Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 08/06/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa: nozze di Cana più di un miracolo, un'Alleanza d'amore

◊  

Il miracolo alle nozze di Cana. Questo primo “segno” della misericordia, dell’amore del Padre, è stato al centro della catechesi del Papa, oggi, all’udienza generale. Alle oltre 20 mila persone presenti in piazza San Pietro, Francesco ha svelato come, al di là del racconto di un miracolo, in queste nozze ogni parola e espressione svelino l’intero mistero di Cristo, il suo legame d’amore con la Chiesa e i discepoli, e la missione affidata ai cristiani, che è ascoltare e mettere in pratica la Parola. Il servizio di Gabriella Ceraso

Dopo aver approfondito le parabole della misericordia il Papa ne affronta i miracoli, i segni, e Cana, avverte, ne è una sorta di “portale d’ingresso”, molto più che un racconto del miracolo e questo, sin dall’introduzione, con “Gesù che insieme a tutti i discepoli, sua famiglia, partecipa alle nozze”.

A Cana stipulata una Nuova Alleanza d'amore
Dando avvio al suo ministero pubblico, spiega Francesco, Gesù si manifesta come lo "sposo del popolo di Dio" e "rivela la profondità della relazione che ci unisce a Lui", “una nuova Alleanza di amore”:

“Cosa c’è a fondamento della nostra fede? Un atto di misericordia con cui Gesù ci ha legati a sé. E la vita cristiana è la risposta a questo amore, è come la storia di due innamorati. Dio e l’uomo si incontrano, si cercano, si trovano, si celebrano e si amano: proprio come l’amato e l’amata nel Cantico dei Cantici”.

“Tutto il resto viene come conseguenza di questa relazione”, prosegue Francesco. A partire dalla Chiesa, "la famiglia di Gesù in cui si riversa questo amore", da custodire e donare. E poi, a un’alleanza d’amore non può mancare la gioia, come in un banchetto non può mancare il vino. E a questo punto il Papa si rivolge a braccio ai fedeli, tra cui anche un gruppo di coppie al 50.mo anniversario di matrimonio, che già aveva salutato come il “vino buono”, “bella testimonianza” per gli sposi novelli:

“L’acqua è necessaria per vivere, ma il vino esprime l’abbondanza del banchetto e la gioia della festa. E una festa di nozze nella quale manca il vino; i novelli sposi provano vergogna di questo. Ma immaginate voi finire una festa di nozze bevendo thé, sarebbe una vergogna. Il vino è necessario per la festa”.

Trasformando in vino l'acqua delle anfore, spiega quindi il Papa, Gesù "compie un gesto eloquente: trasforma la Legge di Mosè in Vangelo,portatore di gioia".

L'eredità dei cristiani: ascoltare e mettere in pratica la Parola
L’eredità che invece Gesù consegna a tutti noi è custodita, spiega ancora Papa Francesco, ed "è curioso", nelle ultime parole che Maria rivolge ai servitori del banchetto di Cana: “Qualsiasi cosa vi dica fatela!”. E’ la missione della Chiesa, “che ancora oggi Maria ripete a tutti noi”, aggiunge a braccio il Pontefice:

“Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua Parola. E’ la raccomandazione semplice ma essenziale della Madre di Gesù ed è il programma di vita del cristiano. Per ognuno di noi, attingere dall’anfora equivale ad affidarsi alla Parola di Dio per sperimentare la sua efficacia nella vita. Allora, assieme al capo del banchetto che ha assaggiato l’acqua diventata vino, anche noi possiamo esclamare: 'Tu hai tenuto da parte il vino buono finora'. Sì, il Signore continua a riservare quel vino buono per la nostra salvezza, così come continua a sgorgare dal costato trafitto del Signore”.

A Cana nasce la fede della Chiesa
Infine, nella conclusione del racconto evangelico di Cana, quasi una sentenza: "Fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui". Dunque, molto più che il semplice racconto del primo miracolo, ribadisce ancora una volta il Papa:

“Come uno scrigno, Egli custodisce il segreto della sua persona e lo scopo della sua venuta: l’atteso Sposo dà avvio alle nozze che si compiono nel Mistero pasquale. In queste nozze Gesù lega a sé i suoi discepoli con una Alleanza nuova e definitiva. A Cana i discepoli di Gesù diventano la sua famiglia e a Cana nasce la fede della Chiesa. A quelle nozze tutti noi siamo invitati, perché il vino nuovo non viene più a mancare“.

Tra i tanti saluti finali, l'attenzione del Papa si è rivolta in particolare all’Azione Cattolica Italiana, che oggi ha rilanciato l’esperienza di preghiera “Un minuto per la pace”, culminante nella celebrazione eucaristica nella Basilica di Santo Spirito in Sassia.

inizio pagina

Lombardi: C9 prosegue i lavori, incoraggiata riforma dei media

◊  

Si conclude oggi la 15.ma Riunione del Consiglio dei Nove Cardinali con il Papa per la riforma della Curia romana. Prosegue, ha sottolineato padre Federico Lombardi in un briefing in Sala Stampa Vaticana, il lavoro in vista dell’approvazione di una nuova Costituzione apostolica, mentre durante la tre giorni di riunione si è parlato anche di riforma dei media vaticani, questioni economiche e lotta alla pedofilia. Il servizio di Alessandro Gisotti

Il lavoro di riforma della Curia voluto da Papa Francesco va avanti senza sosta. Il Pontefice, ha reso noto padre Federico Lombardi, ha preso parte alla maggior parte delle riunioni di quest’ultima sessione del Consiglio dei Nove Cardinali, in vista della nuova Costituzione apostolica che sostituisca la Pastor Bonus di San Giovanni Paolo II. I lavori, ha informato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, sono stati dedicati in particolare ad alcuni dicasteri della Curia, tra cui la Segreteria di Stato, le Congregazioni per i Vescovi, per il Clero, per le Chiese Orientali, per l’Educazione Cattolica e i Pontifici Consigli della Cultura, della Promozione dell’Unità dei Cristiani e per il Dialogo Interreligioso.

Consegnati al Papa risultati valutazioni C9 su diversi dicasteri
Padre Lombardi ha inoltre reso noto che sono stati consegnati al Papa i risultati delle valutazioni del C9 su diversi dicasteri. In particolare si tratta della Dottrina della fede, del Culto Divino e Disciplina dei Sacramenti, Cause dei Santi, Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica. Inoltre, sono stati consegnati al Pontefice i risultati, considerati definitivi, delle considerazioni sul nuovo dicastero su Carità, Giustizia e Pace. Quindi, ha enumerato alcuni criteri seguiti per questi risultati:

“Semplificazione, armonizzazione dei compiti e dei diversi organismi, possibili forme di decentralizzazione in rapporto alle Conferenze episcopali”.

Sempre in questa sessione del C9 sono stati comunicati degli aggiornamenti. In particolare da parte del coordinatore del Consiglio dell’economia, card. Reihnard Marx, e del prefetto della Segreteria per l’economia, il card. George Pell, sugli argomenti di loro competenza.

Mons. Viganò illustra al C9 l’avanzamento della riforma dei media
Il prefetto della Segreteria per la Comunicazione, mons. Dario Edoardo Viganò, ha illustrato al C9 l’avanzamento della riforma del sistema comunicativo della Santa Sede e il ripensamento in corso sia dell’organizzazione del lavoro sia dei processi di produzione e sul processo di integrazione, in particolare della Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano nell’anno in corso. Il Consiglio, ha detto padre Lombardi, ha espresso gratitudine e ha incoraggiato a procedere nel cammino intrapreso.  Ancora, il card. Sean O’Malley ha aggiornato sull’attività della Commissione per la tutela dei minori e ha introdotto uno scambio di riflessioni sul nuovo Motu Proprio del Papa, “Come una madre amorevole”.

Il C9 non esaurisce il suo lavoro con la riforma della Curia
Rispondendo alle domande dei giornalisti, padre Lombardi ha innanzitutto evidenziato che il lavoro del C9 non si limita alla riforma della Curia e che questo organismo non ha una scadenza prefissata:

“La riforma della Curia è certamente un oggetto e un oggetto molto corposo delle consultazioni di questo Consiglio. Ma non solo, il Papa può e usa il C9 per proporre anche altri temi. Per esempio, fin dall’inizio aveva parlato del Sinodo con il C9. Non c’è, allora, di per sé una scadenza: non è la Cosea e non è fatto per fare una proposta e chiudere il suo lavoro una volta dati i documenti su una determinata cosa”.

Le prossimi riunioni del Consiglio, nel corso di quest’anno, ha concluso padre Lombardi, sono previste il 12, 13 e 14 settembre e il 12,13 e 14 dicembre.

inizio pagina

Papa a Cei: tavolo di lavoro su processo di riforma matrimoniale

◊  

Un “tavolo di lavoro” che aiuti a definire le “principali questioni interpretative e applicative di comune interesse”, relative alla riforma del processo matrimoniale introdotta dal Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus. È quanto Papa Francesco chiede di istituire, in una lettera inviata al segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino. Il servizio di Alessandro De Carolis

Tutto nasce dal maggio scorso, quando Papa Francesco e i vescovi italiani si ritrovano nell’Aula del Sinodo in Vaticano per l’atto di apertura della 69.ma Assemblea generale. Quello, scrive il Papa, “ha rappresentato un momento fecondo di comunione spirituale e di fraterno dialogo”, al cui interno “particolare rilievo” – nota – ha assunto l’aspetto della “riforma del processo matrimoniale introdotta dal Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus”.

I Vescovi, scrive Francesco, “hanno preso atto delle diverse scelte fin qui maturate, che si sono realizzate sia mediante nuove strutture giudiziarie diocesane e interdiocesane” sia, dove questo “non sia apparso possibile o conveniente”, attraverso “la valorizzazione delle strutture esistenti”. Quindi, riassume il Papa, i vescovi italiani hanno “condiviso” gli “orientamenti relativi al regime amministrativo, organizzativo ed economico dei tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale”.

“In questa prospettiva, che desidero incoraggiare”, afferma Francesco, “appare opportuno istituire un tavolo di lavoro - coordinato dal segretario generale della Cei - per la definizione delle principali questioni interpretative e applicative di comune interesse”.

La lettera termina con la gratitudine che il Papa esprime già in anticipo al prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, al decano del Tribunale della Rota Romana e al presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi per, scrive, il “contributo che offriranno, con la consueta fraternità e competenza, alla Segreteria Generale della Cei affinché la stessa, avvalendosi del loro supporto nelle forme che riterrà più proficue, possa svolgere al meglio il proprio servizio di coordinamento, confidando nella mia paterna sollecitudine”.

inizio pagina

Francesco: l’Eucaristia è l’alimento che rafforza la nostra fede

◊  

I fedeli dell’amata Argentina continuino ad approfondire l’amore per l’Eucaristia, "alimento quotidiano che rafforza la fede, nutre la fraternità e l’impegno per i più bisognosi”. E’ quanto scrive Papa Francesco, in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, rivolto ai partecipanti al Congresso Eucaristico nazionale dell’Argentina, che prenderà il via la settimana prossima a San Miguel de Tucumán.

Congresso eucaristico nel Bicentenario dell’Indipendenza dell’Argentina
Nel messaggio - indirizzato a mons. José Maria Arancedo, presidente della Conferenza episcopale argentina – il Pontefice saluta cordialmente quanti prenderanno parte all’evento, che viene celebrato nel Bicentenario dell’Indipendenza, e invoca sul popolo argentino la protezione materna del Vergine di Luján, alla quale Jorge Mario Bergoglio è sempre stato particolarmente devoto.

Il cardinale Re sarà l’Inviato speciale del Papa
Al Congresso eucaristico, in programma dal 16 al 19 giugno prossimo, e che avrà come tema “Gesù Cristo, Signore della storia, abbiamo bisogno di te”, prenderà parte come Inviato Speciale del Pontefice il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi e presidente emerito della Pontificia Commissione per l’America Latina. (A cura di Alessandro Gisotti)

inizio pagina

Nomina episcopale in Brasile

◊  

Papa Francesco ha ricevuto in udienza il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, con il segretario del dicastero, l’arcivescovo José Rodríguez Carballo.

In Brasile, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Cajazeiras padre Francisco De Sales Alencar Batista, carmelitano, finora segretario generale dell’Ordine dei Frati Carmelitani in Roma. Il neo presule è nato il 17 aprile 1968 ad Araripina, diocesi di Salgueiro, nello Stato di Pernambuco. Ha fatto la Professione Religiosa nell’Ordine dei Frati Carmelitani il 24 gennaio 1988 ed è stato ordinato sacerdote il 29 novembre 1995. Ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Istituto Salesiano di Filosofia (INSAF), ad Olinda-PE, e quelli di Teologia presso il The Milltown of Theology and Philosophy, a Dublino (Irlanda). Poi ha ottenuto la Licenza in Teologia Spirituale presso il Pontificio Istituto di Spiritualità Teresianum di Roma. Nel corso del suo ministero sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: Formatore degli studenti di Filosofia; Rettore della Basilica del Carmine a Recife; Parroco; Consigliere e poi Priore Provinciale della Provincia Carmelitana di Pernambuco; Vice-Priore della Comunità del Collegio Internazionale “Sant’Alberto” a Roma. Attualmente è Segretario Generale del suo Ordine in Roma.

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

Il vino buono della famiglia: all'udienza generale il Papa commenta l'episodio evangelico delle nozze di Cana.

Al lavoro per la riforma del processo matrimoniale: il Pontefice affida il coordinamento alla segreteria generale della Conferenza episcopale italiana.

Uno dei frutti del Vaticano II: Vicente Carcel Orti sui cinquant'anni della Conferenza episcopale spagnola.

Un articolo di Emilio Ranzato dal titolo "Un asinello senza pace né padrone": cinquant'anni fa usciva nelle sale francesi il capolavoro di Robert Bresson "Au hasard Balthazar".

Rapporto creativo con il Dio vivente: Elena Buia Rutt sul "Diario di preghiera" di Flannery O'Oconnor.

Bestiari francesi in smalto azzurro: Luisa Nieddu sull'arte limosina in mostra a Parigi.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Teheran, vigilia del vertice antiterrorismo con Russia e Siria

◊  

I ministri della Difesa iraniano, russo e siriano si incontreranno domani a Teheran per discutere delle strategie "per rafforzare la battaglia contro il terrorismo". La “presenza" iraniana già si sente in Iraq, a portare avanti l’offensiva contro l’Is è sia l’esercito regolare sia le milizie sciite. Intanto, almeno 15 civili, tra cui due bambini, sono morti in una serie di raid aerei dei jet di Damasco ad Aleppo, in Siria. Lo denuncia l'Osservatorio siriano per i diritti umani, informando che almeno 10 delle vittime hanno perso la vita in un bombardamento all'esterno dell'ospedale di Al-Bayan. Sulla “presenza” iraniana in Iraq, l'opinione di Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Aseri, l'Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali presso l'Università Cattolica, al microfono di Debora Donnini

R. – "Rumors" della presenza iraniana attiva in Iraq c’erano già da molto tempo, quindi non si è in presenza di uno sconvolgimento del quadro. E l’Iraq è vicinissimo all’Iran da anni ormai. L’Iran sta poi giocando un ruolo molto attivo nella lotta contro le forme di insorgenza sunnita, sia quelle ascrivibili al terrorismo sia quelle che, invece, si erano rivolte in Siria contro al-Assad. Per cui, l’Iran sta giocando un ruolo maggiore che cresce man mano che il Paese si sente più legittimato a giocare la sua partita dal procedere degli effetti dell’accordo sul nucleare. Avrà ancora sei anni prima che venga totalmente implementato. Quindi, gli iraniani sanno che gli americani potrebbero innervosirsi di fronte a questo e far saltare il tavolo dell’accordo – ossia iniziare a metterlo in discussione – e cercano di stare appena al margine di comportamenti che secondo loro sono “temibili”: insomma si assumono il rischio. Per alcuni aspetti lo fanno anche perché chiunque sia il nuovo presidente a questo punto, Donald Trump o Hillary Clinton, nessuno dei due sarà tenero verso l’Iran e ambedue saranno invece probabilmente molto più proni alle pressioni israeliane rispetto a quanto lo sia stato Obama.

D. – D’altra parte, arrivano però conferme da parte dell’Onu delle violazioni in corso delle milizie sciite ai danni dei civili sunniti di Falluja…

R. – Falluja è stata occupata dal sedicente Stato islamico, ma fa parte di quel tristemente noto triangolo che diversi anni fa diede molto filo da torcere agli americani per riuscire a liberarla dalla presenza di Al Qaeda. Quindi, il fatto che ci possano essere degli eccessi nel momento in cui le milizie sciite entrano in città è deprecabile ma prevedibile: l’importante è che questi si fermino e che il governo di Baghdad sappia imporre la legge e l’ordine e non le vendette e le ritorsioni.

inizio pagina

Sudan-Sud Sudan: al via colloqui per risolvere dispute bilaterali

◊  

Sono soprattutto due le controversie bilaterali, ritenute assai spinose, attorno alle quali da domenica sono riuniti Sudan e Sud Sudan, che hanno avviato colloqui a Khartoum. Attorno al tavolo si trovano i ministri degli Affari esteri, della Difesa, degli Interni e del Petrolio di entrambi i Paesi. Francesca Sabatinelli ha intervistato Enrico Casale, della rivista Africa dei Padri Bianchi: 

R. – Sul tavolo ci sono due questioni grosse, tutte e due legate allo sfruttamento delle risorse petrolifere. Una è lo status dello Stato di Abyei, che è uno Stato confinante - tra il Sud Sudan e il Sudan - del quale non è ancora stata definita l’appartenenza, ma che è ricchissimo di risorse petrolifere. La seconda, sono le royalties che il Sud Sudan deve pagare al Sudan per poter esportare il proprio petrolio. Il Sud Sudan non ha uno sbocco al mare, quindi deve per forza convogliare il petrolio in un oleodotto che da Port Sudan, attraverso il Mar Rosso, può essere esportato nel resto del mondo. Il nodo vero è quanto deve pagare di royalties al Sudan per ogni barile esportato. Questo è un nodo importantissimo, perché da questo dipende il futuro stesso del Sud Sudan.

D. – Sappiamo che stiamo parlando, nel caso del Sud Sudan, di uno dei Paesi più poveri del mondo. In che modo potrebbe affrontare la spesa del passaggio per poi comunque rientrare dei soldi?

R. – Le ipotesi sono due: o continua a servirsi di questo oleodotto o ne costruisce uno nuovo, che invece di andare a Nord viaggia verso Sud. Si è anche parlato di questo. L’ipotesi è quella di creare un oleodotto che dal Sud Sudan porti il petrolio fino al Kenya. In questo potrebbe essere avvantaggiato anche dal fatto che l’Uganda stessa, in questo momento, sta creando delle infrastrutture, essendo stato trovato del petrolio nel Lago Alberto e non avendo, come il Sud Sudan, lo sbocco al mare. Anche per Kampala, quindi, è necessario trovare un accordo con i Paesi confinanti - nel caso dell’Uganda con il Kenya o con la Tanzania - per poter esportare il proprio petrolio.

D. – Sembra una situazione abbastanza difficile da sbrogliare e rimane il fatto, però, appunto, che il Sud Sudan è un Paese in ginocchio economicamente…

R. – Certamente, perché il Sud Sudan è lo Stato più giovane del mondo. E’ nato nel 2011, ma già nel 2013 è scoppiata una guerra civile tra il Presidente Salva Kiir e il suo vice, Riek Machar. Questa guerra ha messo in ginocchio il Paese, uccidendo migliaia di persone, è anche difficile fare un bilancio, e soprattutto costringendo centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle proprie abitazioni per andare in altre regioni più tranquille o addirittura per recarsi all’estero. Il Paese, quindi, in questo momento, è ad un punto zero, cioè deve ripartire da zero, per creare un minimo di benessere per la propria popolazione.

D. – A questi colloqui con Khartoum, Juba ci arriva più forte sicuramente di poco tempo fa, se non altro è stato dato vita ad un governo di unità nazionale, che ha rimesso la pace tra Salva Kiir e Machar…

R. – Sì, si è creato questo governo di unità nazionale in cui Riek Machar è stato nominato vice Presidente. Questo, quindi, dovrebbe dare maggiore stabilità politica al Paese, certamente una maggiore unità, soprattutto nei rapporti con i Paesi confinanti. Teniamo presente una cosa però, questo governo è certamente un passo in avanti, ma non è detto che risolva completamente i problemi sul territorio, perché molte milizie, che pure rispondevano in senso generale al Presidente, al vice Presidente, poi di fatto si muovono sul territorio in modo autonomo e quindi potrebbero creare ancora instabilità in un prossimo futuro.

inizio pagina

Venezuela: approvato referendum contro Maduro

◊  

E' stato convalidato in Venezuela il referendum con 1,8 milioni di firme presentato dall’opposizione per destituire il presidente Nicolas Maduro. Lo avevano chiesto diverse centinaia di militanti della Tavola per l’Unità Democratica (Mesa de la Unidad Democrática - MUD), che hanno simbolicamente firmato per revocare i poteri di Maduro, possibilità prevista dall’articolo 72 della Carta costituzionale. Gioia Tagliente ha intervistato Luis Badilla Morales, giornalista latino-americano e responsabile del sito "Il Sismografo": 

R. – La situazione attuale è sempre molto delicata e molto complessa e questo non soltanto per quanto riguarda la questione sociale ed economica  l’inflazione, la mancanza di medicine e di cibo  ma anche dal punto di vista politico-istituzionale. Il Consiglio nazionale elettorale ha comunicato poche ore fa che fra il 15 e il 21 controllerà le firme che sono state raccolte per la prima fase del referendum, quindi il 21 dovrebbe dare un verdetto sulla possibilità di questo referendum di revoca del presidente Maduro. Al tempo stesso è però molto importante il fatto che alcuni ex presidenti dell’America Latina e l’ex premier spagnolo Rodríguez Zapatero continuino la mediazione così che si possa arrivare alla possibilità di far incontrare le parti ad un tavolo di negoziazione.

D. – Quali potrebbero essere le ripercussioni economiche per il Venezuela?

R. – Siamo a un livello di inflazione altissimo: 780% di inflazione alla fine dell’anno ed è probabile, secondo gli organismi internazionali, che il prossimo anno questa inflazione raggiunta il 1.200%. Già solo questo dato può dare una dimensione della gravità della situazione economica del Venezuela. In questo momento, però, la cosa più urgente è la mancanza di medicine e la mancanza di cibo. A questo riguardo, la Chiesa cattolica venezuelana si sta dando molto da fare e non solo internamente, ma anche in campo internazionale. Tutto è nella speranza che si riesca ad aprire una mediazione e un dialogo e non si debba far ricorso a nessun tipo di violenza.

D. - Quali potrebbero essere le sorti del Venezuela?

R. – Penso che tutto dipenda dal successo o dal fallimento di questa mediazione che si sta tentando da parte di ex presidenti dell’America Latina e dell’ex premier spagnolo Rodríguez Zapatero. Se loro riusciranno a portare a un tavolo le due parti il futuro del Venezuela potrebbe essere positivo. Se continua, invece, questo braccio di ferro fra queste due oligarchie, che non si vogliono parlare, allora il futuro del Venezuela – e in gran parte dell’America Latina – potrebbe essere molto delicato.

inizio pagina

Estradato il boss della tratta. Suor Gandini: disprezzano le vittime

◊  

L’arresto del trafficante di uomini eritreo, e la sua estradizione in Italia, indicano l’assoluta importanza della cooperazione internazionale. Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, illustrando  l’indagine che ha condotto alla cattura di un individuo il cui ruolo è ritenuto dagli inquirenti “fondamentale nella cabina di regia di un network criminale che movimenta milioni di euro". Servizio di Francesca Sabatinelli: 

Il suo è il disprezzo totale della vita delle vittime del traffico: Merhawi Yhdego Mered è senz’altro un soggetto senza scrupoli. La polizia racconta così il 35enne eritreo arrestato alla fine di maggio in Sudan ed estradato la notte scorsa in Italia. E’ ritenuto tra i principali boss della tratta di migranti, la Procura di Palermo gli dava la caccia da tempo, e di lui ha seguito l'attività nell’organizzazione di viaggi via mare verso le coste siciliane. Era lui stesso a tenere i contatti con i trafficanti della ‘rotta terrestre’, nonché con i complici in Europa, soprattutto nei Paesi Bassi e in Scandinavia. Suor Valeria Gandini, missionaria comboniana, da 27 anni accompagna nel percorso di recupero le vittime di tratta e ora vive a Palermo:

R. – I trafficanti fino adesso sono persone libere: hanno documenti, hanno soldi, non vengono perseguiti e non vengono puniti. Fino ad oggi, a pagare per tutto questo traffico, sono le vittime della tratta, che vengono portate e scaricate in Italia, in Europa o in altri Paesi, e avviate alla prostituzione, la maggior parte di loro. Non hanno voce, non hanno soldi, non sanno parlare, sono impaurite, perché sono continuamente minacciate. E’ una vergogna per tutti noi. E’ ora che gli sfruttatori e padroni di queste ragazze vengano puniti.

D. – La polizia ha dichiarato che quest’uomo ha manifestato un assoluto disprezzo nei confronti della vita, delle vittime del traffico. Che cosa vi raccontano le vittime?

R. – Non hanno neanche più la forza di parlare, sono obbligate a tacere, a soffrire e a morire. Le vittime non hanno diritto alla vita, non hanno diritto di vivere. Il disprezzo della vita è nel cuore degli sfruttatori e dei mercanti di esseri umani. Loro vogliono solo i soldi e le vittime non costano: ne muore una, ne tirano fuori un’altra. Il pieno disprezzo della vita è qui e noi, che avviciniamo queste vittime, lo tocchiamo con mano.

inizio pagina

Giornata degli oceani. Papa: proteggiamoli, sono bene di tutti

◊  

“Proteggiamo gli oceani, che sono beni comuni globali, essenziali per l’acqua e la varietà di esseri viventi!”. E' il messaggio che Papa Francesco ha lanciato via Twitter dal suo account @Pontifex, in coincidenza con l'odierna Giornata mondiale degli oceani. Ogni anno, vengono prodotte circa 311 milioni di tonnellate di plastica, di cui tra i 4,9 e i 12,7 milioni finiscono nei mari e negli oceani.  “Purtroppo esistono due isole oceaniche di spazzatura, prevalentemente di plastica, che sono grandi quanto la Spagna”, afferma Francesco Venerando Mantegna, direttore di "Maris" (Monitoraggio ambientale e ricerca innovativa strategica)  e membro del Consiglio scientifico Ispra. Gioia Tagliente lo ha intervistato: 

R. – A differenza dei rifiuti galleggianti di origine biologica, che sono smaltiti spontaneamente dagli oceani per effetto naturale della biodegradazione delle acque, i materiali plastici, presenti in queste grandi isole di rifiuti oceanici, non sono biodegradabili. Anzi, la plastica si fotodegrada: ovvero si disintegra in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri. Questi hanno un portamento idrostatico simile a quello del plancton, con l’ovvia ingestione da parte degli animali marini, e quindi con l’introduzione di plastica nella catena alimentare. Purtroppo, abbiamo due grandi isole oceaniche di spazzatura, prevalentemente formata da plastica, che sono grandi quanto la Spagna, sia nell’oceano Pacifico che nell’Atlantico. E questo è davvero un problema, rispetto al quale stiamo cercando di trovare delle soluzioni per il recupero meccanico della materia plastica, la gran parte della quale può essere restituita alla dimensione dei polimeri, e poi immessa in processi industriali con tecnologie particolari.

D. – Un recente studio giapponese ha isolato un batterio capace di divorare la plastica: potrebbe essere una scoperta in grado di cambiare le sorti degli oceani?

R. – Ci sono delle sperimentazioni di applicazione di questo batterio, che è stato ritrovato grazie alle ricerche del Kyoto Institute of Technology. Il batterio è denominato “Ideonella sakaiensis 201-F6”; pare che sia effettivamente in grado di scomporre e divorare totalmente una pellicola sottile di Pet nell’arco di alcune settimane: si parla di circa cinque-sei. Si rendono necessarie delle verifiche, ma la scoperta giapponese potrebbe rivelarsi effettivamente di grande interesse; lo potremo dire tra qualche mese.

D. – Nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione, il referendum abrogativo sulle trivelle non ha raggiunto il quorum: come mai? Le trivelle rappresentano davvero una minaccia di disastro ambientale?

R. – Tutte le attività dell’uomo, soprattutto per quanto riguarda i sistemi oceanici, rappresentano un potenziale rischio. Io però farei delle opportune distinzioni. Se dovessimo mettere in sequenza i rischi per l’inquinamento marino, questi sono sicuramente: intanto, gli scarichi e le accumulazioni di materie solide, e in particolare delle plastiche; gli scarichi delle navi per l’intenso traffico navale; gli scarichi urbani e industriali; gli scarichi di idrocarburi; immissioni di pesticidi utilizzati nell’agricoltura intensiva; e incidenti petroliferi. E poi c’è un fenomeno importante, l’eutrofizzazione, che consiste nell’arricchimento di sostanze nutritive delle acque, che portano ad una proliferazione incontrollata, spesso di alghe e piante acquatiche. Le conseguenze sono pesanti: in primo luogo, l’impoverimento delle risorse ittiche che riduce la biodiversità. In tutto ciò, l’Italia – purtroppo – vanta un triste primato sulle emissioni inquinanti. Le trivelle sicuramente rappresentano un potenziale rischio, ma è comunque inferiore agli altri che coinvolgono la sicurezza dell’inquinamento negli oceani.

D. – Quali sono le nuove tecnologie e innovazioni per combattere l’inquinamento negli oceani?

R. – Esistono sicuramente dei rimedi, ma questi si rivolgono soprattutto alla prevenzione e al controllo preventivo degli inquinamenti. Quindi, partendo anche dal controllo degli sversamenti di idrocarburi in mare, ci sono ormai intere letterature che possono parlare di questo e dei rimedi possibili. Si tratta semplicemente di essere più in equilibrio: convivere con le risorse, e farlo però in maniera razionale.

inizio pagina

Rapporto Save The children: adolescenti una risorsa di crescita

◊  

Nel 2015, i minorenni in Italia sono il 16,6%, il tasso di natalità è sceso all’ 8% e i nuovi nati sono stati solo 488.000, toccando il minimo storico dall’Unità d’Italia. Questi sono alcuni dei dati che emergono dal 9° Rapporto di monitoraggio sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia, presentato questa mattina a Roma e realizzato dal Gruppo di lavoro di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e coordinato da Save the Children. Il servizio di Marina Tomarro: 

Sono oltre 2milioni 293 mila, gli adolescenti tra i 14 e i 17 anni che vivono in italia, di questi oltre 180mila stranieri. Il 92% passa la maggior parte del tempo giocando con il telefonino, il 63% di loro fanno uso di alcool, droghe leggere e tabacco mentre il 50% ha subito episodi di bullismo e cyberbullismo. Sono questi alcuni dei  dati che emergono dal 9° Rapporto di monitoraggio sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia. Ascoltiamo la coordinatrice Arianna Saulini: 

R. – Quest’anno abbiamo dedicato l’introduzione del Rapporto all’adolescenza e in particolare alla fascia dai 14 ai 18 anni, proprio a sottolineare la necessità di un cambiamento di rotta: vedere gli adolescenti non solo come un problema e quindi non solo negli aspetti di conclamata sofferenza, che ci riportano alcuni dati rispetto – appunto – all’utilizzo dei social network, alla sedentarietà, al problema dell’utilizzo di droghe; ma vedere i giovani come opportunità e quindi la necessità di investire negli adolescenti con politiche adeguate. Preoccupano alcuni dati, che sono quelli della transizione dal mondo della scuola al mondo del lavoro - in Italia c’è un tasso di dispersione scolastica che è il più alto tra i Paesi europei – e soprattutto preoccupano quei giovani che sono i cosiddetti “neet”, quei giovani cioè che non sono impiegati, che non lavorano, che non frequentano un corso di formazione e che non vanno a scuola. In Italia sono oltre due milioni e quindi rappresentano una percentuale significativa della fascia di età tra i 15 e 29 anni e per loro è urgente prevedere delle misure.

D. – Il Rapporto esce anche in concomitanza con il 25.mo anniversario della ratifica della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ma in che modo le politiche dovrebbero aiutare maggiormente i minori?

R. – Anzitutto noi chiediamo sempre di porre nuovamente al centro la politica per l’infanzia: in Italia c’è un problema di governance, che avevamo già evidenziato negli altri rapporti, perché le politiche dell’infanzia sono di competenza dei diversi ministeri e rendono difficile e alle volte lungo l’iter per l’approvazione di quelli che sono i documenti guida; e c’è anche una necessità di risorse e di investire più nei giovani nel nostro Paese. Il piano nazionale infanzia ci auspichiamo possa essere veramente approvato prima dell’estate, ma sarà importante vedere se poi le azioni che sono in esso previste verranno attuate e se verranno dedicate delle risorse a questo. 

Nel Rapporto viene messo in luce come tanti principi enunciati nella Convenzione non abbiano ancora trovato piena applicazione in Italia e  per questo  vengono suggerite 143 raccomandazioni rivolte alle Istituzioni per riflettere su come il cammino sia ancora lungo. Ascoltiamo il ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti:

R. - Noi abbiamo predisposto un piano per le politiche dell’infanzia che è all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri. Quindi cosa fare nel tempo lo abbiamo piuttosto chiaro. Siamo partiti da un punto, la lotta alla povertà nei nuclei famigliari con presenza di minori, perché sappiamo che se in quella condizioni si perdono le occasioni, le condizioni per poter avere alla pari di tutti gli altri queste opportunità, poi per tutta la vita questo tipo di problema si riproduce. Quindi per noi la scelta è molto chiara: oggi e domani insieme alle politiche per l’infanzia dobbiamo gestire un tema che è tutto sociale che riguarda la lotta alle povertà, la emarginazioni, i temi dell’inclusione che naturalmente hanno bisogno di qualche tempo per essere realizzati, ma che noi stiamo mettendo all’ordine del giorno, presenti in Parlamento e che cerchiamo di costruire in rapporto con le comunità locali perché siamo convintissimi che queste politiche si fanno nel territorio, si fanno vicino alla persone e alle famiglie.

E fondamentale diventa difendere i diritti di quella infanzia più a rischio, come i tanti minori stranieri non accompagnati. Ascoltiamo l’autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano:

R. - Quando si parla di infanzia, ma anche di adolescenza tutto è urgente. In questa fase storica ci sono categorie in condizioni di particolare vulnerabilità e fragilità; penso ai minori stranieri non accompagnati. La mia urgenza in questo momento è focalizzare l’attenzione su questa categoria di particolare vulnerabilità, ma non solo.

inizio pagina

Violenza domestica: due casi di omicidio-suicidio in 24 ore

◊  

Due tragedie familiari nelle ultime 24 ore a Taranto e in provincia di Pordenone. Nel primo caso, ieri pomeriggio, un uomo ha ucciso la moglie e il figlio di 4 anni, prima di esplodere un colpo di pistola contro se stesso. La coppia era in fase di separazione, così come si erano da poco lasciati i due fidanzati trovati morti stamattina all'interno di un'abitazione a Spilimbergo. Ma che cosa pensare di fronte a questi ripetuti episodi di violenza domestica? Adriana Masotti lo ha chiesto a Mario Binasco, psicoanalista e docente di psicopatologia all’Istituto “Giovanni Paolo II” per Studi su Matrimonio e Famiglia: 

R. – La reazione generale che questi fatti producono è ovviamente una reazione di disconoscimento, orrore, distanza. E poi, probabilmente, l’emergere del discorso generale che si fa ai nostri tempi, molto spesso, e cioè che la famiglia è il luogo di tutti i disastri, di tutte le patologie e così via. Il che può non essere del tutto sbagliato, nel senso che la famiglia è il luogo, in un certo senso, più importante, dove l’essere umano nasce, cresce e dove sono maggiori le poste in gioco. Non stupisce, quindi, che sia anche il contesto in cui appaiono i più grandi scivolamenti, le lacerazioni ecc… La mia reazione è che in fondo fenomeni di questo tipo sono sempre accaduti. C’è da chiedersi, da interrogarsi quindi sul tipo di novità, di attualità che ci testimoniano questi fatti. La mia opinione è che, forse, poiché queste cose sembra accadano più facilmente, questo sia un segno che oggi gli esseri umani, noi insomma, siamo meno attrezzati per affrontare e vivere anche le nostre stesse passioni positive. E’ come se la relazione amorosa diventasse una messa alla prova talmente grande che noi non siamo attrezzati per viverla.  

D. – Un elemento ricorrente di questi casi è l’incapacità di sopportare un fallimento oppure, appunto, la separazione…

R. – Assolutamente. Noi viviamo in un’epoca di traumi, ma la cosa strana è che i traumi ci sono sempre stati. Quello che oggi notiamo, di molto diverso, è la capacità di sopportarli. Oggi, bisogna fare di tutto per evitare che un trauma accada. Allora questo è un segno assoluto di debolezza. Assoluto. Se bisogna infatti evitare in tutte le maniere che si verifichi un fatto, che in fondo ci si può aspettare che accada, vuol dire pensare che, se accade, noi siamo completamente senza risorse davanti ad esso. E può essere, forse, che questa debolezza sia sentita in modo molto più forte oggi dagli uomini.

D. – Ecco, allora, che cosa fare per prevenire queste violenze, per ridare forza anche ai rapporti, alle famiglie?

R. – Bisogna, secondo me, smetterla di poggiare solo sulle comunicazioni sociali – i media, i giornali, l’opinione… – poggiare solo lì la trasmissione, la comunicazione delle esperienze umane della vita. Piantarla di fare questo e prendere molto sul serio il fatto che la gente nasce, matura, cresce, affronta le sue prove, tutto questo solo all’interno di concrete relazioni. Uno non è che impara a fare il marito o il genitore dai giornali e dalla tv. Se vuole, oggi succede così, di fatto. Ma questo in realtà non lo sostiene poi nel rapporto. Il rimedio, la prevenzione sta solo nel lavorare per una società in cui i rapporti familiari, umani, amorosi e così via siano presi in conto per quello che devono essere.

D. – Quindi, più capacità educativa dei genitori, della scuola, della comunità ecclesiale…

R. – Assolutamente. Rendersi conto, per esempio, che una cosa è il sapere – se vuole, l’istruzione – e che un’altra cosa è l’educazione, la formazione del soggetto nelle sue relazioni. Questi sono esempi chiarissimi. Bisogna sapersi misurare, quindi, con l’educazione e con la formazione.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Caritas-Jrs: modificare approccio restrittivo alle migrazioni

◊  

“Le politiche migratorie dell’Unione Europea costringono persone disperate a prendere strade mortali”: è quanto scrivono, in una nota congiunta, Caritas Europa e Jesuit Refugee Service Europa alla vigilia dell’incontro tra i ministri degli Interni del continente, incentrato proprio sulle politiche migratorie. Per questo, entrambi gli organismi invitano i leader europei a “modificare il loro approccio restrittivo alle migrazioni”, perché “politiche incentrate sulla deterrenza, compreso l’accordo con la Turchia, non impediscono alle persone di cercare di raggiungere i Paesi europei”. Non solo: tali politiche “prolungano le sofferenze” dei migranti e li spingono “nelle mani di contrabbandieri e trafficanti”.

Europa rispetti dignità di ogni essere umano
La nota congiunta ripresa dall'agenzia Fide, ricorda poi, che secondo le ultime stime, oltre mille migranti sono morti nel giro di una settimana, nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Un tentativo “disperato”, scrivono Caritas e Jrs, che dimostra quanto sia “terrificante” la situazione attuale. “Sconvolta” dalla sofferenza di tante persone e “solidale” con uomini, donne e bambini in cerca di un futuro migliore, Caritas Europa, attraverso il suo segretario generale Jorge Nuño Mayer, “sogna un’Europa che riconosca il contributo” dei migranti danno alle società e che “si impegni a rispettare la dignità di ogni essere umano”.

Applicare Convenzione europea sui rifugiati
Gli fa eco Jean-Marie Carrière, direttore regionale del Jrs Europa, il quale scrive: "L'Europa ha il potere di salvare e proteggere le persone. È solo una questione di volontà politica il fornire alle persone un modo sicuro di entrare nel continente, senza rischiare la vita”. Carrière richiama anche la necessità di “difendere e applicare la Convenzione europea sui rifugiati molto e di agire in base ai valori fondanti” dell’Europa. 

Introdurre il visto umanitario
Per questo, a conclusione della loro nota congiunta, Caritas Europa e Jrs Europa presentano all’Ue una serie precisa di richieste: aprire canali sicuri e legali per l’ingresso nell’Unione; introdurre un visto umanitario, facilmente ottenibile tramite le Ambasciate Ue nei Paesi di origine e transito dei migranti; facilitare i ricongiungimenti familiari per migranti e rifugiati; favorire l’integrazione dei profughi nei Paesi di accoglienza; impegnarsi maggiormente per favorire il re-insediamento degli sfollati; estendere i programmi umanitari. (I.P.)

inizio pagina

Riunione delle Caritas africane per rafforzare il coordinamento

◊  

Rafforzare il coordinamento delle 14 Caritas che operano in Africa. È questo lo scopo della riunione apertasi ieri a Parigi, alla quale partecipano una cinquantina di persone, di cui 11 vescovi, provenienti da 15 Paesi. Secondo quanto riferisce l'agenzia Fides, la riunione, che si concluderà domani, segna l’avvio della seconda fase del programma di coordinamento lanciato nel 2006. La prima fase intitolata “Sviluppo istituzionale e rafforzamento organizzativo” si è conclusa quest’anno. La seconda fase, destinata a concludersi nel 2018, avrà un costo di 2,5 milioni di euro, coperti al 60% dall’Agenzia francese di sviluppo.

Una formazione per migliorare la gestione dei progetti
Responsabili e operatori delle Caritas interessate riceveranno una formazione per migliorare la gestione dei progetti, sia sul piano umano e amministrativo che finanziario. Le Caritas partecipanti sono quelle di Senegal, Burkina Faso, Mali, la Costa d’Avorio, Togo, Benin, Niger, Ciad, Centrafrica, Congo Brazzaville, Madagascar, Burundi, Comore, Repubblica Democratica del Congo.

Essenziale il ruolo della Caritas nei Paesi in crisi politica e socio-economica
​Diversi di questi Paesi sono stati attraversati da serie crisi politiche e socio-economiche, nelle quali le strutture della Caritas hanno avuto un ruolo essenziale per assistere le popolazioni coinvolte. È il caso della Costa d’Avorio, tra il 2002 e il 2011 divisa in due, tra la zona controllata dal governo e quella in mano ai ribelli. In questo caso le squadre di Caritas Costa d’Avorio avevano l’autorizzazione a spostarsi da una zona all’altra, per portare assistenza e contribuendo a tenere i contatti tra le due realtà. (L.M.)

inizio pagina

Colombia: sciopero dei contadini. Appello al dialogo dei vescovi

◊  

È un appello al dialogo ed al buon senso quello lanciato dall’arcivescovo di Popayan, in Colombia, mons. Ivan Marin Lopez, per cercare di placare le tensioni legate allo sciopero dei contadini. La mobilitazione, iniziata nei giorni scorsi, è promossa dal sindacato contadino del Paese e si pongono l’obiettivo di respingere le politiche economiche adottate dallo Stato e chiedere migliorie nel settore.

Pregare per una soluzione saggia e chiara
“È urgente – ha affermato il presule – che si aiutino le comunità nelle loro giuste rivendicazioni e che esse, a loro volta, siano consapevoli delle scadenze necessarie affinché il governo intervenga con gli aiuti promessi”. L’auspicio di mons. Marin Lopez è che, comunque, le comunità non siano danneggiate troppo dallo sciopero, perché soprattutto i settori più poveri della popolazione necessitano di lavoro e di sviluppo. Infine, l’arcivescovo di Popayan ha invitato i colombiani ad unirsi in preghiera perché le parti in causa giungano ad una soluzione con saggezza, chiarezza e buona volontà.

Manifestare senza violenza
​Dal suo canto, il vescovo di Apartadó, mons. Hugo Alberto Torres Marin, ha invitato i manifestanti ad esporre le loro rivendicazioni, senza mettere in pericolo la vita degli altri. Il presule ha anche ribadito la disponibilità della Chiesa a vigilare sul dialogo tra governo e sindacati, affinché si giunga presto ad una soluzione del contenzioso. (I.P.)

inizio pagina

Vescovi Canada: obiezione di coscienza per l'eutanasia

◊  

Resta ancora in sospeso la legge sul suicidio medicalmente assistito (Maid) in Canada. Dopo l’approvazione alla Camera nei Comuni nei giorni scorsi, il disegno di legge non ha passato ancora il vaglio del Senato, dove sono stati presentati emendamenti che vorrebbero estendere la normativa proposta ad altri casi. Il testo presentato dall’Esecutivo, infatti, esclude esplicitamente i minorenni, le persone con malattie mentali e coloro che sono affetti da malattie degenerative. 

Da oggi il suicidio non è più illegale in Canada
Il Governo Trudeau ha dovuto quindi ammettere ieri che non sarà in grado di rispettare il termine ultimo fissato per il 6 giugno dalla Corte Suprema, che l’anno scorso ha dichiarato incostituzionale la normativa finora in vigore. Secondo quanto stabilito dalla stessa Corte, dunque, da ieri il suicidio medicalmente assistito non è più illegale in Canada, ma in  mancanza di una legge che disciplini la delicata materia difficilmente gli operatori sanitari si presteranno a praticarlo.

Una legge che trasforma i medici in “carnefici con licenza di uccidere” 
E proprio sui gravi problemi etici e di coscienza posti dal provvedimento ai medici  si sofferma la riflessione proposta dall’arcivescovo della capitale mons. Terrence Prendergast in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano “Ottawa Sun” anche in vista dell’assemblea annuale della Federazione nazionale delle Associazioni dei medici cattolici canadesi prevista questo fine settimana nella capitale.  La lettera rivolge un pressante appello al rispetto della libertà di coscienza. La legalizzazione del suicidio medicalmente assistito – sottolinea – pone “molti medici” anche “di altri orientamenti filosofici” davanti a un “dilemma” etico ineludibile tra la fedeltà al Giuramento di Ippocrate , che li impegna “a non somministrare ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né a suggerire tale consiglio”,  e il rispetto di una legge che di fatto trasforma il suicidio in un diritto e i medici in “carnefici con licenza di uccidere”. 

Non esiste alcun diritto umano all’eutanasia o al suicidio
Ma, rimarca con forza mons. Prendergast, “non esiste alcun diritto umano all’eutanasia o al suicidio assistito. Abbiamo il diritto alla vita e alle cure mediche, non a morire o a costringere qualcuno ad ucciderci”. In un mondo secolarizzato “che ritiene che se una cosa è legale è anche morale”, la coscienza si chiede invece “se è giusto”. Di qui il richiamo al rispetto della libertà di coscienza: “Se i medici non possono seguire le loro convinzioni morali, se sono costretti ad essere operatori di morte e non di vita, se la libertà di coscienza viene considerata insignificante, la società corre il rischio di una morte morale” , afferma in conclusione l’arcivescovo di Ottawa. (A cura di Lisa Zengarini)

inizio pagina

Chiesa Spagna: campagna per salvaguardia del Creato

◊  

“Uniti per la giustizia”: si intitola così la campagna lanciata da numerosi enti della Chiesa cattolica in Spagna e dedicata alla salvaguardia del Creato. Lo slogan dell’iniziativa è “Se si cura il pianeta, si combatte la povertà”; a promuoverla, nello specifico, sono la Caritas, la Conferenza spagnola dei religiosi (Confer), la Commissione Giustizia e pace, l’organismo caritativo Manos Unidas ed altri enti che si adoperano per la solidarietà e lo sviluppo sociale.

Occorre ecologia umana autentica
Punto di riferimento della campagna – informa una nota – è l’enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune” di Papa Francesco: tale documento, infatti, da una parte “invita a riflettere ed a partecipare ad un’autentica ecologia umana, perché non esistono due crisi separate, una ambientale ed una sociale, bensì un’unica e complessa crisi socio-ambientale”. Dall’altra parte, l’enciclica lancia un appello a “rispondere alla grande sfida della crisi economica che minaccia attualmente il pianeta e l’umanità e della quale i poveri sono le principali vittime”.

Costruire un pianeta abitabile per tutti
“La campagna – prosegue la nota – si articolerà nell’arco di due anni, mirando a due obiettivi principali: sensibilizzare la società sulle conseguenze che l’attuale modello di sviluppo e stile di vita ha sul pianeta e, in particolare, sulla vita delle persone più vulnerabili”. Il secondo obiettivo, invece, è quello di “portare un cambiamento nello stile di vita personale e comunitario, e nelle decisioni politiche, così da contribuire alla costruzione di una società attenta e di un pianeta abitabile da tutti, pensando non solo al presente, ma anche al domani ed alle generazioni future”. 

Un decalogo di sfide da affrontare entro il 2018
In quest’ottica, i promotori hanno pensato ad un “Decalogo” che riassuma le principali sfide che verranno affrontate, una ogni due mesi, attraverso la riflessione, la preghiera, la testimonianza e l’impegno nei confronti dei più bisognosi. I dieci punti in agenda sono: sostenere la causa dei poveri (settembre-ottobre 2016); riscoprire il valore della semplicità nella vita (novembre-dicembre 2016); apprezzare l'importanza del comportamento di tutti i giorni (gennaio-febbraio 2017); apprezzare la diversità del nostro mondo (marzo-aprile 2017); incoraggiare la conversione personale, comunitaria ed ecclesiale (maggio-giugno 2017); prendere le decisioni necessarie, anche se sono costose (luglio-agosto 2017); non sottomettere le nostre azioni agli interessi economici (settembre-ottobre. 2017); immergersi nella tradizione spirituale (novembre-dicembre 2018); guardare alla scienza (gennaio-febbraio 2018); superare i paradigmi tecnocratici (marzo-aprile 2018).

Economia basata su crescita dei consumi viola diritti persone più vulnerabili
I promotori dell’iniziativa sottolineano, inoltre, che “il modello di sviluppo economico basato sulla crescita dei consumi è insostenibile con il ritmo e la capacità del pianeta. Esso genera anche la disuguaglianza sociale e viola i diritti delle persone più vulnerabili, in particolare nei Paesi meno sviluppati che patiscono la lotta globale per le risorse naturali, ritenute strategiche”.

Attuare obiettivi di sviluppo sostenibile
​Tra le attività stabilite nell’ambito della campagna, c’è la volontà di sviluppare il dialogo con gli attori politici ed amministrativi  per garantire l'effettiva attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile a livello nazionale ed internazionale. Un’ulteriore priorità sarà rappresentata dalla tutela dei diritti umani nel mondo economico, a salvaguardia delle comunità più vulnerabili, come le popolazioni amazzoniche. (A cura di Isabella Piro)

inizio pagina

Terra Santa: è “emergenza droga” tra i giovani palestinesi

◊  

Il fenomeno della tossicodipendenza tra i giovani palestinesi “assume dimensioni e effetti sempre più devastanti, e si moltiplicano le conferme di un risvolto anche politico nelle dinamiche del mercato della droga, con laboratori di produzione delle sostanze stupefacenti messi in piedi in aree dove la polizia palestinese non può operare”. Una forte denuncia degli effetti del consumo della droga nei territori palestinesi viene da padre Raed Abusahliah, direttore generale di Caritas Jerusalem.

Le droghe si producono anche in loco
“Alcuni giorni fa” riferisce all'agenzia Fides il sacerdote del Patriarcato latino di Gerusalemme, “abbiamo realizzato presso l'Univerità di Betlemme il quarto Convegno sul tema delle tossicodipendenze nella nostra regione. Esperti, analisti, accademici, rappresentanti delle forze di sicurezza e delle istituzioni politiche palestinesi - afferma padre Abusahliah - hanno delineato scenari inquietanti, mostrando anche foto di piantagioni di marijuana e documentazione su laboratori in cui si cominciano a produrre in loco anche le droghe chimiche nella cosidetta 'Area C', sotto il controllo delle forze di sicurezza israeliane".

Per acquistare droga si vendono anche proprietà di famiglia
"Il mercato si espande, si arriva addirittura a impiantare sistemi di produzione - sostiene il direttore della Caritas - col risultato di trasformare una parte crescente di giovani palestinesi in tossicodipendenti in cerca di soldi per comprare le dosi. In alcuni casi, c'è chi ha venduto anche le proprie proprietà di famiglia per trovare denaro”.

Sessioni di informazione contro le droghe in scuole e università
Caritas Jerusalem è attiva sul fronte della prevenzione e della lotta alla droga con una rete di iniziative a vari livelli. Dal 1999 è attivo a Gerusalemme Est un Centro di ascolto che assiste i tossicodipendenti con il coinvolgimento delle famiglie e delle comunità di provenienza. Nelle scuole e nelle università si organizzano sessioni di informazione e prevenzione rivolte agli studenti. 

Istituiti corsi di formazione per operatori sanitari
​Negli ultimi anni, in collaborazione con l'Università di Betlemme e con l'Accademia Universitaria militare Istqal di Gerico, legata all'Autorità palestinese, sono stati avviati i corsi di formazione volti a creare figure professionali – operatori sociali e sanitari, psicologi, infermiere – in grado di operare nel lavoro di prevenzione e di lotta alle tossicodipendenze. “Quest'anno” riferisce a Fides padre Abusahliah “sono stati rilasciati 22 diplomi dei corsi di formazione, riconosciuti dal Ministero dell'educazione palestinese”. (G.V.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 160

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.