Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 07/02/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Il Papa all'Angelus prega per Siria e incontro con Patriarca Kirill

◊  

Il prossimo incontro col “caro fratello Kirill”, il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia che il Papa vedrà il prossimo 12 febbraio a Cuba, prima di recarsi in Messico; la “generosa solidarietà” per la Siria e le sue popolazioni martoriate dalla guerra; nuovi sforzi per debellare gli “attentati alla vita” nella nostra società e la “vergogna” della tratta degli esseri umani. E ancora: serenità e pace per le famiglie dell’Estremo Oriente che stanno per celebrare il Capodanno lunare. Questi alcuni dei temi affrontati dal Papa all’Angelus, nella domenica in cui il Vangelo si sofferma sulla chiamata dei primi discepoli di Gesù. Il Pontefice ha pure ricordato le figure dei confessori San Leopoldo e San Pio, le cui reliquie sono esposte in questi giorni a San Pietro. Il servizio di Giada Aquilino

Il “caro fratello Kirill”
Da un’affollata Piazza San Pietro, lo sguardo del Papa si allarga e vede le piaghe del mondo di oggi, fatto di guerre e sfruttamenti, ma anche contrassegnato da gesti d’incontro, come quello che a breve compirà il Pontefice a Cuba, con colui che definisce il “caro fratello Kirill”, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia. Salutando i pellegrini presenti, Francesco si rivolge alla comunità sacerdotale del Collegio messicano di Roma:

“Grazie per il vostro impegno di accompagnare con la preghiera il viaggio apostolico in Messico che compirò tra pochi giorni e anche l’incontro che avrò all’Avana con il mio caro fratello Kirill”.

Generosa solidarietà per la Siria
Il pensiero di Francesco va poi subito all'“amata” Siria, chiedendo sopravvivenza, dignità e pace per il suo popolo, afflitto da “violenti combattimenti” e costretto “ad abbandonare tutto per sfuggire agli orrori della guerra”:

“Auspico che, con generosa solidarietà, si presti l’aiuto necessario per assicurare loro sopravvivenza e dignità, mentre faccio appello alla Comunità internazionale affinché non risparmi alcuno sforzo per portare con urgenza al tavolo del negoziato le parti in causa. Solo una soluzione politica del conflitto sarà capace di garantire un futuro di riconciliazione e di pace a quel caro e martoriato Paese”.

Società guarisca da tutti gli attentati alla vita
Nella domenica in cui il Vangelo ci invita a riflettere sulla chiamata dei primi discepoli di Gesù, Francesco si sofferma sull’esigenza di un “rinnovato impegno in favore della vita umana”, dal concepimento al suo naturale tramonto, da parte “dei vari soggetti istituzionali, educativi e sociali”, unendosi così nell’odierna Giornata per la Vita in Italia a quanto auspicato dai vescovi italiani e da “quanti sono impegnati a testimoniare la cultura della vita”.

“La nostra società va aiutata a guarire da tutti gli attentati alla vita, osando un cambiamento interiore, che si manifesta anche attraverso opere di misericordia”.

Rompere “catene” dello sfruttamento e della tratta
Il pensiero del Pontefice va poi a chi aiuta “i nuovi schiavi di oggi a rompere le pesanti catene dello sfruttamento per riappropriarsi della loro libertà e dignità”, in vista della Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra domani:

“Penso in particolare a tante donne e uomini, e a tanti bambini! Occorre fare ogni sforzo per debellare questo crimine e questa intollerabile vergogna”.

Il Capodanno lunare
Francesco quindi, a pochi giorni dall’intervista concessa alla testata “Asia Times” nella quale ha tra l’altro espresso i propri auspici al popolo cinese e al presidente Xi Jinping per il Capodanno lunare che ricorre domani, esorta i presenti in Piazza a salutare con un applauso i “milioni di uomini e donne”, “fratelli e sorelle nostri”, che nell’Estremo Oriente e in varie parti del mondo celebrano l’appuntamento:

“A tutti auguro di sperimentare serenità e pace in seno alle loro famiglie, che costituiscono il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità, della convivenza e della condivisione, dell’attenzione e della cura dell’altro. Possa il nuovo anno portare frutti di compassione, misericordia e solidarietà”.

Il Vangelo domenicale
Nel commento al Vangelo di Luca, il Papa riflette su Gesù che invita Simon Pietro e gli altri pescatori di Galilea a prendere il largo e gettare le reti: dopo una notte infruttuosa, spiega, le reti si riempirono di pesci. Un “segno prodigioso” che fa capire a coloro che diventeranno i primi discepoli di Cristo che “Gesù non è solo un formidabile maestro, la cui parola è vera e potente, ma che Egli è il Signore, è la manifestazione di Dio”. Ma tale presenza ravvicinata, continua Francesco, suscita in Pietro “un forte senso della propria meschinità e indegnità”:

“Da un punto di vista umano, pensa che ci debba essere distanza tra il peccatore e il Santo. In verità, proprio la sua condizione di peccatore richiede che il Signore non si allontani da lui, allo stesso modo in cui un medico non può allontanarsi da chi è malato”.

Non proselitismo ma misericordia
Gesù lo esorta a “non temere”, lo rassicura, aggiunge il Pontefice, annunciandogli che da quel momento in poi sarà “pescatore di uomini”: così Pietro, con Giacomo e Giovanni, suoi “soci di lavoro”, lasciano tutto e seguono Cristo ponendo fiducia in Lui, diventato loro “Maestro e Signore”:

“Questa è la logica che guida la missione di Gesù e la missione della Chiesa: andare in cerca, “pescare” gli uomini e le donne, non per fare proselitismo, ma per restituire a tutti la piena dignità e libertà, mediante il perdono dei peccati. Questo è l’essenziale del cristianesimo: diffondere l’amore rigenerante e gratuito di Dio, con atteggiamento di accoglienza e di misericordia verso tutti, perché ognuno possa incontrare la tenerezza di Dio e avere pienezza di vita”.

San Leopoldo e San Pio
In tale prospettiva e nei giorni in cui in San Pietro sono temporaneamente traslate le spoglie di due grandi confessori, il Papa pensa “in maniera particolare” a loro:

“Sono i primi a dover dare la misericordia del Padre seguendo l’esempio di Gesù, come hanno fatto anche i due Frati santi, padre Leopoldo e padre Pio”.

Le orme del Maestro
Quindi l’auspicio, in questo Anno Santo della Misericordia, a confortare e rassicurare quanti si sentono “peccatori e indegni” di fronte al Signore e “abbattuti per i propri errori”, pregando la Vergine Maria di aiutarci a comprendere sempre più che “essere discepoli significa mettere i nostri piedi sulle orme lasciate dal Maestro”, orme di grazia divina “che rigenera vita per tutti”.

inizio pagina

Cordoglio del Pontefice per le vittime del terremoto a Taiwan

◊  

Profondamente “rattristato” per le sofferenze causate dal terremoto che ha colpito nelle scorse ore l’isola di Taiwan, con un bilancio di almeno a 23 morti e 120 dispersi. Così il Papa, in un telegramma di cordoglio a firma del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, esprime le proprie “condoglianze nella preghiera” alle famiglie delle vittime e solidarietà ai soccorritori e alle autorità civili. Il Pontefice invoca la “tenera misericordia del Signore” e consolazione e forza per quanti colpiti dalla tragedia.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Chiuso confine tra Turchia e Siria, bloccati 30 mila profughi

◊  

Resta chiuso il confine tra Turchia e Siria dove da venerdì scorso sarebbero ammassati circa 30 mila profughi siriani, nonostante le pressioni su Ankara esercitate dall’Unione Europea, che invoca la Convenzione di Ginevra. A proposito di Ginevra, i colloqui di pace sulla Siria rimangono sospesi fino al prossimo 25 febbraio, mentre il governo di Assad avverte: l’intervento di truppe straniere sarà considerato aggressione. Il Papa all'Angelus - lo ricordiamo - ha pregato per una soluzione politica della crisi. Roberta Barbi: 

Sarebbero 30-35 mila secondo il governatore della provincia turca di Kilis, 15 mila secondo le Nazioni Unite gli sfollati sul lato siriano della frontiera di Oncupinar che da tre giorni aspettano di entrare in Turchia. Si tratta soprattutto di donne e bambini provenienti dalla martoriata città siriana di Aleppo. L’Unione Europea da Amsterdam, dove si è svolto il Consiglio informale dei ministri degli Esteri, ha richiamato la Turchia affinché riapra i confini, invocando anche i principi della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, ricevendo come risposta dal presidente Erdogan che “la Turchia è sotto minaccia”. Tuttavia, ribadendo il proprio impegno per una politica di frontiera aperta, “se non hanno altra scelta, se sarà necessario, faremo entrare i nostri fratelli”, ha detto, senza però specificare altro. Intanto a Damasco il ministro degli Esteri siriano Muallem ha detto che ogni intervento di truppe straniere sarà considerato un’aggressione, riferendosi alle dichiarazioni di Turchia e Arabia Saudita che si erano dette pronte a mandare soldati in caso di via libera delle operazioni della coalizione internazionale a guida statunitense. Stessa posizione per l’Iran, il principale alleato siriano nell’area, che mette in guardia dalla possibilità di scatenare una “guerra regionale”.

inizio pagina

Nord Corea lancia razzo. Convocato Consiglio Sicurezza Onu

◊  

La Corea del Nord ha lanciato stamani dalla base di Dongchang-ri un razzo che dovrebbe mettere in orbita un satellite, anticipando di fatto un’operazione già annunciata. Unanime la condanna internazionale, espressa per tutti dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban-ki-moon, che richiama il Paese a “porre fine immediatamente alle azioni provocatorie”, dopo l’ultimo test nucleare condotto un mese fa. Convocato d’urgenza il Consiglio di Sicurezza dell’Onu su richiesta di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Quali scenari si profilano all’orizzonte? Roberta Barbi lo ha chiesto a Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo: 

R. – Prosegue l’azione provocatoria del governo della Corea del Nord. Sono azioni che certamente non aumentano la sicurezza nell’area. Abbiamo visto che il Giappone, negli ultimi anni, sempre più si sta muovendo in una prospettiva di modificare la propria Costituzione, proprio alla luce delle minacce esistenti. Il rapporto con la Corea del Sud rimane estremamente difficile, ma anche il rapporto con due Paesi tradizionalmente vicini, come la Russia e ancor di più la Cina, è andato peggiorando. Quello che preoccupa sono i progressi che tecnologicamente, piano piano, la Corea del Nord sta facendo.

D. – Non si è neppure sicuri di cosa la Corea del Nord abbia davvero lanciato: i comunicati ufficiali parlano di un razzo per mettere in orbita un satellite; l’intelligence occidentale crede sia un missile a lungo raggio. Anche sull’esito delle operazioni c’è incertezza: Pyongyang dice che sono perfettamente riuscite, secondo Seul invece si sarebbe trattato di un fallimento, perché il razzo sarebbe già esploso…

R. – E’ questo il gioco di cui parlavamo all’inizio: far vedere i muscoli, soprattutto. Solamente nei prossimi giorni, attraverso analisi ad opera dei centri specializzati, sapremo se effettivamente Pyongyang ha messo in orbita un satellite: perché hanno sistemi adeguati per individuare i satelliti che sono in orbita. Per cui se questo satellite Kwangmyongsong-4, che sembra sia un satellite per le osservazioni terrestri, è stato effettivamente messo in orbita, sarà facilmente individuabile. Se non ce n’è traccia, evidentemente è un razzo o qualcos’altro allora. Potrebbe essere effettivamente un test di un missile a lunga gittata con tutto quello che vuol dire, perché è un test che è passato anche su territori stranieri, come appunto la Corea del Sud: allora si tratterebbe di una violazione di norme delle Nazioni Unite.

D. – Il Congresso americano è pronto a varare nuove sanzioni contro Pyongyang, ma queste sarebbero destinate a colpire chiunque facesse affari con la Corea del Nord, con evidente disappunto della Cina che, peraltro, oggi si è unita al coro unanime di condanna per il lancio del razzo. Sono applicabili, secondo lei?

R. – Certamente le sanzioni hanno effetto nel tempo: non hanno un effetto immediato, lo hanno, però, se tutti le applicano. Se gli Stati Uniti le applicano, insieme al Giappone e ad altri Paesi occidentali, ma non le applicano Paesi importantissimi – strategicamente, economicamente, politicamente – come la Cina, ad esempio, possiamo ben comprendere come quantomeno rimangano insufficienti.

D. – La Corea del Nord ha affermato che continuerà a lanciare satelliti; inoltre, l’intelligence di Seoul rivela che sarebbe anche pronta per il quinto test nucleare. Cosa significa questo per la sicurezza dell’area, ma anche per la pace mondiale?

R. – Per l’area, è un ulteriore elemento di destabilizzazione: il potenziamento di un arsenale nucleare crescente da parte della Corea del Nord è un ulteriore vulnus per il regime internazionale del Trattato di non-proliferazione, che ad oggi vede al suo interno Paesi che sono membri del Consiglio di Sicurezza con diritto di veto, i cinque membri permanenti: Stati Uniti, Russia, Inghilterra, Francia e Cina; ma ci sono anche altri Paesi che sono al di fuori di questo regime, che sono India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Quindi è un ulteriore indebolimento di un regime che invece dovrebbe essere rafforzato. Per l’area specifica è un elemento fortemente destabilizzante perché tutta l’area asiatica, in questi anni, sta vivendo delle trasformazioni significative. E sappiamo che ci sono anche grandi problemi non solamente per la politica che sta facendo la Corea del Nord: in tutta l’area abbiamo situazioni di forti contestazioni sul controllo di alcune isole nel Mar Cinese in un contenzioso tra Giappone, Vietnam, Filippine, Cina. E’ già una situazione molto calda. Ma certamente una escalation di tipo nucleare - quantomeno nel possesso degli armamenti, ci auguriamo che non ci siano utilizzi di armi nucleari – non fa altro che aggravare le tensioni preesistenti. La tensione va certamente aumentando.

inizio pagina

Giubileo antitratta: veglia a Roma contro lo sfruttamento

◊  

Continuano le celebrazioni per il “Giubileo della Misericordia per la liberazione degli schiavi di oggi” che, come ha ricordato Papa Francesco, culmineranno domani nella Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, quando la Chiesa ricorderà Santa Giuseppina Bakhita, schiavizzata in Sudan. Ieri notte una Veglia di preghiera nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù a Roma, da cui è partito un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa dell’ostello della Caritas vicino alla Stazione Termini. Il servizio di Michele Raviart

La Croce, il ritratto di Santa Bakhita e una catena, a significare la schiavitù che il Signore ha promesso di spezzare. Simboli potenti, in testa alla processione, che ricordano gli uomini, le donne e i minori vittime della tratta. Un pellegrinaggio che è partito vicino alla Stazione Termini, crocevia per eccellenza di Roma, per dirigersi alla Porta Santa della Carità di via Marsala. Mons. Guerino di Tora, vescovo ausiliare di Roma e presidente della fondazione “Migrantes”:

“La marcia vuole esprimere il pellegrinaggio di tutta l’umanità sofferente, che è vittima di ogni forma di tratta. Per questo abbiamo voluto marciare in mezzo alla città, in un luogo di traffico frequente qual è la Stazione Termini, un luogo quindi veramente di difficoltà per tanti che abbiamo incontrato, che stavano a giacere proprio al ciglio della stazione. Vuol essere quindi una presa di coscienza per poter indicare a tutti questa realtà che, vivendola quotidianamente, diventa quasi una normalità. E allora deve poter veramente essere qualcosa che ci richiama tutti a un impegno nuovo”.

Si stima che nel mondo circa 21 milioni di persone possano essere considerate “schiave”, vittime del lavoro forzato, della prostituzione e di altre forme di sfruttamento. Un business che arricchisce gli aguzzini per oltre 32 miliardi di dollari l’anno, la terza rendita illegale dopo il traffico di droga e di armi. Un fenomeno che spesso riguarda i profughi, costretti a sottostare a condizioni inumane per garantirsi un passaggio attraverso il Mediterraneo. Don Aldo Bonaiuto della comunità Papa Giovanni XXIII:

“Non possiamo dimenticare questa marea di persone, la maggior parte giovani e giovanissimi, che lasciano il proprio Paese dal continente africano, spingendosi in Europa nella speranza di trovare una vita migliore, soprattutto una vita nella quale non ci siano guerre, terrorismi, dove non ci sia più fame, dove non ci sia più miseria. E la speranza viene poi delusa quando vengono costretti a lavorare per pochi spiccioli al giorno per dare al racket il denaro necessario affinché possano poi attraversare il Mar Mediterraneo”.

In Italia le donne sfruttate sessualmente sono dalle 50 alle 70 mila, in maggioranza straniere. Il loro numero è quadruplicato negli ultimi due anni, spiega Don Giampiero Palmieri, parroco di San Frumenzio a Roma, vicino alla via Salaria, dove la prostituzione è continua notte e giorno:

“La soluzione è prendere sul serio il fatto che ancora oggi nelle nostre strade ci siano donne costrette a prostituirsi. La nostra esperienza è che non c’è ragazza che non sia stata violentata, derubata, malmenata. E anche se la maggioranza delle ragazze, specie ai clienti dice che loro non sono schiavizzate, che sono libere, che questo lavoro a loro va bene, in realtà non è così. A noi raccontano ben altre storie”.

Per i minori non accompagnati che arrivano in Italia il rischio è quello di allontanarsi dal percorso di accoglienza non appena raggiungono i 18 anni. Cinquemila ogni anni spariscono, la maggior parte inghiottiti da una rete di sfruttamento del lavoro nero da parte delle comunità di appartenenza. Suor Paola Arosio del Centro Pedro Arrupe:

"Da una parte hanno la pressione da casa per mandare soldi e poi perché comunque trovare lavoro in Italia è difficile già normalmente; per loro che sono pochissimo scolarizzati, hanno pochissima conoscenza del territorio, trovare lavoro è veramente tutto in salita. Quindi la cosa più redditizia per loro è finire con i loro connazionali, senza fare invece il percorso di integrazione, imparando l’italiano, andando a scuola, andando a cercare un lavoro a contratto e non a un euro al giorno. Però, certo, richiede tempi più lunghi e da parte nostra maggiore accompagnamento”.

Domani il Giubileo contro la tratta degli esseri umani raggiungerà il suo culmine, con riflessioni, testimonianze e preghiere in tutte le comunità religiose e in molte scuole ed istituti.

inizio pagina

Cei: difendere vita nascituri e immigrati, lavoratori e affamati

◊  

La “Misericordia fa fiorire la vita” è il tema della Giornata per la vita che si celebra questa domenica in Italia. Nel messaggio per l'occasione, i vescovi sottolineano la necessità di tutelare la vita nei mille contesti che la minacciano: dal grembo materno ai viaggi della disperazione, dalla fame alle morti sul lavoro. L'appello è a promuovere reali politiche familiari. Paola Simonetti ha chiesto a mons. Pietro Maria Fragnelli, presidente della Commissione Cei per la Famiglia, i Giovani e la Vita, di commentare il messaggio: 

R. – La misericordia rivela il volto dell’uomo e di Dio. Per questo incontrare Cristo misericordia significa anche per l’uomo di oggi incontrare il vero volto di ogni essere umano illuminato dal vero volto di Dio.

D. - Il messaggio è di largo respiro visti anche gli scenari drammatici in cui la vita è messa decisamente a rischio. Per citare, ci sono i viaggi della disperazione di chi scappa dalla guerra, il terrorismo, la denutrizione. Ma è citato anche il problema delle morti sul lavoro e l’aborto. La vita sembra aver perso il suo valore in un mondo come quello odierno. È davvero così?

R. - Penso proprio di sì, perché i vescovi ci invitano a riflettere sul fatto che abbiamo un dovere di vigilanza per tutelare quella che è la ricchezza fondamentale. Noi dobbiamo andare incontro a quelle situazioni che sono anti-vita.

D. - È segnalata con forza la necessità di politiche adeguate al sostegno della famiglia, politiche evidentemente ancora carenti, vista anche la problematica del calo demografico …

R. - C’è innanzi tutto un percorso culturale da rinnovare totalmente. L’attualità che viviamo quotidianamente nei media è tendenzialmente miope, sterile, si incoraggiano forme mercantili. È importante ricreare questa circolarità di attenzione tra le generazioni adulte e i bambini. Il Papa parla di una stupenda circolarità da ricostruire.

inizio pagina

Sri Lanka, visita dell’Alto commissario Onu per i diritti umani

◊  

E’ in corso in Sri Lanka la visita dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein. L’obiettivo è verificare lo stato di applicazione della risoluzione delle Nazioni Unite sulla promozione della riconciliazione e dei diritti umani nel Paese. Centinaia di dimostranti dei gruppi nazionalisti nelle ultime ore hanno manifestato di fronte l’ufficio Onu di Colombo per protestare contro la missione di Zeid Ra’ad Al Hussein, perché contestano la risoluzione che mira ad accertare se siano stati commessi crimini di guerra. Lo Sri Lanka è stato teatro dal 1972 al 2009 di un sanguinoso conflitto civile tra maggioranza singalese e minoranza tamil. Sull’importanza di questa visita, Elvira Ragosta ha intervistato Emilio Asti, studioso di culture orientali: 

R. – Prima di tutto perché spesso sono stati redatti rapporti di diverse organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani. Secondo un rapporto di Amnesty International, centinaia di persone sospettate di aver militato nelle file del movimento di liberazione delle cosiddette Tigri tamil, si trovano in carcere e rischiano di subire torture. Il governo ha avviato la ricostruzione delle aree danneggiate durante il conflitto, ma purtroppo nulla è stato fatto nel campo dei diritti umani. La popolazione tamil continua a vivere nel terrore, si respira un clima di forte paura. Allora questa visita non si preannuncia facile in quanto pare che il governo continui a negare l’esistenza di prigionieri tenuti in carcere senza processo. Ancora oggi si parla di oltre 30mila persone detenute in carcere e in campi di riabilitazione in attesa di processo.

D. - Ha suscitato preoccupazione nella comunità internazionale la scelta di Colombo che escluderebbe personalità non singalesi dalla commissione di inchiesta del Consiglio Onu per i diritti umani, nella quale inizialmente erano stati ammessi anche esperti stranieri. Qual è il motivo di questo dietrofront?

R. - È stata una scelta inopportuna da parte del governo di Colombo in quanto vorrebbe in un certo qual modo continuare a mantenere il segreto sulle pesanti violazioni dei diritti umani a danno della popolazione tamil. Inoltre, c’è da dire che nello Sri Lanka sono all’opera milizie buddiste armate. Nel giugno del 2014, per fare un esempio, un gruppo radicale buddista ha attaccato una comunità musulmana nel sud del Paese, saccheggiando negozi, provocando quattro vittime e numerosi feriti.

D. - Il conflitto tra esercito regolare e Tigri tamil è terminato nel 2009. È durato 37 anni e secondo le stime dell’Onu ha provocato circa centomila vittime. Ma la guerra ha creato anche un grande numero di profughi stanziati nei campi del Nord del Paese. Qual è la loro condizione al momento?

R. - È ancora drammatica. Molti profughi sono rientrati nella speranza che la situazione potesse normalizzarsi, però purtroppo si trovano in condizioni tragiche. Ancora non vengono riconosciuti i diritti fondamentali da parte delle autorità singalesi; inoltre il governo centrale vorrebbe mantenere un controllo ferreo sulle aree a maggioranza tamil. Sono stati anche attaccati giornalisti ed operatori umanitari.

D. - Che previsioni si possono fare sul processo di pace e di riconciliazione dello Sri Lanka?

R. - A mio avviso si tratta di un cammino veramente arduo e lungo. Molto dipende dall’atteggiamento del governo di Colombo e molto dipenderà anche dalle pressioni che la comunità internazionale può esercitare sul governo dello Sri Lanka. Questo è molto importante, affinché si rispettino i diritti umani e si possa finalmente porre in atto una politica di riconciliazione abolendo queste leggi che permettono l’arresto indiscriminato.

D. - Quali divisioni sussistono ancora nel Paese?

R. - Sono ancora profonde, per la divisione tra la maggioranza buddista singalese e la minoranza tamil, induista e cristiana. Inoltre c’è la comunità musulmana che è stata fatta oggetto dai pesanti attacchi da parte delle milizie buddiste armate. Attualmente la situazione dello Sri Lanka nonostante si tratti di un piccolo Paese è notevolmente complessa. Pare che la politica del governo sia quella di mantenere un continuo stato di tensione e una divisione tra le varie comunità, per poterle controllare meglio. Anche diversi esponenti cattolici hanno subito pesanti discriminazioni.

inizio pagina

Bologna, no alla Croce davanti al cimitero, divampano polemiche

◊  

Niente Croce al nuovo ingresso del cimitero. Così ha deliberato nei giorni scorsi il comune di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, per non offendere i credenti di altre fedi. E mentre il simbolo cristiano è rimasto inchiodato al vecchio ingresso, che ora risulta inagibile, sono partite in città non poche polemiche. Il servizio di Luca Tentori: 

Il dibattito è ormai un classico degli ultimi anni in Italia: la presenza dei simboli cristiani nei luoghi pubblici. Questa volta è toccato a un cimitero bolognese che dopo la sua ristrutturazione si è visto negare la Croce da parte dell’amministrazione comunale. «Lasciare questo segno all’ingresso di un camposanto - ha detto in proposito l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi - non limita l’accoglienza e non offende nessuno ma richiama a quell’umanesimo che fa parte anche della cultura laica. La Croce è un simbolo che veicola valori di umanità». E oggi nel settimanale diocesano «Avvenire–Bologna Sette» un editoriale ricorda come nella laicissima Francia la legge ha preservato solo due luoghi pubblici dalla rimozione dei simboli religiosi: le chiese e i cimiteri.

Il pluralismo di culto nei cimiteri comunali è garantito dalla legislazione italiana che prevede la possibilità di riservare aree per credenti non cristiani in cui si possano osservare differenti tradizioni e pratiche funerarie.

I rappresentanti delle altre religioni hanno dichiarato di non sentirsi offesi dalla croce perché riflette le tradizioni della fede e della storia italiana. Essi temono piuttosto che tale rimozione possa preludere ad analoghe iniziative anche nei confronti dei loro simboli.

«Un cimitero privo della Croce – conclude il settimanale della diocesi petroniana - è come un simbolo di muta disperazione di fronte alla morte. La croce all’ingresso del campo santo getta invece un barlume di speranza che non offende nessuno, ma che offre conforto a tanti».

inizio pagina

Dopo il sisma all'Aquila, riapre la Catacomba di San Vittorino

◊  

Riapre al pubblico la Catacomba di San Vittorino, in Abruzzo. A sette anni dal terremoto che ha colpito L’Aquila, e dopo un anno di restauro, il cimitero, situato nel sottosuolo della chiesa di San Michele Arcangelo, torna accessibile. Stamattina alle 11 la prima Messa, celebrata da mons. Giovanni Carrù, segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Natalia La Terza ha chiesto a don Claudio Tracanna, vicario della forania Amiternina e direttore dell'ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali, quali elementi caratterizzino la riapertura della Catacomba: 

R. – La Messa di riapertura delle Catacombe è stata innanzitutto un atto di venerazione a San Vittorino, vvescovo della diocesi di Amiternum, martirizzato nel territorio tra L’Aquila e Rieti, presso l’attuale Terme di Cotilia. E per noi tutti è una grande gioia, perché lì ci sono le origini: una delle diocesi di origine dell’attuale diocesi dell’Aquila.

D. – Dopo la riapertura delle Catacombe, a quali iniziative vi dedicherete quest’anno?

R. – Questo è un primo atto. Dobbiamo ritornare alla fede più genuina e più autentica, quella più evangelica. Mi sembra che questo sia il messaggio che Papa Francesco manda quotidianamente a tutta la Chiesa, a tutto il mondo. Una fede che sappia sempre più di Vangelo, che sia sempre più fedele al Vangelo. E noi a L’Aquila, con la riapertura delle Catacombe, vogliamo ritornare alle origini per vivere bene il presente, il presente dell’Anno Giubilare. Per noi, il Giubileo vuol dire anche impegnarci nel ricostruire le relazioni. E questo anche è il messaggio che il nostro vescovo ha inviato a tutta la Chiesa: ricostruire le relazioni, liberarle da tutti i massi, del rancore, della cattiveria, dell’odio, che possono interporsi tra le persone; così da cercare di contribuire a creare una comunità più pacifica, dove le relazioni sappiano più di amicizia, di fraternità, all’insegna della pace.

D. – Cosa ci direbbe San Vittorino oggi?

R. – Il messaggio più bello che questo Santo ci lascia - e quindi la riapertura delle Catacombe dove lui è sepolto ci dice - è che dobbiamo vivere la nostra fede in modo autentico, liberandola da tutti quei fronzoli che servono a poco; e ritornare al cuore, al messaggio più profondo dell’insegnamento di Gesù. Fino a dare la vita: oggi dare la vita vuol dire tante cose. San Vittorino ha fatto questo: quando è stato, così racconta la tradizione, annegato nelle acque sulfuree di Cotilia, pur di non rinnegare Gesù Cristo. Ci dice che anche noi oggi dobbiamo fare questo. Forse non saremo chiamati a dare la vita in modo cruento, però siamo chiamati a darla e a spenderci senza riserve con tutti noi stessi, per il Vangelo. Questo è il messaggio di San Vittorino per gli aquilani, ma anche per tutta la Chiesa.

inizio pagina

Don Pasotti: il dono di annunciare il Vangelo

◊  

Don Ezechiele Pasotti ha concluso ieri l’appuntamento con la nostra rubrica di commento al Vangelo della Domenica, che ogni sabato ci ha accompagnato lungo i tre anni dell’anno liturgico. Una serie di meditazioni che in pochi minuti ci ha introdotto all’ascolto del Vangelo domenicale. A partire da sabato prossimo, lo sostituirà don Gianvito Sanfilippo. Roberto Piermarini ha chiesto a don Ezechiele con quale spirito abbia vissuto questa esperienza radiofonica: 

R. – A parte l’incredulità iniziale, unita alla sorpresa dell’invito a preparare questi brevi commenti di un paio di minuti ai Vangeli delle Domeniche, le posso dire che avere il dono di annunciare il Vangelo – che già per ogni cristiano è ragione della sua vita, ma a maggior ragione per un presbitero – mi ha fatto particolarmente piacere. Questo invito e questa esperienza li ho vissuti come un regalo: poter parlare di Gesù Cristo oggi.

D. – C’è un aspetto dei Vangeli che lei ha voluto sottolineare…

R. – Sì, a me è piaciuto, e piace, anche per il ministero che faccio, soprattutto sottolineare l’aspetto cherigmatico di questo evento che è il Vangelo: cioè l’aspetto della buona notizia che è per noi oggi. Tutto il fatto morale, che c’è senz’altro nel Vangelo, è però conseguenza di questo accogliere e di questo incontrarsi con la buona notizia, incontrarsi con Gesù Cristo personalmente.

D. – Che risonanza hanno avuto questi commenti radiofonici?

R. – È stata una cosa anche molto bella. Dato il ministero che faccio, devo spesso recarmi all’estero. E incontrare in Paesi dell’Europa, ma anche dell’Asia e dell’Africa, chi ti dice:“Ti ho sentito alla radio, sabato…” fa piacere senz’altro. Fa piacere soprattutto questo ministero che avete anche voi dalla Radio Vaticana di annunciare oggi la verità, e annunciarla veramente a livello planetario. C’è tanto bisogno oggi di verità davanti a un mondo che vive spesso di ideologie, di mezze verità, se non  addirittura di menzogne. Avere vissuto un poco con voi per un’esperienza brevissima, molto limitata, mi ha reso anche in questo cosciente del servizio che voi fate – maggiormente cosciente – ma anche lieto di questo servizio.

D. – Lei pensa di raccogliere tutti questi testi in un volume, in un libro?

R. – Sinceramente sì, perché, tutto sommato, la preparazione di un breve commento, ma non per questo – spero – superficiale, ha comportato una fatica oltre che una preparazione. Mi è sembrato bello poterlo offrire, affinché resti nel tempo. Se qualcun altro vuole incontrarsi, vuole trovarsi con questa breve presentazione dei Vangeli della Domenica, dargli la possibilità. Uscirà proprio in questi giorni il libro, dal titolo molto semplice: “I Vangeli delle Domeniche: un breve commento alla Radio Vaticana”, per l’Editore Chirico di Napoli.

inizio pagina

Cinema. Zootropolis, la città perfetta nasce dal rispetto

◊  

Arriverà nelle sale italiane il prossimo 18 febbraio l’ultimo capolavoro della Disney, “Zootropolis”, un film di animazione diretto da Byron Howard e Rich Moore, in cui i protagonisti sono soltanto gli animali impegnati a costruire con coraggio, nella loro città, una società giusta, libera, tollerante e pacifica. Il servizio di Luca Pellegrini

(clip) “Zootropolis, una ridente città in cui gli animali di ogni razza, che siano prede o predatori, vivono insieme in pace e armonia”.

Se all’inizio fu soltanto un topolino di nome Mickey, ora sono sessantasette le specie di animali che abitano la fantastica città di Zootropolis. Tutti si muovono, parlano, si vestono e vivono in quartieri magnifici che riproducono il loro habitat, esprimendo differenti culture e vitali diversità. Ciascuno occupa il suo ruolo in questa società.

18 mesi di studio etologico
Anche Judy, una spaesata coniglietta che vuole fare la poliziotta e alla fine diventerà un’eroina, accompagnata dalla volpe Nick, una delle coppie più divertenti nella storia dei film Disney. Diciotto mesi di studio del mondo animale hanno tenuto impegnati i due registi, Byron Howard e Rich Moore, perché il comportamento di ogni specie doveva apparire reale e autentico, mentre tutta di fantasia è la splendida storia, centrata sul disordine che scaturisce quando il fragile equilibrio tra prede e predatori rischia di rompersi per la sete di potere di pochi.

Predatori e prede
Un monito, anche, che trasforma questo splendido film di animazione in un insegnamento costruttivo e attuale. Howard racconta il metodo di lavoro seguito per la produzione del film e l’idea di fondo che lo anima:

“Honestly, we start our movies with research, because…
In realtà, quando facciamo un film, iniziamo con delle ricerche, perché pensiamo che i migliori film e le migliori storie nascano dalla conoscenza degli argomenti che vuoi trattare. Abbiamo quindi dedicato più di un anno alla ricerca sul mondo animale e tra le altre cose abbiamo scoperto la dinamica interessante tra predatori e prede: due gruppi che non per forza vanno d’accordo. E abbiamo pensato che questo fosse un modo interessante di parlare di noi esseri umani. Guardate Judy, questo personaggio così ottimista che crede che Zootropolis sia una città perfetta dove tutti vanno d’accordo e che la tolleranza sia diffusa. Invece, è una storia di crescita, che parla della crescita di Judy, che impara che il mondo non è così semplice e che l’unica soluzione è guardare dentro di sé per trovare la risposta, affidarti all’altro e cercare le differenze che ci rendono unici e che arricchiscono la nostra società, invece che allontanare gli altri da noi”. 

Cercare il posto nel mondo
Sono principi di convivenza da diffondere anche nel mondo che i bambini vanno a scoprire nella loro vita.

“We always start from an emotional place. …
Iniziamo sempre da una situazione emozionale: cominciamo sempre la nostra narrazione cercando di capire come questi personaggi, in qualità di singoli individui, possano tra loro scontrarsi ed entrare in conflitto. Un aspetto molto bello del film è il fatto che gli animali ci fanno riflettere sulla nostra esperienza umana, in modo molto profondo. Pensiamo che questo film sia fruibile da tutti: possono vederlo i bambini, gli adulti, perché contiene un messaggio molto positivo. Volevamo che i personaggi raccontassero le loro storie, con grandi emozioni. Volevamo che lo spettatore imparasse da Judy, questo personaggio naïf, che crede in un mondo ideale, poi cresce e capisce che il mondo è molto più complicato di come avesse pensato. In fondo, è la storia di ciascuno di noi: dobbiamo cercare come trovare il nostro posto nel mondo, fidandoci gli uni degli altri. E questo è quello che mi piace di questo film: un messaggio positivo e costruttivo che viene dai personaggi che imparano da loro stessi”.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Zika. Emergenza in Colombia, colpite 3.100 donne in gravidanza

◊  

Preoccupa la diffusione del virus Zika in Colombia, dove la velocità del contagio sta assumendo le forme di epidemia, con 86 nuovi casi in sole cinque settimane. Secondo quanto confermato anche dal presidente Juan Manuel Santos, i contagi finora accertati sono oltre 25 mila e 3.100 circa riguardano donne in gravidanza, cioè i soggetti per cui il virus veicolato dalla zanzara 'Aedes aegypti' risulta più pericoloso, a causa del legame - ancora da confermare secondo l’Oms - con l’aumento d’incidenza di microcefalia nei nuovi nati, una sindrome che provoca ritardo mentale.

In 33 Paesi del mondo il virus ha circolazione autoctona
In Colombia nelle ultime ore sono stati registrati anche tre decessi per i quali si parla di “nesso causale” tra il contagio del virus Zika e la sindrome neurologica di Guillan-Barré, una complicazione spesso mortale che si manifesta con forti febbri ed eruzioni cutanee. E mentre il Paese aspetta l’arrivo di un team medico-scientifico dagli Stati Uniti per indagare più da vicino il virus, resta comunque il Brasile il Paese più colpito. Sono 33, infine, le Nazioni nel mondo che negli ultimi due anni hanno registrato una circolazione autoctona del virus Zika.

Brasile. Il virus non ferma il Carnevale di Rio
Nonostante gli appelli degli esperti a fare attenzione al virus che potrebbe trasmettersi anche attraverso i liquidi biologici, quali saliva e urine, e l’invito dei medici alle donne in gravidanza di non baciare nessuno durante le parate, non si sono fermati i festeggiamenti per il Carnevale a Rio de Janeiro. Circa un milione e mezzo di persone, infatti, nella serata di ieri, si sono riversate per le strade del centro cittadino. (R.B.)

inizio pagina

Unesco: radio è voce di vita e di speranza

◊  

Un “caravan virtuale” per girare il mondo attraverso la musica in poco più di due ore: questa l’iniziativa promossa dall’Ebu (European Broadcasting Union) in occasione della Giornata mondiale della radio. Indetta dall’Unesco, la Giornata si celebra ogni anno il 13 febbraio. Tema dell’edizione 2016 è: “La Radio nei momenti di emergenza e disastro”.

“Giro del mondo” virtuale grazie alla musica
La compilation musicale dell’avvenimento rifletterà il patrimonio artistico di 34 diversi Paesi; tra i pezzi in programmazione, la “Nona Sinfonia” di Beethoven eseguita dalla Nhk Symphony Orchestra di Tokyo, musiche di Richard Strauss registrate dalla Radio Bavarese, una canzone indonesiana che celebra la pace e l’amicizia, musiche popolari indiane o canti tipici del Carnevale nei Caraibi. Durante tutta la settimana precedente il 13 febbraio, inoltre, l’Ebu metterà a disposizione, sulla sua pagina Facebook ed il suo account Twittwer, alcuni rilevanti dati sull’ascolto della radio.

La radio favorisce la vita in comunità e rafforza legami sociali
“Tra le rovine e di fronte ad una situazione di emergenza - sottolinea Irina Bukova, direttrice generale dell’Unesco, in un messaggio diffuso per la ricorrenza - la radio è spesso il primo mezzo di sopravvivenza. La sua durata comporta vantaggi che non hanno paragoni e spesso riesce a trasmettere messaggi meglio e più velocemente di altri mass-media, salvando vite umane”. Vicinanza, semplicità e basso costo, continua la direttrice dell’Unesco, rendono la radio “uno strumento che favorisce la vita in comunità, rafforzando i legami sociali” e permettendo, ad esempio, alle famiglie separate di “riabbracciarsi e di ritrovare la speranza”.

Giornalisti radiofonici, voci che risvegliano le coscienze
La Bukova ricorda, poi, l’importanza dei giornalisti radiofonici, “tra i primi testimoni” ad accorrere in situazioni di emergenza “per dare voce alle vittime, sensibilizzare le coscienze e mobilitare le risorse”. I cronisti “svolgono un ruolo cruciale nel presentare i fatti - sottolinea la direttrice dell’Unesco - evitando il sensazionalismo o la manipolazione dell’opinione pubblica. Ecco perché nessuno deve mettere in discussione il diritto all’informazione e la sicurezza dei giornalisti”. Di qui, il richiamo “alle autorità ed a tutti gli organismi coinvolti nelle operazioni umanitarie a rafforzare i legami tra la radio e gli interventi di emergenza, in modo che le voci delle vittime, dei soccorritori e dei giornalisti stessi possano essere voci di vita e di speranza”.

Nove anni della vita umana, in media, dedicati all’ascolto della radio
Dal suo canto, Graham Dixon, direttore del settore radiofonico presso l’Ebu, sottolinea che “la radio gioca un ruolo importante: nella nostra vita, spendiamo in media nove anni ad ascoltarla, ovvero più di qualsiasi altra attività, esclusi dormire e respirare”. “La radio è il mezzo ideale per aprirsi a nuove idee, nuova musica, nuovi modi di pensare e - conclude - ci tiene compagnia quando ci sentiamo soli. Questa Giornata mondiale, dunque, ci offre un’ottima occasione per riflettere sulle potenzialità” di tale strumento. (I.P.)

inizio pagina

Ucraina: aumentano iscrizioni a Università cattolica di Leopoli

◊  

“L’Università cattolica ucraina (Ucu) sta diventando un’università di tendenza”: lo afferma, citato dall’agenzia Sir, padre Bohdan Prach, rettore dell’ateneo con sede a Leopoli, sottolineando l’aumento del numero e della qualità di coloro che aspirano a diventare studenti dell’Ucu e che mettono l’università in cima alla lista delle proprie preferenze. Di qui, il richiamo del rettore affinché l’Ucu sappia “comunicare e vivere i propri valori e la propria missione, garantendo che il processo di selezione degli studenti possa identificare, tra i giovani, coloro che non guardano solo ai propri interessi”, ma anche al bene comune.

Previsti nuovi progetti di sviluppo dell’ateneo
Padre Prach indica, quindi, diverse aree di interesse che potrebbero facilitare lo sviluppo stabile e progressivo dell’Ucu: tra le proposte concrete vi è un progetto per il completamento di una Chiesa e di un centro pastorale presso il nuovo campus e l’inizio dei lavori per la costruzione di un residence universitario in grado di ospitare centinaia di studenti. Sul piano educativo verranno offerti nuovi master in psicologia clinica, terapia fisica e scienze informatiche. Si lavorerà inoltre per migliorare l’offerta on-line.

Collaborazione con altre strutture ecclesiali
Nel corso dell’anno accademico, inoltre, una delle priorità chiave sarà lo “sviluppo di una collaborazione attiva con altre strutture ecclesiali: in particolare si svilupperà un modello di facoltà di Teologia che lavorerà con i seminari della Chiesa greco-cattolica ucraina”. Infine, padre Parch ricorda il ruolo fondamentale dell’Ucu nel “promuovere la riconciliazione e la cooperazione tra i giovani provenienti dalle diverse regioni del Paese”.

Prima pietra dell’ateneo benedetta da Giovanni Paolo II nel 2001
Da ricordare che la prima pietra dell’ateneo venne benedetta da Giovanni Paolo II il 26 giugno 2001 durante la visita pastorale in Ucraina. In quell’occasione, il Pontefice disse:“L’Ucraina ha bisogno di uomini e donne che si dedichino al servizio nella società, avendo di mira la promozione dei diritti e del benessere di tutti, a cominciare dai più deboli e diseredati. Questa è la logica del Vangelo, ma è anche la logica che fa crescere la comunità civile. Qui c’è bisogno di voi, giovani, pronti a offrire il vostro contributo per migliorare le condizioni sociali, culturali, economiche e politiche del Paese”. (I.P.)

inizio pagina

Nigeria. Vescovi: rivedere sistema educativo e sanitario

◊  

Occorre fare una revisione del sistema educativo e sanitario della Nigeria, per restaurare l’integrità sociale e politica di tutto il Paese: a sottolinearlo, nei giorni scorsi, è stato mons. Jude Arogundade, vescovo di Ondo, presidendo la Santa Messa per l’inaugurazione del centenario di evangelizzazione della diocesi. Il presule, in particolare, ha puntato il dito contro l’aggravarsi della corruzione nel settore dell’educazione statale, evidenziando, al contrario, come le scuole cattoliche rappresentino ancora “i canali più vitali per la formazione morale della popolazione”.

Continuare l’opera di evangelizzazione
Di qui, il richiamo di mons. Arogundade “all’immenso contributo” che la Chiesa ha dato e continua a dare “allo sviluppo religioso, pastorale e sociale della Nigeria”. Poi, riguardo al centenario della diocesi di Ondo, il presule ha lodato l’impegno dei primi missionari che hanno portato la fede nella regione ed ha ringraziato i fedeli per aver contribuito, con generosità, al radicamento del cattolicesimo nel Paese. “Tuttavia - ha aggiunto - non bisogna riposarsi sugli allori, perché il messaggio evangelico di Cristo deve raggiungere ancora molti luoghi della diocesi e di tutta la Nigeria”.

Migliorare la società in favore di poveri e bisognosi
Per questo mons. Arogundade ha esortato i fedeli a “portare la Buona Novella di Cristo a tutti i fratelli, sia con le parole sia con le azioni, al fine di migliorare la società, in favore dei più poveri e bisognosi”. “Grandi cose - ha concluso il presule - possono essere fatte con la preghiera e la fedeltà a Dio”. Nel corso delle celebrazioni del centenario, che si concluderanno il 12 gennaio 2017, il vescovo di Ondo compirà una visita pastorale diocesana. Il programma prevede anche un Simposio incentrato sull’anniversario e diverse ordinazioni sacerdotali e diaconali. (I.P.)

inizio pagina

Benin: lettera dell'episcopato per le elezioni presidenziali

◊  

Conversione: è questa la chiave di volta per il futuro del Benin, indicata dai vescovi in una lunga lettera pastorale, diffusa in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il 28 febbraio prossimo. Intitolata “Sotto lo sguardo di Dio”, la missiva episcopale esorta i fedeli a vincere, con il bene, i numerosi mali che attanagliano il Paese: “il male culturale dell’egocentrismo; il male del denaro, primo flagello sociale e politico; il male del potere, percepito come il potere del male e perpetrato attraverso violazioni delle legge, avidità e autoritarismo; il male della menzogna pubblica e privata; il male di un’amministrazione statale carente; il male sociale della corruzione”.

Appello per la pace sociale
Di qui, il richiamo all’esame di coscienza di ciascuno, vescovi inclusi, i quali vengono esortati “alla prudenza ed all’imparzialità, soprattutto in periodo elettorale”. Centrale anche l’invito dei presuli alla “pace sociale” che non potrà mai essere raggiunta se continuerà ad essere “minacciata dai sentimenti di ostilità e rivalità dannosa che predominano” tra la popolazione. Ai responsabili elettorali, in particolare, la Chiesa del Benin chiede “un sussulto morale”, affinché il voto possa svolgersi “in libertà, con uno spirito patriottico di etica e di equità, senza mai infrangere il Codice elettorale”. Quanto a coloro che “deliberatamente e senza scrupoli” si preparano ad effettuare brogli, “manipolando il meccanismo di voto o falsificando gli scrutini”, i vescovi affermano: “Dio vi guarda”, esortandoli quindi “ad una conversione dei cuori e delle coscienze”.

Praticare la misericordia anche in politica
Per il bene del Paese, i fedeli vengono incoraggiati a guardare alle prossime elezioni “con fede e speranza, senza lasciarsi prendere dall’angoscia e dalla paura”. In quest’ottica, l’attuale Giubileo straordinario si presenta come “un tempo di grazia particolare che dispone l’uomo a sperimentare la misericordia divina”. Di qui, il forte appello dei vescovi all’onestà perché - scrivono - “la politica è un ambiente che porta spesso a posizioni nette, critiche radicali, parole estreme che suscitano rancore e violenza. Per questo, sono necessari conversione e perdono”.

I cristiani siano artigiani della pace
“Il periodo della campagna elettorale - si legge ancora nella lettera pastorale - è spesso marcato da scontri e violenze tra i sostenitori dei diversi candidati”. I fedeli, allora, in quanto “discepoli di Cristo” sono invitati ad “agire e reagire come artigiani della pace”. Per questo, i presuli del Benin raccomandano ai sacerdoti di incentrare le loro omelie sulla tolleranza e la riconciliazione “evitando assolutamente di schierarsi per un candidato o per l’altro”, ma anzi offrendo le Messe del periodo elettorale “per l’unità del Paese”.

Capacità di ascolto e rispetto del sacro, qualità necessarie a un presidente
Infine, affidando il Paese alla Vergine Maria, i presuli suggeriscono ai fedeli di valutare i candidati alla corsa presidenziale in base ad alcune qualità: rispetto del sacro; senso di responsabilità; capacità di ascolto; buona gestione sociale; preparazione politica solida; competenza professionale; amor di patria; spirito di giustizia e pace. Da ricordare che nei giorni scorsi i vescovi hanno indetto una giornata di preghiera per invocare votazioni presidenziali trasparenti ed un sereno svolgimento della campagna elettorale. (I.P.)

inizio pagina

Repubblica Ceca. Vescovi: rivedere il sistema dei sussidi sociali

◊  

La Conferenza episcopale della Repubblica Ceca sta seguendo con attenzione il dibattito in corso nel Paese sulla possibile modifica dell’importo dei sussidi sociali. “L’educazione di qualità è un valore molto apprezzato nella nostra società, ma mancano ancora espressioni concrete di riconoscimento nei confronti degli sforzi operati dalle famiglie in questo campo”, si legge nella dichiarazione della Commissione per la famiglia, citata dall’agenzia Sir. Infatti la Chiesa, se da un lato riconosce l’impegno dello Stato nel promuovere la partecipazione dei padri alla cura della famiglia, dall’altro critica la “relativizzazione e il mancato riconoscimento” dell’importante ruolo dei genitori nell’educazione dei propri figli.

Importanza dell’educazione familiare
“È inaccettabile che l’istruzione statale sia vista come sostitutiva dell’educazione familiare e che gli assegni familiari abbiano perso il proprio scopo originario, ovvero quello di essere una forma di indennizzo per la perdita di reddito”, spiegano i rappresentanti della Commissione, sottolineando il fatto che molti genitori che ricevono i sussidi al tempo stesso lavorano, mentre coloro che decidono di dedicare il proprio tempo solo all’educazione dei propri figli sono discriminati dal sistema.

Necessario differenziare l’importo dei sussidi sociali
“La proposta di differenziare l’importo dei sussidi sociali rappresenta un modo concreto di riconoscere gli sforzi di questi genitori” - conclude la dichiarazione - in quanto assicura alle famiglie mezzi finanziari necessari prendendo in considerazione “il loro investimento” in termini di tempo “nell’educazione dei propri figli”.

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 38

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.