Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 12/06/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Giubileo disabili. Il Papa: i malati vanno amati, non messi in un “recinto”

◊  

Un appello all’accoglienza di disabili e malati: Papa Francesco lo ha rivolto stamani, alla Messa celebrata in Piazza San Pietro per il Giubileo a loro dedicato. Davanti alle migliaia di disabili, volontari e accompagnatori, il Pontefice ha messo in guardia la società dal ghettizzare i malati e sottolineato che la vera strada per essere felici è amare. Il servizio di Debora Donnini: 

L'amore di Francesco per i malati
E’ indimenticabile la tenerezza che Francesco riserva sempre a malati, bimbi, adulti o anziani. Un linguaggio di gesti e parole, che si è manifestato anche al termine della Messa quando il Papa si è avvicinato ad alcuni malati e accompagnatori presenti. Un linguaggio che esprime cosa sia la misericordia per il Papa: abbracciare, sorridere, in una parola accogliere:

“La felicità che ognuno desidera, d’altronde, può esprimersi in tanti modi e può essere raggiunta solo se siamo capaci di amare. Questa è la strada! E’ sempre una questione di amore, non c’è un’altra strada. La vera sfida è quella di chi ama di più. Quante persone disabili e sofferenti si riaprono alla vita appena scoprono di essere amate! E quanto amore può sgorgare da un cuore anche solo per un sorriso! La terapia del sorriso…”

Gesù comprende le nostre infermità perché Lui stesso le ha provate ed è un medico che guarisce con la medicina dell’amore. “Che cosa potremmo rimproverare a Dio per le nostre infermità e sofferenze  - afferma - che non sia già impresso sul volto del suo Figlio crocifisso”? E le migliaia di ammalati e disabili, convenuti in piazza San Pietro, hanno sfidato il brutto tempo pur di incontrare Francesco, il suo sguardo che quando si posa su ciascuno lo fa sentire unico e la sua parola che esprime l’amore di Dio per ciascuno.

Non ghettizzare i malati ma accoglierli
Nell’omelia il Papa mostra un’estrema comprensione per la realtà umana: tutti prima o poi  - nota - ci scontriamo con “le malattie nostre o altrui”, “esperienze drammaticamente umane”. Il Papa sa che di fronte a queste sofferenze può subentrare un atteggiamento cinico, come se tutto si potesse risolvere subendo, contando solo sulle nostre forze oppure riponendo tutta la fiducia nella medicina, che però magari non è in grado di guarire quella malattia:

“Nell’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante”.

“Meglio tenere queste persone separate”, si potrebbe essere tentati di pensare, o in qualche “recinto”, “magari dorato”, o nelle "riserve" dell’assistenzialismo perché non si intralci “il ritmo del falso benessere”, quando addirittura non si arriva a ipotizzare che sia “meglio sbarazzarsene quanto prima”, perché i malati possono diventare un peso economico insostenibile. Papa Francesco svela la grande illusione che si accovaccia in questi pensieri:

“Ma, in realtà, quale illusione vive l’uomo di oggi quando chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità! Egli non comprende il vero senso della vita, che comporta anche l’accettazione della sofferenza e del limite. Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente ‘perfette’, per non dire ‘truccate’ ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto”.

Una Messa dedicata, anche nel linguaggio, ai disabili
La Messa è stata scandita dalla presenza di un linguaggio dedicato alla disabilità: tutte le letture sono state tradotte da persone sorde, di diverse nazioni, in Lingua Internazionale dei Segni. Malati e disabili hanno proclamato le letture e recitato le preghiere. Ma la grande novità è stata offerta dal Vangelo: per la prima volta in Piazza San Pietro mentre veniva proclamato, un gruppo di persone disabili intellettive lo ha "rappresentato" indossando i costumi dell’epoca di Gesù, e questo per permettere che il testo venisse compreso anche dai pellegrini con disabilità intellettiva. Un Vangelo che, ricorda il Papa, è dedicato alla figura della peccatrice che viene “giudicata” mentre Gesù la accoglie. “La sua tenerezza – dice – è segno dell’amore che Dio riserva per coloro che soffrono e sono esclusi”. E la sofferenza non è solo quella fisica ma una delle patologie più frequenti oggi è quella che tocca lo spirito, “la patologia della tristezza”, la chiama Francesco. Una sofferenza che rende tristi perché ci si sente privi di amore o traditi nelle relazioni importanti:

“La tentazione di rinchiudersi in sé stessi si fa molto forte, e si rischia di perdere l’occasione della vita: amare nonostante tutto. Amare nonostante tutto …”

In Cristo la sofferenza trova senso
Il mistero della vita cristiana si riassume, infatti, nel dinamismo pasquale di morte e risurrezione, ricevuto nel Battesimo. Con l’immersione nell’acqua è come se ognuno fosse sepolto con Cristo e quando riemerge si manifesta la vita nuova, così anche la malattie e la morte in Cristo trovano il loro senso ultimo. Papa Francesco sottolinea, quindi, che “il modo in cui viviamo la malattia e la disabilità è indice dell’amore che siamo disposti a offrire":

“Il modo in cui affrontiamo la sofferenza e il limite è criterio della nostra libertà di dare senso alle esperienze della vita, anche quando ci appaiono assurde e non meritate. Non lasciamoci turbare, pertanto, da queste tribolazioni”.

Al termine della Celebrazione, il Papa ha salutato alcuni malati e accompagnatori presenti. Quindi, ha voluto rivolgere il suo saluto alla folla, facendo un giro in Piazza a bordo della papamobile. L’attesa della Messa, invece, è stata scandita da testimonianze di fede anche nel dolore, come quella di Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella deceduta a soli 28 anni per un tumore scoperto durante la gravidanza, e del noto padre Cyril Axerold, redentorista, sordo-cieco, che ha messo in risalto come ancora resti molto da fare per l’accoglienza delle persone disabili. 

Insomma, davvero una Celebrazione eucaristica segnata dall’accoglienza, dall’inclusione e, in una parola, dalla misericordia.

inizio pagina

Papa all'Angelus: rimuovere cause lavoro minorile, schiavitù di oggi

◊  

I partecipanti al Giubileo degli ammalati e delle persone disabili sono stati ricordati dal Papa all’Angelus. Il pensiero del Pontefice è andato anche alle vittime di sfruttamento per lavoro minorile, a quanti vivono “ai margini” della città di Roma e a chi è colpito dalla lebbra. Quindi Francesco ha reso grazie a Dio per i due nuovi Beati della Chiesa. Il servizio di Giada Aquilino

Rimuoviamo cause schiavitù moderne
Vicinanza e prossimità agli ultimi. All’Angelus in Piazza San Pietro Papa Francesco ha sottolineato ancora una volta le priorità del mondo di oggi. Soprattutto nell’odierna Giornata mondiale contro il lavoro minorile:

“Rinnoviamo tutti uniti lo sforzo per rimuovere le cause di questa schiavitù moderna, che priva milioni di bambini di alcuni diritti fondamentali e li espone a gravi pericoli. Oggi ci sono nel mondo tanti bambini schiavi”!

Il pensiero per malati, disabili, quanti vivono “ai margini” e l'impegno contro la lebbra
Il pensiero del Pontefice è andato quindi al Giubileo degli ammalati e delle persone disabili, ringraziando i partecipanti per aver voluto essere presenti alle celebrazioni nella loro “condizione di malattia o disabilità”. Ha espresso pure un riconoscimento “sentito” ai medici e agli operatori sanitari che, nei “Punti della salute” allestiti presso le quattro Basiliche Papali, stanno offrendo visite specialistiche a centinaia di persone che vivono “ai margini” della città di Roma. Ha poi esortato ad un “fruttuoso impegno” nella lotta contro la lebbra, salutando e ringraziando organizzatori e quanti in città hanno preso parte al recente Convegno internazionale dedicato alla cura delle persone affette dal morbo di Hansen.

Gioia per nuovi Beati, vicini ai “più deboli”
Francesco ha inoltre ricordato i due nuovi Beati della Chiesa. Il sacerdote Giacomo Abbondo, “vissuto - ha spiegato - nel Settecento, innamorato di Dio, colto, sempre disponibile per i suoi parrocchiani”, beatificato ieri a Vercelli: “ci uniamo - ha detto - alla gioia e al rendimento di grazie della diocesi”. E a Monreale oggi viene beatificata, ha aggiunto, suor Carolina Santocanale, fondatrice delle Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes, che “si fece povera tra i poveri” abbandonando le comodità di una vita agiata:

“Da Cristo, specialmente nell’Eucaristia, attinse la forza per la sua maternità spirituale e la sua tenerezza con i più deboli”.

inizio pagina

Malati e disabili: col Pontefice, la gioia ha superato la sofferenza

◊  

E nonostante la sofferenza, grande la gioia per i numerosi disabili e malati presenti questa mattina in piazza San Pietro con gli accompagnatori per la Messa che ha concluso il Giubileo a loro dedicato. Ascoltiamo le testimonianze raccolte da Marina Tomarro

R. – E’ un momento di grande gioia, perché vediamo quanto sono prese in considerazione queste persone che sono ritenute i tesori della società, anche se purtroppo non tutti questo lo tengono presente.

D. – Il Papa ha sottolineato il problema dell’indifferenza e della discriminazione verso le persone disabili. In che modo si supera tutto ciò?

R. – Credo che ci sia una sola parola, che è “amore”: l’amore che bisogna avere verso queste persone che non sono “diverse”; sono doni di Dio. Il Signore sa perché sono venute al mondo.

R. – Siamo della Misericordia di Rieti; accompagniamo un gruppo di disabili e ammalati della nostra diocesi.

R. – Dare una mano a chi ha bisogno significa scoprire in profondità il nostro senso umano: stare vicino a chi è simile e che è stato meno fortunato dà il senso alla nostra vita.

D. – Ciao: come ti chiami?

R. – Paola.

D. – Paola, che cosa ti è piaciuto di più di questo Giubileo, cosa ricorderai?

R. – Sono venuta dall’Istituto con le mie suore, per ascoltare la Messa del Papa, i malati, tutti … La Chiesa, le persone, ma più il Papa!

D. – Lei è una “dama bianca” dell’Unitalsi: cosa spinge a dare una mano a chi soffre?

R. – E’ una sensazione, un desiderio che si sente ma che sentiamo tutti, sia noi che aiutiamo queste persone, ma anche e soprattutto loro: ci aiutano, ci sostengono e ci motivano proprio fortemente.

R. – Per me è una grande emozione, anche perché ieri abbiamo avuto la possibilità in Aula Nervi di fare un mimo di una lettura - il Secondo Libro di Samuele - ci siamo preparati e abbiamo fatto il mimo proprio sul palco dell’Aula Nervi, quindi è stata una grande emozione. Giorgio faceva il re David …

D. – Giorgio, cosa porterai a casa di queste giornate?

R. – Molto Spirito e tanta fedeltà!

D. – Del Papa, cosa ricorderai?

R. – Che Papa Francesco è uno dei migliori al mondo!

D. – Il Papa oggi nella sua omelia ha appunto sottolineato anche come si debba affrontare la disabilità con amore. Voi siete del gruppo di “Fede e luce”: in che modo si aiuta il prossimo?

R. – Uno inizia perché magari vuole fare qualcosa per gli altri; in realtà poi è più quello che ricevi che quello che dai. Sicuramente, le persone disabili - e noi assistiamo disabilità mentali - sono buoni maestri di vita: sicuramente. Basta avere solo la pazienza e la fortuna di conoscerli.

D. – In che modo si porta anche la consolazione a coloro che sono malati, soprattutto i malati terminali?

R. – Io vivo accanto ai malati, anche terminali. Per me, stare accanto al malato è portare Gesù e trovare Gesù accanto al malato. Per questo è un grande dono.

inizio pagina

Tweet Papa: Spirito Santo non farà mancare sua luce ad ammalati

◊  

“Cari ammalati, affidatevi allo Spirito Santo, che non vi farà mancare la luce consolante della sua presenza”. Nel pieno delle celebrazioni per il Giubileo degli ammalati e delle persone disabili, questo è il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account Twitter in 9 lingue @Pontifex.

inizio pagina

Papa a pellegrini Macerata - Loreto: vita è un cammino, mai fermarsi

◊  

"Non si può vivere la propria vita senza camminare". Così Papa Francesco ieri sera ha incoraggiato le migliaia di fedeli in partenza, sotto la pioggia, per il tradizionale pellegrinaggio Macerata - Loreto, lungo 28 km, salutandoli al telefono e pregando assieme a loro. L'iniziativa si era aperta con la Messa dell'arcivescovo di Ancona - Osimo, il cardinale Edoardo Menichelli. Il servizio di Roberta Barbi

“Camminate sempre nella vita; mai fermarsi, sempre in cammino. E pregate anche per me, perché io non mi fermi e continui ad andare in cammino. Il cammino che il Signore mi dirà come fare”.

Ha scelto la metafora del cammino come essenza della vita Papa Francesco, per il suo messaggio di saluto con cui ieri sera ha raggiunto telefonicamente le decine di migliaia di fedeli in procinto di partire dallo stadio Helvia Recina di Macerata, nelle Marche, e percorrere i 28 chilometri che la separano dalla Santa Casa di Maria a Loreto. “La vita - ha ricordato il Pontefice - è per camminare, per fare qualcosa, per andare avanti per costruire un’amicizia sociale, una società giusta, per proclamare il Vangelo di Gesù”.

Un pellegrinaggio notturno, quello della Macerata - Loreto, che si rinnova da 38 anni: “Vi auguro – ha aggiunto ancora il Santo Padre ai partecipanti – una notte di preghiera e di gioia, un po’ di sofferenza sicuro ci sarà, ma si supera con la speranza dell’incontro con Gesù Eucaristia”. Poi ha benedetto i presenti e insieme a loro ha pregato l'Ave Maria.

Una notte di cammino e riflessione sul tema “Tu sei unico” scelto per l’edizione 2016, riflessione anche con gli ombrelli aperti, un inconveniente, si potrebbe pensare, ma non per il Papa: “Anche la pioggia è una grazia – ha detto Francesco – è brutta perché ci dà fastidio, ma è anche bella, perché è come la figura della grazia di Dio che viene su di noi”.

inizio pagina

Portavoce Pam, De Marchi: visita di Francesco incoraggia lotta alla fame

◊  

Quella di Francesco al Programma Alimentare Mondiale può a ragione definirsi una visita storica. Per la prima volta, infatti, un Papa visiterà la sede dell’organismo delle Nazioni Unite impegnato a combattere la fame nel mondo fin dalla sua fondazione nel 1962. Al microfono di Alessandro Gisotti, la portavoce del Pam, Vichi De Marchi, racconta con quali sentimenti e speranze si guarda alla visita di domani di Papa Francesco: 

R. – Sicuramente c’è una grande attenzione, una grande attesa, anche emozione, per questa visita papale. Una grande attesa. Credo ci sia una grande attesa anche, proprio, per lo stile e per il messaggio di questo Pontificato, che ha posto grande attenzione ai temi della fame, della lotta alla fame, delle ingiustizie sociali, della lotta alla povertà e pure al tema del clima, che noi quotidianamente affrontiamo – il degrado ambientale – proprio come una delle cause che determina povertà e fame. Anche un’attesa, quindi, da parte del personale, perché una parte della visita del Papa sarà proprio dedicata all’incontro con lo staff del Programma Alimentare Mondiale, circa mille dipendenti. Complessivamente, il Pam conta su oltre 14 mila dipendenti, di cui il 90 per cento vive nei Paesi in cui noi interveniamo, in zone quindi a volte anche molto difficili. E’ ancora di più, dunque, un incoraggiamento del Papa per queste persone che, a volte, veramente, fanno una vita molto dura, per intervenire nelle emergenze umanitarie.

D. – Papa Francesco ha denunciato fin dall’inizio del suo Pontificato la “cultura dello scarto”, ha parlato anche di una “economia che uccide”, quando è centrata sul profitto, invece che sulla persona. In questo aspetto, in particolare, trovate una sintonia piena con il magistero del Papa…

R. – Assolutamente sì, perché veramente Papa Francesco tocca i temi fondamentali, le ragioni profonde che stanno alla base di molti dei problemi del mondo, che riguardano la fame e il sottosviluppo. Uno di questi è proprio il tema dello scarto! Credo che Papa Francesco, quando parla di scarto, parla non solo dell’elemento fisico dello spreco di cibo, della perdita di cibo, ma anche di un elemento morale. Le nostre società, cioè, a volte considerano i poveri, chi ha fame, gli invisibili, come uno “scarto della società”, mentre noi lavoriamo proprio per rendere visibili queste ingiustizie. Il tema dello scarto è, soprattutto, poi, però, una cosa fisica: uno scarto alimentare. Nel mondo vengono sprecati o persi attorno ai 3 miliardi di tonnellate di cibo. La cosa che forse si sa meno, ma che è assolutamente preoccupante, è che circa metà di queste perdite, scarti e sprechi avvengono nel Sud del mondo. Perché? Perché mancano le infrastrutture per andare ai mercati, perché mancano i luoghi dove immagazzinare gli alimenti. Diciamo quindi che è una perdita di cibo che nasce dalla povertà più che dall’abbondanza.

D. – Quali frutti vi aspettate da questa visita di Papa Francesco? Ritenete anche che possa esserci un incoraggiamento al vostro impegno quotidiano?

R. – Io penso di sì e soprattutto nella parte della visita in cui Papa Francesco si rivolgerà proprio ai membri del nostro Consiglio di amministrazione, che sono poi in realtà membri che rappresentano i governi di tantissimi Paesi del mondo. Il suo messaggio, quindi, arriverà direttamente, non solo allo staff, alle persone che ascolteranno il suo messaggio attraverso i media, ma anche, soprattutto, ai governi. Questo è molto importante, perché il tema della fame, del sottosviluppo, dell’aiuto alle popolazioni più povere, è un tema che non riguarda solo il Sud del mondo, riguarda tutti noi. Un appello, quindi, così autorevole, così forte, così importante non può che aiutarci nel nostro lavoro.

inizio pagina

A Monreale, beatificazione di Maria di Gesù Santocanale

◊  

Nella cattedrale di Monreale, sarà beatificata nel pomeriggio Maria di Gesù Santocanale, fondatrice delle suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes. Il Papa l'ha ricordata all'Angelus, assieme all'altro nuovo Beato della Chiesa, Giacomo Abbondo. A presiedere la celebrazione eucaristica nella località siciliana, in rappresentanza di Papa Francesco, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. A concelebrare, tutti i vescovi della regione e provenienti anche da Brasile, Albania, Messico e Madagascar, Paesi in cui sono presenti le case religiose delle Cappuccine. Il servizio di Marina Tomarro

"Signora Madre": era chiamata così Maria di Gesù Santocanale, sottolineando sia la nobiltà della sua santità, in armonia con la nascita aristocratica, sia la maternità del suo atteggiamento accogliente e benevolo, proprio di una discepola di Cristo. Al secolo Carolina Concetta Angela, nacque a Palermo il 2 ottobre 1852 in una ricca famiglia dell'alta borghesia e ricevette una istruzione di grado superiore. Visse la sua fanciullezza in un clima turbato dai radicali cambiamenti sociali e politici del suo tempo. Molto attiva in parrocchia, nel 1887 si trasferì a Cinisi, dove diede inizio a un intenso apostolato con l'insegnamento del catechismo e l'attività caritativa. Nello stesso anno, vestì l'abito di terziaria francescana cappuccina, prendendo il nome di Suor Maria di Gesù. La riflessione del cardinale Angelo Amato:

R. - Numerosi laici e religiosi danno testimonianze lusinghiere della luce evangelica emanata dalla Beata Maria di Gesù, anima veramente privilegiata. Non solo i laici ma anche i sacerdoti manifestavano la stima e la devozione nei suoi confronti, baciandole la mano. Era una donna di preghiera. Quando non si sentiva osservata, si avvicinava alla porticina del tabernacolo e bussava, per implorare da Gesù le grazie per superare le immancabili afflizioni quotidiane. Questo suo spirito di fede si manifestava con una speciale devozione alla Madonna del Rosario.

Lo scopo dell'istituzione da lei fondata, le suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes, era quello di impartire l'istruzione ai fanciulli e di assicurare l'assistenza ai poveri e agli ammalati, anche a domicilio. Numerose sono le testimonianze di come si occupasse dell’educazione dei giovani, spiegando la Bibbia con aneddoti, per tenere viva la loro attenzione. Proprio per questa sua opera di apostolato, veniva chiamata “Don Bosco in gonnella”. Seguiva in modo particolare i ragazzi che mostravano segni di vocazione e ai quali riservava lezioni speciali sulla preghiera e sul servizio liturgico. Ancora la riflessione del cardinale Amato:

R. -  Alle suore diceva spesso che nell'amore di Dio non basta camminare, bisogna volare. Ed ella spiccava su tutti per i suoi mille gesti di bontà, accoglienza, magnanimità, sopportazione.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Cina. Due esplosioni all’aeroporto di Shanghai, 4 feriti

◊  

È di 4 feriti il bilancio di una duplice esplosione avvenuta all’aeroporto internazionale di Shanghai, in Cina. Ancora non chiara la dinamica dei fatti; gli inquirenti starebbero valutando tutte le piste. Roberta Barbi: 

Due esplosioni a 5 secondi di distanza l’una dall’altra, di altrettanti ordigni artigianali contenuti in due valigie lontane una quindicina di metri tra loro, sui banchi del check-in dell’aeroporto Pudong, il più grande della metropoli cinese di Shanghai. È questo lo scenario che si è verificato intorno alle 15 di oggi pomeriggio – le 9 del mattino in Italia - presso il Terminal 2 dell’importante scalo internazionale. Nella duplice detonazione - inizialmente attribuita allo scoppio di alcuni petardi - secondo le fonti ufficiali sarebbero rimaste ferite 4 persone, tutte immediatamente portate in ospedale: una verserebbe in gravi condizioni, mentre le altre 3 avrebbero riportato solo ferite lievi. La polizia avrebbe già avviato le indagini, ma finora sembra che l’accaduto non abbia causato né ritardi né cancellazioni dei voli. Il fatto è avvenuto nel giorno in cui la cancelliera tedesca Angela Merkel è arrivata a Pechino per la quarta edizione del Consiglio dei ministri congiunto tra Cina e Germania, in cui si parlerà anche di diritti umani.

inizio pagina

Brexit: mercati in negativo. Becchetti: volatilità è fisiologica

◊  

Il rischio Brexit spaventa i mercati e i governi europei. Le borse hanno chiuso la settimana in negativo e il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha avvertito che Londra non avrà più accesso al mercato unico europeo se il 23 giugno vinceranno i ‘sì’ all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Ad agitare i fantasmi delle ripercussioni economiche sono stati i risultati di un sondaggio pubblicato dal quotidiano "The Independent" che, per la prima volta dall’inizio della campagna referendaria, vede gli euroscettici al 55%, in vantaggio di ben 10 punti sui pro-Ue. Torna a far sentire la propria voce il premier David Cameron che mette in guardia sui rischi di una nuova austerity e cita argomenti cari agli inglesi come il servizio sanitario, la casa e le pensioni: "Se voterete 'Remain' - è il suo appello - avrete un Paese stabile e certezze per la vostra vita". Marco Guerra ha parlato degli impatti di un’eventuale uscita del Regno Unito dall’Ue con Leonardo Becchetti, professore di Economia politica dell’Università di Tor Vergata: 

R. – Bisogna stare attenti ad interpretare le reazioni giornaliere delle Borse, applicando esattamente un’informazione o l’altra; altrimenti, in tutti questi giorni fino al referendum penseremo che sia sempre la Brexit ad impattare sui listini: i listini salgono e scendono per motivi di volatilità fisiologica. Direi che comunque l’aspettativa degli impatti della Brexit è più che altro legata a quello che succederebbe nel Regno Unito. In Europa gli effetti dovrebbero essere piuttosto piccoli e comunque un listino potrebbe reagire solamente se ci fossero dei cambiamenti forti nei sondaggi.

D. – C’è l’appello di alcuni ricercatori britannici che chiedono di non uscire dall’Europa, mentre alcuni imprenditori dicono anche non ci sarebbero problemi. Insomma, qual è l’umore in Inghilterra e quali le speranze?

R. – Chiaramente, ognuno parla dal suo punto di vista e riguardo al proprio interesse. Ci potrebbe essere un effetto negativo per quanto concerne i finanziamenti europei alla ricerca: questo è quello che temono i ricercatori. Dal punto di vista dell’economia, un altro rischio è che Londa perda terreno come piazza finanziaria principale. Forse la conseguenza più prevedibile di tutte è proprio che la perdita di terreno come piazza finanziaria potrebbe risultare in un’uscita di capitali e quindi nella svalutazione della sterlina; questo però, a sua volta, potrebbe non avere effetti negativi sull’economia reale.

D. – Se sarà Brexit, Londra non avrà più accesso al mercato unico europeo: lo ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Schäuble. Che peso ha questo monito e perché il ministro ha lanciato tale avviso?

R. – Questo fa parte delle schermaglie 'ex ante': potrebbe essere anche un modo per cercare di condizionare il voto. Quello che succederà dopo sarà tutta un’altra storia. Bisognerà vedere, una volta che il fatto eventualmente accada, quali saranno a quel punto le convenienze da parte di entrambe le controparti dal punto di vista commerciale e finanziario.

D. – Veramente una Gran Bretagna senza il mercato unico avrebbe seri problemi economici?

R. – Qualche contraccolpo negativo ci potrebbe essere, anche se è molto difficile calcolarlo; e ciò anche perché non sappiamo quale sarà l’assetto 'ex post': ossia quanto l’Unione Europea punirà la Gran Bretagna dal punto di vista degli accordi commerciali.

D. – Sempre Schäuble conclude affermando: “Ci stiamo preparando a tutti gli scenari per limitare i rischi”. Per l’Europa quali contraccolpi?

R. – Direi che l’impatto è soprattutto politico e simbolico. Diventa possibile l’uscita di Paesi dall’Unione Europea e questo potrebbe ovviamente rinforzare gli schieramenti euroscettici e il desiderio di alcuni Paesi di uscire dall’Eurozona. Questo è un po’ il vero pericolo che – secondo me – si paventa; anche se poi non stiamo parlando della stessa cosa, perché il Regno Unito ha la propria valuta che è la sterlina.  

D. – Quindi c’è anche un contraccolpo psicologico e politico su questo referendum, oltre che economico…

R. – Senz’altro, perché - come ricordiamo - c’è stata già una gravissima crisi; e in quel momento il Paese più in difficoltà, la Grecia, ha deciso assolutamente di restare nell’Unione Europea. E quindi in un certo senso ha segnato un punto a favore della necessità e della convenienza dell’integrazione. Oggi potrebbe succedere un evento di segno contrario; e questo potrebbe far dire agli euroscettici che, in fondo, uscire dall’Unione europea non è una tragedia.

D. – A prescindere dal risultato, insistere con più integrazione e più Europa pone quantomeno delle riflessioni riguardo alle 'ricette' che sono state usate finora per non alimentare i populismi…

R. – Lo diciamo da tanto tempo: l’Europa fondamentalmente, dopo il 2007, ha sbagliato tutte le 'ricette'. Se l’Europa mette insieme le risorse e “l’unione fa la forza”, va bene; ma se invece l’Europa è “ognuno ce la faccia da solo e, se non ce la fa, allora no”, questa non è Europa. E io credo quindi che prima di tutto è l’Europa che deve cambiare linea politica. E le ricette sono già tutte sul tavolo. Dalla politica monetaria espansiva, che per fortuna è partita anche se con un ritardo di sette anni, fino soprattutto alle politiche fiscali. E deve anche avere una maggiore capacità di comunicare sé stessa all’opinione pubblica, che in questo momento non c’è.

inizio pagina

Il lavoro minorile è ancora un'emergenza umanitaria

◊  

Lo sfruttamento minorile rappresenta ancora una grave emergenza umanitaria: a ricordarlo è l’Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite (Ilo) in occasione dell'odierna Giornata mondiale contro il lavoro minorile, a cui ha fatto riferimento anche il Papa all'Angelus. Il fenomeno riguarda sia i Paesi industrializzati sia quelli in via di sviluppo. L’Africa sub-sahariana continua ad essere la regione con la più alta incidenza di sfruttamento. Secondo le stime, sarebbero circa 22 mila i bambini uccisi sul posto di lavoro ogni anno, di età compresa tra i 5 e i 17 anni. Gioia Tagliente ha intervistato Raffaele Salinari, presidente di Terre des Hommes: 

R. – La Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile ogni anno focalizza quale sia il problema. Secondo le stime, che sono sempre la punta di un iceberg, abbiamo più di 300 milioni di bambini nel mondo sottoposti alle peggiori forme di sfruttamento del lavoro minorile. “Peggiori forme” vuol dire che sono a rischio di morire oppure di ricevere gravissime menomazioni, che porteranno per tutta la vita. Questa è la situazione sul piano globale. Dal punto di vista, invece, più specifico, Terre des Hommes ha voluto focalizzare quest’anno il suo rapporto su una situazione di cui si parla poco, che è quella dei bambini rifugiati: in Siria, in Giordania, in Libano, in Turchia, cioè in tutta l’area sostanzialmente che vede un afflusso di rifugiati massivo a causa degli avvenimenti bellici in corso. Abbiamo voluto fare un approfondimento particolare: abbiamo intervistato i bambini nei campi profughi e nei campi rifugiati in cui la nostra organizzazione lavora. Dalla Turchia alla Siria, alla Tunisia, al Libano, alla Giordania, lo sfruttamento del lavoro minorile, in quell’area geografica, è cresciuto esponenzialmente proprio a causa delle guerre e per il fatto che molte delle famiglie di questi bambini - avendo esaurito tutti i fondi nei passaggi e avendo dovuto pagare la criminalità organizzata, per il traffico degli esseri umani che conosciamo - oggi sono costrette a far lavorare i loro bambini per mantenersi. Questo è il motivo per cui abbiamo dedicato il nostro rapporto a questi bambini e lo abbiamo chiamato: “Io mi sacrifico per far vivere la mia famiglia”.

D. – Ci vorrebbe una maggiore cooperazione a livello delle politiche internazionali?

R. – Prima di tutto, bisogna sollevare il problema. Se il problema, infatti, non viene sollevato, tutti fanno finta di non sapere che esiste. Secondo, a livello europeo, prima di instaurare accordi con la Turchia, rispetto per esempio al rimpatrio o meno dei profughi, dei rifugiati, bisogna vedere quali sono le condizioni con cui la Turchia tratta queste persone, in particolare i bambini. C’è, quindi, una responsabilità importante delle istituzioni europee rispetto alle condizioni attraverso le quali vengono gestiti questi profughi. Terzo, ma non per ordine di importanza, le imprese multinazionali, spesso dell’abbigliamento, che si servono dello sfruttamento del lavoro minorile, evidentemente devono essere condannate, perché questa è una violazione palese dei diritti umani e dei diritti dei bambini in tutto il mondo.

D. – L’agricoltura è il settore con il maggior numero di bambini coinvolti. Occorrono più campagne di sensibilizzazione a livello locale?

R. – Sicuramente l’agricoltura è sempre una delle attività di sfruttamento. Sappiamo perfettamente che nel Sud Italia c’è il fenomeno del caporalato. Possiamo immaginarci cosa succeda. Ancora una volta, quindi, le organizzazioni internazionali, tipo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i sindacati internazionali, ma anche gli Stati e i governi che in ultima istanza hanno il dovere di vegliare su alcune norme basilari di rispetto dei diritti umani, di rispetto dei lavoratori, devono essere mobilitate. Ora, dato che l’Unione o gli Stati donatori come l’Italia, attraverso anche il Migration Compact, hanno la possibilità di influenzare gli Stati e i governi da cui vengono queste persone, è bene che si agisca anche in questo senso. Non che, quindi, i soldi vengano gestiti soltanto per “fissare” le persone dove sono, qualunque sia la loro situazione di origine, di provenienza, ma che lo sviluppo, la democrazia, i diritti umani, la partecipazione diventino realmente la cartina tornasole di come si investono questi soldi nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo.

inizio pagina

Mostra a Roma sui giorni che, 70 anni fa, fecero l’Italia

◊  

“2 giugno 1946 - Appunti sulla nascita della Repubblica italiana”: è il titolo di una mostra a Roma, ospitata dal 13 giugno al 7 settembre nella “Casa della memoria e della storia”. Un percorso di scritti, foto e audio dei giorni che precedettero e seguirono 70 anni fa l’affermazione della repubblica sulla monarchia, attraverso il voto referendario. Tanti i promotori del progetto, insieme a Roma capitale, anche la Federazione italiana delle associazioni partigiane (Fiap). Al microfono di Roberta Gisotti, l’ideatrice Bianca Cimiotta Lami: 

R. – L’idea è nata alla “Casa della memoria” per dare contenuti di questo grande momento di passaggio di primo suffragio universale, di voto alle donne, il primo referendum che ha portato l’Italia dalla monarchia alla repubblica. Per cui, l’idea è stata quella di ritrovare un po’ la percezione di che umore fosse il Paese. In questa dualità tra monarchia e repubblica, in questo cambiamento epocale, per cui è un racconto retrospettivo attraverso documentazione stampa, giornali, copertine, commenti, attese, pathos, sorprese: diciamo che lo spettatore si vede proiettato a 70 anni fa attraverso le notizie.

D. – Come si presenta il percorso della mostra?

R. – Sono 25 pannelli ricostruiti, fotocomposti appunto attraverso la ricerca fatta nell'emeroteca, nella digiteca della Biblioteca di Storia moderna e contemporanea dell’Archivio di Roma, con una collaborazione molto ampia con la Rai, con le biblioteche di Roma capitale - Assessorato alla cultura e l’associazione Fiap-partigiani, un lavoro di un tavolo comune.

D. – Che importanza può rivestire la mostra per i giovani? Viene da dire: peccato non sia stata organizzata nel periodo scolastico …

R. – Sì, certo: questo è un vero peccato, perché sarebbe stata la cosa più adatta. Noi rimaniamo aperti fino a settembre e abbiamo coinvolto tante scuole e istituzioni, per cui credo che comunque ci sarà una buona visibilità e una buona possibilità di lettura. Poi, lunedì 13 si inaugura in contemporanea, sempre alla “Casa della memoria”, un convegno che vuole raccontare proprio l’idea dell’Italia repubblicana dalla fine del ‘700 fino alla votazione per la Repubblica, per cui sarà un excursus nel passato, quello che è stato precedentemente nei secoli, per capire come si è evoluta l’idea repubblicana in Italia.

D. – Sarà importante, questa mostra, anche a supporto del voto referendario che avremo a ottobre sulla riforma costituzionale: quindi, comunque un’occasione per i cittadini di documentarsi …

R. – E’ molto curiosa la coincidenza di queste elezioni, del voto costituzionale perché comunque riguardano il dialogo: non sul voto, ma proprio sulla democrazia, sulle scelte, sulle intenzioni, per cui veramente è come se fosse una mostra che porti una riflessione oltre che nel passato, nel presente: nella nostra attualità della politica, del sociale, del contemporaneo, questa capacità del dialogo o del non-dialogo. Per cui, sicuramente sì: è una riflessione molto attuale.

D. – E per i giovani è anche una lezione che diritti molto importanti, come ad esempio quelli delle donne, non affondano nella notte dei tempi ma, tutto sommato, sono recenti …

R. – Questa infatti è una nota che lascia perplessi perché l’approccio che hai con la lettura dei dati e delle notizie di 70 anni fa ti risvegliano la curiosità, perché quanti sanno quanto sia stato debole il limite tra monarchia e repubblica – per due milioni di voti? Per cui, veramente, leggere le notizie di ieri ti apre un percorso sull’Italia di oggi. E per i giovani è importantissimo capire da dove vengono.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Rio de Janeiro: card. Tempesta nel mezzo di una sparatoria, sta bene

◊  

L'arcivescovo di Rio de Janeiro, il cardinale Orani João Tempesta, venerdì scorso mentre era a bordo della sua auto si è trovato nel mezzo di un conflitto a fuoco tra criminali e agenti della polizia nei pressi di una delle baraccopoli della città, nella zona di Santa Teresa. Lo rende noto il sito dell’arcidiocesi, che riferisce come il porporato ed il suo autista si siano rifugiati dietro il veicolo, mentre altri passanti hanno trovato riparo tra autobus ed automobili. Nessuno è rimasto ferito, ha tenuto a precisare lo stesso cardinale, riflettendo su come quanto accaduto dimostri che la nostra società sia “malata” e auspicando di ricostruirla “secondo i valori del Vangelo, in modo che i cuori siano aperti alla grazia di Dio”. (G.A.)

inizio pagina

Vietnam: Caritas in prima linea per aiutare i malati di Aids

◊  

Fornire medicine, sensibilizzare al problema, ridare dignità ai malati: sono questi i capisaldi del nuovo progetto lanciato da Caritas Vietnam per arginare l’emergenza Hiv/Aids in molte zone del Paese, le cui vittime vengono emarginate dalla società. L’opera di aiuti - riferisce l’agenzia AsiaNews - coinvolge otto diocesi del Paese: Vinh, Hà Nội, Bắc Ninh, Hải Phòng, Phát Diệm, Huế, Nha Trang e Lạng Sơn. Centinaia di volontari hanno già cominciato a lavorare con i malati e con i giovani, per educare ad una risposta, sia umana sia medica, alla malattia.

Aiutare i malati ad integrarsi nella società
In particolare, la diocesi di Hải Phòng (terza città più popolosa del Vietnam) è una delle più attive. L’area è stata teatro di un aumento delle infezioni negli ultimi anni: i casi si contano a migliaia. Le parrocchie si stanno mobilitando per trovare benefattori, organizzazioni e ong disposti a collaborare per prendersi cura dei malati, aiutandoli ad integrarsi nella società e a non essere un peso per le proprie famiglie.

Incoraggiamento spirituale per sconfiggere paure e pregiudizi
Per questo, la diocesi ha organizzato anche corsi per giovani coppie che intendono sposarsi, per insegnare loro il catechismo e la prevenzione dal contagio. Alcuni membri della Caritas forniscono consulenza psicologica e introducono i pazienti al trattamento medico, combattendo il senso di inferiorità che spesso li blocca. P. Kiện, direttore della Caritas diocesana, è riuscito a fornire borse di studio per orfani o figli di genitori malati: “Non diamo solo aiuto materiale – racconta – ma anche incoraggiamento spirituale. Abbiamo una comunità solidale e preghiamo gli uni per gli altri”. Nella sola parrocchia di An Hải i malati presi in cura sono 150.

Nel Paese, 250 mila persone affette da Hiv
Spesso la condizione degli adulti affetti da Hiv/Aids è di estrema povertà e isolamento. Suor Maria Tran, responsabile dei malati nella diocesi di Lạng Sơn, afferma: “Al momento la discriminazione delle persone malate sta diminuendo, ma esse rimangono comunque affette dalla patologia e prive di cure mediche. Non possono nemmeno cercare un lavoro per procurarsi da vivere in città”. Da ricordare che, secondo i dati 2014 dell’Unaids, le persone affette da Hiv in Vietnam sono 250 mila.

inizio pagina

Accordo tra Sud Corea e Mongolia per cooperazione missionaria

◊  

La prefettura apostolica di Ulaanbaatar e l’arcidiocesi coreana di Seul hanno firmato un accordo per migliorare la cooperazione missionaria e promuovere lo sviluppo della Chiesa in Mongolia. Come appreso da Fides, il memorandum d'intesa è stato siglato a Ulaanbaatar nei giorni scorsi tra la Catholic Education Foundation dell’arcidiocesi, rappresentata dal vescovo ausiliare di Seul Benedetto Son Hee-Song, e la prefettura apostolica, rappresentata dal vescovo Wenceslao Padilla, e include punti come l'attività di evangelizzazione, la formazione dei sacerdoti, il sostegno finanziario.

Collaborazione anche tra gli ospedali
Secondo l’intesa, la Fondazione fornirà un milione di dollari alla prefettura di Ulaanbaatar, nei prossimi tre anni, per le attività pastorali. Inoltre, come sostegno alla formazione dei futuri sacerdoti, i futuri seminaristi della Mongolia potranno studiare nel Seminario teologico di Seul. Un altro capitolo del patto è la partnership tra l’ospedale St. Mary a Seul e il primo ospedale centrale della Mongolia: si prevede di introdurre, grazie agli avanzati sistemi sanitari in uso in Corea, pratiche come il trapianto di cellule staminali, terapia cardio-cerebrovascolari e chirurgia robotica.

Un gesto di incoraggiamento
Come riferito a Fides dall’ufficio comunicazioni dell’arcidiocesi di Seul, il vescovo Son Hee-song ha detto: “Vorrei esprimere il mio più profondo rispetto e stima al vescovo Padilla e a tutti i missionari presenti in Mongolia che si sono dedicati all'evangelizzazione in tale situazione difficile. La Chiesa cattolica della Corea nella sua storia ha sofferto persecuzioni: questo è uno dei motivi per cui la Chiesa coreana ha deciso di dare tutto il supporto possibile per lo sviluppo della Chiesa mongola”. Il vescovo Padilla ha risposto: “Siamo molto incoraggiati dal sostegno dalla Corea. Tutti voi siete una benedizione per la Chiesa della Mongolia: questo accordo ci dà grande speranza”.

Legislazione vigente in Mongolia
Data la legislazione vigente, la Chiesa cattolica in Mongolia non ha personalità giuridica, ma è considerata una organizzazione non-profit che non può avere alcun tipo di guadagno, nemmeno le offerte della messe, e dunque non riesce ad auto-sostentarsi. Le attività missionarie sono strettamente regolamentate. Pertanto, tutti i missionari inviati in Mongolia devono ricevere un sostegno finanziario dalla loro congregazione o raccogliere fondi da altre diocesi.

L’aiuto della Chiesa coreana
Negli ultimi 20 anni, la Chiesa cattolica coreana ha fornito 320 milioni di won come sostegno finanziario per la Mongolia e ha continuato a inviare medici volontari. Le basi dell’accordo appena siglato sono state gettate nel 2013, quando il prefetto apostolico Wenceslao Padilla ha visitato la Corea. La collaborazione, ora ratificata e istituzionalizzata, era stata già avviata in modo proficuo per la formazione e gli studi di don Joseph Enkh Batata, il diacono mongolo che diventerà sacerdote il 28 agosto a Ulaanbaatar e che ha trascorso diversi anni in Corea.

inizio pagina

In Colombia, Settimana ecumenica per la pace e la riconciliazione

◊  

“Artigiani di pace e di riconciliazione”: su questo tema è in corso in Colombia, fino al 17 giugno, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’iniziativa è stata convocata dal Comitato per l’unità e il dialogo della Conferenza episcopale colombiana (Cec).  

L’importanza della religione nella costruzione della pace
Durante questi giorni sono in programma diversi eventi religiosi, culturali e accademici, con l’obiettivo di “far prendere coscienza ai leader religiosi e alle loro comunità del ruolo fondamentale che hanno nella costruzione della pace e della riconciliazione nel nostro Paese”, afferma mons. Pedro Mercado, direttore del Dipartimento per la promozione dell’unità e dialogo della Cec, citato dall’agenzia Sir.

Favorire fraternità e dialogo
La Settimana, sottolinea dal suo canto Fabian Salazar, segretario del Comitato ecumenico, “ha l’obiettivo di favorire nelle Chiese e nelle comunità cristiane un ambiente di fraternità e reciproco arricchimento, creando spazi di dialogo e preghiera comune, con il fine di mettere in atto azioni congiunte a beneficio della società colombiana”.

inizio pagina

Vescovi danesi perplessi su “Documento di consenso” per sacerdoti

◊  

“Getta sospetti”, “crea complicazione alle comunità cristiane che hanno una lunga tradizione in Danimarca” ed è “discriminatorio perché non si applica alla Chiesa di Stato”: così il vescovo di Copenaghen, mons. Czeslaw Kozon, giudica il “documento di consenso” che obbliga sacerdoti, imam e predicatori di origine straniera a frequentare un corso sulla legislazione danese in materia di famiglia, democrazia e libertà, prima di poter esercitare il proprio servizio.

A rischio esercizio della libertà religiosa
Proposto dal governo e sottoscritto da liberali, social-democratici, Partito del popolo danese e conservatori, il documento è stato pubblicato il 31 maggio sul sito del Ministero delle Chiese e prevede la firma di una dichiarazione d’impegno a lavorare nel rispetto di tutte le leggi danesi. Tale firma concede l’autorizzare a celebrare matrimoni legalmente riconosciuti. “La dichiarazione contiene obblighi che confinano con la limitazione della libertà di religione” dice ancora mons. Kozon, citato dall’agenzia Sir.

Consiglio delle Chiese chiede chiarimenti
Il Consiglio delle Chiese, intanto, ha chiesto un incontro “per comprendere pienamente il documento, la sua logica e le sue conseguenze”, per assicurarsi che “non ci sia discriminazione contro le religioni riconosciute”.

inizio pagina

Polonia e Ucraina ricordano le vittime della Volinia

◊  

I vescovi polacchi considerano “un ulteriore importante passo sulla via della riconciliazione tra polacchi e ucraini” la lettera indirizzata ai primi di giugno “all’intera società polacca” e sottoscritta dall’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, dal patriarca di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina Filarete e da un gruppo di intellettuali ucraini.

Imparare a stare insieme come fratelli
Il documento - spiega l’agenzia Sir - è stato stilato nell’approssimarsi dell’anniversario dei sanguinosi scontri che, durante la seconda guerra mondiale, coinvolsero le comunità polacche e ucraine della Volinia. In particolare, la missiva contiene un invito alla riconciliazione in quanto “finché le due nazioni vivranno, le ferite della storia rimarranno dolenti, ma entrambi i popoli vivranno solo se, nonostante le esperienze passate, impareranno a stare insieme da fratelli”.

Seguire la via della riconciliazione. Mai più simili tragedie
Mons. Stanislaw Budzik, già segretario dell’episcopato polacco e metropolita di Lublino, incoraggia ad “accogliere con cuore aperto” il messaggio poiché entrambi i popoli “da cristiani” devono “seguire la via della riconciliazione e guardare al futuro, soprattutto mentre l’Ucraina vive i momenti difficili di un conflitto e di una pesante crisi economica”. Dal suo canto, l’arcivescovo Eugeniusz Popowicz della Chiesa greco-cattolica in Polonia sottolinea che “la preghiera e la riconciliazione” sono l’unico modo “per parlare delle tragedie” del passato. Tale atteggiamento, conclude, va insegnato ai giovani “affinché le tragedie della storia non si ripetano più”.

Già tre anni fa, l’appello di Papa Francesco
Da ricordare che già tre anni fa, in occasione del 70.mo anniversario delle stragi della Volinia, Papa Francesco aveva ricordato tali avvenimento, all’Angelus del 14 luglio 2013:  “Tali atti - aveva detto allora il Pontefice - provocati dall’ideologia nazionalista nel tragico contesto della seconda guerra mondiale, hanno causato decine di migliaia di vittime e hanno ferito la fratellanza di due popoli, quello polacco e quello ucraino”. “Affido alla misericordia di Dio le anime delle vittime - aveva concluso il Papa - e per i loro popoli chiedo la grazia di una profonda riconciliazione e di un futuro sereno nella speranza e nella sincera collaborazione per la comune edificazione del Regno di Dio". (I.P.)

inizio pagina

Usa. Sparatoria in locale a Orlando, 20 morti e 42 feriti

◊  

È di almeno 20 morti e oltre 40 feriti, il bilancio ancora provvisorio di una sparatoria avvenuta nel centro di Orlando, nello Stato americano della Florida, all’interno di un locale frequentato dalla comunità omosessuale, dove un uomo si era barricato con degli ostaggi. Secondo quanto dichiarato in conferenza stampa dal capo della polizia locale, John Mina, intorno alle 5 del mattino, con un blitz, la polizia è riuscita a liberare gli ostaggi, circa una trentina, e ha ucciso l’assalitore, di cui non è ancora stata resa nota l’identità. Le forze dell’ordine riferiscono che l’uomo era in possesso di un fucile d’assalto, una pistola e un tipo di ordigno non meglio specificato.

L’assalitore si era barricato all’interno con degli ostaggi
Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo sarebbe entrato nel locale intorno alle 2 del mattino, mentre era in corso una serata di musica latina cui stava partecipando un centinaio di persone. In seguito si è asserragliato nella discoteca con tutti gli ostaggi che è riuscito a trattenere. Addosso all’uomo è stata trovata una bomba e non si esclude che una seconda possa essere rintracciata nella sua auto.

Vagliata anche l’ipotesi investigativa legata al terrorismo
Nessuna ipotesi concreta è ancora stata fatta sul movente che avrebbe spinto l’uomo a questo gesto: l’Fbi ha parlato genericamente di “terrorismo interno”, ma non si esclude alcuna pista, compresa quella del terrorismo internazionale di matrice islamica. (R.B.)

inizio pagina

Europei in Francia: Marsiglia, scontri tra tifosi russi e inglesi

◊  

È di 31 feriti, tre dei quali molto gravi oltre a un tifoso inglese che starebbe lottando tra la vita e la morte, il bilancio di una vera e propria notte di guerriglia urbana tra tifoserie avverse avvenuta tra venerdì e sabato a Marsiglia, dopo la sfida tra le nazionali di calcio di Inghilterra e Russia al Velodrome in occasione degli Europei 2016.

La polizia ha effettuato cariche continue
Agli scontri, che sono iniziati all’interno dello stadio e sono proseguiti poi in città, concentrandosi nella zona del Porto Vecchio, hanno partecipato hooligans di entrambe le fazioni e alcuni ultrà francesi. La polizia è stata impegnata in cariche continue e lanci di lacrimogeni e spray urticanti. La prefettura di Marsiglia ha finora confermato 8 arresti, ma il numero potrebbe aumentare nei prossimi giorni.

A Marsiglia presenti illegalmente oltre mille hooligans inglesi
Si calcola che nella città portuale francese siano presenti circa 1.100 hooligans inglesi ai quali era stato applicato il divieto di lasciare il territorio nazionale, mentre globalmente ci sarebbero circa centomila tifosi tra russi e inglesi. (R.B.)

inizio pagina

Siria: Is rivendica attacco sciiti. Arretra in Iraq e Libia

◊  

Il sedicente Stato Islamico ha rivendicato l’attentato compiuto ieri contro il santuario sciita di Sayyida Zeinab, nei pressi di Damasco, in Siria. Non è ancora chiaro il bilancio delle vittime e dei feriti: secondo l’Osservatorio per i diritti umani con sede a Londra, i morti sarebbero almeno 20, di cui 13 civili, e i feriti almeno 30, ma altre fonti riferiscono di una dozzina di vittime. Dubbi anche sulla dinamica dei fatti: secondo il governo due sono state le esplosioni, una provocata da un kamikaze e l’altra da un’autobomba, mentre la rivendicazione dell’Is parla di tre attentatori suicidi. “Il popolo siriano non si farà terrorizzare”, è stato il commento rilasciato da un esponente del governo di Assad.

Iraq. Prosegue la liberazione dell’area di Falluja
Intanto in Iraq le forze di sicurezza avanzano verso Falluja, riconquistando territori all’Is. Le operazioni si stanno concentrando ora sulla sponda occidentale dell’Eufrate, dopo che le truppe hanno strappato ai jihadisti la zona di Falahat, a ovest della città, e hanno ripreso il controllo anche di al-Subyhat, al termine di una battaglia che è costata la vita ad almeno 13 militanti.

In Libia annunciata la vittoria contro l’Is a Sirte
In Libia, inoltre, il sedicente Stato Islamico controllerebbe ormai solo una ventina di km quadrati nell’area di Sirte, secondo fonti dell’operazione militare che fa capo al governo di accordo nazionale di Tripoli. Dopo sei raid aerei, due giorni fa è stata annunciata la vittoria a Sirte e ora le Nazioni Unite hanno lanciato un appello alla comunità internazionale affinché invii forniture mediche all’ospedale di Misurata, dove stanno convergendo molti dei feriti provenienti da Sirte. (R.B.)

inizio pagina

Migranti. Ancora arrivi al sud, fermati scafisti in Calabria

◊  

Non si arrestano le operazioni di soccorso dei migranti nelle acqua italiane. In mattinata la nave Libra della Marina Militare italiana è arrivata a Crotone, in Calabria, con a bordo 695 migranti che ieri erano stati recuperati nel Canale di Sicilia; a breve, invece, attraccherà a Pozzallo - in Sicilia - la nave Fiorillo della Guardia Costiera italiana che trasporta 258 migranti, tra cui 17 donne e una settantina di minori. Ci sono anche due salme, invece, a bordo della nave norvegese Siem Pilot giunta al molo Sant’Apollinare di Brindisi, in Puglia, trasportando 653 migranti africani tratti in salvo al largo della costa libica. Tra loro anche due donne incinte e 65 minori non accompagnati.

Arrestati due scafisti ucraini in Calabria, fermato un iraniano
Due cittadini ucraini sono stati arrestati in calabria con l’accusa di aver condotto l’imbarcazione che ieri è arrivata sulle coste ioniche con a bordo 56 migranti di varie nazionalità. I Carabinieri hanno anche fermato un iraniano in possesso di un documento di identità di origine spagnola, poi risultato falso. (R.B.)

inizio pagina

Medio Oriente: abbattuta a Yatta la casa di un palestinese

◊  

Ieri mattina l’esercito israeliano ha demolito nel villaggio di Yatta, nei pressi della città di Hebron in Cisgiordania, la casa di un palestinese che si era macchiato di un delitto contro un cittadino israeliano. Il palestinese in questione è Morad Bader Abdullah Adais, che nel gennaio scorso aveva ucciso Dafna Mair, madre di sei figli, mentre si trovava all’interno della sua abitazione nell’insediamento ebraico di Otniel. In seguito l’uomo era stato arrestato dalla polizia israeliana.

Israele e la politica delle demolizioni
Israele sta portando avanti la politica delle demolizioni delle case dei palestinesi colpevoli di omicidio nell’ambito della cosiddetta “terza intifada”: per il premier Netanyahu si tratta di un deterrente alle azioni criminali; secondo i palestinesi è una forma indebita di punizione collettiva. Proprio del villaggio di Yatta, tra l’altro, sono originari i due cugini palestinesi  che la sera dell’8 giugno scorso hanno aperto il fuoco in un quartiere centrale di Tel Aviv. (R.B.)

inizio pagina

Venezuela. Validato un milione di firme contro Maduro

◊  

La commissione elettorale di Caracas ha accolto un milione e 300 mila firme (su 1.8 milioni di firme presentate) a sostegno di un referendum promosso dalle opposizioni per destituire il presidente Nicolás Maduro, eletto nell’aprile 2013 e il cui mandato dovrebbe scadere nel 2019. Per evitare brogli, però, esige che almeno 200 mila firmatari si rechino presso un ufficio elettorale per lasciare le impronte digitali e verificare, così, l’autenticità delle firme stesse, misura che è stata interpretata dalle opposizioni promotrici della consultazione come una volontà di ritardare il referendum. La decisione della commissione elettorale di convalidare la maggior parte delle firme raccolte era sopraggiunta mercoledì scorso dopo un'altra giornata di proteste e violenti scontri con la polizia nella capitale Caracas, proprio vicino alla sede della commissione.

Nonostante la crisi, aumentano gli investimenti stranieri
Il Paese è ormai da mesi in preda a una grave crisi economica e politica e lo scontro tra il nuovo Parlamento eletto nel novembre scorso e il presidente sta bloccando qualsiasi iniziativa. Nonostante, però, una situazione che non ha eguali nel resto del mondo, il Venezuela continua ad attrarre gli investitori grazie al recupero del prezzo del petrolio di cui è uno dei principali produttori. (R.B.)

 

 

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 164

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.