione ideologica della “teoria del gender” perché su essa si fa tanta “confusione”. Poi, un consiglio alle tante famiglie che si sono riversate sul lungomare:

“Litigate quanto volete. Ma non finite la giornata senza fare la pace. Siete in due: ‘io’ non è molto valido nel matrimonio, ma il ‘noi’. Ma anche è vero quello che si dice dei matrimoni: gioia in due, tre volte gioia. Pena, dolore in due, metà pena, metà dolore”.

Poco prima, il Papa era stato nella Basilica del Gesù Nuovo per incontrare circa 800 malati e a loro aveva detto: “A voi ammalati vi dico che se non potete capire il Signore, chiedo al Signore che vi faccia capire nel cuore che siete la carne di Cristo, che siete Cristo Crocifisso fra noi, che siete i fratelli molto vicini a Cristo”. Un sincero grazie anche ai medici e ai volontari. Francesco ha anche sostato in preghiera davanti alla tomba di Giuseppe Moscati, il medico proclamato santo da Giovanni Paolo II.

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Oggi in Primo Piano



Yemen, ribelli conquistano Taez. l'Is minaccia 100 soldati Usa

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Continua la crisi in Yemen, dove i ribelli sciiti houti hanno attaccato la città di Taez, la terza più importante del Paese. Attesa per questa sera a New York una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, mentre continuano le minacce del cosiddetto Stato islamico. Il servizio di Michele Raviart

Dopo la capitale Sana’a, conquistata a gennaio, è ora il turno di Taez. Va avanti la marcia dei ribelli sciiti houti verso il sud del Paese. Occupato l’aeroporto e i punti di accesso alla città, mentre una colonna di carri armati sta marciando verso il centro. Taez si trova a metà strada tra la capitale e Aden, città dove si è rifugiato il presidente Hadi, alleato degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita. Insieme agli houti, vicini all’Iran, gli uomini dell’ex-presidente Saleh, deposto dopo oltre 30 anni di potere dalle proteste della primavera araba.

L'Is: uccidete 100 soldati americani
Gli Stati Uniti, intanto, hanno evacuato tutto il personale ancora rimasto nel Paese, tra cui 100 militari delle forze speciali, stanziate in Yemen per combattere il ramo locale di Al-Qaeda. Una decisione presa dopo gli attacchi suicidi dei giorni scorsi alle moschee sciite, che hanno causato almeno 137 morti e sono stati rivendicati dallo Stato islamico. Proprio l’Is ha lanciato una nuova minaccia sul web: diffusi cento nomi e indirizzi di soldati americani che hanno partecipato finora alla lotta contro lo Stato islamico. L’invito rivolto ai musulmani in America è di ucciderli. Ancora da verificare se i dati siano risultati da un attacco hacker al Pentagono o ricavati da articoli e social network.

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Tre anni dopo nuovo summit tra Corea, Giappone e Cina

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Primo summit dopo tre anni dei ministri degli Esteri di Corea del Sud, Cina e Giappone. Un formato di incontri avviato nel 2007, con l'impegno di rotazione annuale della sede, e poi sospeso ad aprile 2012 per le dispute sul passato bellico e di tipo territoriale riguardanti le isole Senkaku/Diaoyu e le Dokdo/Takeshima. Al centro dei colloqui di questi giorni la Corea del Nord, con il suo carico di missili e armi nucleari, e la prospettiva di un vertice tra i leader dei tre Paesi. L’ultimo risale al maggio del 2012, tra l'allora premier giapponese, Yoshihiko Noda, il presidente cinese, Hu Jintao, e quello sudcoreano, Lee Myung-bak, a Pechino. Delle situazioni di tensione che frenano la prospettiva del vertice, Fausta Speranza ha intervistato Rosella Ideo, docente di Storia politica e diplomatica dell’Asia: 

R. – Le questioni più urgenti riguardano l’atteggiamento del Giappone, un Giappone negazionista che, soprattutto con Abe Shinzo, è tornato addirittura a sostenere che la storia del Giappone, nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, sia stata travisata dagli storici e dai libri di testo. Cito solo un fatto, tra tanti: diciannove storici americani hanno scritto un documento in cui lamentavano proprio questo voler negare da parte del Giappone le atrocità commesse a partire dal 1937-38 in Asia Orientale. Ora, questo è davvero inammissibile e gli storici americani lo hanno espresso, tanto che c’è stato addirittura un intervento giapponese perché una casa editrice americana togliesse qualsiasi riferimento alle atrocità compiute dal Giappone contro le cosiddette “comfort women”, queste giovanissime donne, rapite soprattutto in Corea e costrette a prostituirsi nei bordelli di guerra giapponesi, nell’area dell’Asia Pacifico. C’è questo, c’è lo stupro di Nankino, il sacco di Manila, le giornate di Singapore, gli esperimenti biochimici compiuti dal Giappone…

D. – Ma quali altre questioni complicano i rapporti tra Giappone, Corea del Sud e Cina?

R. – Direi che in questo momento, Cina e Corea del Sud fanno fronte contro il il revisionismo storico giapponese e contro il fatto che il governo del primo ministro Abe abbia, diciamo così, reinterpretato la Costituzione, praticamente negando il carattere pacifista della Costituzione giapponese del 1947, che aveva introdotto l’art. 9 in cui il Giappone rinunciava definitivamente all’uso della guerra per comporre le dispute internazionali. Il Giappone ha potuto negli anni costruire forze di autodifesa senza cancellare l’articolo, quindi aggirandolo. Ma la reinterpretazione di questo governo avviene affinché il Giappone possa usare la forza per autodifesa collettiva, con un’ulteriore stiracchiamento della Costituzione pacifista. E questo non piace neanche ai giapponesi.

D. – Questo ci porta alla questione delle isole contese, nel senso che c’è il timore di qualche svolta al proposito…

R. – Anche  noi europei ci preoccupiamo per una questione che può degenerare. Questo è un pericolo presente, che è da tenere in considerazione. Le isole in sé non sono nulla, ma si trovano su vie marittime importantissime. Il controllo delle vie marittime – come sappiamo bene tutti – è una parte molto, molto importante per qualsiasi Stato nazionale.

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Unicef: ci sono 12 mila bambini soldato in Sud Sudan

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"La situazione è sempre più disperata per i bambini: in molte aree della zona di conflitto, sono presi di mira, radunati e mandati a combattere”. E’ la drammatica testimonianza giunta in questi giorni dall’Unicef per il Sud Sudan, dove dal 2013 a oggi si contano oltre 12 mila bambini arruolati dal governo e dai ribelli nella guerra civile. Solo nell’ultimo mese se ne contano un centinaio e il nuovo fallimento dei negoziati fa prevedere il peggio. A testimoniare le sofferenze dei minori e la violenza cui sono sottoposti è padre Daniele Moschetti, superiore provinciale dei Comboniani in Sud Sudan: 

R. – Sì, sicuramente posso testimoniarlo: ho visto diversi bambini soldato con fucili, con altro…

D. – Questi ragazzi sono sequestrati e addestrati. Come funziona?

R. – All’inizio della guerra c’è stato più entusiasmo e quindi anche i giovani, i ragazzi si univano ai ribelli contro quello che era il nemico, Salva Kir. Poi, più al guerra andava avanti e più sono aumentate le perdite e io ho visto con i miei occhi giovani che scappavano, che si nascondevano, giovani portati con la forza dalla polizia e dall’esercito locale per essere reclutati. È una situazione veramente incresciosa: stiamo perdendo intere generazioni di giovani.

D. – Il fallimento dei negoziati di pace è di nuovo realtà. Come viene percepita questa cosa?

R. – La gente è abituata a grandi sacrifici da 40 anni. Qui sono morti circa due milioni e mezzo di persone e sono state commesse atrocità pazzesche. Per questo la gente è abituata a stringere la cinghia, anche perché il costo della vita qui è molto alto in tutti i sensi. E anche per noi la cosa fondamentale è rimanere ovunque ci troviamo, come segno di comunione, segno di speranza, segno che una liberazione è possibile. E la gente sa che la Chiesa c’è, che esiste e che è lì con loro ed è quella più credibile in questo momento.

D. – Per il fenomeno specifico dei bambini soldato si può fare qualcosa o è un cammino senza ritorno?

R. – Certo, in questo momento non ci sono grandissime speranze, però è logico che a ogni cosa c’è una fine, quindi come sono finite le altre guerre finirà anche questa. Bisogna però preparare la gente e i giovani ad avere passione per la vita e per il proprio popolo, questo è fondamentale. C’è bisogno di costruire un mondo diverso cominciando dai giovani. Qui ci sono ancora diversi ribelli: David Yau Yau, che è stato per lungo tempo uno degli oppositori del governo, dopo un periodo di mediazione da parte di un vescovo in pensione si è dato da fare ed è rientrato accettando le condizioni del governo. Lui aveva tremila bambini soldato e ha deciso di liberarne circa 800. È una scelta che va controtendenza... E' importante, quindi la cosa è possibile. Logicamente, bisogna cercare di creare delle condizioni migliori. Certo, quando c’è una guerra le cose sono molto difficili, perché il primo obiettivo è quello di sconfiggere l’altro, quindi si usano tutti i mezzi per poter arrivare a battere l’altro. Quando di dice tutti i mezzi, vuol dire bambini e anche donne.

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Giornata Onu dell'acqua. Francesco: accesso libero per tutti

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Nel mondo si celebra la Giornata mondiale dell'acqua che segna la fine del decennio dell'azione "Acqua per la Vita", proclamato dall’Onu nel 2005. Anche Francesco ha chiesto all'Angelus di tutelare questa preziosa risorsa e di favorirne l'accesso per chiunque. Secondo le Nazioni Unite, sono previsti nuovi provvedimenti per un accesso universale ai servizi igienici e in vista dell'aumento della domanda di acqua a livello globale, stimata del 55% da ora al 2050. Claudia Minici ha intervistato Michela Miletto, coordinatrice del programma Unesco di valutazione delle risorse idriche: 

R - Questo programma si chiama "Wwap", cioè Programma di valutazione delle risorse idriche a livello mondiale. Programma che è ospitato dall'Unesco ma finanziato totalmente dall'Italia, dal governo italiano. Lavoriamo da circa sei anni in Italia per produrre quello che è il Rapporto esclusivo da parte delle Nazioni Unite sulle risorse idriche del nostro pianeta. Il rapporto si chiama "World Water Development Report", cioè il Rapporto sullo sviluppo delle risorse idriche a scala mondiale. Dall'anno scorso in avanti, lo produciamo ogni anno con temi diversi. Quest'anno il tema è sullo sviluppo sostenibile, quindi la risorsa idrica e lo sviluppo sostenibile.

D – La  supervisione dell’azione dei Paesi membri da parte delle Nazioni Unite ha portato a dei risultati positivi?

R – Ci  sono le varie agenzie delle Nazioni Unite che hanno sviluppato questo monitoraggio, e noi assieme a loro, su vari aspetti delle risorse idriche e anche della parte di sanità e igiene. Già nel 2010 abbiamo raggiunto il primo target, cioè l'accesso a un acqua migliorata. Circa 97% della popolazione adesso ha accesso a una sorgente potabile, mentre invece per quanto riguarda i servizi igienici siamo un pochino più indietro. Il nostro prossimo lavoro sarà proprio quello di cercare di raggiungere un accesso universale.

D – L’azione del singolo può pesare sullo scenario nazionale e internazionale? 

R – E' fondamentale che ogni singolo cittadino senta la propria responsabilità nei confronti dell'acqua perché l'acqua è un bene comune, un bene preziosissimo. Acqua c'è, ma bisogna fare molta attenzione perché la richiesta di acqua sta diventando sempre più forte: ci aspettiamo un aumento della domanda di acqua a livello globale del 55% da ora al 2050, che non è poi tanto lontano. Imparare anche una forma di educazione che riguarda il riutilizzo dell'acqua.

D – Quali previsioni e speranze avete sul prossimo decennio?

R – La quantità di acqua nel nostro pianeta è sufficiente per poter effettivamente rispondere alla domanda solo se riusciamo a gestire bene la risorsa. Veramente importante e necessario adesso è avere una "governance" che includa la partecipazione di tutti i settori che utilizzano l'acqua in qualche modo, quindi l'agricoltura, l'industria, l'energia, il turismo. Bisogna che ci sia un bilanciamento, uno scambio anche, dei benefici.

Fanno parte dello scenario mondiale sulla tematica dell'acqua anche le guerre per l'accesso alle fonti idriche. Sono oltre 145 gli Stati che hanno in corso dispute per le acque transfrontaliere. A questo si aggiungono anche gli interessi delle multinazionali che possiedono stabilimenti in loco. Ne abbiamo parlato con Pasquale Steduto, capo ufficio sub-regionale Fao del Cairo: 

R. – Noi stiamo attraversando un periodo in cui ci troviamo di fronte a un aumento della domanda di acqua e quindi c’è una "escalation" della scarsità idrica. Soprattutto in Paesi dove c’è un’aridità abbastanza prominente, tutte le previsioni del cambio climatico portano a indicare che proprio quelle zone diventeranno ancora più aride. Lì ci sarà maggiore competizione per la domanda idrica e quindi i rischi di possibili conflitti vanno aumentando. Già ci troviamo ad avere condizioni di acque transfrontaliere che interessano oltre 145 Stati. Le troviamo in tutto il mondo: dall’Asia all’America Latina, ma soprattutto nei Paesi del Golfo, del Nord Africa e del Medio Oriente. Il Nilo, il Tigri e l’Eufrate, il Giordano sono tutti fiumi che si trovano a essere in una condizione di domanda molto alta da più Paesi.

D. – Spesso si innescano tensioni tra le comunità locali e le aziende internazionali che sfruttano le fonti d’acqua. In che modo gli organismi internazionali possono intervenire?

R. – Queste multinazionali che entrano a utilizzare delle acque, quindi ad avere delle conflittualità locali, sono in qualche modo gestite anche dal governo del Paese. C’è quindi una sovranità del governo che prende delle decisioni, che poi, a posteriori, si vanno a rilevare controproducenti per le popolazioni locali. Noi, come Nazioni Unite, come Fao, cerchiamo di fare una valutazione di quelle che possono essere appunto le implicazioni di una nuova installazione di un’industria. Infatti, partiamo sempre da un’analisi delle risorse che sono disponibili, i vari usi, e come ulteriori domande entrino in questa equazione per poter capire poi se si propagherà in maniera negativa e in quanto tempo.

D. – Quali sono le previsioni riguardo tali conflitti e la possibilità di una fruizione equa delle fonti?

R. – Questo va valutato un po’ regione per regione. Non dappertutto c’è una scarsità forte, ma dove questa è già presente la competizione è in aumento. E’ già all’interno del Paese stesso, dove l’acqua è scarsa, che si possono presentare dei problemi di conflittualità. E’ una conseguenza dello sviluppo stesso. Quello che bisogna fare è avere una opportunità di analizzare degli scenari di sviluppo, per poter poi quantificare quale sia l’associata domanda di acqua che si rende necessaria. Sulla base di questo, bisogna poi tracciare, insieme al governo e alle autorità locali, un limite a quello che si può utilizzare e a quello che non si può utilizzare.

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Spettacolo Acli insegna a bimbi a non sprecare cibo e risorse

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Attori, insegnanti e bambini delle scuole elementari di Venezia sono i protagonisti dello spettacolo teatrale interattivo, organizzato dalle Acli di Venezia e dalla compagnia “Gesti per niente”. Obiettivo: insegnare ai più piccoli le buone pratiche per non sprecare cibo e risorse energetiche. Paolo Gricolato, vicepresidente delle Acli di Venezia, racconta al microfono di Maria Cristina Montagnaro come è stato pensato lo spettacolo: 

R. – Lo spettacolo teatrale si chiama “Manuale delle buona maniere”. Cerchiamo di dare dei piccoli consigli su come poter utilizzare meglio l’acqua, non inquinare e come dobbiamo usare in modo più diligente l’energia, quindi spegnere le luci chiudere le finestre se fuori c’è un po’ di aria fredda con il riscaldamento acceso.

D. – Come hanno reagito i bambini?

R. – In maniera entusiastica, nel senso che per loro è un teatro molto piacevole. Si mettono sempre a giocare con molto interesse e a volte vengono fuori anche degli spunti molto interessanti. Il tentativo è quello di mostrare ai bambini della scuola primaria, delle classi elementari, quali siano oggi i danni che vengono inferti quotidianamente alla natura, lo spreco dell’acqua  e inquinamento,  tutte queste piccole cose sono quotidiane nelle nostra vita.

D. – Con questi piccoli accorgimenti quanta energia si potrebbe risparmiare?

R. – Chiaramente moltissima, perché le buone azioni che vengono compiute da ognuno se sono fatte tante persone hanno un’incidenza molto alta. In questo senso, poi, cerchiamo sempre di ragionare sulle dimensioni della classe e di quello che possono fare. Alla fine, regaliamo un vaso in cui poi potranno coltivare dei fiori e altre cose per far veder come la natura abbia bisogno che questi elementi – la terra, l’acqua e il sole – siano protetti perché sono generano la vita.

D. – Voi, come Acli di Venezia, siete sensibili all’economia solidale?

R.  – Noi a Venezia, da tempo, anche attraverso il commercio equo e soldale, sosteniamo questo tipo di pratica. Dall’anno scorso in televisione sono partiti degli spot con un ragionamento – toccati un po’ dalle parole del Papa – in riferimento allo spreco del cibo e a quanto cibo viene buttato via nelle mense scolastiche. Noi vorremmo tentare di proporlo ai bambini e agli adulti, infatti alla fine regaliamo un contenitore biodegradabile e invitiamo i bambini, quando vanno a mangiare la pizza – invece di buttare via, di lasciare gli avanzi che poi verranno buttati – di metterla nel contenitore, di portarla a casa per poi mangiarla il giorno dopo.

D. – In questo caso, sono i bambini che insegnano ai genitori?

R. – I genitori di solito educano i figli e in questo potrebbero esser i figli che educano i genitori, perché molto spesso sono quest’ultimi che per non scontentare i bambini sono disposti, in qualche maniera, a cambiare quello che c’è in tavola senza pensare che poi c'è il rischio che magari il cibo venga buttato via.

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Nella Chiesa e nel mondo



Tunisia: caccia al terzo attentatore del Museo del Bardo

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Gli attentatori al Museo del Bardo di Tunisi, dove mercoledì sono morte almeno 21 persone, erano in tre e quello rimasto vivo è in fuga. Lo ha confermato il presidente tunisino, Essebsi, in un’intervista tv. “Gli stanno dando la caccia, non andrà lontano”, ha detto il presidente che ha poi annunciato per domenica prossima una marcia di solidarietà contro il terrorismo davanti allo stesso Museo e al parlamento nazionale. Intanto, la polizia tunisina ha fermato nella notte due persone a Biserta, sospettate di appartenere a un gruppo estremista islamico. I due avevano una mappa del “Bardo” e delle zone di confine tra Algeria e Tunisia, oltre a una rubrica telefonica con nomi riconducibili a gruppi jihadisti algerini. (M.R.)

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Francia e Spagna al voto per le amministrative

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Primo turno delle elezioni amministrative oggi in Francia: 43 milioni di francesi sono chiamati alle urne per rinnovare le assemblee di 101 Dipartimenti, tra cui quello di Marsiglia e di Bordeaux. Favorito nei sondaggi il "Front National" di Marine Le Pen, staccato di qualche punto dall’UMP di Nicolas Sarkozy. Più indietro il Partito socialista. Si teme un’astensione molto alta.

Spagna, voto in Andalusia
Elezioni anche in Spagna, dove si rinnova il parlamento regionale dell’Andalusia, dopo la crisi istituzionale tra il Partito socialista – al governo della regione da 30 anni – e il partito di sinistra “Izquierda Unida”. Le elezioni, che coinvolgono 6,5 di cittadini andalusi, sono il primo importante test elettorale per il Partito antiausterity “Podemos”, alleato del partito greco Syriza. Secondo i sondaggi, “Podemos” è considerato tra i primi due partiti a livello nazionale. (M.R.)

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Svezia: preghiera ecumenica per i cristiani perseguitati

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"Per i credenti, la preghiera è una forza importante e pertanto chiediamo che nelle celebrazioni della Domenica delle Palme, 29 marzo, una preghiera comune si levi per i cristiani perseguitati in Medio Oriente": è quanto afferma Karin Wiborn, segretario generale del Consiglio cristiano di Svezia, citato dall’agenzia Sir. "Siamo preoccupati e in ansia per i nostri fratelli e sorelle cristiani che in maggioranza appartengono all'antica Chiesa d'Oriente”, continua Wibor, sottolineando "che la preghiera può cambiare. E se faremo questo insieme, in varie chiese di diverse tradizioni in tutto il Paese, siamo certi che avrà degli effetti".

Promuovere la libertà di religione nel mondo
Molti membri di Chiese e organizzazioni stanno lavorando "in Medio Oriente per sostenere le persone provate dalle devastazioni della guerra" spiega il Consiglio cristiano di Svezia, evidenziando però che "nonostante gli sforzi, la situazione è estremamente grave". "Proviamo - dicono - una grande prostrazione per ciò che sta accadendo". Per questo, le Chiese di Svezia lanciano anche appello "ai politici perché facciano tutto quello che è in loro potere per proteggere le persone e garantire la pace e la giustizia". Nei mesi passati, le Chiese hanno ripetutamente sollecitato, attraverso lettere, consultazioni e incontri, il ministero degli Esteri a "promuovere la libertà di religione o di credo attraverso iniziative di politica estera".

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Vescovi canadesi: sì a leggi contro sfruttamento minerario

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I vescovi canadesi hanno chiesto al governo di stabilire un ufficio che dia ascolto alle denunce di sfruttamento da parte delle Compagnie di estrazione mineraria canadesi all’estero e l’adozione di una legge per processare tali imprese per crimini commessi al di fuori del Paese. In una lettera indirizzata al presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), l’arcivescovo Carlos Aguíar Retes, il presidente della Conferenza dei vescovi cattolici del Canada, l’arcivescovo Paul-André Durocher, manifesta la solidarietà dell’episcopato verso i vescovi  del Celam che, ieri 19 marzo, sono comparsi davanti al tribunale della Commissione Interamericana sui diritti umani (Cidh) per l’udienza riguardante le implicazioni etiche e morali di progetti intrapresi da industrie estrattive in America Latina.

Primato del Canada nell’estrazione mineraria in America Latina
“Siamo particolarmente preoccupati – scrive l’arcivescovo di Gatineau – nel vedere che la maggior parte delle operazioni di estrazione mineraria in America Latina venga realizzata da aziende registrate in Canada”. Nonostante alcune società imprenditoriali abbiano preso provvedimenti positivi riguardo alla responsabilità sociale, alla protezione dell'ambiente e al rispetto dei diritti umani, i loro sforzi – spiega la nota – sono stati oscurati dall'entità dei danni causati da altri concorrenti nell'industria. Mons. Durocher  ricorda, poi, che in America latina l’estrazione mineraria e di altre risorse non ha prodotto benefici per lo sviluppo umano e economico delle società, sia per la debolezza della regolamentazione, sia per gli abusi di alcune aziende internazionali che non rispettano i diritti ambientali e i diritti della persona. 

Intervento legislativo e comunitario
Secondo i vescovi canadesi, i problemi che riguardano l’estrazione mineraria in America Latina sono complessi e richiedono non solo un intervento legislativo da parte dei Paesi di origine delle compagnie, ma un dialogo continuo tra le comunità e l’industria. “Ciò richiederà anche cambiamenti nel comportamento delle compagnie minerarie che sono state autrici e complici di pratiche abusive”, denuncia la lettera dell’episcopato. Infine, la Chiesa canadese chiama tutte le parti interessate – legislatori, comunità, individui e aziende –a collaborare affinché lo sviluppo minerario in America Latina diventi davvero una fonte di promozione integrale e una benedizione per tutta la popolazione delle Americhe e del mondo. (A.T.)

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Arcivescovo di Medellin: votare con libertà e responsabilità

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Il 25 ottobre, in Colombia, si svolgeranno le elezioni regionali per scegliere sindaci, consiglieri, governatori e deputati. In vista di tale appuntamento “così importante nella vita della società”, mons. Ricardo Tobón Restrepo, arcivescovo di Medellín, ha diffuso un messaggio in cui ribadisce l’importanza di “una formazione sociopolitica” dei cittadini, così che possano “agire in modo responsabile” e “arrivare serenamente” alla tornata elettorale.

Rispetto della persona, requisito fondamentale del bene comune
In particolare – riferisce l’agenzia Fides – il presule punta il dito contro la mancanza di rispetto per il bene comune, che in Colombia ha fatto venir meno l'attività politica, trasformandola da “una vocazione per tutti” in “una professione di pochi". “Il requisito fondamentale del bene comune – sottolinea mons. Tobón Restrepo – è invece il rispetto della persona, della sua dignità, della sua coscienza e dei suoi diritti”.

Votare con libertà e responsabilità
L’Arcivescovo di Medellin conclude il suo messaggio con un invito a tutti i cittadini: "Dobbiamo prendere sul serio la nostra partecipazione alla vita sociale, informandoci sulla realtà in cui viviamo, conoscendo i candidati in lizza e facendo una scelta con libertà e responsabilità per quelli migliori".

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Filippine. Messa per il 450.mo del Santo Niño il 28 aprile

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La Chiesa nelle Filippine si prepara a celebrare quello che sarà l'evento più importante dell'anno, dopo la visita di Papa Francesco dello scorso gennaio: il 450.mo anniversario del ritrovamento del Santo Niño (Kaplag), la statua di Gesù Bambino donata nel 1521 dall'esploratore Ferdinando Magellano alla Regina di Cebu e una delle immagini più venerate dai fedeli filippini. Perduta in un incendio durante una rivolta nell'isola di Mactan, che costò la vita al navigatore portoghese, l’icona fu infatti ritrovata nel 1565 da un militare spagnolo in una capanna bruciata ed è oggi conservata nella Basilica Minore del Santo Niño a Cebu dei Padri Agostiniani.

La Messa presieduta dal card. Tagle
Qui il 28 aprile – riporta l’agenzia Cbcpnews - il cardinale Luís Antonio G. Tagle, arcivescovo di Manila, presiederà una solenne celebrazione eucaristica alla quale sono attesi numerosi altri vescovi filippini e migliaia di fedeli da tutto il Paese. Assieme all’anniversario del ritrovamento dell’immagine miracolosa, la celebrazione commemorerà il 450.mo anniversario della presenza degli Agostiniani nell’arcipelago e il 50.mo anniversario dell’elevazione della Chiesa del Santo Niño al rango di Basilica minore da parte di Paolo VI nel 1965.

L’icona simbolo dell’evangelizzazione delle Filippine
“Il Santo Niño – ha spiegato a Radio Veritas il padre agostiniano, Harold Ll. Rentoria, responsabile del Comitato per il Kaplag – è il simbolo dell’arrivo del cristianesimo nelle Filippine”. La Chiesa filippina festeggia l'icona sacra il 18 gennaio con una grande processione che si svolge nella Basilica di Cebu e in ogni località dove è venerato. Quest’anno la solennità è stata celebrata con Papa Francesco a Manila nella Messa conclusiva del suo viaggio apostolico nel Paese, alla presenza di milioni di fedeli ed è stata la sua figura a ispirare l’omelia del Santo Padre. (L.Z.)

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Andria, Anno Giubilare verso la Festa della Sacra Spina

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È stato presentato in questi giorni ad Andria, in Puglia, l’Anno Giubilare che la diocesi celebrerà come preparazione alla "Festa della Sacra Spina" del 2016. Lo speciale Anno di grazia, che avrà inizio il 24 marzo e si concluderà il 3 aprile del prossimo anno, Festa della Divina Misericordia, vuole celebrare il prodigioso evento, osservato per prima volta nel 1633, sulla spina della corona di Gesù custodita nella cattedrale di Andria che si verifica quando il giorno dell’Annunciazione, il 25 marzo, coincide con il Venerdì Santo. Ogni volta che le due ricorrenze si celebrano nello stesso giorno, le macchie violacee presenti nella spina si ravvivano fino a farsi di "fresco sangue".

Il prodigio della Sacra Spina del 2005
L’ultimo miracolo della Sacra Spina si è verificato nel 2005 ed è stato osservato da una commissione di medici ed esperti, che hanno annotato le variazioni di colore e la comparsa di un piccolo rigonfiamento rosso rubino. Il prodigio è atteso per il 25 marzo 2016, giorno in cui il Venerdì Santo coinciderà con la solennità dell’Annunciazione del Signore. Diverse le iniziative pensate per preparare i fedeli. Il 24 marzo, giorno dell’apertura dell’Anno Giubilare, che ha come tema “Ecco l’uomo. Gesù Cristo sorgente e modello di una nuova umanità”, alle 19, nella chiesa SS. Annunziata, saranno celebrati i Primi Vespri della Solennità dell’Annunciazione, seguirà un pellegrinaggio penitenziale verso la cattedrale, dove il vescovo di Andria, mons. Raffaele Calabro, presiederà una solenne celebrazione eucaristica. Il 25 marzo, ancora in cattedrale, alle 19.30 viene proposto un incontro-testimonianza con Ernesto Olivero, fondatore del Sermig di Torino, sul tema “Colpire il volto del fratello è ferire il volto di Cristo”, mentre il 27 marzo, nella parrocchia Madonna di Pompei, alle 19.30 si svolgerà la Via Crucis dei missionari martiri.

Guardare a Cristo per vivere un’autentica fraternità
L’Anno Giubilare della diocesi di Andria ha anche un logo con un volto di Gesù raffigurato su una tela del 1600, che vuole invitare a fissare lo sguardo su Cristo pensandolo in mezzo alla gente - tra poveri e ammalati, peccatori e increduli - per esortare a un’autentica fraternità e a una nuova umanità. La Sacra Spina viene esposta alla venerazione l’ultimo venerdì di ogni mese. Dopo il 2016, il 25 marzo sarà ancora un venerdì santo nel 2157. (T.C.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 81

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.