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Sommario del 10/07/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco: farsi prossimo a chi soffre, senza opere la fede è morta

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Senza le opere la nostra fede è morta. Così Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro dove migliaia di fedeli, nonostante il caldo torrido, si sono radunati per ascoltare il Pontefice, che si è soffermato sul Vangelo domenicale incentrato sulla parabola del Buon Samaritano. Dal Papa l’incoraggiamento a “non catalogare” nessuno per decidere chi è il nostro prossimo, ma farsi piuttosto prossimi a tutti coloro che si trovano in difficoltà. Il servizio di Alessandro Gisotti

“Chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso?”. Papa Francesco ha mosso da queste due domande la sua riflessione sulla parabola del Buon Samaritano, proposta dal Vangelo domenicale. Un racconto, ha osservato, che “indica uno stile di vita, il cui baricentro non siamo noi stessi, ma gli altri, con le loro difficoltà, che incontriamo sul nostro cammino e che ci interpellano”.

“Gli altri ci interpellano. E quando gli altri non ci interpellano, qualcosa lì non funziona; qualcosa in quel cuore non è cristiano”.

Non selezionare chi è il mio prossimo e chi non lo è
Francesco ha sottolineato che proprio il samaritano, che era disprezzato dai giudei perché non osservante della vera religione, è l’unico a farsi prossimo al viandante assalito e abbandonato per strada dai briganti. E così il dottore della legge che aveva chiesto al Signore chi fosse il suo prossimo, deve ora rispondere alla domanda di Gesù su chi si sia fatto prossimo al viandante sulla via per Gerico:

“In questo modo Gesù ha ribaltato completamente la prospettiva iniziale del dottore della legge – e anche la nostra! – non devo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere prossimo. La decisione è mia. Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile. E Gesù conclude: ‘Va’ e anche tu fa’ così’. Bella lezione! E lo ripete a ciascuno di noi: ‘Va’ e anche tu fa’ così’, fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà”.

La nostra fede è feconda solo se è seguita dalle opere
Non bisogna fermarsi alle parole, ha ripreso citando la celebre canzone di Mina, “parole che vanno al vento”, ma – ha ammonito – bisogna “fare”. E, ha aggiunto, che “mediante le opere buone, che compiamo con amore e con gioia verso il prossimo, la nostra fede germoglia e porta frutto”:

“Domandiamoci – ognuno di noi risponda nel proprio cuore – domandiamoci: la nostra fede è feconda? La nostra fede produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Sono di quelli che selezionano la gente secondo il proprio piacere? Queste domande è bene farcele spesso, perché alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia”.

Gesù ci chiederà se lo abbiamo riconosciuto nei poveri e sofferenti
Il Signore, ha soggiunto, potrà dirci: “Ma Tu, ti ricordi quella volta, sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io”:

“Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ospedale che non va a trovare nessuno ero io!”

Dopo l’Angelus, il Papa ha salutato i fedeli in Piazza San Pietro, in particolare i suoi connazionali argentini, molto festosi come Francesco ha annotato, e i fedeli provenienti dalla Polonia, da Cracovia in particolare, dove tra poco più di due settimane si recherà per la Giornata Mondiale della Gioventù. Quindi, ha ricordato la ricorrenza della “Domenica del Mare”, a sostegno della cura pastorale della gente di mare:

"Incoraggio i marittimi e i pescatori nel loro lavoro, spesso duro e rischioso, come pure i cappellani e i volontari nel loro prezioso servizio. Maria, Stella del Mare, vegli su di voi!"

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Tweet Papa: durante le vacanze, leggere con più calma il Vangelo

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"Le vacanze sono un momento per riposarsi, ma anche per rigenerarsi nello spirito, specialmente leggendo con più calma il Vangelo". E' il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account Twitter @Pontifex in 9 lingue.

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Verso la Gmg: le testimonianze di tre studenti della Lateranense

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Tra meno di 20 giorni si terrà a Cracovia la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù. Tra le tante iniziative anche il viaggio organizzato dalla Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma. Salvatore Tropea ha raccolto le testimonianze di tre studenti della Pontifica Università Lateranense: Angelo Speranza, Sabatina De Fusco e Edoardo Tozzi, su cosa si aspettano dalla GMG e dalle visite in programma al santuario mariano di Częstochowa e al campo di concentramento di Auschwitz: 

R. - (Angelo Speranza) Ho già avuto esperienze con la Gmg. Ho partecipato a quella che si è tenuta a Roma, anche se non come pellegrino, bensì come volontario. Poi sono stato a Colonia nel 2005: quella è stata un po’ la mia "vera" Gmg; la considero un’esperienza fantastica, sia di preghiera che di comunità. A Rio – purtroppo – non sono potuto andare. In compenso, però, sono stato alla Gmg di Madrid, che ho vissuto con una maturità ancora superiore, in quanto sono andato da catechista: ero io che portavo un gruppo di ragazzi! Quella è stata veramente un’esperienza intensa. Cracovia la vedo non dico come la fine di un percorso – non si tratta di una fine, perché, al contrario, spero ce ne saranno molti altri – però la vedo come la "Gmg della maturità". Tra l’altro, la vivrò con i miei compagni di università. Sicuramente, mi aspetto che la visita al Santuario di Częstochowa sia un’esperienza forte in prospettiva. Premetto che non ci sono mai stato prima; però, essendo stato in altri Santuari, come quello di Lourdes e Fatima, posso dire che è sempre un’esperienza molto meditativa e dalla quale si esce anche con una nuova visione di sé stessi. Per quanto riguarda il Campo di concentramento, sicuramente la visita mi emozionerà tanto. Sono già stato al campo di Dachau; Auschwitz però è quello di cui tutti parlano, e sarà sicuramente un’esperienza molto forte. Spero di uscire anche da lì con qualcosa di positivo che mi porterò dentro, nonostante quel luogo ci ricordi quella che forse è stata la più grande tragedia dell’umanità.

R. - (Sabatina De Fusco) Quello che mi aspetto è di imparare il vero significato della misericordia. All’università abbiamo seguito un corso di preparazione alla Gmg e mi aspetto ora di mettere in pratica quello che abbiamo imparato durante il corso. Per quanto riguarda Auschwitz, invece, credo che questa visita al campo di concentramento possa presentare a noi giovani non solo quello che hanno messo in pratica i nazisti ma possa anche servire a capire cosa è in grado di fare l’essere umano: anche noi potremmo essere in grado di fare una cosa del genere! Dobbiamo quindi visitarlo, affinché ciò non accada mai più.

R. - (Edoardo Tozzi) Non ho mai partecipato prima ad una Gmg, ma sono stato spinto dall’entusiasmo dei miei amici, che sono partiti e hanno avuto il piacere di raccontarmi questa grande esperienza, che ha portato nei loro cuori la felicità di trovarsi insieme a tantissimi altri giovani provenienti da tutto il mondo per pregare insieme. Sicuramente il Santuario di Częstochowa può aiutarci a riscoprire lo spirito mariano che tutti noi dobbiamo coltivare e non abbandonare mai. Mentre invece, per quanto riguarda il campo di concentramento di Auschwitz, spero che susciti in tutti noi un grande spirito di riflessione, e che ci porti a capire veramente gli errori del passato, per fare in modo che questi non vengano mai più ripetuti in futuro.

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Martinez: carismi sempre più a servizio della Chiesa

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“Richiamare, alla luce della relazione tra doni gerarchici e carismatici, quegli elementi teologici ed ecclesiologici la cui comprensione può favorire una feconda e ordinata partecipazione delle nuove aggregazioni alla comunione e alla missione della Chiesa”. E’ questo uno degli obiettivi della lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede Iuvenescit Ecclesia indirizzata a tutti i vescovi e firmata da Papa Francesco. Al microfono di Federico Piana, il presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, spiega quanto sia importante, per la stessa vita della Chiesa, il concetto di "coessenzialità" tra doni gerarchici e doni carismatici cui la lettera fa esplicito riferimento: 

R. – I doni non possono dividere semmai unire, c’è una complementarietà, c’è una dimensione comunionale molto forte. Ecco, se questa è stata la stagione in qualche modo segnata dal Pontificato di Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, Francesco va ancora più avanti  cioè a dire: oggi è la stagione della “co-missionarietà” dei carismi, dei carismi dunque che sono propri della gerarchia e propri del popolo di Dio, in forza del Battesimo. Oggi, dunque, la grande questione è questa comunione che è intorno al Vangelo, è intorno all’amore che si deve sperimentare nelle nostre comunità, che la Chiesa è capace di esprimere all’indirizzo del mondo. C’è una nuova evangelizzazione che impelle nella coscienza cristiana, guardando al nostro mondo: queste istanze di misericordia, che così fortemente Papa Francesco pone come chiave ermeneutica del suo Pontificato, ci devono far guardare – come direbbe Sant’Agostino – con grande ammirazione a questa realtà dello Spirito e dei carismi, ma poi devono stare nella concretezza e non possono solo giocarsi nella logica di questa corresponsabilità tutta all’interno della Chiesa, quasi che ci contendesse degli spazi. Lo spazio è il mondo, lo spazio è la vita della gente. E’ lì che la dimensione carismatica deve potersi vedere ed è lì che anche la dimensione gerarchica della Chiesa, intesa come servizio, si deve interporre. Iuvenescit Ecclesia, dunque, ci dice questo: quanto sia fondamentale oggi ripartire da una lettura carismatica della Chiesa, guardando però a questo nostro mondo che ha bisogno di essere "carismaticizzato", cioè di essere sotto il potere della grazia, sotto il potere dello Spirito Santo.

D. – Qualcuno ha pensato che con questo documento si potesse "imbrigliare" lo Spirito Santo...

R. – Se diamo una lettura “disciplinistica” di questo documento, è come se ci si contendesse degli spazi! Io credo che questa lettura del documento Iuvenescit Ecclesia non sia soltanto infelice, ma direi davvero impropria. La questione è davvero un’altra oggi e parla chi questi temi maneggia ordinariamente e ha anche un po' il senso della storia di questi ultimi anni. C’è certamente il bisogno che si riconoscano in un discernimento ecclesiale la dimensione profetica che c’è tra i laici e che si riconosca l’irruzione suprema, sovrana dello Spirito Santo nella vita di tanta gente, che viene “usata” da Dio attraverso questi doni. Ma la domanda è non se sia legittima la lettura carismatica della Chiesa, ma dove questa spinge, dove porta, quali siano le necessità del nostro tempo. Quello di Francesco è un Pontificato profondamente incarnato.

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Oggi in Primo Piano



Sud Sudan, ancora scontri a Juba: 269 morti in tre giorni

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Ancora violenze in Sud Sudan. Nuovi combattimenti si sono registrati oggi nella capitale Juba. Da venerdì sono almeno 269 i morti, secondo l’Onu, negli scontri tra i soldati fedeli al presidente Kiir e la Guardia del vicepresidente Machar. Il servizio di Elvira Ragosta: 

Si continua a combattere in Sud Sudan, lo Stato più recente del Mondo, che ha ottenuto l’indipendenza cinque anni fa, ma anche uno degli Stati più poveri dell’Africa. La nuova ondata di violenze è scoppiata venerdì, con l’uccisione di 5 soldati governativi. Da un lato i militari fedeli al presidente Salva Kiir, dall’altro la Guardia del vicepresidente, Riek Machar. Sono almeno 269 le persone morte negli ultimi tre giorni: 190 tra le milizie dell’opposizione, 44 i governativi e 35 i civili. Secondo la missione delle Nazioni Unite nel Paese, questa mattina nuovi scontri si sono registrati a Jebel, a Ovest della capitale, dove le postazioni dell’opposizione sono state attaccate dai militari del presidente Kiir. Massiccia l’ondata dei civili in fuga: molti hanno cercato riparo nella vicina sede della missione Onu, altri si sono rifugiati nelle chiese. Nonostante l’accordo di pace stilato ad agosto dello scorso anno, tra le due fazioni le violenze non accennano a diminuire. Sono decine di migliaia i morti e oltre due milioni i profughi del conflitto iniziato nel dicembre del 2013.

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Iraq: una missione umanitaria ridà il sorriso ai bambini

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Si è conclusa a Nassiriya, in Iraq, la missione umanitaria di medici e infermieri volontari di Emergenza Sorrisi, che per una settimana hanno operato senza sosta bambini affetti da labio-palotoschisi, ustioni gravi e altre patologie. E' ormai dal 2008 che l'Iraq è al centro dell'azione di questa Organizzazione non governativa e sono 17 i Paesi del mondo interessati da missioni che hanno ridonato il sorriso, fin ad oggi, a circa 4000 bambini. Ascoltiamo il dottor Fabio Massimo Abenàvoli, chirurgo plastico e presidente di Emergenza Sorrisi, il quale, al microfono di Lucas Duran, parla di come si presenta oggi la realtà di Nassiriya e dei rapporti tra cristiani e musulmani: 

R. – Aldilà di quella che è l’azione medica concreta abbiamo ritrovato davvero una passione per gli italiani, un rispetto, un affetto; abbiamo trovato un desiderio di evoluzione per quello che è il discorso di pace, di tranquillità, di poter lavorare, di poter girare e nuovamente passeggiare nelle loro città. Sicuramente l’Iraq è ancora un Paese con delle forti diversità, dei forti contrasti, dove però c’è questo desiderio di estromettere questi violenti, questi “terroristi”, come da loro vengono assolutamente giudicati. Vengono in qualche modo sicuramente emarginati e l’Italia in questo contesto può fare molto perché favorendo quello sviluppo all’interno di questo Paese sicuramente si favorisce quella che è una crescita anche sociale. Una cosa molto bella è che noi a volte ci vergognamo, mentre loro qualsiasi frase la concludono dicendo: “Inshallah” (Se Dio vuole). Noi invece molte volte abbiamo una titubanza a dire: “Se Dio vuole” o “Speriamo in Dio”. In realtà, il bello è questo: quando mi confronto con questi colleghi, con le famiglie, con queste persone, ma anche con le autorità, uso sempre questa espressione: abbiamo fatto una cerimonia di chiusura, di saluto; loro dicono “Inshallah” e io dico “Grazie a Dio, questa missione è andata molto bene”. Poi molte volte ridiamo insieme concludendo che Dio è uno solo. Devo dire che la cosa molto bella è che noi siamo partecipi della loro vita religiosa; siamo spesso invitati nelle loro moschee o ospiti dall’imam della regione che ci accoglie con molto calore. C’è un rispetto reciproco e una considerazione unica: la religione, in qualche modo, anche se diversa, unisce le persone ed è il contrario di quello che questi terroristi considerano. L’islam e il cristianesimo sono due religioni con due aspetti diversi, ma con un unico Dio.

D. - Per riassumere, per far comprendere anche a coloro che magari non hanno ancora conosciuto Emergenza sorrisi, cosa significa una missione come quella che è appena avvenuta in Iraq?

R. - Vorrei fare un breve riassunto. Dalla prima missione risalente ad alcuni anni fa, abbiamo operato molti pazienti grazie all’aiuto di medici. Nelle missioni lavoriamo con medici locali che ci portano i casi più difficili e si occupano di una patologia chiamata labio-palatoschisi, una patologia molto grave che coinvolge il palato. Un bambino con un’apertura o una mancata chiusura fisiologica del palato, non può vivere perché non può nutrirsi, affronta delle infezioni gravissime ed ha un indice di mortalità molto elevato nei primi anni o mesi di vita. L’altro aspetto è quello degli ustionati, molti di questi sono vittime di episodi di terrorismo. Purtroppo questi bambini non hanno la possibilità di avere una vita normale perché hanno delle cicatrici terribili che bloccano gli arti, come il collo ad esempio. In questi giorni abbiamo operato tre ragazzi con il collo completamente vincolato perché una sequela dei cicatrici da ustione impediva loro di sollevare la testa. Questa ovviamente è una situazione terribile perché in questo modo non è possibile vivere. In questi anni siamo riusciti, a partire dai primi interventi, a creare quelle che sono le condizioni perché i medici locali potessero operare autonomamente grazie a quella che è la vera cooperazione allo sviluppo, che ha consentito loro, tramite la formazione e la fornitura di strumenti, come i monitor ad esempio, di avere il necessario per poter agire autonomamente.

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Scienza & Vita: Alberto Gambino è il nuovo presidente

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Il giurista Alberto Gambino è il nuovo presidente nazionale di Scienza & Vita, associazione impegnata nel campo della bioetica e per il diritto alla vita. Ordinario di diritto privato, prorettore dell’Università europea di Roma, Gambino è anche direttore della rivista “Diritto, mercato e tecnologia” e dal 2014 componente del Comitato etico dell’Istituto superiore della sanità. Succede alla filosofa Paola Ricci Sindoni, alla guida dell’associazione negli ultimi tre anni. Ascoltiamolo al microfono di Michele Raviart

R. – Ho accolto questa nomina con grande gratitudine e anche con senso di responsabilità, perché è un’Associazione di grandissimo rilievo che, partendo da una impostazione scientifica molto rigorosa, ha l’obiettivo di appassionare e animare un dibattito nella cittadinanza su temi eticamente sensibili.

D. - Uno dei motti di Scienza & Vita è “Alleati per il futuro dell’uomo”. Quali sono le sfide di oggi per Scienza & Vita?

R. – Proprio nel Consiglio che mi ha eletto sono emersi due temi. Il primo riguarda i costi della sanità, che talvolta sono a detrimento della dignità della persona: sempre di più si tende – sotto una enfasi della autodeterminazione – a nascondere, invece, forme di abbandono terapeutico. L’altro è il tema della sperimentazione, della tecnologia legata al genoma, all’embrione, al materiale biologico. Ecco, questo segna davvero il futuro dell’umanità: la tracciabilità, ma anche l’utilizzo di parti del nostro corpo, implica un ridimensionamento anche della nostra libertà.

D. – Che ruolo si propone Scienza & Vita sia di dialogo con le istituzioni, sia di rapporto con la cittadinanza?

R.- Un dialogo di proposta: non vogliamo sottostare all’agenda politica dettata spesso da motivi contingenti o da casi singoli; vogliamo, invece, proporre, aprire dibattiti, col confronto con il mondo laico e il mondo cattolico, però nell’ottica della centralità della persona e con una fortissima base scientifica. Qui le competenze, più che mai, sono necessarie per trovare delle soluzioni equilibrate e rispettose della dignità.

D. – Anche un’attenzione all’economia integrale, con riferimento all’Enciclica Laudato si'. Qual è questo approccio scientifico ai temi dell’Enciclica?

R. – C’è un filo conduttore che tocca i temi della bioetica con i temi sociali. In realtà il mondo dell’economia, il mondo del profitto potremmo dire, quando sovrasta alcuni principi di parità tra gli esseri umani finisce con il discriminare. Ecco, questa discriminazione fa sì che poi a essere discriminati siano soprattutto le persone più fragili, più deboli della società. Questa cultura dello scarto che, oggi, anche sui temi della bioetica, sembra avanzare sempre di più.

D. – Tanti i suoi contributi accademici sulla famiglia, sul diritto alla vita e sui biodiritti in generale. Qual è l’apporto di questa sua esperienza, ora al servizio dell’associazione Scienza & Vita?

R. – Come tutti i giuristi, a me piace mettere in bella copia quelli che sono gli approfondimenti degli scienziati. E’ la prima volta che un giurista viene messo a capo di una Associazione importante come Scienza & Vita: il mio compito è ascoltare la base degli scienziati e in particolare i loro studi, per poi cercare - con quel poco di possibilità che ho – di renderle, queste posizioni, il più persuasive possibili, argomentandole anche in un’ottica magari di proposta legislativa.

D. – Prendendo le parole in prestito dalla politica, se vogliamo, nei primi cento giorni della sua presidenza quali sono le priorità?

R. – Intanto io, per motivi universitari, viaggio molto per l’Italia e quindi cercherò di andare a trovare le varie associazioni territoriali locali, che sono davvero la spina dorsale di Scienza & Vita. Con i presidenti delle realtà associative, ad ottobre, faremo un primo incontro a Roma in modo da definire bene anche il piano di azioni dei prossimi cento giorni.

D. – Tornando all’Italia, quali sono – secondo lei – i rischi maggiori?

R. – Ormai gli obiettivi non sono più soltanto legati ad un individualismo esasperato, ma sono legati spesso ad una contingenza del risparmio economico: talvolta vengono ammantate sotto l’ideale della libertà alcune scelte - anche dirompenti nei confronti della vita, dell’abbandono, dell’eutanasia, della vita nascente - ma in realtà siamo più banalmente legati a problemi di bilancio. Questo è davvero insidioso e va subito messo in chiaro, anche perché su questo tema troveremo molti più consensi anche da parte laica, rispettosa davvero delle prerogative delle persone più deboli.

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Apostolato del Mare: maggiore attenzione per i marittimi

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Si celebra oggi in Italia la Domenica del Mare, giornata dedicata al ricordo e alla preghiera per i marittimi, per le loro famiglie e per quanti si dedicano al loro servizio. L’edizione di quest’anno si colloca tra due eventi significativi: il Giubileo della Misericordia e il sesto centenario della nascita di San Francesco di Paola, patrono di naviganti e lavoratori del mare. Sull’importanza di questo avvenimento, Federico Piana ha intervistato don Natale Ioculano, direttore dell’Ufficio Nazionale dell’Apostolato del Mare: 

R. – Speciale perché anzitutto cade di domenica e la domenica la comunità cristiana rivive il senso della famiglia intorno a Cristo, intorno alla mensa. Ed è quella famiglia che si vuole offrire a queste persone che lavorano sulle navi per lunghi periodi. E’ speciale anche perché di queste persone – nonostante la loro importanza per il lavoro che loro svolgono per il mondo intero e per l’economia del mondo intero – purtroppo se ne parla poco. Il fatto che la Chiesa le ricordi almeno una volta all’anno diventa un evento, diventa appunto speciale. Se riflettessimo anche sul fatto che tutto quello che noi consumiamo ed utilizziamo come prodotti semilavorati o come materie prime viaggiano via mare, dovremmo essere più attenti a questo mondo, al mondo del lavoro che si svolge sulle navi del trasporto marittimo.

D. – Come mai noi siamo riottosi a comprendere questo mondo?

R. – Per il fatto che non si vedono, perché in fondo – anche se è un termine che uso pochissimo, perché non mi piace ed è infelice – loro realmente sono gli “invisibili”, nel senso che nessuno si accorge di loro. Eppure dall’Italia passano ogni giorno qualcosa come 14 mila persone, 14 mila marittimi che entrano in relazione con il nostro territorio; e poi ci sono anche quelli residenti, che vivono attualmente il dramma della complessità che ha il mondo del lavoro marittimo e che subiscono quindi alcune questioni legate ai contratti e molti sono rimasti a casa…

D. – Secondo lei, come si può far emergere questo mondo nascosto?

R. – Parlarne! La Conferenza episcopale italiana credo che sia la prima a livello mondiale ad aver accolto l’Apostolato del Mare all’interno della Segreteria generale: in parole più comprensibili, ha fatto entrare una sensibilità particolare all’interno di un cammino ordinario di Chiesa e quindi anche quest’anno, a distanza di quattro. Quest’anno, per esempio, la Domenica del Marte è celebrata quasi in tutta Italia: abbiamo avuto dei segnali molto belli da molte diocesi, che hanno preparato questa domenica per viverla insieme alle comunità, invitando le comunità a pregare e a conoscere sempre più questo mondo del mare. Già questo è un segno molto bello. Di questi segni ce ne vorrebbero molto di più, che piano piano, speriamo di mettere, soprattutto coinvolgendo sempre più persone, perché i marittimi vivono una scarsa coesione, non sono coesi fra di loro: ma è il mondo del mare che è cosi, perché sulle navi sono presenti diverse nazionalità; ci sono imbarchi e sbarchi continui, che non permettono certo di creare rapporti stabili. Questa mancanza di coesione tra i marittimi rende più debole la voce stessa del marittimo. Pensando al fatto che il loro lavoro aiuta e crea lavoro a sua volta, bisogna guardare a questo in senso globale ed essere più solidali con questi lavoratori per dare loro più voce, in modo che alla fine ci ritroviamo in una rete di solidarietà, che abbraccia tutti e non esclude nessuno. Questo è il senso che si è voluto dare quest’anno a questa Domenica, almeno qui in Italia e spero anche nel mondo intero, perché il messaggio del Pontificio Consiglio, al quale il nostro si ispira, è su questa linea.

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Vacanze nei monasteri: tempo di riposo e di ricerca interiore

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Sono oltre 500  i monasteri, i conventi, gli eremi e i santuari italiani che offrono ospitalità per passare il periodo delle ferie. Spesso sono situati ai piedi delle montagne o in mezzo a colline poco distanti dal mare, in luoghi che invitano non solo al silenzio e alla preghiera, ma anche a passeggiate meditative lontani dai rumori delle città. A scegliere queste vacanze alternative, non solo gruppi parrocchiali ma anche tante famiglie o singole persone, in cerca di un momento di pausa dallo stress quotidiano. Marina Tomarro ha intervistato don Michele Berchi, rettore del santuario mariano di Oropa in provincia di Biella, meta di fede e di riposo per migliaia di pellegrini: 

R. – Si tratta di molte motivazioni diverse, che hanno naturalmente in comune il fatto che qui possiamo dire che sia la casa della Madonna. Tra qualche settimana, ci sarà un gruppo di studenti che verrà qui a studiare; ci saranno poi delle famiglie che volentieri vengono qui a trascorrere qualche giorno, vicino alla Madonna, potendo partecipare alle celebrazioni. Direi che, più che un luogo appartato, questo è proprio un luogo dove ognuno porta con sé tutto il peso della vita, le ferite, le croci, per consegnarle qui, alla Madonna; per trovare la forza e il coraggio di ritornare poi nelle proprie case e nella propria vita quotidiana con più fede, e anche con più forza.

D. – Quali sono le attività del Santuario per questi pellegrini?

R. – Innanzitutto, il Santuario offre tutta una serie di celebrazioni liturgiche, con gli orari delle Messe e delle processioni. Quest’anno abbiamo avuto la grande grazia di poter aprire una Porta Santa della diocesi oltre a quella della Cattedrale. C’è quindi un grande afflusso di singoli pellegrini, ma anche di moltissimi gruppi e parrocchie, che vengono a vivere il Giubileo della Misericordia di quest’anno.

D. – Lei ha parlato di Giubileo, ma c’è anche una misericordia nell’accoglienza del pellegrino, allora?

R. – Sì, anche perché direi che forse per molti – moltissimi – questa è la cosa più necessaria: sentirsi accolti. Anche per esempio chi viene qui e non ha una vita di fede così intensa, però è alla ricerca di qualcosa: il Santuario è sempre un luogo che è chiamato ad accogliere queste persone. Qui passano molte persone che sono alla ricerca. L’accoglienza di queste persone, il farle sentire accettate, come a casa loro, senza nessuna pretesa, con una proposta che non diventa un’imposizione, sicuramente è un atto di misericordia che fa maturare anche noi.

D. – Padre, cosa vuol dire affidare il proprio periodo di ferie nella mani di Maria?

R. – Penso che significhi voler vivere delle giornate e delle settimane piene di significato: di riposo, ma di quel riposo che riempie. Significa il voler proprio affidare alla Madonna un tempo in cui rigenerarsi.

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Ritrovato il settimo angelo alla Natività: la gioia della restauratrice

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Il settimo angelo, il mosaico che tutti credevano fosse andato distrutto, è stato ritrovato. È questa l’ultima scoperta dell’azienda italiana Piacenti che sta guidando i restauri nella Basilica della Natività a Betlemme. Ritenuta perduta, l’opera è stata recuperata grazie alla termografia, che consente di scandagliare superfici solide alla ricerca di opere sottostanti nascoste. Dei 2 mila metri quadrati di mosaici originali all’interno della Basilica, è stato possibile salvarne circa 200 metri. La scoperta dell’angelo, un mosaico alto quasi 3 metri, si aggiunge così agli altri ritrovamenti all’interno della chiesa costruita sopra la Grotta dove è nato Gesù. Michele Ungolo ha intervistato Silvia Starinieri, la giovane restauratrice alla quale si deve il merito del ritrovamento: 

R. – I lavori della Basilica sono iniziati nel settembre 2013 con il primo lotto assegnatoci: il restauro del tetto e delle finestre.

D. – Si pensava che il settimo angelo fosse andato distrutto insieme a gran parte dei duemila metri quadrati del mosaico originario. Come è avvenuta questa scoperta?

R. – Dalla letteratura e dalle fonti storiche sapevamo che, nel corpo centrale della struttura della Chiesa, c’era in origine il rivestimento a mosaico. E quindi probabilmente, nell’intervento di rifacimento degli intonaci del 1800, questi erano stati occultati. Attraverso la tecnica della termografia, mentre analizzavamo lo stato di fatto dell’intonaco per vedere se ci fossero eventuali distacchi, degradi ecc., stavamo anche attenti all’eventuale presenza di altro materiale al di sotto dell’intonaco. Abbiamo trovato tante tracce intorno ai mosaici che già c’erano; poi – effettivamente – sì, nel lato Nord della navata centrale, dopo tante settimane, abbiamo ritrovato un intero angelo.

D. – Davanti alla parete apparentemente spoglia, qual è stato il suo primo pensiero, quando è riuscita a trovare qualcosa di rilevante?

R. – Erano trascorse tante settimane da quando avevamo iniziato le ricerche. E siccome dalla termocamera non si riescono a vedere le tessere, ho visto un’area di colore diverso dal resto che mi indicava un’altra temperatura rispetto alla materia che c’era dentro: poteva essere malta, un rivestimento o un altro riempimento… La vera emozione è stata quando il restauratore ha rimosso l’intonaco con il martellino e lo scalpello ... e sono venute fuori davvero le tessere dorate.

D. – Cosa ha provato in quel momento?

R. – Quella è stata una gioia infinita… Tutte le emozioni del mondo! Avevamo voglia di gioire e così è stato. E poi speravamo davvero che fosse un’intera figura. E così è stato davvero: anche se è molto degradata - mancava quasi mezzo volto e quasi tutte le gambe – però si parla comunque di un frammento di due metri quadri e mezzo.

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Nella Chiesa e nel mondo



Usa: ancora proteste, a Houston polizia uccide afroamericano

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Ancora una notte di protesta negli Stati Uniti, dove le tensioni razziali restano altissime dopo l'uccisione di tre afroamericani da parte della polizia, l'ultimo a Houston, e la strage di agenti a Dallas. Cortei e manifestazioni organizzate dal movimento Black Lives Matter, si sono svolte in diverse città. A St. Paul, in Minnesota, è stata occupata l'arteria Interstate 94 e cinque poliziotti sono rimasti feriti nel lancio di petardi e mattoni da parte dei 200 manifestanti che hanno forzato il cordone di sicurezza. Gli agenti hanno risposto con il lancio di lacrimogeni e hanno fermato diverse persone. Una trentina di manifestanti sono stati fermati a Baton Rouge, in Louisiana, tra cui un esponente di spicco di Black Lives Matter.

Obama: l'America non è divisa, non siamo tornati agli anni '60
Proteste anche a Detroit e a San Francisco dove é stata bloccata la rampa del Bay Bridge. A Denver gli attivisti hanno dato il via a un sit in di 135 ore, una per ogni afroamericano ucciso dalla polizia nell'ultimo anno. “E' stata una settimana difficile negli Stati Uniti", ha detto il presidente statunitense Obama in Spagna, da dove partirà prima del previsto per andare in Texas. Ieri da Varsavia, Obama aveva sottolineato che "l'America non é divisa come qualcuno ha suggerito, non é tornata agli anni Sessanta"(E.R.)

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Siria: uccisi 8 miliziani dell'Is, scontri ad Aleppo

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Otto miliziani del sedicente Stato islamico sono rimasti uccisi in Siria, nel corso di un attacco sferrato dall'artiglieria turca, con il sostegno dei raid aerei della coalizione internazionale a guida Usa. Secondo i media turchi, i combattenti jihadisti erano pronti a lanciare colpi di mortai sul territorio turco, ma sono stati preceduti dall'artiglieria, che ha attaccato dieci postazioni, tra cui un edificio usato come quartier generale. Ad Aleppo, invece, almeno 29 ribelli siriani hanno perso la vita durante gli scontri contro le forze governative nei  pressi di una rotta chiave della città settentrionale. (E.R.)

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Elezioni in Giappone: favorita coalizione di governo

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Giappone alle urne, oggi, per il rinnovo di metà dei seggi del Senato, un test che potrebbe sancire il consolidamento al potere per il partito conservatore guidato dal premier Shinzo Abe. I Liberal democratici, che attualmente controllano la maggioranza alla Camera dei rappresentanti insieme all'alleato di coalizione Komeito, puntano ad ottenere almeno 78 seggi così da vantare la maggioranza dei due terzi in entrambe le camere della Dieta, una condizione che consentirebbe al premier di spingere la discussa revisione della costituzione pacifista prima di indire un referendum. Il Partito democratico all'opposizione ha incentrato la propria campagna elettorale sulla cancellazione della legislazione che autorizza l'intervento militare da parte delle forze di autodifesa in caso di attacco agli alleati e la modifica dell'articolo 9 della costituzione pacifista. Secondo gli exit poll a vincere le senatoriali sarà la coalizione al governo. (E.R.) 

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Nigeria: ancora un attacco di Boko Haram, 7 morti

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Non cessa la violenza di Boko Haram in Nigeria. Ieri il gruppo terrorista ha compiuto un ennesimo attacco nello stato del Borno, alla frontiera con il Camerun. Secondo alcuni testimoni, i terroristi sono entrati con delle moto nel villaggio di Rann, e hanno aperto il fuoco sulle case, uccidendo 7 persone e provocando la fuga di numerosi abitanti verso Gamboru, città camerunense a 28 chilometri di distanza. Hanno poi saccheggiato cibo e medicinali nell'unico ospedale presente, fermandosi per un paio d'ore. La zona era già stata colpita a giugno, quando in un assalto vicino Rann erano morte 8 persone. (E.R.)

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Caritas: pregare per Emmanuel, oggi i funerali a Fermo

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Si terranno stasera alle 18, nel Duomo di Fermo, i funerali di Emmanuel Chidi Namdi, il richiedente asilo nigeriano ucciso martedì scorso nella colluttazione con un ultrà che aveva rivolto insulti razzisti a sua moglie. Per l’autore dell’omicidio, Amedeo Mancini, è attesa domani l’udienza di convalida del fermo. La Caritas di Roma, nella domenica in cui la liturgia propone la parabola del Buon Samaritano, invita le comunità a pregare perché al brutale assassinio di Emmanuel seguano concrete azioni di solidarietà e accoglienza: nella politica, in parrocchia e nel cuore di ognuno. "Chi è il mio prossimo?" è la domanda che oggi, domenica 10 luglio, in tutte le Chiese del mondo viene proposta dal Vangelo di Luca.

Ai funerali di Emmanuel anche il presidnete della Camera, Laura Boldrini
"Gesù risponderà con la parabola del Buon Samaritano, noi - si legge in una nota di mons. Enrico Feroci, direttore di Caritas Roma - penseremo ad Emmanuel Chidi Nnamdi barbaramente assassinato a Fermo. Penseremo a sua moglie Chinyery. Penseremo a tutti gli immigrati e i rifugiati che arrivano da noi in cerca di un futuro per loro e le
loro famiglie. Come Caritas di Roma invitiamo a pregare, in modo comunitario, affinché il Signore ci dia la capacità di riconoscerlo in questi nostri fratelli. Alle esequie di Emmanuel Chidi, che saranno celebrate dall'arcivescovo di Fermo mons. Luigi Conti, con don Vinicio Albanesi, sarà presente la presidente della Camera Laura Boldrini, a testimoniare la vicinanza dell'Italia alla vedova e ai profughi ospiti del seminario vescovile. (E.R.)

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Canada: organizzazione cattolica aderisce a Campagna per la Siria

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Anche l’Organizzazione cattolica canadese per lo sviluppo e la pace (Occcp) aderisce alla Campagna per la Siria “La pace è possibile”, lanciata il 5 luglio dalla Caritas Internationalis con l’obiettivo di affrontare le drammatiche conseguenze umanitarie della guerra che da quasi sei anni insanguina il Paese.   L’organizzazione caritativa canadese ha indetto per il 4 ottobre, Festa di San Francesco di Assisi, una speciale Giornata nazionale di preghiera per la Siria. Inoltre, nelle prossime settimane metterà a disposizione diverso materiale per promuovere iniziative di sensibilizzazione sul dramma siriano

Il video-messaggio del Papa
Alla nuova Campagna della Caritas Internationalis – lo ricordiamo – ha dato il suo forte sostegno Papa Francesco, che martedì ha diffuso un video-messaggio in cui ha espresso severe critiche verso quei Paesi che, da una parte, parlano di pace e, dall’altra, forniscono armi a chi combatte: “Come si può credere – aveva detto - a chi con la mano destra ti accarezza e con la sinistra ti colpisce?”. Il Santo Padre aveva quindi esortato a pregare e a sostenere anche i colloqui di pace per una soluzione politica che metta fine al conflitto: "Questo sì che sarà un grandioso esempio di misericordia e di amore vissuto per il bene di tutta la comunità internazionale!".

Nel 2015 dalle Caritas aiuti a 1,3 milioni di persone in Siria e nei Paesi vicini
La Caritas è in prima linea Siria e nei Paesi che ospitano rifugiati dall’inizio del conflitto. Solo l’anno scorso, le Caritas nazionali hanno portato aiuti a 1,3 milioni di persone ai quali hanno fornito cibo, assistenza sanitaria, beni di prima necessità, istruzione, rifugio, consulenza psicologica, protezione e mezzi di sostentamento. (L.Z.)

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Brasile: alto tasso di suicidi tra i giovani indigeni

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Il fenomeno dei suicidi tra i giovani indigeni in Brasile ha superato i livelli di guardia e sta assumendo il contorno di una vera e propria “pandemia”. A denunciarlo - riferisce l’agenzia Apic - è uno studio pubblicato il primo luglio dalla Facoltà latino-americana di Scienze sociali (Fiasco).

I suicidi legati alle discriminazioni e alle occupazioni delle terre indigene
Secondo la ricerca, condotta in 8 municipalità situate negli Stati di Amazonas e Mato Grosso Do Sul, dove si concentra una buona parte delle popolazioni aborigene del Brasile, su 327 indigeni che si sono suicidati tra il 2009 e il 2013, quasi la metà erano ragazzi tra i 10 e i 19 anni. I picchi si raggiungono nelle aree dove si registrano più conflitti con i proprietari terrieri per la terra. Un fenomeno che non sorprende. Già nel 2009, uno studio dell’Onu associava l’alto tasso di suicidi tra i giovani indigeni alle discriminazioni e all’emarginazione di cui sono vittime queste popolazioni, ma anche alla sottrazione e occupazione delle loro terre ancestrali.

Le denunce del Cimi
Situazioni puntualmente denunciate in questi anni dal Consiglio Missionario degli Indigeni (Cimi) affiliato alla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) e confermate dal “Rapporto 2014 sulla violenza contro i popoli indigeni”, presentato il 29 giugno a Papa Francesco dal suo presidente, mons. Roque Paloshi, arcivescovo di Porto Velho. “L’indifferenza, l’avanzamento dell’agro-business, la costruzione di mega-centrali idro-elettriche, l’installazione di impianti di estrazione mineraria e, in generale, la devastazione dell’ambiente, hanno conseguenze disastrose sulle popolazioni aborigene brasiliane”, ha affermato il presule.

Preoccupazione per le pressioni dei latifondisti sul nuovo governo Temer
Ad accrescere le preoccupazioni del Cimi per il futuro dei popoli indigeni dell’Amazzonia brasiliana anche il recente cambio al vertice alla presidenza del Brasile. Il governo ad interim di Michel Temer, subentrato alla presidente eletta Dilma Rousseff coinvolta, anche se indirettamente, nello scandalo Petrobras, potrebbe infatti rivedere e revocare le delibere del precedente esecutivo che ridavano le terre agli indigeni, sotto le pressioni della potente lobby dei proprietari terrieri, da sempre contrari alla restituzione delle terre agli indigeni. (A cura di Lisa Zengarini)

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Lituania: nota ecumenica sulla legge su procreazione assistita

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I leader cristiani in Lituania salutano con soddisfazione la nuova legge sulla riproduzione assistita approvata il 28 giugno dal Parlamento lituano (dal Seimas) che pone rigide limitazioni alla creazione e all’uso degli embrioni a scopo riproduttivo. Il provvedimento “limita la manipolazione dell’embrione umano, ed è quindi il modo politico più adeguato per proteggere la vita umana”, affermano, in una Dichiarazione ecumenica citata dall’agenzia Sir, il presidente della Conferenza episcopale lituana, mons. Gintaras Grušas, l’arcivescovo ortodosso Inokentijs e il vescovo della Chiesa evangelica luterana, Mindaugas Sabutis, in riferimento alla nuova legge sulla riproduzione assistita approvata.

La mancanza di rispetto per la vita è incompatibile con l’essere cristiano
“La mancanza di rispetto per la vita umana (anche quella non nata) è incompatibile con l’essere cristiano”, proseguono i leader cristiani , che “con una voce sola” ricordano che è la “Sacra Scrittura che rivela che l’uomo è il culmine della creazione” e che “la vita umana è intoccabile”. Per questo, precisano, reagendo alle critiche di chi ritiene questa legge troppo restrittiva e vorrebbe non fosse firmata dalla presidente Dalia Grybauskaitė, “la creazione di un numero illimitato di embrioni non sarebbe compatibile con il rispetto per la vita umana”, né il loro congelamento o distruzione o selezione in base alle caratteristiche genetiche, come nemmeno lo sarebbe la donazione o la vendita di gameti, che “violerebbero l’integrità del matrimonio e i diritti dei bambini a conoscere e crescere con i propri genitori biologici”. (L.Z.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 192

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Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.