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Sommario del 09/06/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa: il valore della vita del malato brilla nella sofferenza

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Il valore sacro della vita del malato “non scompare né si oscura, ma brilla con più splendore” nella sua sofferenza. Lo ha ribadito il Papa ai dirigenti degli Ordini dei medici di Spagna e America Latina, ricevuti in 150 in Sala Clementina alla vigilia del Giubileo degli ammalati e delle persone disabili, in programma da domani a domenica. Il Pontefice, parlando in spagnolo, ha esortato a non nascondersi dietro una “presunta pietà per giustificare e approvare la morte” di un paziente. Il servizio di Giada Aquilino

La posta “in gioco” è la dignità della vita umana e, con essa, la dignità della vocazione medica. Papa Francesco si rivolge direttamente agli operatori sanitari di Spagna e America Latina e ricorda loro che il valore sacro della vita del malato “non scompare né si oscura, ma brilla con più splendore” nella sua sofferenza:

“No se puede ceder”...
Non si può “cedere” - sottolinea - alla tentazione di “applicare soluzioni rapide e drastiche”, guidati da una “falsa compassione” e da meri criteri di efficienza e risparmio economico. Il riferimento è chiaro: nella nostra cultura “tecnologica e individualista” - osserva - la compassione, che “non è peccato” ma “soffrire con”, non sempre è ben accolta: a volte addirittura viene disprezzata perché può essere interpretata come una “umiliazione” per chi la riceve, oppure ci sono persone che si nascondo dietro una “presunta compassione per giustificare e approvare la morte” di un paziente.

“La verdadera compasión no margina a nadie”...
La vera compassione, aggiunge Francesco, “non emargina, non umilia e non esclude nessuno” e tanto meno considera una buona cosa la scomparsa di un essere umano. Se così non fosse, si assisterebbe al “trionfo dell’egoismo, di quella ‘cultura dello scarto’ che rifiuta e disprezza le persone che non soddisfano determinati standard di salute, bellezza, utilità”:

“A mí me gusta bendecir las manos de los médicos”...
Gli piace, racconta, “benedire le mani dei medici” come segno di riconoscimento della compassione che si fa carezza di salute. Perché la salute è “uno dei doni più preziosi e desiderati da tutti”. Quanto fa bene, prosegue, all’esercizio della medicina pensare e sentire che “il malato è nostro vicino”, che “nel suo corpo lacerato si riflette il mistero della carne di Cristo stesso”. L'identità e l'impegno del medico non si basano soltanto su conoscenza ed esperienza,  spiega, ma soprattutto sull'attitudine “compassionevole e misericordiosa verso coloro che soffrono nel corpo e nello spirito”:

“La compasión, esto padecer-con, es la respuesta adecuada...
La compassione è dunque la “risposta adeguata” al valore immenso della persona malata, una “risposta fatta di rispetto, comprensione e tenerezza". Nell’esercizio della medicina, aggiunge, c’è dunque bisogno di un “cuore compassionevole”, che a volte non si coniuga con i mezzi e le tecniche del mestiere. D’altra parte “fragilità, dolore e malattia sono una dura prova per tutti, anche per il personale medico”, ma sono pure un invito alla pazienza, a “soffrire con”, ad essere “personificazione della misericordia”, soprattutto nell’Anno Santo in corso. Perché il medico è come un "buon samaritano": come Gesù “non passa oltre la persona derelitta al bordo del cammino, ma mosso da compassione la cura e la soccorre”. Il pensiero conclusivo del Papa - che sorridendo dice di avere in sé “qualcosa del medico” - va ai sanitari stessi, che possono fare “tanto bene”, e alle loro famiglie che “devono accompagnare, supportando la vocazione del medico, che è come un sacerdozio”.

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Papa: è eretico dire “questo o niente”, Gesù insegna sano realismo

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Volere “questo o niente” non è cattolico, è “eretico”. E’ il monito di Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta tutta incentrata sul “sano realismo” che il Signore ha insegnato ai suoi discepoli. Il Papa ha messo l’accento sul male che arrecano al popolo di Dio gli uomini di Chiesa che fanno il contrario di ciò che dicono. Quindi, ha esortato a liberarsi da un idealismo rigido che non permette di riconciliarci tra noi. Il servizio di Alessandro Gisotti

“La vostra giustizia deve superare quella degli scribi e dei farisei”. Papa Francesco ha preso spunto da questa esortazione di Gesù, nel Vangelo del giorno, per soffermarsi sull’importanza del realismo cristiano. Il popolo, ha affermato il Pontefice, era “un po’ sbandato” perché “quelli che insegnavano la legge non erano coerenti” nella loro “testimonianza di vita”. Gesù chiede dunque di superare questo, di “andare in su”. Prende dunque come esempio il primo Comandamento: “Amare Dio e amare il prossimo”. E sottolinea che chiunque si adira con suo fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

Insultare il fratello è come dare uno schiaffo alla sua anima
“Questo – ha detto il Papa – fa bene sentirlo, in questo tempo dove noi siamo tanto abituati ai qualificativi e abbiamo un vocabolario tanto creativo per insultare gli altri”. Questo, ha ripreso, “è peccato”, è “uccidere, perché è dare uno schiaffo all’anima del fratello”, alla sua “dignità”. E con amara ironia ha aggiunto che spesso diciamo tante parolacce “con molta carità, ma le diciamo agli altri”. Ancora il Papa, riferendosi alla presenza dei bambini a Messa, ha esortato a rimanere “tranquilli”, “perché la predica di un bambino in chiesa è più bella di quella del prete, di quella del vescovo e di quella del Papa”. Lasciarlo fare, è stato il suo invito, “che è la voce dell’innocenza che ci fa bene a tutti”.

Dà scandalo un uomo di Chiesa che fa il contrario di ciò che dice
Gesù, ha poi affermato il Papa, a “questo popolo disorientato” chiede di guardare “in su” e andare “avanti”. Ma non manca di rilevare quanto male faccia al popolo la contro-testimonianza dei cristiani:

“Quante volte noi nella Chiesa sentiamo queste cose: quante volte! ‘Ma, quel prete, quell’uomo, quella donna dell’Azione Cattolica, quel vescovo, quel Papa ci dicono: ‘Dovete fare così!’, e lui fa il contrario. Quello è lo scandalo che ferisce il popolo e non lascia che il popolo di Dio cresca, che vada avanti. Non libera. Anche, questo popolo aveva visto la rigidità di questi scribi e farisei e anche quando veniva un profeta che dava loro un po’ di gioia lo perseguitavano e anche lo ammazzavano: non c’era posto, per i profeti, lì. E Gesù dice a loro, ai farisei: ‘Voi avete ucciso i profeti, avete perseguitato i profeti: quelli che portavano l’aria nuova’”.

Seguire il sano realismo della Chiesa, no a idealismi e rigidità
“La generosità, la santità”, che ci chiede Gesù, “è uscire ma sempre, sempre in su. Uscire in su”. Questa, ha detto Francesco, è la “liberazione” dalla “rigidità della legge e anche dagli idealismi che non ci fanno bene”. Gesù, ha poi commentato, “ci conosce bene”, “conosce la nostra natura”. Ci esorta dunque a metterci d’accordo quando abbiamo un contrasto con l’altro. “Gesù – ha detto il Papa – ci insegna anche un sano realismo”. “Tante volte – ha soggiunto – non si può arrivare alla perfezione, ma almeno fate quello che potete, mettetevi d’accordo”:

“Questo sano realismo della Chiesa cattolica: la Chiesa cattolica mai insegna ‘o questo, o questo’. Quello non è cattolico. La Chiesa dice: ‘Questo e questo’. ‘Fai la perfezione: riconciliati con tuo fratello. Non insultarlo. Amalo. Ma se c’è qualche problema, almeno mettiti d’accordo, perché non scoppi la guerra’. Questo sano realismo del cattolicesimo. Non è cattolico ‘o questo, o niente’: quello non è cattolico. Quello è eretico. Gesù sempre sa camminare con noi, ci dà l’ideale, ci accompagna verso l’ideale, ci libera da questo ingabbiamento della rigidità della legge e ci dice: ‘Ma, fate fino al punto che potete fare’. E lui ci capisce bene. E’ questo il nostro Signore, è questo quello che insegna a noi”.

Riconciliarsi tra noi, è la “santità piccolina” del negoziato
Il Signore, ha detto ancora, ci chiede di non essere ipocriti: di non andare a lodare Dio con la stessa lingua con la quale si insulta il fratello. “Fate quello che potete”, ha soggiunto, “è l’esortazione di Gesù”, “almeno evitate la guerra fra di voi, mettetevi d’accordo”:

“E mi permetto di dirvi questa parola che sembra un po’ strana: è la santità piccolina del negoziato. ‘Ma, non posso tutto, ma voglio fare tutto, ma mi metto d’accordo con te, almeno non ci insultiamo, non facciamo la guerra e viviamo tutti in pace’. Gesù è un grande! Ci libera di tutte le nostre miserie. Anche da quell’idealismo che non è cattolico. Chiediamo al Signore che ci insegni, primo, a uscire da ogni rigidità, ma uscire in su, per poter adorare e lodare Dio; che ci insegni a riconciliarci fra noi; e anche, che ci insegni a metterci d’accordo fino al punto che noi possiamo farlo”.

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Il Papa a luglio in Polonia per la Gmg. Il programma del viaggio

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E’ stato reso noto il programma del viaggio di Papa Francesco in Polonia in occasione della 31^ Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. In cinque giorni, dal 27 al 31 luglio, oltre ai ragazzi di tutto il mondo, il Pontefice avrà modo di incontrare le varie realtà istituzionali e religiose del Paese europeo. Il servizio di Giancarlo La Vella: 

Nel pomeriggio di mercoledì 27 luglio sarà l’aeroporto internazionale di Cracovia ad accogliere Papa Francesco. Il luogo, dedicato a “San Giovanni Paolo II”, il Pontefice che istituì le Gmg, arricchisce di significato questa visita nel segno della continuità con quel Pontificato. Dopo la cerimonia d’accoglienza, Francesco rivolgerà il suo primo discorso alle autorità, alla società civile e al corpo diplomatico. Quindi, dopo la visita di cortesia al Presidente Andrzej Duda, a fine giornata l’incontro con i vescovi polacchi, ai quali Francesco rivolgerà un altro discorso. La giornata successiva è dedicata quasi interamente ad uno dei luoghi più cari ai cattolici polacchi: il Monastero della Madonna Nera di Jasna Gora, a Czestochowa. Il Papa sosterà in preghiera di fronte alla venerata effigie, poi presiederà la Santa Messa in occasione del 1050° anniversario del Battesimo della Polonia. Dopo il rientro a Cracovia, nel tardo pomeriggio il primo contatto con i giovani della Gmg, nel Parco Jordan nella zona Blonia. Venerdì 29 luglio un altro momento che si preannuncia toccante e denso di significato: la visita al campo di sterminio nazista, ora sacrario, di Auschwitz-Birkenau. Poi la visita ai piccoli malati dell’ospedale pediatrico di Cracovia e la Via Crucis con i giovani. Sabato 30 luglio si entra nel vivo della Gmg con l’altra significativa visita, in questo Anno Santo straordinario, al Santuario della Divina Misericordia di Cracovia, laddove viene custodita l’immagine del Cristo che apparve a Faustina Kowalska, la santa venerata in tutto il mondo proprio come l’apostola della Divina Misericordia. Il Papa vi celebrerà la Santa Messa. In serata la Veglia di preghiera con i giovani nel Campus Misericordiae. Lo stesso luogo nel quale il giorno successivo, domenica 31, Francesco presiederà la Messa per la Giornata Mondiale della Gioventù. Infine l’incontro con i volontari della Gmg e la cerimonia di congedo all’aeroporto di Cracovia. Alle 20.30 circa previsto il rientro all’aeroporto romano di Ciampino.

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Francesco istituisce comitato per distribuzione fondi Ucraina

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Papa Francesco ha deciso l’istituzione di un Comitato per la distribuzione dei fondi raccolti, durante la colletta nelle chiese d’Europa di domenica 24 aprile, per le popolazioni dell’Ucraina afflitte dalla guerra. L’istituzione dell’organismo avviene a pochi giorni dalla visita nel Paese del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin. Padre Federico Lombardi ha sottolineato che i beneficiari saranno scelti senza alcuna distinzione di credo o appartenenza etnica. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

Un comitato per distribuire i fondi per le popolazioni ucraine colpite dagli eventi bellici verificatisi nella parte orientale del Paese. E’ l’iniziativa di Papa Francesco che fa seguito alla colletta svoltasi il 24 aprile in tutte le chiese cattoliche d’Europa e che avviene a pochi giorni dalla visita nel Paese del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, dal 15 al 20 giugno.

P. Lombardi: beneficiari della colletta saranno senza distinzioni di fede o etnia
Organizzatori e beneficiari della colletta - ha sottolineato padre Federico Lombardi, parlando ai giornalisti in Sala stampa - sono scelti “senza distinzione di religione, confessione o appartenenza etnica”. L’entità della somma raccolta, ha proseguito il portavoce vaticano, ancora non è nota visto che il procedimento di raccolta è piuttosto complesso, partendo dalle parrocchie per arrivare a Roma, tramite le conferenze episcopali. Poiché si tratta di un’iniziativa personale del Papa, informa ancora la Sala stampa, saranno referenti del progetto la Segreteria di Stato e il Pontificio Consiglio “Cor Unum”, attraverso la nunziatura apostolica in Ucraina. Al contempo, per provvedere alla distribuzione dei fondi, Francesco ha deciso di costituire in loco un apposito Comitato “tecnico”, composto da un presidente e quattro membri.

Operatori del comitato saranno volontari, sede in Ucraina
A capo del comitato, il card. Parolin ha nominato mons. Jan Sobiło, vescovo ausiliare di Kharkiv-Zaporizhia. La nomina degli altri membri sarà di competenza del presidente, tranne uno, che sarà indicato di comune accordo da Caritas Internationalis e Cor Unum. Il mandato del Comitato sarà della durata di un anno, rinnovabile se necessario. La sede si troverà presso la Curia della diocesi di Kharkiv-Zaporizhia e gli operatori che agiranno per conto del Comitato saranno volontari, affinché i fondi raccolti vadano effettivamente a vantaggio delle popolazioni colpite. Nella lettera indirizzata dal card. Parolin a mons. Jan Sobiło, per l’istituzione del Comitato, si offrono anche delle indicazioni sugli interventi da compiere: le proposte dovranno pervenire anzitutto “dalle assemblee interreligiose o interconfessionali esistenti nelle singole aree, o da singoli vescovi, anche non cattolici, laddove non esistessero tali assemblee”, ma si potranno esaminare anche proposte provenienti da altre organizzazioni.

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Giubileo ammalati e disabili. Mons. Fisichella presenta le iniziative

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Da domani prende il via il Giubileo degli ammalati e delle persone disabili. Tanti momenti di incontro con il mondo della disabilità caratterizzano questo evento che si situa all’interno del Giubileo della Misericordia. Stamani, in Sala stampa vaticana, la presentazione con mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e il segretario del medesimo Consiglio, mons. José Octavio Ruiz Arenas. Culmine dell’evento sarà la Messa presieduta dal Papa in Piazza San Pietro, domenica mattina.  Il servizio di Debora Donnini: 

La Messa con il Vangelo “drammatizzato” da persone con disabilità intellettiva

“Per la prima volta in Piazza San Pietro, la lettura del Vangelo sarà anche drammatizzata da un gruppo di persone disabili intellettive per permettere che il testo sia compreso soprattutto dai pellegrini con disabilità mentale/intellettiva”.

Un evento che, spiega mons. Fisichella, mostra l’attenzione e l’amore della Chiesa per malati e disabili. In questo Giubileo a loro dedicato, il momento clou è, dunque, la Messa di domenica mattina con il Papa: una celebrazione che potrà essere seguita in diretta mondiale in streaming con la lingua dei segni. Tra i ministranti vi saranno alcuni ragazzi down e con disabilità intellettiva.  Vi sarà un diacono sordo e le letture verranno proclamate da persone con diverse disabilità e tradotte in lingua dei segni Internazionale.

Nel corso della Messa sarà, poi, esposto il quadro della Madonna Salus infirmorum custodito nella chiesa di santa Maria Maddalena in Campo Marzio: un dipinto cinquecentesco, donato nel 1619 da una nobile romana dopo che le sue preghiere di guarigione, davanti all’immagine, furono miracolosamente esaudite. L’attesa della Messa sarà animata da alcune testimonianze, tra cui quella di Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella, deceduta a soli 28 anni per un tumore scoperto in gravidanza, e quella di Maria Grazia Fiore con due figli disabili. Ancora mons. Fisichella:

“Sono tanti momenti differenziati, ma che mostrano innanzitutto una profonda e grande attenzione a questo mondo della disabilità che, devo dire, spesso, anche per noi, nelle nostre celebrazioni, non viene recepito con tutta l’attenzione che invece merita, come dovrebbe essere. Ma essendo questa una giornata giubilare dedicata a loro, è inevitabile che tutte le attenzioni siano portate nei loro confronti”.

Oltre 9 milioni i pellegrini a Roma finora per il Giubileo della Misericordia
L’evento cade a sei mesi dall’inizio del Giubileo della misericordia, sottolinea ancora mons. Fisichella:

“Con i dati aggiornati a ieri sera, quindi quelli di oggi, il numero dei pellegrini giunti a Roma per le varie occasioni giubilari e con la visita alle quattro Basiliche – oltre il Santuario della Madonna del Divino Amore - è di 9.100.935.  Un numero certamente significativo per i primi sei mesi dell’evento giubilare. Ieri, 8 giugno, erano esattamente sei mesi dall’apertura della Porta Santa”.

Venerdì la catechesi di padre Ciryl Axerold, redentorista, sordo-cieco
Il Giubileo dei malati si configura, dunque, come un evento ricco di iniziative e inizierà, domani, con il pellegrinaggio verso la Porta Santa. Quindi, nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella, il conosciuto padre Ciryl Axerold, redentorista, sordo-cieco, terrà una catechesi accessibile in (I.S.L.) International Sign Linguage e in Lingua dei Segni Italiana (L.I.S.) e nella Lingua dei Segni tattile.

Sabato le catechesi e la “festa” a Castel Sant’Angelo
La giornata di sabato, invece, sarà scandita da catechesi in  diverse lingue ma con un unico tema: “La misericordia fonte di gioia”. Nel tardo pomeriggio la festa “Oltre il limite” accoglierà nei giardini di Castel Sant’Angelo le migliaia di disabili che si trovano a Roma. A condurre l’evento, volti noti come Rudy Zerbi e Annalisa Minetti ma saranno le stesse persone disabili a esibirsi con  cantanti e ballerini professionisti. Vi sarà anche Silvan che farà giochi di prestigio assieme a giovani down. Tanti i cori che vi prenderanno parte : dal “Coro Mani Bianche”, impegnato con giovani con disabilità intellettiva, al “Coro Amoris laetitia” fino alla “Chicco Sband” della comunità dell’Arca, visitata da Francesco lo scorso 13 maggio. Sempre nei giardini sorgeranno sette stand:  le “tende della misericordia” dove diverse realtà, dall’Unitalsi alla Comunità Giovanni XXIII, condivideranno le loro esperienze di volontariato. Fra queste, uno stand raccoglierà le esperienze della comunità di sant’Egidio con “La trattoria degli amici”, con persone con disabilità intellettiva, e un altro “La locanda dei girasoli”,  dove lavorano ragazzi down.

I “Punti della salute” dove i senzatetto potranno fare visite specialistiche gratis
Una particolare attenzione merita l’iniziativa della Fondazione Med Tag : da domani vicino alle quattro Basiliche sorgeranno quattro “Punti Salute” che offriranno gratuitamente assistenza sanitaria specialistica: dai vaccini contro la polmonite al pap test. Circa 350 volontari per aiutare 700 senzatetto. E proprio a 6 mila senzatetto, ha detto mons. Fisichella, sarà dedicato a novembre un giubileo europeo, che vedrà di nuovo la partecipazione di Med Tag. Ringraziamenti vanno anche al professor Raffaele Landolfi, del Policlinico Gemelli, che ha diretto questa opera di misericordia.

A questo importante evento si sono registrati in ventimila fra malati e accompagnatori, ma  - fa sapere mons. Fisichella - la Prefettura della Casa Pontificia ha stampato circa 50mila biglietti per la Messa di domenica.  Sul significato di questo evento, mons. José Octavio Ruiz Arenas, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione:

“La Chiesa certamente ha sempre avuto grande attenzione e molta cura per gli ammalati; è stata sempre presente per aiutarli con istituzioni ecclesiali, con persone e comunità religiose, che curano i malati. E non possiamo dimenticare, appunto, che la cura degli ammalati è una delle opere di misericordia corporale alla quale noi tutti siamo stati chiamati; è una delle realtà che sottolinea quello che il Papa normalmente ci dice: che dobbiamo toccare la carne di Cristo. In questi malati possiamo trovare l’opportunità, appunto, di toccare veramente la carne del Signore”.

E il tema della Misericordia si declina, quindi, in modo molto visibile in questo momento giubilare dedicato a malati e disabili.

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Convegno in Vaticano sulla lebbra: ancora troppi pregiudizi

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Nonostante la prevenzione e la cura, ogni anno circa 200 mila persone sono colpite dal morbo di Hansen, più conosciuto come lebbra. E ancora oggi ci sono troppi pregiudizi nei confronti di questa malattia. Di questo si è parlato oggi in Vaticano, in un convegno organizzato tra gli altri dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e dalla Fondazione Nippon. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica alla vigilia del Giubileo degli ammalati. Alessandro Guarasci: 

La lebbra è provocata da un batterio, nemmeno troppo contagioso e debellabile con un antibiotico, che però può colpire se le difese immunitarie si abbassano. Malnutrizione e scarsa igiene favoriscono tutto questo. Una malattia debellata in Occidente ma ancora viva nei paesi più poveri. Fin dall’antichità i malati di lebbra sono stati emarginati, allontanati dalla società. E purtroppo, ancora oggi, queste discriminazioni sono difficili da combattere. Il card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

“Per molte delle popolazioni colpite dalla lebbra, lo stigma morale e le pratiche di esclusione appartengono a un retaggio che si fa ancora fatica a debellare”.

Circa 200 mila le persone colpite ogni anno, che però se curate in tempo e con i farmaci giusti possono guarire. Dominique del La Rochefocauld Montbel, Grande Ospedaliere dell’Ordine di Malta:

"Credo che la situazione attuale ci induca ad essere allertati. Ovviamente, il morbo di Hansen è considerato, oggi, come un’endemia regionale, ma questo è fonte di grave preoccupazione perché si tratta di persone, non di numeri. Sempre meno sono le persone a cui si diagnostica la malattia e questo ci fa sperare che questa malattia stia retrocedendo; ma ciò nonostante, ogni anno si scoprono centinaia  di migliaia di persone che hanno questa malattia, e stiamo parlando di vite completamente distrutte. Ecco perché penso che la consapevolezza sia estremamente importante e che dobbiamo mantenerla alta. Questo simposio, che riunisce molte professionalità nel campo, è una buona occasione per richiamare questa consapevolezza e per unire le forze nella lotta per sradicare completamente questa endemia".

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Tweet Papa: riconoscere i valori della nostra comune umanità

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“Abbiamo bisogno di riconoscere i valori della nostra comune umanità, in nome dei quali si può e si deve collaborare e costruire”. E’ il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account Twitter in 9 lingue @Pontifex.

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Papa Francesco riceve nuovo ambasciatore della Malesia

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Il Papa ha ricevuto stamani in udienza il nuovo ambasciatore della Malesia presso la Santa Sede, Tan Sri Bernard Giluk Dompok, per la presentazione delle Lettere Credenziali. Le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Malesia sono state stabilite il 27 luglio 2011, durante il Pontificato di Benedetto XVI. “La Santa Sede e la Malesia – sottolineava nell’occasione un comunicato diffuso dalla Sala Stampa vaticana – desiderose di promuovere legami di mutua amicizia, hanno deciso di comune accordo di stabilire relazioni diplomatiche a livello di Nunziatura Apostolica da parte della Santa Sede e di Ambasciata da parte della Malesia”. I cattolici rappresentano il 3% della popolazione della Malesia di circa 30 milioni di persone. L’Islam è professato dal 61% degli abitanti ed è religione di Stato.

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Altre udienze di Papa Francesco

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Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza: il card. Giovanni Battista Re, Inviato Speciale all’undicesimo Congresso Eucaristico Nazionale in Argentina; mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente presso Organizzazioni e Organismi delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (F.A.O., I.F.A.D., P.A.M.) - mons. Paolo Rudelli, Osservatore Permanente presso il Consiglio d’Europa; il signor Zion Evrony, ambasciatore di Israele, in visita di congedo; il signor Piotr Nowina-Konopka, ambasciatore di Polonia, in visita di congedo.

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Papa erige Ordinariato per i fedeli cattolici orientali residenti in Spagna

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Papa Francesco ha eretto l’Ordinariato per i fedeli cattolici orientali residenti in Spagna e sprovvisti di Gerarchia propria. Il Santo Padre ha nominato Ordinario per i fedeli cattolici orientali residenti in Spagna Mons. Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo di Madrid.

Sempre oggi il Santo Padre ha nominato padre Dariusz Kałuża, M.S.F., vescovo della Diocesi di Goroka, in Papua Nuova Guinea.

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La Cappella Sistina nelle immagini fisse e mobili. Convegno ai Musei Vaticani

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Le rappresentazioni della Cappella sistina di Michelangelo dalle prime incisioni alla fotografia, dal cinema alla televisione, fino al social network. Questo il tema della giornata di studi che si svolge oggi presso i Musei Vaticani.  L’evento è stato curato dal prof. Tommaso Casini, docente dell’Università Iulm di Milano, dal giornalista Nino Crescenti e dalla responsabile della Fototeca dei Musei Vaticani, Paola di Giammaria. Il servizio di Elvira Ragosta

E’ una lunga storia di immagini, fisse e in movimento, quella delle riproduzioni della Cappella Sistina. Vera e propria fortuna iconica diventata uno dei fenomeni più suggestivi del nostro tempo. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani:

“E’ dal ‘500 che i murali di Michelangelo sono stati riprodotti e, oggi, dai social media a YouTube, ai grandi documentari delle varie televisioni internazionali, la Cappella Sistina è entrata in immagine nelle case delle donne, degli uomini di tutto il mondo. Questo è un fenomeno planetario che fa capire la straordinaria fortuna iconica che quegli affreschi hanno avuto”.

Le prime forme di traduzione della Cappella Sistina risalgono al 1512, all’apertura della volta, poi, dalla metà dell’Ottocento, la tradizione incisoria si intreccia con la fotografia, un nuovo mezzo di riproduzione. Foto che sono ancora in bianco e nero, ma che rispetto alle incisioni presentano elementi di novità, come la possibilità di passare dalla visione generale alle inquadrature sul particolare. Paola di Giammaria, responsabile della Fototeca dei Musei Vaticani:  

“Dalle prime campagne fotografiche in Sistina degli anni ’60, ’70 dell’Ottocento, fino alle prime pellicole a colori negli anni ’40 e poi alle avanzatissime tecniche digitali di oggi, è un percorso affascinante, alla scoperta di un Michelangelo mediato dai fotografi. La fotografia dà il là a quello che poi diventerà il mondo delle immagini, che poi con le immagini in movimento è diventato il cinema”.

Poi le riprese video. E’ datato 1961 il primo documentario Rai sulla Cappella Sistina. Sarà l’inizio di una serie ininterrotta di programmi di informazione e cultura. In occasione del grande restauro del 1984 il giornalista e autore Rai Nino Criscenti sale su uno dei ponteggi per documentare l’evento:

“I restauratori stavano finendo di pulire le lunette ed io sono andato a vedere che cosa succedeva, come veniva restaurato Michelangelo. Era una grande impresa, ma anche un grande problema, un grande interrogativo: si mettevano le mani su un’opera somma della civiltà occidentale, della civiltà umana. E’ cominciato nell’’84 un ciclo di lavori: Michelangelo è entrato negli schermi televisivi. Era stato sulla Rai 20 anni prima, esattamente nel ’64, quando Gian Maria Volontè interpretò Michelangelo in un bellissimo sceneggiato del regista Silverio Blasi. Poi, però, era rimasto da parte ed è stato ripescato con il restauro. Questa grande impresa, quindi, ha permesso di far scoprire alle grandi masse televisive dei telespettatori Michelangelo e il Michelangelo della Sistina”.

La macchina da presa entra per la prima volta nella Cappella Sistina alla fine degli anni Trenta con immagini utilizzate in un film dell’Istituto Luce. Tommaso Casini Docente di Museologia dell’università Iulm:

“Da lì nasce una lunga storia che giunge appunto fino ai nostri giorni e che ha oltre 100 titoli di film dedicati a Michelangelo, alla Sistina, e tra questi 100 titoli abbiamo individuato quei contatti tra la cinematografia e la critica d’arte. Nomi importanti che hanno espresso una ekphrasis sugli affreschi, in una forma diversa da quella della parola scritta, sono Carlo Ludovico Ragghianti, nel 1964, Luigi Moretti, il celebre architetto, e, negli anni ’70 e ’80, tantissimi nomi della critica internazionale: da Gombrich a Briganti, a Zeri, fino naturalmente all’attuale direttore Paolucci”.

E non poteva non approdare anche sui nuovi media la Cappella Sistina di Michelangelo. Tanja  Michalsky, direttrice della Bibloteca Hertziana, ha realizzato uno studio sulla riproduzione della Sistina su YouTube

“Per me è stata veramente una delusione vedere come, per gli esperti come me, in tantissimo materiale sia facile trovare film vecchi belli, ben fatti, ma facendo una ricerca banale, mettendo “Sistina” o qualcosa del genere, risultino soprattutto filmini di persone che si chiamano esperti, che vogliono sempre scoprire delle cose, che parlano di misteri o del genio di Michelangelo, ma quasi mai arrivano all’altezza dei film di Ragghianti, di critofilm, e sono più, invece, una lezione all’utente”.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Più cuore nelle mani: il Papa ricorda che la dignità della vocazione medica non può essere sacrificata in nome di efficienza e risparmio.

Contro il razzismo e l'indifferenza: Francesca Romana de' Angelis sulla nuova edizione di "Tutti i giorni di tua vita".

Sviluppo e integrazione: Michele Dau sulle opportunità offerte dal fenomeno migratorio.

Talent scout della Bibbia: Filippo Rizzi ricorda padre Stanislas Lyonnet a trent'anni dalla morte.

Eremita di curia: Giovanni Cerro su Raniero da Ponza.

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Oggi in Primo Piano



Attentato a Tel Aviv: 4 morti. Israele invia truppe in Cisgiordania

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Ritorna la violenza in Israele. Ieri, nella città di Tel Aviv, due palestinesi hanno ucciso a colpi di arma da fuoco quattro israeliani. Gli attentatori ventenni provenivano dalla Cisgiordania. Immediata la risposta da parte del governo israeliano con la sospensione dei permessi di ingresso a 83 mila palestinesi e il dispiegamento di due battaglioni ciascuno formato da circa 300 uomini in Cisgiordania. Non c'è stata un'esplicita rivendicazione di Hamas anche se l'organizzazione ha espresso il suo plauso per ciò che è stato fatto dai giovani palestinesi. Il servizio di Valentina Onori: 

E’ accaduto ieri sera, l’attacco all’interno del Mercato di Sarona, affollatissimo, pieno di negozi e ristoranti, che ha visto protagonisti due giovani palestinesi. Hanno sparato sui passanti uccidendo 4 persone e ferendone 5. Sono scappati, ma la fuga è durata poco. Uno dei due è stato colpito da un poliziotto, l’altro è stato arrestato. La polizia ha riferito che i due sono membri della stessa famiglia proveniente dal villaggio di Yatta a sud di Hebron, un’area critica che ha visto un forte aumento di violenza negli ultimi mesi. Non sono mancate le reazioni. Il governo israeliano ha sospeso i permessi di ingresso rilasciati a 83.000 palestinesi della Cisgiordania per visitare i  parenti durante il mese del Ramadan, iniziato lunedì. Gli Stati Uniti hanno espresso condoglianze alle famiglie delle vittime. E’ un “attacco codardo contro civili innocenti che non può essere giustificato” ha fatto sapere il Dipartimento di stato americano. Hamas, il gruppo di militanti islamici che controlla Gaza, non ha rivendicato alcuna responsabilità per l’attentato ma ha diffuso la dichiarazione di un suo funzionario che definisce la sparatoria un’“operazione eroica” e in un’altra promettendo ai “sionisti” ancora più sorprese durante il periodo sacro ai musulmani del Ramadan.

Lorenzo Cremonesi, giornalista del Corriere della Sera per le vicende mediorientali, spiega al microfono di Valentina Onori come e se è possibile inserire l'attentato in un contesto nuovo, alla luce di ciò che è avvenuto nella Conferenza di Parigi per far ripartire le trattative di pace israelo-palestinesi, o se considerarlo parte dell'ennesima strategia del terrore: 

R.  – Fa parte di un contesto di dinamica israelo-palestinese molto antico che precede Al Qaeda, Is e tutto quello che sta avvenendo in Medio Oriente. Siamo nel contesto di un’ondata di violenze cresciuta con questa nuova 'Intifada dei coltelli', dove la gente in modo spontaneo attacca a colpi di coltelli gli israeliani o addirittura si buttano con le loro auto contro civili. È una storia – ahimè – vecchia e che fa parte dell’antico contenzioso israelo-palestinese. La Conferenza di pace di Parigi non ha portato assolutamente a nulla; non c’è un processo di pace, semmai c'è un tentativo da parte della Francia di mostrare un nuovo attivismo, di prendere il posto agli americani che non ci sono – Barack Obama, di fatto, ha gettato la spugna da tempo – e c’è questo timido tentativo francese che serve più per acquistare pregio su scala internazionale che non ad avere un vero impatto. Forse l’attentato si può collegare al discorso dell’inizio del Ramadan.

D. - Quindi la soluzione due popoli, due Stati è sempre più lontana?

R. - Non c’è più! È morta e sepolta da lungo tempo. È questo il grande dilemma che adesso si presenta per chiunque si occupi della regione. L’ultima seria produzione è stata dopo gli accordi di Oslo del 1993 e l‘elemento di novità è la crescita di questo estremismo radicale, religioso, nazionalista ebraico che si contrappone ad Hamas e all’estremismo jihadista più violento. Ormai abbiamo un territorio che è stato de facto annesso, abbiamo Gaza, una sorta di grande prigione a cielo aperto chiusa e i Territori palestinesi della Cisgiordania che ormai non esistono più come Stato viabile, non sono più funzionanti. Che cosa fare? Ci sono tre possibilità: uno Stato bi-nazionale laico, gli estremisti di entrambi i campi non lo vogliono così come i moderati; un’espulsione violenta, come è avvenuto nel 1948 e in parte nel 1967, oppure – ahimé - l’apartheid qualcosa che di fatto c’è già.

D. - Che significato ha questo attentato rispetto agli altri?

R. - Questo attentato nella scala della gravità è meno grave. Ci sembra più grave perché negli ultimi tempi la situazione era più calma, gli israeliani erano riusciti a limitare tantissimo - tramite il muro a Gerusalemme e le misure di polizia, il fatto che Gaza è chiusa - quei terribili attentati con le autobombe, dei kamikaze e Israele ha visto attentati peggiori. La novità è che sono riusciti ad entrare con le armi da fuoco che ricorda molto le stragi di Parigi; potevano fare molte più vittime. Hamas cerca di “cavalcare la tigre”: ogni volta che succedono queste cose ci sono delle rappresaglie, Israele bombarda duro, quindi anche loro devono stare molto attenti alle modalità di rivendicazione. Ma io non escluderei che siano veramente due cani sciolti, due ragazzi giovani che hanno in modo abbastanza autonomo deciso e pianificato questo attentato che non ha niente di difficile.

D. - Si sa ormai cosa fa presa su questi giovani? Un livello di frustrazione arrivato al limite …

R. - Come diceva Ehud Barak, l’ex premier laburista israeliano, non c’è soluzione alla crisi ma c’è un management della crisi. Ci sono momenti di punta, momenti di odio e di violenze, poi queste si addormentano e poi ritornano; c’è senz’altro una radicalizzazione del movimento palestinese e del mondo arabo legato a tutto quello che sta avvenendo tra Iraq e Siria. Ma attenzione! C’è anche questo estremismo ebraico di cui si parla poco: coloni che bruciano gli ulivi, che attaccano le moschee, addirittura le chiese, violenze quotidiane che esasperano. Se ormai è annesso e ormai questa gente non ha prospettiva di divisione, come convivere? Questi movimenti dimostrano che non si vuole convivere, altri lo vogliono.

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Francia. Vigilia di Euro 2016: controlli e attese per squadre e tifosi

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Le tensioni sociali legate alla riforma del lavoro in Francia non si spengono alla vigilia dell’inizio, domani sera, di Euro 2016, il campionato europeo di calcio, con 24 squadre protagoniste. In queste ore l’arrivo dei calciatori e di oltre 2,5 milioni di spettatori attesi per questo grande evento. Coinvolto tutto il territorio francese su cui per il rischio attentati, sono stati dispiegati più di 90.000 poliziotti, soldati e agenti di sicurezza. Non si può abbassare la guardia, dice l’Eliseo: Gabriella Ceraso ne ha parlato con Lucio Caracciolo direttore della Rivista di geopolitica Limes che dedica al potere del calcio, il numero di questo mese: 

R. – Il calcio è diventato, prima che uno sport, un grande spettacolo globale incentivato dalle televisioni, che mobilita nei grandi eventi miliardi di persone. E’ quindi evidente che per un terrorista, colpire durante un evento calcistico ha un effetto di moltiplicazione, un forte rischio che si traduce nel fatto che molti spettatori che avevano già prenotato i biglietti per gli europei di Francia hanno rinunciato.

D. – Eppure gli organizzatori hanno detto: “ non c’è una minaccia concreta” ma “siamo pronti a tutto”. Però, bisogna ricordare che lo stato d’emergenza in Francia ancora c’è, da novembre scorso …

R. – Sì, e credo che resterà ancora a lungo. Sicuramente sono state prese e verranno prese misure draconiane, ma – per essere onesti – nessuno può garantire nulla.

D. – Anche le proteste sociali ci si sono messe, in Francia. C’è la possibilità che anche a livello di manifestazioni trovino spazio terroristi o chi vuole mettere paura?

R. – Se lei ricorda, già nel caso dei mondiali in Brasile, per esempio, nel 2014, l’evento fu sfruttato nei mesi precedenti per manifestazioni di carattere politico e sociale, e quello che dicevo per i terroristi vale per tutti: è una grandissima occasione di visibilità e nessuno la vuole perdere. Questo deve farci riflettere anche sull’opportunità, per i Paesi, di organizzare questi grandi eventi. Loro li hanno voluti e ricercati con tutti i mezzi perché evidentemente è una grande pubblicità, ma possono diventare anche dei grandi disastri, come abbiamo visto in molti casi, in particolare dalle Olimpiadi di Atene del 2004 in avanti.

D. – I giovani musulmani, i giocatori musulmani della Nazionale francese, che è un po’ quella che è proprio sotto il mirino, che poi peraltro aprirà gli appuntamenti, come è normale, domani sera, i giocatori musulmani della Nazionale non osserveranno il digiuno, cioè non osserveranno il Ramadan. Le chiedo se, innanzitutto, è una cosa secondo lei insolita, se può – in un certo senso – indispettire il mondo islamico o se bisogna leggerla come un prevalere della “ragion di Stato” – in questo caso del calcio – sulla religione?

R. – Per quello che posso capire io, evidentemente i giocatori di religione musulmana che giocano nella Nazionale francese considerano il loro mestiere una priorità sulla loro religione.

D. – Quindi, non può essere un ulteriore frutto della paura, anche questo?

R. – Ma io penso che ci siano ormai anche nell’ambito musulmano tante di quelle eccezioni più o meno consentite, anche rispetto ai pilastri dell’islam, che consentono a un giocatore – in questo caso di calcio – musulmano, di vivere in buona coscienza il non-rispetto del Ramadan?

D. – Ce la riusciremo a godere una manifestazione come questa, in cui c’è anche tutto il mondo più bello del calcio, in campo?

R. – Bè, è quello che speriamo e sperano tutti gli amanti del calcio tra i quali sono anch’io. Purtroppo, però, questo alone che incombe su questi europei certo lascia un’atmosfera di tensione che peserà sicuramente anche in campo. In questi casi basta veramente anche un piccolo incidente, che magari non ha nulla a che vedere con un attentato, per scatenare scene di panico o addirittura per provocare tumulti. Quindi bisogna essere molto prudenti  rispetto alle prospettive.

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Medici senza frontiere: Aids emergenza nel centro est Africa

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34 milioni di morti in 35 anni, dai primi casi di Aids registrati negli Stati Uniti. Sono stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Ma la lotta alla sindrome da immunodeficienza acquisita ha segnato importanti successi nel garantire le cure ad un numero sempre maggiore di malati, che riescono a sopravvivere. Se ne parla in questi giorni in un Vertice dell’Onu, a New York, in vista della prossima Conferenza internazionale sull’Aids, a Durban in Sud Africa, dal 18 al 22 luglio. Roberta Gisotti ha intervistato François Dumont dell’organizzazione non governativa “Medici senza frontiere”: 

D. – A che punto siamo in questa battaglia, e quanti sono i malati, oggi?

R. – Ci sono stati importanti passi positivi; gli obiettivi della comunità internazionale, anche, sono ambiziosi: vogliono mettere sotto trattamento 30 milioni di persone entro il 2020, e questa è una buona notizia. Purtroppo, oggi ci sono ancora 35 milioni di persone affette da Hiv-Aids e solo 17 milioni di queste sono sotto trattamento. Medici senza Frontiere, in occasione di questo incontro ad alto livello delle Nazioni Unite, vuole esortare la comunità internazionale a non dimenticare i Paesi in cui tante persone ancora non hanno accesso alle cure, soprattutto i Paesi dell’Africa occidentale e centrale, una ventina di Paesi in cui meno di un terzo dei pazienti hanno accesso alle cure. Su 6 milioni e mezzo di persone affette dall’Hiv, soltanto meno di un terzo ha accesso alle cure; rimangono 4 milioni e mezzo di persone senza accesso ai farmaci. Per esempio, un Paese come la Repubblica Democratica del Congo, a Kinshasa, dove Medici senza Frontiere gestisce un ospedale per i pazienti affetti da Hiv/Aids, abbiamo una situazione molto grave, con immagini che richiamano condizioni degli anni Novanta, dove i pazienti arrivano al nostro ospedale in uno stato quasi di morte, con la malattia ad uno stadio molto avanzato, perché in questi Paesi ci sono diversi ostacoli per le cure. Uno è la mancanza di servizi sanitari, che non sono efficaci, c’è anche mancanza di operatori sanitari formati, c’è poi uno stigma enorme rispetto alle persone che sono positive all’Hiv e c’è pure una mancanza di accesso ai farmaci, al di là del fatto che i pazienti devono anche pagare un ticket per avere accesso alle cure. Questo fa sì che in tanti Paesi africani ci sia un accesso molto limitato, e noi lo troviamo inaccettabile: per questo vogliamo chiedere di non dimenticare questi Paesi che sono stati trascurati e tagliati fuori dalla lotta all’Hiv/Aids.

D. – Invece, per quanto riguarda l’Africa sub-sahariana, dove il problema è stato gravissimo negli anni precedenti?

R. – Questi miglioramenti ci sono stati soprattutto nei Paesi in cui c’era un’incidenza più alta della malattia, anche se ancora tante persone devono avere accesso alle cure. E’ molto importante anche attuare le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità che dicono che ogni persona che sia stata diagnosticata come affetta dall’Hiv venga messa subito sotto trattamento. E questo è molto importante perché quando una persona è sotto trattamento antiretrovirale, diventa molto poco contagiosa e la diffusione della malattia si ferma.

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E' legge reato negazionismo. Cerrelli: no a reato opinione

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E’ legge il reato di negazionismo. Con il via libera ieri da parte della Camera d’ora in poi rischia la reclusione da 2 a 6 anni chi incita all’odio razziale che si fonda “in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, contro l’umanità o di guerra”.  Plaude la Comunità ebraica che parla di giornata  storica, mentre tra gli storici resta il timore che il provvedimento possa perseguire il  reato di  opinione e impedire quindi la discussione sulla verità storica. Paolo Ondarza: 

Incitare al negazionismo o al genocidio in Italia da oggi è reato. La legge prevede la reclusione fino ad un anno e sei mesi o la multa fino a 6mila euro per chi propoaganda  idee fondate sulla superiorità o sull’odio  razziale o etnico, o istiga a commettere atti discriminatori per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Prevista la reclusione da 2 a 6 anni, nei casi in cui la propaganda e l’incitamento si fondino sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio. Vietata anche ogni organizzazione che abbia tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione: chi vi partecipa rischia da 6 mesi a 4 anni di prigione che passano fino a 6 anni per chi promuove o dirigi tali associazioni. Giancarlo Cerrelli, consigliere centrale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani:

R. – Sono contrario al negazionismo. Lo direi chiaramente. Proprio per questo, però, credo che il negazionismo vada contrastato non con il carcere, ma dal punto di vista scientifico. Il fatto che diventi reato un’opinione la diffusione di un pensiero è un’aggravante innestata sulla legge Mancino-Reale, che diventa pericolosa.

D. – Perché? Qual è il rischio?

R. – Il rischio è che anche, eventualmente, la diffusione di idee buone, di idee vere, un domani possa essere punito. C’è una sorta di pedagogia di Stato che ci indica ciò che dobbiamo pensare e ciò che non dobbiamo pensare, perché altrimenti finiamo in carcere. Io ripeto: sono contrario al negazionismo, ma il contrasto non può avvenire con il carcere.

D. – Indubbiamente, va rilevato come fatti di cronaca, anche recenti, ci riportino il fenomeno dell’intolleranza, dell’antisemitismo come purtroppo un fenomeno ancora vivo…

R. – Ovviamente, l’antisemitismo va punito, ma ci sono già le leggi in vigore che puniscono adeguatamente questi reati. Non sono per niente d’accordo su questa legge che ha fornito un’aggravante a questi reati, un’aggravante che limita gravemente la libertà di pensiero, la libertà di opinione.

D. – E’ questa la critica mossa da diversi storici, che vedono in questa legge prefigurarsi il reato di opinione e, quindi, un impedimento alla discussione sulla verità storica…

R. – Un domani anche delle idee buone potrebbero essere punite, perché la pedagogia di Stato ci dice cosa dovremmo pensare per essere buoni cittadini. Io credo che, dal punto di vista scientifico, una legge di questo tipo potrebbe essere innanzitutto il presupposto di altre leggi e la prima potrebbe essere proprio la legge anti-omofobia.

D. – Perché? Qual è il legame?

R. – Sulla stessa legge Mancino-Reale era innestata la legge anti-omofobia, che è stata approvata dalla Camera e che è ancora in Senato, e questa legge è pericolosissima anche per il fatto che impone pedagogicamente di pensare alle unioni omosessuali, al matrimonio omosessuale, all’adozione omosessuale in un certo modo, pena il carcere. Io temo molto per la libertà di pensiero. Non per tutte le idee si giunge ad una punizione del genere. Per esempio, a me viene da pensare che il comunismo è un’ideologia che ha fatto milioni di morti. E’ notoriamente ormai accertato che ha fatto più morti il comunismo nel mondo che il nazismo. Ebbene, al momento, nessuno ha preso qualche provvedimento contro la diffusione di testi che inneggino oppure propagandino idee comuniste. Si costituiscono anche partiti con la denominazione “comunisti”, ma nessuno si è mai sognato, al momento, di dire: puniamo con il carcere chi diffonde queste idee.

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Tendopoli Rosarno: migranti in piazza dopo uccisione bracciante

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A San Ferdinando corteo dei migranti della tendopoli di Rosarno per l'uccisione di un giovane maliano. A sparare un carabiniere chiamato per sedare una rissa. Dalle prime ricostruzioni emerge che il migrante abbia aggredito con un coltello il militare, il quale ha reagito ferendo l’uomo con un colpo di pistola mortale. La drammatica vicenda ripropone le condizioni di estremo abbandono e degrado in cui versa l’accampamento di Rosarno. In proposito Gioia Tagliente ha intervistato Vincenzo Alampi, direttore della Caritas Diocesana Oppido-Palmi: 

R. – La parte igienico-sanitaria è inesistente. Si consideri che sono un po’ più di 100 baracche, costruite appositamente (abusivamente) perché i migranti non avevano un posto dove andare ad abitare. Nel campo ci sono già 72 tende costruite dalla Protezione civile regionale del ministero dell’Interno. Nel campo dovevano esserci sei immigrati per ogni tenda; e invece si è arrivati ad averne anche dieci. Infatti, specialmente nel periodo invernale - di novembre, dicembre e gennaio - quando arrivano oltre 1.500 persone per i lavori di raccolta degli agrumi, la situazione degenera: 1.500 persone non possono stare in un posto che è previsto a malapena per 400.

D. – Quest’ultimo episodio di violenza potrebbe essere collegato al degrado in cui versano i migranti?

R. – Intanto vogliamo dire che siamo addolorati per questo tragico episodio. Il nostro vescovo, mons. Francesco Milito, ha voluto fare una nota; affidare alla misericordia di Dio il fratello sottratto alla vita e la gente coinvolta nella vicenda. Abbiamo voluto pregare già da ieri sera; e ciò affinché si possa ricercare le vie per un dialogo costruttivo, sereno, per una reciproca comprensione e una concordia vicendevole. Chiaramente è tutto collegato: non si può vivere in una situazione come quella!

D. – Esiste un progetto per la riqualificazione del campo?

R. – La prefettura ha voluto, in questi ultimi tempi, organizzare diversi tavoli insieme a tutte le organizzazioni umanitarie per una nuova costruzione della tendopoli; ciò al fine di superare queste difficoltà. Tutto è programmato per i primi di settembre. Oggi, invece, siamo a questo punto… Purtroppo non siamo riusciti ad arrivare in tempo.

D. – Cosa accadrà nelle prossime ore?

R. – Proprio in questi momenti, tutti i migranti si sono riversati nel comune di san Ferdinando, nel cui territorio ricade la tendopoli, per protestare, soprattutto per le loro condizione igienico-sanitaria e per la morte del ragazzo. Noi speriamo che si possa tornare alla calma. Anche io sto andando là per cercare di dare una mano; noi conosciamo moltissimi immigrati – quasi tutti – e possiamo dare una mano per rasserenare gli animi e tranquillizzare la situazione. È chiaro che è una situazione che speriamo non degeneri ancora di più, e che si possa tornare alla tranquillità e alla calma. Anche io conoscevo il ragazzo che è morto. Siamo dispiaciuti tutti… Sono cose che non dovrebbero verificarsi mai.

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La spiritualità francescana ispira la 71.ma Sagra Musicale umbra

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Con ventiquattro appuntamenti tra musica, recital e teatro, ispirati alla lauda e alla spiritualità francescana, si aprirà il prossimo 8 settembre a Perugia, la 71° Sagra musicale umbra, col titolo “Altissima luce”. Il programma, presentato oggi dalla direzione artistica del maestro Alberto Batisti, si svolgerà nei luoghi più suggestivi della regione e comprenderà la premiazione del terzo concorso internazionale di musica sacra promosso dal Pontificio Consiglio della cultura. Il servizio di Gabriella Ceraso: 

L’orchestra di Bahia, giovane, multiculturale, piena di energie, guidata nell’esecuzione di Ravel, dal Maestro Ricardo Castro e accompagnata dalla grande pianista Martha Argerich sarà il primo concerto, al teatro Morlacchi di Perugia, per la Sagra. Un" messaggio di speranza" e di "riscatto possibile", all'inizio di una manifestazione che, come dice il direttore artistico Alberto Batisti, ha al centro la spiritualità sin dal 1937:

"Suonare insieme significa ascoltare gli altri e accordare sé stessi agli altri e questo è il modello più prezioso che la musica ci insegni. Quindi far suonare insieme cento ragazzi che hanno un passato critico, di povertà, di emarginazione e offrire loro questo strumento per ricostruirsi una vita, è una proposta forte. Vogliamo dare a questo futuro, rappresentato da questi bambini, da questi ragazzi, il ruolo da protagonisti che meritano"

Altissima luce titolo tratto dal Laudario di Cortona, codice che tramanda poesia e musica della tradizione francescana sin dal '200, sarà la bussola o meglio "la suggestione di fondo" dell’edizione 2016, spiega Batisti, che prevede anche un’elaborazione jazz delle melodie antiche, affidata a Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura, con il massimo conoscitore della tradizione cortonese Franco Radicchia:

"Perché queste melodie hanno continuato nei secoli ad essere trattare, lavorate, ispirate e quindi offrirle in mano ad un grande strumentista e compositore jazz oggi, può essere davvero un ulteriore modo per renderle nostre contemporanee"

Spicca tra le musiche sacre in programma, un vertice della spiritualità musicale slava, la Missa Glagolitica di Janacek, con cui il programma si chiuderà: partitura grandiosa per 120 esecutori, proposta 65 anni fa l’ultima volta proprio alla Sagra. Una curiosità assoluta, sottolinea il direttore Batisti

"È come se nelle parole della Messa, l’umanità credente o non credente, si interrogasse chiamando Dio a garante dei supremi valori dell’umanità. Questo lo trovo assolutamente straordinario: è un’apertura da parte di una mente fortemente laica, che però chiama Dio a garante di quelli che sono i valori fondanti del consorzio umano".

E c'è grande attesa in questa edizione per il terzo concorso internazionale di composizione sacra Francesco Siciliani. Promosso in collaborazione col Pontificio Consiglio della Cultura, col Kyrie scelto come banco di prova per i candidati, dal presidente il cardinale Gianfranco Ravasi, in omaggio all’anno giubilare della misericordia voluto dal Papa .Il vincitore sarà premiato il 16 settembre. Ancora Alberto Batisti:

"Nonstante questo difficilissimo testo abbiamo ricevuto un centinaio di partiture da tutto il mondo e siamo molto contenti perché i partecipanti a questo concorso sono davvero compositori di valore. Richiamare i musicisti a dialogare con il sacro è stata un’iniziativa e un’idea molto felice. Io vedo che il musicista, in qualche modo, riceve una scossa elettrica quando guarda in alto"

Tra i tanti appuntamenti in programma a settembre anche concerti dedicati alla spiritualità di altre confessioni, una presenza innovativa della Sagra alla Galleria Nazionale  dell'Umbria e una orchestra e un coro per la prima volta in residence.

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Nella Chiesa e nel mondo



Settimana della Laudato si' per il primo anniversario dell’Enciclica

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Una settimana di iniziative in tutto il mondo per celebrare il primo anniversario della pubblicazione nel 2015 dell’Enciclica “Laudato si’” sulla cura della casa comune di Papa Francesco. A promuoverla, dal 12 al 19 giugno, è il Global Catholic Climate Movement (Gccm), la rete globale cattolica sui cambiamenti climatici creata nel 2015 in vista dell’ultima Conferenza mondiale sul clima a Parigi (Cop21), e impegnata oggi a diffondere i contenuti del documento pontificio e a promuoverne l’applicazione.

L’obiettivo realizzare 1000 eventi in una settimana
Centinaia di parrocchie e comunità ecclesiali in tutto il mondo organizzeranno eventi di vario genere per sensibilizzare l’opinione pubblica e discutere come mettere in pratica l’ecologia integrale proposta da Papa Francesco. Tra le iniziative proposte dalla Gccm sul portale http://laudatosiweek.org/ : seminari sull’Enciclica e sull’attuale crisi ecologica nel mondo; incontri di preghiera sul tema della cura del Creato; la pubblicizzazione di iniziative concrete per l’ambiente, come l’installazione di pannelli solari e campagne di sensibilizzazione per l’energia pulita;  la promozione di petizioni alle autorità locali e nazionali; manifestazioni, flash mob ecc... L’obiettivo del Gccm è di raggiungere mille eventi durante la settimana.

In programma anche webiners, seminari on line sulla cura del Creato
In programma anche seminari on-line (webiners) ai quali interverranno personalità di fama internazionale, tra i quali mons. Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali  e l’economista e saggista statunitense Jeffrey Sachs direttore dell'Earth Institute alla Columbia University.

Numerose le adesioni nelle Filippine
Numerose già le adesioni  all’iniziativa nelle Filippine, dove i gruppi ambientalisti cattolici sono da tempo molto attivi, a conferma del forte interesse della Chiesa locale per questo tema. Tra gli eventi salienti promossi dalla sezione filippina del Gccm un Simposio sulla “Laudato sì” presso l’Università San Tommaso, il 18 giugno, in cui si parlerà anche degli ultimi sviluppi dopo la Cop21 e delle esperienze concrete realizzate nelle comunità locali per proteggere l’ambiente. (L.Z.)

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California legalizza suicidio assistito. Chiesa: uccidere non è una cura

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Entra oggi in vigore, in California, la legge che permette il suicidio assistito: la normativa consentirà ai malati terminali adulti ed in pieno possesso delle facoltà mentali di scegliere la morte volontaria tramite farmaco. La legge richiede l’approvazione previa di due medici e la presenza di due testimoni, di cui solo uno può essere un parente, al momento della somministrazione della sostanza letale, che deve avvenire alla presenza di medici. La California diventa, così, il quinto Stato degli Usa a permettere il suicidio assistito.

Vera compassione è accompagnamento
La normativa è stata, naturalmente, contrastata dalla Chiesa cattolica locale che a più riprese, nei mesi scorsi, ha ribadito l’importanza di tutelare la vita umana in ogni sua fase, fino alla morte naturale. L’ultimo appello è proprio di ieri: sul quotidiano “Angelus”, giornale dell’arcidiocesi di Los Angeles, l’arcivescovo José Horacio Gomez, scrive: “Stiamo passando il confine tra l’essere una società che si prende cura degli anziani e dei malati e diventare una società che uccide i sofferenti che non riusciamo più a tollerare”. Quanto al governo che definisce il suicidio assistito una scelta “compassionevole” per i malati terminali, mons. Gomez risponde: “Uccidere non è una cura. La vera compassione significa accompagnare i sofferenti, condividere il loro dolore, aiutarli a portale la loro pena”. Amare il prossimo, continua l’arcivescovo di Los Angeles, non significa “dargli un dose letale di pillole”.

Suicidio assistito, fallimento della società solidale
Per questo, “il suicidio assistito rappresenta un fallimento della solidarietà e non farà che accrescere il senso di isolamento e solitudine” che già si avverte nella società, perché con la nuova legge le persone più vulnerabili e più fragili vengono “abbandonate” e “respinte come indegne di cure”. Non solo: mons. Gomez ribadisce che la nuova normativa aumenta le disuguaglianze del sistema sanitario, emarginando i poveri cui l’accesso ai servizi di assistenza ed alle cure palliative è già limitato. “Il pericolo della nuova legge – continua il presule – è che la morte, che oggi viene richiesta da una persona per se stessa, domani può diventare una ‘scelta’ per tanti che non saranno in grado di rifiutarla”, come ad esempio i malati di Alzheimer o di altre forme di demenza, secondo una logica “arbitraria” imposta dal governo che deciderà “il destino di coloro che sono deboli e meno influenti nella società”. E questo “è l’inizio della tirannia”, sottolinea l’arcivescovo di Los Angeles.

La nuova legge non elimina i problemi legati a vecchiaia, malattia, disabilità
Di qui, l’appello ai californiani affinché “esigano il meglio dai legislatori”. Infatti, la nuova legge non elimina il problema della vecchiaia, della malattia o della disabilità – afferma il presule – così come la questione dell’assicurazione sanitaria per i farmaci contro il dolore, che sono al di là della portata della gente comune, o delle cure palliative, inaccessibili per molti. Problematiche che continueranno a sussistere per i lavoratori delle Case di cura, che saranno ancora oberati di lavoro, sottopagati ed impossibilitati nell’offrire cure mediche di qualità ai pazienti, mentre le Scuole mediche continueranno a non fornire una formazione adeguata sulle cure palliative. Questi, invece, sono “i veri problemi” che vanno affrontati, dice il presule: “Lancio un appello ai leader della legislatura e della medicina, perché ora è il momento di affrontare con decisione tali questioni”.

Appello all’obiezione di coscienza
Un ulteriore appello il presule lo rivolge a medici, infermieri, ospedali e strutture assistenziali: “La nuova legge tutela i diritti legati alla coscienza – scrive – Essa non obbliga alla collaborazione o alla partecipazione” nella pratica del suicidio assistito, e quindi “la risposta giusta ad una legge ingiusta è l’obiezione di coscienza”, perché “aiutare i pazienti ad uccidersi nega la loro dignità e sminuisce l’umanità di quanti li hanno presi in cura”, tanto più che “i medici sono chiamati ad essere servitori della vita e non dispensatori di morte”.

Ricostruire cultura della dignità umana
Infine, l’arcivescovo di Los Angeles invita i fedeli della California a “pregare e lavorare per ricostruire una cultura della dignità umana”, per dimostrare che “tutta la vita umana è preziosa e sacra, degna di cura e protezione, dal concepimento e fino alla morte naturale”. “Una persona non smette di essere tale, non perde la sua dignità ed il suo diritto alla vita solo perché perde alcune capacità fisiche o mentali”, conclude mons. Gomez, chiedendo a Dio di “dare a tutti il coraggio di fare la cosa giusta”. (A cura di Isabella Piro)

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Vescovi Nord Irlanda: al referendum sul Brexit voto responsabile

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I vescovi irlandesi esortano i cattolici dell’Irlanda del Nord a partecipare al prossimo referendum del 23 giugno sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea  - il cosiddetto “Brexit” - con un voto responsabile e informato sulla reale posta in gioco che non si riduce a mero calcolo dei benefici economici. “Ogni voto conta ed è un’occasione dire la nostra sul futuro dell’Irlanda del Nord in Europa e nella comunità internazionale”, afferma una dichiarazione della Conferenza episcopale, riunita da martedì per la sua Assemblea plenaria.

I valori fondativi dell’Ue sono quelli della dottrina sociale della Chiesa
Secondo i presuli, quale che sia la valutazione di ciascuno sul processo di integrazione economica e di unificazione politica in corso, è fondamentale non perdere di vista lo spirito che aveva animato il progetto dei Padri Fondatori dell’Europa unita che, come evidenziato da Papa Francesco il 6 maggio scorso, in occasione della consegna del Premio Carlo Magno, “seppero cercare strade alternative, innovative in un contesto segnato dalle ferite della guerra” e “soluzioni multilaterali ai problemi che poco a poco diventavano comuni”. Inoltre – affermano - è bene ricordare che i valori fondativi dell’Unione Europea sono gli stessi della dottrina sociale cattolica: a cominciare dall’esplicito impegno per la difesa della dignità umana e dai principi di solidarietà e sussidiarietà che hanno permesso in questi decenni “la pacifica ed effettiva integrazione e convivenza tra popoli con storie, culture e contesti diversi”. Conquiste che non devono essere vanificate.

Non dimenticare il ruolo dell’Ue nella riconciliazione in Nord Irlanda
In un mondo sempre più interdipendente – evidenzia ancora la nota - l’Ue  permette oggi a ogni suo membro di avere una maggiore influenza nella comunità internazionale sul fronte della promozione della pace e dello sviluppo, nei negoziati commerciali e nella condivisione delle responsabilità per la tutela dell’ambiente in vista del bene comune di tutto il pianeta. Il testo ricorda anche il ruolo giocato dall’Unione nel processo di pace e riconciliazione in Nord Irlanda e per la normalizzazione dei rapporti tra Londra e Dublino.

Non valutare i vantaggi della Ue secondo un calcolo meramente economico
Inoltre, i vescovi irlandesi invitano gli elettori a non ridurre la valutazione dei vantaggi dell’appartenenza alla Ue a un “calcolo meramente economico di costi e benefici”. La reintroduzione dei controlli alle frontiere – ad esempio - non avrebbe solo ripercussioni sul commercio e sull’economia, ma su tutta la vita quotidiana dei cittadini europei.

Garantire che l’Europa resti fedele ai suoi valori fondativi
Ricordando l’intervento di Papa Francesco al Parlamento di Strasburgo nel 2014,  essi esortano quindi i cattolici nord-irlandesi ad assumersi la responsabilità di “cittadini europei ispirati dalla fede cristiana” di assicurare che le politiche di Bruxelles siano coerenti con l’impegno assunto in difesa della vita umana,  della  giustizia, della coesione e dell’equità sociale.  “Questo referendum – concludono - è una preziosa occasione per chiederci quanto l’Unione Europea sia fedele a questi valori oggi e cosa dobbiamo fare come cittadini per assicurare che tale struttura di cooperazione continui a guidare le Nazioni verso la pace globale, lo sviluppo umano e il bene comune di tutti i popoli”. (A cura di Lisa Zengarini)

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Frati di Aleppo agli oratori italiani: sostenete i nostri Centri estivi

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Fra Ibrahim Alsabagh, parroco ad Aleppo, ha inviato una lettera ai parroci italiani che organizzano i Centri estivi perché questa estate vengano sensibilizzati i bambini e i ragazzi sulla realtà del Medio Oriente. “Anche qui ad Aleppo, i ragazzi e i bambini che si raccolgono attorno alla comunità cristiana animata dai frati francescani della Custodia di Terrra Santa hanno il loro Grest (Gruppo Estivo, ossia la proposta cristiana delle parrocchie per un’estate che parli di Dio, di amicizia, di condivisione) - scrive padre Alsabagh -. Certo non è facile promuovere momenti di serenità e di gioia in una città devastata dalla guerra, nella quale manca tutto e in cui ogni giorno porta paura e nuove angosce. Ma anche qui, in una Aleppo semidistrutta, la gioia di stare insieme per vivere lietamente i momenti della preghiera e della riflessione riesce a prendere il sopravvento”.

Gemellaggi con oratori italiani per aiutate il Centro estivo di Aleppo
La proposta del parroco di Aleppo è quella di realizzare gemellaggi con l’oratorio siriano in occasione del Centro estivo, per far sentire la propria vicinanza a quanti vivono quotidianamente nella guerra. Sul portale dell’Associazione Pro Terra Sancta è possibile scaricare tutto il necessario per aderire a “Il nostro Grest aiuta i bambini della Siria”. 

Ogni gesto di condivisione sarà accolto con gioia
​In l’occasione del Giubileo della Misericordia è stato inoltre preparato un libretto sulle Opere di Misericordia vissute e incarnate nella città di Aleppo. L’opuscolo illustra l’attività dei frati francescani della Custodia di Terra Santa. “Ogni gesto di condivisione – conclude padre Ibrahim - qui sarà accolto con gioia, così come con gioia saranno accolti un disegno, una poesia, una lettera, importanti per far sapere a noi tutti, cristiani di Aleppo, che ci siete vicini e che pregate perché il Signore ci protegga, ci custodisca e faccia tornare la pace quaggiù”. (T.C.)

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Bangladesh: giustizia per omidici mirati delle minoranze religiose

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Gli omicidi mirati di esponenti delle minoranze religiose destano forte preoccupazione in Bangladesh: lo afferma William Proloy Samadder, segretario della "Bangladesh Christian Association", che nota: "Si è abituati a considerare tali attacchi come incidenti isolati, ma ora la questione è diventata più grave". Nei giorni scorsi un cristiano e un indù sono stati uccisi. Il 5 giugno, un droghiere cristiano di nome Sunil Gomez è stato ucciso all'interno del suo negozio in un quartiere cristiano nel distretto di Natore. Il 7 giugno, Ananda Gopal Ganuli, leader religioso indù, è stato ucciso a Jhenaidah dopo aver indossato i suoi abituali abiti religiosi.

La Premier Hasina ha promesso che le uccisioni non resteranno impunite
In un discorso pronunciato ieri in Parlamento, il Primo ministro Sheikh Hasina ha promesso che i responsabili delle uccisioni mirate di minoranze religiose "non resteranno impuniti". L'avvocato Rana Dasgupta, segretario generale del forum "Hindu Buddhist Christian Unity Council of Bangladesh", ha spiegato: "Intere comunità sono terrorizzate e si sentono molto insicure. Non vediamo alcun intervento dei partiti politici per trovare soluzioni a questi problemi".

Gli attacchi contro le minoranze sono in continuo aumento
"Gli attacchi contro le minoranze religiose da parte di gruppi estremisti in Bangladesh sono aumentati rapidamente negli ultimi mesi" riporta l'Ong Christian Solidarity Worldwide (Csw). “Accogliendo con favore l'impegno del Primo ministro Hasina per fermare i responsabili, il governo deve far seguire ai discorsi l'azione. I colpevoli vanno arrestati e processati per porre fine all'impunità e assicurare la giustizia per tutti i cittadini del Bangladesh, a prescindere dalla loro religione" conclude una nota di Csw. (P.A.)

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Usa: card. Tagle dirigerà il ritiro spirituale dei vescovi

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Sarà il cardinale Antonio Luis Tagle, arcivescovo di Manila e presidente della Caritas Internationalis, a guidare il prossimo ritiro spirituale dei vescovi degli Stati Uniti.

Al centro del ritiro i vescovi e la famiglia
Il ritiro si svolgerà dal 13 al 17 giugno nella diocesi di Orange, in California, nell’ambito dell’Assemblea speciale che la Usccb dedica ogni tre anni nel mese di giugno interamente alla preghiera, alla riflessione e alla meditazione fraterna. Il card. Tagle – riferisce l’agenzia dei vescovi filippini Cbcbnews - è stato invitato a svolgere le riflessioni e le omelie sul tema centrale di questa sessione: “I vescovi leader missionari per la famiglia umana”. “Il tema – spiega mons. John Barres, presidente del comitato organizzativo dell’Assemblea speciale – ci offrirà l’opportunità non solo di apprezzare la ricchezza dei due Sinodi sulla famiglia e dell’Incontro mondiale delle Famiglie, ma anche di confrontarci sul nostro impegno pastorale a favore dei poveri, delle persone ferite e in crisi  come vuole Papa Francesco”.

L’invito del card. Tagle un segno di stima dei vescovi americani
L’invito del card. Tagle al ritiro è un’espressione di stima dei vescovi americani per l’arcivescovo di Manila , apprezzato - si legge nella lettera del presidente della Usccb, mons. Joseph Kurtz  - per la sua grande esperienza pastorale, le sue notevoli doti di comunicatore e il coraggio con cui svolge il suo ministero nella Chiesa filippina. (L.Z.)

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Medici Venezuela: intervenga la Chiesa per medicine negli ospedali

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La crisi che colpisce l'ospedale centrale di Maracay per la mancanza di forniture sanitarie e materiali chirurgici, ha costretto i medici specialisti del principale ospedale dello Stato di Aragua a chiedere espressamente l'intervento della Chiesa cattolica.

Petizione dei medici a Papa Francesco e alla diocesi di Maracay
I medici hanno preparato una petizione a Papa Francesco e al vescovo della diocesi di Maracay, mons. Rafael Ramón Conde Alfonzo, con la richiesta di intervenire, che hanno consegnato ieri al presule, durante un incontro nella sede della diocesi. Secondo quanto riferisce l'agenzia Fides, il dottor Martín Graterol, traumatologo, ha fatto da portavoce e ha detto che attraverso le missive vogliono esprimere i loro sentimenti e la volontà di vedere intercedere il Santo Padre e mons. Conde per i pazienti, "per consentire il più velocemente possibile e con l'aiuto di Dio, la soluzione del grave problema della mancanza del materiale medico che abbiamo negli ospedali".

Appello ai venezuelani nel mondo per far giungere in patria i medicinali
Mons. Conde, ricevendo le lettere, ha messo in evidenza l'iniziativa dei venezuelani nel mondo disposti a iniziare campagne di raccolta dei farmaci per farli giungere in patria. Tuttavia, ha sottolineato, il problema sarebbe presto risolto se il governo nazionale permettesse che questi farmaci entrassero nel Paese, "perché finora l'ostacolo è stato il divieto del governo ad accettare aiuti esteri". 

La mediazione della Caritas
Il presule ha definito la situazione “molto spiacevole” e ha ricordato che l'organizzazione internazionale Caritas ha voluto intervenire come strumento di mediazione, perché le risorse necessarie possano raggiungere il Paese ed essere distribuite equamente in base alle esigenze e sotto un controllo efficiente. "Confidiamo che il cuore dei governanti non sia così duro da mantenere il divieto di ingresso per tale aiuto che ci viene offerto" ha concluso il vescovo di Maracay. (C.E.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 161

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.