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Sommario del 26/12/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa Angelus: affetto, preghiera, pianto per i cristiani odiati nel mondo

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“Il martirio cristiano continua ad essere presente nella storia della Chiesa”, cosi il Papa all’Angelus, nell’odierna solennità di Santo Stefano, protomartire, vittima dell’odio verso Gesù. Francesco ha poi espresso il suo cordoglio per le vittime dell’incidente aereo in Russia. Il servizio di Roberta Gisotti

“Da Stefano fino ai nostri giorni”, il rifiuto, la persecuzione, il martirio dei cristiani – ha ricordato Francesco - erano stati preannunciati da Gesù ai discepoli:  "Sarete odiati da tutti a causa del mio nome":

“Il mondo odia i cristiani per la stessa ragione per cui ha odiato Gesù, perché Lui ha portato la luce di Dio e il mondo preferisce le tenebre per nascondere le sue opere malvage"..

“C’è opposizione tra la mentalità del Vangelo e quella mondana”.

"Seguire Gesù vuol dire seguire la sua luce, che si è accesa nella notte di Betlemme, e abbandonare le tenebre del mondo”.

“Il protomartire Stefano” infatti “venne lapidato perché confessò la sua fede in Gesù Cristo”.

“Scegliendo la verità, egli è diventato nello stesso tempo vittima del mistero dell’iniquità presente nel mondo. Ma in Cristo Stefano ha vinto!”.

“Anche oggi la Chiesa” - ha sottolineato il Papa - “sperimenta in diversi luoghi dure persecuzioni, fino alla suprema prova del martirio”. “Quanti nostri fratelli e sorelle nella fede subiscono soprusi, violenze e sono odiati a causa di Gesù!".

"I martiri di oggi sono in numero maggiore rispetto a quelli dei primi secoli. Quando noi leggiamo la Storia dei primi secoli, qui, a Roma, leggiamo tanta crudeltà con i cristiani; io vi dico: la stessa crudeltà c’è oggi, e in numero maggiore, con i cristiani".

Quindi la speciale dedica del Papa:

"Oggi vogliamo pensare a loro, che soffrono persecuzioni ed essere vicini a loro con il nostro affetto, la nostra preghiera e anche il nostro pianto”.

Ha reso omaggio, Francesco, ai cristiani perseguitati nell’Iraq che hanno celebrato il Natale nella loro cattedrale distrutta: “Esempio di fedeltà al Vangelo”.

Nonostante “prove” e “pericoli”, “testimoniano con coraggio la loro appartenenza a Cristo…” ...

“….e vivono il Vangelo impegnandosi a favore degli ultimi, dei più trascurati, facendo del bene a tutti senza distinzione; testimoniano così la carità nella verità".

Da qui l’invito di Francesco a tutti i fedeli a rinnovare “la gioiosa e  coraggiosa volontà” di seguire Gesù “come unica guida” ...

“…perseverando nel vivere secondo la mentalità evangelica e rifiutando la mentalità dei dominatori di questo mondo”.

Dopo la preghiera mariana il Papa ha espresso il suo cordoglio per le vittime dell’aereo russo precipitato ieri nel Mar Nero.

“Il Signore consoli il caro popolo russo e i familiari dei passeggeri che erano a bordo: giornalisti, equipaggio e l’eccellente coro e orchestra delle Forze armate”,

Coro che si era esibito in Vaticano nel 2004 per il 26.mo di pontificato di San Giovanni Paolo II.

Francesco ha infine ringraziato per i tanti messaggi augurali ricevuti da tutto il mondo.

“Non essendomi possibile rispondere a ciascuno, esprimo oggi a tutti il mio sentito ringraziamento, specialmente per il dono della preghiera. Grazie di cuore! Il Signore vi ricompensi con la sua generosità!”.

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Oggi in Primo Piano



Aleppo: cristiani e musulmani a Messa nella chiesa maronita distrutta

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Nuove violenze e flebili segni speranza animano questi giorni di Natale in Siria. Stamane almeno 30 persone hanno perso la vita ad Al Bab in seguito un attentato dell’Is. Vittime anche ad Aleppo a causa di ordigni lasciati dai ribelli nelle zone riconquistate dal governo Damasco. Ma nella parte vecchia della città martire dopo quattro anni si è celebrata la tradizionale Messa di Natale nella chiesa maronita. Alla liturgia hanno presenziato anche diversi musulmani. Il servizio di Marco Guerra: 

Nei quartieri orientali di Aleppo, riconquistati dalle truppe governative, si muore per gli ordigni lasciati dai ribelli e si prospetta una lunga opera di bonifica, prima che i civili siriani possano tornare a vivere in sicurezza. Lo dimostra in fatto che, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, solo nelle ultime 48 ore almeno 63 miliziani della Coalizione pro-Assad hanno perso la vita in 5 esplosioni, causate da trappole esplosive nascoste in una scuola. Molto più lieve il bilancio per l’agenzia ufficiale Sana che parla di due morti e 33 feriti. Sempre nelle zone già controllate dai ribelli, si scoprono i segni di brutalità e violenze. Un portavoce militare russo ha annunciato la scoperta di fosse comuni con decine di corpi torturati, mutilati e colpiti alla testa. L’esponente di Mosca ipotizza che se ne troveranno altre e annuncia l'impegno di specialisti russi per lo sminamento della città e per la neutralizzazione dei depositi di munizioni e armi. Tuttavia proprio nella città martire siriana sembra riprendere quella capacità di convivenza che qualificava il mosaico siriano prima della guerra. Ieri, per la prima volta da quattro anni a questa parte, si è celebrata la tradizionale Messa di Natale nella chiesa maronita (dei cattolici d'Oriente) di Sant'Elia. Con una parte del tetto e le panche distrutte dai bombardamenti, i fedeli sono tornati a riunirsi nel luogo che era stato chiuso dai ribelli che controllavano la città vecchia.  Ai cristiani si sono uniti alcuni musulmani e hanno intonato insieme canti di Natale in arabo, inglese e francese.

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Disastro aereo russo: guasto tecnico o errore umano. Lutto nazionale

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Giornata di lutto nazionale in Russia all'indomani dello schianto dell'aereo militare sul Mar Nero, costato la vita a 92 persone, tra cui i membri del coro dell'Esercito Russo, già dell'Armata Rossa, che si dirigeva in Siria per esibirsi davanti alle truppe di Mosca. Il presidente Putin ha chiesto "un'attenta indagine" per determinare le cause del disastro. Secondo il ministero dei trasporti la sciagura è da imputare a un errore del pilota o a un guasto tecnico, mentre un attacco terroristico non è tra le principali ipotesi.

L’aereo, un Tupolev 154 dell'esercito, e caduto due minuti dopo il decollo da Sochi uccidendo gli 84 passeggeri e otto membri dell'equipaggio. Le scatole nere non sono state ancora trovate e le squadre di emergenza hanno lavorato tutta la notte per individuare nel Mar Nero, al largo di Sochi, i detriti. Più di 3000 persone, tra cui 100 sommozzatori, sono arrivati da tutta la Russia e sono impegnati nella ricerche insieme a 32 navi e diversi elicotteri.

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In Turchia, il 2017 sarà l’Anno della sacralità dell'infanzia

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Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, primus inter pares tra i Primati delle Chiese ortodosse, ha deciso di proclamare il 2017 Anno della sacralità dell'infanzia. Lo riferisce lo stesso Patriarca, nel messaggio appena diffuso in occasione del Santo Natale 2016. La particolare sollecitudine verso l'infanzia espressa dal Patriarca ecumenico nel suo messaggio natalizio prende le mosse proprio dalla contemplazione del mistero della nascita di Gesù: “La festa del Verbo di Dio, che è diventato un neonato, Gesù Bambino, che le autorità del mondo volevano eliminare, secondo l'evangelista Matteo - si legge nel messaggio patriarcale pervenuto all'Agenzia Fides - è per noi un promemoria e un invito ad avere cura dei bambini, a proteggere queste vittime vulnerabili e a rispettare la sacralità dell'infanzia”.

Bartolomeo I: bambini vittime del mondo di oggi
I bambini e le bambine di oggi – rimarca il Patriarca – non sono solo vittime delle guerre e delle migrazioni forzate, ma “sono minacciati anche nei Paesi economicamente sviluppati e politicamente stabili del mondo”, sia per la crisi del matrimonio e della famiglia, sia per tante forme di violenza fisica o spirituale. “L'anima di un bambino - scrive Bartolomeo - viene manipolata attraverso il consumo pesante dei media elettronici, in particolare la televisione e internet”. L'economia consumista “li trasforma fin dalla giovane età in consumatori, mentre la ricerca del piacere fa svanire rapidamente la loro innocenza”. Nella sua Lettera natalizia, il Patriarca ecumenico ripropone le frasi del Vangelo in cui si condensa l'amore e la predilezione di Gesù per i bambini: “La nostra santissima Chiesa - scrive Bartolomeo - propone le parole di nostro Signore: 'Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli', e 'chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso'”. Tutto il mistero del Natale, secondo il Patriarca, è sintetizzato nelle parole del Kontakion (inno) festivo: "Un nuovo bambino per noi è nato, Dio prima di tutti i tempi". Dio si rivela al mondo col "cuore puro e la semplicità di un bambino”. I bambini comprendono verità che sfuggono alle persone sapienti. Nel suo messaggio, il Patriarca cita anche il poeta greco Odisseas Elytis: "Si può costruire Gerusalemme solo coi bambini!". (G.V.)

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Afghanistan: importante capo talebano ucciso dalle forze di Kabul

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Nuova fiammata di violenze in Afghanistan. Il mullah Firoz Jahadi, considerato il principale comandante dell'ala militare dei talebani nella provincia settentrionale afghana di Kunduz, è morto a seguito di una imboscata tesagli dalle forze afghane nella vicina provincia di Ghazni. Nell’operazione sono stati uccisi anche altri cinque miliziani talebani e nove sono rimasti feriti.

Un attacco kamikaze si è invece registrato nel Sud del Paese, nella provincia di Helmand, dove un uomo si è fatto esplodere al passaggio di un convoglio delle forze di sicurezza, causando la morte di almeno un membro della polizia ed il ferimento di altri tre.

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Persecuzioni anticristiane. Introvigne: 90 mila uccisi nel 2016

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La Chiesa festeggia oggi, 26 dicembre, Santo Stefano, il primo martire. La persecuzione non è un fenomeno sporadico nella storia del cristianesimo ma ha segnato profondamente la vita dei cristiani fino ad oggi, in molti Paesi del mondo. Lo stesso Papa Francesco ha più volte ribadito che le violenze verso i cristiani sono più numerose oggi che nei primi tempi della Chiesa. A dare una stima per il 2016, nell’intervista di Debora Donnini, è il prof. Massimo Introvigne, direttore del Cesnur, Centro Studi Nuove Religioni: si parla di circa 90 mila cristiani uccisi per la loro fede, cioè uno ogni sei minuti, e di un numero che va dai 500 ai 600 milioni di cristiani che non possono professarla in modo totalmente libero: 

R. – L’autorevole Center for Study of Global Christianity il mese prossimo pubblicherà la sua statistica 2016, che parla di 90 mila cristiani uccisi per la loro fede, un morto ogni 6 minuti, un po’ diminuiti rispetto ai 105 mila di due anni fa. Di questi il 70 per cento, cioè 63 mila, sono stati uccisi in conflitti tribali in Africa. Il Centro americano li include nella statistica perché ritiene che in gran parte si tratti di cristiani che si rifiutano di prendere le armi per ragioni di coscienza. L’altro 30 per cento, cioè 27 mila, deriva invece da attentati terroristici, distruzione di villaggi cristiani, persecuzioni governative, come nel caso della Corea del Nord.

D. - Per quanto riguarda invece una stima dei cristiani perseguitati nel mondo, quanti sono all’incirca?

R.  – Mettendo insieme statistiche di almeno tre diversi centri di ricerca degli Stati Uniti e anche del mio, il Cesnur, e paragonandoli fra loro in 102 Paesi del mondo, le stime variano fra 500 e 600 milioni di cristiani che non possono professare la propria fede in modo totalmente libero. Senza voler dimenticare o sminuire le sofferenze dei membri di altre religioni, i cristiani sono il gruppo religioso più perseguitato del mondo. Qualcuno può rimanere perplesso di fronte alle statistiche perché da qualche parte il Center for Study of Global Christianity ci dà questa cifra di 90 mila mentre altri ci parlano di alcune migliaia, altri ancora di alcune centinaia. Quando le discrepanze sono così grandi, è chiaro che si stanno contando cose diverse. Chi conta le persone messe di fronte consapevolmente alla tragica scelta: “O rinneghi la tua fede o muori”, ne conta ogni anno alcune centinaia. Chi ha una nozione un più larga: non "candidati alla Beatificazione" ma persone che mettevano in conto che potevano essere uccisi compiendo certi gesti o pratiche di fede, parla di alcune migliaia. Se però si parla di persone che sono uccise in senso lato perché sono cristiane, allora arriviamo ai 90 mila cioè un morto ogni sei minuti.

D. – Non si può non ricordare quella che è appunto la brutale persecuzione verso cristiani, e non solo, perpetrata dal sedicente Stato islamico nei territori conquistati. Ci sono esempi di cristiani che hanno perso la vita pur di rimanere fedeli al Signore in questi territori?

R.  – Sì, nei territori del cosiddetto Stato islamico ci sono diversi casi, fra alcuni che la Chiesa sta studiando in vista di una possibile Beatificazione; ci sono cristiani che hanno scelto consapevolmente di rimanere in questi territori e di continuare, come potevano, a testimoniare la loro fede. Parlando dello Stato islamico non dobbiamo dimenticare che lo Stato islamico uccide anche molti musulmani e che nel 2016, secondo le nostre stime, il numero di cristiani uccisi per la loro fede e il numero di musulmani uccisi per la loro fede, se si eccettua l’Africa, ma parliamo degli altri Continenti, in particolare dell’Asia, è un numero molto simile. I musulmani in genere sono uccisi da altri musulmani: i musulmani sciiti sono uccisi da musulmani sunniti e questo è il caso più frequente. Qualche volta musulmani sunniti sono uccisi da musulmani sciiti, musulmani che non sono d’accordo con una certa declinazione dell’Islam sono uccisi da musulmani più estremisti, come nel caso dell’Is.

D. - Cosa la colpisce di più di questo fenomeno di persecuzione?

R.  – Due punti. Il primo è che un po’ in tutti i Paesi cresce l’intolleranza e l’intolleranza è l’anticamera della discriminazione che poi a sua volta è l’anticamera della persecuzione. E poi l’atteggiamento calmo, nobile, molte volte esemplare di minoranze cristiane sottoposte a ogni sorta di vessazione ma che solo in casi rarissimi hanno risposto alla violenza con la violenza, mentre nella maggior parte dei casi hanno testimoniato serenamente la loro fede, molto spesso perdonando i persecutori e pregando per loro.

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Pakistan: a Lahore aiuti ai cristiani vittime di attentati

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Scatoloni pieni di doni, cibo e beni di prima necessità sono stati distribuiti agli abitanti di Youhanabad, quartiere cristiano di Lahore, in Pakistan, teatro del doppio attacco suicida alle chiese che il 15 marzo 2015 fece 17 morti e 85 feriti. Sacerdoti, religiose e membri di alcune ong hanno distribuito di persona beni in occasione del Natale appena trascorso. La Chiesa cattolica locale, scrive AsiaNews, ha anche organizzato per oggi una visita ai carcerati: “Una delegazione cristiana – spiega p. Francis Gulzar, vicario generale dell’arcidiocesi di Lahore – visiterà i prigionieri. Tutte le famiglie che abbiamo riunito hanno dei parenti nel carcere di Lahore. Abbiamo fatto di questa iniziativa una tradizione annuale”.

Regali di Natale anche ai poveri della zona
Le famiglie si sono ritrovate di fronte a una cappella della parrocchia, dove è stata allestita una rappresentazione della Natività a grandezza naturale. Nei giorni scorsi altri 400 abitati locali, comprese vedove e persone con disabilità, hanno ricevuti aiuti dalla Chiesa; anche la Cecil&Iris Chaudhry Foudation (Cicf) di Youhanabad ha distribuito regali di Natale agli alunni poveri che studiano nel proprio centro di formazione. (K.C.)

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Pakistan: il censimento nel 2017, opportunità per cristiani

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Piena collaborazione al nuovo censimento, che avrà inizio il 15 marzo 2017 come da pronunciamento della Corte Suprema del Pakistan, è stato offerto alle autorità del Paese asiatico dalla minoranza cristiana locale. L’ultimo censimento – che dovrebbe svolgersi ogni 10 anni – risale al 1998, e dai risultati la popolazione ammontava a 132 milioni. Oggi si presume che sia arrivata alla soglia dei 200 milioni, cosa che renderebbe il Pakistan il sesto Paese più popoloso del mondo.

I vescovi avevano chiesto che fosse indetto al più presto
“Il censimento è un’opportunità importante per le minoranze religiose – ha detto Nasir Saeed, direttore della ong "Centre for legal Aid" – in particolare per i cristiani che da tempo auspicavano un nuovo conteggio ufficiale della popolazione”. I vescovi cattolici – precisa l’agenzia Fides – avevano chiesto al governo che il censimento venisse indetto al più presto: “Il censimento è importante per il buon governo dello Stato e per una migliore gestione dei servizi sociali e un’equa distribuzione delle risorse”. (R.B.)

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Natale in Cina. Missionario Pime: tanti vogliono incontrare il Signore

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"Una Chiesa che accolga a Natale chi vuole avvicinarsi a Dio". Così padre Sergio Ticozzi missionario del Pime a Hong Kong parla delle festività nel cuore dell'Oriente. Luci e colori, ma anche la minaccia del materialismo.Sentiamo la sua testimonianza al microfono di Gabriella Ceraso

R. – In Cina, il Natale è sempre festeggiato in un modo molto straordinario: tanta gente va in chiesa, anche se nella maggioranza non sono cattolici e nemmeno cristiani. Vanno, perché sentono il bisogno di qualcosa di diverso dal solito, di spirituale; si accorgono che manca qualcosa … Quindi è una buona occasione per tutte le Chiese in Cina di incontrare queste persone che hanno un certo desiderio di religione, di fede, di rapporto con il Signore.

D. – E’ un Natale che corona un anno che è stato un anno speciale: l’Anno della Misericordia …

R. – E la sottolineatura sulla misericordia ha portato di più alla riconciliazione con il Signore e anche alla riconciliazione con gli altri, nella comunità, nella famiglia.

D. – Che tipo di testimonianza si può dare anche in una festa come quella del Natale, che è una festa della tenerezza e della vicinanza di Dio all’uomo?

R. – Qui ad Hong Kong l’associazione delle parrocchie vanno a visitare gli ospedali, a visitare le case per gli anziani, le case per handicappati, a portare qualche regalino, a fare un po’ di preghiere, un po’ di canti  assieme, e questo per solidarietà e per condividere la gioia che il Natale porta. Quest’anno in modo particolare questa sottolineatura della Misericordia ha portato tutti a dare più importanza a queste azioni di carità verso chi ha bisogno, chi è nella solitudine, chi è nella malattia.

D. – Le difficoltà della Chiesa in Cina ci sono; davanti a Gesù che nasce, quali saranno le vostre preghiere?

R. – E’ solo il Signore che può veramente toccare i cuori. Noi cerchiamo di chiedere questa grazia al Signore, di metterci completamente a disposizione Sua e diventare strumenti duttili nelle mani del Signore.

D. – Essere pronti e fare la volontà di Dio, come Maria, come Giuseppe: che cosa significa, per voi?

R. – Qui significa superare un po’ la tentazione di essere coinvolti troppo nel materialismo, nei valori materiali, aprendoci un po’ ai valori spirituali e dell’armonia con gli altri, di una vita comunitaria, di una vita armonica in famiglia e nella società: è questo il bisogno fondamentale della popolazione di Hong Kong e della Cina.

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Natale nello Yemen. Mons Hinder: non facciamo vincere l'odio

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"In questo Natale non ci dimentichiamo di pregare per la popolazione dello Yemen". Così al microfono di Giancarlo La Vella,  mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell'Arabia meridionale, ricorda l'attentato terroristico che quest'anno ha ucciso, in una casa per anziani di Aden, quattro religiose, mentre il sacerdote che era con loro è scomparso. Un ricordo forte che però non toglie la gioia del Natale: 

R. – La situazione è peggiorata dal 4 marzo scorso, da quando le suore sono state uccise e non sappiamo ancora né dove si trovi né quando sarà liberato il nostro padre Tom (Uzhunnalil ndr). E' chiaro che abbiamo vissuto sotto questa ombra e, nonostante questo, non abbiamo mai perso la fiducia: speriamo che questo dramma abbia una fine positiva perché la situazione è veramente drammatica per tutto il popolo dello Yemen. E noi rinnoviamo tutta questa speranza perché c’è la promessa del Signore che alla fine c'è Lui, il maestro della storia, è Lui il Re dell’universo ma anche della nostra vita. 

D. - Come lei ha detto, è il primo Natale che la comunità cristiana di Aden vive senza padre Uzhunnalil. Quali le preghiere per lui e per i tanti religiosi che sono stati vittime del terrorismo in Medio Oriente?

R. - Noi continuiamo nelle nostre intercessioni, tentiamo di restare in contatto con le suore ogni tanto anche se non è facile, tentiamo di mandare da loro un sacerdote anche se ancora non ci siamo riusciti. Aspettiamo che ci sia la possibilità in tal senso.

D. - La grazia del Natale - dice Papa Francesco - è una grazia di amore, di umiltà, di tenerezza. Come si fa a conciliare questi concetti con la realtà drammatica che i cristiani stanno vivendo nello Yemen?

R. - Non è solo la situazione nello Yemen, è la situazione nel mondo. Quello che rimane è la nostra vocazione di non cadere nella trappola dell’odio, perché il Natale ci insegna che Dio è diventato uno di noi e si è preso il rischio di essere ucciso. Noi cristiani siamo chiamati a fare lo stesso, ci insegna quella vocazione di amore, di carità verso tutti, anche verso chi ci fa del male.

D. - Qual è l’augurio di Natale che parte dai cristiani dello Yemen verso tutto il mondo?

R. - Di non dimenticarli! Parliamo di tanti angoli del mondo ma mi sembra ci sia un po’ il rischio di dimenticare il dramma del Sud della Penisola arabica, perché non è nel focus né dei media né dell’attenzione politica. Non si tratta, ancora una volta, soltanto dei cristiani perché sono pochissimi, è tutto il popolo a soffrire, ad avere fame, che non ha cure mediche, bambini che muoiono. Preghiamo davanti al presepe, perché è Dio in loro che soffre.

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Natale sulla Aquarius: il dramma degli immigrati non si ferma

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Il dramma degli immigrati non ha sosta nemmeno nel periodo di Natale. E' questa la testimonianza dei volontari a bordo della nave Aquarius di Sos Mediterranee che continua ad operare i salvataggi nel Mediterraneo. Al microfono di Stefano Leszczynski, sentiamo Mathilde Auvillain responsabile della comunicazione della Ong: 

R. – Questo dramma umano continua, mentre noi andiamo nei negozi a fare i regali o pensiamo alla cena di Natale. In mare c’è gente su un gommone che non sa dove sta andando e che ha bisogno di aiuto. Bisogna sempre ricordare questo e cercare di pensare a queste persone, perché non c’è tregua natalizia nel Mar Mediterraneo, purtroppo. Abbiamo bisogno del sostegno, dei pensieri di tutti, perché è un’esperienza molto forte anche per l’equipaggio che passerà le feste di Natale a bordo della nave per salvare le persone.

D. - Possiamo dire, senza paura di essere retorici, che se la nostra immagine del Bambino Gesù è nella mangiatoria, possiamo immaginarlo per quest’anno a bordo dell’Aquarius?

R. - Infatti, a bordo dell’Aquarius c’è umanità, umanità pura. Il conforto che possiamo dare a queste persone ci fa comunque sperare che qualcosa si può fare, almeno per alleggerire un po’ la sorte di queste persone.

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Natale: a Tolentino famiglia accoglie terremotati

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Natale è sinonimo di solidarietà e rinnovamento dei legami sociali: lo sa bene la famiglia Paoloni che ha deciso, a seguito della tragedia del terremoto che ha colpito l’Italia centrale, di accogliere nella propria casa la famiglia di Roberta Valentino, vittima del dramma, diventando così 22 sotto lo stesso tetto. L’incontro, avvenuto attraverso l’associazione “Papa Giovanni XXIII” a Tolentino, ha permesso di mettere in comunione esperienze di vita, ma soprattutto, la condivisione dell’inquietudine derivante dal sisma. Ora la famiglia Valentino è stata accolta a Macerata dal vescovo Nazzareno Marconi, in attesa di ritornare a casa a Tolentino; nel frattempo si mettono in sicurezza chiese e palazzi per tornare gradualmente alla normalità. A raccontare questa esperienza Stefano Paoloni, nell’intervista di Sabrina Spagnoli

R. – Questa cosa di vivere la famiglia è nata grazie alla nostra prima figlia Giada, che è nata con problemi neuronali, non riusciva a parlare, a fare nulla, e questo suo "non fare" mi ha fatto scoprire moltissimo di come può essere spesa la vita. Ci ha fatto incontrare il Signore e poi dopo attraverso questo cammino abbiamo conosciuto la comunità Papa Giovanni XXIII e abbiamo visto e sperimentato altre famiglie che accoglievano persone con difficoltà che però non erano chiaramente la loro famiglia. Stavamo vivendo quello che altre famiglie vivevano con altre persone non con legami di sangue. Quindi da lì è nata un po’ la nostra esperienza di casa famiglia: quindi accogliere in famiglia, oltre ai nostri figli, persone che il Signore ci mandava. E quando c’è stata questa necessità con Roberta Valentino, la cosa più ovvia che ci è venuta in mente è stata dire: “Intanto venite da noi, poi dopo vediamo quello che riusciamo a trovare", per riuscire a rispondere alle loro necessità. E’ stata una bella esperienza di fraternità per noi.

D. – Quest’anno per voi il Natale sarà sicuramente diverso: come lo trascorrerete? Che significato ha assunto per voi questa festività?

R. – Il Verbo che si è fatto carne, quindi l’Incarnazione. Per noi l’Incarnazione è proprio vivere Gesù nel nostro quotidiano, cercare di vivere Gesù nel nostro quotidiano, quindi sperimentarlo: è la quotidianità che tutti i giorni viviamo nel nostro piccolo con i nostri bambini, i nostri figli accolti e naturali. Credo che questo Natale sia molto più caloroso perché ho potuto sperimentare questa cosa che non pensavamo perché per noi l’accoglienza è normale: il condividere a pieno con quest’altra famiglia è una cosa eccezionale. Ci ha fatto allargare anche gli orizzonti.

D. – Com’è la situazione a Tolentino dopo la devastazione del terremoto? Come sta reagendo la cittadinanza?

R. – Piano piano sta riprendendo quella forza interiore che poi ognuno va ad attingere dove riesce, dove sente. Vediamo che sta ripartendo piano piano. I negozi hanno riaperto, le scuole hanno iniziato dopo tre settimane… Quindi è ricominciata un po’ di normalità. Tutto questo aiuta e c’è anche una maggiore apertura all’altro.

D. – In questo momento di festa, in cui si accende la speranza, cosa auspicate per la vostra famiglia e per le persone colpite dal sisma?

R. – Normalità: c’è questo bisogno di normalità. Quando una persona si alza la mattina, ha dormito bene, e quindi riesce ad affrontare bene la giornata… Spero che ci sia questo e forse si scoprirà anche la fede in questo Signore che è vicino a noi, è dentro di noi ed è qualcosa che ci può aiutare a vivere meglio.

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A Sulmona i funerali Fabrizia Di Lorenzo, vittima attentato a Berlino

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Sulmona oggi ha dato l’ultimo saluto a Fabrizia Di Lorenzo, la 31enne  morta nell'attentato compiuto a Berlino una settimana fa e nel quale hanno perso la vita 12 persone. Ai funerali, che si sono svolti nella cattedrale di San Panfilo, erano presenti il  presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il ministro dell'Interno, Marco Minniti. La cerimonia è stata officiata dal vescovo di Sulmona, Angelo Spina. ”La sua breve esistenza nella semplicità, nell'umiltà, nella purezza di cuore è l'invito a noi ad essere miti ed operatori di pace”, ha detto nell’omelia il presule della cittadina abruzzese.

Nel frattempo continua il lavoro degli inquirenti milanesi per ricostruire nel dettaglio gli spostamenti e i contatti di Anis Amri, il tunisino  ritenuto responsabile della strage di Berlino e ucciso venerdì a Sesto San Giovanni (Milano). All'esame degli inquirenti la pistola calibro 22 che Amri aveva con sé, la sua scheda telefonica e altri elementi che potrebbero chiarire se l'uomo poteva disporre di appoggi nel Milanese.

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Martirio e persecuzione: le storie raccontate dal cinema

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Le storie di martirio e persecuzione anticristiana hanno spesso catturato l’attenzione del Cinema, nonostante siano soggetti complessi e dalle diverse sfaccettature. L’ultima grande pellicola su questo tema, che uscirà nelle sale italiane il 12 gennaio prossimo, è “Silence” di Martin Scorsese sui martiri giapponesi del XVII secolo. Per approfondire il rapporto fra il Cinema e i temi del martirio e della persecuzione, il servizio di Debora Donnini con gli interventi di Sergio Perugini, esperto di cinema, che lavora presso la Commissione Nazionale Valutazione Film e l'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana: 

Parlare del martirio cristiano è parlare di una storia di amore, non di eroismo, un amore così forte per cui si è disposti anche a dare la propria vita. Uno dei film sulla persecuzione, che recentemente ha colpito molto anche il mondo laico, è stato “Uomini di Dio” del 2010. E’ la storia dei monaci trappisti di Tibhirine, in Algeria: una vita vissuta in una profonda armonia con la popolazione musulmana locale, deturpata però dall’insorgere del fondamentalismo. Un film dunque di straordinaria attualità, ci conferma Sergio Perugini:

“'Uomini di Dio' è un film importante, che racconta l’uccisone di questi monaci in Algeria, figure straordinarie che hanno costruito un ponte di dialogo con l’Islam, una religione che conoscevano profondamente. Il film è soprattutto un atto d’amore e di pace perché, come ricorda Papa Francesco, non c’è violenza nella religione: è l’uomo che a volte sporca il senso della religione”.

Ci sono anche film dove centrale è la storia personale del martire, come quello sulla vita di Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein. “La settima stanza”, pellicola del 1994, racconta la sua vicenda: filosofa, allieva di Husserl, ebrea, si converte al cristianesimo. Si fa poi carmelitana e alla fine viene uccisa nelle camere a gas di Auschwitz. La sua storia è ripercorsa attraverso il suo pensiero e la vita spirituale: le sette stanze che l’anima attraversa per arrivare all’unione d’amore con Dio, tratte da Santa Teresa d’Avila. Quindi una visione cinematografica quasi mistica, che ha sullo sfondo un dramma che ha segnato la storia recente dell’Europa. Qual è la forza di questo film nel parlare del martirio?

“Il film ‘La Settima stanza’, del 1994, di Márta Mészáros, è un importante documento che racconta la storia di Edith Stein ma al tempo stesso è un film che offre il ritratto di una vita spesa per l’altro, di un cristiano che si è abbandonato all’abbraccio del Padre attraverso questo cammino sofferto. Nel percorso delle sette stanze, è molto interessante il ruolo della soglia: ogni volta che Edith fa un passo, un cambiamento nella propria vita - l’uscita da casa, l’allontanamento dall’Università, il portone del Carmelo, il vagone che la conduce ad Aushwitz - sono tutte porte che si chiudono alle spalle di Edith per sottolineare questo percorso di passaggio, fino all’ultimo momento in cui si lascia andare verso la camera a gas, a questa luce abbagliante. Ad un certo punto dice: ‘Ho paura, mamma’. Invoca la mamma, quella figura a lei molto cara con la quale si era creato inizialmente uno strappo per la rinuncia alla religione ebraica. Si tratta quindi dell’abbraccio di riconciliazione. È un film molto luminoso che, come ricorda mons. Dario Edoardo Viganò, ha anche un richiamo di tipo parabolico, un film che richiama anche la figura di Cristo”.

Da non dimenticare anche il film di Zanussi su San Massimiliano Kolbe, anche lui martire:

“Vita per la vita. Maximilian Kolbe” è una delle opere che tra l’altro verranno programmate nel 2017 da Tv2000, l’emittente della Conferenza episcopale italiana. La direzione di Paolo Ruffini ha voluto imprimere una crescita all’emittente potenziando la programmazione di film e di fiction, che affrontassero i temi sociale, ma anche le figure della Chiesa, che si sono spese per il Vangelo. Quindi penso a ‘Uomini di Dio’, a ‘Un Dios prohibido’, che sarà un’importante anteprima di Tv2000 con l’anno nuovo, ‘Maria Goretti’, fino anche a ‘Cristiada’ o ‘Per amore del mio popolo’ sulla vita di don Peppe Diana …”.

Ci sono poi film che mettono in rilievo l’impegno sociale: l’amore per Dio e le istanze di libertà si intrecciano inscindibilmente nella difesa dei più deboli che siano gli operai di Solidarnosc, nella vita del prete polacco, il martire, Jerzy Popielusko, o i bambini di Brancaccio da sottrarre alle grinfie della mafia, con il Beato don Pino Puglisi, fino ai poveri contadini oppressi dalla dittatura militare in Salvador e difesi dal Beato mons. Oscar Romero. Anche in queste storie di stampo più sociale si evidenzia la centralità dell’amore di Dio come fonte delle opere da loro compiute:

“Indubbiamente. Le opere citate sono racconti sociali dove spicca forte e luminosa la figura di un sacerdote che offre la propria vita, la propria carne per i poveri, per gli ultimi, per gli emarginati. È stato citato Popieluszko, sacerdote che scese in campo insieme ai lavoratori, agli emarginati, al movimento Solidarnosc. Lui stesso nei suoi scritti più volte ha detto: ‘Sto combattendo il male, non le vittime del male’, perché comunque non dimentica le parole di Gesù, e cioè l’invito a pregare sempre per i propri nemici. Penso anche a don Pino Puglisi, con il film di Roberto Faenza, 'Alla Luce del sole' del 2004, interpretato da Luca Zingaretti, che racconta la parabola di questo sacerdote che scende nelle vie di Brancaccio per sottrarre i bambini alla mafia e dare loro speranza. Ultimo ritratto è quello del vescovo Oscar Romero”.

Ci sono poi film in cui si narrano le persecuzioni di forte stampo anticlericale nel XX secolo, come “Un Dios prohibido” sui 51 clarettiani martiri, che furono uccisi durante la guerra civile spagnola. Forte, poi, l’interesse del Cinema anche per figure come Santa Giovanna d’Arco. Basti pensare che la Pulzella d’Orleans è stata protagonista di almeno 6 lungometraggi. Ma a conquistare il grande pubblico sono stati anche film del passato, che raccontano le prime persecuzioni della Roma imperiale, anche se con una sensibilità diversa, come il kolossal Quo Vadis, del 1951. E ancora si contano, tra gli altri, documentari come quello su Charles de Foucault e i Piccoli Fratelli di Liliana Cavani o il più recente Nassarah di Riccardo Bicicchi sul massacro dei cristiani in Medio Oriente. La settima arte non ha quindi snobbato soggetti a volte anche scomodi, anzi continua a interrogarsi sul sangue innocente versato nel martirio dove, come dice Papa Francesco, “la violenza è vinta dall’amore, la morte dalla vita”.

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Lutto nel mondo della musica: si è spento il cantante George Michael

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Lutto nel mondo dello spettacolo. Si è spento ieri, nella sua casa a Goring nei dintorni di Londra, colpito da infarto a 53 anni, il cantante britannico George Michael, dopo una vita di successi e di eccessi, personalità di rilievo nel panorama della musica pop, negli anni ‘80 e ’90, quando aveva conosciuto un enorme successo, il più grande riscosso con la canzone “Last Christmas”. Aveva venduto oltre 100 milioni di album e guadagnato numerosi Grammy e American Music Awards. Popolare tra il pubblico, stimato dalla critica, aveva duettato tra gli altri con Ray Charles, Aretha Franklin, Luciano Pavarotti. Negli anni era stato poi coinvolto, a causa del suo stile di vita, in numerosi scandali sessuali, era incorso in arresti e ricoveri per uso di stupefacenti e abuso di alcool, più volte ricoverato per essere disintossicato, aveva sofferto anche di crisi depressive. Numerosi i messaggi di cordoglio tra i colleghi. “Ci lascia un altro grande artista”, scrive Madonna su Instagram. “Ho perso un caro amico, un’anima gentile e generosa”, ha postato una foto con lui,  Elton John.  “Riposa in pace”, il saluto di Robin Williams. George Michael, il cui vero nome era Georgios Kyriakos Panaytou, era nato a Londra nel 1963 da madre inglese e padre greco-cipriota. La sua morte si aggiunge quest’anno a quella di altre tre star della musica: David Bowie, Prince e Glenn Frey. (A cura di Roberta Gisotti)

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 361

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