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Sommario del 08/02/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Vaticano. Il Papa presiede la 13.ma riunione del C9

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Papa Francesco ha presieduto durante la mattinata la 13.ma riunione del Consiglio dei Nove Cardinali. Questa nuova sessione si concluderà domani.
I precedenti incontri del C9 hanno avuto luogo nei giorni: 1-3 ottobre 2013, 3-5 dicembre 2013, 17-19 febbraio 2014, 27-30 aprile 2014, 1-4 luglio 2014, 15-17 settembre 2014, 9-11 dicembre 2014, 9-11 febbraio 2015, 13-15 marzo 2015, 8-10 giugno 2015 e 14-16 settembre, 10-12 dicembre 2015.

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Papa: missionario di pace in Messico per abbracciare chi soffre

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Vengo come “missionario della misericordia e della pace”. A quattro giorni dal viaggio apostolico in Messico, Papa Francesco invia un video messaggio al popolo messicano in cui sottolinea che è suo grande desiderio abbracciare la gente e in particolare quelli che soffrono. Ancora, il Papa ribadisce la sua devozione filiale per la Vergine Maria e confida la sua grande gioia nel poter recarsi al Santuario della Madonna di Guadalupe. Il servizio di Alessandro Gisotti

“Qué pretende el Papa con este viaje?...”
“Cosa vuole il Papa con questo viaggio?” Francesco esordisce con questa domanda nel video-messaggio rivolto al popolo messicano. “La risposta – afferma – è immediata e semplice: desidero venire come missionario della misericordia e della pace; incontrarmi con voi per confessare insieme la nostra fede in Dio e condividere una verità fondamentale nella nostra vita: che Dio ci ama molto, che ci ama con un amore infinito, aldilà dei nostri meriti”. Il Papa sottolinea di voler “stare il più vicino possibile” alla gente, “in modo speciale a coloro che soffrono, per abbracciarli e dire loro che Gesù li ama molto, che Lui sempre sta al loro fianco”.

“Me alegra saber ques se están preparando para al viaje con mucha oración…”
“Mi rallegra sapere – prosegue il Papa – che vi state preparando al viaggio pregando molto”. La preghiera, dice, “allarga il nostro cuore e lo prepara a ricevere i doni di Dio”. La preghiera, ribadisce, “illumina i nostri occhi, per saper vedere gli altri così come li vede Dio, per amare come ama Dio”. E ringrazia quanti pregano per lui, “perché – evidenzia – ne ho bisogno”. Francesco confida dunque uno dei suoi “desideri più grandi”: “Poter visitare la casa della Vergine Maria”.

“Como un hijo más me acercaré a la Madre…”
“Come un figlio in più – afferma – mi avvicinerò alla Madre e porrò ai suoi piedi tutto quello che mi porto nel cuore”. E’ “bello – soggiunge – poter visitare la casa materna e sentire la tenerezza della sua presenza benevola. Lì la guarderò negli occhi e la supplicherò perché non smetta di guardarci con misericordia, perché Lei è la nostra Madre del Cielo”. A lei, conclude il Papa, “affido da ora il mio viaggio e tutti voi, miei cari fratelli messicani”.

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Padre Cantalamessa: Papa Francesco, dono immenso per la Chiesa

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Domani mattina alle 7.30 Papa Francesco celebra nella Basilica Vaticana la Messa con i Cappuccini di tutto il mondo, giunti in occasione della traslazione in San Pietro delle spoglie di due Santi dell’Ordine francescano: Padre Pio e Padre Leopoldo Mandić. Su questo evento ascoltiamo padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia e Cappuccino, al microfono di Sergio Centofanti

R. – E’ un grande evento, una grande gioia per tutto l’Ordine. Saranno – si prevede – più di 1100 Cappuccini, venuti non solo dall’Italia, ma effettivamente da tutto il mondo. E’ un’occasione per vedere il Papa per molti di loro, per celebrare con lui. E,  certamente, non si può negare che c’è una gioia. Vorrei che non fosse trionfalismo, perché questo sarebbe proprio sbagliato, però siamo felici di aver dato alla Chiesa due persone che – soprattutto nell’Anno della Misericordia – sono veramente dei modelli di confessori misericordiosi.

D. – Abbiamo visto la gioia e la fede di tante persone per l’arrivo a Roma delle spoglie di Padre Pio e Padre Leopoldo. Ma qualche giornale ha titolato: “E’ tornato il Medioevo”…

R. – “E’ tornato il Medioevo” potrebbe anche significare è tornato San Francesco! Pure il grande San Francesco era del Medioevo. Non penso che qualcuno avrebbe qualcosa in contrario se avessimo un altro San Francesco oggi. Dire il Medioevo, quindi, è una cosa molto ambigua, perché il Medioevo può essere anche una cosa positiva, bellissima. Cosa dire di questo? Certamente la pietà popolare ha dei caratteri che non sono fatti per soddisfare i palati sopraffini, colti, qualche volta secolarizzati del nostro mondo. Disprezzare, però, quello che il popolo ama è, secondo me, un insulto al popolo. Non possiamo appellarci al popolo ogni volta che si discute su qualcosa, come fanno i partiti che si riferiscono sempre al popolo - tutto è popolare, i partiti popolari, la voce del popolo, voce di Dio… - e poi quando il popolo si muove, come in questi casi, diventa “pecorone”, da Medioevo. Credo che ci sia un po’ di presunzione in tutto questo, un mettersi al di sopra di tutto. Certo bisogna educare la pietà popolare, però vorrei essere abbastanza semplice per poter imitare quella gente che ha quella fiducia in Dio, anche nell’intercessione dei Santi.

D. – Padre Pio e Padre Leopoldo, due Santi della misericordia molto differenti. E’ il volto della misericordia che si declina in modi diversi…

R. – Sì, si declina secondo le personalità di chi l’amministra. Certamente, però, Padre Leopoldo e Padre Pio erano diversi, ma tutti e due convergenti, nel senso che il Signore usava il carattere di ognuno per poter ottenere i frutti che voleva: Padre Leopoldo era largo, generoso, buono, accogliente con tutti, talmente di manica larga che qualcuno lo rimproverava; e Padre Pio, al contrario, si sa che alle volte era brusco nell’accogliere i penitenti e qualche volta li rimandava indietro anche in malo modo senza assoluzione. Ma a mio parere la spiegazione c’è. A parte il carattere di Padre Pio, lui aveva il dono mistico di saper scrutare i cuori. Lui leggeva i cuori, sapeva bene che le persone poi, in questo modo, sarebbero state indotte a riflettere meglio, ad essere meno superficiali, a non andare lì solo per vedere lui. Di fatti, la maggioranza, poi, tornava a confessarsi con altre disposizioni di cuore. Noi sacerdoti dobbiamo imitare Padre Pio, soprattutto nella sua eroica dedizione al Sacramento, non tanto nei modi bruschi che lasciamo ai Santi mistici che sanno come usarli. Padre Pio è un martire della Confessione, perché contrariamente a quello che pensa la gente - che sia piacevole ascoltare i peccati degli altri - il ministero della Confessione è uno dei più pesanti e schiaccianti che ci sia per un sacerdote. Io ammiro immensamente persone che passano ore ed ore come Padre Pio - fino a 19, 20 ore al giorno – in confessionale. Non significa solo sentire i peccati della gente, ma è tutto un mondo di sofferenza che lì si riversa sul sacerdote - l’umanità sofferente, sanguinante, che viene lì a chiedere misericordia - e il sacerdote deve spogliarsi di se stesso, se è stanco, se è caldo lì dentro, se è freddo, per ascoltare le persone. E’ un vero martirio ed io credo che questi due Santi spiritualmente siano due martiri della Confessione.

D. – Lei da 36 anni è predicatore della Casa Pontificia, cosa sta muovendo Papa Francesco nella Chiesa? Alcuni fanno difficoltà a seguirlo…

R. – Tutti facciamo difficoltà, io compreso, perché questo ci spinge ad un passo che non è comodo. Io avevo conosciuto Bergoglio prima che fosse eletto Papa ed ero rimasto impressionato dalla sua umiltà, dalla semplicità, ma adesso ho visto cosa c’è dietro: c’è un uomo di Dio, che  è a mio parere  un dono immenso per la Chiesa. Ci sta muovendo sulle orme del Vangelo, di questo non si può discutere.

D. – Cosa vuol dire a quei cattolici che faticano ad accogliere il messaggio di Papa Francesco?

R. – Io direi di non lasciarsi impressionare soprattutto dai media secolari. Accennano solo ad alcune cose del Papa che capiscono, che sono quelle magari molto secondarie. Non condividono, infatti, innanzitutto, la profonda fede del Papa e questo cambia tutto. Evidentemente, quello che recepiscono è falsato in partenza, perché non condividono le motivazioni del Papa. Quindi, più che attenersi a quello che riferiscono i giornali, occorre vedere quello che fa e dice autenticamente il Papa. Allora si accorgeranno che c’è una continuità perfetta tra quello che hanno preparato i Papi precedenti e Papa Francesco. Lui ha la forza e il coraggio di rompere gli indugi e di passare alla realizzazione di quelle cose che tutti da tempo vedevano come necessarie da fare.

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Nomina episcopali in Bangladesh

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Papa Francesco ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Dhaka, in Bangladesh, il sacerdote Shorot Francis Gomes, vicario generale della stessa Arcidiocesi. Gli è stata assegnata la sede titolare vescovile di Forma. Il neo presule è nato il 15 dicembre 1965, a Hashnabad, nell’Arcidiocesi di Dhaka. Dopo aver completato gli studi primari e secondari presso la scuola Holy Cross di Bandura, è entrato nel Seminario Minore Little Flower (Dhaka). Ha poi proseguito gli studi presso il Seminario Intermedio St. Joseph di Dhaka. Mentre viveva in Seminario, ha conseguito il Baccellierato in Arte (BA) presso il Notre Dame College di Dhaka. Nel 1984 entrò presso il Seminario Maggiore Holy Spirit di Dhaka e completò gli studi filosofici e teologici. È stato ordinato sacerdote il 31 maggio 1990 per l’Arcidiocesi di Dhaka. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto gli incarichi di (1990-1994) Vicario parrocchiale della Cattedrale e di Nagari Church; (1994-1998)        Rettore del Seminario Minore Little Flower, Bandura; (1998-2002) Studi di Dottorato in Teologia Morale presso l’Alfonsianum,  a Roma; (2002-2005) Vicario parrocchiale di Nagari e Tejgaon Church; (2005-2009) Vice Rettore del Seminario Maggiore Holy Spirit, Dhaka; (2009-2012) Rettore del Seminario Maggiore di “Holy Spirit”, Dhaka; (2012-2015)     Vicario Generale della nuova Diocesi di Sylhet. Dal 2016 è Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Dhaka.

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Tweet Papa: scoprire la profondità della misericordia del Padre

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"Entrare dalla Porta Santa significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che cerca ognuno personalmente". E' il tweet di Papa Francesco sul suo account Twitter @Pontifex, in 9 lingue.

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Commissione Protezione Minori: si rafforza impegno della Chiesa

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Si è tenuta a Roma in questi giorni la riunione della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, istituita da Papa Francesco nel marzo del 2014. In un comunicato si rende noto che tra le proposte da sottoporre alla considerazione del Papa ci sono la celebrazione di una Giornata Universale di Preghiera per le vittime degli abusi e una liturgia penitenziale.

Autorità ecclesiali rispondano direttamente a vittime abusi
Si chiede inoltre a Francesco di “ricordare a tutte le autorità ecclesiali l’importanza di rispondere direttamente alle vittime e ai sopravvissuti agli abusi”. La nota riferisce inoltre del lavoro dei 6 gruppi di lavoro della Commissione che hanno anche beneficiato della professionalità di collaboratori esterni. In particolare, si informa che quest’anno sono in programma gruppi di lavoro per studiare come aumentare la trasparenza nei processi canonici con la partecipazione di collaboratori esterni. E’ inoltre in fase di realizzazione un sito web per condividere le migliori iniziative di protezione dei minori a livello mondiale.

Incontri Commissione in tutto il mondo per proteggere i minori
Nell’anno passato, si legge ancora nel comunicato, la Commissione ha avuto incontri con vescovi e autorità di protezione dei minori in Austria, Filippine, Isole del Pacifico, Nuova Zelanda, Scozia, Polonia, Costa Rica, Stati Uniti. Come risultato dell’incontro nelle Filippine, la Conferenza episcopale locale ha creato un Ufficio per la salvaguardia dei bambini e ha pubblicato un’Esortazione Pastorale sulla cura e la protezione dei minori. Nei prossimi mesi sono inoltre in programma incontri in Ghana e Tanzania, mentre alcuni membri della Commissione parteciperanno alla Conferenza Anglofona di Salvaguardia a Roma e ad un incontro di alto livello negli Stati Uniti. Nel 2017, inoltre, è già in programma un incontro con la Federazione delle conferenze episcopali asiatiche.

Alla Gregoriana il primo corso per la salvaguardia dei minori
La riunione del settembre 2016 della Commissione, prosegue il comunicato, avrà un focus strategico sulla salvaguardia dei minori nelle scuole cattoliche e si avvarrà di contributi di esperti di America Latina, Inghilterra e Galles. Da ultimo, la Commissione ha espresso apprezzamento per l’annuncio che si terrà prossimamente alla Pontificia Università Gregoriana il primo corso con certificato sulla salvaguardia dei minori. I 19 partecipanti al Corso provengono da 4 continenti: Africa, Europa, America e Asia. (A cura di Alessandro Gisotti)

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Soluzione politica per la Siria: all'Angelus la denuncia della tratta delle persone e l'augurio ai popoli orientali per il capodanno lunare.

Come missionario di misericordia: videomessaggio in vista del viaggio in Messico.

Carlo Carletti sulla Chiesa inquieta di Papa Callisto.

L'urgenza dell'umorismo: Edmond Prochain su una nuova prospettiva per i cristiani.

Un articolo di Cristiana Dobner dal titolo "Per una chiara comprensione": Papa Wojtyla e il mistero di Israele.

Poeta che dipinge: Gabriele Nicolò su Delacroix in mostra alla National Gallery di Londra.

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Oggi in Primo Piano



Onu: sanzioni alla Nord Corea dopo il lancio di un missile

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Severe contromisure nei confronti della Corea del Nord. Dopo il lancio di un missile balistico si è riunito ieri in seduta straordinaria il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Netta la condanna per l’atteggiamento di Pyongyang e via libera a possibili nuove sanzioni. Intanto, stamani nuova provocazione: una nave nordcoreana ha superato nel Mar Giallo il confine con il Sud della penisola. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Luciano Bozzo, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Firenze: 

R. – Ormai sono almeno un paio di decenni che la Corea del Nord usa atteggiamenti simili a quelli messi in atto in queste ultime ore a fini essenzialmente di pressione politica, quindi creando delle minacce più o meno credibili con lo scopo di ottenere dei vantaggi al tavolo negoziale. Perciò gli esperimenti nucleari, il lancio di missili, devono essere visti nell’ottica di un regime isolato, anche dai suoi stessi alleati, che utilizza l’arma del ricatto, per ottenere dei vantaggi di varia natura.

D. - Un atteggiamento che, a detta di molti osservatori, nasconde una profonda crisi economica e anche sociale …

R. - Certamente. Questo tipo di atteggiamenti è sempre il segnale non di forza, ma di una situazione effettiva di sostanziale debolezza. La Corea del Nord è un Paese che in passato ha avuto persino problemi a sostentare la propria popolazione, problemi di carestia, e cerca con una politica di potenza di vecchio stampo di nascondere quelle che sono delle difficoltà economiche e probabilmente anche di natura politica interna.

D. - Il comportamento di Pyongyang rischia di mettere in crisi il processo di riavvicinamento con il Sud?

R. – Sì, ma la Corea del Nord viene rappresentata da tutti come un grave problema internazionale, come un fattore di destabilizzazione dell’area estremo orientale, però, d’altro canto, se guardiamo la realtà dei fatti, dobbiamo anche riconoscere che la situazione di divisione della penisola coreana in due Stati fa comodo a tutti, perché una destabilizzazione della Corea del Nord, così come una prospettiva di riunificazione del Paese, in realtà poi creerebbe grosse difficoltà nella prospettiva cinese, perché Pechino si troverebbe presumibilmente alle frontiere uno Stato sviluppato economicamente e sicuramente non conforme a quelli che sono i dettami ideologici vigenti in Cina; metterebbe in difficoltà anche la Corea del Sud, che, come avvenne per la Repubblica federale tedesca, dovrebbe farsi carico di una situazione economica grave della riunificazione del Paese, che, di conseguenza, destabilizzerebbe paradossalmente l’area.

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Siria, esodo civili: dopo stop Turchia in fuga verso Giordania

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Prosegue in Siria l’esodo di massa di migliaia di profughi in fuga da Aleppo e dalle zone limitrofe in seguito ai bombardamenti delle forze governative appoggiate dall’aviazione russa. La cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta non “solo scioccata ma anche inorridita” per le sofferenze subite dai civili a causa dei raid russi in Siria. Il servizio di Amedeo Lomonaco: 

In Siria, sono circa 35 mila le persone fuggite negli ultimi giorni in seguito a un'offensiva lanciata, nella zona di Aleppo, da forze governative sostenute da raid aerei russi. Attualmente, i profughi sono vicino ad un valico di confine con la Turchia. Il Paese, che già ospita oltre 2,5 milioni di rifugiati siriani, ha deciso per il momento di chiudere la frontiera, nonostante gli appelli da parte dei leader europei. Il governo di Ankara sostiene che è stato già superato il limite massimo per l’accoglienza dei profughi. Migliaia di civili siriani sono inoltre in fuga verso la Giordania. Dall'inizio della guerra civile, nel 2011, sono circa 4,6 milioni le persone fuggite dalla Siria. Altri 13 milioni hanno bisogno di assistenza umanitaria all'interno del Paese. Fonti dell'opposizione hanno inoltre reso noto che truppe siriane, sostenute dai raid aerei russi, sono impegnate in intensi combattimenti con i ribelli intorno al villaggio di Ratyan e nelle zone circostanti a nord di Aleppo. Intanto, dopo l'Arabia Saudita, anche gli Emirati Arabi Uniti starebbero pensando alla possibilità di inviare un contingente in Siria nel quadro degli sforzi internazionali contro le milizie jihadiste del sedicente Stato islamico.

Migliaia di civili sono dunque in fuga dalla Siria verso la Giordania. Sulla situazione umanitaria proprio in quest’ultimo Paese, Amedeo Lomonaco ha intervistato padre Hanna Kildani, del Patriarcato latino di Gerusalemme, parroco di Fuhais, in Giordania: 

R. - Un milione e 500 mila siriani sono già in Giordania da cinque anni. Adesso c’è questo nuovo flusso di profughi verso la Giordania. Nei giorni scorsi le autorità di Amman hanno riferito che la Giordania deve aspettare per fare entrare altre persone nel Paese perché questi profughi vengono dai territori dove ci sono gruppi estremisti, sia del sedicente Stato islamico si di Al Nusra. La Giordania non sa se tra questi profughi ci siano dei terroristi. Ed il governo giordano ora vuole essere sicuro che tra i profughi non ci siano terroristi.

D. - Quindi ci sono esigenze legate alla sicurezza. Ma la Giordania è pronta, comunque, ad accogliere questi profughi? Ha le risorse per venire incontro a queste persone?

R. - Non abbiamo le risorse. Re Abdallah ha chiesto, nel recente congresso a Londra, l’aiuto degli Stati del modo per accogliere questi profughi. Un terzo degli abitanti della Giordania sono profughi. Germania, Italia e altri Stati d'Europa, Paesi più ricchi della Giordania, trovano problemi ad accogliere migliaia di profughi che arrivano in Europa passando dalla Turchia. La Giordania è un Paese povero e si prende cura di almeno tre milioni di profughi. Aspettiamo l’aiuto da parte del mondo, dell'Onu, degli Stati Uniti e dell’Europa per dare mezzi ad Amman affinchè si possano accogliere tutti questi profughi siriani.

D. - In Giordania si trovano dunque oltre tre milioni di profughi. Un terzo della popolazione sono profughi. Come è la convivenza tra i profughi e la popolazione giordana?

R. - Il popolo giordano è accogliente, ma ora i giordani hanno paura che tutti questi profughi possano togliere il lavoro ai giordani. Per esempio, l’operaio giordano chiede 20-30 dollari al giorno per un lavoro. Un siriano si offre per fare lo stesso lavoro anche per 10 dollari o per 5. C’è la concorrenza per il lavoro in Giordania. Per accogliere i profughi siriani, abbiamo bisogno dell'aiuto del mondo.

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Algeria: riforma costituzione, per oppositori solo modifiche formali

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Il parlamento algerino ha approvato, quasi all’unanimità, una riforma costituzionale che limiterà d’ora in poi a due sole rielezioni il mandato presidenziale, riconosce la lingua berbera come seconda lingua del Paese e introduce norme a favore della parità tra i sessi. Definite da governo “riforme politiche radicali” vengono etichettate come “finzione” dall’opposizione che contesta il quarto mandato dell’attuale presidente Abdelaziz Bouteflika, ormai 78enne e gravemente malato, dietro la cui successione si stanno già innescando contrasti tra le varie anime del governo libico, compresa quella militare. Contrasti che a lungo andare potrebbero causare instabilità, favorendo l’avanzata dell’Is e delle altre organizzazioni terroristiche di Stati confinanti come Mali e Nigeria. Vediamo nel dettaglio la situazione algerina con Silvia Colombo, responsabile di ricerca dell’Istituto Affari Internazionali, intervistata da Stefano Pesce

R. – Le riforme costituzionali, appena approvate dal Parlamento algerino, segnano un momento di forte continuità con il passato e i cambiamenti che esse introducono sono per di più cambiamenti formali. Abbiamo, per esempio, il limite di mandati presidenziali a due, che di fatto sicuramente avrà nel futuro un possibile ruolo nel limitare il potere del presidente, ma che nel momento attuale non lenisce in nessun modo la situazione di forte concentrazione dei poteri nelle mani del presidente attuale, Abdelaziz Bouteflika, il quale a 78 anni è stato rieletto nel 2014 per il quarto mandato.

D. – L’opposizione politica algerina definisce queste riforme una finzione…

R. – Sì, si tratta di una finzione, nel senso che tutto rimane bloccato, in attesa di capire quello che succederà, in realtà, proprio al vertice del sistema politico, ovvero nella questione della successione. Soltanto nel momento in cui si sbloccherà questo dossier, si potrà vedere se le riforme, seppure molto modeste, introdotte dalla nuova Costituzione, potranno avere un effetto sulla vita reale della popolazione. La questione della successione è all’ordine del giorno da molto tempo ormai, visto che appunto il presidente non appare in pubblico da oltre due anni – si parla di una situazione di forte malattia fisica – ma dietro la questione della successione ci sono lotte per il potere molto forti. Si parla, quindi, addirittura di spaccature all’interno dei servizi di sicurezza, dei servizi di intelligence con l’esercito, che di fatto sono quelli che mantengono salde le redini del potere. Ci si può aspettare, quindi, nei prossimi mesi, una accelerazione comunque della questione, il cui risultato tuttavia è un’incognita.

D. – L’Algeria confina con Stati come il Mali, il Niger e la Libia dove il terrorismo sta sempre più prendendo piede. Per adesso l’Algeria sembra un po’ sfuggire agli attacchi terroristici. Possiamo definirla un luogo franco: sì oppure no o per quanto tempo?

R. – Sicuramente l’Algeria non è un luogo franco, come dimostra il recente passato del Paese nella stagione degli anni ’90, dove ci fu una guerra, una forte esplosione di contrasti e di minacce legate al terrorismo e, più recentemente, l’attentato contro le infrastrutture energetiche nella zona di In Amenas, che hanno comunque allertato la sicurezza del Paese. Di fatto l’Algeria è costituita da un territorio estremamente vasto, che in maniera simile ad altri Paesi della zona, come per esempio la Libia, è in gran parte controllato da reti criminali che fondano proprio sulle strutture del commercio criminale, sullo smuggling, sul traffico di esseri umani, parte dei loro introiti. C’è una commistione forte con il terrorismo. E’ vero che l’Algeria, in tempi recenti, non è ancora balzata agli onori delle cronache per quanto riguarda la diffusione dello Stato Islamico, ma è un Paese che da sempre è sia un focolaio di potenziali atti terroristici sia una zona di passaggio, di snodo anche per raggiungere l’Europa.

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Unioni Civili. Ddl in bilico dopo rottura asse Pd-M5S

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Unioni Civili. Equilibri sempre più precari al Senato dopo che il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo ha detto sì al ddl Cirinnà, lasciando libertà di coscienza sulla stepchild adoption. “Il Pd non cambia linea” scrive su Facebook il sottosegretario alle riforme Scalfarotto in sintonia con la prima firmataria del provvedimento Cirinnà che twitta “sui diritti no a compromessi”. Dal leader del Nuovo Centro Destra Alfano l’ultimatum a Renzi: “no a similmatrimonio e adozioni gay, prendetevi le unioni civili”. Sulla rottura dell’asse tra pentastellati e Partito Democratico Paolo Ondarza ha intervistato Mario Adinolfi, direttore de “La Croce” e tra i promotori del Family day: 

R. - È una novità molto importante. Per settimane ci è stato detto che c’era un asse inossidabile tra Pd e Movimento 5 Stelle su questa legge senza toccare sostanzialmente neanche una virgola. Oggi ormai si vede che nel Pd si è fatta molto forte la posizione delle donne contrarie alla “stepchild  adoption”, all’utero in affitto, le quali hanno addirittura firmato un documento di sostanziale rivolta contro la posizione di Monica Cirinnà. Per i Cinque Stelle addirittura la linea di Grillo è stata di modifica radicale della posizione del movimento. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che probabilmente la grande mobilitazione popolare del 30 gennaio al Circo Massimo è stato un elemento che ha prodotto qualche novità importante, di coscienza da parte delle leadership politiche. In questo momento dunque i proponenti della legge sono in oggettiva difficoltà.

D. - Al Circo Massimo il Family Day chiedeva uno stralcio in toto del Cirinnà. Adesso si va verso un ddl senza la “stepchild adopotion”?

R. - Spero proprio di no. La richiesta del Circo Massimo è molto netta. Il ddl Cirnnà è una legge sbagliata, scritta male, incostituzionale, lesiva dei diritti dei bambini e delle donne. Il ddl Cirinnà è una norma che va ritirata; è una norma che va abbandonata. Bisogna ritornare alla Commissione e discutere. La discussione deve essere serena, senza paletti. Sicuramente questa è una cattiva legge ed è riconosciuto ormai davvero da tutte le aree politiche e culturali del Paese.

D. - Bisognerà vedere adesso quale sarà il comportamento, cosa voteranno i senatori del Movimento 5 Stelle. I numeri sono in bilico. Qualora scegliessero di votare il ddl Cirinnà con la stepchild adoption, che cosa potrebbe accadere?

R. - Faccio molta fatica a ragionare su ipotesi che stanno diventando sempre più ipotesi del terzo tipo. I numeri per la legge così com’è non esistono, non ci sono proprio. Sicuramente quello delle votazioni in Senato sarà un momento molto travagliato, dopo di che la legge dovrà tornare alla Camera, poi ci sarà un ulteriore vaglio da parte del Presidente della Repubblica; dal Quirinale arriva un’attenzione particolare rispetto a dubbi di costituzionalità circa questa legge. C’è addirittura un ricorso pendente di 40 senatori sulla procedura anti-costituzionale che ha portato il ddl in aula senza passare dalla Commissione. Insomma, l’idea che ora dobbiamo fasciarci la testa come se questa norma fosse già stata approvata, mi pare abbastanza lontana; sicuramente questa idea si è allontanata rispetto ad una settimana fa perché c’è stata una mobilitazione popolare che ha provocato evidentemente un ripensamento delle classi dirigenti. Questo è forse il lascito più bello del Circo Massimo.

D. - Dunque un cammino travagliato quello del ddl Crinnà ed un cammino che si prospetta ancora in salita. Nonostante questo il Pd dice: “Noi andiamo avanti con la “stepchild adoption” ….

R. - Ripeto, c’è un documento delle senatrici del Pd molto netto sotto questo punto di vista che avvicina e racconta la stepchild adpotion come legittimazione della pratica dell’utero in affitto e che, facendo riferimento alla Carta di Parigi appena firmata dal femminismo internazionale, chiede la messa al bando dell’utero in affitto in tutto il mondo. Dunque quel documento chiede esplicitamente il ritiro dell’Art. 5. Mi sembra dunque che nel Pd in realtà la discussione sia tutta aperta e i giochi non siano per niente fatti.

Per una valutazione sul dibattito tra le varie forze in campo sul ddl Cirinnnà, Paolo Ondarza ha intervistato Giulio Alfano, docente di Etica Politica alla Pontificia Università Lateranense: 

R. – La decisione indicata da Beppe Grillo è una decisione politica matura, perché rientra nel diritto del deputato di rispondere alla sua coscienza, ma soprattutto alla sua identità. Quindi questa è una decisione che io considero positiva. Bisogna vedere se sarà accompagnata dall’obbligo di voto palese o di voto segreto.

D. – Cioè secondo lei, in una materia tanto delicata, il voto segreto è importante?

R. – È molto importante, perché il voto segreto, in materie così delicate, mette il deputato al riparo da possibili reazioni del partito, nell’ambito della sua coscienza. È uno degli elementi più maturi di una democrazia. Dover ricorrere al voto palese fa pensare di non fidarsi troppo dei deputati in relazione agli ordini di partito.

D. – Non ci si aspettava, fino a pochi giorni fa, una decisione come quella del leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo. Questo rimette un po’ in discussione tutto quanto, anche se la linea del Partito Democratico sembra quella di un mantenimento del Ddl così com’è, compresa la “stepchild adoption”…

R. – Sì. Bisogna anche sottolineare un’altra cosa: in questa vicenda, il presidente Renzi non ha partecipato in prima persona, ma ha delegato ad altri: alla Boschi, alla Cirinnà ecc. Anche perché l’elettorato cattolico, in base non soltanto alla manifestazione del “Family Day” dello scorso sabato, ma in base anche ai numeri, ormai è un elettorato trasversale. Quindi all’interno non solo del Pd, dove c’è una forte componente cattolica, ma anche del Movimento 5 Stelle: anche qui c’è una buona componente di elettori cattolici. In Italia abbiamo un radicamento di valori molto forti, e con la "stepchild adoption"” si mina non tanto l’identità della famiglia, quanto il rapporto tra genitori e figli: la pericolosità è proprio il fatto che viene meno il criterio di genitorialità e in questo non dobbiamo nemmeno fare riferimento alla dottrina cattolica o a una dottrina religiosa. Ma come diceva Cicerone: “Ex natura oritur ius”, cioè il diritto non nasce dalla volontà di chi fa le leggi, ma nasce dalla natura dell’identità umana. E la nostra Costituzione, tra le altre cose, fonda il matrimonio come società naturale. Quindi, fare riferimento ad un disegno di legge che è stato realizzato più per essere al passo con intraprendenti alleati europei, che per riferirsi ad una coscienza morale ed etica degli italiani, stride molto con la presenza radicata di valori familiari.

D. – Si può ipotizzare un Ddl Cirinnà senza la “stepchild adoption”, così come chiesto dal Nuovo Centrodestra? Oppure, secondo lei, è plausibile anche stralcio in toto del Ddl Cirinnà, come chiesto dalla Piazza che lei ricordava: quella del “Family Day”?

R. – Questa richiesta è venuta da parte del Nuovo Centrodestra e del centrodestra, ma anche da parte di esponenti del centrosinistra, perché in quella manifestazione c’erano anche diversi esponenti di quest’ultimo schieramento. Ripeto, il problema è la tipologia di voto: se si va ad una conta palese, mi pare un po’ difficile, anche per una questione di immagine del Partito Democratico, che la legge possa essere approvata senza l’”adoption child”. Quindi riconoscere la preminenza di un voto segreto, che spesso e volentieri è stato riconosciuto per leggi anche abbastanza trascurabili, in questo campo sarebbe la cosa migliore.

D. – Sarà questo a fare la differenza…

R. – Questo farà la differenza e si vedrà anche alla prova dei fatti l’indipendenza di giudizio dei singoli deputati.

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Pedofilia: don Di Noto denuncia silenzio di stampa e politica

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Pedofilia on line, una piaga sociale grandemente sottovalutata, che non ha confini tra Paesi. “In pochi minuti - si legge oggi sulla pagina Facebook di don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’Associazione Meter – sono stati segnalati 500 video pedopornografici. Filmati pieni di abusi, con compilation di abusi... tre quattro anni di continui abusi (dall'età di 3 anni fino ai 10)... orrori... orrori e nessuno ci crede. E qualcuno, anche con responsabilità, dice che esageriamo!”. Roberta Gisotti ha intervistato il sacerdote: 

D. - Don Fortunato, in queste sue parole, una denuncia che si fa grido di scandalo?

R. – E’ più che uno scandalo. Noi non riusciamo a comprendere, a capire, quale sia la ragione del silenzio, che è diventato un silenzio quasi connivente, compiacente, di fronte a degli abusi sessuali su bambini piccolissimi. 500 sono stati quelli di un giorno fa, ma aumentano quotidianamente, vertiginosamente, i video, le foto in situazioni che basterebbe guardarle per far sobbalzare qualunque persona, papà, mamma, sia nella Chiesa sia nella società.

D. – Già in passato abbiamo raccolto e sottolineato questa sua denuncia: la latitanza della grande stampa sul fenomeno pedofilia, in particolare sulla pedofilia on line. Lei che idea si è fatto?

R. – L’idea che ci sia un silenzio pauroso. Io mi vergognerei, essendo un capo redattore, un direttore di un quotidiano nazionale, che può favorire anche una forte riflessione, di non dare neanche una mezza riga di notizia su abusi impressionanti. Abbiamo denunciato anche abusi su neonati nelle nursery degli ospedali e nessuno dice una parola! L’unica voce che spesso abbiamo è “Avvenire” o voi Radio Vaticana che lo fate sempre. Allora io credo che la stampa, i media - che hanno anche il potere di sviluppare coscienze rette, ma soprattutto anche di mobilitare chi è preposto a fornire maggiore impegno nella lotta alla pedofilia, un crimine contro l’umanità -  abbiano una grandissima responsabilità riguardo a questo ed io mi appello – mi appello ai papà, alle mamme, ai redattori, ai giornalisti, alle giornaliste, alle persone che hanno una sensibilità, a chi ha figli, a chi non ha figli, a chi ha a cuore questo fenomeno – di dare una voce a questi bambini che già sono stati violati. Non è che stiamo pensando di fare prevenzione, qui stiamo parlando di bambini ripetutamente violati. Se pensiamo solo al Report 2014 – ora stiamo preparando quello del 2015 – stiamo parlando di milioni di bambini.

D. – La stampa tace e la politica colpevolmente ignora…

R. – Ma certo, ci sono state - credo - decine  di interrogazioni al governo anche riguardo a questi fenomeni, ma nessuno ha risposto. E l’Osservatorio nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, voluto da me e dalla Prestigiacomo nel 1998, non funziona. Ed anche il database, necessario a livello italiano per un coordinamento internazionale, non è stato mai realizzato, e sono passati la bellezza di 13 anni. C’è un silenzio assordante, di fronte a queste problematiche, del mondo della politica e - aggiungerei anche - del mondo culturale.

D. – Visto che il fenomeno è così esteso, possiamo pure ipotizzare che ci siano delle connivenze, che ci siano delle pressioni a non parlarne, ci siano delle pressioni a non perseguirlo…

R. – Sono stato uno dei primi a denunciare le lobby pedofile tantissimi anni fa e mi hanno preso a pesci in faccia. Oggi i movimenti pro-pedofilia, che aprono alla possibilità di naturalizzare e far diventare normale il rapporto tra adulti e bambini anche nella relazione affettiva e sessuale, e i movimenti e le lobby che stanno dietro a questa ideologia perversa e drammatica sono migliaia e stanno proliferando sempre di più: dai movimenti pseudo-politici pro-pedofilia, ai partiti pro-pedofilia, ai gruppi che fanno anche la giornata internazionale pro-pedofilia nel mondo, a situazioni di commistione tra le ideologie – non mi vergogno a dirlo – del gender e della pedofilia, come se il pedofilo fosse uno che nasce così e non può essere perseguitato e vorrei vedere chi mi smentisce! Allora noi siamo convinti che ci sia un movimento sottostante, culturale, quasi quasi di giustificazione di un fenomeno che è una nuova forma di schiavitù.

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Londra. Celebrazione in rito latino a 450 anni dallo scisma

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A oltre 450 anni dallo scisma anglicano, la Cappella Reale dell’Hampton Court Palace di Londra ospiterà nuovamente una celebrazione liturgica secondo il rito latino della Chiesa cattolica. Lo storico evento è stato organizzato grazie alla collaborazione tra la “Genesis Foundation” e la “Choral Foundation”, due enti a tutela dell’arte e degli artisti, che hanno voluto dare anche una forte impronta ecumenica. I Vespri, quasi interamente in latino, saranno celebrati dal cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, mentre il rev. Richard Chartres, vescovo di Londra e decano della Cappella di Sua Maestà, pronuncerà un sermone. Al microfono di Philippa Hitchen, il cardinale Nichols racconta dell’origine di questa celebrazione: 

R. – Like the events itself, and like much of our history…
Come gli eventi stessi, e come gran parte della nostra storia, ha un’origine complessa. Penso che in parte l’ispirazione a questo evento venga dall’imminenza del 500.mo anniversario dell’inizio della Riforma, in parte riflette il desiderio di trovare una giusta collocazione all’esplorazione della musica di quel periodo e l’altra parte ancora risiede nel fatto che il vescovo di Londra è il decano della Cappella Reale di Hampton Court, e quindi c’è un collegamento personale tra di noi.

D. – La celebrazione dei Vespri sarà dedicata a San Giovanni Battista e si svolgerà in latino, per ampie parti della liturgia. Ci può fornire qualche dettaglio sulla liturgia?

R. – Well, it will just follow the normal form of Vespers…
In realtà segue la forma normale dei Vespri, gli stessi Vespri che celebriamo in cattedrale ogni domenica. La musica è stata scelta in concordanza con la storia della “Chapel Royal”, e questa è uno degli aspetti più intensi dell’evento. La musica è ampiamente quella di Thomas Tallis e di William Byrd, compositori a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Nasce prima Tallis che poi diventa il tutore di Byrd, ambedue hanno vissuto le turbolenze dell’inizio della Riforma nel 1535 e poi dei decenni successivi, quando la situazione in Inghilterra era ancora molto porosa e poco consistente. Ovviamente, il rifiuto del papato da parte di Enrico VIII aveva aperto le porte a un grande cambiamento culturale, ma l’imposizione della liturgia anglicana riformata è avvenuta molto gradualmente, e sia Tallis sia Byrd hanno quindi scritto musiche sia “cattoliche” sia “anglicane”, anche in inglese. Hanno così saputo muoversi da una sponda all’altra… In molti modi, la “Chapel Royal” ha raccolto questa sorta di “fluidità”, di incertezza e anche di ambiguità dell’epoca.

D. – E’ importante ricordare che la “Chapel Royal” fa riferimento non all’edificio, ma al coro, ai musicisti che seguivano il sovrano ovunque egli si recasse. Divenne un punto di riferimento chiave per lo sviluppo della tradizione corale inglese…

R. – Yes, that’s absolutely true. So the “Chapel Royal”…
Sì, è assolutamente vero. Infatti, i cantori della “Chapel Royal” hanno cantato in diversi luoghi e di molti di questi posti oggi si parla semplicemente come di “Chapel Royal”. Con “Chapel Royal” in realtà si intende il corpo dei musicisti: è assolutamente corretto. In questo senso, il fatto che oggi ci ritroviamo con una tradizione musicale che si sovrappone è molto importante per quanto riguarda la ricerca di quello che abbiamo in comune. Ricordo, ad esempio, che in una recente visita del coro di Westminster Abbey in Vaticano questo abbia cantato credo l’“Ave Verum” di Byrd nella Basilica di San Pietro. Quindi, in quell’occasione c’è stato il coro di una chiesa che affonda le sue radici nella Riforma, e che ha cantato brani classici della musica liturgica romana nella Basilica di San Pietro… In questo senso, la musica ci può aiutare a riscoprire le nostre radici e il nostro patrimonio comune. E questo è molto importante.

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Giornata antitratta nel nome di Santa Giuseppina Bakhita

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“Rompere le pesanti catene” e “l’intollerabile vergogna” di chi ancora oggi compra e vende esseri umani. Sono le parole che il Papa ha usato ieri all’Angelus per ricordare la seconda Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra oggi nel mondo, un triste fenomeno più volte denunciato da Francesco. La data dell’8 febbraio coincide con la memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, la schiava sudanese divenuta religiosa canossiana. Alessandro De Carolis ne rievoca la storia in questo servizio: 

Quella bimbetta non si era mai messa un vestito addosso fin dal giorno in cui i due ceffi erano sbucati dal nulla tra i campi sbarrandogli il passo e puntandogli un coltellaccio al fianco, per poi portarsela via come si ruba una gallina da un pollaio. Quel giorno in cui la sua vita viene risucchiata in un incubo quella bimbetta di 9 anni per la paura dimentica tutto, perfino il suo nome e quello di mamma e papà con i quali viveva serena.

Schiava
Così ci pensano i mercanti di schiavi arabi, non a rivestirla ma a ribattezzarla. “Bakhita”, la chiamano, “fortunata”. Atroce sberleffo per quella piccola nata nel 1869 in un villaggio del Darfur, nel Sud Sudan, diventata adesso carne di scambio, condita da fame e frustate, merce umana che passa di mano in mano sui mercati di El Obeid e Khartoum. Un giorno, mentre è al servizio di un generale turco, le viene inciso un “tatuaggio” a colpi di lama sul corpo, 114 tagli, e le ferite coperte di sale perché così restino in rilievo…

La luce
Bakhita sopravvive a tutto e un giorno un raggio di luce colpisce l’inferno. Callisto Legnami si chiama l’agente consolare che la acquista dai trafficanti di Khartoum e quel giorno Bakhita-Fortunata indossa per la prima volta un vestito, entra in una casa, la porta viene chiusa e 10 anni di brutalità inenarrabili restano sulla soglia.

Due anni dura l’oasi quando il funzionario italiano, che la tratta con affetto, è costretto a rimpatriare sotto l’incalzare della rivoluzione mahdista. Bakhita ricorderà di quel momento: “Osai pregarlo di condurmi in Italia con sé”. Callisto Legnami accetta e nel 1884 Bakhita sbarca sulla penisola dove per la piccola ex schiava c’è ad attenderla un destino inimmaginabile. Diventa la bambinaia di Alice, la figlia dei coniugi Michieli, amici del Legnami, che abitano a Zianigo, frazione di Mirano Veneto.

Libera
Nel 1888 la coppia che la ospita deve partire per l’Africa e per 9 mesi Bakhita e Alice vengono affidate alle Suore Canossiane di Venezia. Dopo il corpo, Bakhita comincia a rivestire anche l’anima. Conosce Gesù, impara il catechismo, si affranca per sempre dalla sua condizione di “oggetto” cosicché quando la signora Michieli torna in Italia a riprendersi figlia e bambinaia, Bakhita si oppone: non la seguirà in Africa. La donna non accetta ma né il Patriarca di Venezia, Domenico Agostini, né il procuratore del re ai quali si rivolge le danno ragione: in Italia, le dicono, “non si fa mercato di schiavi”.

Suor “Moreta”
Il 9 gennaio 1890 dallo stesso Patriarca di Venezia Bakhita riceve Battesimo, Cresima e Prima Comunione con il nome di Giuseppina, Margherita, Fortunata. Nel 1893 entra nel noviziato delle Canossiane, tre anni dopo pronuncia i voti e per ben 45 anni sarà cuoca, sacrestana e soprattutto portinaia del convento di Schio, dove lei imparerà a conoscere la gente e la gente ad apprezzare il docile sorriso, la bontà e la fede di quella “morèta”, “moretta”, e i ragazzini a voler assaggiare la “suora di cioccolata”.

“Bacio le mani ai negrieri”
Per tutta Schio è una giornata di lutto quando Giuseppina Bakhita muore l’8 febbraio 1947, sopraggiunta a causa di una polmonite. Fortunata davvero la sua vita e lo dirà lei stessa: “Se incontrassi quei negrieri che mi hanno rapita e anche quelli che mi hanno torturata, mi inginocchierei a baciare loro le mani, perché, se non fosse accaduto ciò, non sarei ora cristiana e religiosa”.

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Nella Chiesa e nel mondo



Terra Santa: a Nazareth la Giornata Mondiale del Malato

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La città di Nazareth si prepara alla Giornata Mondiale del Malato 2016, evento che sarà celebrato nella città della Galilea il prossimo giovedì, 11 febbraio. E' stato Papa Francesco a indicare Nazareth come sede della giornata dedicata ai malati, che di solito la Chiesa cattolica celebra con solennità ogni 3 anni, come avviene con le Giornate Mondiali della Gioventù e le Giornate Mondiali della Famiglia. Una delegazione pontificia presieduta dall'arcivescovo Zygmunt Zimowski , presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, è già giunta in Terra Santa sabato scorso. 

Tra i temi: malati terminali ed etica del fine vita
Il programma dell'evento prevede una serie di celebrazioni liturgiche in diverse città della Terra Santa – iniziate già ieri a Ramallah –, durante le quali verrà anche amministrato ai malati presenti il sacramento dell'Unzione degli infermi. Fa parte del programma anche un Simposio dedicato alle problematiche connesse con la cura dei malati terminali e con le questioni etiche del fine vita, che avrà luogo domani presso il Notre Dame de Jerusalem Center, e vedrà la partecipazione di esperti internazionali.

Favorita la partecipazione degli ammalati
I vescovi ordinari cattolici hanno diffuso un comunicato in cui invitano tutti i religiosi e le religiose presenti in Terra Santa a prendere parte alle celebrazioni, favorendo soprattutto la partecipazione dei membri ammalati delle rispettive comunità. (G.V.)

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Chiesa di Colombia contro Campagna pro aborto per virus Zika

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La Conferenza episcopale colombiana ha giudicato “scorretta” la Campagna a favore dell’aborto mirata a limitare gli effetti negativi del virus Zika sul feto. Il segretario aggiunto dell’episcopato, il padre Pedro Mercado  ha dichiarato al giornale “El Tiempo” che “alcuni gruppi stanno approfittando della delicata situazione provocata per il virus Zika in alcuni Paesi, particolarmente in Brasile, per intensificare la Campagna in favore dell'aborto”.

Sterminare le zanzare non i bambini innocenti
Il portavoce dell’episcopato ha sottolineato la necessità di dare un forte impulso alle misure di prevenzione. “La priorità - ha detto padre Mercado - deve essere sterminare la zanzara vettore della malattia e non i bambini innocenti” . Il sacerdote ha fatto queste dichiarazioni dopo che l’Onu ha lanciato un appello ai governi dell’America Latina per facilitare l’aborto alle donne contagiate dal Zika

L’aborto non è prevenzione
​Il Ministro della Sanità di Colombia ha affermato che la pratica dell’aborto non può essere considerato come “misura preventiva” e non è “una raccomandazione plausibile di salute pubblica”. Dopo l’annuncio in Colombia del primo caso di aborto di un bebè alla 32ma settimana perché affetto da microcefalia presumibilmente causata dal virus Zika, il ministro Alejandro Gaviria, anche se favorevole alla depenalizzazione dell’aborto, ha ribadito che “l'opzione di usare l’aborto come una misura terapeutica preventiva non è stata considerata dal governo colombiano”. Anche il viceministro della Sanità, Fernando Ruiz ha ribadito che si tratta di una decisione personale di ogni donna. “Non tutti i casi di gravidanza in persone contagiate da Zika presentano malformazioni congenite, anzi sono una minoranza”.  (A cura di A.Tufani)

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Cina: Capodanno dei cattolici nel segno della Misericordia

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"Che bello essere cattolico!” E’ l’emozione e soprattutto lo stupore di una donna che ha assistito alla visita di sacerdoti e laici ai malati ricoverati in ospedale, alla vigilia del Capodanno cinese, che cade oggi, 8 febbraio ed inaugura “l’anno della scimmia”. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, la comunità cattolica cinese continentale vive questa ricorrenza secondo la consuetudine, compiendo opere di carità e misericordia, portando “la pace e l’amore di Cristo” a malati, anziani soli, persone disagiate e bisognosi, vivendo così l’Anno della Misericordia secondo le indicazioni del Papa.

L'evento in Mongolia
Con una temperatura di 20 gradi sotto zero, la parrocchia di Dong He della comunità di Bao Tou della Mongolia Interna, ha cominciato le visite pastorali il 2 febbraio, sul tema “Dio è Amore e Misericordia”. I laici cattolici, organizzati dalla parrocchia, hanno messo a disposizione le loro macchine e i loro finanziamenti per portare gli aiuti alle comunità ecclesiali di base piu sperdute, ai più poveri dei poveri. In ogni incontro, oltre a consegnare aiuti materiali, il sacerdote del gruppo ha amministrato anche i sacramenti, donando copie della Misericordiae Vultus, la Bolla di Indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia.

La pastorale della misericordia tra infermi ed anziani
Durante le visite all’ospedale e a casa degli anziani della parrocchia della Santissima Trinità della comunità di Jiu Jiang, della provincia di Jiang Xi, i sacerdoti hanno portato l’unzione degli infermi e l’Eucaristia pregando insieme agli anziani costretti a letto. Il figlio di un’anziana signora, dopo la visita, ha detto al gruppo: “ora ho capito il perché della fede cattolica di mia madre, è arrivato il momento che anche io torni alla Chiesa”. La parrocchia di Fan Ga da della diocesi di Xian Xian, nella provincia dell’He Bei, ha donato aiuti materiali e spirituali a 31 famiglie povere, vivendo in prima persona l’Anno della Misericordia.

Le iniziative per la pastorale degli universitari
​La comunità di Wen Zhou invece ha voluto mettere in primo piano la pastorale degli universitari, che ora sono in vacanza per il capodanno cinese, per aiutarli a vivere l’Anno della Misericordia. Durante il campeggio, organizzato dal 28 gennaio al 3 febbraio, oltre 230 universitari hanno “incontrato Gesù nella preghiera e nella vita comunitaria, in una atmosfera fraterna, oltre a riflettere e a discernere la propria vocazione cristiana”. (N.Z.)

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Egitto: Chiesa ricorda il martirio dei 21 copti in Libia

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La diocesi copta ortodossa di Samalot si prepara a celebrare il primo anniversario del martirio dei 21 copti trucidati in Libia dai jihadisti dello Stato islamico.  Le celebrazioni – riferiscono fonti egiziane riprese dall’agenzia Fides - avranno il loro culmine nella solenne liturgia in programma martedì 16 febbraio. Nei giorni precedenti e in quelli seguenti, vescovi e sacerdoti celebreranno messe e terranno incontri di preghiera e di riflessione nella diocesi a cui apparteneva la maggior parte dei copti vittime dell'eccidio perpetrato in una località costiera libica, il cui video fu postato sui siti jihadisti.

Il nome di Gesù era stata l'ultima parola pronunciata dai 21 martiri
I 21 copti egiziani erano stati rapiti in Libia all'inizio di gennaio 2015. Il video della loro decapitazione fu messo in rete dai siti jihadisti il 15 febbraio. Quel video – fece notare in quell'occasione Anba Antonios Aziz Mina, vescovo copto cattolico di Guizeh - “è stato costruito come un'agghiacciante messinscena cinematografica, con l'intento di spargere terrore. Eppure, in quel prodotto diabolico della finzione e dell'orrore sanguinario, si vede che alcuni dei martiri, nel momento della loro barbara esecuzione, ripetono ‘Signore Gesù Cristo’. Il nome di Gesù è stata l'ultima parola affiorata sulle loro labbra. Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere”. (G.V.)

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Vescovi indiani su pogrom anticristiani e martiri d'Orissa

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I vescovi indiani, nella loro Assemblea plenaria che si terrà dal 2 al 9 marzo a Bangalore, esamineranno e discuteranno la questione della persecuzione dei cristiani avvenuta nello Stato di Orissa nel 2007 e nel 2008. Come riferisce l’agenzia Fides, sarà l’arcivescovo John Barwa, di Cuttack-Bhubaneswa (in Orissa), a illustrare e ricordare le violenze che si registrarono nel distretto di Kandhamal. L’arcivescovo ha espresso la sua soddisfazione per questa possibilità.

Giornata dei martiri a livello nazionale
La Chiesa in Orissa ha istituito una “Giornata dei martiri”, che ha proposto di celebrare a livello nazionale, e intende avviare il processo di beatificazione dei martiri di Kandhamal. A livello locale un gruppo di sacerdoti e laici sta preparando un elenco dettagliato dei martiri di Kandhamal, con le date della loro morte, la denominazione o la religione, raccogliendo la documentazione necessaria e le testimonianze per avviare la fase diocesana del processo canonico.

Per le violenze anticristiane: 90 morti e 50mila senzatetto
La violenza di Kandhamal, distretto nello Stato indiano di Orissa, è durata per quasi quattro mesi nel 2008 e ha fatto oltre 90 vittime, mentre più di 50.000 persone sono rimaste senza casa. Numerosi vescovi e cardinali indiani hanno visitato il distretto negli anni scorsi. “Fare memoria di quel massacro servirà a non far accadere più eventi del genere, e per noi esprime un desiderio di piena riconciliazione” osserva a Fides il sacerdote locale padre Ajay Kumar Singh, che proviene da Kandhamal.

La risposta della Chiesa in India alle sfide attuali
​Alla Plenaria dei vescovi indiani parteciperanno gli Ordinari di 171 diocesi indiane, oltre a vescovi ausiliari ed emeriti. Il tema centrale dell’assise è “La risposta della Chiesa in India alle sfide attuali”. (P.A.)

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Messico: non si denunciano scomparse per paura dei criminali

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"I casi di sequestro sono tanti. Prima si parlava di 50 ma, dopo un sondaggio più accurato, è emerso che sono almeno 400 quelli scomparsi: Ma la maggior parte delle loro famiglie non hanno denunciato per la paura", ha detto il padre di uno dei ragazzi scomparsi, vittime del narcotraffico e del crimine organizzato, presente venerdì alla celebrazione di Tierra Blanca. I parenti delle vittime dei ragazzi scomparsi si sono riuniti presso la parrocchia Virgen del Carmen per poi partecipare alla Messa celebrata dal vescovo di Veracruz, mons. Luis Felipe Gallardo Martín del Campo. Il vescovo ha invitato alla preghiera e ha chiesto che i rapiti siano liberati e restituiti alle famiglie. La Chiesa è diventata l'unico punto di riferimento per molte famiglie in cerca di fiducia e speranza.

Narcotraffico e crimine organizzato entrati senza controllo nella società
Mons. Gallardo Martín del Campo ha voluto leggere la lista delle 23 persone scomparse a Tierra Blanca solo nelle ultime settimane. "Tempo fa si sapeva che la banda armata dei Guerriglieri di Sierra Guerrero arruolava gente con la forza. Adesso con il narcotraffico e il crimine organizzato entrati nella nostra società, non c'è controllo di nulla, il sistema di giustizia è distrutto, c'è violenza ovunque. E le autorità adesso non sanno come fermare il problema", ha segnalato il vescovo. 

Anche la Chiesa vittima dei rapimenti
“Neanche la Chiesa è esente da questa violenza” ha continuato il vescovo. “Abbiamo avuto più di 5 casi di sequestri: i sacerdoti rapiti e poi rilasciati in mezzo ai campi, solo per rubare le loro auto. Due seminaristi sono stati rapiti ma fortunatamente ritrovati: le nostre parrocchie fanno quotidianamente i conti con rapine ed estorsioni”. (C.E.)

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Chiesa maronita: traslate a Roma le reliquie del patrono San Marun

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Settimana di festeggiamenti nella Chiesa maronita in occasione del trasferimento a Roma delle reliquie del cranio di San Marun, che saranno definitivamente poste nella Chiesa intitolata al suo patrono, vissuto nel III secolo. In questa occasione la comunità libanese ha organizzato una serie di eventi spirituali e culturali. Domani,  9 febbraio, memoria liturgica del santo, le sue reliquie saranno accolte e venerate nella Chiesa di San Marun e nel Pontificio Ciollegio Maronita e verrà celebrata, alle ore 19, una solenne Liturgia, presieduta da mons. Francois Eid, procuratore patriarcale a Roma. Giovedì 11, alle ore 21, vi sarà un concerto corale e strumentale ad ingresso gratuito presso la basilica di Santa Maria sopra Minerva. Protagonista il Coro Santa Rafqa, tra i più prestigiosi del Libano, diretto da suor Marana Saad e composto da 55 elementi. L’esibizione si dividerà in una prima parte, con musica sacra maronita e canti nelle lingue siriaco e arabo ed una seconda parte con musiche orientali di diverse tradizioni del mondo arabo. Infine sabato 13 alle ore 20 è prevista una cena di beneficenza presso il Grand Hotel Parco dei Principi, con piatti della cucina tradizionale libanese. Gli eventi sono promossi dalla parrocchia Maronita di Roma, unitamente al suo cappellano corepiscopo Tony Gebran. (R.G.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 39

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.