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Sommario del 15/08/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa all'Assunta: donne siano liberate da violenze e schiavitù

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“Donaci giorni di pace”: questa la preghiera che il Papa, all’Angelus in Piazza San Pietro, ha elevato a Maria, Regina della Pace, nel giorno in cui la Chiesa festeggia la sua Assunzione in cielo. Il servizio di Sergio Centofanti

Oggi – ha detto il Papa all’Angelus – contempliamo Maria “nel suo cammino verso la Gerusalemme celeste, per incontrare finalmente il volto del Padre e rivedere il volto del suo Figlio Gesù. Tante volte nella sua vita terrena aveva percorso zone montuose, fino all’ultima tappa dolorosa del Calvario, associata al mistero della passione di Cristo. Oggi la vediamo giungere alla montagna di Dio, «vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle» (Ap 12,1)" e "varcare le soglie della patria celeste”. Maria – ha ricordato – “è stata la prima a credere nel Figlio di Dio ed è la prima di noi ad essere assunta in cielo in anima e corpo”:

“Per prima ha accolto e preso in braccio Gesù quando era ancora bambino ed è la prima ad essere accolta dalle sue braccia per essere introdotta nel Regno eterno del Padre. Maria, umile e semplice ragazza di un villaggio sperduto nella periferia dell’impero romano, proprio perché ha accolto e vissuto il Vangelo, è ammessa da Dio a stare per l’eternità accanto al Figlio. È così che il Signore rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili (cfr Lc 1, 52)”.

L’Assunzione di Maria – ha proseguito Francesco – “è un mistero grande che riguarda ciascuno di noi, riguarda il nostro futuro. Maria, infatti, ci precede nella strada sulla quale sono incamminati coloro che, mediante il Battesimo, hanno legato la loro vita a Gesù, come Maria legò a Lui la propria vita”:

“La festa di oggi ci fa guardare al cielo, la festa di oggi preannuncia i ‘cieli nuovi e la terra nuova’, con la vittoria di Cristo risorto sulla morte e la sconfitta definitiva del maligno. Pertanto, l’esultanza dell’umile fanciulla di Galilea, espressa nel cantico del Magnificat, diventa il canto dell’umanità intera, che si compiace nel vedere il Signore chinarsi su tutti gli uomini e tutte le donne, umili creature, e assumerli con sé nel cielo. Il Signore si china sugli umili per alzarli”.

Maria - osserva il Papa - "ha sofferto tanto nella sua vita" e ci fa pensare a tante situazioni dolorose che vivono oggi le donne:

“In particolare, a quelle delle donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza, delle donne schiave della prepotenza dei potenti, delle bambine costrette a lavori disumani, delle donne obbligate ad arrendersi nel corpo e nello spirito alla cupidigia degli uomini. Possa giungere quanto prima per loro l’inizio di una vita di pace, di giustizia, di amore, in attesa del giorno in cui finalmente si sentiranno afferrate da mani che non le umiliano, ma con tenerezza le sollevano e le conducono sulla strada della vita fino al cielo ... E chiediamo al Signore che Lui stesso le porti nelle mani sulla strada della vita e le liberi da queste schiavitù".

Dopo la preghiera dell’Angelus, ha elevato la sua preghiera alla Regina della pace, a cui ha affidato "ancora una volta le ansie e i dolori delle popolazioni che in tante parti del mondo sono vittime innocenti di persistenti conflitti":

"Il mio pensiero va agli abitanti del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, recentemente colpiti da nuovi massacri che da tempo vengono perpetuati nel silenzio vergognoso, senza attirare neanche la nostra attenzione. Fanno parte purtroppo dei tanti innocenti che non hanno peso sulla opinione mondiale. Ottenga Maria per tutti sentimenti di compassione e di comprensione e desiderio di pace e concordia!".

Infine, gli auguri per l’Assunta:

“Auguro una buona festa dell’Assunta a tutti voi qui presenti e a coloro che si trovano nei vari luoghi di villeggiatura, come pure a quanti non hanno potuto recarsi in vacanza, specialmente agli ammalati, alle persone sole e a chi assicura in questi giorni di festa i servizi indispensabili per la comunità. Vi ringrazio di essere venuti. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

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Papa: vergognoso silenzio su eccidi di innocenti in Congo

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All'Angelus per la Festa dell'Assunta il Papa ha lanciato un accorato appello di pace per la Repubblica Democratica del Congo. Queste le sue parole:

“Alla Regina della pace, che contempliamo oggi nella gloria celeste, vorrei affidare ancora una volta le ansie e i dolori delle popolazioni che in tante parti del mondo sono vittime innocenti di persistenti conflitti. Il mio pensiero va agli abitanti del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, recentemente colpiti da nuovi massacri che da tempo vengono perpetuati nel silenzio vergognoso, senza attirare neanche la nostra attenzione. Fanno parte purtroppo dei tanti innocenti che non hanno peso sulla opinione mondiale. Ottenga Maria per tutti sentimenti di compassione e di comprensione e desiderio di pace e concordia!".

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I fedeli: Maria è la mamma di tutti noi e ci aiuta sempre

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Alcune migliaia i fedeli presenti in Piazza San Pietro per l'Angelus dell'Assunta in una stupenda giornata di sole. Marco Guerra ha raccolto alcune testimonianze sulla figura di Maria: 

R. – Per me è grande. Io la descrivo come la vivo la Madonna: è qualcosa di grande. Grazie a Lei, infatti, abbiamo conosciuto Gesù.

R. – Maria è il fulcro, per me, della religiosità. Io chiedo sempre l'intercessione a Maria. Rivolgermi a Dio è tanto ... e chiedo sempre tramite Maria.

R. – E' la Madre di tutte le madri. Persone che non stanno bene si rivolgono alla Madonna e molte volte avvengono miracoli.

R. – Maria è la mia guida: è la guida dei miei passi nel cammino della mia vita. Sicuramente mi avvicina tanto al Figlio.

R. – Se una mattina ho una cosa da fare, a chi mi rivolgo? Mi rivolgo alla Madonna e la Madonna poi intercede presso Dio. E poi sempre, sempre, il Rosario bisogna dirlo sempre, in qualsiasi momento, in qualsiasi posto si stia, anche per strada. Bisogna sempre portarsi un rosario!

R. – E’ Lei che ti sostiene durante il giorno. In qualsiasi momento si abbia bisogno di un appoggio quotidiano per un problema, basta parlare con Lei e ti aiuta.

R. – C’è proprio un rapporto quotidiano e sincero. Insegno anche ai miei nipoti – ho 5 nipotini – che la prima preghiera è sempre l’Ave Maria. Dico: “Rivolgetevi a Lei come ad una mamma. Avete una mamma qua, ma in cielo avete una mamma che è la mamma di tutti”.

R. – Maria è la Madre di tutti noi, la Madre di Cristo. Quindi, Cristo stesso ce l’ha data come sua madre e come nostra madre e quindi è il punto di unione per sentirci tutti fratelli. Tutti noi, infatti, siamo suoi figli e di conseguenza siamo tutti fratelli indistintamente.

D. – E’ un esempio di purezza e anche una Madre su cui poggiarci nei momenti di difficoltà…

R. – Noi viviamo la difficoltà di avere la figlia più grande invalida dalla nascita, quindi viviamo momenti difficili, frequentemente, e l’aiuto di Maria lo sentiamo.

R. – Se mi devo rivolgere a qualcuno, preferisco rivolgermi a Lei. Trovo che Lei sia la persona con cui  mi trovo meglio a parlare. Con la Madonna c’è stato sempre un rapporto molto familiare.

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Il Presidente Hollande in visita privata dal Papa mercoledì

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Papa Francesco riceverà in Vaticano il Presidente francese François Hollande nel pomeriggio di mercoledì 17 agosto. Si tratta di una visita privata. Lo ha confermato il direttore della Sala Stampa vaticana Greg Burke rispondendo a domande dei giornalisti.

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P. Lombardi: Bernabei, uomo per i valori non per il potere, vero credente

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Si svolgeranno domani 16 agosto alle 11.00, nella chiesa di Sant'Eugenio a Roma, i funerali di Ettore Bernabei, storico direttore generale della Rai, morto sabato scorso all'età di 95 anni. "Saranno la festa per il suo passaggio in cielo", dice il figlio Luca. Per un ricordo di Bernabei, ascoltiamo padre Federico Lombardi, che lo ha potuto conoscere e apprezzare quando era direttore del Centro Televisivo Vaticano: 

Io ho conosciuto Ettore Bernabei, direi anche abbastanza bene, soprattutto negli anni della sua età più avanzata, perché è stato membro del Consiglio di amministrazione del Centro Televisivo Vaticano, di cui io ero direttore, e questa è stata quindi una conoscenza che è durata 11 anni. Tra l’altro, il Consiglio di amministrazione era presieduto da Emilio Rossi, che è stato uno dei più grandi e migliori collaboratori di Ettore Bernabei, anche al tempo della costruzione, dei tempi gloriosi della Rai, perché Emilio Rossi era stato il primo direttore del Tg1 e quindi una persona chiave nel servizio che Bernabei ha reso alla società italiana, attraverso l’edificazione della Rai. Io sono stato sempre molto grato a questi due grandi personaggi - in particolare adesso parliamo di Bernabei – per il contributo di incoraggiamento, di ispirazione e di entusiasmo che hanno sempre dato a me e anche a chi nella Chiesa si è impegnato nel campo delle comunicazioni sociali.

Un uomo entusiasta
Bernabei era un entusiasta, era un uomo di una energia, di una dinamica inesauribile, che è continuata appunto fino in età avanzatissima, come sappiamo, ed era assolutamente consapevole e convinto dell’importanza di impegnarsi nel campo delle comunicazioni sociali, in particolare anche della televisione, per l’influsso, per il contributo di formazione che questi mezzi della comunicazione sociale danno alla formazione della mentalità, del pensiero, della cultura popolare, dell’orientamento delle menti dei giovani. Di questo lui era assolutamente consapevole e per questo si è impegnato, in tutta la sua vita, per dare un contributo positivo.

Comunicazioni sociali non per il potere ma per trasmettere valori
Lui cercava veramente di far sì che attraverso le comunicazioni sociali si potessero trasmettere dei contenuti, trasmettere dei valori positivi per l’orientamento dei giovani e delle nostre popolazioni. Di questo io sono stato sempre estremamente ammirato. Questo, però, lui lo voleva fare e ci insegnava a farlo non attraverso - diciamo così - una occupazione di posti di potere, ma attraverso un vero impegno per la competenza, per la capacità professionale, per la serietà dell’impegno, in modo tale che i valori positivi che avevamo da dare fossero veicolati nel modo migliore, nel modo più profondo, più adatto allo strumento di comunicazione che si utilizzava, al linguaggio che questi strumenti comportano. E quindi un incoraggiamento anche per tanti giovani ad impegnarsi in questo campo.

Coraggio straordinario
Lui parlava sempre della necessità di preparare autori, scrittori, sceneggiatori, cameraman, persone capaci, per portare bene avanti questo impegno di grande servizio per le nuove generazioni e per il popolo in generale, e questo sempre con un entusiasmo assolutamente affascinante. Io l’ho ammirato moltissimo e gliene sono stato sempre grato. Anche nei momenti in cui uno si sentiva un po’ stanco o scoraggiato di fronte alle difficoltà, lui portava avanti un contributo di slancio, di coraggio, di positività assolutamente straordinari.

Un vero credente
E poi vorrei anche dare atto veramente alla sua testimonianza di fede. Lui è stato veramente un credente, ma direi un credente vero: credente in Dio, credente in Gesù Cristo, credente nella vita eterna, credente nella vita oltre la morte. Una testimonianza chiara, diciamo, non timida, non nascosta di questa sua fede, integrata  molto, con grande equilibrio, con grande profondità nel suo impegno professionale, nel suo impegno sociale, anche nel suo impegno politico in certi tempi della sua vita. Ecco, quindi, una persona che io ammiro come testimone credente, cattolico, di amore alla Chiesa e di amore a Dio, attraverso il servizio concreto, in un campo affascinante e importantissimo per la cultura di oggi e di domani, come è quello  delle comunicazioni sociali.

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Oggi in Primo Piano



Congo, massacro di civili. Un missionario: guerra per oro e diamanti

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Un nuovo massacro di civili - come ha ricordato il Papa all'Angelus - è stato compiuto nella Repubblica Democratica del Congo: un gruppo di uomini armati ha ucciso indiscriminatamente uomini, donne e bambini nei pressi di Beni, nel Nord Kivu, vicino al confine con l’Uganda. Il servizio di Sergio Centofanti:

Il bilancio dell’attacco è di almeno 50 morti, ma le vittime potrebbero essere più di cento. E’ quanto afferma ai microfoni della Radio Vaticana un missionario italiano che vive nella zona, il padre comboniano Gaspare Di Vincenzo. Le autorità di Kinshasa attribuiscono il massacro al gruppo islamista ugandese delle Forze democratiche alleate (ADF), ma secondo il missionario testimoni hanno riferito di aver sentito parlare gli aggressori in lingala, la lingua dei soldati congolesi. Il padre comboniano afferma che sono tanti gli interessi che girano attorno a queste terre ricche di petrolio, diamanti, oro, coltan, nichel, e denuncia le complicità che ci sono dietro questi massacri allo scopo di far fuggire la popolazione e potersi impadronire delle risorse della regione. In due anni di attacchi - sottolinea - i militari congolesi e le forze Onu presenti sono rimaste inerti. Dall’ottobre 2014 sono oltre 1500 le vittime civili delle violenze. Il missionario lancia un appello nel giorno dell’Assunta perché queste popolazioni non siano dimenticate dalla comunità internazionale. 

La Chiesa congolese più volte ha denunciato gli interessi occulti che sono dietro questa guerra strisciante nel Nord Kivu. Il 20 marzo scorso è stato assassinato nel Nord Kivu padre Vincent Machozi, sacerdote assunzionista congolese, che stava preparando un dossier sui massacri. Padre Di Vincenzo ha detto di non avere paura di lanciare appelli e denunce.

L'attacco è avvenuto a pochi giorni dall'incontro tra il presidente del Congo, Joseph Kabila, e quello dell'Uganda Yoweri Museveni, per coordinare la risposta militare agli attacchi dei ribelli ugandesi che operano sul confine tra i due Paesi. Il governo di Kinshasa ha proclamato tre giorni di lutto. 

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Zimbabwe, tensione per la crisi: l'impegno delle suore per la pace

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La comunità cattolica nello Zimbabwe festeggia l'Assunta in un momento di grave crisi economica e di tensione politica con i recenti scontri tra polizia e manifestanti scesi in piazza per protestare contro le condizioni di povertà e la disoccupazione. I cattolici sono appena il 10%, ma hanno una presenza incisiva in un Paese guidato fin dal 1987 da Robert Mugabe, oggi novantaduenne. Le prossime elezioni sono attese per il 2017. In questo contesto operano le Suore Maestre Pie dell’Addolorata, presenti con la loro scuola nella cittadina di Chegutu. Ascoltiamo in proposito la testimonianza di suor Aurelia Rodrigues raccolta proprio a Chegutu da Lucas Duran

R. – L’esperienza della scuola è nata quando hanno aperto la missione qui in Zimbabwe. Le prime suore che sono arrivate qui hanno visto che c’erano tanti bambini per strada, soprattutto orfani, senza fare niente. Loro hanno iniziato un piccolo progetto con loro sotto un albero; poi l’albero ha lasciato il posto ad un piccolo centro, rimasto comunque piccolo per la quantità di bambini. Da questa necessità è nato il sogno di ideare una scuola per questi bambini. Quindi le suore si sono recate al Comune per chiedere uno spazio.

D. - Che cosa c’era al posto della scuola quando avete preso lo spazio in carico?

R. - Era una discarica fuori città, a quattro chilometri dal centro. Le suore e la comunità locale hanno impiegato sei mesi per pulire questo locale dalle siringhe, macchine rotte, … C’era di tutto.

D. - Come contribuisce di fatto la vostra scuola alla realtà sociale di Chegutu?

R. - Dopo il 2010, quando le suore hanno iniziato i progetti qui per la comunità locale, sono cambiate tante cose a Chetugu: la scuola, il livello di qualità dell’insegnamento. Dopo sei anni la nostra è tra le migliori scuole del distretto. Stiamo cercando piano piano di abbattere questo muro di competizione tra le scuole. Quello che possiamo dare in termini di aiuto, innovazioni, condivisione di quello che facciamo a livello pedagogico, lo facciamo volentieri.

D. - Si è parlato molto di fenomeno del razzismo. Qual è oggi la sensazione?

R. – Personalmente sento, anche se non sono bianca, che c’è ancora molto razzismo. Le ferite provocate nei periodi di colonizzazione sono ancora un po’ aperte e questo allontana questo contatto tra i bianchi e la popolazione locale.

D. - Le estensioni di terreno, le cosiddette “farm”, che sono state anche al centro di situazioni violente negli anni precedenti, sono oggi coltivate o si stanno perdendo? Insomma, qual è la situazione che poi tutto sommato significa anche un riflesso nell’economia del Paese?

R. - Dopo che questi “padroni bianchi delle fattorie” - come si suol dire - sono stati mandati via, la tecnica è andata via con loro. Quindi la terra è rimasta, però senza la capacità di sfruttarla al massimo, al meglio. Quindi anche oggi lo Zimbabwe, non solo per la mancanza di pioggia, ma anche per mancanza di conoscenza per sfruttare in modo migliore la terra, vive un problema serissimo legato alla sicurezza alimentare, perché non riusciamo a produrre nemmeno il necessario per la nazione.

D. - Rispetto alla situazione che evidentemente è complessa e difficile, in molti altri Paesi si potrebbe pensare che una situazione come quella che vive oggi lo Zimbabwe potrebbe creare una situazione di ribellione di violenza. Qual è l’attitudine della gente dello Zimbabwe rispetto a questa prolungata situazione di difficoltà? C’è una voglia di ribellarsi oppure c’è pazienza e rassegnazione?

R. - Io credo che ci sia molta pazienza e speranza che le cose possano essere diverse. Per quanto conosco la popolazione, la gente qui è pacifica, è stanca di vedere guerre intorno … Quindi non si schiera verso la ribellione violenta, ma ha un tipo di resistenza anche se un po’ più informata, ma a resistere è soprattutto la speranza.

D. - Ci sono cattolici, anglicani, protestanti, musulmani e molte “realtà informali” che si legano molto anche a tradizioni locali, come spesso avviene in Africa. Tute queste realtà come convivono? Quali sono le relazioni tra i differenti credenti?

R. - Qui abbiamo veramente delle esperienze sia nella scuole, in parrocchia che in città di convivenza pacifica. La maggior parte degli studenti della nostra scuola, nonostante sia una scuola cattolica, non sono cattolici; i nostri studenti sono buona parte musulmani e protestanti. I cattolici sono solo il 20 percento, se ci arriviamo. C’è una convivenza molto bella. Loro scelgono di venire alla nostra scuola sapendo che noi abbiamo le nostre preghiere; loro partecipano in maniera rispettosa, partecipano al nostro coro. I genitori apprezzano questa spiritualità e i valori che il cristianesimo e il cattolicesimo portano.

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L'Amazzonia al centro del Congresso eucaristico brasiliano a Belém

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Si apre oggi a Belém, in Brasile, il XVII Congresso eucaristico nazionale sul tema “Eucaristia e condivisione nell’Amazzonia missionaria”. E’ presente l’inviato speciale del Papa, il card. Cláudio Hummes, presidente della Commissione episcopale per l'Amazzonia. Cristiane Murray ha parlato di questo incontro con l’arcivescovo di Belém do Pará, mons. Alberto Taveira Corrêa

R. – Il Papa ha appena parlato dell’Amazzonia. Ha parlato degli indigeni, e ha inviato una lettera a un nostro vescovo, nella quale ha detto che vuole visitare l’Amazzonia. Per noi, è un’aspettativa grandissima il fatto che il Papa venga qui, in Amazzonia. Nell’Enciclica “Laudato Sì”, il Papa fa riferimento all’Amazzonia. Ai vescovi del Brasile, e a me personalmente, ha detto che dobbiamo avere il coraggio per osare fare le cose più impensabili. E così, noi abbiamo la spinta del Papa, che è una spinta missionaria. Questa per noi è la cosa più importante.

D. – Ci può descrivere i numeri di quest’incontro, e qualcosa riguardo al tema e allo scopo di questo Congresso, a quattro anni dall’ultimo?

R. – L’ultimo Congresso Eucaristico si è tenuto in Brasile nel 2010; sono passati sei anni. Da allora, abbiamo iniziato a preparare il Congresso Eucaristico qui a Belém. È la seconda volta che il Congresso Eucaristico nazionale si svolge a Belém, dopo il 1953 in cui si è tenuto il sesto. E adesso si svolge un’altra volta qui, perché sono i 400 anni dalla fondazione della città di Belém e dall’inizio della evangelizzazione in Amazzonia; perché qui c’è la porta dell’Amazzonia. Il Vangelo è stato dato a Belém per arrivare in tutta l’Amazzonia. Noi aspettiamo un numero grandissimo di persone: lo stadio dove si svolgeranno le principali celebrazioni può ricevere 35mila persone al giorno. Tuttavia, abbiamo preparato i maxi schermi per fare in modo che le persone che non riescono ad entrare possano accompagnare il Congresso. E così abbiamo una serie di incontri: per esempio, il martedì del Congresso Eucaristico ci sono sette congressi eucaristici più piccoli nelle regioni pastorali dell’arcidiocesi. E così abbiamo modo di coinvolgere tutti. E anche le persone che vengono dalle altre diocesi del Brasile: ci aspettiamo che da fuori arrivino più o meno 10mila persone. Sono 150 i vescovi confermati che parteciperanno; aspettiamo 500 sacerdoti, e così via. È una partecipazione significativa. E poi noi abbiamo una tradizione qui a Belém: la tradizione delle moltitudini, il "Círio de Nazaré", che si svolge ogni anno ad ottobre. E così se una persona arriva oggi, in questo momento, nella nostra curia, si trova davanti a una concentrazione immensa di persone che vogliono ricevere le cose necessarie per il Congresso. È un coinvolgimento di tutta la Chiesa. Il tema che abbiamo scelto è: “Eucaristia e condivisione nell’Amazzonia missionaria”; e lo hanno riconosciuto nello spezzare del pane. Questo è il tema del Congresso Eucaristico, che è basato sull’osservazione di San Luca sul vangelo di Emmaus.

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Ferragosto: una giornata contro la solitudine degli anziani

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A Ferragosto, sono numerose le iniziative organizzate in tutta Italia da Comuni, organizzazioni di volontariato per non lasciare soli gli anziani, soprattutto in un giorno di festa. Tra queste, spicca il progetto dell'Auser di Asti che trasforma il Ferragosto nella Giornata contro la solitudine. La festa inizia con il pranzo, per poi giocare, ballare e cantare. L’associazione provvede anche al trasporto gratuito per chi ha difficoltà nello spostarsi. Maria Carnevali ha intervistato Enzo Costa, presidente Nazionale dell'Auser: 

R. -   L'Auser è un’associazione di volontariato fatta da anziani e prevalentemente per gli anziani, nel senso che poi facciamo anche incontri intergenerazionali. Noi ci occupiamo principalmente dell’invecchiamento attivo e dell’aiuto a chi non è autosufficiente. Lo facciamo attraverso 1500 sedi in Italia sempre aperte anche il giorno di Ferragosto. L'Auser costruisce momenti di socializzazione in un momento storico in cui assistiamo a un cambiamento demografico, la popolazione invecchia e mancano luoghi di socializzazione per le persone anziane e costruisce una mano d’aiuto verso il bisogno di chi non è autosufficiente. Quindi accompagniamo gli anziani a fare una visita medica, a fare la spesa, facciamo compagnia a domicilio, consegniamo pasti, consegniamo medicine, andiamo a prendere le ricette dal medico, poi in farmacia e infine portiamo le medicine a casa. Facciamo tutto quello che può servire ad una persona che si sente sola.

D. - Com’è la situazione degli anziani in Italia? La solitudine è il problema più significativo?

R. - La solitudine è la questione più significativa, perché da questa parte una degenerazione naturale che porta alla depressione che a sua volta porta alla non autosufficienza. Per cui la solitudine è la cosa più importante da aggredire; non inizia in età molto adulta, ma quando si lascia il lavoro e comincia quella fase post-lavorativa dove si perdono una serie di relazioni, di amicizie e di abitudini ed inizia il periodo della solitudine. In Italia ci sono oltre quattro milioni di anziani che vivono da soli.

D. - Ferragosto è stato scelta come giornata e festa come la solitudine. Quali le iniziative?

R. - Vanno dal pranzo di Ferragosto, che non è solo un pranzo, ma è un modo per stare insieme per combattere la solitudine, a tutte le altre iniziative di cui parlavo prima. Se c’è qualche anziano solo, che non può muoversi da casa per motivi di non autosufficienza, gli portiamo il pranzo a casa. Abbiamo chiamato questa giornata “Giornata contro la solitudine” perché nel mese di agosto anche quel poco di nucleo famigliare che continua a resistere, si disgrega sempre di più. Per cui quel numero di quattro milioni che ho citato prima cresce a dismisura.

D. - Ci è sembrata significativa l’iniziativa di Asti, non solo il pranzo, ma balli e giochi fino a sera, ma anche trasporti gratuiti. Quali sono le reazioni degli anziani e allo stesso modo dei volontari?

R. - La reazione è quella di grande partecipazione e grande entusiasmo. Il pranzo poi diventa un modo per festeggiare una ricorrenza - Ferragosto - che normalmente si festeggia con un pranzo o con una gita fuori porta. L’obiettivo è portare fuori dal proprio domicilio chi può uscire, farlo incontrare con altre persone e da lì costruire dei momenti aggregazione che iniziano con preparare insieme – perché i nostri anziani cucinano, non trovano tutto già pronto – mangiare insieme e continuare a divertirsi ballando, facendo qualche gioco di società. Tutte le iniziative hanno lo stesso valore: basta togliere una persona dalla solitudine per aver raggiunto un obiettivo importante.

D. - Quanto questi momenti di aggregazione favoriscono l’invecchiamento attivo degli anziani?

R. - L'Auser è un’associazione che lavora molto sull’invecchiamento attivo. Noi lo facciano in particolare nelle fase della piena autosufficienza degli anziani, facendo diventare le nostre sedi dei circoli culturali. Abbiamo una rete di università popolari, iscriviamo ogni giorno 45mila anziani volontari … Sono tutte attività che servono per continuare a sentirsi utili.

D. - Come favorire lo scambio con le generazioni più giovani?

R. - Lo scambio con le generazioni più giovani si può favorire in tanti modi. Il modo più giusto e più pratico che abbiamo sperimentato è quello dell’incontro intergenerazionale con le scuole.

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L'Assunta nell'arte, tra apocrifi, tradizione e spiritualità

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La Chiesa celebra oggi l’Assunzione della Vergine Maria in cielo. Un tema molto caro agli artisti di ogni epoca che con diverse sensibilità e accenti lo hanno rappresentato in disegni, dipinti e sculture. Il servizio di Paolo Ondarza: 

Le fonti iconografiche
Le Sacre Scritture nulla ci dicono della morte e assunzione di Maria in cielo. Eppure il tema ha ispirato numerosi capolavori in varie epoche. Quali sono stati dunque i riferimenti per gli artisti? Bisogna risalire ai testi apocrifi del Transitus Beatae Virginis di San Giovanni apostolo o di Giuseppe d’Arimatea in cui si narra di un angelo che annuncia la morte alla Vergine, del sorriso al momento del trapasso, del trasporto del corpo fino a Cristo; a fornire dettagli iconografici agli artisti ci sono, dopo il V secolo, i testi patristici di S. Efrem, Timoteo di Gerusalemme ed Epifanio e, nel Medioevo, la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.

Dormizione e Assunzione, Oriente e Occidente
La dormizione è in Oriente la celebrazione mariana per eccellenza e la sua raffigurazione è adottata anche in Occidente. L'iconografia è quella di Maria sul letto di morte, circondata dagli apostoli e Cristo che regge la sua anima, rappresentata da una bimba in fasce. Esempi nell'Occidente del XII secolo sono i timpani mariani delle cattedrali francesi Di Bourges, Chartres e Notre Dame. Lo schema dell'Assunzione è invece desunto dall'Ascensione di Cristo. Tra l’VIII e il IX secolo, Maria a figura intera, appare in un tondo, mentre è trasportata in cielo dagli angeli. La Dormitio orientale in Occidente si spoglia della ieraticità bizantina, si fonde con il tema dell’Ascensio Virginis e si arricchisce delle raffigurazioni della tomba vuota, colma di fiori, e di Maria che dona la sua cintola ad un incredulo San Tommaso. 

Cimabue, Tiziano, Correggio: l'Assunta, ispiratrice per l'arte di ogni tempo
In Italia è Cimabue ad Assisi ad affiancare Dormizione e Ascensione introducendo, nella mandorla di luce, Gesù che abbraccia affettuosamente la Madre. L’abbinamento delle scene torna a Roma nei mosaici di Santa Maria Maggiore e Santa Maria in Trastevere, quindi nel XIII secolo arriva in Toscana. A Siena, centro di devozione mariana, Taddeo di Bartolo introduce l’elemento di Gesù che afferra Maria, tirandola fuori dal sepolcro. La scena dell’Assunzione si allarga allo stupore e smarrimento degli Apostoli attorno alla tomba vuota nel Rinascimento come testimonia la tavola di Cortona di Luca Signorelli. Stile e iconografia si rinnovano nel più celebre capolavoro dedicato all’Assunta, dipinto da Tiziano per la chiesa dei Frari a Venezia. I colori accesi e il moto ascensionale della Vergine vestita di rosso portata su una nube in cielo conferiscono grande drammaticità alla composizione. Rivoluzionaria anche la scena “da sotto in su” resa con maestria prospettica dal Correggio nella cupola del Duomo di Parma. Maria, Madre di Dio, colei che non ha conosciuto la corruzione del sepolcro, ha continuato a ispirare l’arte anche in epoche recenti: il genio creativo ha attuato così una straordinaria sintesi tra liturgia, tradizione, agiografia e spiritualità mariana.

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Nella Chiesa e nel mondo



Siria: jihadisti in ritirata. Ad Aleppo situazione catastrofica

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In Siria prosegue l’offensiva contro le roccaforti dello Stato Islamico. Dopo la liberazione, la scorsa settimana, della città di Manbji, le Forze democratiche siriane (Sdf) a predominanza curda si stanno preparando a muoversi verso sud e, secondo fonti locali, con il sostegno degli Stati Uniti, potrebbero puntare contro Raqqa, la città che l’Is ha eletto a propria capitale. Dal canto loro i jihadisti rispondono con attacchi in tutto il Paese: stamane 15 ribelli e due militari turchi sono morti in un attentato kamikaze su un autobus a Atma, alla frontiera con la Turchia. Almeno 25 i feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni.

E non c’è tregua per Aleppo: combattimenti tra governativi e ribelli hanno causato dall'inizio mese oltre 320 morti. Di “situazione umanitaria catastrofica” ha parlato il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier a margine di un incontro con l’omologo russo Serghei Lavrov.

Intanto in Libia si avanza strada per strada a Sirte, città strappata allo Stato Islamico nei giorni scorsi. Le milizie filogovernative stanno procedendo alla bonifica dalle ultime sacche di resistenza e dalle mine lasciate dai jihadisti. (M.G.) 

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Vescovi africani: educazione sessuale a scuola, non imporre ideologie

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“Il futuro della famiglia in Africa”: su questo tema si terrà a Nairobi, in Kenya, dal 23 al 25 settembre, la Conferenza regionale africana dedicata alla famiglia. “Il convegno – informa una nota – sarà l’occasione per celebrare la famiglia africana, analizzare le sue difficoltà attuali e cercare le possibili soluzioni comuni”.

Il dramma dell’aborto
Attenzione particolare verrà riservata a due tematiche controverse: la prima riguarda la legalizzazione dell’aborto. Attualmente proibita in oltre un terzo dei Paesi dell’Africa sub-sahariana, l’interruzione volontaria di gravidanza è al centro di proposte di legge relative alla sua liberalizzazione in alcune nazioni, come il Malawi e la Sierra Leone.

La controversa questione dell’educazione sessuale nelle scuole
Il secondo tema scottante riguarda, invece, l’attuazione dell’educazione sessuale nelle scuole. Si tratta di una questione che desta preoccupazione all’interno dell’Organizzazione africana per la famiglia, presieduta da Anne Kioko, la quale ribadisce l’importanza di tutelare i minori dall'imposizione di nuove ideologie: “Questi programmi vanno ben oltre la normale educazione sessuale. In realtà, sono pensati per modificare completamente le norme sessuali e di genere nell’intera società, perché promuovono apertamente la promiscuità, i comportamenti ad alto rischio e la scoperta del piacere fisico anche per i bambini molto piccoli”.

Il sostegno dei vescovi
Organizzata dal Congresso mondiale delle famiglie, la Conferenza regionale vede il sostegno di molti altri organismi, tra cui la Conferenza episcopale del Kenya e l’arcidiocesi di Nairobi. (I.P.)

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Slovacchia: summit dei vescovi europei su migranti e famiglia

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Sarà il tema “Crisi migratoria e famiglia” l’argomento centrale del summit dei presidenti e dei rappresentanti delle Conferenze episcopali dell’Europa centro-orientale, in programma a Bratislava, in Slovacchia, l’8 ed il 9 settembre prossimi. Quattordici i Paesi rappresentanti, ormai tutti post-comunisti, come l’Albania e Lituania. Presenti anche due porporati: il card. Péter Erdő, Presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, e il card. Dominik Duka, arcivescovo metropolita di Praga.

Europa riscopra le sue radici cristiane
“L’incontro – spiega don Anton Ziolkovsky, segretario esecutivo della Conferenza episcopale slovacca (Ces) – sarà il nostro contributo comune alla ricerca di una soluzione alla crisi migratoria e alla crisi della famiglia. Il summit sarà anche l’espressione dell’impegno ad approfondire la cooperazione tra i Paesi dell’Europa centrale ed orientale”. “L’Europa – continua infatti don Ziolkovsky – dovrebbe ritornare alle sue radici cristiane e realizzare una politica demografica efficace”. Dal suo canto – aggiunge – “la Chiesa Cattolica vuole contribuire all’integrazione europea e ad alleviare la tensione sociale. Pregheremo per tutti coloro che soffrono a causa di guerre o terrorismo”.

La Slovacchia, presidente di turno del Consiglio europeo
Soddisfazione per l’alto numero di adesioni all’incontro viene poi espressa dal Segretario esecutivo della Ces: “Questo è un segno dell’impegno delle Conferenze episcopali europee affinché la voce della Chiesa cattolica sulle problematiche attuali risuoni più forte”, soprattutto ora che “la Slovacchia è presidente di turno del Consiglio dell’Ue”. Infine, don Ziolkovsky sottolinea che “la riunione episcopale si terrà poco prima dell’incontro dei capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Unione Europea, in programma proprio a Bratislava per il 16 settembre”. (I.P.)

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Portogallo: misericordia e Creato al centro dell’incontro di Pastorale sociale

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Saranno il Giubileo straordinario della misericordia e l’enciclica di Papa Francesco “Laudato si’ sulla cura della casa comune” i temi principali del 30.mo Incontro nazionale di Pastorale sociale organizzato dalla Chiesa cattolica del Portogallo. L’evento si terrà a Fatima dal 13 al 15 settembre e sarà inaugurato dal presidente dei vescovi, card. Manuel Clemente, e dal capo dello Stato, Marcelo Rebelo de Sousa.

Reinventare la solidarietà
L’obiettivo dell’incontro – spiega padre José Manuel Pereira de Almeida, direttore del Segretariato nazionale per la Pastorale sociale – è quello di ispirare i partecipanti a “reinventare la solidarietà”, avviando percorsi per “un mondo più giusto e fraterno”. Di qui, il richiamo ad una “ecologia integrale”, come mezzo per “combattere la povertà, la disuguaglianza e le ingiustizie sociali”.

Celebrazione per i 60 anni della Caritas portoghese
Infine, in occasione del sessantesimo anniversario della Caritas del Portogallo, il programma dei lavori prevede anche uno specifico momento celebrativo. Istituito nel 1956, l’organismo si è dedicato, fino al 1960, alla distribuzione di aiuti per i rifugiati provenienti dall’Europa orientale. Dagli anni ’70 in poi, invece, l’attività caritativa si è estesa anche allo sviluppo di iniziative a sfondo sociale per tutto il Paese. (I.P.)

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Italia: il 21 agosto si apre il Sinodo metodista e valdese

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Le migrazioni, il 500.mo anniversario della Riforma e il cammino ecumenico: questi i temi in agenda per il Sinodo annuale delle Chiese metodiste e valdesi, in programma dal 21 al 26 agosto a Torre Pellice, in provincia di Torino, e che vedrà riuniti 180 partecipanti, tra pastori e laici.

Numerosi rappresentanti provenienti da altri Paesi
“Il Sinodo – informa una nota ufficiale - si aprirà con un culto solenne nel tempio di Torre Pellice, preceduto da un corteo dei sinodali, che sfileranno al suono delle campane dall’attigua Casa valdese, luogo delle deliberazioni, fin dentro la chiesa risalente al 1852, eretta a soli 4 anni dall'emancipazione dei valdesi. A guidare il corteo, il pastore cui è stata affidata la predicazione, quest’anno Gianni Genre”. Attesi anche numerosi ospiti da diversi continenti: il presidente della Chiesa metodista unita della Costa D’Avorio, Benjamin Boni; il presidente della Chiesa protestante unita di Francia, Laurent Schlumberger; il presidente della Chiesa evangelica della Renania Manfred Rekowski; la “moderadora” della “Mesa Valdense”, Carola Tron, in rappresentanza delle chiese valdesi del Rio de la Plata (Uruguay e Argentina).

Dialogo con la Chiesa cattolica
Per la Conferenza episcopale italiana, saranno presenti mons. Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, e don Cristiano Bettega, direttore dell'Ufficio nazionale ecumenismo e dialogo interreligioso. “Il Sinodo – prosegue la nota - sarà un’occasione per fare il punto sul dialogo con la Chiesa cattolica, considerato anche che lo scorso 5 marzo una delegazione ufficiale delle Chiese metodiste e valdesi è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco in Vaticano”.

Riflessione sui corridoi umanitari per i profughi
Particolare attenzione, inoltre,  sarà dedicata al progetto-pilota dei “corridoi umanitari” promossi dalla Tavola valdese, dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e dalla Comunità di Sant’Egidio, e che hanno portato in Italia quasi 300 profughi in larga parte siriani. In programma anche una serata, in agenda il 22 agosto, che sarà incentrata proprio su questa “buona pratica”, che i promotori vorrebbero veder replicata anche negli altri Paesi dell’area Schengen. (I.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 228

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Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.