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Sommario del 01/08/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa Francesco: non è giusto identificare l'islam con la violenza

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La Giornata mondiale della Gioventù di Cracovia si è conclusa: il Papa è rientrato a Roma ieri sera atterrando a Fiumicino alle 21.37. Due sole ore di volo durante le quali Francesco ha risposto alle domande dei giornalisti brevemente ma come al solito in modo diretto. In primo piano la questione Islam e terrorismo, ma anche la situazione in Turchia e Venezuela. Il servizio di Gabriella Ceraso

"Credo che non sia giusto identificare l’Islam con la violenza". Come sul volo di andata, anche tornando da Cracovia, Papa Francesco rifiuta l’accostamento religione-violenza. E’ per questo dice, rispondendo ad una domanda in merito, che neanche nel caso dell’uccisione martedì scorso di padre Jaques Hamel a Rouen pronuncio la parola Islam. Poi la precisazione:

“Una cosa è vera: credo che in quasi tutte le religioni ci sia sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Noi ne abbiamo”.

Ed è il caso anche del cosiddetto Stato islamico col suo volto di estrema violenza:

“Ma questo è un gruppetto fondamentalista, che si chiama Isis. Ma non si può dire - credo che non sia vero e non sia giusto - che l’islam sia terrorista".

Quanti musulmani invece vogliono fare il Giubileo, quanti "cercano pace e incontro": il Papa lo sottolinea citando il colloquio avuto con l’Imam di Al Azhar, le testimonianze dei nunzi, la sua esperienza in Centrafrica.”Si può convivere bene”, osserva, pensiamo invece a "quanti giovani noi europei abbiamo lasciato vuoti di ideali" e loro "vanno là e si arruolano". Il terrorismo è dappertutto e cresce quando "non c’è un' altra opzione":

“Quando al centro dell’economia mondiale c’è il dio denaro e non la persona, l’uomo e la donna. Questo è già il primo terrorismo. Hai cacciato via la meraviglia del Creato, l’uomo e la donna, e hai messo lì il denaro. Questo è terrorismo di base contro tutta l’umanità. Pensiamoci”.

Dal terrorismo alla questione turca: i giornalisti chiedono al Papa perché manchi un suo intervento diretto in merito alla repressione in corso. Non è per il timore di ritorsioni sui cristiani, risponde Francesco, ma perché la situazione non è chiara. D’altra parte, quando lo è stata e ho avuto da dire qualcosa che non piaceva alla Turchia, e il riferimento è alla questione genocidio, l’ho detta.

Altro tema internazionale affrontato dal Papa è l’ipotesi di un ruolo della Santa Sede nella stabilizzazione della crisi venezuelana. Il Papa non lo esclude , seppur con prudenza, e conferma i contatti avviati da due anni con la presidenza Maduro. Sul fronte interno, invece, sollecitato ad esprimere un giudizio sulle accuse di abusi che riguardano in Australia il cardinale George Pell, Francesco rimanda tutto alla giustizia perché faccia il suo corso. Per ora dice, nessun "giudizio delle chiacchiere".

Le parole più belle infine per la Polonia e la Gmg. Il Papa racconta di un Paese "invaso", di una città bella come Cracovia e di tanta "gente entusiasta" di tutte le età. E poi i giovani: come abbia saputo trovare, è la domanda dei giornalisti - un linguaggio tanto vicino e comprensibile al mondo dei ragazzi:

"A me piace parlare con i giovani. E mi piace ascoltare i giovani. Sempre mi mettono in difficoltà, perché mi dicono cose alle quali io non ho pensato o che ho pensato a metà. I giovani inquieti, i giovani creativi…. A me piace e da lì prendo quel linguaggio".

Loro "sono il futuro" e dialogare è importante, torna a dire il Papa, per "dare la nostra esperienza", perché loro "sentano il passato", "la storia e la riprendano e la portino avanti con coraggio":

“Noi dobbiamo imparare da loro e loro da noi è così che si cresce senza chiusure né censure”.

Durante la conferenza stampa il Papa ha espresso il proprio dolore per la morte improvvisa avvenuta a Cracovia proprio in questi giorni dell’inviata della Rai Anna Maria Jacobini, riferendo di aver incontrato i familiari: "E’ una cosa triste di questo viaggio". Quindi il ringraziamento a padre Lombardi, ieri al suo ultimo giorno come direttore della Sala Stampa vaticana dopo 10 anni, e a Mauro, un addetto ai bagagli che lascia l’incarico dopo ben 37 anni.

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Papa a volontari Gmg: siete speranza per la Chiesa e il mondo

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Ultimo appuntamento del viaggio in Polonia è stato l'incontro con i volontari della Giornata mondiale della Gioventù alla Tauron Arena, il grande palazzo dello sport costruito a circa 10 chilometri da Cracovia: qui il Papa ha tenuto un discorso a braccio. Poco prima un fuori programma: l’affaccio, il quarto, in queste giornate del Papa in terra polacca, al balcone dell’arcivescovado di Cracovia per un ultimo saluto e una benedizione ai tanti giovani che si erano radunati davanti all'edificio, sperando di rivedere ancora una volta Francesco. “Tantissime grazie per questa compagnia, per essere venuti qui a salutarmi. Tante grazie per la calorosa accoglienza di questi giorni”, ha detto loro il Papa, concludendo con un "Do Widzenia!", arrivederci! Sull'incontro con i volontari della Gmg, il servizio di Adriana Masotti: 

“Grazie - dice il Papa ai volontari - per la vostra testimonianza di fede che, unita a quella dei tantissimi giovani provenienti da ogni parte del mondo, è un grande segno di speranza per la Chiesa e per il mondo. Donandovi per amore di Cristo, voi avete sperimentato quanto è bello impegnarsi per una nobile causa".

Manca davvero poco al congedo da Cracovia e l’ultimo discorso di questo viaggio Francesco lo rivolge a quanti in questi giorni intensi si sono messi a servizio con generosità e hanno accompagnato in ogni momento i partecipanti alla Gmg. Poco prima la testimonianza di due volontari, una polacca e un panamense avevano confermato al Papa i doni ricevuti da questa e dalle altre Gmg vissute nel servizio, aiuti straordinari per scelte di vita personali coerenti con la fede e l’appartenenza alla Chiesa. E commovente era stata la lettura, fatta dal fratello, di una lettera scritta da un giovane grafico polacco, a cui si deve tutta la scenografia della Gmg a Cracovia, morto a causa di un tumore a inizio luglio. Ma quello che Francesco rivolge ai volontari non è il discorso preparato che consegna dopo aver letto le prime righe, ma parole a braccio, dette in spagnolo:

“Io voglio ringraziare tutti voi, volontari, benefattori per tutto quello che avete fatto. Voglio ringraziare per le ore di preghiera che avete fatto, perché io so che questa Giornata è stata messa insieme con tanto lavoro, ma anche con tanta preghiera. Grazie ai volontari che hanno dedicato tempo alla preghiera, perché potessimo andare avanti così. Grazie ai sacerdoti, ai sacerdoti che vi hanno accompagnato; grazie alle religiose, che vi hanno accompagnato; ai consacrati; e grazie a voi che vi siete messi in questa avventura, con la speranza di riuscire ad arrivare alla fine”.

Francesco riprende poi una frase detta dal vescovo coordinatore della Gmg, mons. Andrzej Muskus, quando presentando al Papa i volontari aveva fatto loro un complimento definendoli “la speranza del futuro”. Dice il Papa, che questo sarà vero, ma a due condizioni:

“La prima condizione è avere memoria: chiedermi da dove vengo; la memoria del mio popolo, la memoria della mia famiglia, memoria di tutta la mia storia. La testimonianza della seconda volontaria era piena di memoria: piena di memoria! Memoria di un cammino passato, memoria di quanto ho ricevuto dagli adulti”.

Un giovane senza memoria, continua il Papa, non può essere speranza per il futuro. Ma come si fa? Occorre parlare con i genitori, risponde il Papa, soprattutto con i nonni, ricevere la torcia dai nonni, perchè sono loro la saggezza del popolo. Seconda condizione: se per il futuro sono speranza e ho memoria del passato, che cosa devo fare del presente?

“Avere coraggio. Avere coraggio! Essere coraggioso: essere coraggioso! Non spaventarsi. Abbiamo ascoltato la testimonianza, l’addio di questo nostro amico che è stato sconfitto dal cancro: lui voleva essere qui! Non è arrivato, ma ha avuto il coraggio, il coraggio di affrontare, il coraggio di continuare a lottare, anche nella peggiore condizione. Questo giovane oggi non è qui, ma quel giovane ha seminato speranza per il futuro”.

Infine un pensiero alla prossima Gmg:

“Io non so se io ci sarò a Panama, ma vi posso assicurare una cosa che Pietro ci sarà a Panama. E Pietro vi chiederà se avete parlato con i nonni, se avete parlato con gli anziani per avere memoria, se avete avuto coraggio e audacia per affrontare la situazione e se avete seminato per il futuro".

Ma ascoltiamo la testimonianza di un volontario della Gmg, Lorenzo Bossi, di Varese, intervistato dal nostro inviato Alessandro Gisotti

R. – Insieme a tutti gli altri volontari – qualche migliaio – provenienti da tutto il mondo, abbiamo cominciato due settimane fa per prepararci: siamo arrivati tutti qui a Cracovia; abbiamo fatto il training tutti insieme e poi ognuno si è diviso nelle proprie aree.

D. – Non è la prima volta che sei volontario ad una Gmg: perché questa scelta? Un ragazzo, d’estate, magari potrebbe andare al mare o in montagna e invece, non solo viene alla Gmg, ma addirittura viene a lavorare…

R. – È amore per la Gmg, da una parte. La mia prima Gmg era stata quella di Roma, nel 2000; e da lì le ho praticamente fatte tutte. Crescendo, ho sempre avuto voglia di dare una mano ed essere parte della Gmg. Questa è sempre una grande esperienza per tutti i giovani cattolici e anche per i non cattolici che alle volte vi partecipano. Ho sempre voluto dare una mano e metterci del mio, anche nel mio piccolo: essere “servi inutili”.

D. – Il Papa, salutandovi, vi ha ringraziato per il vostro impegno disinteressato: quanto conta questo incoraggiamento del Papa, questo suo “grazie”?

R. – Tantissimo. Le parole del Papa sono una grande forza. Anche se penso che la cosa più bella sia quando il lavoro è stato fatto bene e i pellegrini hanno avuto una buona Gmg: si sono divertiti, hanno voluto pregare e hanno avuto il meglio che potevano, anche spiritualmente.

D. – Il Papa, oltre ad incoraggiarvi, vi ha chiesto anche di essere “lievito”: cioè di coinvolgere i vostri coetanei proprio nell’impegno, nel volontariato…

R. – È sempre un po’ difficile, soprattutto quando si parla di altri giovani che non sono cattolici. Però, una cosa del dopo Gmg che ogni volta mi ricordo è che la gente è sempre curiosa del fatto che io abbia partecipato a un evento come questo. Spero sempre allora che ci pensi, quando racconto cosa succede in questi eventi. Soprattutto ci sono tantissimi altri giovani che non sono assolutamente diversi da loro: come loro vanno in discoteca o al pub. Spero quindi che ci pensino, e che magari si iscrivano e vengano alle prossime Gmg: persone che almeno una volta possano fare quest’esperienza. E penso che sia una cosa che ogni giovane cattolico dovrebbe avere nel suo “curriculum”. 

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Dziwisz: Gmg di Cracovia, evento più bello dell'Anno della Misericordia

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Grande soddisfazione per come è andato il viaggio di Papa Francesco in Polonia ha espresso il cardinale arcivescovo di Cracovia Stanisław Dziwisz. Ascoltiamo la riflessione del porporato al microfono del nostro inviato Alessandro Gisotti

R. - Ringrazio il Signore per il fatto che il viaggio sia andato così bene! La gioventù del mondo ha risposto positivamente. Sono venuti, ho sentito che sono rimasti molto colpiti dall’ospitalità della città e delle famiglie. L’atmosfera era stupenda: gioia, riflessione, preghiera e anche simpatia grandissima per Papa Francesco. E' stato davvero un grande regalo! Non ci sono stati incidenti, la sicurezza è stata perfetta: la Polonia è un Paese che può tranquillamente ospitare coloro che vogliono venire a visitarla.

D. - È stata la Gmg della misericordia: in un momento in cui il mondo ha così bisogno di misericordia, Francesco ha chiesto proprio ai giovani di farsi apostoli della misericordia. Era impressionante vedere questo, mentre accanto a lui c’erano le immagini di Santa Faustina e san Giovanni Paolo II …

R. - La presenza degli apostoli della misericordia era molto forte. Non solo immagini, ma si sentiva la loro protezione spirituale dal Cielo. Il Papa ha detto – e anche noi lo abbiamo pensato - che questa Giornata è stata la più bella celebrazione dell’Anno della Misericordia, nella città della misericordia; si è realizzato quello che Gesù ha detto: far uscire la fiamma che preparerà il mondo all’arrivo di Gesù Cristo. È una cosa bellissima. Spero che questi giovani abbiano preso questo messaggio e lo portino in tutto il mondo.

D. - Quali frutti spera per la Polonia?

R. - Spero che la Polonia sarà diversa dopo questo incontro, che sia più unita e con una speranza in più per un futuro migliore. Non parlo delle cose materiali, ma spirituali. Questo viaggio darà frutti.

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Gmg: premier polacco, la famiglia nel futuro dei giovani

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Sul significato della visita di Papa Francesco in Polonia, in occasione della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù, il nostro inviato a Cracovia Alessandro Gisotti ha intervistato il primo ministro polacco, la signora Beata Maria Szydło

R. - Ho avuto l’occasione di parlare con il Santo Padre non tanto tempo fa, quando cioè sono andata a invitarlo in Polonia, prima della Gmg. E quando abbiamo parlato, Egli si è mostrato molto interessato al Paese, ha fatto domande sulle famiglie, su come i polacchi percepiscono diverse questioni, diversi problemi. E allora mi sono resa conto che la Polonia è, per il Santo Padre, il Paese che gli è vicino per la figura di Giovanni Paolo II. Mi ha detto: “So che in agosto i polacchi si recano in diversi pellegrinaggi, che in Polonia è sempre viva la tradizione di recarsi in pellegrinaggio”. Sono contenta che il Santo Padre sia potuto venire in Polonia, abbia potuto “sentire” la Polonia, conoscere la gente. Spero che l’incontro coi polacchi sia stato per lui una sorpresa positiva ed anche la realizzazione della sua idea sulla Polonia: che – semplicemente – il Santo Padre si sia sentito molto bene da noi.

D. - Lei ha vissuto molti dei momenti del Santo Padre in Polonia. Ce n’è qualcuno che l’ha colpita in modo particolare?

R. - Per me ogni gesto, ogni parola del Papa in Polonia sono stati molto importanti e molto toccanti. Ho l’impressione che il Santo Padre sappia in un modo molto semplice ma anche molto toccante esprimere ciò che vuole trasmettere. E’ un uomo straordinariamente cordiale, che entra in contatto con un'altra persona in modo immediato, tanto che ogni persona si sente a proprio agio in sua presenza: davvero formidabile! Per me, certamente, un’esperienza molto toccante è stata la visita del Papa ad Auschwitz-Birkenau, ma questo è legato con il fatto che io provengo da lì, da Oswiecim. E’ lì che sono nata, da bambina la storia di questo luogo in un certo modo riguardava anche me. Ho conosciuto, anzi, conosco delle persone che sono testimoni di questa storia. Sono stata ad Auschwitz-Birkenau anche in occasione delle visite di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI ed ora per quella di Papa Francesco. Ogni volta si trattava di un differente modo di rivivere questa storia, ma è stato sempre un momento molto toccante. Penso che la presenza del Santo Padre in quel luogo, in un giorno particolare - perché si trattava dell’anniversario del giorno in cui San Massimiliano Kolbe, durante l’appello, si offrì di morire al posto di un altro prigioniero - abbia fatto sì che questa giornata assumesse un valore simbolico.

D. - Nel primo discorso al Wawel, Papa Francesco ha parlato di alcuni temi forti: i migranti, la famiglia, la difesa della vita. Come ha accolto le parole del Pontefice?

R. - Già visitando il Santo Padre in Vaticano ho parlato con lui di questi temi. In quell’occasione mi ha domandato quale sia l’atteggiamento dei polacchi verso l’aborto, come in Polonia si articoli la politica in favore della famiglia. Penso dunque che si tratti di temi molto importanti per il Santo Padre e il fatto che lui continuamente sottolinei il valore della famiglia è straordinario, perché nel mondo contemporaneo è stato un po’ perso il valore della famiglia tradizionale, che cioè si appoggia su dei valori. Devo anche dire che in questi giorni della visita del Santo Padre in Polonia sono apparsi i nuovi dati del nostro Ufficio di statistica, da cui risulta che attualmente in Polonia si contraggono più matrimoni ed è diminuito il numero delle separazioni. Questo ci rallegra molto perché dimostra che stiamo tornando al ruolo tradizionale della famiglia e per il mio governo e per me personalmente questo è estremamente importante. Sono contenta che il Santo Padre abbia parlato di questo soprattutto ai giovani, che si trovano sulla soglia della maturità e certamente dovranno prendere in considerazione il fatto di formare una famiglia. Mi sembra dunque molto importante nel mondo contemporaneo l’insegnamento del Santo Padre. Il tema dei migranti, delle migrazioni in Europa è poi molto importante e molto doloroso, ma non è un problema facile da risolvere. Perciò il Santo Padre ci insegna ad aprirci ai bisognosi. Dobbiamo dunque cercare di farlo nel modo migliore, facendo sì che quelli che oggi si trovano in difficoltà, la cui vita è minacciata, perché provengono da Paesi in cui c’è guerra, possano ricevere il nostro aiuto. Ma nello stesso tempo dobbiamo riflettere cosa fare e in che modo agire per garantire la sicurezza, cosicché non si approfittino di queste situazioni persone che vogliono minare la sicurezza, alzando la mano contro gente innocente. Penso che il Papa ci abbia lasciato un grande insegnamento che ancora per molto tempo dovrà essere approfondito: parole e idee che rimangono molto importanti per noi.

D. – Cosa infine i giovani del mondo hanno donato alla Polonia?

R. - Spero che abbiano lasciato qui i loro cuori e che avranno il desiderio di tornaci. Ci hanno lasciato moltissima gioia, esperienze straordinarie. Sono stati stupendi, sorridenti. Certamente ci hanno insegnato molto. Io – lo ho affermato parecchie volte – sono molto fiduciosa sul futuro dell’Europa e del mondo, perché se questi giovani continueranno con tanta dedizione e tanta energia a realizzare i loro sogni, basandosi sui valori, e se – come ha detto Francesco – non si accontenteranno di rimanere fermi sui divani, non comunicando con Dio solo attraverso gli sms, allora possiamo essere fiduciosi che le cose del mondo prenderanno una buona direzione. Penso che loro stessi non lasceranno che vada perso ciò che ci hanno fatto vedere in questi giorni, non lasceranno perdere i valori. Siamo molto contenti perché si sono divertiti qui, ma ci hanno anche mostrato come si fa comunità. Vorrei inoltre ringraziare le famiglie polacche che hanno ospitato i pellegrini e ringraziare i volontari, perché questa è stata anche per noi l’opportunità di far vedere noi stessi, far vedere la Polonia e la sua gente. Molti di quei giovani hanno visitato la Polonia per la prima volta e, considerando il fatto che sono stati accolti coì bene dalle famiglie locali, credo che tornando a casa racconteranno di un Paese sicuro e bello, in cui vivono persone stupende. E tale Paese è la Polonia.

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Mons. Gądecki: Gmg, un tempo di grazia non solo per i giovani

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I vescovi polacchi hanno gioito per il successo straordinario del viaggio del Papa nel Paese. Il nostro inviato Alessandro Gisotti ha sentito il commento di mons. Stanisław Gądecki, arcivescovo di Poznań e presidente della Conferenza episcopale polacca: 

R. – E’ senz’altro un tempo di grazia, perché quello che abbiamo sperimentato in questi giorni, insieme alla Messa finale, con due milioni e mezzo di partecipanti, non ce lo aspettavamo. Praticamente, dalle prime previsioni, infatti, sembravano pochi gli iscritti, ma poi alla fine tutto è cambiato. Ho parlato con il Papa e ha detto di essere molto contento della visita che ha potuto fare qui in Polonia. Siamo contenti anche noi, come Conferenza episcopale, perché sono venuti tanti vescovi da diverse parti del mondo, ma soprattutto bella è stata la risposta della gioventù. Questi giorni sono stati molto pieni di attività e dell’insegnamento del Papa, che praticamente ha riportato tutto a Cristo, alla figura centrale delle Giornate mondiali. E’ stato molto pragmatico nel dare consigli alla gioventù, perché non sia inerte, con un linguaggio molto giovane, con riferimenti al cellulare, alle chat, a tutte quelle cose moderne cui sono abituati i ragazzi. Ha spiegato molto bene cosa si debba fare per non essere “morti”  già in gioventù. Quindi, credo che quelli che hanno potuto sentire il Papa avranno molto su cui pensare, molto su cui meditare e potranno avere un futuro molto più chiaro se adotteranno i consigli del Papa. Sono stati pochi giorni, ma molto intensi.

D. – Le ho chiesto che cosa il Papa e la Gmg hanno dato alla Polonia; le chiedo cosa pensa che la Polonia, e soprattutto la fede per alcuni versi toccante, commovente, dei giovani della Polonia, ha dato al Papa e ai giovani del resto del mondo…

R. – Sicuramente, quello che, secondo me, è molto importante è che il Papa abbia visto che i giovani polacchi lo amano, perché taluni dicevano: “No, i polacchi sono uniti soltanto a San Giovanni Paolo II e tutti gli altri non contano”. Al contrario, hanno mostrato, con quell’entusiasmo, che amano tutti i Papi, e tra questi anche Papa Francesco, che si ama molto facilmente per quella maniera di parlare, di toccare il cuore della gioventù. Credo che il Papa sia in qualche maniera edificato da questa visita in Polonia e credo che la gioventù, che è venuta da tutte le parti del mondo, verrà edificata dall’entusiasmo della nostra gioventù e tornerà a casa molto più rafforzata nella sua fede.

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Lombardi: dalla Gmg un messaggio di grande fiducia per il futuro

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Papa Francesco ha concluso il suo viaggio in Polonia. L'aereo papale, decollato dall'aeroporto di Cracovia intorno alla 19.30, con quasi un'ora di ritardo, è atterrato a Roma Fiumicino verso le 21.35 circa. Per un breve bilancio del viaggio, in particolare della Giornata mondiale della Gioventù in Polonia, ascoltiamo – al microfono di Sergio Centofantipadre Federico Lombardi, che con quest'ultima missione lascia dopo 10 anni, la guida della Sala Stampa vaticana:

R. – Il viaggio mi sembra che sia stato di grandissimo successo, perché è stato un successo la Giornata mondiale della gioventù, che ha risposto pienamente alle attese sia per il numero dei giovani presenti sia per il clima in cui si è svolta e sia per il messaggio che dà, un messaggio di grandissima fiducia e speranza per il futuro, in un tempo in cui c’è bisogno di questi messaggi. Questa è stata la dimensione centrale del viaggio del Papa. Era il suo motivo. Però ci sono stati anche – come sappiamo – altri due aspetti, anch’essi estremamente importanti: l’incontro con il popolo della Polonia, con la celebrazione del 1050.mo anniversario del Battesimo, e la visita ad Auschwitz.

D. - Com’è stato accolto il Papa dai polacchi?

R. - Il Papa è stato veramente ben accolto dai polacchi, che portano naturalmente il grande ricordo di Giovanni Paolo II, ma che vedono in lui la continuità del messaggio, non solo del ministero petrino, ma anche del messaggio della misericordia, che è stata una delle caratteristiche del Pontificato di Giovanni Paolo II, in particolare con la sua ispirazione al tema della misericordia attinto proprio qui a Cracovia, nella tradizione di Santa Faustina e della devozione della misericordia.

D. – Molto bello l’ultimo discorso a braccio del Papa ai giovani volontari della Gmg …

R. – Sì. Mi sembra che sia stata una bella sintesi della giornata odierna, perché ha raccolto le parole principali: memoria, memoria del passato; coraggio per il presente e questo diventa speranza, speranza per il futuro. Credo che sia il messaggio di tutta la Giornata Mondiale della Gioventù.

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Gmg. I giovani di Panama: sarà esperienza indimenticabile

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E' stata grande la gioia dei giovani di Panama all’annuncio di Papa Francesco, che ha designato il loro Paese come sede della prossima Giornata mondiale della gioventù nel 2019. Ascoltiamo alcuni commenti raccolti da Marina Tomarro:

"Me parece muy bueno, por que para muchas gentes va a ser una oportunidad…
Credo sia una cosa molto buona. Per molta gente rappresenterà una grande opportunità, che non hanno avuto questa volta, perché era molto lontano. Quindi, è buono che molte persone riusciranno a raggiungerla. Credo sia anche molto importante che avvenga in Panama, perché Panama non è un Paese che ha un grande popolazione, ma che ha 4 milioni di giovani. Tutta l’America e tutto il mondo potrà celebrare tutto questo, che sarà una bella rivoluzione.

"Come me prepareré…
Come mi preparerò? Mi vedrei come volontario. Al momento la mia visione è quella di essere un volontario, come i tanti che ho incontrato qui, che mi hanno accolto con la porta aperta, con le braccia aperte. E’ stato molto bello essere qui in Polonia. Speriamo di accogliere tutti, il mondo intero.

"La proxima jornada es en Panama…
La prossima giornata sarà a Panama! Credo di poter parlare a nome di tutti i panamensi: siamo molto, molto felici che sia stato scelto il nostro Paese, il nostro territorio, il nostro continente. E che siamo vicini alle persone panamensi che in realtà amano molto il Papa: per loro averlo lì sarà una esperienza indimenticabile.

D. – Qual è il tuo ricordo di questa Giornata Mondiale della Gioventù?

R. – El recuerdo que tengo de esta Jornada mundial de la Juventud...
Il ricordo che ho di questa Giornata mondiale della Gioventù è quello di aver potuto condividere con i miei amici, con i miei amici in Cristo, e aver vissuto una esperienza che molti di noi, di quelli che siamo venuti da Panama, non avevamo mai sperimentato. Il condividere con loro, con la mia famiglia e con tutte le persone della Polonia che ci hanno accolto con cuore aperto è ciò che maggiormente mi ha riempito e che riporto a Panama.

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Papa: chi chiede lavoro, chiede dignità

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"Quando chiediamo di lavorare per portare il pane a casa, stiamo chiedendo dignità". Così il Papa in un messaggio al presidente della Conferenza Episcopale Argentina, mons. Josè Maria Arancedo, in occasione della prossima memoria liturgica, il 7 agosto, di San Gaetano di Thiene, noto nel paese latinoamericano come San Cayetano, patrono del pane e del lavoro. Ogni anno in questa occasione tantissimi argentini si recano in pellegrinaggio nei vari santuari del Paese dedicati al santo. Ad accompagnarli e ad ascoltarli ogni anno c’era fino a prima dell’elezione al soglio pontificio anche l’allora cardinale Bergoglio. Paolo Ondarza: 

Il lavoro che ci permette di portare il pane a casa conferisce  dignità e insieme alla casa e alla terra è alla base dei diritti umani. Proiettato all’ormai prossima festa di San Cayetano Francesco ricorda commosso i tanti 7 di agosto vissuti a Buenos Aires: la messa nel Santuario di Liniers  e poi la lunga fila di persone fino allo Stadio di Velez che l’allora card. Bergoglio, dopo la celebrazione,  percorreva in senso inverso “salutando, accompagnando la fede di questa gente semplice”. “Di fronte all’angoscia di uomini e donne che cercano un lavoro e non lo trovano” – scrive il Papa al presidente dei vescovi argentini – riuscivo solo a dare una stretta di mano, una carezza, a guardare quegli occhi pieni di lacrime di dolore e a piangere dentro”. “E’ difficile – confida Francesco – incontrare un padre di famiglia che vuole un lavoro  e non ha alcuna possibilità di ottenerlo”. “A san Cayetano – prosegue - chiediamo pane e lavoro. Il pane è più facile da ottenere, perché quasi sempre c'è qualcuno pronto a dartelo, ma senza lavoro, si  risolve solo una metà del problema. Francesco cita la saggezza popolare argentina che disprezza chi vive sulle spalle degli altri, pur potendo lavorare: è portare a casa il pane,  frutto del lavoro, che conferisce dignità”.  A mons. Arancedo il santo Padre esprime l’auspicio che tutti i vescovi sappiano accompagnare con affetto, vicinanza e preghiera chi chiede pane e lavoro.

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Papa nomina l'amministratore apostolico del Kyrgyzstan

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Papa Francesco ha nominato amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis dell’Amministrazione Apostolica del Kyrgyzstan, padre Janez Mihelčič, gesuita, superiore della Residenza della Compagnia di Gesù a Bishkek. Padre Mihelčič è nato a Radovljica, in Slovenia, il 13 maggio 1942. Entrato nella Compagnia di Gesù il 7 settembre 1966, è stato ordinato sacerdote il 23 marzo 1975. Successivamente, ha compiuto studi in linguistica a Belgrado (1975-1978) e ha trascorso un periodo come missionario in Giappone (1979-1992), dove ha insegnato cultura e lingua russa alla Sophia University di Tokyo. Dal 1992 esercita il ministero a Bishkek (capitale del Kirghizistan), dove è insegnante di lingue presso la locale università statale. Dal 2001 è anche Superiore della Residenza della Compagnia di Gesù a Bishkek.

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Lombardi nominato presidente Cda Fondazione Ratzinger-Benedetto XVI

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Padre Federico Lombardi, che ieri dopo 10 anni ha terminato il suo incarico alla guida della Sala Stampa vaticana, è stato nominato, tramite Lettera del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione vaticana “Joseph Ratzinger – Benedetto XVI”.

La Fondazione Ratzinger è stata creata da Benedetto XVI nel 2010, "preso atto del desiderio espresso da numerosi studiosi di creare un Ente avente lo scopo di promuovere la stampa, la diffusione e lo studio degli scritti dell'allora prof. Joseph Ratzinger", per dare configurazione giuridica all'Ente.

Presidente del Consiglio di amministrazione era mons. Giuseppe Scotti, incaricato per un quinquennio nel 2015. Scopi della Fondazione sono la promozione della conoscenza e dello studio della teologia; l'organizzazione e lo svolgimento di convegni di alto valore culturale e scientifico; la premiazione di studiosi che si sono contraddistinti per particolari meriti nell'attività di pubblicazione e/o nella ricerca scientifica.

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Oggi in Primo Piano



Bagnasco: da musulmani segno importante contro la barbarie

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Migliaia di musulmani sono entrati ieri nelle chiese in Francia e Italia per essere presenti alle Messe della domenica in segno di fraternità dopo il barbaro omicidio di padre Jacques Hamel, compiuto proprio durante la celebrazione eucaristica. Quasi una risposta a quanto ha detto il Papa: non è giusto identificare l’islam con la violenza. Ascoltiamo il commento del presidente dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco, intervistato da Sergio Centofanti al rientro dalla Gmg di Cracovia: 

R. – Assolutamente no. Infatti subito dopo quel fatto gravissimo della morte, dell’uccisione violenta di quel sacerdote in Normandia, i vescovi italiani hanno chiesto un grande aiuto al mondo islamico moderato, perché riteniamo che la prima reazione migliore sia proprio quella di una voce unitaria di condanna assoluta e senza esitazione da parte di tutto il mondo islamico moderato. E questo c’è stato proprio ieri in molte parti della nostra Italia e di questo siamo molto rallegrati. E’ un segno: non è nient’altro che un segno, ma un segno – ripeto - molto importante e molto significativo!

D. – Ci sono stati dei settori cattolici tradizionalisti che hanno criticato questa presenza di musulmani nelle chiese, sia in Italia che in Francia…

R. – Veramente non capisco il motivo. Il motivo non mi sembra propri esistente: è un segno di una presenza che vuole essere una parola di condanna, di presa di distanza assoluta, chiara, da parte di tutti coloro, musulmani innanzitutto ma non solo, che non accettano alcuna forma di violenza, ammantata da nessuna ragione e tantomeno di carattere religioso.

D. – Quali altre iniziative – a suo avviso – si potrebbero prendere affinché i musulmani possano sempre più chiaramente prendere le distanze dalla violenza estremista?

R. – Sicuramente questa è una valutazione che daranno loro. Ci auguriamo che ci siano altri segni di condanna da parte dei moderati e dei non fondamentalisti, perché – torno a ripetere – la prima, giusta, buona e forse più efficace reazione a questa barbarie deve venire anzitutto da loro, in quanto moderati, in quanto non fanatici, in quanto persone di buon senso in sostanza. L’Occidente deve fare assolutamente la sua parte, anzitutto sul piano spirituale e culturale, perché un’Europa che non ha nulla da dire a nessuno non può parlare con nessuno.

D. – Dalla Gmg di Cracovia, comunque, giunge un grande messaggio di fiducia?

R. – Sicuramente, ma non solo di fiducia in termini emotivi: sarebbe troppo poco evidentemente. Una fiducia che, però, ha trovato ancora una volta nelle parole e nella presenza del Papa una forte spinta e una grande motivazione e poi dalla presenza di questi ragazzi, che è una presenza – nonostante le fatiche dei giorni, perché è chiaro che sono giorni molto impegnativi quelli delle Giornate mondiali, di giovani che sono sempre e rimangono giovani pieni di gioia, di speranza, di allegria e di grande serietà: perché le catechesi che abbiamo fatto noi vescovi ai vari gruppi di ragazzi hanno visto molta attenzione e delle domande da parte loro molto serie, molto profonde. Ecco il mondo nuovo che sta nascendo, che sta venendo avanti! Questa è una grande fiducia e una grande speranza.

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Siria alla Gmg. Parroco Aleppo: fuoco brucia sotto la cenere

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Offensiva dei ribelli siriani in corso ad Aleppo, in Siria, per aprire un corridoio di approvvigionamenti nella parte orientale della città. Nel nordovest del Paese, intanto, è precipitato un elicottero russo, morti i 5 militari a bordo. Sale a quasi cinquemila, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il numero delle vittime in Siria nel solo mese di luglio. E il Paese, da anni martoriato dalla guerra, è stato grande protagonista della Gmg di Cracovia, dalle preghiere del Papa alla toccante testimonianza di una giovane durante la Veglia. Roberta Barbi ne ha parlato con il parroco di Aleppo, Fra’ Ibrahim Alsabagh: 

R. – Sicuramente, tramite la diocesi latina, volevamo mandare anche un numero più alto di giovani. Tuttavia, a causa della guerra non abbiamo potuto. E quindi c’era soltanto questo gruppo di giovani, partito proprio dalla Siria per andare a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia. Bella anche la presenza di tanti immigrati – in questi ultimi anni in tanti sono fuggiti dal Paese – che hanno trovato un modo per manifestare, da una parte, la loro appartenenza alla Chiesa cattolica e dall'altra la nostalgia di essere considerati ancora parte di questo Paese martoriato.

D. – Vi abbiamo visto collegati in video con Cracovia, in questo modo molti giovani hanno potuto celebrare la propria Gmg, anche se da lontano. In questo frangente, i siriani si sono sentiti ascoltati?

R. – Sì, sicuramente. Anche perché abbiamo festeggiato qui per due giorni, in sintonia con la Gmg e con il Papa: abbiamo fatto delle grandi feste ad Aleppo. E questo – possiamo dire – è quasi un “corridoio spirituale”. Con riferimento ai corridoi umanitari che si aprono in questi giorni, possiamo considerare tutta questa presenza e questo collegamento come un “corridoio spirituale”: questo, da una parte, manifesta un grande amore, dei giovani ma anche di tutto il popolo siriano, verso il Papa, ma dall’altra la volontà di confermare l’appartenenza al corpo della Chiesa cattolica in tutto il mondo.

D. – L’energia della Gmg, anche se vissuta a distanza, dà coraggio alla popolazione dei cristiani di Aleppo?

R. – Non può immaginare quello che è successo e che succede in questi giorni nella chiesa di Aleppo. Sembra proprio un fuoco sotto le ceneri: basta un piccolo soffio per far muovere tutto il fuoco, che qualche volta sembra nascosto. Proprio in questi giorni c’è stata, da una parte, la chiusura dell’oratorio estivo cui hanno partecipato 350 bambini, celebrato da tutti i riti cristiani qui ad Aleppo, e dall’altra le due giornate trascorse in collegamento con la Gmg di Cracovia. È vero che noi viviamo veramente giorni molto, molto difficili: non riusciamo a dormire la notte a causa dei tanti bombardamenti e qualche volta siamo veramente molto, molto limitati nelle nostre attività, ma al tempo stesso si vede proprio una volontà di vita, una Chiesa viva, che esce sempre, che riesce a superare tutti gli ostacoli e le difficoltà, a manifestarsi. Le attività di questi giorni danno sempre speranza a tutta la popolazione, e specialmente ai cristiani.

D. – Abbiamo letto di una nuova offensiva ad Aleppo di jihadisti alleati ai ribelli per riaprire un corridoio di approvvigionamenti verso la città. Com’è la situazione?

R. – Negli ultimi giorni, era stato l’esercito a muoversi dopo aver completato il cerchio attorno ai jihadisti che lanciano di continuo missili sulla nostra città. Ma, al tempo stesso, sono stati aperti quattro corridoi umanitari sotto però il controllo dei russi e dell’esercito regolare. Il motivo è che tante volte i jihadisti si camuffano tra le persone innocenti, si mettono in mezzo alla folla per compiere attentati, esplosioni, una volta che passano il corridoio. L’esercito ha dovuto avere il controllo diretto sui corridoi solo per salvaguardare la nostra sicurezza in questa parte della città. Ieri sera, i jihadisti hanno fatto un altro tentativo di tagliare la strada principale che collega Aleppo con Damasco, ma sono stati respinti dall’esercito.

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Ad Assisi la Festa del Perdono in attesa di Papa Francesco

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Ottocento anni fa, Francesco d’Assisi immerso in preghiera nella Porziuncola, chiese a Gesù di concedere il perdono completo di tutte le colpe a coloro che, confessati e pentiti, visitassero la chiesa. Quindi, Papa Onorio III gli concesse di celebrare la Festa del Perdono il 2 agosto. In occasione di queste ricorrenze – la Festa del perdono e l’Apertura dell’VIII Centenario dell’Indulgenza della Porziuncola – oggi ad Assisi si svolge la celebrazione presieduta dal ministro generale dei Frati minori, padre Michael A. Perry. Lo sguardo è rivolto a giovedì 4 agosto, quando il Papa stesso si recherà in pellegrinaggio alla Porziuncola. Quale l’attesa per questa visita? Debora Donnini lo ha chiesto a padre Enzo Fortunato, direttore della rivista “San Francesco”: 

R. – Sono sentimenti di grande gioia, accompagnati da quello che sta accedendo nel mondo. Quindi, da una grande speranza che questa gioia possa tradursi in speranza attraverso nuovi atteggiamenti, ma soprattutto attraverso uno stile, che è quello che il Papa vuole sottolineare con la sua visita: quello dell’accoglienza e del perdono. Io direi che questi sono i binari su cui muoverci e far sì che Assisi diventi davvero uno grande megafono, che raggiunga il cuore di chi il perdono non vuole viverlo e non vuole donarlo. Pensiamo soprattutto a quello che sta accadendo oggi con i gravissimi attentati terroristici che, comunque, creano sconcerto e preoccupazione.

D. – Ad accompagnare questa ricorrenza anche due pellegrinaggi: la Marcia Francescana e quello della Diocesi e della Città di Assisi. Qual è il senso di questi pellegrinaggi, in relazione proprio alla Festa del Perdono?

R. – E’ quello di testimoniare la propria fede e far sì che questa fede non rimanga nelle sacrestie, ma percorra le strade del mondo. Queste strade hanno bisogno di persone che, con la loro vita, dicano che la pace è possibile, che la fraternità la si vive, che il perdono è davvero la marcia in più del cristiano.

D. – Quindi, il messaggio del Perdono di Assisi è ancora attuale per l’uomo di oggi?

R. – E’ attualissimo ed è talmente attuale che noi assistiamo a una delle coincidenze più belle a livello storico, a livello di evento spirituale: ci troviamo a vivere un Giubileo Francescano, gli 800 anni del Perdono di Assisi, con il Giubileo della Chiesa dedicato al perdono. Io credo che davvero non ci potesse essere coincidenza e sintonia migliore di date, una coincidenza di menti pensando anche ai due Francesco.

D. – C’è qualche iniziativa che avete messo in campo proprio in vista della visita del Papa, giovedì?

R. – Sì, abbiamo realizzato un numero speciale della Rivista San Francesco, tutto dedicato al perdono – pensieri, gesti e sguardi di misericordia – che si avvale delle più autorevoli firme del panorama intellettuale italiano e religioso. Sarà un numero che noi consegneremo personalmente al Papa, prima della partenza. 

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Quindicina dell'Assunta. P. Toniolo: è percorso di misericordia

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Pregare, anzi “respirare” Maria con i “due polmoni” della tradizione bizantina e di quella cattolica. È l’esperienza spirituale della Quindicina dell’Assunta, il periodo di preparazione alla solennità mariana del 15 agosto che ha alle spalle una storia plurisecolare. A Roma, la celebrazione, da stasera al 14 agosto, si tiene nella Basilica di Santa Maria in Via Lata. Alessandro De Carolis ne ha parlato con il mariologo padre Ermanno Toniolo, dell'Ordine dei Servi di Maria: 

R. – La quindicina dell’Assunta possiamo dire nasca prima del Mille, nella liturgia costantinopolitana-bizantina, proprio per celebrare quella solennità che già dal VI sec. a Gerusalemme – e poi divulgata dall’Imperatore Maurizio in tutto l’Impero – è diventata la solennità dell’Assunta. Tutte le Chiese orientali – i copti egiziani, gli etiopi, i siri, i maroniti, i caldei, gli armeni, i greci, tutti – l’hanno sentita come la grande festa, e la festa delle feste di Maria: la “festa santa”, “la festa divina”, danno tante titolature… Per cui, vi si preparano sul serio, ben diversamente forse da noi occidentali, con un austero digiuno e con tanta preghiera. Nel rito bizantino viene chiamata “Piccola Quaresima della Madre di Dio”, in preparazione al 15, che è la “Pasqua” della Madre di Dio.

D. – Venendo al giorno d’oggi, volevo parlare di questo intreccio di testi bizantini e di testi d’ispirazione occidentale che danno luogo alla preghiera che viene fatta da oggi fino all’Assunta. E’ un modo, si dice, per respirare Maria con “due polmoni”…

R. – Innanzitutto, possiamo dire che la Chiesa bizantina, dall’inizio del sec. IX, quando ha introdotto una immensa riforma liturgica, ha composto anche un canone che è diventato popolare. Il cosiddetto canone della “Paraclisis” è stato composto da un monaco che si chiama Teosterico e viene ad essere una specie di implorazione di consolazione, di aiuto, di presenza materna della Madre di Dio su tutte le necessità,  prima di tutto spirituali, ma anche corporali e sociali. Accanto a questo antico “Paraclisis” di Teosterico, ne hanno aggiunto un altro del XIII secolo di Teodoro II Ducas Lascaris – grande canone, anche questo, di supplica – e tutti e due intrecciano la grande celebrazione di ogni sera. Noi cosa facciamo? La nostra mentalità occidentale davanti all’Assunta è troppo laicista e non abbiamo il senso di prepararci 15 giorni a questa grande festa. E allora, ecco che abbiamo introdotto testi con salmi per cantare insieme con le stesse parole e per supplicare con le stesse suppliche, insieme con loro, la Madre di Dio, che ci venga incontro.

D. – Qual è il percorso spirituale che viene proposto, che la Chiesa propone a chi celebra questa quindicina?

R. – Io credo, prima di tutto, un percorso di misericordia, di cui parla Papa Francesco. Chiedere la misericordia a Colei che è la misericordiosa, la Madre del Misericordioso: la misericordia per i peccati, la misericordia per le situazioni gravi che abbiamo – personali, familiari, sociali, internazionali. Ecco, quindi, è una preparazione, possiamo dire, di speranza e insieme di consolazione.

D. – In questi giorni si è celebrata la Gmg a Cracovia. I giovani che si accostano a Maria possono trovare in questa esperienza che li porta all’Assunta un modo per rafforzare la propria fede?

R. – Sai cosa ha detto il Papa a Cracovia? Che devono assumere lo stile divino della Madre di Dio. Quindi è lo stile di farsi vicini e di conseguenza un impegno quotidiano per seminare speranza, perché lo ha detto il Papa: voi siete i testimoni della speranza, i cultori e, possiamo dire, gli operatori futuri della speranza del mondo.

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"Wagner Day" in tv le 15 ore dell'"Anello del Nibelungo"

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Ieri è stata una giornata che ha segnato i rapporti tra la musica e la televisione: Sky Arte infatti ha trasmesso tutto l'"Anello del Nibelungo" per un vero e proprio "Wagner Day", riprendendo le opere dell'intera "Tetralogia" allestita nello storico Teatro di Bayreuth e proponendole ad un vastissimo pubblico. Il servizio di Luca Pellegrini

Quindici ore in compagnia di Wagner, dalle 9 del mattino fino a notte inoltrata, sul canale Sky Arte di cinque Paesi europei, compresa l'Italia, per seguire l'"Anello del Nibelungo" per la prima volta in televisione dal Festival di Bayreuth, dal teatro che lo stesso Wagner ha pensato e fatto costruire e che è divenuto la sede di uno dei più importanti e richiesti avvenimenti musicali del mondo, anni di attesa per avere un biglietto. La "Tetralogia", in un allestimento provocatorio di Frank Castorf, è stata diretta da Marek Janowski e interpretata da un cast di assoluto rilievo, osannato dal pubblico. Abbiamo chiesto a Roberto Pisoni, direttore del canale culturale di Sky, come si è arrivati a questa vera e propria impresa televisiva:

R. – Il progetto nasce in concomitanza con il lancio di Sky Arts Germania. Quindi, da parte dai tedeschi è stato espresso il desiderio di inaugurare il canale con un’operazione culturale forte e fortemente riconoscibile. L’idea quindi di trasmettere l’intero anello sembrava un’idea fortissima, perché era una cosa mai fatta prima. Era un Festival che, ovviamente, ha una storia importantissima, quindi aveva tutta una serie di caratteristiche che lo rendevano perfetto per il lancio del canale tedesco.

D. – Questo passaggio su uno schermo televisivo che cosa significa per l’opera lirica?

R. – In generale, noi ci siamo interrogati spessissimo su questa questione che vale per l’opera, ma anche per il teatro, per la documentazione di mostre e per molte esperienze di tipo culturale. È ovvio che l’esperienza – quindi la presenza in prima persona – è fondamentale in questo genere di eventi. La televisione è un filtro e una distanza rispetto a chi partecipa a un’opera stando seduto nel teatro. Quello che possiamo e cerchiamo di fare è documentare con la maggiore attenzione possibile uno spettacolo che non è fatto per andare in televisione. Però, in questo caso, il fatto di consentire a molte persone che mai potrebbero andare a Bayreuth – perché è difficile andarci, perché non è semplice ottenere i biglietti, perché molti non hanno la possibilità di affrontare il viaggio e le spese – di suggerire cosa può essere partecipare a uno spettacolo di questo tipo – anche avendo dei punti di vista che in teatro inevitabilmente non si possono avere – è ovvio che si tratta di un’operazione di mediazione. Però, credo che per eventi di questo tipo, cioè per spettacoli unici ai quali non si ha la possibilità di assistere, partecipare emotivamente, se non attraverso le riprese televisive, sia una proposta abbastanza straordinaria.

Francesco Micheli si è recato nella cittadina tedesca in cui Wagner ha vissuto e lavorato, questa volta per una esperienza completamente diversa:

R. – Ero stato a Bayreuth tanti anni fa, grazie alla Fondazione Wagner di Venezia, ad assistere a tutte le opere di quell’edizione, ma era finita lì. Invece, è un artista che amo molto, sia per il talento creativo dal punto di vista drammaturgico e musicale, sia perché la sua visione e il suo interesse per il rapporto tra l’atto creativo, artistico, e la sua fruizione, così ad ampio raggio, a tal punto da inventarsi un teatro, mi interessano molto oggi. E quindi è stata una grande occasione proprio per penetrare i segreti del genio wagneriano. E con questa produzione così variegata e importante direi che ci siamo riusciti.

D. – Maestro, un compito difficilissimo quello di raccontare le quattro opere dell'"Anello" in pochi minuti per il pubblico televisivo italiano…    

R. – Abbiamo cercato di seguire due binari: il primo legato alla possibilità, che ha il mezzo televisivo, di far venire voglia alla gente di vivere esperienze reali: il fatto di essere a Bayreuth, di mostrare l’esperienza di Wagner a Bayreuth, al pubblico, fa venire voglia di andarci. A maggior ragione se poi, grazie ai potenti mezzi, si può per esempio entrare in buca, nel mitico abisso mistico del teatro di Bayreuth. Il secondo aspetto è la vicenda: è una saga stupefacente che – davvero – denuncia il desiderio di Wagner di traghettare l’umanità ottocentesca verso un mondo nuovo, fatto di nuovi ideali, che si incarnano in figure mitologiche poco o per nulla note. E in realtà, così facendo, con uno scenario cosmogonico e apocalittico, visto come va a finire, Wagner riesce a disegnare l’identità dell’uomo moderno.

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Nella Chiesa e nel mondo



Sudafrica, appello Giustizia e pace: basta omicidi politici

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Porre fine agli omicidi politici: è accorato l’appello lanciato da mons. Abel Gabuza, presidente della Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc). In una nota diffusa in questi giorni, il presule ha sottolineato l’esigenza della riconciliazione nazionale, in un momento in cui il Paese si prepara ad affrontare le elezioni municipali, in programma per il 3 agosto.

Tutelare la democrazia
Definendo l’incremento delle uccisioni a sfondo politico come “una delle più grandi minacce alla democrazia sudafricana, conquistata a fatica”, mons. Gabuza si è detto “rattristato nel vedere che, dopo ventidue anni di governo democratico, si verificano ancora omicidi politici, tristi ricordi di un passato doloroso”. L’appello del presule arriva dopo le recenti violenze verificatesi nel Paese, in particolare nella provincia di KwaZulu-Natal, in cui sono stati uccisi dodici candidati alle elezioni.

Ogni vita umana è sacra
Ribadendo “la sacralità della vita umana”, il presidente della Commissione Giustizia e pace ha poi sottolineato che “la morte anche di un solo candidato alle elezioni è una morte di troppo”, perché “non si può considerare normale” uccidere qualcuno in campagna elettorale. Di qui, l’ulteriore appello del presule ai rappresentanti del sistema giudiziario, affinché affrontino efficacemente la questione, a prescindere “dallo schieramento politico” delle persone coinvolte e cercando di fermare la crescente ondata di omicidi con “la condanna” certa dei colpevoli. (I.P.)

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Brasile, i religiosi: testimoniare verità con la carità

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 “Ecco, io faccio una cosa nuova”: è stato questo versetto tratto dal Libro del Profeta Isaia a fare da sfondo all’Assemblea generale della Conferenza dei religiosi del Brasile (Crb), svoltasi nei giorni scorsi. Circa 500 i partecipanti all’incontro, che hanno riflettuto, in particolare, sulla vita religiosa e consacrata “nel processo di trasformazione”. Al termine dei lavori, è stato diffuso un messaggio conclusivo in cui si ribadisce “la necessità di una profonda riforma” per tradurre “il cuore pulsante del Vangelo nel discernimento dei segni dei tempi”.

Il dialogo come via di evangelizzazione
“È urgente una riforma profonda – si legge nel documento - al fine di continuare ad essere segno e profezia nel mondo di oggi, camminando insieme, testimoniando la verità con la carità e scegliendo il dialogo come via di evangelizzazione”. La Crb ribadisce, inoltre, l’urgenza di suscitare “una vita consacrata e religiosa che testimoni la gioia e la libertà del Vangelo, considerando la complessità del mondo di oggi”. Di qui, la sottolineatura forte di “tornare al primato del Vangelo, incoraggiare una vita religiosa ‘in uscita’, rilanciare la vicinanza e l’incontro con le nuove generazioni, ribadire l’opzione preferenziale per i poveri e promuovere un’ecologia integrale.

Riscoprire l’importanza del silenzio mistico
Naturalmente, tali priorità  - si legge ancora nel messaggio – andranno declinate secondo indicazione specifiche: ad esempio, il ritorno al primato del Vangelo “dovrebbe favorire la riscoperta dell’importanza del silenzio e dell’ascolto mistico della Parola di Dio, con il mistero di Cristo come fonte di ispirazione di una vita consacrata che punti alla missione e non sia ossessionata dalla sopravvivenza”. Anche l’annuncio della Buona Novella andrà effettuato “non a senso unico, ma sempre nell’ottica di reciprocità”, così da “imparare non solo a dare, ma anche a ricevere dagli altri”.

Opzione preferenziale per i poveri ed i bisognosi
Con “un impegno profetico che vada al di là dei propri confini”, inoltre, la Crb esorta all’esperienza missionaria ed incoraggia la vicinanza e l’incontro con le nuove generazioni attraverso “l’umanizzazione dei processi di formazione, collegati al contesto attuale”. Quanto all’opzione preferenziale per i poveri, i religiosi brasiliani ribadiscono che ciò dovrebbe accadere attraverso la solidarietà ed il riavvicinamento ad uno stile di vita semplice ed austero, con l’impegno “nelle cause sociali, nella lotta per la difesa dei diritti, della dignità e della vita di tutti, promuovendo la partecipazione politica e ponendosi a fianco dei gruppi umani più vulnerabili, come i migranti, i rifugiati, le vittime della tratta”.

L’importanza di una ecologia integrale
Infine, la Crb incoraggia la diffusione dell’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’ ”, sottolineando come l’ecologia integrale nasca “dalla passione per la cura della casa comune, nell’ottica di una spiritualità che accresca una sobrietà felice”. In tal modo, si potrà ritrovare “la presenza e l’azione di Dio in tutte le creature”. (I.P.) 

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Perdono di Assisi, messaggio dei Francescani

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"Questo centenario ci aiuti a provare una salutare vergogna perché nessuno sembra prendersi cura di mettere pace e concordia nella realtà conflittuale in cui viviamo e ci faccia crescere nella creativa capacità di trovare maniere nuove per cantare un canto comprensibile agli uomini e alle donne del nostro tempo: una provocazione efficace per costruire pace e riconciliazione": lo affermano i quattro Ministri generali della Famiglia Francescana, (superiori degli ordini dei frati minori, frati cappuccini, frati conventuali e Terz'ordine regolare) in una lettera pastorale diffusa in occasione dell'ottavo centenario del Perdono di Assisi.

La misericordia nella spiritualità francescana
"Nel 2016 - ricordano i ministri generali, citati dall’agenzia Fides - coincidono due date: l’anniversario della data tradizionale della concessione dell’indulgenza della Porziuncola, voluta da San Francesco per 'mandare tutti in paradiso', e il Giubileo della misericordia, voluto da un Papa che di Francesco porta il nome”. “Vogliamo cogliere l’occasione di questa coincidenza di date che ci invita a approfondire il grande tema della misericordia e del perdono in relazione alla nostra tradizione spirituale francescana”.

Non separare mai amore a Dio e al prossimo
“Misericordia – prosegue il messaggio - è una parola cara a San Francesco, che la usa spesso nei suoi Scritti e che la utilizza equamente in due direzioni, che rimandano all’agire di Dio misericordioso e al nostro agire verso i fratelli con misericordia”. “Quello che importa – si legge infine nel messaggio - è che non separiamo mai i due elementi, perché Gesù nel Vangelo insegna che il primo comandamento parla contemporaneamente dell’amore di Dio e del prossimo, che non possono essere separati". (P.A.) 

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 214

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.