Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 01/06/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Il Papa: la preghiera dell’umile spalanca il cuore di Dio

◊  

Stamani l’udienza generale di Papa Francesco è stata dedicata alla parabola del fariseo e del pubblicano. In una Piazza San Pietro gremita di gente, Francesco ha ricordato l’efficacia dell’umiltà, condizione necessaria per ottenere la misericordia, e ha  messo in guardia dal fariseismo. Il servizio di Debora Donnini: 

Il fariseo e il pubblicano: la superbia e l'umiltà
Ruota attorno alle due figure del pubblicano e del fariseo, la catechesi di Papa Francesco che punta a far capire come ricevere la misericordia di Dio. Il fariseo prega stando in piedi, fa uno sfoggio dei propri meriti, elenca le sue opere come il digiuno o il pagamento delle ‘decime’ di quanto possiede. Eppure “il suo atteggiamento e le sue parole” sono lontane dal modo di agire di Dio. Egli si ritiene giusto ma trascura il comandamento più importante: amare Dio e il prossimo. Non basta domandarci – dice il Papa – “quanto preghiamo” ma “come preghiamo”, cioè se nel nostro cuore vi sono “arroganza” e “ipocrisia”. Non si può, infatti, pregare con arroganza e ipocrisia: bisogna invece recuperare il silenzio e “ritrovare il cammino verso il nostro cuore” perché “è lì” che Dio ci parla e solo a partire “da lì” possiamo incontrare gli altri. 
Al contrario del fariseo, il pubblicano, è umile e pentito:

“La sua preghiera è brevissima, non è così lunga come quella del fariseo: ‘O Dio, abbi pietà di me peccatore’. Niente di più. ‘O Dio, abbi pietà di me peccatore’. Bella preghiera, eh? Possiamo dirla tre volte, tutti insieme? Diciamola: ‘O Dio, abbi pietà di me peccatore. O Dio, abbi pietà di me peccatore. O Dio, abbi pietà di me peccatore’”.

Il pubblicano è un esattore delle tasse, malvisto perché considerato vicino ai dominatori stranieri. Lui conosce la sua condizione e agisce da umile, sicuro solo di essere peccatore:

“La parabola insegna che si è giusti o peccatori non per la propria appartenenza sociale, ma per il modo di rapportarsi con Dio e per il modo di rapportarsi con i fratelli”.

Il fariseo si sente superiore agli altri uomini qualificati come ingiusti, ladri, adulteri, riferendosi tra l'altro proprio al pubblicano lì presente. Il fariseo aveva tutto, mentre il pubblicano può solo mendicare la misericordia di Dio:

“E questo è bello, eh? Mendicare la misericordia di Dio. Presentandosi ‘a mani vuote’, con il cuore nudo e riconoscendosi peccatore, il pubblicano mostra a tutti noi la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore. Alla fine proprio lui, così disprezzato, diventa un’icona del vero credente”.

Il fariseo, invece, è l’icona del corrotto, perché la superbia compromette ogni azione buona, svuota la preghiera e allontana da Dio e dagli altri:

“Il fariseo è proprio l’icona del corrotto che fa finta di pregare, ma soltanto riesce a pavoneggiarsi di se stesso davanti a uno specchio. E’ un corrotto ma fa finta di pregare. Così, nella vita chi si crede giusto e giudica gli altri e li disprezza, è un corrotto e un ipocrita”.

L'umiltà apre la porta della misericordia
Papa Francesco punta dritto al cuore del suo discorso sulla misericordia, che è al centro del ciclo di catechesi delle udienze generali del mercoledì. E spiega che “Dio predilige l’umiltà” perché “è la condizione necessaria per essere rialzati da Lui” e quindi “sperimentare la misericordia”:

“Se la preghiera del superbo non raggiunge il cuore di Dio, l’umiltà del misero lo spalanca. Dio ha una debolezza: la debolezza per gli umili. Davanti a un cuore umile, Dio apre il suo cuore totalmente”.

Questa è l’umiltà della Vergine Maria espressa nel Magnificat: “Ci aiuti lei – dice Francesco – a pregare con cuore umile”.

inizio pagina

Giubileo sacerdoti. Il Papa: sostenete con affetto i vostri preti

◊  

All’udienza generale in Piazza San Pietro il Papa ha ricordato il Giubileo dei sacerdoti, in corso da oggi fino al 3 giugno, nel 160° anniversario della Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, introdotta nel 1856 da Pio IX. Il servizio di Giada Aquilino

Il prete “è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti”, a immagine del Buon Pastore. Questa riflessione di Papa Francesco, tratta dal discorso ai parroci di Roma del marzo 2014, fa da filo conduttore all’evento giubilare rivolto ai sacerdoti e ai seminaristi, che culminerà venerdì nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Lo ha ricordato il Papa all’udienza generale in Piazza San Pietro:

“Invito tutti a pregare in tutto il mese di giugno il Cuore di Gesù e a sostenere con la vicinanza e l’affetto i vostri sacerdoti affinché siano sempre immagine di quel Cuore pieno di amore misericordioso”.

A Roma, intanto, sono già presenti per questo Giubileo oltre 6.000 tra sacerdoti e seminaristi. Oggi il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro e le catechesi per gruppi linguistici in varie chiese di Roma, seguite dalla Santa Messa. Per gli italiani, la catechesi sarà tenuta dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, a Santa Maria in Vallicella. Al microfono di Fabio Colagrande, il porporato spiega il senso del Giubileo dei sacerdoti:

R. – Il significato primario è evidentemente quello che è indicato dal tema conduttore di tutto l’Anno giubilare, quindi la Misericordia. Ogni gruppo particolare, che fa il suo pellegrinaggio attraverso la Porta Santa, ha un’identità e questa identità è molto significativa nel caso appunto dei sacerdoti, dei seminaristi. Per questo credo che il momento capitale sia quello del ritiro che il Papa stesso predicherà loro, tra l’altro con la caratteristica delle tre meditazioni, dando un rilievo consistente a questo momento di silenzio, riflessione e meditazione.

D. – Il Papa ripete spesso ai sacerdoti che debbono essere, quando si trovano nel confessionale, dei "grandi perdonatori". Perché, secondo lei, insiste su questo aspetto?

R. – C’è sempre il rischio dell’apparire quasi come burocrati che amministrano una sorta di impegno di tipo giuridico. In passato, si sottolineava il “tribunale” della confessione e questo “snatura”, se è eccessivo, la vera anima della riconciliazione. E’ curioso, per esempio, notare che San Paolo, nella seconda Lettera ai Corinzi, capitolo V, quando deve definire il ministero della riconciliazione usa un verbo che è il termine tecnico che si usava in ambito giuridico, per il tentativo che il giudice doveva fare per rimettere insieme una coppia in procinto di separarsi o di divorziare. Quindi un verbo che ha in sé una dimensione d’amore: il cercare di ricostruire una traiettoria, un percorso che è stato interrotto, ma che è pur sempre nell’atmosfera dell’amore.

D. – Potremmo dire, riprendendo sempre le parole del Papa, che un sacerdote rischia di diventare un burocrate, un impiegato della fede, appunto, quando perde il rapporto con Gesù Cristo…

R. – Certamente. Anche Sant’Ambrogio in un suo testo diceva che se noi abbiamo soltanto la giustizia, in quel momento abbiamo presenti soltanto dei ministri, che freddamente esercitano un compito. Quando invece c’è la misericordia, allora ci sono i discepoli del Signore, gli apostoli.

Domani, giornata dedicata al ritiro predicato dal Santo Padre nelle tre Basiliche Papali di San Giovanni in Laterano, alle ore 10.00, Santa Maria Maggiore, alle 12.00, e San Paolo Fuori le Mura, alle 16.00. Le meditazioni che Francesco condividerà con i sacerdoti e i seminaristi, informa una nota della Sala Stampa della Santa Sede, potranno essere seguite grazie ad un collegamento del Centro Televisivo Vaticano anche sulle principali televisioni cattoliche e in streaming sul sito web ufficiale del Giubileo, “www.im.va”. Dopo la terza meditazione del Papa, si terranno diverse concelebrazioni eucaristiche. Venerdì 3 giugno, nella Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, il Pontefice presiederà alle 9.30 la concelebrazione eucaristica in Piazza San Pietro. Al microfono di Federico Piana il parroco di Lampedusa, don Mimmo Zambito, riflette sulla missione dei sacerdoti e spiega quali frutti potrà portare questo Giubileo a loro dedicato:

R. – Io credo che abbiamo necessità di “essenzializzare” la percezione di noi preti al servizio di Gesù, del Vangelo e della compagnia da realizzare per gli uomini. Siamo uomini offerti totalmente e su diversi fronti. Credo che ci vogliano compagni di cammino - uomini e donne del nostro tempo - in questa consapevolezza di Dio misericordioso, di un Dio che ama nonostante le fragilità, i limiti, le nostre paure congenite, il nostro panico per il futuro. C’è una compagnia discreta, silenziosa, tenera, come un papà che soccorre il proprio bambino e forte come una mamma che difende e porta la vita: così è Dio per noi e forse noi sempre più - preti, insieme con i papà e le mamme - per i figli di questo tempo e di questa nostra storia.

D. – Lei è l'“emblema” di una Lampedusa che sta accogliendo. Qual è la situazione?

R. – La situazione è sempre la stessa, tragica, perché si misurano purtroppo le morti dalla “distanza” di Lampedusa, mentre ogni vita che va perduta ha un valore universale. Lampedusa continua ad assolvere a questa funzione datale dalla geografia, dalla storia, dai testimoni che ogni giorno salvano la vita in mare: gli operatori della Guardia Costiera, della Marina Militare, ma anche gli apostoli e i profeti, come Papa Francesco, che ricorda come questa umanità, questa terra e questo tempo possano essere vissuti in maniera diversa. Da qui le cose si vedono come da un piccolo punto di osservazione e non ci si rende conto magari della vastità del fenomeno. Nello stesso tempo, però, si ha modo di scorgere, seppure in periferia, come dall’accoglienza, dall’integrazione, dal dialogo, dal contatto, dallo scambio passi l’opportunità di un mondo possibile e migliore. Qui si scorge anche la possibilità che l’Europa ritrovi i motivi per i quali i suoi popoli hanno deciso di costituirsi in una unione comune.

inizio pagina

Il Papa ai Giainisti: custodire il Creato è custodire l'umanità

◊  

Il Papa ha incontrato stamane, prima dell’udienza generale, i rappresentanti dell’Istituto di Jainologia di Londra, espressione della comunità giainista, lanciando un nuovo appello alla salvaguardia del Creato. Il servizio di Sergio Centofanti

La comunità giainista nasce in India nel sesto secolo avanti Cristo e oggi conta circa 8 milioni di seguaci, presenti soprattutto nell'Asia meridionale: alla base del suo insegnamento è la non violenza verso tutti gli esseri viventi. Papa Francesco esprime la sua soddisfazione per questo incontro, che - ha detto - fa crescere "la nostra responsabilità nella cura del creato, di quel dono che tutti noi abbiamo ricevuto". "Il creato - ha sottolineato - è lo specchio di Dio, è lo specchio del Creatore, è lo specchio della natura, di tutta la natura, è la vita della natura e anche il nostro specchio”:

"A noi, a tutti, piace la madre Terra, perché è quella che ci ha dato la vita e ci custodisce; direi anche la sorella Terra, che ci accompagna nel nostro cammino dell’esistenza. Ma il nostro compito è un po’ curarla come si cura una madre o come si cura una sorella, cioè con responsabilità, con tenerezza e con la pace. Vi ringrazio per tutto quello che voi fate in questo compito e rimaniamo uniti in questo ideale, in questo compito, in questo lavoro di fare che la nostra madre, la nostra sorella Terra sia custodita; nella consapevolezza che curare, custodire il creato, la Terra, è curare e custodire l’umanità intera”.

Ieri si è svolto un incontro tra il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e i rappresentanti dell’Istituto di Jainologia. A guidare le rispettive delegazioni c’erano il cardinale Jean-Louis Tauran e il presidente dell’Istituto Nemu Chandaria. Il dialogo con i giainisti risale al 1986. Nei colloqui – riferisce una nota pubblicata dalla Sala Stampa vaticana - è stata espressa soddisfazione per i cordiali rapporti e la cooperazione esistenti tra le comunità cristiane e i giainisti. In particolare, è stata sottolineata “l'importanza di educare le giovani generazioni, affinché siano consapevoli delle proprie tradizioni e conoscano e rispettino meglio quella degli altri”.

Con l'obiettivo di identificare aree concrete di convergenza come base di cooperazione, è stato discusso il tema “Prendersi cura della Terra, casa della famiglia umana” in cui è stata evidenziata la necessità, sia per i giainisti sia per i cristiani, “di lavorare insieme, unendo le forze con i credenti e le persone di buona volontà per rendere la Terra vivibile e pacifica per tutti”.

Durante l’incontro si è riflettuto sul principio giainista della 'non-violenza' (ahimsa) verso tutte le forme di vita e su quello cristiano della “compassione” e della “giustizia” verso i più poveri e le persone più vulnerabili, invocando una gestione responsabile della natura. Le parti hanno trovato elementi comuni che possono motivare e portare avanti la collaborazione tra giainisti e cattolici. E’ stato anche riconosciuto che “sul piano pratico questi elementi comuni richiamano i seguaci di entrambe le tradizioni religiose a promuovere il rispetto dell'ambiente, il non-sfruttamento delle risorse naturali, la riduzione degli sprechi, la cura di ogni forma di vita, e l’attenzione per le generazioni future”.

inizio pagina

Papa in Svezia per 500.mo Riforma e Messa con i cattolici

◊  

Una liturgia nella Cattedrale svedese di Lund e un evento pubblico nello stadio di Malmö, aperto a una più ampia partecipazione. Saranno questi i due momenti che caratterizzeranno, il prossimo 31 ottobre, la commemorazione ecumenica congiunta luterano-cattolica dei 500 anni della Riforma, come informa un comunicato congiunto della Federazione Luterana Mondiale e del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Come è noto, agli eventi di Lund prenderà parte anche Papa Francesco: il programma completo del viaggio del Pontefice in Svezia - ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi - verrà pubblicato successivamente e comprenderà anche una Celebrazione eucaristica con la comunità cattolica nella mattina del 1° novembre. 

L’evento congiunto della Federazione Luterana Mondiale (LWF) e della Chiesa Cattolica Romana – si legge nel comunicato congiunto – intende mettere in evidenza i 50 anni di continuo dialogo ecumenico fra cattolici e luterani e i doni derivanti da tale collaborazione. La commemorazione cattolico-luterana dei 500 anni della Riforma si impernia sui temi del rendimento di grazie, del pentimento e dell’impegno nella testimonianza comune. L’obiettivo è di esprimere i doni della Riforma e chiedere perdono per la divisione perpetuata dai cristiani delle due tradizioni.

La cattedrale di Lund, prosegue la nota, sarà il luogo dove si svolgerà la cerimonia di preghiera comune, basata sulla guida liturgica cattolico-luterana di recente pubblicazione intitolata “Preghiera Comune”, che a sua volta si fonda sul documento: “Dal conflitto alla comunione”.  Lo stadio di Malmö sarà lo scenario dove si svolgeranno le attività dedicate all’impegno della testimonianza e del servizio comune di cattolici e luterani nel mondo. Saranno presentati gli aspetti più importanti del lavoro comune del Servizio Mondiale della Federazione Luterana Mondiale (LWF World Service) e di Caritas Internationalis, come la cura dei profughi, il servizio della pace e la difesa della giustizia climatica. Lo stadio di Malmö può ospitare fino a 10.000 persone.

Il Santo Padre, il Vescovo Dr Munib A. Younan e il Rev. Dr. Martin Junge, rispettivamente Presidente e Segretario Generale della Federazione Luterana Mondiale, guideranno la cerimonia della preghiera comune a Lund e l’evento nello stadio di Malmö, in collaborazione con i responsabili della Chiesa di Svezia e della Diocesi cattolica di Stoccolma.

“È quando le comunità imboccano la via che allontana dai conflitti, che scaturisce la forza. In Cristo siamo incoraggiati a servire insieme nel mondo. La commemorazione congiunta è una testimonianza dell’amore e della speranza che tutti noi abbiamo per merito della grazia di Dio”, hanno dichiarato il Presidente della LWF Younan e il Segretario Generale Junge.

Il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, spiega: “Concentrandosi insieme sulla centralità del problema di Dio e su un approccio cristocentrico, Luterani e Cattolici potranno commemorare ecumenicamente la Riforma, non in un modo meramente pragmatico, ma nel senso profondo della fede in Cristo crocifisso e risorto”.

“Siamo in attesa di questo evento che vedrà la partecipazione di 10.000 persone. L’idea alla base della manifestazione nell’arena di Malmö è di descrivere ulteriormente il processo che va dal conflitto alla comunione concentrandosi sulla speranza per il futuro e sul servizio comune nel mondo”, afferma l’Arcivescovo della Chiesa di Svezia Antje Jackélen.

Il Vescovo Anders Arborelius della Diocesi cattolica di Stoccolma, aggiunge: “Verrà scritta una pagina di storia quando Papa Francesco e i leader della Federazione Luterana Mondiale visiteranno Lund e  Malmö per incoraggiare tutti noi a proseguire nel cammino verso l’unità dei cristiani”.

inizio pagina

Nomine episcopali in Brasile e Canada

◊  

In Brasile, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura territoriale di Marajó, presentata per raggiunti limiti di età da mons. José Luiz Azcona Hermoso, degli Agostiniani Recolletti. Al suo posto, il Pontefice ha nominato padre Evaristo Pascoal Spengler, dei Francescani minori, finora Vice Ministro Provinciale della Provincia Imaculada Conceição do Brasil con sede a São Paulo. Il neo presule è nato il 29 marzo 1959 a Gaspar, diocesi di Blumenau, nello Stato di Santa Catarina. Ha fatto la Professione Religiosa il 2 agosto 1982 nell’Ordine dei Frati Minori ed è stato ordinato sacerdote il 19 maggio 1984. Ha compiuto gli studi di Filosofia e quelli di Teologia presso l’Istituto Teológico Franciscano (ITF) a Petrópolis-RJ. Ha poi frequentato corsi nell’area biblica in Brasile, nel Cile ed ha ottenuto la Licenza in Esegesi Biblica a Gerusalemme (1996-1998). Nel corso del suo ministero ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale e Membro dell’équipe biblica urbana a Duque de Caxias-RJ e a Nilópolis-RJ; Vice Maestro dei Frati studenti a Duque de Caxias-RJ;  Assistente Conventuale nel Convento “Santo Antônio” di Rio de Janeiro; Missionario e Vicario Parrocchiale per 11 anni a Malanje (Angola); Definitore Provinciale. Dal gennaio 2016 è Vice Ministro della Provincia Francescana Imaculada Conceição do Brasil con sede a São Paulo.

In Canada, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kamloops, presentata per raggiunti limiti di età da mons. David J. Monroe. Al suo posto, Francesco ha nominato il sacerdote Joseph P. Nguyen, del clero dell’arcidiocesi di Vancouver, finora vicario generale. Mons. Nguyen è nato in Vietnam il 25 marzo 1957. Nel 1974, è entrato nel seminario minore “Le Bao Tinh” di Banmethout. È stato incarcerato due volte per la sua fede cattolica. È riuscito a rifugiarsi, con altri “boat people” a Palawan nelle Filippine per un anno. Nel 1987 è giunto a Vancouver e ha lavorato come imbianchino per pagarsi gli studi di lingua inglese. In seguito, è entrato nel Seminario “Christ the King” a Mission, British Columbia, ove ha studiato la filosofia. Ha conseguito gli studi teologici presso il “Saint Peter Seminary” a London, Ontario. È stato ordinato sacerdote il 30 maggio 1992 per l’arcidiocesi di Vancouver.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale della “Saint Jude Parish” a Vancouver (1992-1993), dell’“Immaculate Conception Parish” a Delta (1993-1995) e della “Corpus Christi Parish” a Vancouver (1995-1997); Parroco dell’“Our Lady of Mercy Parish” a Burnaby (1997-2001) e della “Saint Andrew Parish” a Vancouver (2001-2010); Direttore delle vocazioni sacerdotali (2010-2013); Vicario Generale (dal 2013). È anche Membro del Consiglio Presbiterale, del Collegio dei Consultori, dell’“Archdiocesan Finance Committee”, dell’“Advisory Committee for the Permanent Diaconate”; Cappellano del “Serra Club”, dei Cavalieri di Colombo, della “Pro-Life Vigil” e della “Religious Sisters’ Association”. Conosce il vietnamita e l’inglese.

inizio pagina

Papa, tweet: vero discepolo di Gesù illumina i luoghi in cui vive

◊  

Papa Francesco ha lanciato un tweet dal suo account @Pontifex: “Il discepolo di Cristo, quando è trasparente nel cuore e semplice nella vita, porta la luce del Signore nei luoghi dove vive e lavora”.

inizio pagina

Comastri: l'amore di Dio aggiusta le nostre cose storte

◊  

“Come Maria anche noi dobbiamo dire il nostro sì”. Così il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, ai fedeli, riuniti ieri sera, davanti alla Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani, a conclusione del mese di maggio, dedicato a Maria. Prima del Rosario, la processione aux flambeaux. Tanti i cardinali e i vescovi presenti. C'era per noi, Debora Donnini: 

La preghiera trasfoma la vita
Un popolo che cammina, prega il rosario e canta. Un popolo fatto di anziani, persone in carrozzella e bambini in passeggino, che si rivolge a Maria. Questa l’inedita immagine, densa di commozione, a cui  tradizionalmente alla fine del mese di maggio, si assiste nei giardini vaticani. La riflessione del cardinale Comastri parte dalla Pietà di Michelangelo, esposta nella Basilica di San Pietro, e offre lo spunto per parlare di Maria. “Dio ha mandato suo Figlio dentro la nostra storia contorta per raddrizzarla”, ricorda il porporato che sottolinea come Dio abbia bussato al cuore di Maria che ha detto il suo “sì”, così come  noi dobbiamo dire “il nostro sì”. Un “sì”, quello di Maria,  sbocciato nel terreno dell’umiltà e non dell’orgoglio. Il cardinale ricorda, infatti, un suo incontro con Madre Teresa che indicandogli il Palatino, gli disse che lì c’era il palazzo più bello del mondo, duemila anni fa, mentre oggi non c’è più niente. La riflessione del porporato si concentra, quindi, sull’importanza della preghiera, che trasforma la vita e le relazioni, e si chiude con una raccomandazione: “ripetiamo il Rosario nella famiglia”. Il cardinale Comastri:

"Riportiamo il rosario nelle nostre famiglie: la preghiera trasforma la vita, trasforma le relazioni. Franҫois Mauriac, un brillante e credente scrittore del secolo scorso, disse: 'quando stringiamo la corona del rosario, noi stringiamo la mano della Madonna' che ci aiuta ad attraversare la strada della vita, che oggi in modo particolare è piena di pericoli, ma con la mamma ogni figlio si sente sicuro. Lasciamoci con questo impegno: riportiamo il rosario nelle famiglie. E' il più bel fiore che possaimo, stasera, consegnare a Maria". 

Il Papa si unisce spiritualmente ai fedeli nella devozione a Maria
“Mi unisco spiritualmente alle tante espressioni di devozione a Maria Santissima”, aveva scritto il Papa ieri in un tweet. Molto forte, infatti, nel mondo è l’amore dei fedeli per la Vergine. In Italia, da Nord a Sud,  da Savona a Cosenza passando per Firenze tante le processioni, fiaccolate e momenti di preghiera che hanno scandito la conclusione del mese dedicato alla Madre di Cristo.

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

Come si prega: all’udienza generale il Papa parla della parabola del fariseo e del pubblicano.

Allarme povertà nell’Unione Europea.

Le chiese prlano: Enzo Bianchi sui luoghi di culto visti da fuori.

Il musicista dentro al cardinale: Marcello Filotei su tre cd per guardare al mondo.

Fonte di misericordia: Maria Barbagallo sulla solennità del Sacro Cuore di Gesù.

Maternità come cura il tema del mensile “Donne chiesa mondo”.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Falluja in agonia. L'Unicef: 20 mila bimbi in trappola

◊  

Sono decine di migliaia i civili, e tra loro moltissimi bambini, intrappolati nella città irachena di Falluja, chiusi tra due fuochi: quello dell’esercito iracheno e quello dei miliziani dello Stato islamico, che si contendono il controllo della città. Il servizio di Francesca Sabatinelli: 

Almeno 20 mila, forse anche più, sono i minori, bambini e ragazzi ridotti allo stremo, senza risorse, usati come scudi umani, armati per divenire soldati. E con loro le famiglie. Cinquantamila persone in tutto, sottoposte a “rischi estremi e crescenti” a Falluja, denuncia l’Unicef , città assediata da mesi dalle forze governative, e sulla quale pesa anche il sospetto, in quanto storicamente simbolo degli iracheni sunniti militanti, di un qualche sostegno all’Is. Il che farebbe temere, secondo gli analisti, anche una possibile reazione da parte delle milizie sciite sostenute dall’Iran. Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia:

R. – Sì, sono 20 mila ma il numero, purtroppo, tende a salire, 20 mila bambini anche con le loro famiglie. Manca tutto, cibo, medicine, acqua pulita, specialmente l’acqua incomincia a scarseggiare. Sono pochissime le famiglie che sono riuscite a scappare, sono in due campi che noi abbiamo allestito nelle zone limitrofe, ma molti altri, purtroppo, non ce l’hanno fatta e sono ancora chiusi in città. Naturalmente, le violenze sono di tutti i tipi. Noi siamo molto preoccupati perché i bambini, purtroppo, non soltanto sono vittime di queste violenze, ma corrono anche enormi rischi di reclutamento. E’ stato già denunciato dalle Nazioni Unite ma noi come Unicef l’abbiamo ribadito: purtroppo, i bambini vengono presi, fatti salire su camion, su macchine, e portati a combattere, imbracciando fucili. Spesso vengono separati con la violenza dalle loro famiglie e quindi vedono le loro vite, il loro futuro, messi a repentaglio. La situazione umaniaria, naturalmente, è molto complessa. Parliamo di un quadro, quello dell’Iraq, dove ci sono 11 milioni di persone fra gli iracheni, di cui la metà bambini, che hanno bisogno di assistenza umanitaria. Parliamo di un quadro che vede in Falluja la sua estremizzazione. Abbiamo evidenza, purtroppo, che circa 3 mila di questi bambini dal 2014 hanno subito violenze di tutti i tipi, tra cui uccisioni, mutilazioni e rapimenti, come quelli che stanno avvenendo in questo momento a Falluja. Quindi, ecco, il nostro appello è a creare immediatamente corridoi umanitari per salvare e portare via dalle zone di battaglia queste persone e questa umanità indifesa.

D. – Vi risulta anche che ci siano famiglie, bambini compresi, utilizzate come scudi umani?

R. – Ci sono purtroppo anche evidenze di questo tipo, specialmente nelle zone dove i combattimenti sono più aspri, le persone vengono utilizzate proprio per questo. Addirittura, l’Is li costringe ad andare in alcune zone, avviene come per quello che dicevo poco fa per le armi, i bambini vengono letteralmente costretti a maneggiarle e a utilizzarle, così è anche, purtroppo, per quanto riguarda la vicenda degli scudi umani.

D. – L’Unicef, le Nazioni Unite si appellano affinché si permetta l’apertura di corridoi umanitari per salvare almeno i minori. Sembra strano, però, che questa richiesta possa essere ascoltata dalle parti in campo, perché se da una parte abbiamo un esercito, dall’altra abbiamo lo Stato islamico …

R. – Sì, è esattamente quello che succede nelle 20 città sotto assedio in Siria. Da quanti mesi noi stiamo chiedendo l’apertura di corridoi umanitari per le 20 città come Madaya, come Aleppo che sono sotto assedio? Anche durante la tregua. Purtroppo, le speranze sono pochissime, basterebbe sfollare i civili in luoghi protetti o aiutare quelli che desiderano lasciare la città. Ma di fronte, e la conosciamo, alla follia sanguinaria dello Stato islamico, questo sembra molto complesso. Dopodiché, è chiaro che noi faremo tutto il possibile perché questo avvenga.

D. – Sembra molto strano che gli stessi carnefici possano diventare in qualche modo i salvatori. Quindi, avendo dall’altra parte interlocutori come i miliziani dello Stato islamico, che cercano nella morte dei bambini la visibilità delle loro azioni, che cosa pensate che sia necessario fare?

R. – In moltissime di queste zone, voglio dirlo perché è importante, anche a costo della vita molti nostri funzionari e operatori non perdono la speranza del dialogo. E’ chiaro che è impossibile, è chiaro che loro sono i carnefici, è chiaro che le condizioni di battaglia questo non lo consentono. Però, purtroppo, l’unica cosa che ci resta da fare è, nelle zone dove magari lo Stato islamico arretra, cominciare ad aprire varchi di questo tipo. Ed è quello che si sta facendo in questo  momento.

inizio pagina

Nethanyahu apre a nuovi colloqui di pace con i palestinesi

◊  

Sorprendente iniziativa del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si è dichiarato disponibile a riaprire colloqui di pace con i palestinesi. Il capo di governo appare possibilista sulla creazione di due Stati, sulla base del piano di pace arabo che prevedeva, inoltre, il riconoscimento di Israele da parte di 57 Paesi arabi. Sulla stessa linea l’ultranazionalista Lieberman, rientrato da poco nell’esecutivo. Perplessità da parte palestinese. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Eric Salerno, esperto di Medio Oriente del Messaggero, raggiunto telefonicamente a Gerusalemme: 

R. – Netanyahu ha risposto all’appello del dittatore egiziano al-Sisi per riprendere un negoziato sulla base del vecchio piano di pace saudita, che è il piano di pace arabo. Tutto questo però avviene proprio mentre lui dice “no” alla Conferenza di pace, che dovrebbe aprirsi nei prossimi giorni a Parigi – e in cui Israele e i palestinesi non sono stati invitati, peraltro. E con il timore che il presidente americano, Obama, possa lanciare un’iniziativa di pace prima di lasciare la Casa Bianca. Per cui, non è chiaro quanto Netanyahu sia sincero, ma tutti guardano con un certo interesse a quello che sta avvenendo fuori.

D. – Quali potrebbero essere le linee su cui avviare un dialogo?

R. – Il problema è partire da una base. Questa potrebbe essere definire una frontiera: ciò significherebbe anche una linea che in qualche modo divide Gerusalemme per consentire ai palestinesi di avere la parte araba – quella orientale – come capitale di un futuro Stato. Partendo da quello, si potrebbe arrivare a un accordo quanto meno di principio e marciare poi sulle altre questioni importanti, che sono i rifugiati e la questione della sicurezza. Vorrei aggiungere che si è ricominciato a parlare molto della possibilità di uno Stato palestinese confederato con la Giordania.

D. – Il ritorno nel governo dell’ultranazionalista Lieberman, secondo lei, non contrasta con queste dichiarazioni di apertura fatte da Netanyahu?

R. – Lieberman è un uomo di destra, sicuramente, però come molti uomini di destra è molto pragmatico. Lui dice che per gli ebrei è più importante la sicurezza e avere l’unità tra di loro che non il territorio. Cioè, non c’è bisogno di puntare a un Paese immenso per stare bene: “sionismo” significa avere uno Stato sicuro, tranquillo, dove possono andare avanti come ebrei senza avere timori costanti di nemici esterni e soprattutto di un negoziato che non porta da nessuna parte.

inizio pagina

Afghanistan. Strage a Ghazni. I talebani rivendicano attentato

◊  

In Afghanistan, è di SEI morti e oltre dieci feriti il bilancio di un attentato kamikaze a Ghazni, nella parte orientale del Paese. Colpiti dai talebani gli uffici della Corte d'Appello. Tra le vittime ci sono quattro civili e un poliziotto, come confermato dal governatore della provincia, Mohammad Aman Amin. Tra i feriti c'è anche il presidente del Tribunale. Massimiliano Menichetti ha intervistato Pietro De Carli esperto dell’area e autore del libro “Afghanistan nella Tempesta, la farsa della ricostruzione", edito da Albatros: 

R. – Il 2016 sembrava preludere a una ripresa del dialogo, grazie ad un’intensa attività diplomatica da parte del governo pakistano, che ha coinvolto anche l’Iran in seguito dei nuovi positivi sviluppi a livello internazionale. In realtà, però, pare che quest’operazione fatichi a raggiungere un risultato tangibile: da un lato, per la minaccia sempre più forte dei talebani, e dall’altro anche per la mancanza di un quadro di riferimento internazionale favorevole, che dovrebbe fare da traino a quest’obiettivo.

D. – Quindi, il problema non è soltanto la destabilizzazione dell’area come in Siria e in Iraq, ma anche il ruolo degli attori internazionali?

R. – Penso soprattutto a Stati Uniti, Russia e Cina e ai Paesi confinanti l’Afghanistan, come l’India, il Pakistan e l’Iran. Perché la pace deve diventare l’obiettivo prioritario, inequivocabile, da perseguire, mettendo in secondo piano le ambizioni di dominio geopolitico – militare, economico e politico – che purtroppo ancora prevalgono. La comunità internazionale non si rende conto che la stabilizzazione delle aree di crisi può venire solo con soluzioni diplomatiche lungimiranti, rifuggendo da illusorie tentazioni di ritenere che i conflitti si possano risolvere solo con la forza. Così non si uscirà da questo impasse. Bisogna che l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi del Golfo non soffino sul fuoco della perenne rivalità tra sciiti e sunniti. Bisogna che l’Occidente sappia esercitare una pressione nei loro confronti, e che non soccomba di fronte al prevalere degli interessi economici.

D. – Chi ha interesse affinché il Paese rimanga in questa condizione critica?

R. – Ad esempio, coloro che hanno interesse ad alimentare la produzione dell’oppio, che è si incrementata notevolmente in Afghanistan. Il Paese è stato a lungo il leader globale della produzione di oppio, però mentre prima questa produzione si rivolgeva all’estero, nell’ultimo decennio è diventato uno dei Paesi più colpiti dalla dipendenza da sostanze stupefacenti. Inoltre, vogliono destabilizzare il Paese coloro che hanno interessi politici, perché appartengono a quelle fazioni che vogliono impedire uno Stato sempre più affermato sulla laicità. Comunque, in ogni caso, si nascondono sempre interessi economici.

D. – Un indice drammatico è anche quello dei bambini che continuano a far parte dei flussi che fuggono dal Paese…

R. – Questo è forse l’aspetto più drammatico: un fenomeno nuovo nella rotta dei migranti è soprattutto quello dei minori che dall’Afghanistan raggiungono i Balcani, l’Italia e l’Europa. Purtroppo, questo dimostra il fallimento degli obiettivi di stabilizzazione che la comunità internazionale si era prefissata. È drammatico che le famiglia afghane non afflitte dalla povertà paghino somme ingenti – fino a 8-9-10 mila dollari – per affidare i loro figli a delle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. È terribile immaginare che questi minori non accompagnati siano in larga scala tra i 10 mila minori stranieri in Europa non accompagnati che sono scomparsi.

inizio pagina

A Roma 250 mila anziani soli. Sant’Egidio sollecita i politici

◊  

A Roma un esercito di anziani vive da solo, ma i servizi per l’assistenza domiciliare sono in drastico calo. Ecco perché la Comunità di Sant’Egidio ha lanciato la guida “Come rimanere a casa propria da anziani” oltre a un servizio di monitoraggio in alcuni quartieri romani per chi non è autosufficiente. Alessandro Guarasci

Sono 620 mila gli anziani a Roma. In sostanza, come il quinto comune d’Italia. E 250 mila vivono da soli. Il rischio, in una metropoli di tre milioni di abitanti, è l’esclusione sociale. Il comune di Roma, per effetto anche delle difficoltà di bilancio, sta tagliando l’assistenza domiciliare. Negli ultimi cinque anni, oltre 700 anziani hanno perso questo servizio e 8 centri diurni sono stati chiusi. L’Italia in questo modo assiste solo il 2% di chi ne avrebbe davvero bisogno. In compenso crescono i ricoveri negli ospedali e nelle residenze assistenziali, le lungo-degenze. Basta dire che nel Lazio i posti letto sono aumentati di 2mila unità in tre anni. Eppure l’assistenza a casa costerebbe meno. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

“C’è sempre più una volontà da parte degli anziani di rimanere a casa loro e noi vogliamo assecondare questo desiderio: ci sono gli strumenti. Siamo molto preoccupati, perché la politica che dovrebbe guidare il cambiamento nel nostro Paese non si è accorta che il nostro sistema di assistenza domiciliare è molto, molto scarso. Il 2% a livello italiano è qualcosa di veramente irrisorio”.

Sant’Egidio dunque propone una guida on line scaricabile su il sito www.ilcome.it, e soprattutto chiede che chi andrà al Campidoglio cambi l’approccio: meno cure in ospedale e più a casa.

inizio pagina

Inaugurato tunnel S. Gottardo. P. Werlen: apertura che unisce

◊  

Inaugurato oggi il tunnel più lungo e più profondo del mondo: si tratta del tunnel di 57 chilometri, che passa sotto il San Gottardo, in Svizzera. L’opera di straordinaria tecnica ingegneristica ridefinirà la mappa dei trasporti in Europa e avrà un ruolo chiave nei traffici tra il nord e il sud del continente. Il premier italiano,Matteo Renzi, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente francese, Francois Hollande, e altri leader europei hanno compito la traversata inaugurale a bordo del treno "Gottardo 2016". La linea, però, entrerà in esercizio ad autunno inoltrato. L’inaugurazione ha visto anche un momento interreligioso, con la benedizione da parte di alcuni esponenti dei principali credi presenti nel Paese. A rappresentare i cristiani della Svizzera, il benedettino padre Martin Werlen, abate emerito di Einsiedeln. Il nostro collega della redazione tedesca, Mario Galgano lo ha intervistato:

R. – Was uns sehr gefreut hat ist, dass eigentlich die Organisatoren meinten, dass wird in der…
Quello che ci ha fatto tanto piacere è stata la grande partecipazione. Gli organizzatori pensavano che nell’opinione pubblica non ci sarebbe stata accoglienza né interesse, invece nelle ultime settimane questo evento è stato al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Ci fa molto piacere renderci conto che per la gente il “cosa” e il “come” della religione non è indifferente. E oggi, nel cantiere, in un progetto che unisce le persone tra loro, che fa muovere le persone, noi – rappresentanti delle grandi religioni monoteistiche, insieme con i rappresentanti di quel gruppo che non fa capo ad alcuna appartenenza religiosa – abbiamo potuto dire una parola buona: letteralmente, una “benedizione”, perché “benedictio” è la “parola buona”, “bene dicere", cioè "benedire”, significa “parlare bene”. E una “parola buona” noi oggi abbiamo potuto dirla alle persone che hanno lavorato al progetto, alle nove persone che hanno perso la vita nella realizzazione di questo progetto e ai loro familiari, alle persone che lavoreranno a questa opera in futuro – perché noi dimentichiamo spesso che il lavoro, in queste opere, continua sempre, non finisce mai – e a tutte le persone che viaggeranno in questo tunnel.

D. – Parliamo del significato del San Gottardo. C’è un po’ un mito, intorno al San Gottardo. Lei stesso è originario di questa valle alpina: quale significato riveste per le persone, per gli uomini e le donne della Svizzera, un monte come questo, il San Gottardo?

R. – Der Gotthard ist eigentlich kein Berg sondern es ist ein Massiv: Diese ganze Gegend ist Gebirge…
In realtà, il San Gottardo non è un monte ma un massiccio: tutta la zona è montuosa e rappresenta il più potente “separatore” tra Nord e Sud. Trovo che rappresenti anche una grande similitudine per noi: noi non ci fermiamo davanti alle difficoltà, come non ci fermiamo davanti alle montagne molto alte, e non ci rassegniamo ma cerchiamo e troviamo strade per congiungerci. E il tunnel è una di queste strade per congiungersi. E proprio in questa epoca in cui viviamo, nella quale abbiamo ripreso ad alzare muri, chiudere frontiere, stendere filo spinato, il tunnel rappresenta un’apertura che consegniamo al mondo, un’apertura che collega: che collega tra Nord e Sud, che collega le persone. Quando poi saremo nel treno e percorreremo il tunnel, ci accorgeremo che in quel tunnel viaggeranno persone di religioni completamente diverse, persone che non hanno alcuna appartenenza religiosa... E noi, questa mattina, abbiamo voluto portare nella festa per l’inaugurazione anche questa specifica dinamica.

inizio pagina

Festival economia a Trento. Boeri: servono strategie territoriali

◊  

Capire meglio il territorio, partendo proprio dall’economia della geografia. Vuole essere questo l’obiettivo di studio dell’11.ma edizione del Festival dell’Economia in programma dal 2 al 5 giugno a Trento. Economisti, politici, ricercatori e giornalisti di tutto il mondo, si confronteranno sui "luoghi della crescita". Il Festival è promosso dalla Provincia Autonoma di Trento e progettato dagli Editori Laterza in collaborazione con il Gruppo 24 Ore. Il servizio di Marina Tomarro

Studiare le nuove geografie del mondo per comprendere la crescita economica e demografica di queste realtà e capire non solo gli ingredienti, ma anche le ricette che occorre applicare. E’ questo uno degli obiettivi dell'11.ma edizione del Festival dell’Economia. Ascoltiamo il direttore scientifico, Tito Boeri:

“La crescita economica, che manca in Italia da troppo tempo, come anche in altre parti del mondo, è molto legata allo sviluppo delle realtà urbane. Noi abbiamo voluto dare a questa edizione del Festival proprio questa attenzione particolare alla geografia economica della crescita, perché la crescita è molto concentrata. Si è detto in passato che Internet e la rivoluzione digitale avrebbero con sé portato ad una appiattimento del mondo, con la riduzione delle differenze geografiche e la possibilità di avere opportunità di crescita per tutti e su tutto il Pianeta. Ci rendiamo invece  conto che, invece, la concentrazione della ricchezza nel territorio si è rafforzata: ci sono dei poli, delle economie di agglomerazione molto forti, che attraggono forte crescita, e altre realtà che, invece, soffrono moltissimo". 

Per incrementare la crescita economica, fondamentali diventano anche le strategie territoriali per non perdere i giovani talenti che si sono formati in Italia. Ancora Tito Boeri:

“Noi vediamo che i fattori cruciali della crescita sono i talenti e i talenti vengono attratti non soltanto dalle opportunità strettamente economiche, dal fatto di poter avere dei redditi elevati, ma anche dalla qualità della vita che viene garantita in alcune località. Per cui, alcune località possono essere di successo, perché costruiscono la loro fortuna su questi fattori localizzativi molto importanti: manager molto bravi, scienziati di grandissimo livello attorno ai quali si creano dei nuclei di ricercatori, che possono fare delle importanti scoperte scientifiche, vengono attratti proprio da questi fattori. Quindi noi pensiamo che sia molto importante guardare a questi aspetti”.

Questo festival si svolge in uno dei territori di eccellenza italiana, il Trentino. ascoltiamo il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Ugo Rossi:

“Il tema della crescita legata ai luoghi e al territorio è intimamente legato anche a questioni di carattere sociale, a questioni di carattere politico. Non è indifferente come un territorio organizzato in funzione di quanto cresce, così come non è indifferente ragionare, essendo un territorio di montagna, rispetto a politiche che hanno impedito lo spopolamento della montagna. Se si confrontano le altre montagne italiane o anche europee con ciò che è accaduto in Trentino, capiamo che crescita e organizzazione istituzionale di un territorio sono molto legate una all’altra”.

inizio pagina

Catholic Voices: un libro per parlare di fede senza alzare la voce

◊  

“Come difendere la fede, senza alzare la voce. In tv, tra la gente, sui social”. E’ il titolo del libro edito dalla Lindau, curato da Martina Pastorelli, fondatrice di Catholic Voices Italia. Il volume è un’edizione aggiornata di un libro pubblicato nel 2012 nel Regno Unito che si propone di offrire ai cattolici, comunicatori e non solo, un vademecum per difendere la fede senza spezzare mai la relazione con l’altro, come esorta Papa Francesco. Alessandro Gisotti ha chiesto a Martina Pastorelli cosa il lettore troverà in questo libro: 

R. – Basta guardarsi intorno per vedere come sulle grandi questioni etiche che toccano la vita privata delle persone, ma poi anche quella pubblica, ci sia sempre più bisogno di uscire dagli steccati, dalle contrapposizioni per impostare un dialogo per il bene comune che sappia andare oltre le differenze che tra l’altro - ci ricorda Papa Francesco - ci saranno sempre: sono buone, anzi necessarie, ha detto il Papa, partendo da ciò che unisce anziché da ciò che divide. “Come difendere la fede senza alzare la voce” è un manuale pratico che suggerisce proprio questo, come riuscire a dialogare con tutti su temi che sono di tutti, perché profondamente umani, mostrando la bellezza e la convenienza trasversale, inclusiva del messaggio cristiano. “Nella società contemporanea – ha detto sempre il Papa - lungi dall’essere divisivi i valori cristiani dovrebbero risultare visibili e appetibili a tutti”. Questo libro ce lo ricorda dandoci gli strumenti per comunicare la posizione della Chiesa sugli argomenti più spinosi, quelli sui quali è probabile venire interpellati nelle circostanze più diverse: dal figlio adolescente piuttosto che dal collega d’ufficio un po’ scettico. Non si tratta di strategie di pubbliche relazioni, ma di essere autenticamente cristiani, perché il metodo esposto in reframe permette di collegarsi con il valore morale di riferimento dell’altro, ciò che gli sta a cuore incluso di chi ci contesta; non si tratta di diluire il messaggio della Chiesa, ma di fare in modo che sia veramente ascoltato.

D. - Una delle parti nuove del libro riguarda i social network …

R. - Nella nuova edizione ci sono due nuove sezioni: una sul public speaking e l’altra su come creare la cultura dell’incontro sui social media che sono la nuova pubblica piazza dove la comunicazione avviene e dove c’è grande bisogno, anche qui, di abbattere i muri, di uscire dell’effetto "stanza degli echi", per cui si tende a frequentare “solo chi ha opinioni simili alle nostre” e alzare invece barriere critiche o addirittura aggressive - a volte - con gli altri. Allora finché l’interconnettività aumentata, cresciuta sia veramente un dono avvicini e non allontani noi cattolici dobbiamo usare la rete per costruire ponti, come dice il Papa, imparando ad ascoltare, facendoci spazio nel cuore degli uomini, entrando in una vera relazione con l’altro. È in questo che il libro aiuta. In una splendida espressione Papa Francesco ha sintetizzato: “Non si tratta di riconoscere l’altro come mio simile ma della mia capacità di farmi simile all’altro”. Questo vale anche per i social network!

D. - Come Papa Francesco interviene in questo libro? Quali sono i suoi elementi principali presenti nello sfogliare le pagine di questo volume?

R. - Papa Francesco è la figura che rappresenta il maggior fattore di interazione fra la Chiesa e la società contemporanea grazie al suo modo di comunicare – lo si vede – riesce a parlare ai cuori e alle menti delle persone. Noi di Catholic Voices diciamo che lui è il primo "grande reframer", ovvero colui che esce dalla cornice, perché ha capito che - per i motivi che poi il libro spiega - la cultura occidentale contemporanea vede la Chiesa attraverso delle cornici – in inglese frame – giudicandola più attenta a sé stessa, alla propria dottrina che alle persone e ai loro bisogni. Allora se vogliamo essere ascoltati dobbiamo prima di tutto imparare ad uscire da queste cornici e fare reframing. Mettendo davanti a tutto la misericordia, Francesco ci mostra che Dio è Misericordia, che essa è la sua carta d’identità, come disse in una famosa intervista. Mostrando questo a gesti, a parole, talvolta anche con i silenzi Francesco ha risvegliato – credo – nell’Occidente secolarizzato una "inconscia memoria di Dio". In lui la gente ritrova Cristo ed è quello a cui la nostra comunicazione deve puntare a fare.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Terra Santa. Israeliani lanciano sassi contro cristiani

◊  

Sassi contro i fedeli riuniti sabato scorso per la Messa del Corpus Domini a Rehovot, in Terra Santa, nel cortile della cappella della comunità di Santa Teresa di Lisieux. A lanciarli un gruppo di giovani israeliani dell’età di circa 14 anni, che per due volte hanno gettato pietre contro quanti erano in preghiera. La sassaiola, piuttosto importante, non ha provvidenzialmente ferito nessuno, come riporta il portale del Vicariato per i cattolici di lingua ebraica in Israele.

Mons. Shomali: urgente formare i giovani al rispetto
Mons. William Shomali, vicario patriarcale, ha espresso profonda preoccupazione, e ha sottolineato l’urgenza di offrire a questi giovani una formazione basata sul rispetto per gli altri e le loro credenze. “È triste che la gente in preghiera, per la maggior parte donne che lavorano presso case ebraiche di Rehovot, riceva pietre mentre è in preghiera – ha affermato il presule –. Ancora una volta, richiamiamo l’attenzione alla cultura del disprezzo per gli altri che alberga in alcuni ambienti israeliani e la necessità di trovare soluzioni per curare la società dal radicalismo e dall’intolleranza. È vero che si tratta di giovani di 14 anni – ha proseguito –, ma gli adulti e gli insegnanti sono pienamente responsabili”.

Appello per una raccolta-fondi
In seguito a questo incidente, il Vicariato per i cattolici di lingua ebraica in Israele, ha lanciato un appello di raccolta fondi perché si dia vita ad un luogo di preghiera più grande e più sicuro per i fedeli della zona di Rehovot. La comunità cattolica di Rehovot è cresciuta molto negli ultimi anni. E’ composta da badanti filippine, operatori sanitari migranti provenienti da India, Sri Lanka e Africa e studenti. (T.C.)

inizio pagina

Iraq. Patriarca Sako: Giubileo e Ramadan occasione di pace

◊  

L’Anno giubilare della Misericordia e il Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera islamico, sono “una opportunità per correggere le percezioni reciproche” e per “scegliere la via che conduce alla pace, alla riconciliazione” e a un “clima di fiducia”. È uno dei passaggi del messaggio lanciato dal Patriarca caldeo Mar Louis Rapahel Sako, durante la “Preghiera per la pace in ’Iraq, Siria e nell’intera regione mediorientale”, che si è tenuta in questi giorni a Baghdad. Nel messaggio, inviato ad AsiaNews, il presule esorta i leader religiosi a unire gli sforzi per diffondere “la cultura della tolleranza”, rafforzare “i valori di appartenenza” alla nazione e “mettere al bando ogni forma di estremismo”.

Presenti leader religiosi cristiani, musulmani sunniti e sciiti, yazidi e sabei
La cerimonia interreligiosa, in programma nella chiesa dedicata alla Regina del Rosario, segna la chiusura del mese mariano e ha registrato la partecipazione di capi religiosi cristiani, musulmani sciiti, sunniti, yazidi, sabei. Assieme ai leader religiosi vi erano anche diversi diplomatici e numerosi fedeli, di religione diversa. Esclusa, per questioni di sicurezza, la presenza di delegati governativi.

Sottolineata l’importanza della pace per rafforzare la convivenza
A guidare la preghiera interconfessionale il Patriarca caldeo Mar Louis Raphael Sako, insieme a un capo religioso sunnita e uno sciita, per rafforzare il carattere interreligioso e di pace dell’appuntamento. Nel corso della cerimonia vi è stata la recita di inni, salmi, seguiti da una “preghiera universale” scandita da cristiani, musulmani, yazidi e sabei. I due capi religiosi musulmani (il direttore dell’Ufficio per i beni sciita e l’omologo sunnita) hanno parlato dell’importanza della riconciliazione e della pace “per rafforzare la convivenza”. In Iraq, hanno aggiunto, “ci vuole un cambiamento di mentalità”. E’ seguito l’intervento del Patriarca Sako. Al termine della cerimonia ciascuno dei leader religiosi ha acceso una “candela della pace”, posizionandola ai piedi della statua della Madonna.

inizio pagina

Svizzera. Domenica dei rifugiati, appello di cristiani ed ebrei

◊  

“Riguardo alle immense ondate di profughi, l’Europa e la Svizzera devono affrontare enormi sfide. Non esistono soluzioni semplici. Per rispetto della nostra tradizione umanitaria, non possiamo subordinare la nostra empatia per le persone bisognose al riconoscimento di uno statuto legale di rifugiato” . Lo scrivono, in una nota congiunta, le Chiese e le comunità religiose della Svizzera, in vista dello Sabbat e della Domenica dei rifugiati che ricorreranno, rispettivamente, sabato 18 e domenica 19 giugno. A siglare il comunicato sono: la Conferenza episcopale cattolica elvetica, la Federazione delle Chiese evangeliche della Svizzera, la Chiesa cattolica cristiana locale e la Federazione svizzera delle comunità israelitiche.

Le notizie sui rifugiati sembrano non sorprendere più nessuno
“Tra la compassione e l’applicazione di criteri distintivi politici – si legge nella nota - si apre un vuoto nel quale si specchia la fragilità della nostra propria esistenza”. “Non passa giorno – prosegue il testo – che non si senta parlare dei rifugiati: le loro miserie, i loro tragitti, i campi-profughi, gli alloggi ad essi destinati”. Tutti avvenimenti che – si sottolinea – “ormai non sorprendono più nessuno, ma che hanno uno spazio fisso nei notiziari”. “Nelle regioni in guerra, nessun muro rimane in piedi – scrivono i firmatari – Le cartine geografiche e le coalizioni politiche subiscono, costantemente, cambiamenti radicali e coloro che sbarcano in Europa, sono quelli che sono sopravvissuti al cataclisma”.

Europa, una casa con le travi che scricchiolano
Guardando, poi, al Vecchio Continente, cristiani ed ebrei lo descrivono “come una casa con le travi che scricchiolano in modo preoccupante al passaggio delle naufraghi, i quali avvertono, sul loro viso, un forte vento contrario”. Il dramma è – prosegue la nota – che “la tempesta non distingue tra le vittime di violenza, i bisognosi, i perseguitati e gli opportunisti, gli approfittatori”. Ma prima di “fare distinzioni precise”, concludono i firmatari, si dovrebbe guardare alla storia di Giobbe, che dimostra che “il destino colpisce chi vuole”. (I.P.)

inizio pagina

Messico. Vescovo Veracruz: voto elettorale sia responsabile

◊  

Votare in modo responsabile alle prossime elezioni del 5 giugno, per il rinnovo di sindaci e governatori.: questo l’invito rivolto ai cittadini da mons. Luis Felipe Gallardo Martin del Campo, vescovo della diocesi di Veracruz, in Messico. "Il messaggio della diocesi è per tutti – ha sottolineato il presule, parlando con la stampa - ovvero essere consapevoli della responsabilità di votare, chiedere a tutti di informarsi bene e ricordare che stiamo dando ai politici un mandato per il futuro".

Mostrare maturità politica
Mons. Gallardo Martin del Campo ha evidenziato che gli elettori sono responsabili della realtà in cui si vive: “Dobbiamo partecipare e mostrare maturità politica – ha detto, citato dall’agenzia Fides - esaminare il curriculum di ciascun candidato, dobbiamo vedere chi si prenderà cura delle grandi decisioni, se sarà vantaggioso o no”.

Processo elettorale sia sicuro e legale
Il presule si è poi soffermato sugli episodi di violenza verificatisi ultimamente nel Paese, tra cui il rapimento, forse a scopo di estorsione, di un parrocchiano padre di famiglia. Il crimine è avvenuto il 21 maggio, in piena celebrazione eucaristica, nella chiesa di Santa Rita da Cascia nel porto di Veracruz. Nonostante tali episodi, mons. Gallardo Martin del Campo ha incoraggiato comunque alla partecipazione al processo elettorale, auspicando che esso avvenga in condizioni di sicurezza e di rispetto della legalità. (I.P.)

inizio pagina

Premio Pavoncella a progetti per famiglie con minori malati

◊  

L’Associazione Peter Pan e il progetto “Chicco di Senape”, che offrono accoglienza gratuita a famiglie di bambini ed adolescenti malati di cancro, provenienti dall’ Italia e dall’estero, saranno premiati per il loro impegno sociale alla V edizione del Premio Pavoncella. La manifestazione, che si svolgerà sabato a Sabaudia alle 18, all’Auditorium del Parco Nazionale del Circeo, assegna ogni anno riconoscimenti a donne che si distinguono in diversi ambiti per la loro creatività e il loro contributo nel mondo del lavoro, nella ricerca scientifica, nell’arte, nella cultura e in progetti solidali. Ideato ed organizzato da Francesca d’Oriano, presidente dell’Associazione Arte Oltre, con una giuria, tutta al femminile, di illustri firme del giornalismo italiano, quest’anno il Pavoncella avrà come madrina Pamela Villoresi.

Favorire la socializzazione delle famiglie
La scelta di premiare l’associazione che porta il nome del noto personaggio creato dallo scrittore scozzese James Matthew Barrie nasce per il prezioso contributo offerto da circa 200 volontari nella Grande Casa di Peter Pan, alle pendici del Gianicolo. Si tratta di un polo composto da tre strutture contigue che mette a disposizione dei piccoli pazienti oncologici in cura presso l’ospedale Pediatrico Bambino Gesù e il Policlinico Umberto I, trentatré unità abitative con servizi ed ampi spazi comuni che favoriscono la socializzazione delle famiglie. Per “Chicco di Senape”, nato nella parrocchia romana di Nostra Signora di Coromoto, grazie all’idea e alla buona volontà del parroco, don Francesco Giuliani, e di alcuni fedeli che sono riusciti a realizzare una casa famiglia per genitori costretti dalla malattia di un figlio a risiedere a Roma, sarà premiata Cristiana Squaglia, coordinatrice del progetto.

Il premio Donna dell’Anno alla prima donna rettore dell’Università di Oxford
Il premio “Donna dell’Anno” va a Louise Richardson, prima donna rettore dell’Università di Oxford - negli oltre 800 anni di vita del prestigioso ateneo inglese - che oltre al suo impegno accademico ha dimostrato particolare attenzione ai temi della sicurezza mondiale e del terrorismo, alla condizione femminile, ai diritti umani e alla difesa della pace. Lo speciale attestato “Donna dello Stato e per lo Stato” andrà invece ad Anna Maria Tosto, prima donna Procuratore Generale, presso la Corte di Appello di Bari, e al capitano dell’Arma dei Carabinieri Margherita Anzini, comandante della Compagnia di Terracina.

Dedicato alla maternità il libro che sarà premiato come opera prima
Per la sezione narrativa riceveranno il premio Pavoncella “La banda della culla”, opera prima, di Francesca Fornario (Einaudi); “Le tre notti dell’abbondanza”, romanzo, di Paola Cereda (Piemme); “Solo amore”, selezione giuria e lettrici, di Ludina Barzini (Bompiani). Il riconoscimento per il Giornalismo andrà Diamante D’Alessio, direttore dal 2010 del settimanale “Io Donna” - supplemento del Corriere della Sera - che festeggia 20 anni di pubblicazione.

Ad una violoncellista il premio musica
A Giovanna Famulari sarà assegnato il premio per la sezione Musica. Violoncellista dalla grande versatilità, capace di spaziare dal classico al jazz, alla musica leggera, e di saper armonizzare voce e suono, ha una solida formazione in esecuzione orchestrale acquisita a fianco di vari Maestri, tra i quali Accardo, Rostropovich, Renzetti e Piovani.

Nella ricerca scientifica riconoscimenti a donne che studiano alimentazione e nutrizione
Per la ricerca scientifica sono state scelte la prof.ssa Laura De Gara, ordinario di fisiologia vegetale presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, studiosa ed esperta di alimentazione e nutrizione umana, collaboratrice della Nasa e dell’Esa e tra i “Top Italian Scientists”, che si occupa anche di cooperazione internazionale, e Clara Balsano, direttore dell’Istituto di Biologia e Patologia Molecolari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, specializzata sulle patologie croniche epatiche di origine virale e metabolica, con particolare riguardo allo sviluppo dell’epatocarcinoma. Saranno assegnate anche due borse di studio: a Patrizia Corini, che con la sua tesi ha fornito un contributo per i prodotti da banco, e a Sara Quattrociocchi, per la sua tesi sullo spreco alimentare. Completa l’elenco delle vincitrici della V edizione del Premio Pavoncella Cristina Scappaticci, titolare in Ciociaria di una azienda modello a vocazione zootecnica con annesso un caseificio, che riceverà il riconoscimento per l’Imprenditoria. (A cura di Tiziana Campisi)

inizio pagina

Paesi Bassi. Nuovo sito video dei vescovi olandesi

◊  

È on-line www.katholiekleven.nl, sito video dei vescovi olandesi. Dopo quattro mesi dal lancio dei primi video su YouTube e l’apertura di una pagina Facebook, i cattolici olandesi potranno ora “vedere che cosa c’è di nuovo”, spiega in un editoriale-intervista Daphne Roosendaal, responsabile per la comunicazione delle diocesi di Brada e Rotterdam e coordinatrice del progetto web. Attraverso le immagini video della rubrica “Il messaggio” – riferisce l’agenzia Sir - vengono spiegati i Vangeli della liturgia domenicale; nella sezione “Io credo” appaiono brevi ritratti di persone “con una bella storia di fede, che cercano di vivere attivamente in un modo speciale”. C’è poi lo spazio “Di giorno in giorno”, programma di attualità che cerca di offrire anche approfondimenti attorno alla notizia.

Sezioni speciali per il Papa ed il Giubileo
Papa Francesco e l’Anno Santo della Misericordia costituiscono altre due sezioni. Nella galleria fotografica si trovano “immagini provenienti dalle diverse diocesi che raccontano come le comunità modellano attivamente la loro fede attraverso la carità e le opere di misericordia”, spiega ancora Roosendaal. A collaborare per la produzione di video è un gruppo di giornalisti-fotografi, mentre la coordinatrice del progetto lavora in cooperazione con i responsabili degli uffici stampa delle diocesi. “In futuro speriamo di espandere il numero dei collaboratori, per esempio coinvolgendo i giovani”, conclude Roosendal.

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 153

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.