Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 02/10/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa: ognuno ha un Angelo accanto, ascoltiamolo docilmente

◊  

A ogni persona Dio ha dato la “compagnia” di un Angelo per consigliarla e proteggerla, un Angelo da ascoltare con docilità. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa Santa Marta nel giorno della Festa degli Angeli Custodi. Il servizio di Alessandro De Carolis: 

La prova di una paternità che tutto ama e copre la si trova nelle prime pagine della Bibbia. Quando Dio caccia Adamo dal Paradiso non lo lascia solo, non gli dice – afferma il Papa – “arrangiati come puoi”.

Ambasciatore di Dio accanto a noi
Francesco cita preghiere e salmi per ricordare come la figura dell’Angelo custode sia sempre stata presente in ogni vicenda del rapporto tra l’uomo e il cielo. “Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato”, afferma il brano del Libro dell’Esodo proposto dalla liturgia. Liturgia dedicata a quelle particolari presenze celesti che, sottolinea il Papa, “il Signore ha dato a tutti”. “Ognuno di noi ne ha uno” che “ci accompagna”:

“E’ sempre con noi! E questa è una realtà. E’ come un ambasciatore di Dio con noi. E il Signore ci consiglia: ‘Abbi rispetto della sua presenza!’. E quando noi – per esempio – facciamo una cattiveria e pensiamo che siamo soli: no, c’è lui. Aver rispetto della sua presenza. Dà ascolto alla sua voce, perché lui ci consiglia. Quando sentiamo quell’ispirazione: 'Ma fa questo… questo è meglio… questo non si deve fare…'. Ascolta! Non ribellarti a lui”.

Rispettarlo e ascoltarlo
L’Angelo custode ci difende sempre e soprattutto dal male, assicura Francesco. Talvolta, osserva, “pensiamo che noi possiamo nascondere tante cose”, “cose brutte”, che alla fine verranno comunque alla luce. E l’Angelo, dice, è lì “per consigliarci”, per “coprirci”, esattamente come farebbe “un amico”. “Un amico che noi non vediamo, ma che sentiamo”. Un amico che un giorno “sarà con noi in Cielo, nella gioia eterna”:

“Soltanto chiede di ascoltarlo, di rispettarlo. Soltanto questo: rispetto e ascolto. E questo rispetto e ascolto a questo compagno di cammino si chiama docilità. Il cristiano deve essere docile allo Spirito Santo. La docilità allo Spirito Santo incomincia con questa docilità ai consigli di questo compagno di cammino”.

Docili con l’Angelo che ci guida
E per essere docili, indica Papa Francesco, bisogna essere piccoli, come bambini, ovvero come coloro che Gesù ha detto essere i più grandi nel Regno di suo Padre. Dunque, conclude, l’Angelo custode è “un compagno di cammino” che insegna l’umiltà e che come bambini va ascoltato:

“Chiediamo oggi al Signore la grazia di questa docilità, di ascoltare la voce di questo compagno, di questo ambasciatore di Dio che è accanto a noi nel nome Suo, che siamo sorretti dal suo aiuto. Sempre in cammino… E anche in questa Messa, con la quale noi lodiamo il Signore, ricordiamo quanto buono è il Signore che giusto dopo aver perso l’amicizia, non ci ha lasciato soli, non ci ha abbandonato”.

inizio pagina

Il Papa riceve i partecipanti a un incontro sul card. Merry del Val

◊  

Papa Francesco ha incontrato stamani, nella Sala Clementina, i partecipanti all'incontro sulla figura del Servo di Dio cardinale Merry del Val. Il Santo Padre, parlando a braccio in spagnolo, ha ricordato la vita del porporato, di cui quest’anno ricorre il 150.mo anniversario della nascita. Nato nel 1865 a Londra in una famiglia aristocratica spagnola, fu segretario di Stato dal 1903 al 1914, durante il Pontificato di Pio X.

Sulla sua tomba, collocata nelle Grotte Vaticane, si leggono le semplici parole che lo stesso cardinale del Val aveva dettato nel suo testamento: "Desidero di essere sepolto con la massima semplicità. Sulla mia tomba sia iscritto soltanto il mio nome con queste parole: Da mihi animas, caetera tolle (Dammi le anime, prenditi tutto il resto)”. Il processo di beatificazione del cardinale Merry del Val è stato aperto nel 1953.

inizio pagina

Sinodo. Card. Baldisseri: Papa invita a discutere con parresìa

◊  

Sono 270 i Padri Sinodali che partecipano al 14.mo Sinodo generale ordinario sulla famiglia, in programma in Vaticano dal 4 al 25 ottobre. Stamani, nella Sala Stampa vaticana, il segretario generale del Sinodo, cardinale. Lorenzo Baldisseri, ha tenuto un briefing per illustrare le modalità di lavoro dell’Assemblea: tra le novità, maggiore spazio ai circoli minori ed un solo documento conclusivo, la Relatio finalis. Il servizio di Isabella Piro

Baldisseri: Sinodo vuol dire camminare insieme
“Questa Assemblea rappresenta il momento conclusivo del percorso sinodale iniziato due anni fa”.

Il cardinale Baldisseri lo spiega chiaramente: se Sinodo vuol dire “camminare insieme”, allora la prossima Assemblea generale ordinaria fa parte del percorso iniziato con la preparazione al Sinodo straordinario sulla famiglia, svoltosi nel 2014 e i cui lavori preparatori sono stati avviati nel 2013.

Nuova metodologia di lavoro
270 i Padri Sinodali partecipanti, quest’anno: 107 provengono dall’Europa, 64 dall’America, 54 dall’Africa, 36 dall’Asia e 9 dall’Oceania. Tra loro si contano, in particolare, 74 Cardinali, 102 Vescovi e 2 parroci. Presenti anche 24 esperti e 51 uditori, tra cui si contano 18 coppie di sposi, genitori e capi famiglia, che interverranno in Aula. 14, infine, delegati fraterni, rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali, che – spiega il card. Baldisseri – “condividono con la Chiesa cattolica la sollecitudine per l’evangelizzazione e la cura pastorale delle famiglie nel mondo odierno”.

Nuova, inoltre, la metodologia di lavoro, approvata dal Papa. Il cardinale Lorenzo Baldisseri:

“Considerando la metodologia dei precedenti Sinodi, la maggioranza dei Padri ha suggerito che l’Assemblea Generale Ordinaria sia resa più dinamica e partecipata attraverso la distribuzione degli interventi in aula dei singoli membri in tempi successivi, in modo da poter dedicare maggiore attenzione ad ogni contributo. Inoltre, i Padri hanno richiesto di valorizzare il lavoro nei Circuli Minores, ove si verifica una partecipazione più attiva alla discussione, un confronto più diretto ed immediato tra i Padri nella propria lingua, nel quale eventualmente possono intervenire gli uditori e i delegati fraterni”.

18 Congregazioni generali e 13 Circoli minori
Le Congregazioni generali saranno, quindi, 18. I lavori in Aula si suddivideranno in tre tappe, ciascuna corrispondente ad una parte dell’Instrumentum laboris: le sfide sulla famiglia, il discernimento della vocazione familiare e la missione della famiglia oggi. Al termine di ogni tappa, i Circoli minori – che in totale avranno 13 sessioni e saranno composti da circa 20 membri della stessa lingua – si riuniscono per elaborare ciascuno una breve relazione, che verrà resa pubblica. La differenza è evidente, spiega il card. Baldisseri, se si pensa che al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, svoltosi nel 2012, le Congregazioni generali erano 23 e i Circoli minori 8. Prevista come di consueto, inoltre, l’ora di discussione libera in Aula.

Commissione di 10 membri elabora Relatio Finalis
A partire dalle relazioni dei Circoli minori, rielaborate ed integrate da eventuali interventi in Aula nel rispetto del lavoro Collegiale, un’apposita Commissione di dieci membri, nominata dal Papa, presieduta dal card. Erdö, ed in cui sono rappresentati i cinque continenti, elabora la Relatio Finalis, il documento conclusivo del Sinodo, che verrà votato punto per punto a maggioranza qualificata, il 24 ottobre nel pomeriggio. Essa verrà quindi consegnata al Pontefice, al quale spetta la decisione se pubblicarla o meno. Non è prevista, invece, la Relatio post disceptationem.

Sinodo, spazio protetto perché vi possa agire lo Spirito Santo
Riguardo alla comunicazione mediatica, la modalità resta quella dello scorso anno. Il cardinale Baldisseri:

“Si tiene presente il criterio fondamentale ricordato dal Santo Padre varie volte: il Sinodo deve essere uno spazio protetto perché vi possa agire lo Spirito Santo; in modo che i Padri abbiano la libertà di esprimersi con parresìa. Durante le tre settimane, come base per l’informazione si mantiene il Briefing quotidiano delle ore 13.00 che viene ampliato con una maggiore presenza di Padri sinodali, utilizzando tutti i mezzi di comunicazione disponibili. I Padri sono liberi di comunicare con i media a loro discrezione e responsabilità”.

Celebrazioni presiedute dal Papa
Tre le celebrazioni presiedute dal Papa: la Messa di apertura dei lavori, il 4 ottobre, e quella conclusiva, il 25, e poi, il 18 ottobre, la Messa di canonizzazione di Vincenzo Grossi, Maria dell’Immacolata Concezione e dei coniugi Martin, genitori di Santa Teresa di Lisieux. Le loro reliquie saranno esposte alla venerazione dei fedeli. Papa Francesco prenderà la parola, si auspica, in apertura dei lavori in Aula, il 5 ottobre, ed all’evento speciale del 17 ottobre: si tratterà di una commemorazione del 50.mo anniversario del Sinodo, istituito da Paolo VI nel 1965. Aperto al pubblico, l’evento vedrà una Relazione commemorativa affidata al card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna. Seguiranno le comunicazioni di cinque presuli, in rappresentanza di tutti i continenti. Infine, il Pontefice interverrà, domani sera, 3 ottobre, alla Veglia di preghiera per il Sinodo in Piazza San Pietro. Tutti i fedeli sono invitati ad accompagnare il Sinodo con la preghiera anche nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove ogni giorno si reciterà il Rosario e si celebrerà la Santa Messa: nella prima settimana si pregherà per i figli, nella seconda i genitori, nella terza per i nonni.

Il Papa ha invitato a discutere con parresia
Riguardo al clima che si respira intorno al Sinodo, il cardinale Baldisseri ha sottolineato:

“Il Papa ha invitato a discutere con parresìa, con apertura, in ambito ecclesiale ed anche fuori. Pertanto, non è sorprendente che ci siano posizioni o dichiarazioni contrastanti, magari. Questo era già previsto, è un po’ ‘Conciliare’: in quel tempo, apertamente vi erano posizioni divergenti. Poi, si è arrivati ad un consenso, tanto che i documenti sono stati approvati. Quindi questo non è strano, accogliamo veramente anche questo aspetto. Ogni giorno troviamo qualcosa di nuovo sui giornali, nella pubblicazione di libri…Vi sono stati anche molti studi, nel periodo tra i due Sinodi, con un approfondimento veramente importante. Ne siamo al corrente e ne siamo davvero lieti. Può apparire un po’ una ‘turbolenza’ su alcuni temi, ma siamo nel mare e quindi c’è anche qualche ‘turbolenza’”.

Interviste dei Padri Sinodali
Dal suo canto, rispondendo, alle domande dei giornalisti su un presunto gruppo di lavoro afferente alla rivista “Civiltà Cattolica”, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha sottolineato che esso non ha nulla a che vedere con il Sinodo. Annunciato, inoltre, che presso l’Augustinianum saranno disponibili dei locali, dalle 12.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 18.00, per raccogliere le interviste con i Padri Sinodali. Infine, sul sito web della Sala Stampa, verrà allestito un blog con contributi video ed audio dei Padri Sinodali. Previsto anche un servizio di Twitter, relativo ai briefing ed ai momenti pubblici dell’Assemblea.

inizio pagina

Francesco riceve il nuovo ambasciatore greco

◊  

Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’ambasciatore di Grecia, Alexandros Couyou, per la presentazione delle Lettere Credenziali, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, e il nunzio apostolico in Svizzera, l’arcivescovo Thomas E. Gullickson.

Il Papa ha nominato il sacerdote Ján Dubina cermoniere pontificio.

inizio pagina

Card. Ouellet promuove colletta per i cristiani in Siria e Iraq

◊  

La Pontificia Commissione per l’America Latina si mobilita in favore dei cristiani perseguitati del Medio Oriente. Con una lettera indirizzata a tutti i presidenti delle Conferenze episcopali dell’America Latina, il presidente della Commissione, cardinale  Marc Ouellet, chiede ai presuli di tutte le Chiese locali di avviare le necessarie iniziative per sensibilizzare i fedeli nei confronti delle difficili condizioni di vita dei cristiani del Medio Oriente e lanciare iniziative di preghiera e di comunione con queste comunità sofferenti a causa della propria fede.

L’appello lanciato dal cardinale Ouellet risponde all’apprensione dimostrata dal Papa per la sorte dei cristiani perseguitati in tutto il mondo, ma soprattutto  in questo particolare momento storico in Siria e in Iraq. Il presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina invita inoltre i vescovi della regione a chiedere ai propri governi di sostenere presso le sedi regionali ed internazionali la causa della libertà religiosa e a mostrarsi solidali con quanti sono vittime di inaudite violenze e persecuzioni.

Il cardinale Ouellet invita inoltre i responsabili delle Chiese locali a dimostrare la propria disponibilità all’ospitalità dei rifugiati e dei profughi provenienti in particolare da Iraq e Siria. “Che non venga mai a mancare a questi nostri fratelli – esorta – la preghiera universale che si eleva al cielo nel corso della Santa Messa”.

Il prossimo 8 dicembre, inoltre, in concomitanza con l’apertura dell’Anno giubilare dedicato alla Misericordia, la Pontificia Commissione per l’America Latina invita tutte le realtà ecclesiali della regione ad avviare una colletta per aiutare materialmente le comunità cristiane della Siria e dell’Iraq. Infatti, spiega il cardinale Ouellet, sebbene molti cristiani siano stati costretti ad intraprendere la via dell’esilio, molti altri hanno eroicamente deciso di rimanere nei luoghi d’origine per continuare a dare la propria testimonianza di fede cristiana. La sopravvivenza delle comunità cristiane del Medio Oriente – sottolinea – è fondamentale per tutta la cattolicità. La somma che verrà raccolta dalle diverse realtà ecclesiali dell’America Latina verrà in seguito gestita dalla Pontificia Commissione che provvederà a far giungere gli aiuti finanziari là ove sono ritenuti più necessari. (A cura di Stefano Leszczynski)

inizio pagina

Dichiarazione di padre Lombardi su incontro del Papa con Kim Davis

◊  

Continua a suscitare discussioni e commenti il breve incontro avvenuto nei giorni scorsi presso la Nunziatura di Washington fra il Papa e la signora Kim Davis, l'impiegata della contea del Kentucky che si rifiuta di rilasciare licenze di matrimonio per le coppie dello stesso sesso e che per questo motivo ha passato alcuni giorni in carcere.

Sulla vicenda è intervenuto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, per “contribuire a una comprensione obiettiva di ciò che è avvenuto”. “Il Papa – precisa il portavoce vaticano – ha incontrato presso la Nunziatura di Washington" diverse decine di persone invitate dalla rappresentanza pontificia per salutarlo "in occasione del suo congedo prima della partenza da Washington per New York City, come avviene durante tutti i viaggi del Papa. Si è trattato di saluti molto brevi di cortesia a cui il Papa si è prestato con la sua caratteristica gentilezza e disponibilità. L’unica ‘udienza’ concessa dal Papa presso la Nunziatura è stata ad un suo antico alunno con la famiglia. Il Papa – ha detto padre Lombardi - non è quindi entrato nei dettagli della situazione della signora Davis e il suo incontro con lei non deve essere considerato come un appoggio alla sua posizione in tutti i suoi risvolti particolari e complessi”.

inizio pagina

Il card. Filoni apre l’anno formativo del Pontificio Collegio Urbano

◊  

“Siete chiamati a vivere la gioia del Vangelo, di cui parla il Papa Francesco nella sua Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, non solo come esperienza personale e comunitaria, ma anche di prospettiva”. E’ stata questa la raccomandazione del cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in occasione della Messa per l’apertura dell’anno formativo del Pontificio Collegio Urbano. Il porporato – ricorda l’agenzia Fides - ha presieduto la celebrazione nella cappella del Collegio nel pomeriggio di ieri, 1 ottobre, memoria di Santa Teresa di Lisieux.

L’impegno del Collegio in vista del Giubileo
Citando i prossimi importanti eventi ecclesiali, tra cui l’Anno Giubilare della Misericordia, il porporato ha ribadito: “Il nostro Collegio desidera mettersi in piena sintonia con la mente e il cuore di Papa Francesco, e nel cammino da Lui tracciato per la Chiesa universale”. Quindi ha ricordato che “l’amore e la misericordia furono anche le caratteristiche della spiritualità di un’altra Teresa, la religiosa di Calcutta, grande Missionaria della Carità, una donna aperta profondamente all’altro, al più bisognoso”.

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

In prima pagina, un editoriale di Gualtiero Bassetti dal titolo "La mano sapiente di Dio": sinodo sulla famiglia e giubileo della misericordia.

Come angeli delle vostre Chiese: il discorso di Paolo VI con cui il 30 settembre 1967 inaugurò i lavori della prima assemblea del Sinodo dei vescovi.

L'angelo e il bambino: messa a Santa Marta.

Letture diverse: Emilio Ranzato su san Francesco nel cinema.

Il peccatore perdonato: nell'imminenza della festa del poverello d'Assisi, anticipazione di un testo del vescovo Paolo Martinelli su umanità e misericordia.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Strage college Usa, 13 morti. Obama: rivedere legge su armi

◊  

Sarebbe di almeno 13 morti, compreso il killer ucciso dalla polizia, e si 7 feriti il bilancio dell’ennesima strage avvenuta ieri in un college statunitense, a Roseburg, nello Stato dell’Oregon. In un messaggio alla nazione, il presidente Obama ha tuonato: “Ora basta, rivedere la legge sulla vendita delle armi”. Per un commento sull’ultimo episodio che ha insanguinato le scuole degli Usa dalla Columbine (1999) in poi, Roberta Barbi ha intervistato il prof. Ferdinando Fasce, docente di Storia degli Stati Uniti all’università di Genova: 

R. – Credo che a questo punto gli occhi di tutti debbano considerarsi aperti, cioè che non ci si possa più nascondere dietro formule ideologiche o dietro tentativi di travisare le cose. E' un fatto molto chiaro che nella società statunitense – l’ha detto molto chiaramente anche il presidente Obama – c’è un problema legato all’uso delle armi.

D. – Dopo l’accaduto, il presidente Obama ha lanciato un appello alla nazione contro la diffusione delle armi: “Negli Stati Uniti ce n’è una ogni uomo, donna o bambino”, ha detto. Come mai non si riesce a cambiare questa situazione?

R. – Credo che sia, come sempre accade in società che diventano sempre più complesse, un intreccio di fattori. Da un lato, c’è indubbiamente una tradizione dei residui ideologico-culturali legati alla nozione dell’individuo che deve difendersi e farsi giustizia da solo, con un’interpretazione distorta del famoso secondo emendamento alla Costituzione sul diritto di portare le armi: ci sono questi residui che si associano all’idea della libertà dell’uomo che si muove liberamente negli spazi americani della frontiera. Dall’altro, molto più importante, c’è la lobby delle armi e, dall’altro ancora, ci sono i politici che speculano su tutto questo.

D.  – Il presidente Obama ha puntato molto chiaramente il dito contro il Congresso…

R. – Sicuramente, e contro quella parte di Congresso di estremisti repubblicani che si fanno interpreti degli elementi più forti, più emotivi, di convinzioni e paure degli americani. Perché qui bisogna stare molto attenti alle convinzioni: convinzioni di chi è sicuro che le armi siano importanti e la paura, basti pensare alla propaganda della lobby delle armi, che dice: no, ce ne vogliono di più... Ce ne vogliono di più, perché? Perché la gente ha paura.

D. – Quanto pesano in certe scelte politiche le lobby dei commercianti d’armi americani?

R. – Enormemente. Alcuni anni fa, un mio collega storico molto apprezzato negli Stati Uniti pubblicò un libro nel quale cercava di dimostrare che in realtà l’uso delle armi negli Stati Uniti è diventato particolarmente forte non dalle origini – quindi non è una storia che gli americani hanno nel dna, insomma dalle colonie in poi – ma che fu la Guerra civile a incentivare una cultura delle armi. Non appena il libro fu pubblicato, gli si attaccarono alle calcagna, letteralmente, quelli della "National Rifle Association" e lo distrussero, dimostrando che aveva sbagliato alcune citazioni – che era vero – e in questa maniera eliminando e cercando di eliminare una discussione seria intorno a quando e come si è prodotta una cultura delle armi. Quindi, è fortissima quell’influenza.

D. – Il Washington Post ha stabilito che negli primi 274 giorni del 2015 nel Paese ci sono state 294 sparatorie di massa, cioè quelle in cui ci sono almeno 4 feriti. Alla base, quindi, c’è solo un problema di diffusione delle armi?

R. – Credo ci sia un intreccio tra il fatto che le armi sono di facile accesso agli individui, il fatto che soprattutto in certe aree si può essere diffusa la sensazione che ci sia bisogno di un’arma per difendersi, e poi le pressioni economiche e politiche delle quali parlavo.

inizio pagina

Confronto internazionale sui raid russi in Siria

◊  

Confronto aperto nella comunità internazionale sull’evoluzione della crisi siriana. Dopo l’avvio dei raid aerei russi in Siria, oggi a Parigi vertice fra il presidente francese, Hollande, quello russo, Putin, e la cancelliera tedesca, Merkel. Intanto, dopo un incontro in videoconferenza tra i vertici militari, gli Stati Uniti esortano Mosca a colpire solo le basi del sedicente Stato islamico e non quelle degli oppositori al regime del presidente siriano Assad. Su questa situazione, Antonella Palermo ha intervistato Alberto Negri, esperto di Medio Oriente del Sole 24 Ore: 

R. – La situazione in cui ci troviamo oggi in Siria è il frutto di una lunga vicenda, che comincia, se dobbiamo dare una data, con l’invasione americana dell’Iraq nel 2003. Poi, c’è stata la rivolta contro Bashar Al Assad e questa è stata l’occasione per tutti gli Stati della regione di esercitare il loro potere di influenza. Adesso, con l’intervento russo, si crea una situazione ancora più complicata: è un’illusione che l’intervento di Putin possa in qualche modo togliere le "castagne dal fuoco" all’Occidente. Aumenterà ancora di più la violenza, il reclutamento di jihadisti, e ci troveremo di fronte a una situazione ancora più complicata da risolvere.

D. – Qual è l'obiettivo della videoconferenza che c’è stata tra Pentagono e Russia?

R. – L’obiettivo, tanto per cominciare, è quello di non spararsi addosso vicendevolmente. E si sta cercando di capire fino a che punto, e in che modo, questa nuova situazione militare possa aprire anche degli sbocchi diplomatici. È molto complesso, perché bisognerà mettere intorno al tavolo gli Stati Uniti, la Russia, le potenze regionali e forse anche qualche attore non statuale, perché – parliamoci chiaro – il Califfato controlla un terzo della Siria e un terzo dell’Iraq. Con questa situazione bisognerà in qualche modo fare i conti, perché il Califfato ha anche consensi e, soprattutto, c’è la voglia di rivincita delle popolazioni sunnite sia in Siria che in Iraq.

inizio pagina

Centrafrica, torna la calma. Unicef: soli migliaia di minori

◊  

La vita sta riprendendo i ritmi quotidiani a Bangui nella Repubblica Centrafricana dopo i violenti scontri dei giorni scorsi, con oltre 30 vittime. Fonti locali riferiscono che il rientro della presidente, Catherine Samba Panza, ha rassicurato la popolazione e quanti speravano di rovesciare le istituzioni hanno visto ridimensionato il loro potenziale militare. Nel pomeriggio, vertice governativo aperto a tutte le componenti della società civile per cercare una soluzione alla crisi e rilanciare il processo elettorale di ottobre. In grande difficoltà resta il personale delle Ong, in parte evacuato e vittima di saccheggi. E drammatica è la situazione dei bambini: “Per loro c'è stato un regresso sotto tutti fronti”, racconta al microfono di Gabriella Ceraso, il responsabile emergenze in Centrafrica per l’Unicef, Andrea Burelli, raggiunto telefonicamente a Bangui: 

R. – In questi ultimi due giorni, la situazione è ancora migliorata. C’è da dire comunque che noi abbiamo sempre l’obbligo di rimanere nelle nostre sedi e di non muoverci e questo evidentemente provoca un problema a livello di coordinamento e soprattutto di valutazione dei bisogni. Sono i bambini quelli che pagano il prezzo più alto. L’Unicef aveva fatto degli sforzi enormi con le autorità per avere una ripresa della scuola regolare il 21 settembre. Dopo qualche giorno, invece, la crisi è scoppiata e quindi ritorniamo alla situazione di partenza per i circa 180 mila bambini che avrebbero dovuto essere oggi nelle aule. Non conosciamo invece ancora la situazione delle scuole, se siano cioè state saccheggiate o altro. Questo per quanto riguarda l’educazione. In merito alla questione della nutrizione, dei circa 1.000 bambini che partecipavano a un programma alimentare, il 905 ha dovuto abbandonare. Ci sarà quindi sicuramente il problema di ritrovarli e di riprendere questo programma. Ci sono poi gli sfollati, erano in numero decrescente. All’inizio dell’anno, eravamo arrivati a circa 27 mila sfollati, qui a Bangui oggi siamo invece a 70 mila e almeno 35 mila sono sotto i 18 anni. Mancano soprattutto il cibo e l’igiene e siamo molto preoccupati perché questo potrebbe avere poi delle conseguenze sanitarie nel breve termine. Purtroppo, poi, c’è un altro problema che riguarda i bambini: il fatto che, a causa dei combattimenti, sono scappati e sono stati separati dalle famiglie. Stiamo faticosamente cercando di comprendere l’entità di questo problema.

D. – Ricordiamo che in Centrafrica rischiano l’arruolamento forzato…

R. – Questo è un problema enorme: è vero che in Centrafrica nel mese di maggio c’era stato un accordo con tutti i gruppi armati per poter liberare i bambini che sono al loro interno. C’era stato il rilascio di qualche centinaia di bambini, però ora ritorniamo anche sotto questo punto di vista alla casella di partenza…

D. – Quindi, a oggi, conferma che dal punto di vista della scuola, della nutrizione, dell’alimentazione, degli sfollati, e del controllo dei bambini non accompagnati, voi non potendo circolare e non avendo sicurezza garantita non potete riprendere in mano la situazione?

R. – Siamo a questo livello: cioè conosciamo le cifre, ma non siamo ancora in grado di portare avanti un’azione concreta ed efficace. Per la verità, per quanto riguarda la nutrizione, abbiamo già fatto qualcosa. Ma il problema vero è di ritrovare i bambini…

D. – Sappiamo anche che uffici della Caritas, del Pam e delle Ong internazionali sono stati particolarmente minacciati e presi di mira…

R. – Gran parte del personale delle Ong è stato evacuato, ieri è cominciata l’evacuazione e oggi ce ne sarà un’altra. Quindi, c’è un "gap" in termini di risorse umane, ma anche in termini logistici. I veicoli, i computer, il materiale che avevano nei magazzini è stato totalmente saccheggiato. E questo è un grande problema.

D. – La popolazione in questo momento dove si trova,chiusa in casa o nei campi profughi?

R. – La maggior parte della popolazione è rimasta nelle case. Noi parliamo di sfollati nei siti, cioè nei campi degli sfollati. Ma c’è un’enormità di persone – e su questo purtroppo non abbiamo il dato – che sono scappate in famiglie che conoscono, famiglie di amici e conoscenti. Dei 400 mila circa sfollati in tutto il Centrafrica, attualmente più o meno il 60% si trova nelle famiglie dove ha un’accoglienza e un’assistenza, mentre il 40% è nei campi e deve essere assistito.

inizio pagina

Iraq. Inaugurata a Erbil “scuola mobile” per bambini sfollati

◊  

È stata inaugurata in tempo per l’inizio del nuovo anno scolastico la scuola elementare per bambini sfollati cristiani e yazidi nel campo profughi di Ashti a Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno. Finanziato dalla Cooperazione italiana, il progetto è stato realizzato da “Un ponte per”, l’Associazione italiana che opera in Iraq da oltre 25 anni a favore delle popolazioni colpite dalla guerra. “Una scuola fatta con un sistema di prefabbricati che poi potrà essere spostata in base ai bisogni”: così ha spiegato da Erbil il direttore di “Un ponte per”, Domenico Chirico, al microfono di Maria Caterina Bombarda

R. – L’anno scorso, le persone che sono fuggite dalla comunità yazide e cristiane, soprattutto da Qaraqosh – questa grande enclave cristiana a 30 km da Mosul, dove abitavano 60 mila cristiani e dove noi di “Un ponte per” lavoravamo da molti anni – sono venute in parchi pubblici e in alloggi di fortuna qui ad Erbil. Dopo di che, per fortuna, dopo un anno sono stati creati dei campi per accoglierli, sono stati utilizzati dei palazzi abbandonati per dargli riparo, sicuramente meglio delle tende o situazioni precarie. In uno di questi campi, quello di Ashti, vivono tremila persone, per la maggioranza cristiane fuggite da questa enclave molto grande di Qaraqosh. Gli stessi padri con cui noi abbiamo lavorato per le distribuzioni degli aiuti di emergenza ci hanno detto: “Guardate, noi abbiamo un grande problema: qui a Erbil c’è una scuola pubblica frequentata da 700 bambini, ci hanno comunicato quest’anno non potranno più andare a scuola”. Noi ci siamo subito attivati con la cooperazione italiana per fare in modo di creare una scuola mobile per questi bambini e per metterli in condizione di poter andare a scuola già dalla prossima settimana, quando qui ad Erbil comincerà l’anno scolastico. Quindi, il progetto nasce da un bisogno immediato, perché a luglio hanno saputo che sarebbero stati cacciati di fatto dalla scuola pubblica locale e noi ci siamo adoperati per costruire una scuola fatta con un sistema di prefabbricati che poi potrà essere spostata in base ai bisogni, quindi potrà essere smontata e rimontata dove e se sarà necessario. Devo dire che questo è stato un lavoro di cooperazione in collaborazione con il Ministero degli esteri andato a buon fine. I religiosi che gestiscono il campo si sono adoperati per fare in modo che tutto quello che noi non siamo riusciti a portare arrivasse: chi ha portato banchi, chi ha donato zainetti per i bambini con tutto il materiale scolastico… E' stato un bellissimo lavoro di rete.

D. – Qual è ora il problema per gli sfollati?

R. – Dopo un anno dall’invasione della piana di Ninive da parte dello Stato islamico, queste persone hanno bisogno di poter aver un’integrazione, un’accoglienza. Non è più emergenza, è passato un anno e moltissimi vogliono andare in Europa. Quindi, è necessario impegnarci a garantire a quelli che si trovano qui una vita decente, dargli un minimo di normalità anche in questa situazione di sfollamento terribile per loro, perché comunque i cristiani - voi sapete - erano un milione e duecento mila nel 2003, oggi sono 400 mila.

D. – Come hanno accolto questo nuovo progetto? Qual è il sentire della gente?

R. – Il sentire generale e di sofferenza, nel senso che la scuola è una garanzia di stabilità importante: i 700 bambini andranno a scuola e avranno dei locali decenti. Quindi, questo dà soprattutto ai bambini che sono molto più resilienti degli adulti, una gioia quotidiana. Ovviamente, però, c’è un’enorme sofferenza di fondo più negli adulti che nei bambini in realtà: quella di non sapere quale sarà il loro futuro.

D. – Quali altre attività state facendo nel campo di sfollamento?

R. – Noi facciamo anche un servizio d’informazione su quelli che sono i servizi i diritti. C’è un nostro team composto da persone del campo che va in giro e li informa su una serie di servizi che sono a disposizione degli sfollati qui nel Kurdistan iracheno. Quindi, noi facciamo in modo che arrivino le informazioni giuste: da dove registrarsi per le nascite, dove fare i documenti, dove risolvere i tanti piccoli problemi quotidiani per chi ha perso tutto. Noi ci occupiamo di dare questo servizio di informazione. Poi, abbiamo anche un servizio di assistenza psicologica, psicosociale a vari livelli: gioco per i bambini, attività ricreative e capacità di identificare i traumi. Se c’è qualcuno che i ha dei traumi molto forti, cerchiamo di riferirlo alle strutture idonee: psicologi o psichiatri quando c’è un problema di salute mentale. Il nostro lavoro specifico come “Un ponte per” si muove intorno a questi canali senza escludere che quando ci sono dei problemi molto specifici cerchiamo di adoperarci il più possibile.

inizio pagina

Incontro alla Gregoriana a 146 anni dalla nascita del Mahatma Gandhi

◊  

146 anni fa nasceva il Mahatma Gandhi, leader spirituale e politico che guidò l’India verso l’indipendenza. In occasione dell’anniversario, l’Università Gregoriana di Roma ha ospitato la presentazione del libro: "La straordinaria leadership di Gandhi". Oltre all’autore, Pascal Alan Nazareth, diplomatico indiano in congedo, di fede cristiana, hanno parlato del testo e dei punti di contatto tra le idee del pensatore indiano e il cristianesimo, anche il rettore della Gregoriana, padre François-Xavier Dumortier, e Roberto Catalano, del Centro dei Focolari per il dialogo interreligioso. Il servizio di Eugenio Murrali

“Sono un cristiano, un indù, un musulmano e un ebreo”, con queste parole emblematiche del pensiero di Gandhi, Pascal Alan Nazareth presenta la traduzione italiana del suo libro. Il testo si sofferma sull’impatto concreto che il grande pensatore indiano ha avuto sul mondo e le sue politiche. L’autore ha voluto richiamare anche la vicinanza tra le teorie gandhiane e il cristianesimo:

"Christ said: “I am the way, I am the truth and I am the life...
Cristo ha detto: 'Io sono la Via, la Verità e la Vita'. Entrambi si sono battuti per la verità e per l’amore. Questo è quello che Gandhi diceva. Lui usava l’espressione 'non violenza', ma in molte occasioni ha specificato che la 'non violenza' è un altro modo per intendere l’amore”.

Per Nazareth, che è stato uno dei pochi ambasciatori cristiani dell'India, l’insegnamento spirituale e politico di Gandhi è ancor oggi necessario:

"What the world needs most today …
Ciò di cui il mondo ha più bisogno oggi sono la giustizia, la non violenza e l’abolizione della guerra".

L’ambasciatore ha ricordato che Gandhi è stato un profeta di verità e una croce in azione. E sull’idea di resistenza pacifica si è soffermato anche il rettore della Gregoriana, padre Dumortier, osservando che la violenza è sempre mortifera e rende schiavi di sé. “Senza pace – ha concluso – non può esserci una società nazionale o internazionale duratura”.

inizio pagina

Boom di scioperi nel 2015. Roma in tilt per la protesta Usb

◊  

A livello nazionale da inizio anno al 15 settembre 2015, nel settore dei servizi pubblici essenziali abbiamo avuto 1.561 proclamazioni di sciopero, con un aumento del 7,5% rispetto al 2014. Lo ha affermato il presidente dell'Autorità di garanzia per gli scioperi Roberto Alesse. Oggi è stata una giornata nera per i trasporti pubblici a Roma, causata dalla protesta del sindacato Usb. A rischio la tenuta della città durante il Giubileo. Il servizio di Alessandro Guarasci

La conflittualità sindacale sta toccando le stelle in questo scorcio di 2015. Le proclamazioni sciopero hanno superato le 1.560 unità, e per quanto riguarda poi gli scioperi realmente fatti abbiamo superato toccato quota 1.055, con  un 6% di aumento rispetto all'anno precedente. Per il Garante Roberto Alesse, “la legge che regola questo diritto va aggiornata perché – ha detto – le vittime sacrificali di un sistema che non funziona restano i cittadini utenti, veri ostaggi della miriade di proteste proclamate nei settori dei servizi pubblici essenziali”.

E proprio per una protesta del sindacato Usb, oggi Roma è andata in tilt. L’adesione sarebbe stata del 30%, ma si sono fermate le metro A e B, e la Roma-Lido. I confederali non hanno aderito, ma anche tra loro lo scontento è forte. Mario Bertone, responsabile della Cisl di Roma:

R. – Non si possono firmare accordi per fare in modo che le imprese facciano le imprese e poi la politica invade il campo. Noi siamo per un sistema di azioni sindacali corretto e quindi chiediamo che ci sia il rispetto di questa situazione sindacale.

D. – Però, l’inefficienza di una buona parte del sistema dei trasporti romano è sotto gli occhi di tutti. Voi che cosa proponete in alternativa?

R. – Non abbiamo proposto ma fatto accordi condivisi con l’impresa pe recuperare competitività e produttività. Abbiamo cambiato turni e prestazioni di lavoro migliorando la produttività e la redditività, abbiamo chiesto ai lavoratori che hanno condiviso i nostri accordi di fare sacrifici. Queste cose non vengono considerate dalla politica che vuole continuare a maramaldeggiare in queste imprese e i risultati sono quelli che si vedono. Abbiamo chiesto di avviare dei tavoli di confronto con la cosiddetta contrattazione in anticipo: preveniamo i problemi, mettiamoci intorno ad un tavolo, lavoriamo e troviamo le soluzioni per problemi che possono insorgere al fine di evitare il conflitto. Di questo non si sa e non riusciamo a capire niente. Noi siamo preoccupati per la questione del Giubileo. Noi crediamo che ci possa essere un’immagine di Roma efficace. Ci dispiace l’idea che il Giubileo possa essere disturbato da questo punto di vista, tant’è che abbiamo chiesto di aprire tavoli per prevenire i conflitti. Un po’ di buona volontà il prefetto ce la sta mettendo ma le istituzioni non rispondono. Il Comune di Roma, Roma Capitale, non risponde.

inizio pagina

Italia. Festa nonni, un milione di angeli custodi in famiglia

◊  

Sono quasi un milione le nonne e i nonni impiegati a tempo pieno nelle famiglie per aiutare i figli e i nipoti, con un contributo che ammonta a oltre 29 miliardi di euro. E' quanto  emerge da un'analisi elaborata da Federanziani in occasione della Festa dei nonni, che si ricorda oggi in concomitanza con la ricorrenza liturgica degli Angeli Custodi. Ma oggi il ruolo dei nonni  può essere considerato proprio quello di angeli custodi delle famiglie? Marina Tomarro lo ha chiesto a Mario Pollo, docente di Pedagogia sociale alla Libera Università Maria Santissima Assunta: 

R. – Lo sono se, però, oltre a queste funzioni di accudimento dei nipoti vicariando i genitori – di sostegno economico che spesso danno ai nipoti stessi quando sono più grandicelli – svolgono quelle che erano le funzioni classiche, tradizionali, antropologiche che sono, a mio avviso, ancora più importanti di queste funzioni che appartengono alla gestione della vita quotidiana. Sono, ad esempio, il far sperimentare ai ragazzi la saggezza che diventa sempre più rara: l’anziano che ti dà le chiavi per entrare in un rapporto più armonico con il mondo, con la natura, con gli altri esseri umani. C’era l’esperienza di un amore fatto di grande gratuità, che caratterizza l’amore dei nonni. Se queste funzioni che io definisco “classiche” si uniscono a queste di sostegno alla vita quotidiana dei figli e dei nipoti, ecco che allora la figura dei nonni diventa quella degli "angeli custodi".

D. – I nonni oggi nelle famiglie hanno un ruolo sempre più importante. Ma quanto dovrebbero essere aiutati di più?

R. – Il problema è che dovrebbero essere previste forme di sostegno alla famiglia che sono abbastanza rare nel nostro Paese. Ed è chiaro che, se ci fosse un sostegno alla famiglia, questo potrebbe essere un sostegno al ruolo che i nonni svolgono.

D. – Come poter garantire una qualità di vita migliore ai nostri nonni?

R. – La qualità di vita migliore è garantita se si accetta che siano vecchi. Oggi, c’è una difficoltà ad accettare l’età della vita: sembra che si vogliano abolire tutte le età della vita perché le persone ne vivono una sola, quella della giovinezza, mentre ogni età deve essere vissuta per ciò che ti dà e per ciò che ti toglie, quindi anche l'età anziana. Allora, penso sia un grande sostegno aiutare le persone a essere anziane, quindi a vivere la propria età come deve essere vissuta, accettandone da un lato i limiti ma dall’altro anche le risorse che questa ha. Ed è questo l’elemento: spesso si riconosce il valore all’anziano solo se è utile, non dell’anziano in sé per ciò che rappresenta anche dal punto di vista antropologico. Quindi, sostenere il mondo significa aiutarli a vivere la propria età integralmente senza chiedere loro di non essere anziani.

D. – In che modo si può creare un incontro generazionale, una maggiore solidarietà tra i nipoti e i nonni?

R. – Questo è un rapporto che scatta facilmente, ma a condizione che il nonno, la nonna, siano loro stessi e che quindi siano capaci dentro di loro di riconnettersi a quell’età della vita che loro hanno vissuto nella loro infanzia. Ad esempio, un nonno che racconta storie, che mette il bambino in contatto con un tempo diverso, anche legate alla propria vita passata, è un nonno che affascina il bambino, e questo nonostante tutti i media elettronici. Questa capacità ancora di raccontare ha un forte significato. È chiaro che se invece i nonni fanno di tutto per essere più moderni dei genitori, più aperti dei nipoti, il dialogo non scatta.

inizio pagina

Cinema. "Padri e figlie", se l'amore regge l'urto della vita

◊  

E' da ieri nei cinema italiani "Padri e figlie", l'ultimo film diretto da Gabriele Muccino, una commovente storia d'amore e di crescita tra un padre e una figlia, che la vita mette alla prova e l'affetto rende inseparabili. Il servizio di Luca Pellegrini

Jack Davies avrebbe voluto essere un buon padre, Katie avrebbe voluto soltanto trascorrere la sua infanzia con serenità e crescere per diventare donna. La vita ad entrambi riserva però dolori e amare sorprese, senza che però l'amore tra loro venga mai scalfito. "Padri e figlie", l'ultimo film di Gabriele Muccino girato ancora una volta negli Stati Uniti, interseca i tempi di queste fragilissime esistenze. Risente delle esperienze personali del regista, è sincero e generoso, positivo e ancorato ai valori della famiglia, che alla fine Katie riesce a recuperare esponendosi a tutte le incognite del futuro, rasserenata. E' lo stesso regista a condensare nelle sue parole il film e l'anima dei suoi due protagonisti:

"Il film racconta fondamentalmente che noi siamo il risultato della nostra infanzia. Questo rapporto tra padre e figlia che è un rapporto già di per se unico perché è diverso da quello che si ha con un figlio maschio, questo rapporto innesca una storia d'amore fondamentalmente tra un padre che non riesce a crescere perché malato e perché ostacolato proprio da quello che poi la vita ti presenta come conto quando ti ammali, quando inciampi, quando non ce la fai finanziariamente. Insomma, è un padre che in qualche modo fallisce nell'impresa di essere un padre fino in fondo, pur essendo un padre esemplare, e che lascia la figlia orfana con una voragine enorme da colmare che lei in qualche modo sa essere incolmabile. Questa incolmabilità è il viaggio che compirà la figlia di Russell Crowe una volta che la ritroviamo venticinquenne nei panni di Amanda Seyfried e il suo percorso di donna chiusa in una sorta di negazione della possibilità di trovare qualcuno a cui dare amore, perché amore rappresenta in qualche modo troppe controindicazioni: amare significa incorrere nell'abbandono, nel lutto, nell'inganno, nel tradimento, nella separazione, nel conflitto. E il percorso che lei compirà nel film sarà quello di riuscire a vincere quella parte che il subconscio le comanda di fare e di determinare il proprio destino riuscendo coraggiosamente a vivere la vita - e quindi in senso lato l'amore che è il motore che muove il mondo, che muove la vita - pur di essere una donna che si trova in movimento verso quella che è la reale crescita, non quella fisica, ma proprio quella della presa di coscienza, di responsabilità e di consapevolezza di quello che va curato e superato. Quindi, lei di fatto non ama perché ha un vuoto che non riesce a colmare".

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Panama. La Chiesa: stop gioco d’azzardo, fabbrica di poveri

◊  

Il governo panamense intervenga per fermare il danno che le case da gioco stanno causando alle famiglie nelle zone più povere del Paese: è quanto ha chiesto il vescovo di Santiago de Veraguas, mons. Audilio Aguilar Aguilar, durante la celebrazione in onore di San Michele Arcangelo, patrono di Atalaya, il 29 settembre. Lo riferisce l’agenzia Fides. Lamentando il fatto che "ci sono molte persone che frequentano queste case da gioco e vi lasciano i loro stipendi”, il presule ha sottolineato che “così aumenta la povertà nei piccoli paesi dell'interno".

Sperperare denaro al gioco, peccato che offende Dio
Inoltre, mons. Aguilar ha evidenziato che in tutto il Paese ci sono innumerevoli casinò e tante persone trascorrono la notte praticando il gioco d'azzardo: "Ci sono persone che spendono molto denaro per questo – ha detto – E’ un peccato che offende Dio, perché quanto si guadagna deve essere usato per ciò che è necessario per la casa".

Tabacco, benzina e gioco d’azzardo: le imposte più importanti del Paese
Le imposte più significative dell'economia di Panama, secondo i dati raccolti da pubblicazioni locali, vengono dalle tasse sul tabacco, la benzina e il gioco d'azzardo (lotteria e case da gioco). All'inizio di questo anno, il governo aveva proposto di risolvere il problema delle pensioni molto basse con l’aumento della tassa sul gioco d'azzardo. Sebbene sia difficile indicare cifre esatte, due anni fa più di una fonte segnalava che il denaro ricavato dal gioco d’azzardo in un solo anno in tutta Panama, avrebbe potuto pagare gli stipendi a 40 mila insegnanti di scuola per cinque anni. (C.E.)

inizio pagina

Kenya. Appello dei vescovi: porre fine a sciopero dei docenti

◊  

“È tempo che i bambini del Kenya ritornino a scuola per riprendere normalmente le lezioni”: è quanto scrivono i vescovi del Paese africano in una nota diffusa in questi giorni. I presuli cercano, così, di trovare una soluzione pacifica allo sciopero degli insegnati scolastici che sta paralizzando il Paese da diverso tempo. All’origine della protesta, c’è la questione dell’aumento salariale: se infatti da una parte c’è una recente sentenza della Corte suprema che obbliga il governo ad aumentare lo stipendio dei docenti, dall’altra c’è il rifiuto dell’esecutivo di applicare la normativa, motivato dalla mancanza di fondi.

Le sfide del settore educativo riguardano tutto il Paese
Definendo gli atteggiamenti delle parti in causa “un cattivo esempio per i bambini”, la Conferenza episcopale del Kenya (Kccb) ribadisce quindi che “lo sciopero dei docenti deve servire da campanello d’allarme per tutto il Paese, affinché si rifletta su come affrontare le dispute sindacali prima che finiscano fuori controllo”. Anche perché, sottolineano i presuli, “è importante comprendere che le sfide attuali del settore educativo, nel Paese, si riversano su tutti i cittadini”, non solo sugli studenti.

La tutela dei minori sia la priorità
Di qui, l’invito ai contendenti a “trasformare i problemi in opportunità da affrontare in un’atmosfera pacifica”, esigendo da parte di tutti “la tutela dei minori di ogni età”. “Il rispetto per la dignità umana, i diritti universali dell’uomo, il decoro e la decenza comuni – continua la nota – non lasciano spazio per le minacce, le intimidazioni o i ricatti. Anzi, come si legge nei Proverbi (15,1): ‘La parola dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira’”.

Sobrietà nelle discussioni, lavorare per il bene comune
La nota episcopale indica quindi quattro raccomandazioni. A docenti e sindacati, consiglia di accettare “il coinvolgimento di un mediatore indipendente per facilitare la discussione e trovare una soluzione duratura per lo sciopero”, mentre a tutte le parti in causa la Kccb chiede di “esercitare la temperanza e la tolleranza, impegnandosi per il bene dei bambini e del Paese”. “Lanciamo un appello alla sobrietà nelle discussioni – prosegue la nota – Lavoriamo tutti per il bene comune”.

La Chiesa pronta a mediare, per uscire dall’impasse
Una terza indicazione sottolinea, poi, che “la Chiesa è pronta a mediare, in tale processo, per uscire in modo amichevole e definitivo dall’attuale impasse”, purché “entrambe le parti in causa facciano un passo indietro, per il bene della nazione e degli studenti”. Infine, la Kccb ringrazia tutti gli scolari “perché mantengono la calma in questi momenti difficili”, ed esorta i loro genitori ad “essere pazienti, unendosi nella ricerca di una soluzione”. “Siate sicuri – conclude la nota – che la Chiesa è in prima linea per cercare di porre fine a questo sciopero”. (I.P.)

inizio pagina

Chiese in Germania: un successo la riunificazione 25 anni fa

◊  

In Germania tre giorni di festeggiamenti, da oggi, per celebrare i 25 anni dalla riunificazione. Il 3 ottobre del 1990 è entrato infatti in vigore il Trattato per la riunificazione. Per l’occasione, il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Reinhard Marx, e il presidente del Consiglio della Chiesa protestante in Germania, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, hanno pubblicato un documento comune nel quale si evidenzia con forza come la recente storia della Germania unita sia un successo, nonostante tutte le differenze che esistono ancora su vari livelli, in particolare economico e sociale.

Celebrazioni a Francoforte
Le principali celebrazioni sono in programma quest’anno a Francoforte. Sono attesi, tra gli altri, il presidente Gauck e la cancelliera Merkel. Previsti concerti, manifestazioni culturali. Il centro cittadino ospita per l’’occasione oltre 300 stand soprattutto gastronomici. Previsti, secondo gli organizzatori, un milione di visitatori.

Sondaggio sulla Ddr
Alla vigilia delle celebrazioni per il 25.mo anniversario della riunificazione, un sondaggio realizzato da "Das Statistik-Portal" segnala intanto che ben il 37% dei cittadini della ex Repubblica democratica tedesca (Ddr) tra i 35 e i 50 anni,  preferirebbe vivere nella Germania dell'Est e non in quella attuale.

inizio pagina

Lettera p. Jöhri su spoglie di Padre Pio e Leopoldo Mandic a Roma

◊  

I resti mortali di due Santi cappuccini, San Leopoldo Mandic, venerato a Padova, e San Pio da Pietrelcina, venerato a San Giovanni Rotondo, che, per volere del Papa, saranno presenti per qualche giorno nella Basilica di San Pietro in occasione del Giubileo straordinario della misericordia che inizierà l’8 dicembre, arriveranno a Roma il primo febbraio 2016 e sosteranno per due giorni nella Basilica di S. Lorenzo fuori le Mura. E’ quanto emerge da una lettera inviata a tutto l’Ordine dei Cappuccini dal Ministro generale, padre Mauro Jöhri, il quale, rallegrandosi con Papa Francesco per aver scelto due icone significative di ministri della misericordia di Dio attraverso il Sacramento della Riconciliazione, aggiunge che il 2 febbraio, giorno della Vita consacrata, si terrà nella Basilica di San Lorenzo una veglia di preghiera, cui sono invitati religiosi e religiose della città. Il giorno 4 febbraio le due urne saranno accompagnate nella chiesa di San Lorenzo in Lauro, chiesa romana dei gruppi di preghiera di Padre Pio, e il 5 febbraio, con una solenne processione, nella Basilica di San Pietro, dove saranno collocate nella vicinanze della Porta Santa e dove resteranno fino al 14 febbraio, giorno del loro rientro nei rispettivi santuari. (A cura di padre Egidio Picucci)

inizio pagina

Colombia: Anno Misericordia, 400 confessori in centro commerciale

◊  

In Colombia il 6 e il 7 ottobre prossimi, nel Centro Commerciale “Gran Estacion” di Bogotà, 400 sacerdoti offriranno la possibilità di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione a chi lo desidera. Questo evento, cui è stato dato il nome di "Confesatón", viene organizzato nel contesto del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco. Si svolge – ricorda l’agenzia Fides - in concomitanza con la terza edizione della “Coppa della Fede”.

La Coppa della Fede
La Coppa della Fede, un campionato di calcio per i sacerdoti, si svolge per la terza volta. Nella sua prima edizione ha riunito 240 sacerdoti di 12 giurisdizioni ecclesiastiche della Colombia. In questa edizione saranno più di 400 i sacerdoti.

Diventare artigiani di pace
Padre Elver Rojas, coordinatore della manifestazione, sottolinea che nel Sacramento della Penitenza "l'umiltà dell'uomo peccatore incontra la misericordia di Dio”. “Si tratta di ricevere il perdono per imparare a perdonare chi ci ha offeso. In questo modo, se è possibile che il perdono vinca l'odio, noi diventiamo artigiani della pace”. (A.L.)

inizio pagina

Spagna. Vescovi: canonizzazione Madre Maria è grande gioia

◊  

“Un esempio per alimentare gli ideali della famiglia cristiana e della misericordia di Dio, attraverso la testimonianza dei credenti”: così la Conferenza episcopale spagnola (Cee) definisce la religiosa Maria dell’Immacolata Concezione, superiora generale della Congregazione delle Sorelle della Compagnia della Croce, che Papa Francesco canonizzerà il prossimo 18 ottobre. Un evento significativo, sottolinea la Cee, considerato che la futura Santa salirà agli onori degli altri durante il Sinodo ordinario sulla famiglia, in programma dal 4 al 25 ottobre, e alla vigilia del Giubileo straordinario della misericordia, che si aprirà l’8 dicembre.

Portava il sorriso nella casa dei poveri
In un messaggio diffuso al termine della 236.ma riunione della Commissione permanente, svoltasi a Madrid il 29 e 30 settembre, i presuli iberici scrivono: “Madre Maria dell'Immacolata ha molto da dire ai cristiani di oggi: è stata una vera samaritana nell’accostarsi agli indigenti, vedendo in essi il volto di Cristo sulla terra”. “Davanti ai poveri – continua la Chiesa di Madrid – la futura Santa non avanzava critiche o valutazioni, ma si poneva semplicemente al servizio di ciò che era realmente necessario, come il portare un sorriso nella casa di un povero”.

Esempio di esercizio delle opere di misericordia
I vescovi iberici ne ricordano, quindi, la “gioia evangelica, la fedeltà alla preghiera, l'amore per l'Eucaristia e gli altri Sacramenti della Chiesa, la devozione filiale alla Vergine, e l'esercizio delle opere di misericordia” nei confronti dei bisognosi, degli ammalati e degli indigenti, perché, come recitava il suo motto, “I poveri sono i nostri signori”.

Sarà canonizzata insieme ai coniugi Martin ed al sacerdote Vincenzo Grossi
Nata a Madrid il 20 febbraio 1926, María Isabel Salvat y Romero cresce in una famiglia abbiente dell’alta borghesia. Terzogenita di otto figli, riceve un’educazione di qualità. Nel 1944, a 18 anni, decide di entrare nella Compañía de las Hermanas de la Cruz, fondata a Siviglia da Sant’Angela della Croce. È un istituto esemplare per la sua povertà. Nel Capitolo generale del 1977 viene eletta madre generale, incarico che ricopre per quasi 22 anni, con ben tre rielezioni: nel 1983, nel 1989 e nel 1995. Colpita da un tumore ai polmoni e al fegato, muore a Siviglia il 31 ottobre 1998, a 72 anni. Beatificata a Siviglia il 18 settembre 2010 dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, in qualità di Legato pontificio dell’allora Papa Benedetto XVI, sarà canonizzata insieme ai coniugi Luigi e Zelia Martin, genitori di Santa Teresa di Lisieux, e a don Vincenzo Grossi, sacerdote diocesano, fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio. (I.P.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 275

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.