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Sommario del 05/06/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Canonizzazione Stanislao e Maria Elisabetta. Papa: Dio vince su dolore e morte

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“Gesù chiede per sé la nostra morte, per liberarcene e ridarci la vita”, così Papa Francesco nella Messa celebrata stamani in Piazza San Pietro per la Canonizzazione del Beato polacco Stanislao di Gesù Maria, fondatore dei Chierici Mariani dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, e della Beata svedese Maria Elisabetta Hesselblad, fondatrice dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida. Presenti alla cerimonia anche il presidente polacco, Andrzej Duda e il ministro della cultura svedese, Alice Bah Kuhnke. Il servizio di Roberta Gisotti: 

E’ entrato in processione Papa Francesco nella piazza affollata di fedeli, ad accompagnarlo all’altare 40 cardinali, tra cui Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e 30 presuli tra cui Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma insieme all’arcivescovo luterano di Uppsala, Antje Jackelen. Ispirato dal Vangelo domenicale, Francesco si è soffermato sull’evento centrale della fede: “La vittoria di Dio sul dolore e sulla morte”:

“...nella Passione di Cristo c’è la risposta di Dio al grido angosciato e a volte indignato, che l’esperienza del dolore e della morte suscita in noi. Si tratta di non scappare dalla Croce, ma di rimanere lì, come fece la Vergine Madre, che soffrendo insieme a Gesù ricevette la grazia di sperare contro ogni speranza”.

Nei nuovi Santi si è manifestata la potenza della Risurrezione di Gesù
E questa è stata, ha sottolineato il Papa, anche l’esperienza di Stanislao di Gesù Maria e di Maria Elisabetta Hesselblad, proclamati Santi:

“Sono rimasti intimamente uniti alla passione di Gesù e in loro si è manifestata la potenza della sua Risurrezione”.

Maria Elisabetta Hesselblad, svedese nata nel 1870 da famiglia luterana, emigrata a 18 anni negli Stati Uniti, ammalatasi, una volta guarita si era dedicata a curare, lei, gli ammalati a New York, dove aveva approfondito la fede cattolica e ricevuto il Battesimo. Un anno dopo, nel 1903 era Roma, e qui dopo aver visitato la casa di Santa Brigida, fondava l’Ordine delle suore note come “Brigidine”. Impegnata durante la Seconda Guerra Mondiale ad assistere gli ebrei perseguitati e i più poveri. Morta a Roma nel 1957 è stata beatificata nel 2000.

Stanislao di Gesù Maria, al secolo Giovanni Papczynski, polacco nato nel 1631, sacerdote a 30 anni, aveva lasciato dopo 9 anni i padri Scolopi, per fondare un nuovo istituto di Chierici mariani sotto il titolo della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, 200 anni prima del dogma, dedicato in special modo a promuovere la fede tra la gente emarginata e povera e alla preghiera per i defunti, specie quelli non preparati alla morte. Morto nel 1701 è stato beatificato nel 2007.

Gesù prende su di noi i nostri peccati e ci restituisce vivi alla Chiesa
Richiamando le Letture del giorno su due prodigiose risurrezioni di giovani figli di donne vedove, il Papa ha spiegato:

“Gesù chiede per sé la nostra morte, per liberarcene e ridarci la vita”. “Anche con i peccatori, ad uno ad uno, Gesù non cessa di far risplendere la vittoria della grazia che dà vita”:

“Dice alla Madre Chiesa: 'Dammi i tuoi figli', che siamo tutti noi. Egli prende su di sé i nostri peccati, li toglie e ci restituisce vivi alla Chiesa stessa. E ciò avviene in modo speciale durante questo Anno Santo della Misericordia. La Chiesa oggi ci mostra due suoi figli che sono testimoni esemplari di questo mistero di risurrezione”.

Dopo la Messa, prima della recita dell’Angelus, Papa Francesco ha salutato le autorità polacche e svedesi:

“Il Signore per intercessione dei due nuovi Santi benedica le vostre nazioni”.

Quindi l’invito ai fedeli in Piazza:

“Tutti insieme ci rivolgiamo ora in preghiera alla Vergine Maria, perché ci guidi sempre nel cammino della santità e ci sostenga nel costruire giorno per giorno la giustizia e la pace”.

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Tweet Papa: i Santi non sono superuomini, ma hanno servito gli altri con amore

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"I Santi non sono superuomini, né sono nati perfetti. Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito, al servizio degli altri". E' il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account Twitter, in 9 lingue, @Pontifex poco prima della Messa in Piazza San Pietro per la Canonizzazione di Stanislao di Gesù Maria Papczynski e Maria Elisabetta Hesselbald.

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Rettore Collegio Armeno: visita del Papa nel segno della pace

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Mancano meno di due settimane al viaggio di Papa Francesco in Armenia, in programma dal 24 al 26 giugno. Nel Paese fervono gli ultimi preparativi. Ma con quale spirito gli armeni accoglieranno il Successore di Pietro? Federico Piana lo ha chiesto a mons. Nareg Naamo, rettore del Pontificio Collegio Armeno: 

R. – Lo spirito è uno spirito di gratitudine perché l’anno scorso il Santo Padre con la Messa celebrata il 12 aprile nella Basilica di San Pietro, nell’occasione del centenario del genocidio, si era incontrato con i capi della Chiesa armena, sia cattolica sia apostolica, e anche con il presidente della Repubblica armena, e lo avevano invitato, tutti, a visitare l’Armenia. E questa è stata la sua risposta, come padre ai suoi figli, che va a visitarli e a trovarli.

D. – Qual è la situazione che Papa Francesco si troverà davanti in questa visita?

R. – E’ una visita storica, per noi armeni, ma anche una visita che coinvolge tanti sguardi, tanti punti: sia a livello religioso, sia a livello ecumenico e soprattutto a livello politico. La regione in cui andrà a celebrare il Santo Padre è una regione che è stata colpita anni fa da un grande terremoto che ha fatto tanti danni e migliaia di vittime e ha lasciato a tutt’oggi tanta gente senza tetto. Perciò la visita del Santo Padre è una visita molto importante a livello politico, a livello internazionale e anche a livello umano ed evangelico.

D. – Secondo lei, quali frutti porterà questa visita?

R. – Nelle sue visite, ultimamente vediamo sempre questo suo carisma che cambia spiritualmente ma anche umanamente. E siccome il Santo Padre farà anche una visita di pace, non solo in Armenia ma nei mesi prossimi anche in Georgia e in Azerbaigian, due Paesi confinanti con l’Armenia e che non hanno buoni rapporti – soprattutto l’Azerbaigian. Perciò ci aspettiamo da questa visita molti frutti …

D. – Prima faceva riferimento all’aspetto ecumenico, altro punto importante di questa visita …

R. – Conosciamo molto bene, del Santo Padre, il carisma dell’avvicinamento, di far sentire bene la gente che gli sta vicino. A questo nostro popolo che ha sofferto tanto negli anni passati per la sua fede, per il suo attaccamento alla Chiesa cattolica, la sua visita darà un soffio di speranza, un soffio di amore: è il padre che viene a visitare i suoi figli. Sappiamo molto bene che la Chiesa armena apostolica se anche non ha l’appartenenza dogmatica alla Chiesa cattolica, è comunque una Chiesa molto vicina alla Chiesa cattolica: ha dato tanti martiri, teologi e dottori, soprattutto l’anno scorso, con il riconoscimento da parte del Santo Padre di San Gregorio di Narek come Dottore della Chiesa universale … Tutti questi doni, tutti questi frutti che sta dando la Chiesa cattolica alle Chiese non unite ad essa, questo oggi ci dà anche un grande soffio di speranza e di vita ecumenica.

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Oggi in Primo Piano



Libia: milizie governative conquistano base aerea dell'Is

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In Libia continua l’avanzate delle milizie fedeli al governo di unità nazionale di Tripoli contro il sedicente Stato Islamico. Riconquistata un’importante base aerea a Sud di Sirte, roccaforte dei jihadisti. Il premier del governo libico Serraj, intanto, esclude un intervento militare internazionale nel Paese. Il servizio di Michele Raviart

La base di Gardabiya, a circa 20 chilometri dalla città di Sirte, è un’importante postazione strategica per i canali di approvvigionamento dello Stato Islamico. Le milizie di Misurata, leali a Tripoli, l’hanno riconquistata lasciando l’Is, secondo il portavoce delle truppe libiche, sempre più intrappolato nella zona. Gli stessi jihadisti hanno annunciato di aver stabilito una base difensiva a 70 chilometri ad Est di Sirte, circondata da mine e trappole sul terreno. Intanto, mentre ad Est avanza la Guardia petrolifera della Cirenaica, alleata del governo, due gruppi (la Forza armata antiterrorismo e la brigata militare di intelligence) hanno annunciato al ministro della Difesa il loro appoggio al governo nato con la mediazione delle Nazioni Unite. Le due formazioni erano precedentemente affiliate al generale Haftar, rivale di Tripoli. Il premier Fajez al-Serraj, in un’intervista ad un quotidiano francese, ha poi escluso un intervento internazionale contro lo Stato Islamico. “E’ vero che abbiamo bisogno di aiuto nella nostra lotta contro il terrorismo”, ha detto, “ma la presenza di truppe di altri Paesi sul nostro territorio sarebbe contraria ai nostri principi. Ci servono satelliti per la raccolta di immagini, intelligence e aiuto tecnico. Non bombardamenti”.

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Italiani al voto in 1342 comuni italiani, rischio astensione

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Italia oggi al voto amministrativo che interessa oltre 13 milioni 400 mila italiani chiamati a rinnovare le amministrazioni di 1.342 comuni. Seggi aperti dalle 7 alle 23 tranne in Friuli Venezia Giulia dove si vota dalle 8 alle 22. L’eventuale turno di ballottaggio domenica 19 giugno. Alle ore 12, secondo i dati del Viminale, ha votato circa il 18 per cento dell'elettorato, dato più basso a Roma dove ha votato solo il 14 per cento.  Il servizio di Giampiero Guadagni: 

Sono 1.342 i comuni interessati dal voto. 25 i capoluoghi di provincia. Sette i capoluoghi di regione: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Cagliari e Trieste. Il sindaco si sceglie con l’elezione diretta. Nei comuni sotto i 15 mila abitanti vince il candidato che ha preso più voti; oltre i 15 mila, vince al primo turno il candidato che ottenere il 50 per cento più uno. Altrimenti i primi due vanno al ballottaggio del 19 giugno. Ma come si vota? L’elettore può tracciare un segno solo sul simbolo di una lista, assegnando in tal modo la propria preferenza alla lista contrassegnata e al candidato sindaco da quest'ultima appoggiato; oppure tracciare un segno sul simbolo di una lista e, contestualmente, un segno sul nome di un candidato sindaco non collegato alla lista votata (questo è il cosiddetto voto disgiunto); l’elettore può infine  tracciare un segno solo sul nome del sindaco, senza estendere il voto alle liste collegate. A Roma, Milano e Napoli le schede saranno due, perché si vota anche per circoscrizioni e municipi. Roma e Milano le sfide più attese e incerte. Nella Capitale  partita aperta tra Raggi, Movimento 5 Stelle; Giachetti, Pd, Meloni, Fratelli d’Italia appoggiata dalla Lega; Marchini, lista civica sostenuto da Forza Italia. Centrodestra unito invece a Milano a sostegno di Parisi che sfida Sala. Come spesso accade, il voto locale può avere riflessi nazionali. Per l’opposizione è un autentico banco di prova per il la tenuta della maggioranza. Per il premier Renzi la partita vera per il governo si giocherà con il referendum di ottobre sulle riforme costituzionali.

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Perù: ballottaggio presidenziale tra Fujimori e Kuczynski

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Perù oggi al ballottaggio per eleggere il nuovo presidente. Si sfideranno Keiko Fujimori, figlia dell’ex-presidente Alberto, attualmente in carcere per violazione dei diritti umani, e Pedro Pablo Kuczynski, economista liberale. Secondo gli ultimi sondaggi si prospetta un testa a testa tra i due candidati, con Kuczynski che ha ricevuto l'appoggio dell'esponente di sinistra Veronika Mendoza, terza al primo turno. Sul possibile esito di questa consultazione elettorale, Michele Raviart ha intervistato il giornalista Maurizio Chierici, esperto di questioni sudamericane: 

R. – E’ un enigma, perché sono due Perù che votano, anche molto diversi fra loro. Esiste un Perù che è povero e che tutti noi vediamo: 10 milioni di abitanti senza acqua, senza un lavoro fisso (e un Perù più benestante). Ma esistono anche due Perù che sono divisi anche fra città e campagna; ed esistono, poi, due candidati - Pedro Pablo Kuczynski e Keiko Fujimori - che hanno due storie molto diverse. La scelta dipenderà anche da quale storia convincerà la gente. La storia di Keiko è la storia della figlia di Fujimori, il dittatore, che ha fatto un colpo di Stato per allungare per sempre la sua presidenza, cambiando la Costituzione; Kuczynski ha, invece, un profilo molto diverso, è un ex banchiere, ha rapporti culturali con l’Europa ed è cugino del grande regista Jean-Luc Godard.

D. – Qual è l’idea di Perù che hanno i due candidati?

R. – La Fujimori ha puntato proprio sugli ultimi: marcia sulle città partendo dalle campagne. Kuczynski promette, invece, di estendere il modello delle città alle campagne. La Keiko, come il padre, ha una radice popolare, populista molto evidente; Kuczynski può raccogliere il voto prima di tutto della classe media, cittadina, degli intellettuali e degli arrabbiati.

D. – Qual è lo stato di salute della democrazia in Perù?

R. – Lo stato di salute della democrazia in Perù risente del dopo-Fujimori e del dopo-Toledo: tutto si disgrega nelle abitudini del Paese, nel servilismo dei giornali, di quella “stampa amarilla” inventata da Fujimori, la stampa dei pettegolezzi, per distruggere senza motivi politici tutti gli avversari che si affacciavano. Esiste una diffidenza della popolazione verso l’informazione della stampa. Il Paese, in un certo senso, è migliorato: esistono meno immigrazioni, che una volta erano selvagge anche verso l'Europa, anche in Italia. Le città, le periferie, le campagne: è questo che sta diventando ancora il Paese.

D. – Abbiamo detto che la situazione economica del Perù è migliorata negli ultimi anni, però rimangono ancora alcuni punti critici: penso – per esempio – al grande numero di bambini lavoratori, che è il numero più alto in tutto il mondo…

R. – E’ vero! Le scuole vengono abbandonate subito e diventano bambini lavoratori. Queste sono le promesse di Keiko Fujimori: promesse alle quali gli emarginati credono, perché lei ha lavorato con loro e la campagna elettorale è partita tra di loro ed è poi marciata sulle città. Kuczynski, invece, non arriva alle campagne: tanto è vero che ha limitato i suoi interventi pubblici, concentrandosi proprio nei centri in cui esistono industrie e dove esiste una cultura più o meno europea.

D. – I vescovi del Perù hanno invitato le persone ad andare a votare. E’ legittimo aspettarsi una alta affluenza?

R. – Sarà una affluenza un po’ più alta delle altre volte, perché gli emarginati hanno trovato la loro eroina e gli intellettuali e la borghesia la speranza di bloccare il ritorno di Fujimori.

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Parroco in Indonesia: forza del dialogo, antidoto all'estremismo

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Con oltre 250 milioni di abitanti l’Indonesia è il più popoloso Stato a maggioranza musulmana al mondo, eppure nonostante alcuni tentativi di infiltrazione da parte di gruppi dell’Islam radicale non è considerato un Paese a rischio di fondamentalismo religioso. Anche gli attentati che a gennaio hanno colpito la capitale, Jakarta, vengono percepiti come segnali preoccupanti di un malcontento sociale latente e non come un’offensiva di frange politiche legate all’Is. A confermare la solidità del pluralismo religioso e democratico dell’Indonesia è padre Karolus Mulyatnu, vice parroco della parrocchia di Cristo Re a Yogjakarta nella parte centrale di Java. Stefano Leszczynski lo ha intervistato: 

R. – Gli estremisti sono cresciuti in Indonesia, soprattutto dopo il 1998, quando c’è stata la caduta di Suharto e la conseguente apertura democratica. Questa nuova situazione ha permesso la comparsa di molti gruppi, alcuni dei quali caratterizzati da una forte chiusura; ma c’è anche una mentalità diversa che ci spinge a crescere insieme attraverso un dialogo più aperto e l’attuale situazione ci fa sentire responsabili dello sviluppo di questo dialogo. Per questo, noi cristiani cattolici non abbiamo paura quando accade qualcosa di brutto.

D. - Il dialogo, la misericordia, il perdono sono tutti temi centrali del Pontificato di Papa Francesco …

R. - Il dialogo è un modo di vivere; è un modo di essere e proclamare il Vangelo. Noi dobbiamo, per forza, vivere il dialogo in maniera quotidiana. Questo perché il dialogo è un elemento molto importante della vita in Indonesia. Il messaggio del Santo Padre è molto importante perché ci dà la forza di essere cristiani in Indonesia, perché noi ci sentiamo parte della Chiesa universale. Quindi, le parole del Santo Padre ci danno molta forza per vivere la nostra vita cristiana in Indonesia.

D. - I cristiani cercano il dialogo, questo è chiaro, ma i musulmani cercano il dialogo con i cristiani?

R. - Sì, soprattutto i gruppi più grandi musulmani in Indonesia - Muhammadiah e  Nahdlatul Ulama - vivono  questo dialogo. Soprattutto Nahdlatul Ulama ha proclamato che loro sono “musulmani di Nusantara”, che significa “Musulmani di Indonesia”. In Indonesia viviamo nella diversità. Allora i musulmani hanno proclamato - come musulmani indonesiani – che il dialogo è necessariamente parte della nostra religione, così come per i musulmani, i cristiani e le altre religioni in Indonesia.

D. - Come si vive l’Anno giubilare in Indonesia?

R. - Viviamo la misericordia quando c’è fraternità e dal momento che la fraternità nasce da una madre, allora attraverso la misericordia viviamo la maternità della Chiesa. La Chiesa è una madre che abbraccia tutti. Viviamo questa spiritualità anche all’interno della nostra Chiesa e questo ci dà la forza per crescere insieme con gli altri, soprattutto per sviluppare dialogo e fraternità. Questo è quello che viviamo. Inoltre, la misericordia trova la propria espressione nella carità verso tutti, soprattutto verso  i poveri. La misericordia viene vissuta anche a livello più intimo all’interno della Chiesa, favorendo anche una maggiore unità spirituale. Questa è una condizione essenziale per poter condividere la nostra spiritualità nella società, con gli altri. È questo quello che cerchiamo di vivere insieme. Come le altre Chiese in Asia anche quella indonesiana riflette la necessità di vivere la propria dimensione spirituale nella vita quotidiana, attraverso la fraternità e il dialogo.

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Giubileo Misericordia: a Capua, inaugurata "la casa dei nonni"

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E’ stata inaugurata lo scorso 20 maggio e a frequentarla sono già un centinaio di anziani. E’ “La casa dei nonni” di Capua, in Campania, un centro diurno voluto come opera di Misericordia in quest’anno giubilare. La struttura, chiamata “Casa Sacro Cuore”, è stata donata da privati all’amministrazione comunale ed è stata realizzata - nell’ambito delle opere di misericordia dell’Anno Giubilare - grazie alla collaborazione di diverse istituzioni, fondazioni e associazioni. A gestirla sono dei volontari insieme a don Gianni Branco, parroco delle parrocchie del centro storico di Capua, dove si trova “La casa dei nonni”. Tiziana Campisi lo ha intervistato: 

R. – Ci siamo resi conto che, soprattutto nel centro storico, la situazione più emergente era quella dei nonni, cioè quella delle persone anziane che per motivi diversi vivono da sole in casa, che hanno un reddito troppo basso per potersi permettere servizi stabili in casa. E questo ci ha fatto nascere il pensiero di realizzare per loro un Centro diurno, nel quale possano trascorrere la giornata, avere accesso a una serie di attività, soprattutto di socializzazione, di dialogo, musica, canto, attività laboratoriali, qualcosa che li facesse stare bene, in compagnia ed esprimesse uno spirito di famiglia. E mi sembra che sia la risposta più bella e più significativa alle loro aspettative.

D. – Com’è organizzato questo Centro diurno?

R. – Il Centro è stato pensato, per la gestione, con il contributo di volontari; è su tre livelli, ha degli spazi interni, dei cortili, un piccolo giardino, tre grandi sale, una sala da pranzo, che può essere utilizzata anche per momenti di festa, ha una bella cucina attrezzata e anche due piccoli appartamenti che possono sopperire a necessità improvvise, a situazioni di estremo disagio da parte di persone anziane che si trovino momentaneamente senza abitazione, senza sostegno.

D. – La “Casa dei nonni” è un’opera di misericordia nell’ambito dell’Anno giubilare. Come sta vivendo la diocesi questo Giubileo?

R. – Il Giubileo della Misericordia, fin dalle prime battute, si è connotato non come un Giubileo liturgico. Certo, i momenti assembleari, le celebrazioni eucaristiche, la possibilità di accostarsi stabilmente al Sacramento della Riconciliazione, chiaramente sono parte integrante del cammino giubilare; però, il Giubileo si è connotato come un Giubileo della carità e si è immaginato, appunto, di realizzare questa casa nella quale anche gli anziani potessero avere risposte concrete, immediate ai loro bisogni primari, soprattutto il bisogno di dialogo, di relazione, di ascolto e, non marginalmente, il bisogno di coccole …

D. – La “Casa dei nonni” è stata inaugurata da poco; com’è cambiato l’umore degli anziani?

R. – Mettere l’anziano al centro della pastorale è solo un piccolo segmento, perché, in realtà, l’idea di fondo di una pastorale rinnovata ha come centro la famiglia nella sua globalità. Ciascuna famiglia deve diventare protagonista della vita della comunità; ciascuna famiglia dev’essere posta al centro della vita della comunità e, portando al centro le famiglie, portiamo al centro anche bambini, ragazzi, adulti, anziani, con quella straordinaria capacità che ciascuno porta con sé nel cuore, con la risorsa umana, psicologica, intellettuale, affettiva, volitiva e anche con le problematiche che accompagnano la nostra vita. Quindi, la casa è solo un ulteriore segmento di un progetto un po’ più ampio che ha come titolo “Capua, città solidale”, cioè una città che si prende cura di sé, una città che non attende salvatori che vengano dall’esterno, ma che sa di doversi rimboccare le maniche per offrire anche un servizio concreto a quelle situazioni di maggiore bisogno, con le proprie risorse e le proprie energie. Le famiglie che si prendono cura delle famiglie: questa è l’idea fondamentale.

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Giornata Ambiente. Onu: impegnarsi per un futuro sostenibile

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“E’ necessario  passare da una finanza che concentra poteri a una economia solidaristica”. Così Andrea Masullo, presidente del Comitato Scientifico di Greenaccord, nell’odierna Giornata mondiale dell’Ambiente indetta dall’Onu. Centrali per Masullo gli impegni assunti nella Conferenza mondiale sul clima di Parigi, lo scorso dicembre e l’auspicio alla “responsabilità per la cura della casa comune” dell’Enciclica di Papa Francesco, Laudato SìGioia Tagliente lo ha intervistato: 

R. – Siamo in una situazione in cui la politica non riesce ancora a recepire gli orizzonti lunghi delle questioni ambientali che incombono sul futuro dell’umanità. Pensiamo al cambiamento climatico che in qualche maniera trascina un po’ tutti gli altri, mentre le politiche dei singoli Stati sono ancora molto contradditorie; pensiamo che gli impegni volontari, che rappresentano più del 90 percento delle emissioni globali, sono largamente insufficienti per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Tuttavia, si stanno muovendo i mercati. Ormai le fonti rinnovabili si stanno affermando con le loro gambe, nonostante la caduta del prezzo del petrolio.

D. – Fondamentale in questo senso il richiamo alla "responsabilità comune" nell’ultima Enciclica del Papa, Laudato si'

R. - Certamente. L’auspicio affinché tutti i potenti del mondo si assumano la responsabilità di curare la casa comune a nome dell’intera famiglia umana lo sta realizzando non la politica, ma quel mercato finanziario che dallo stesso Papa è additato come una delle cause del problema. Questo è molto importante perché c’è un lento, ma progressivo spostamento di interessi verso le energie rinnovabili, verso le economie circolari, verso l‘economia verde. Purtroppo ancora non vediamo il lato umano di questa conversione, mentre la conversione ecologica sul piano tecnico, in qualche maniera, sta facendo dei passi ancora non sufficienti, ma importanti, non vediamo ancora un atteggiamento di responsabilità verso i Paesi poveri.

D. - Una recente ricerca sostiene che sono in corso 1746 conflitti ambientali. Come si potrebbe combattere questa realtà?

R. - Il superamento di un’economia fondata su risorse come quelle fossili, petrolifere, stempererebbe da solo i motivi di conflitto. Quando la politica mondiale avrà deciso di convertirsi verso la sostenibilità, avremo un mondo policentrico in cui anche le istituzioni saranno molteplici; non ci sarà soltanto da accaparrare risorse illimitate e localizzate geograficamente, ma ognuno avrà le proprie opportunità e lo scambio internazionale diverrà gioco forza fondamentale.

D. - Nonostante le campagne di sensibilizzazione sembra che il mondo non creda che le risorse possano finire. Come si può vincere questa sfida?

R. - I progressi sono stati tali che l’uomo stenta a pensare che si possa costruire un tema diverso per continuare a produrre benessere e resta assillato da questa ideologia del consumo. Quindi vincere questa inerzia è molto difficile; c’è bisogno di introdurre dei principi etici che riconoscano, innanzitutto, gli allarmi della scienza, ma soprattutto la necessità di passare da un sistema basato sulla competizione che, tra gli Stati, diventa anche aggressione fino a diventare poi violenza e guerra. Il Papa nell’Enciclica usa questa immagine molto importante della casa comune: “Non pensino i Paesi ricchi di potersi chiudere nelle proprie belle stanze di questa casa comune pensando che i problemi siano di altri, perché se la casa crolla, crolla per tutti”.

D. - Come possiamo fare affinché le risorse siano a favore dell’uomo e non contro l’uomo?

R. - Il Papa parla molto bene di debito ecologico, soprattutto a danno delle popolazioni povere dalle quali provengono la maggior parte delle risorse che usano le popolazioni. Non c’è via di uscita se non passare da un’economia e da una finanza che concentra ad un’economia solidaristica che distribuisce. Purtroppo, il processo economico di questi ultimi decenni è un processo di concentrazione. Anche in Paesi ricchi, come negli Stati Uniti, l’aumento del prodotto lordo è stato accaparramento del dieci percento della popolazione, mentre le fasce intermedie stanno scendendo nella scala sociale ed hanno sempre più difficoltà.

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Spesa solidale per 10 famiglie grazie alla onlus "Amici di Totò"

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Dieci famiglie in disagio economico aiutate nel nome di Totò. È l’ultima di una serie di iniziative benefiche messe in campo da Alberto De Marco, presidente della onlus “Amici di Totò… a prescindere”. De Marco è anche l’autore di una ricca biografia sulla grande maschera comica del cinema e del teatro italiano, di recente pubblicazione, le cui copie vendute stanno finanziando la spesa solidale delle 10 famiglie. De Marco ne parla al microfono di Alessandro De Carolis

R. – In realtà non abbiamo fatto niente di straordinario perché abbiamo semplicemente seguito lo stile di Totò, che nutriva grande amore per il prossimo. E anche nel libro dedicato a Antonio de Curtis – “Totò, Il grande artista dalla straordinaria umanità” – abbiamo voluto evidenziare i tantissimi gesti di grande umanità che hanno caratterizzato la vita di Totò, che è come un iceberg – ne conosciamo soltanto una parte, attraverso i racconti degli amici. Attualmente, sono dieci le famiglie, segnalate dalle parrocchie dei quartieri più popolari, alle quali abbiamo dato una card da utilizzare presso il supermercato “Adi” di Salerno, valida da gennaio fino a dicembre 2016 – quindi per un anno – con cui fanno una spesa di 200 euro. E noi miriamo ad aumentare le famiglie: non solo il numero, ma anche il periodo, perché tra 12 mesi vorremmo continuare ad aiutare. E un’altra delle ardue imprese che ci accingiamo a fare con don Aniello Manganiello, il parroco di Scampia – che fa parte del nostro direttivo e che tiene a far sì che le persone non delinquano – è quella di creare anche delle opportunità lavorative e di investire in alcune attività. Infatti, ci sono molti giovani che hanno tante capacità, ma che sono costretti ad andare in America o in tanti altri posti per poter trovare un inserimento lavorativo. Noi cerchiamo di darglielo.

D. – Quali progetti, parlando di lavoro, pensate di voler promuovere?

R. – Io sto lavorando alla creazione di due Fondazioni: una dedicata a Totò, che non esiste, e l’altra all’eroe disabile che ha collaborato al libro, Duilio Paoluzzi. Abbiamo un ampio raggio di azione: nel campo della filmografia, come pure abbiamo interesse a facilitare quelle attività dove non ci sono persone che continuano a realizzarle. E quindi anche attività professionali, come insegnare nell’ambito della fotografia, o nel campo della psicologia con una serie di esperti. Anche in questo settore abbiamo intenzione di investire.

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Nella Chiesa e nel mondo



Bangladesh: ucciso dai jihadisti un commerciante cristiano

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In Bangladesh un commerciante di religione cristiana è stato ucciso a colpi di machete vicino ad una chiesa a Bonpara, nel Nord del Paese. La vittima, un uomo di 65 anni titolare di una drogheria, è l’ultima di una serie di violenze di matrice jihadista dirette contro le minoranze religiose e i militanti laici. Una decina le persone assassinate negli ultimi due mesi, l’ultima delle quali la moglie di un agente della polizia antiterrorismo. La maggior parte degli attacchi è stata attribuita a un gruppo islamista locale, che si sospetta abbia legami con lo Stato Islamico e con Al Qaeda. (M.R.)

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Afghanistan: i talebani attaccano un tribunale, sette morti

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In Afghanistan almeno sette persone sono rimaste uccise in un attacco dei talebani al tribunale di Pul-e-Alam, capoluogo della provincia centrale afghana di Logar. Tra le vittime un procuratore provinciale, nominato di recente e sei civili. Uccisi i tre componenti del commando, che indossavano le uniformi militari delle forze di sicurezza. 23 le persone rimaste ferite. (M.R)

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Mons. Minassian: Armenia pronta alla riconciliazione

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“L’Armenia è pronta a ricevere qualsiasi invito di riconciliazione”. Lo assicura mons. Raphael Minassian, ordinario per gli armeni cattolici dell’Europa orientale, commentando, all’agenzia Sir, la risoluzione approvata giovedì scorso dal Bundestag tedesco, che definisce come genocidio il massacro degli armeni da parte dell'Impero Ottomano, avvenuto tra il 1915 e il 1916. La mozione è stata adottata con un solo voto contrario e un astenuto. Immediata la reazione della Turchia che ha richiamato ad Ankara il proprio ambasciatore in Germania ed ha parlato di serie conseguenze nei rapporti economici e militari tra i due Paesi.

Una gioia ed una consolazione per il popolo armeno
“Per tutti gli armeni è stata una gioia ed una consolazione”, dice mons. Minassian che racconta poi la sua storia familiare: “Io non ho mai conosciuto i miei nonni; è stata una mancanza che ha influito direttamente e indirettamente sulla mia storia personale e come me ci sono migliaia, centinaia di migliaia di persone”. Infine, mons. Minassian sottolinea l’importanza del perdono, definendolo “un valore umano altissimo”.

L’apprezzamento dei Catholikos armeni Karekin II e Aram I
Grande “apprezzamento” e “gratitudine” per la mozione del Parlamento tedesco sono stati espressi dal Patriarca Supremo e Catholicòs di tutti gli Armeni Karekin II e dal Catholicòs della Grande Casa di Cilicia, Aram I che hanno parlato di “un atto di portata storica”. (L.Z)

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Myanmar. Card. Bo ai sacerdoti: urge rivoluzione della misericordia

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“Diventate il pane della misericordia, spezzato e distribuito a tutti i nostri fratelli”. Lo ha detto il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, ai sacerdoti riuniti, in questi giorni, nella cattedrale di Santa Maria per celebrare il Giubileo loro dedicato. Erano presenti i consacrati dell’arcidiocesi e delle diocesi di Pathein, Mawlamyine, Hpane Pyay. Nell’omelia – riferisce l’agenzia AsiaNews – il porporato li ha spronati a compiere la “rivoluzione della misericordia” portata da Cristo.

Occorre una rivoluzione morale, nella sequela di Cristo
“Quello di cui invece abbiamo bisogno oggi – ha affermato il cardinale Bo – è di una rivoluzione morale. Si, l’anno della Misericordia è un anno di rivoluzione morale e la guida di questa rivoluzione è Gesù Cristo”. Guardando, poi, alla storia dell’umanità, l’arcivescovo di Yangon ha ricordato i secoli attraversati da gesti di violenza: “Su circa 5 mila anni di storia - ha detto - le fonti ci dicono che solo 120 sono stati senza guerre”. Ed è, dunque, in questo panorama drammatico che “Cristo appare con il suo grande messaggio: siate misericordiosi come lo è il vostro Padre celeste. Pregate per quelli che vi odiano e che vi perseguitano. Perdonate settanta volte sette”.

Misericordia, nucleo dell'identità umana
“Per l’uomo moderno questo sembra impraticabile”, ha aggiunto il porporato, ma Papa Francesco “ci sta mostrando con le sue azioni che la misericordia è il nucleo dell’identità umana. La sua identificazione con i poveri, le sue visite nelle carceri, la sua accoglienza ai rifugiati, ci dicono che egli è davvero il profeta della misericordia e il mondo è stato attratto ancora una volta da questo messaggio”.

Famiglie siano epicentri di misericordia
Come sacerdoti, ha detto ancora il cardinale rivolgendosi ai presenti, “siamo chiamati a perdonare e ad usare il confessionale come un ospedale da campo”. Il porporato ha poi ringraziato tutti i religiosi che “si prendono cura dei poveri, dei malati, degli affetti da Hiv”, sottolineando che la loro è un’opera di misericordia “fondamentale”, poiché “la povertà si sta diffondendo sempre più in fretta” nel Paese. Infine, il porporato ha ribadito che le opere di misericordia non sono appannaggio solo dei sacerdoti, anzi: “Faccio appello alle famiglie – ha detto - perché siano anch’esse epicentri di misericordia”.

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Appello cattolici e ortodossi americani per il Medio Oriente

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Il cammino ecumenico e il dramma dei rifugiati: questi i temi principali affrontati dal Comitato congiunto cattolico-ortodossi degli Stati Uniti, riunitosi nei giorni scorsi a Contoocook, nel New Hampshire. “I leader religiosi – si legge nel comunicato conclusivo dei lavori, pubblicato sul sito web della Conferenza episcopale statunitense – hanno manifestato le loro speranza e preghiere per il Concilio Panortodosso”, in programma a Creta dal 16 al 27 giugno prossimi.

Crisi umanitaria in Medio Oriente sempre più grave
Riconoscendo “l’importanza” di tale avvenimento “per la comune testimonianza delle Chiese cattoliche ed ortodosse” – prosegue la nota – il Comitato congiunto ha espresso l’auspicio che “l’unità tra le Chiese ortodosse autocefali locali sia di grande beneficio alla ricerca dell’unità e della comunione tra cattolici e ortodossi”. Al contempo, nel corso dei lavori è stata affrontata anche “l’attuale e sempre più grave crisi umanitaria nel Medio Oriente”.

Escalation di violenza contro i cristiani
A tal proposito, “i vescovi – si legge nella nota – hanno riconosciuto l’escalation di violenza contro i cristiani che recentemente il Congresso degli Stati Uniti ha descritto come un genocidio”. Inoltre, i presuli hanno “espresso la loro gratitudine per quei Paesi che hanno accolto innumerevoli migranti e rifugiati in questo periodo”, invitando poi “tutte le persone di fede a pregare il Signore, che non è un Dio della guerra ma della pace, affinché doni consolazione agli afflitti”.

Lavorare alla piena comunione tra ortodossi e cattolici
Istituito nel 1981 dalla Conferenza permanente dei vescovi ortodossi canonici in America (l’attuale Assemblea dei vescovi ortodossi canonici degli Stati Uniti) e dalla Conferenza episcopale Usa, il Comitato congiunto è co-presieduto dal cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, e dal Metropolita Methodios, della Metropolia greco-ortodossa della medesima città. Il suo obiettivo primario è quello di “contribuire alla restaurazione della piena comunione tra la Chiesa ortodossa e quella cattolica”. (I.P.) 

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Germania: luterani preparano celebrazioni per 500.mo Riforma

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“Radicati nell’amore di Dio, scrutando il futuro di Dio”: su questo tema si svolgerà la prossima riunione del Consiglio della Federazione Luterana Mondiale (Flm) in programma dal 15 al 21 giugno a Wittenberg, in Germania.

Ultima sessione Consiglio prima della 20.ma Assemblea generale del 2017
Si tratta dell’ultima sessione dell’organo direttivo della Flm prima della sua 20.ma Assemblea generale e della celebrazione centrale dei 500 anni della Riforma, ospitate ambedue a Windhoek, in Namibia, dal 10 al 16 maggio 2017. Le commemorazioni del 2017 saranno uno dei principali punti all’ordine del giorno alla riunione. Il segretario generale dell’organismo, il rev.do Martin Jung, aggiornerà i delegati sulle iniziative promosse quest’anno per il centenario, compresa la Commemorazione ecumenica congiunta luterano-cattolica del 31 ottobre prossimo in Svezia, alla quale parteciperà Papa Francesco. Ad introdurre il tema centrale della riunione sarà il presidente della FLM, il rev.do Munib A. Yunan, vescovo della Chiesa evangelico-luterana in Giordania e Terra Santa.

In programma anche un pellegrinaggio ecumenico
L’agenda della settimana di lavori comprenderà anche un pellegrinaggio nei luoghi storici della città dove Martin Lutero affisse l'elenco delle “95 tesi” che diedero il via alla Riforma protestante, al quale sono stati invitati anche ospiti ecumenici. In programma, inoltre, l’inaugurazione di una croce simbolica (Himmelskreuz) nel Luther Garten, alla presenza del presidente della Repubblica federale tedesca, Joachim Gauck. Alla realizzazione del giardino, iniziata nel 2009, stanno contribuendo diverse chiese luterane sparse nel mondo, che sono state invitate a piantarvi 500 alberi entro il 31 ottobre 2016. (A cura di Lisa Zengarini)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 157

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.