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Sommario del 12/05/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa alle consacrate: Commissione studierà diaconato femminile

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Una Commissione che studi la questione del diaconato alle donne e chiarezza sui motivi per cui non è consentita a delle consacrate l’omelia durante la Messa. Sono due delle molte e delicate questioni che hanno visto Papa Francesco impegnato a rispondere alle domande rivoltegli dall’Unione delle Superiore maggiori (Uisg), durante l’incontro svoltosi in Aula Paolo VI. Nel lungo dialogo a braccio, Francesco ha invitato le consacrate a evitare i rischi del “femminismo” e della “servitù” nella Chiesa anziché del “servizio”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

È da lungo tempo che il magistero dei Papi celebra il “genio femminile” nella Chiesa. E il genio femminile chiede al Papa di contare di più. Diverse domande suddivise in quattro blocchi, concrete, dirette, nello stile di Francesco, su questioni che le consacrate del mondo avvertono come urgenti e per cui invocano risposte chiare.

Lo sguardo femminile sulla Chiesa
Prima questione: la presenza delle donne nei processi decisionali della Chiesa. Francesco si dice d’accordo a un aumento delle responsabilità a vari livelli da parte di personalità femminili, nei casi in cui non sia prevista la giurisdizione che è connessa all’ordine sacro. Questo poiché – sottolinea – lo sguardo di una donna può contribuire ad arricchire sia la fase di elaborazione di una decisione, sia quella esecutiva.

Commssione di studio su diaconato permanente alle donne
Nel sottolineare poi come siano già protagoniste nel servizio ai poveri e malati, nella catechesi e in molti altri ministeri ecclesiali, le consacrate presentato la questione dell’apertura alle donne del diaconato permanente, con riferimento alla Chiesa primitiva. Francesco ha ricordato che l’antico ruolo delle diaconesse non risulta tuttora molto chiaro e si è detto disponibile a interessare della questione una Commissione di studio.

Donne e l’omelia nelle Messe
Le religiose chiedono a Francesco anche della possibilità di tenere l’omelia durante la Messa. Il Papa distingue tra la predica tenuta durante una Liturgia della Parola – che può essere svolta senza difficoltà da una donna, consacrata o laica – dalla Liturgia eucaristica, nella quale l’omelia è collegata alla presidenza della celebrazione, che è propria del sacerdote. Piuttosto, Francesco esorta a stare in guardia da due tentazioni: quella del femminismo – perché la donna vive nella Chiesa con la dignità alta che le viene dal Battesimo – e quella tante volte stigmatizzata del clericalismo, che si verifica quando i sacerdoti pretendano di guidare da soli le proprie parrocchie, senza stimolare la sinodalità e la collaborazione, spalleggiati da laici che per comodo si lasciano “clericalizzare”.

Presenti dove si decide
Parlando di un migliore inserimento delle consacrate nella vita della Chiesa, il Papa auspica la loro presenza nelle assemblee del dicastero dei religiosi e nelle assemblee in cui si dibattono questioni di loro pertinenza.

Servizio non servitù
Francesco si ferma poi ad apprezzare la maternità che religiose e consacrate esprimono nella cura delle varie forme di emarginazione e al contempo stigmatizza la distorsione cui in alcuni casi è soggetto il servizio svolto dalle suore, ad esempio quando la loro presenza sia dedicata alla cura non delle anime ma esclusivamente al servizio servile di una canonica.

Il Codice si può cambiare
Un ulteriore blocco di domande pone in rilievo il lavoro di riforma in atto in molte Congregazioni e Istituti e di possibili difficoltà di natura canonica. Il Papa si è detto incline alla possibilità anche di apportare piccole modifiche alla legge della Chiesa, purché – ha tenuto ad affermare – ciò sia sempre il risultato di un approfondito discernimento da parte delle autorità competenti.

Difficile il “per sempre”
Una domanda mette a nudo il senso di provvisorietà che coglie molti giovani di fronte a un impegno per la vita. Francesco, concorda, indicando quanto affermato nell’”Amoris Laetitia” e rilevando una volta ancora il problema della scarsa preparazione dei fidanzati al matrimonio. Circa la vita consacrata, il Papa ricorda l’esempio di S. Vincenzo de’ Paoli che per un determinato tipo di servizio aveva preferito la via dei voti temporanei.

Carismi, denaro e povertà
Severe le parole con le quali Francesco si sofferma su quella sorta di “mercato” cui talvolta si assiste in occasione della richiesta di contributi per l’amministrazione dei Sacramenti e sollecita la vita religiosa a custodire il valore della povertà, che protegge da errori e derive dei carismi, pur non sottovalutando la necessità di curare l’amministrazione dei beni.

Mistiche non vuol dire “mummie”
Una domanda si concentra sull’etichetta di “attiviste sociali” che tante religiose si vedono apporre mentre svolgono il loro servizio tra i più poveri. Certamente ogni consacrata – afferma il Papa – deve avere una vita mistica, ma ciò non vuol dire, soggiunge essere una “mummia”. Se il carisma chiede di servire, bisogna farlo, nonostante il rischio di malelingue o calunnie.  

Sappiate riposarvi
Francesco termina invitando le consacrate a dare il giusto spazio al riposo e a non trascurare di consultare le suore anziane o quelle malate accudite in convento: sono loro la memoria dell’istituto con la loro esperienza e saggezza.

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La gioia delle religiose: il Papa ci ascolta e c'incoraggia

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Grande emozioni e sorrisi tra le 800 religiose, provenienti dalle Congregazioni di tutto il mondo, che hanno partecipato all’udienza con il Santo Padre. Papa Francesco ha incontrato le partecipanti alla plenaria dell'Unione Internazionali Superiore Generali, per parlare del ruolo forte e attivo che tutte le consacrate rivestono all’interno della Chiesa, dicendosi disponibile a interessare una Commissione della questione del diaconato alle donne. Daniele Gargagliano ha raccolto all’udienza del Papa le testimonianze di alcune suore: 

R. - Sono stata molto contenta, mi sembra che il Papa davvero ci ascolti come religiose e ci ha anche fatto delle belle promesse per questa voce sempre più femminile che deve essere presente nella Chiesa. Questo c'incoraggia: noi qui siamo una tesimonianza di mezzo milione di donne consacrate nel mondo e quindi avevamo anche bisogno di sentire dal Papa questa voce d'incoraggiamento.

R. – La  nostra vocazione significa speranza; significa uscire da noi stesse per andare al di là, vicino a quelli che hanno bisogno. Una vita religiosa più coraggiosa, più vicina ai margini e una vita religiosa più trasparente.

D. – Come coniugare la fedeltà allo spirito dell’istituzione religiosa con le nuove esigenze della società?

R. – Lo Spirito chiama non così nell’aria, ma lo fa attraverso la realtà, attraverso i bisogni e i richiami della gente e della società. Lo Spirito ha una voce molto chiara nella realtà. Come vita consacrata, vogliamo allora rispondere alle chiamate dello Spirito oggi.

D. - Il Papa ha parlato del ruolo della vocazione e la Chiesa è femminile…

R. – Mi sembra che la sintesi sia quella che lui stesso ha dato quando ha detto che se mancassero le religiose, mancherebbe Maria nella Pentecoste.

D. – Al giorno d’oggi come si traduce la vostra vocazione, sia a livello mistico che apostolico?

R. – In un grande lavoro di tessitura: tessitura di solidarietà, di fraternità globale.

D. – Il Papa ha parlato dell’importanza del dire di no alla servitù, ma solamente ad una attività di servizio per la Chiesa…

R. – Abbiamo bisogno di discernimento anche per dire dei “no”. In qualche luogo, quello che può essere servizio si traduce in servitù.

R. – Il discernimento è proprio la chiave che porta a capire i bisogni della Chiesa, del mondo, delle realtà. Pensiamo ai giovani, al bisogno grande di discernimento che hanno per capire la loro vocazione. Credo che questa sia una funzione che, come donne, possiamo dare alla Chiesa.

D. – Il ruolo della vocazione ai tempi di Francesco, qual è?

R. – E’ di una maternità. La presenza femminile: Papa Francesco ricordava Maria nel Cenacolo. Ecco, la presenza femminile delle religiose è come Maria nel Cenacolo.

D. – Il Papa ha parlato anche della vostra attività apostolica nel porgere aiuto ai poveri, ai bisogni e anche ai profughi…

R. – Mi sembra che la presenza di tante religiose in questa assemblea dimostri che sono proprio là, alle frontiere, dove l’uomo più soffre, dove l’uomo ha più bisogno di essere incontrato nella sua umanità.

R. – Il Papa ha detto che noi siamo immagine della “Chiesa Madre”. Forse nel mondo c’è l’idea della Chiesa come un ente, come una istituzione parastatale: ma non è così! La Chiesa è l’assemblea del Popolo di Dio, ha come icona Maria. E il Papa ci ha ricordato, oggi, che noi siamo icone della Chiesa Sposa.

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Papa: i cristiani lavorano per l'unità, "zizzanieri" dividono

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Gesù prega per l’unità dei cristiani, ma nella Chiesa ci sono gli “zizzanieri”, quelli che dividono e distruggono le comunità con la lingua: lo ha detto Papa Francesco durante la Messa del mattino a Casa Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti

L'unità, una delle cose più difficili
Gesù, prima della Passione, prega per “l’unità dei credenti, delle comunità cristiane”, perché siano una cosa sola come Lui e il Padre e così il mondo creda. L’omelia del Papa prende spunto da questo brano evangelico:

“L’unità delle comunità cristiane, delle famiglie cristiane, sono testimonianza: sono la testimonianza del fatto che il Padre abbia inviato Gesù. E, forse, arrivare all’unità – in una comunità cristiana, in una parrocchia, in un vescovado, in una istituzione cristiana, in una famiglia cristiana – è una delle cose più difficili. La storia nostra, la storia della Chiesa, ci fa vergognare tante volte: ma abbiamo fatto le guerre contro i nostri fratelli cristiani! Pensiamo ad una, alla Guerra dei trent’anni”.

Chiedere perdono per le divisioni
Dove “i cristiani si fanno la guerra fra di loro” – afferma Papa Francesco – “non c’è testimonianza”:

“Dobbiamo chiedere tanto perdono al Signore per questa storia! Una storia tante volte di divisioni, ma non solo nel passato… Anche oggi! Anche oggi! E il mondo vede che siamo divisi e dice: ‘Ma che si mettano d’accordo loro, poi vediamo… Come, Gesù è Risorto ed è vivo e questi – i suoi discepoli – non si mettono d’accordo?’. Una volta, un cristiano cattolico chiedeva a un altro cristiano d’Oriente – cattolico pure: ‘Il mio Cristo resuscita dopodomani. Il tuo quando resuscita?’. Neppure nella Pasqua siamo uniti! E questo nel mondo intero. E il mondo non crede”.

I "zizzanieri" sporcano e distruggono
“E’ stata l’invidia del diavolo – spiega il Papa – a far entrare il peccato nel mondo”: così, anche nelle comunità cristiane “è quasi abituale” che ci siano egoismo, gelosie, invidie, divisioni, “e questo porta a sparlare uno dell’altro. Si sparla tanto!”. In Argentina – nota – “queste persone si chiamano ‘zizzaniere’: seminano zizzania, dividono. E lì le divisioni incominciano con la lingua. Per invidia, gelosia e anche chiusura! ‘No! La dottrina è questa!”. La lingua – osserva il Papa – “è capace di distruggere una famiglia, una comunità, una società; di seminare odio e guerre”. Invece di cercare una chiarificazione “è più comodo sparlare” e distruggere “la fama dell’altro”. Il Papa cita il noto aneddoto di San Filippo Neri che a una donna che aveva sparlato, come penitenza, le dice di spennare una gallina, di spargere le piume per il quartiere per poi raccoglierle. “Ma non è possibile!” – esclama la donna. “Così è lo sparlare”:

“Lo sparlare è così: sporcare l’altro. Quello che sparla, sporca! Distrugge! Distrugge la fama, distrugge la vita e tante volte – tante volte! – senza motivo, contro la verità. Gesù ha pregato per noi, per tutti noi che stiamo qui e per le nostre comunità, per le nostre parrocchie, per le nostre diocesi: ‘Che siano uno’. Preghiamo il Signore che ci dia la grazia, perché è tanta, tanta la forza del diavolo, del peccato che ci spinge a fare le disunità. Sempre! Che ci dia la grazia, che ci dia il dono: e qual è il dono che fa l’unità? Lo Spirito Santo! Che ci dia questo dono che fa l’armonia, perché Lui è l’armonia, la gloria nelle nostre comunità. E ci dia la pace, ma con l’unità. Chiediamo la grazia dell’unità per tutti i cristiani, la grande grazia e la piccola grazia di ogni giorno per le nostre comunità, le nostre famiglie; e la grazia di mettere il morso alla lingua!”.

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Papa Francesco riceve il Principe e la Principessa del Giappone

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Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza il Principe e la Principessa Akishino del Giappone, accompagnati da alcuni dignitari. L'incontro privato, durato poco più di 20 minuti, si è concluso con il consueto scambio dei doni: i principi hanno portato a Francesco un vaso giapponese in porcellana realizzato ad Arita, da dove le porcellane partivano per l'Europa, e una cornice per foto in pelle con l'emblema della famiglia imperiale. Il Papa ha donato una copia della sua Enciclica Laudato si’ e una medaglia della pace. Ha quindi chiesto di portare il suo saluto ai bambini della coppia, che sono rimasti a Tokio. Infine ha detto che la sua Enciclica è anche un messaggio per il Giappone affinché sia protetta e custodita la natura.

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Altre udienze e nomine

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Papa Francesco ha ricevuto questa mattina anche mons. Antonio Guido Filipazzi, arcivescovo titolare di Sutri, nunzio apostolico in Indonesia, e mons. Piergiorgio Bertoldi, arcivescovo titolare di Spello, nunzio apostolico in Burkina Faso e Niger.

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Huánuco (Perù), presentata da S.E. Mons. Jaime Rodríguez Salazar, M.C.C.J., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Huánuco (Perù) il Rev.do P. Neri Menor Vargas, O.F.M., finora Ministro Provinciale della Provincia Francescana “Los XII Apóstoles” in Perù. Il Rev.do P. Neri Menor Vargas, O.F.M., è nato il 30 maggio 1960 a Pacopampa, prelatura territoriale di Chota. Ha emesso i primi voti dell’Ordine Francescano Minore il 31 marzo 1991 e quelli solenni il 25 gennaio 1998. Ha compiuto gli studi filosofici e quelli teologici nell'Istituto di Studi Superiori "Juan XXIII" di Lima. È stato ordinato presbitero il 20 marzo 2000. Ha ricoperto i seguenti incarichi: 2000-2002: Guardiano della Fraternità e Parroco di Cristo Rey a Ilo, Moquegua, diocesi di Tacna y Moquegua; 2003-2005: Definitore Provinciale, Segretario per la formazione e gli studi e Maestro degli studenti francescani a Lima; 2006-2008: Definitore Provinciale, Segretario per la formazione e gli studi e Maestro degli studenti francescani a Cuzco; 2009-2011: Parroco di San José Obrero ad Apacheta, Vicario foraneo della forania N° 10 e Membro del Consiglio presbiterale dell’arcidiocesi di Arequipa; 2012-2014: Definitore Provinciale e Parroco di Santa María de Jesús a Comas, diocesi di Carabayllo. Attualmente è Ministro Provinciale della Provincia Francescana Los XII Apóstoles in Perù.

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Messaggio del Papa per il pellegrinaggio della Consolatrice degli afflitti

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“È provvidenziale che nell’Anno Giubilare, in cui si annuncia con ardore più intenso la misericordia del Signore, commemoriamo il 350.mo anniversario dell’elezione di Maria Consolatrice degli afflitti a Patrona del Lussemburgo”: è quanto scrive, in un messaggio, Papa Francesco, in occasione del pellegrinaggio, all’interno del Paese, dell’icona mariana. “Questo festoso Giubileo – sottolinea il Pontefice - ci riempie della speranza di diventare partecipi della salvezza e della grazia”.

Statua mariana risalente al XVI secolo
Era il 16 ottobre 1666, infatti, quando la “Consolatrice degli afflitti” fu proclamata Patrona del Lussemburgo e le furono consegnate, simbolicamente, le chiavi della città. In quel contesto - riferisce l'Agenzia Sir - nacque la tradizione dell’Ottava, ovvero del pellegrinaggio annuale che porta i fedeli a venerare la Madonna in Cattedrale, dove si conserva una statua della Vergine: si tratta di una scultura in legno di tiglio policromo, alta 73 centimetri e risalente alla fine del XVI secolo.

Raggiungere tutti gli emarginati dalla società
Nell’Anno Santo della Misericordia, tuttavia, l’arcivescovo del Lussemburgo, Jean-Claude Hollerich, ha voluto che la Consolatrice fosse vicina agli anziani, ai malati ed a tutte le persone che non hanno la possibilità di recarsi a pregare in cattedrale. Di qui, l’idea di un pellegrinaggio della statua mariana nelle Chiese, nelle comunità religiose, nelle Case per anziani e nelle scuole del Lussemburgo. L’iniziativa, avviata domenica 8 maggio, proseguirà fino al mese di ottobre.

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Rapporto Ior: prosegue impegno trasparenza chiesto da Francesco

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Lo Ior prosegue il suo impegno per assistere il Papa nella sua missione di pastore universale della Chiesa. E’ quanto si legge nel comunicato dell’Istituto per le Opere di Religione sul Rapporto Annuale del 2015, pubblicato stamani. Nell’anno passato, lo IOR ha ottenuto un utile netto di 16,1 milioni di Euro. Si è concluso inoltre il riordino dei conti con la chiusura di 4935 posizioni al 31 dicembre del 2015. Nel documento si rende noto che, durante la visita all’Istituto del 24 novembre scorso, Papa Francesco ha chiesto che lo IOR svolga la sua attività rispettando i principi etici che “non sono negoziabili”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Lo IOR continua la sua opera di rinnovamento, voluta dal Papa. E’ quanto sottolinea l’Istituto per le Opere di Religione in occasione del suo Rapporto Annuale per il 2015. In un comunicato viene reso noto che, in occasione della visita all’Istituto avvenuta il 24 novembre scorso, Francesco ha messo l’accento sulla necessità che lo Ior rispetti “i principi etici che non sono negoziabili per la Chiesa, la Santa Sede e il Papa”. Ed ha affermato che l’attività dello IOR deve rispettare "la specifica della natura” dell'Istituto armonizzando "l’efficacia operativa e la natura pastorale essenziale di tutte le azioni”.

Bilancio: 16,1 milioni di Euro di utili, capitale netto di 654 milioni di Euro
Il Rapporto 2015 rende noto che gli utili netti ammontano a 16.1 milioni di Euro. Il risultato operativo dello IOR dell’anno scorso è di 42,8 milioni di Euro contro i 104,5 del 2014. Un dato – si legge in un comunicato dello IOR – che riflette positivamente la strategia di investimento iniziata a fine 2014 per rendere più sicuro il portafoglio di proprietà dello Ior. Il risultato, viene sottolineato, è stato raggiunto nonostante la volatilità e le incertezze del mercato finanziario che si sono fatte particolarmente sentire nel secondo semestre del 2015. Il risultato netto del 2015 include anche "una riserva per il piano di rientro fiscale e la chiusura di una questione legata agli investimenti del passato". Alla data del 31 dicembre, il patrimonio dell'Istituto - al netto della distribuzione dei dividendi – è  dunque di 654 milioni di Euro. Esso include la nuova voce "Capitale" per 300 milioni di Euro, come richiesto dal Regolamento n.1 approvato dalla Commissione cardinalizia.

Chiusi 4935 conti, continua l’opera di trasparenza
Tra il giugno 2013 e il dicembre del 2015 – prosegue la nota – sono stati chiusi 4935 conti, a completamento effettivo del "profondo processo di risanamento sui conti passati. Le procedure in vigore sono diligentemente applicate a tutti i nuovi clienti e relative attività". Attualmente, quindi, i clienti dello Ior sono circa 15 mila (14.801) e sono rappresentati dalla Santa Sede e relativi enti, ordini religiosi, altre istituzioni cattoliche, membri del clero, dipendenti della Santa Sede e membri accreditati del Corpo diplomatico. Complessivamente il 75 per cento dei clienti dello IOR ha sede in Italia e Vaticano, il 15 per cento in Europa e il 10 per cento nel resto del mondo. Le informazioni e le comunicazioni ai clienti, prosegue il comunicato, "sono aumentare e migliorate: più di 1500 clienti hanno partecipato" a uno dei seminari "organizzati trimestralmente presso la sede" dell'Istituto.

Nuovi accordi per adeguare IOR agli standard internazionali
Il Rapporto evidenzia anche i passi fatti per adeguare le attività dello Ior ai regolamenti internazionali. Si fa in particolare riferimento al regolamento prudenziale "Regolamento n.1" emesso dall’Aif, l’Autorità di Informazione Finanziaria. Nello stesso anno, si ricorda, sono stati firmati accordi fiscali internazionali per rafforzare la trasparenza. Nel 2015, inoltre, sono state assunte delle decisioni per migliorare la governance dell’istituto tra cui l’istituzione di due commissioni che coadiuvino il board. E’ stato inoltre nominato un nuovo direttore generale, Gian Franco Mammì, assistito dal direttore generale aggiunto, Giulio Mattietti, e due nuovi membri del Collegio dei Revisori (Giovanni Barbara e Luca Del Pico). Il bilancio 2015 dello IOR è stato sottoposto a revisione contabile da parte di Deloitte & Touche S.p.A.

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Rapporto Ior: vertici Istituto a confronto con Radio Vaticana e Osservatore Romano

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In occasione della pubblicazione del Rapporto Annuale 2015 dello Ior, il presidente dell’Istituto Jean-Baptiste Douville de Franssu e il direttore generale Gian Franco Mammì si sono confrontati in una tavola rotonda con Giuseppe Fiorentino dell’Osservatore Romano e Alessandro Gisotti della Radio Vaticana, sui dati del rapporto, l’opera di rinnovamento della struttura e il futuro dell’Istituto per le Opere di Religione:

Il presidente de Franssu ha innanzitutto risposto alla domanda sul perché il Vaticano e la Chiesa abbiano oggi bisogno dello IOR e quali servizi lo IOR offra alla Chiesa:

First of all, we should remember that the Vatican being a sovereign State…
“Innanzitutto – ha risposto il presidente dello IOR – dobbiamo ricordare che il Vaticano essendo uno Stato sovrano ha una sua economia, e come ogni Stato sovrano che ha un’economia ha bisogno di un’istituzione a cui ci riferiremmo tradizionalmente come un’istituzione finanziaria che consenta il trasferimento dei pagamenti e che permetta ai differenti agenti economici di operare. Questo è il ruolo primario dello IOR”. Inoltre, ha aggiunto de Franssu, lo IOR ha sviluppato un servizio di gestione del patrimonio. In particolare, ha osservato, lo IOR aiuta le congregazioni, le istituzioni e le diocesi a “gestire i propri asset” e “i propri soldi”. Quindi, ha ribadito, due principali attività: pagamenti e servizi gestionali. “Penso – ha detto – che il ruolo che svolge per la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano, sia di grande importanza perché permette ai diversi elementi della economia del Vaticano di funzionare”.

E’ stato dunque chiesto al direttore generale Mammì se si può dire che oggi lo IOR sia completamente trasparente e come sono potuti accadere gli abusi che si sono verificati nel passato:

“Come è potuto accadere? E’ comunque una comunità di uomini e sicuramente – ha osservato Mammì - l’assenza di regole, di un ordinamento e di una serie di norme stringenti ha consentito questo. Posso dire con certezza che oggi lo Ior è assolutamente ‘pulito’, se dobbiamo utilizzare questo termine. E’ stata fatta una grande attività di riordino di tutta la clientela, sulla base di una regolamentazione oggi molto precisa: regolamentazione che ha determinato procedure e regole certe, con griglie normative e procedurali assolutamente efficaci. Diciamo che è stato costituito finalmente un presidio, dal quale sarà impossibile poter tornare indietro”.

Sempre sul tema della credibilità dell’Istituto, è stata rivolta una domanda al presidente de Franssu. Lo IOR, si è osservato, è stato collegato ad una serie di scandali ed è stato riportato che la Mafia ha usato lo Ior per il riciclaggio di denaro. Cosa, dunque, si può rispondere al riguardo:

I think first and foremost, it’s important to remember what are the core values of the Institute…
“Prima di tutto – ha affermato il presidente dello IOR – è importante ricordare quali sono i valori fondanti dell’Istituto. L’obiettivo principale dell’Istituto è aiutare il Santo Padre, aiutare la Chiesa e la sua opera. Quindi, molti dei punti presenti nella domanda, che sono essenzialmente negativi, non hanno nulla a che fare con lo IOR. Il focus su cui ci siamo concentrati e che abbiamo sviluppato ancora di più dall’arrivo di Gian Franco Mammì come direttore generale, è di essere una istituzione il più possibile pulita e rigorosa”. A proposito degli abusi del passato, de Franssu assicura che “è stata compiuta una grande mole di lavoro per comprendere cosa sia successo e perché” in modo da “restituire alla Chiesa” qualsiasi cosa sia stata portata via all’Istituto. Il presidente sottolinea inoltre che ogni “istituzione finanziaria che non abbia una forte governance, dei seri controlli, e una solida disciplina e organizzazione è, inevitabilmente, esposta a potenziali abusi perché non si possono servire due padroni. E i soldi rappresentano una tentazione”. Quindi, soggiunge, negli ultimi anni è stata messa in campo un’opera che faccia sì che “non succeda mai più quanto successo in passato”. Rileva poi che lo IOR, come tutte le istituzioni finanziarie, è soggetta a questo tipo di problemi, ma è comprensibile che ci si aspetti dall’Istituto una maggiore integrità. “Lo IOR – ha affermato – è un’istituzione finanziaria che difficilmente potrebbe essere più trasparente ed efficiente di quanto lo sia oggi”.

Sempre il presidente de Franssu ha quindi risposto ad una domanda riguardo investimenti dello IOR in compagnie di carburanti fossili, se questo suona strano dopo la pubblicazione della Laudato si:

First of all, currently the percentage of equities in IOR’s proprietary portfolio is very limited: 1’7%...
“Prima di tutto – ha spiegato de Franssu – attualmente la percentuale di azioni nel portafoglio dello IOR è molto limitata: l’1,7 per cento. E in questo 1,7 per cento non c’è alcuna società che faccia qualcosa contro l’insegnamento della Lautato si”. Il presidente dello IOR ha rammentato che gli ultimi 12 mesi sono stati un periodo molto difficile per i mercati finanziari e quindi è stata molta ridotta la quota azionaria nel portafoglio dello IOR. Quando si potrà riaumentare questa quota, ha aggiunto, gli investimenti dovranno essere in società che non siano contrarie agli insegnamenti del Santo Padre

Ancora il presidente de Franssu ha risposto sulla sorte del VAM, il Vatican Asset Management:

This concept of Vatican Asset Management was one of COSEA reccomendations…
“Il concetto di Vatican Asset Management era tra le raccomandazioni di COSEA. Quindi – ha sottolineato – questo è completamente separato dallo IOR. Si tratta di due argomenti separati. Ho visto che alcuni commenti tendono a mischiare le due cose ma questo non è corretto”. De Franssu ricorda inoltre che COSEA, la commissione voluta da Papa Francesco per fornirgli alcuni consigli riguardanti l’organizzazione amministrativa e finanziaria della Santa Sede, offrì alcune indicazioni. Alcune sono state applicate, altre non ancora e altre non verranno mai attuate.

Il direttore generale Mammì ha invece risposto sui motivi che hanno fatto sì che il 2015 non fosse un anno particolarmente redditizio per lo IOR:

“Intanto non direi che non sia stato redditizio: è stato – afferma Mammì – redditizio compatibilmente con le difficoltà obiettive del mercato, della sua volatilità, delle crisi che ci sono state, come quella greca. Diciamo che, da parte nostra, è stato fatto un lavoro, comunque, efficiente e di grande dignità. Sarà possibile verificare i numeri dai nostri bilanci. L’utile di quest’anno è coerente con lo scenario economico-politico di riferimento e va considerato anche alla luce del fatto che ci lasciamo alle spalle una fase importante di transizione. Per quanto riguarda invece i rendimenti dei nostri clienti, questi hanno rispettato i loro desiderata. Questo è un altro concetto importante: ovvero non esiste una formula assoluta di gestione patrimoniale o di gestione dei risparmi dei nostri clienti, esiste quello che il nostro cliente ci chiede di realizzare, tenendo conto anche dei limiti che ci impone”. Dal punto di vista della proprietà, prosegue il direttore generale, “tutto quello che poteva essere fatto, è stato fatto. Gli utili sono stati realizzati. E il compito di destinarli alla Commissione cardinalizia è stato assolto. Quello che sicuramente continueremo a fare – ed è questo l’obiettivo primario - sarà rendere il sistema IOR sempre più efficiente. Ed è quello che stiamo già facendo sia in termini di professionalità interne sia in termini di strumenti e di piattaforme tecnologiche. Guardando al futuro l’idea che ci muove è quella dello sviluppo, non della sopravvivenza”.

Dal presente al futuro dello IOR. Al presidente dell’Istituto de Franssu la domanda su cosa deve ancora essere fatto per cambiare la reputazione dello IOR come luogo dove si ricicla il denaro sporco o si nasconde al fisco. E ancora, quale sia il futuro dello IOR, la sua direzione:

I think it’s an important question because we need to reflect positively on the reality of what IOR is today…
“Penso che sia una domanda importante – ha risposto il presidente dello IOR – perché dobbiamo riflettere positivamente sulla realtà dello IOR di oggi. Ma prima di parlare dello IOR e del suo processo di evoluzione voglio ringraziare lo staff dello IOR perché non è sempre stato facile per loro; queste sono persone che hanno sofferto a causa delle prove di reputazione alle quali l’Istituto è stato esposto. Abbiamo moltissime persone leali e lavoratrici che sono orgogliose di ciò che fanno ogni giorno e se non fosse per loro, lo IOR probabilmente non sarebbe ciò che è oggi. Quindi, per me c’è un’opportunità di ringraziare tutte queste persone per il loro impegno e il loro duro lavoro. E’ impossibile riciclare denaro allo IOR. Può essere accaduto in passato come è accaduto in molte, molte istituzioni bancarie e finanziarie nel mondo. Ma nel momento in cui si ha una definizione molto precisa di quale cliente possa avere un conto allo IOR – e noi, in base al diritto canonico, abbiamo una definizione molto precisa – non tutti possono aprire un conto. Le regole sono molto severe e tutto il team allo IOR è stato addestrato a conoscere, comprendere, rispettare e seguire queste regole”. Secondo, ha proseguito de Franssu, “quando si mette in atto una serie di accordi fiscali – cosa che stiamo facendo – con vari Paesi, dove i clienti sono domiciliati, allora chiunque volesse usare un conto per riciclare del denaro, l’ultimo posto in cui vorrebbe andare, sarebbe lo IOR”. Il presidente ha così ribadito che lo IOR è ora un’istituzione impegnata nel “combattere il riciclaggio di denaro” ed ha confermato che l’Istituto “non nasconde informazioni alle autorità fiscali, ma cerca piuttosto una piena trasparenza” riguardo alle informazioni sul cliente. Riguardo al futuro dello IOR, ha quindi sottolineato che si proseguirà nella direzione del servizio alla Santa Sede.

Una delle questioni di cui più si è parlato a proposito dello IOR è la chiusura dei conti. Questione posta al direttore generale Mammì assieme alle motivazioni per le quali questi conti sono stati chiusi:

“Il numero dei conti chiusi al 31 dicembre 2015 – informa Mammì – è stato di 4935. Occorre qui però fare attenzione, perché ad una lettura superficiale potrebbe sembrare che tutti i conti chiusi (4935) fossero conti ‘sospetti’ ai fini della normativa AML (Anti Money Laundering-Antiriciclaggio): nulla di più falso! Le posizioni sospette sono state tutte denunciate dall’Istituto alle Autorità competenti. La chiusura delle migliaia di conti cui si faceva riferimento è avvenuta prevalentemente per altri motivi: o perché conti non più rientranti nelle nuove categorizzazioni dei clienti a tutela del sistema; o perché conti ‘dormienti’ ovvero inattivi da decine di anni o perché conti di importi modesti. La chiusura dei conti attualmente ‘congelati’ perché oggetto di accertamento da parte delle Autorità competenti, sarà realizzata dallo IOR non appena questo avrà ricevuto le determinazioni del caso”.

Ancora, il direttore generale Mammì ha risposto alla domanda se lo IOR abbia perso clienti e se sì per quale ragione, se per esempio sia a motivo dell’accordo fiscale con l’Italia:

“Nella maggior parte dei casi – spiega il direttore generale dello IOR – la chiusura dei conti è stata decisa dall’Istituto, a motivo del nuovo corso improntato a criteri di maggiore severità e attenzione. Per contro, molte altre posizioni sono state aperte. Nel caso invece di quei clienti che hanno deciso di chiudere le loro posizioni, ci sarà stato pure qualcuno che avrà perso la fiducia ma, non dimentichiamo, che gli anni che ci lasciamo alle spalle sono stati anni particolarmente difficili. E’ altrettanto vero, però, che stiamo assistendo a un ritorno di clienti, del quale siamo particolarmente soddisfatti. La nostra clientela ha un grande rapporto di fiducia con l’Istituto e con le persone che conosce da molti anni”. Sostanzialmente, ha proseguito, “questo rapporto di fiducia non è venuto meno. Questo rimane per noi un ulteriore stimolo a proseguire nel solco tracciato e soprattutto  per ciò che riguarda la fiscalità e la trasparenza. Questo non fa che aumentare l’autorevolezza del nostro Istituto e la fiducia dei clienti nei nostri confronti. Direi di più: sotto questo profilo, probabilmente, siamo riusciti a dare un servizio ulteriore alla nostra clientela. L’accordo fiscale, quindi, non è un motivo di crisi, ma piuttosto un punto di forza del ‘nuovo’ IOR”.

Dal canto suo, il presidente de Franssu, ha aggiunto che ogni cliente ha la libertà di scegliere, quindi se scelgono lo IOR è soprattutto per una questione di “fiducia” e di condivisione degli stessi valori. In questo momento, ha dunque detto, “tutti gli sforzi che si stanno portando avanti sono mirati per ringraziare innanzitutto i clienti ma anche per aumentare la qualità e la solidità dei servizi che stiamo offrendo loro”.

Sempre al presidente dello IOR de Franssu è stata rivolta una domanda su come sia il rapporto tra l’Istituto e la Segreteria per l’Economia e ancora tra lo IOR e il Consiglio per l’Economia:

There is no relationship between IOR and the Segreteria per l’Economia…
“Non c’è un rapporto tra lo IOR e la Segreteria per l’Economia – constata de Franssu – dobbiamo fornire invece informazioni al Consiglio per l’Economia su base annua che è quello che faremo molto presto – ciò che il cardinale Santos Abril fa quando informa, attraverso il Rapporto Annuale, il Consiglio sui risultati delle attività dell’Istituto per il 2015”. Quindi, ha rammentato che il più alto organismo di supervisione dello IOR è la Commissione dei Cardinali, con la quale c’è un buon rapporto e un sempre più stretto coordinamento.

Un’ultima domanda è stata dunque rivolta sul contributo dell’Istituto alla Santa Sede e alle sue attività. Ha risposto il direttore generale Mammì, quindi il presidente de Franssu:

“Anche quest’anno – ha spiegato Mammì – l’Istituto ha destinato gli utili alla Commissione Cardinalizia e, attraverso questa, ne ha assicurato la disponibilità al Santo Padre, per la sua missione pastorale. La novità di quest'anno – e per me è un grande piacere dirlo e poterlo comunicare – è che la distribuzione ha interessato solo gli utili effettivi e non ha interessato il patrimonio. E questo ha un significato non soltanto in termini squisitamente di bilancio, ma è un grande segnale di forza dell’Istituto che ne garantisce la sua patrimonializzazione”. Questa, ha evidenziato, “è una novità importante perché è un momento di fiducia sia per la comunità finanziaria sia per i nostri clienti, perché quello di non attingere al proprio patrimonio significa avere fatto e svolto un lavoro in modo estremamente corretto. La domanda che potrebbe sorgere è: ‘come mai una somma minore quest’anno?’. La risposta è molto semplice: la minore somma devoluta quest’anno, assolutamente compatibile con l’andamento generale dei mercati, risponde comunque alla volontà di non intaccare le riserve disponibili ottemperando, al contempo, alla missione dell’Istituto così come indicata nell’articolo 2 dello Statuto. Lo IOR essendo una fondazione di diritto canonico e civile vaticano ha il compito di servire prima di tutto la propria clientela sparsa in tutto il mondo, assicurandole costi contenuti e servizi efficienti. L’utile realizzato va destinato alla Commissione cardinalizia, che lo mette a disposizione del Santo Padre. Questa è la nostra missione e noi vi abbiamo adempiuto”.

Il presidente de Franssu ha aggiunto che questo dato è una “dimostrazione dell’evoluzione dello IOR e della sua professionalizzazione, il rigore che adesso esiste”. Quanto affermato dal direttore Mammì “dimostra il modo in cui ora lavoriamo allo IOR, nell’ambito del contesto degli Statuti. Riflette l’evoluzione della governance, della disciplina, dei controlli e certamente  della cooperazione sempre più stretta e della relazione tra la Direzione dello IOR, il Consiglio di Sovrintendenza e la Commissione dei Cardinali”.

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Giochi Paralimpici 2016: Casa Italia in una parrocchia di Rio

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Casa Italia Paralimpica per la prima volta ospitata da una comunità parrocchiale. Accadrà il prossimo settembre, a Rio de Janeiro, alla XV edizione di Giochi Paralimpici, dal 7 al 18 settembre, grazie a una intuizione del Comitato italiano paralimpico, con la collaborazione del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura. La presentazione oggi, in Sala Stampa Vaticana. Francesca Sabatinelli: 

Saranno 95 gli atleti italiani presenti a Rio, il 90% dei quali con disabilità fisica, il restante con disabilità sensoriale e, in un caso, con disabilità intellettiva. Ed è per loro, e per i loro accompagnatori, che è stata pensata e progettata una Casa Italia per la prima volta all’interno di una parrocchia, nella Parroqua Imaculada Concepciona di Rio, su ispirazione del Presidente del Comitato Paralimpico Italiano, Luca Pancalli, del cardinale Orani Joao Tempesta, arcivescovo di Rio, e con la collaborazione del Pontificio Consiglio della Cultura. Sarà questo un modo, ha detto il presidente del dicastero, il cardinale Ravasi, spiegandone il coinvolgimento, per sugellare l’idea che lo sport come la musica sono due linguaggi universali e due modi per comunicare fondamentali:

“Nella sua genesi lo sport ha una dimensione di tipo sacrale. Non dimentichiamo mai, per esempio, il mondo greco, il mondo classico che ha sempre connesso gli esperimenti di tipo sportivo di allora, l’aspetto agonistico con l’aspetto cultico e anche, per altri aspetti, con la dimensione poetica. Pensiamo cosa vogliono dire le Olimpiche di Pindaro, che univano la gara sportiva con il rito legato ad Olimpia ma, al tempo stesso, anche con la bellezza e lo splendore della poesia.”

Il porporato ha quindi citato lo scrittore Ignazio Silone, per ribadire che ‘l’uomo non esiste veramente che nella lotta contro i propri limiti’:

“Lo sport autentico, come in genere anche la poesia, l’arte, è il tentativo di superare il finito, il limitato, il contingente, il caduco, di tentare l’infinito. Infatti, nello sport c’è sempre questa tensione verso un oltre, verso una creatività che supera le frontiere, il limite. E se questo è vero per le Olimpiadi, lo è in maniera ancora più emblematica, più potente, più creativa per quanto riguarda proprio le paralimpiadi”.

Casa Italia ospiterà serate a tema, anche sotto il profilo culinario, grazie alla volontaria collaborazione di Chef Rubio. Non sarà pregiudicata l’attività della parrocchia, ha spiegato Luca Pancalli, che per l'intero periodo funzionerà regolarmente. Creare lì Casa Italia, ha poi precisato Pancalli, è stata un’idea nata dal desiderio di voler lasciare un segno tangibile sul territorio brasiliano, come strutture sportive nelle favelas e a disposizione dei ragazzi disabili del Brasile:

“Differentemente rispetto al passato, non abbiamo voluto scegliere delle location private, circoli sportivi o quant’altro. Abbiamo voluto immaginare una Casa Italia, se volete seguendo i valori che il Santo Padre con il Giubileo della Misericordia ci ha voluto comunicare, molto più attenta alla sostanza che alla forma, una Casa Italia per i nostri atleti, per celebrare le loro medaglie, ma nello stesso tempo per comunicare quelli che sono i nostri valori, e che potesse lasciare alla città di Rio de Janeiro un segno tangibile del nostro passaggio”.

All’apertura dei giochi Olimpici, ha annunciato mons. Melchor Sanchez de Toca, ex-pentatleta, e oggi sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, ci sarà una delegazione vaticana mentre, per l’occasione, l’atleta Martina Caironi, portabandiera per l’Italia alla cerimonia di inaugurazione delle Paralimpiadi ha lanciato  l’hashtag Joinus4rio2016.

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Media vaticani: innovazione tecnologica al servizio della fede

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E’ l’innovazione tecnologica il campo in cui si radica la partnership tra Segreteria per la Comunicazione e HD Forum Italia (HDFI). Per illustrare questa strategica intesa è si è tenuta stamani, in Vaticano, una conferenza stampa alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il prefetto della Segreteria per la Comunicazione,  mons. Dario Edoardo Viganò, il direttore del Centro Televisivo Vaticano, Stefano D’Agostini, e il presidente di HD Forum Italia, Benito Manlio Mari. Il servizio di Amedeo Lomonaco

Gli standard tecnologici innovativi, tra cui i formati in Ultra HD-HDR, sono strumenti indispensabili per produrre audiovisivi di qualità, con una maggiore ricchezza nei dettagli e nei colori, ma anche passi cruciali per accompagnare la riforma dei media vaticani. Nell’ambito di tale riforma - ha ricordato mons. Viganò - la convergenza tecnologica acquista infatti un valore strategico.

Comunicazione e tecnologie
Sono diverse le iniziative che scaturiscono da questo sodalizio tra Segreteria per la Comunicazione e HD Forum Italia, associazione no profit che ha l’obiettivo di promuovere l’impiego delle nuove tecnologie audiovisive: il 6 ed il 7 ottobre prossimi, in particolare, è prevista la conferenza annuale di HD Forum Italia presso il Media Center San Pio X. L’evento, intitolato “Passaggi: comunicazione e tecnologie oltre le frontiere”, richiamerà autorevoli esponenti della comunità tecnologica mondiale.

Filmato in ultra HD-HDR sull’apertura della Porta Santa
Per dimostrare come le più recenti soluzioni tecnico-scientifiche siano in grado di migliorare l’esperienza di visione, durante la conferenza stampa, tenutasi nella sede della Filmoteca Vaticana è stato presentato il reportage “Behind-the-scenes”, promosso dalla Segreteria per la Comunicazione e da HD Forum Italia e prodotto dal Centro Televisivo Vaticano. Il filmato, girato con lo standard dell’Ultra HD-HDR, mostra immagini di elevata qualità tecnica del backstage della cerimonia di aperura, lo scorso 8 dicembre, della Porta Santa in Vaticano.

Immagini storiche con standard innovativi
Sono state anche presentate immagini girate con differenti tecnologie: quelle nello standard Ultra HD-SDR, mai mostrate prima sul rito della recognitio, una fase in cui si predispone tutto ciò che è necessario affinché la Porta Santa possa essere aperta dal Pontefice. Di grande impatto anche le immagini di archivio, nel formato HD, sulla celebrazione presieduta da Papa Francesco in Centrafrica nel 2015 che ha dato avvio all’Anno Santo della Misericordia. Lo standard SD è stato inoltre utilizzato per le memorabili sequenze sul Giubileo del 2000 che ritraggono San Giovanni Paolo II.

Memoria digitale
Tali standard innovativi - è stato infine osservato durante la conferenza stampa - permettono di costruire un patrimonio composto da pixel di altissima qualità. Si tratta di una memoria digitale da preservare per poterla trasmettere alle future generazioni, agli storici di domani che potranno leggere il nostro tempo con maggiore efficacia.

La partnership tra Segreteria per la Comunicazione e HD Forum Italia (HDFI) è un nuovo strumento per supportare i processi di trasformazione nel mondo dell’audiovisivo. E’ quanto sottolinea il presidente di HD Forum Italia, Benito Manlio Mari, intervistato da Amedeo Lomonaco: 

R. - Questa relazione con la Segreteria nasce proprio per sostenere la trasformazione. Il mondo digitale ha bisogno di confrontarsi per capire come poter convergere, come poter unire diverse piattaforme e diversi media. L’associazione racchiude al suo interno un importante numero di player che rappresentano la filiera – come intendiamo dire noi – dall’industria, ai broadcaster, agli organismi scientifici. Grazie a questo, la Segreteria potrà ovviamente usufruire di un interfacciamento con interlocutori molteplici per dare una visione di evoluzione completa nella sua logica e nella sua trasformazione.

D. – Questa convergenza tecnologica verso quali orizzonti si sta indirizzando? Si parla tanto di ultra HD, HDR … Cosa permettono di realizzare?

R. – Il filmato (proiettato oggi) “Behind scene”, il dietro le quinte della celebrazione dell’8 dicembre, sintetizza un po’ il percorso di 15 anni di televisione. Quindi alla sua domanda posso rispondere che l’orizzonte è la qualità. Si deve capire come lo spettatore si è abituato ad evolvere la percezione qualitativa e come, grazie alla qualità, far emergere il messaggio. Questa è un po’ l’intuizione che ha avuto anche il Centro Televisivo Vaticano quando, all’avanguardia prima degli altri, ha fatto la scelta di guardare alle nuove tecnologie, cercando di trovare le modalità per utilizzare la tecnologia e per far converger il messaggio nel modo più efficace.

D. - Come cambia il modo di comunicare con una qualità così alta?

R. – Questo è un dibattito aperto. È molto interessante poter valutare come la qualità può migliorare i modelli produttivi, offrire a colui che vuole creare questo messaggio degli strumenti nuovi. È un po’ una nuova regia, una nuova capacità di poter offrire un’immagine in cui lo stesso occhio dello spettatore va ad esplorare non solo gli elementi centrali o quelli in un piano focale favorevole, ma esplora tutta l’immagine, quindi i bordi, i piani diversi. Lo spettatore si crea una sorta di sua intima narrazione dell’evento.

Come possono nello specifico, Radio Vaticana e Centro Televisivo Vaticano, offrire servizi di maggiore qualità da un punto di vista tecnologico? Risponde, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore del Ctv, Stefano D’Agostini

R – Seguendo l’impulso della Segreteria per la Comunicazione che nella grande riforma vuole ottenere standard elevati di qualità sia audio sia video da essere poi condivisi nelle piattaforme multimediali e nel broadcast.

D. – Standard di elevata qualità non sono però esclusivi …

R. – Non si tratta di rincorrere la tecnologia, ma di domarla, metterla al servizio di un messaggio potente come quello che diffonde il Centro Televisivo Vaticano e Radio Vaticana, cioè il magistero del Santo Padre. Abbiamo già fatto esperimenti; anche Radio Vaticana è molto avanti nella ripresa dell’audio surround ad esempio, nella ripresa dolby in 5.1, in 7.1. Sono stati fatti esperimenti, si sta andando avanti, si sta facendo ricerca. Nella ripresa musicale delle cerimonie papali non tutti sanno che c’è una ripresa con un sistema microfonico particolare. Viene prodotto un audio musicale che poi viene miscelato nel programma internazionale. Quindi sono tutti passi e ricerche che permettono di elevare sempre di più l’offerta al pubblico, sia quello tecnologicamente avanzato sia coloro che sono un pochino più indietro da questo punto di vista.

D. – Tecnologie che avvicinano l’occhio e l’orecchio alla realtà …

R. – Quello che noi abbiamo come obiettivo, discutendo con il settore produzione della Radio Vaticana, è l’immersività video e audio: calare il fedele, il telespettatore come fosse in Piazza San Pietro. E' come allargare le braccia del Colonnato per accogliere il più possibile persone e fedeli che vogliono seguire. Dal punto di vista registico di ripresa cambiano alcuni aspetti. Su questo si sta studiando. È chiaro che con una televisione in standard definition o in alta definizione si vanno a sottolineare registicamente alcuni aspetti che magari non sono visibili appieno nell’immagine chiamata totale, ma con l’ultra HD si ha tutta l’immagine perfettamente a fuoco. Non c’è più, magari, la necessità di sottolineare alcuni aspetti, alcuni particolari.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Punto di vista femminile: udienza del Papa all'Unione internazionale delle superiore generali.

Filippo Neri e la gallina: Messa a Santa Marta.

Verso il futuro con chiarezza: intervista di Giuseppe Fiorentino e Alessandro Gisotti al presidente del Consiglio di sovrintendenza e al direttore generale dello Ior.

Francis X. Rocca sugli Stati Uniti e la sfida del lavoro: per una visione etica della leadership imprenditoriale.

Un articolo di Fausta Speranza dal titolo "Non chiamateli illegali": monito del Consiglio d'Europa sui migranti irregolari.

Quella serratura difettosa: il cardinale arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, sulla parabola del padre misericordioso. 

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Oggi in Primo Piano



Brasile, sì a impeachment Rousseff. Vescovo Rio: si pensi alla gente

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In Brasile, il Senato ha approvato  il processo di impeachment della presidente Dilma Rousseff con 55 voi favorevoli e 22 contrari. Ora la presidente sarà sospesa per 6  mesi. L'accusa per la Roussef è quella di aver manipolato i conti pubblici per nascondere il disavanzo di bilancio. Tra 180 giorni, dopo aver ascoltato le sue tesi difensive, il Senato voterà ancora e questa volta sarà necessaria la maggioranza dei 2/3 dei senatori affinché sia effettivamente destituita. In attesa del giudizio della Suprema Corte, i poteri saranno assunti dal vice presidente Michel Temer, anch’egli coinvolto in alcuno scandali di corruzione.  La Rousseff  parla di “golpe moderno”, affermando che mancanza i presupposti necessari per avvalorare l'impeachment. E molti costituzionalisti sono dalla sua parte. I vescovi esortano a vivere pacificamente questa difficile crisi. Ascoltiamo il cardinale arcivescovo di Rio de Janeiro, Orani João Tempesta, al microfono di Silvonei Protz:

R. – Il mio primo pensiero è che dobbiamo vivere nella pace, e nella pace sociale. E che ci sia rispetto da parte di tutte le parti della Repubblica, tanto delle forze dell’opposizione quanto del governo di adesso, affinché queste possano pensare a come far andare avanti il nostro Paese, per il bene sociale e per il futuro della nostra patria.

D. – Come segue la Chiesa questo momento?

R. – Con la preghiera. Preghiamo per questo momento difficile che stiamo vivendo. E allo stesso tempo vogliamo guardare con fiducia e speranza al futuro. Preghiamo affinché non avvenga più nessuna violenza e affinché ci sia la pace sociale in tutto il Paese. E che anche l’opposizione si assuma la responsabilità di operare per il meglio del nostro Paese.

D. – C’è pericolo di manifestazioni anche per le strade, anche violente sia di una parte che dell’altra?

R. – Questo sì, è sempre possibile. Ma quello che noi vogliamo chiedere a tutti è che si tengano manifestazioni pacifiche, per la costruzione della pace e anche per il futuro del nostro Paese: tutti noi vogliamo ricominciare ad impegnarci per il suo sviluppo.

D. – Cosa si aspetta lei da questo nuovo governo che adesso, almeno per 180 giorni, guiderà il Brasile?

R. – Che pensi al popolo e al bene sociale, che si possa occupare di coloro che non stanno bene per fare nient’altro che il bene del popolo.

D. – Lei due settimane fa, quando è venuto a Roma, ha chiesto al Santo Padre di pregare per il Brasile. In quest’ultimo mercoledì il Santo Padre, parlando ai pellegrini brasiliani, ha toccato anche questo punto: la preghiera per questo momento che vive il Brasile…

R. – S ì, è così. Quando sono venuto a Roma ho chiesto al Santo Padre di pregare per il nostro Paese. E il Santo Padre ha detto che sta pregando, che segue con molta attenzione ed è molto preoccupato per quello che sta succedendo in Brasile. Il Santo Padre è molto vicino a tutti noi brasiliani. Lui conosce benissimo il Brasile: è stato anche a Rio de Janeiro in occasione della Gmg. E ha detto che in questo momento pregherà anche di più per noi per questo momento difficile che sta vivendo il Brasile.

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Sud Sudan: Pam, emergenza cibo per oltre 5 milioni di persone

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Sono oltre cinque milioni i sud sudanesi che potrebbero affrontare gravi carenze di cibo durante la stagione secca di quest’anno, in corso fino a settembre. E' l'allarme lanciato dal Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite. L’emergenza alimentare arriva quando si tenta di riportare la pace nel Paese, dopo oltre due anni di guerra civile. Dal dicembre 2013 infatti si sono susseguiti sanguinosi scontri tra le truppe governative del presidente Salva Kiir e i ribelli di Riek Machar, da poco rientrato in Patria e reinsediatosi come vicepresidente. Nell’agosto scorso era stata siglata ad Addis Abeba, in Etiopia, un’intesa per la riconciliazione nazionale. Che conseguenze può avere l’emergenza alimentare per il Sud Sudan? Risponde Marco Di Liddo, analista di questioni africane del Centro studi internazionali (Cesi), intervistato da Giada Aquilino

R. – Le cause di questo disastro umanitario sono varie, a cominciare dalle avverse condizioni climatiche. Infatti, in Sud Sudan si alternano periodi di pioggia, che purtroppo distruggono tutti i raccolti, e lunghi periodi di siccità, che impediscono agli agricoltori locali di mettere in piedi una produzione che, seppur minima, possa almeno soddisfare le necessità dei villaggi. In un contesto di emergenza alimentare come questo, le divisioni etniche e i conflitti politici all’interno del Paese rischiano di essere ulteriormente esacerbati. Anche perché dobbiamo ricordare che, sotto l’ombrello della grande divisione tra Dinka e Nuer, ci sono poi le lotte intestine nei singoli Stati tra gruppi etnici più piccoli: basti pensare alle lotte infinite nello Stato del Jonglei tra le comunità Murle e quelle Anuak per i capi di bestiame.

D. – Da poco è rientrato in patria il vice presidente Riek Machar, ma in alcune zone sono ancora segnalati scontri. Quali sono le aree dove la crisi si sente maggiormente?

R. – Al confine etiopico e nella zona dello Stato del Jonglei, dove le comunità schierate con il vice presidente Riek Machar e il presidente Salva Kiir non sono ancora riuscite a raggiungere un compromesso politico e non accettano gli accordi che invece funzionano parzialmente soltanto nella capitale del Paese, Juba. Dunque il rischio è che questo accordo sia soltanto una sorta di lungo cessate-il-fuoco prima di una ripresa sostanziale degli scontri.

D. – Lei ha citato l’Etiopia, che è anch’essa in preda a una grave siccità…

R. – Sì, l’Etiopia è un altro esempio di un Paese potenzialmente ricchissimo e in grado di soddisfare le esigenze della popolazione locale, ma che purtroppo deve far fronte a delle politiche da parte della classe dirigente alcune volte poco lungimiranti. L’Etiopia non solo dispone di enormi giacimenti di rame, ma anche di gas naturale. Purtroppo però gli investimenti che sono stati fatti nel Paese e gli introiti derivanti dall’industria mineraria non sono stati reinvestiti nello sviluppo di un piano agricolo che almeno possa garantire la sussistenza a una discreta parte della popolazione.

D. – L’emergenza alimentare si estende anche a Paesi più a sud, come il Malawi. Che ripercussioni?

R. – Purtroppo il Malawi è uno di quei Paesi africani spesso lontani dalle cronache internazionali. È un Paese molto povero, densamente popolato e che solo da pochi anni si sta riprendendo da una lunga stagione autoritaria. È una situazione molto complessa e difficile da gestire. Credo che soltanto la buona volontà politica - innanzitutto dei Paesi della regione, quindi Sud Africa e Mozambico – possa provare ad alleviare le sofferenze del popolo del Malawi.

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Unioni civili: opposizioni lanciano referendum abrogativo

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Esponenti di cinque partiti si uniscono contro le unioni civili. All'indomani dell'approvazione definitiva della legge, in una conferenza stampa a Montecitorio deputati e senatori hanno annunciato la nascita di un comitato per la richiesta di referendum abrogativo. Alessandro Guarasci: 

Tutte le opposizioni contro il ddl sulle unioni civili. Lega, Fi, Idea di Quagliarello, parte di Area Popolare, Fratelli d'Italia fanno fronte comune e costituiscono un comitato per un referendum abrogativo. La coordinatrice Eugenia Roccella:

“Noi non abroghiamo la legge; abroghiamo soltanto il simil matrimonio e l’apertura all’adozione gay, alla stepchild adoption – che insito – già c’è. È soltanto un’ipocrisia dire che non c’è. Basta vedere le sentenze. In realtà c’è semplicemente una delega ai tribunali”.

Per il momento il comitato è fatto solo di forze politiche, ma un’eventuale adesione di movimenti ed associazioni è ben accolta. I parlamentari contrari alle unioni civili dicono che "il presidente della Repubblica potrebbe non firmare la legge per la copertura finanziaria, la relazione del Ministero dell'Economia infatti è fasulla perché sottostima le spese pensionistiche”. Ed ancora, Carlo Giovanardi di Idea:

“Ricordiamo anche che è sottoposto a giudizio della Corte costituzionale, perché 50 senatori si sono rivolti alla Corte per conflitto di attribuzione perché questa legge non ha potuto essere vista, né emendata in aula né al Senato né alla Camera. Il governo ha posto la fiducia”.

Per la maggioranza, c’erano Alessandro Pagano e Maurizio Sacconi di Ap: "Questo referendum sarà dedicato all'uomo - hanno detto - c’è un complessivo attacco all'antropologia naturale”.

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Unioni civili, Forum Famiglie: legge anticostituzionale

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Movimenti e associazioni d'ispirazione cattolica continuano a ribadire la loro contrrarietà alla legge sulle unioni civili. Non piace il fatto che il governo sia ricorso alla fiducia, non piacciono i contenuti della legge. Federico Piana ha intervistato Gianluigi De Palo, presidente del Forum delle Famiglie: 

R. – Il Forum non è contento, perché comunque al di là dell’essere scritta male, apre tutta una serie di scenari complessi nella nostra società. L’Italia era un Paese nel quale ancora il tema del matrimonio aveva un senso; oggettivamente, questa legge svuota di senso – purtroppo – il matrimonio, perché di fatto anche nelle declinazioni della legge ci si rende conto che di fatto non si parla di matrimonio, ma tutto viene normato come se fosse un matrimonio, togliendo però dei doveri che chi si sposa è costretto a firmare negli articoli – se non ricordo male – 143, 144 e 147 del Codice civile tra cui, appunto, l’obbligo alla fedeltà. Quindi, di fatto, il vero problema è che si sta dicendo in maniera “soft” che chi si sposa sta facendo una stupidaggine perché si prende più doveri rispetto ai diritti che potresti avere impegnandosi in un’unione civile. In più, questa legge apre degli scenari relativamente alle adozioni perché,  come dice Melita Cavallo – e lo dice da parecchio, quindi lo sapevamo anche prima di oggi – di fatto lasciando degli spazi di interpretazione ai giudici, è come se la politica su alcuni argomenti abbia voluto dire: noi non ci mettiamo a trovare alcune soluzioni specifiche, ma lasciamo poi l’onere ai giudici, che di volta in volta creeranno dei precedenti.

D. – Si punta a rivedere un po’ tutta la normativa e qualcuno sta pensando di metterci anche le adozioni gay, probabilmente …

R. – E questo sarebbe estremamente grave perché la legge 184 è un’ottima legge. Per carità, si può rivedere nella velocizzazione, perché ci sono ancora oggi tantissime coppie che vogliono adottare e non riescono. Ma è buona per un motivo semplice: perché mette al centro i bambini e non gli adulti, mentre invece con una rivisitazione di questa legge alla luce della nuova legge sulle unioni civili si verrebbe a creare una situazione paradossale nella quale non sono più i bambini beneficiari di diritti, e quindi soggetto di diritti, ma diventerebbero oggetto di diritto da parte degli adulti. E questo aprirebbe degli scenari.

D. – E’ anche incostituzionale, si dice, questo testo: perché?

R. – Io ricordo anche interventi molto interessanti del prof. Mirabelli che diceva, appunto, che mutuando in maniera quasi pedissequa gli articoli 29, 30 e 31 ma modificandoli nell’utilizzo, questa norma di fatto metteva sullo stesso piano e riprendeva appunto gli articoli della Costituzione. Quindi equiparava le unioni civili al matrimonio.

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Abusi sui minori in Italia: il 70% tra le mura domestiche

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In Italia, la maggior parte degli abusi sui minori, quasi il 70 per cento, avviene tra le mura domestiche, e solo il 2 per cento è da imputare a persone estranee alla famiglia. Così risulta dal Rapporto annuale del “114 emergenza infanzia” di Telefono Azzurro, attivo 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. 2210 i casi gestiti nel periodo gennaio 2015/2016. Roberta Gisotti ha intervistato Barbara Forresi, psicologa e psicoterapeuta, responsabile del Centro studi dell’associazione a servizio dell’infanzia: 

R. – Purtroppo la casa, la famiglia e in generale le persone conosciute dai bambini e dagli adolescenti sono i maggiori imputati. Quello che dovrebbe essere, appunto, il luogo della protezione per molti bambini si trasforma nel luogo della violenza e non mi riferisco soltanto agli abusi sessuali, ma, in percentuali superiori, a maltrattamenti fisici, abusi psicologici o gravi situazioni di trascuratezza.

D. – Colpisce il dato che per oltre il 70 percento sono proprio i genitori a compiere abusi …

R. – I padri e le madri sono, appunto, i principali responsabili di queste situazioni di maltrattamento. Noi stiamo monitorando da tempo questa situazione cercando anche di capire quali sono i fattori di rischio e in che modo sia possibile prevenire e quindi fornire un supporto a questi genitori per esprimere al meglio le loro competenze genitoriali prima che queste violenze psicologiche, fisiche e in alcuni casi sessuali, vengano commesse sui bambini.

D. - Chi sono le piccole vittime?

R. - Sono prevalentemente vittime di sesso femminile in particolar modo per quanto riguarda le violenze di tipo sessuale e di età inferiore agli 11 anni. Quindi, purtroppo, le piccole vittime sono prevalentemente bambini in età scolare, di scuola primaria, e sono dei bambini per i quali noi riceviamo il maggior numero di segnalazioni; bambini che riescono a trovare il coraggio di parlare, sono loro a chiamarci o in altri casi hanno il coraggio di raccontare magari ad altri adulti, magari insegnanti o altre figure di riferimento, quello che stanno vivendo e in questi casi ci chiamano spesso questi adulti in emergenza.

D. - Questi dati sono solo una parte, ovvero ciò che emerge del fenomeno …

R. - Sì, soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio. Soprattutto diversi studi internazionali hanno provato a quantificare la percentuale che emerge; si aggira intorno ad un quarto, un quinto delle dimensioni reali del fenomeno. In più, nel caso di questi dati si tratta ovviamente di segnalazioni al Telefono Azzurro, quindi è difficile capire quale sia la reale dimensione di questi fenomeni nel nostro Paese. Sicuramente quello che si sta facendo rispetto alla prevenzione è ancora troppo poco; si interviene in emergenza; il 114 con l’aumento dei suoi casi ne è una testimonianza così come i casi che arrivano nei pronto soccorsi italiani. Bisogna fare di più per prevenire queste situazioni e per aiutare le famiglie.

D. - Sappiamo che manca una banca dati a livello nazionale. Che cosa si può fare per la prevenzione?

R. - Noi rispetto alla banca dati chiediamo da tempo alle istituzioni  – e quest’anno abbiamo anche rivolto in occasione della giornata contro la pedofilia del 5 maggio – l’istituzione di un registro nazionale, già presente in altri Paesi e che manca in Italia. Chiediamo anche che ci siano maggiori investimenti proprio nella prevenzione nel supporto ai servizi territoriali. Anche i casi di cronaca di questi giorni ci dimostrano che è necessario che i servizi alla persona, i servizi del territorio, ma anche il terzo settore, possano essere supportati con maggiori risorse per poter rilevare più precocemente i campanelli di allarme che questi bambini, comunque, forniscono.

D. - Oggi è nata una rete per i bambini …

R. - Esattamente. Telefono Azzurro è in sintonia con la Società italiana di pediatria e la Federazione italiana dei medici pediatri; ha aderito con entusiasmo ad un progetto promosso da Menarini che mira alla creazione di un network di 15 mila pediatri e di medici di base, specializzati nell’accogliere i segnali di abusi e violenze in Italia. Tutti gli esperti di Telefono Azzurro stanno collaborando al progetto per formare un gruppo di medici che attraverso 23 corsi intesivi saranno allenati a riconoscere i segnali di  difficoltà a livello territoriale. Quindi noi speriamo con questo nostro progetto di poter rilevare sempre più precocemente e sempre più tempestivamente i segnali di disagio forniti dai bambini.

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L'oratorio "Susanna" di Händel apre il Festival a Göttingen

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Si è inaugurato nella cittadina tedesca di Göttingen l’Händel Festspiele, uno dei più antichi Festival musicali europei, che nel 2020 compirà 100 anni. Fino al 16 maggio sono in programma concerti, opere, incontri, per rendere omaggio al “caro Sassone” e alla sua musica. Il servizio di Luca Pellegrini:

Göttingen ogni mese di maggio diventa una piccola e bellissima meta per gli appassionati di musica barocca, per scoprire tanti capolavori di Händel, come le due opere messe quest’anno in programma, “Imeneo” e “Berenice”, assai poco eseguite. Il Festival si è aperto con l’esecuzione dell’oratorio “Susanna”, che Händel nel 1749 trasse dall’episodio biblico creando una potente parabola morale in musica, così ricca di arie solistiche capaci di evocare nobili sentimenti, virtù cristiane e coraggio nell’affrontare le avversità e l’odio. Laurence Cummings, che del Festival è anche generoso e attento Direttore artistico, ne ha dato una lettura amorevole, ricca di pathos e di chiaroscuri, potendo contare su un ottimo cast vocale, tutti applauditi dal pubblico che esauriva la grande Stadthalle. Incontrandolo, gli abbiamo chiesto come Händel sia risuscito a cogliere con la sua musica il significato del testo biblico.

R. – Well, it’s interesting to me that the story of Susanna was set so many times within musical drama…
Trovo molto interessante il fatto che la storia di Susanna sia stata trasposta in dramma musicale così tante volte. Con Händel, però, assume le proporzioni e lo stile di una vera opera in cui la storia ci fa capire come, qualsiasi cosa ti presenti la vita, se rimani fedele e puro e confidi nella tua purezza, ti potranno accadere soltanto cose belle. Mi sembra che questo sia un messaggio cristiano molto forte: quali che siano le frecce che ti vengono lanciate, tu rimani saldo nelle tue opinioni, non ti lasci influenzare dal mondo che ti circonda e fai sì che la tua purezza possa prevalere. E’ così in “Susanna”: l’oratorio inizia con i due amanti, Israele è oppressa e loro si trovano in una situazione difficile, eppure il loro amore è così forte grazie all’amore di Dio e Susanna grazie agli insegnamenti del padre conosce la retta via. Nonostante il fatto che il loro popolo sia soggiogato, la loro storia d’amore li rende felici. Poi si presentano i due “vecchi”, emanando in realtà il male: Händel li dipinge così bene, un po’ scivolosi, unticci, sembrano quasi comici, ma in realtà non è per nulla divertente, perché loro usano violenza contro Susanna. Quando lei si rifiuta, le si rivoltano contro e raccontano la menzogna: eppure, lei continua a credere nella propria purezza. E questo è uno degli eventi belli a livello musicale e drammatico: Susanna è su un livello musicale diverso rispetto a loro. E’ una delle cose più belle dell’opera. E poi, ecco, arriva il coraggioso Daniele e la situazione si capovolge: questo è uno dei modi in cui Händel ha usato le storie veterotestamentarie per farne storie cristiane. Infatti, in un certo senso, Daniele è molto simile a Cristo: arriva e porta la rivoluzione, il Dio antico non c’è più e la nuova fede è semplicemente fondata sull’amore per l’umanità e sulla verità. Questo, ovviamente, cambia i giorni della coppia e consente ai due protagonisti di vivere felicemente sposati ed essere benedetti nella loro unione sotto lo sguardo di Dio. E questo è bellissimo.

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Nella Chiesa e nel mondo



Vescovi argentini a Presidente Macri: lottare contro povertà

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La situazione sociale e la necessità di ridurre i gravi livelli di povertà sono stati gli argomenti principali della riunione, ieri, tra i vescovi della Commissione esecutiva della Conferenza episcopale argentina guidati dal presidente  e vicepresidente mons. José María Arancedo e il card. Mario Aurelio Poli, con il Presidente della Repubblica, Maurizio Macri nella residenza presidenziale di Olivos, a Buenos Aires. Al centro dell’incontro, la consegna al Presidente del messaggio dei vescovi per i 200 anni dell’Indipendenza dell’Argentina, il quale sarà presentato, oggi, in conferenza stampa nella sede dell’episcopato.

Il Bicentenario: la sfida di ripartire
Durante i 55 minuti di colloqui, il Presidente Macri e i vertici dell’episcopato hanno parlato sull’attuale situazione del Paese, in particolare dell’allarmante aumento della povertà. In questo contesto, i vescovi hanno consegnato al Capo dello Stato un messaggio dal titolo “Il Bicentenario della Indipendenza. Tempo d’incontro fraterno per gli argentini”, che in novanta punti ripercorre la storia e i diversi momenti della vita socio-politica dell’Argentina fino ai nostri giorni con uno sguardo analitico, ma propositivo verso il futuro. I vescovi hanno illustrato le principali riflessioni contenute nel documento e hanno ricordato che i rapporti Chiesa-Stato negli anni sono stati caratterizzati dall’autonomia e dalla collaborazione.

2016 una agenda ecclesiale piena di grandi eventi
La riunione è stata anche un’occasione per invitare personalmente il Presidente Macri a partecipare agli eventi ecclesiali più importanti della Chiesa in Argentina. In primo luogo, l’XI Congresso Eucaristico Nazionale che si svolgerà dal 16 al 19 giugno a Tucuman; la beatificazione di Mamma Antula prevista per il 27 agosto a Santiago del Estero e, infine, la canonizzazione del Cura Brochero, presieduta il 16 ottobre a Roma da Papa Francesco. A conclusione dell’incontro i vescovi hanno regalato al presidente un’edizione del libro “Il potere” del pensatore ed scrittore italiano Romano Guardini. (A cura di Alina Tufani)

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Cei: il Papa aprirà i lavori dell'Assemblea generale

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Con il discorso del Papa, si apre lunedì 16 maggio, alle 16.30, la 69ª Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. I lavori, che termineranno giovedì 19, si svolgono in Vaticano nell’Aula del Sinodo. Ne dà notizia oggi l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, informando che martedì 17, dopo l’intervento del cardinale presidente, Angelo Bagnasco, i vescovi inizieranno a confrontarsi sul tema principale all’ordine del giorno: il rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente.

Il card. Bagnasco, festeggerà i 50 anni di ordinazione sacerdotale
Tra gli altri argomenti - riferisce l'agenzia Sir - è prevista la condivisione di alcune linee di gestione in ambito economico, la revisione delle norme sui Tribunali ecclesiastici e una serie di adempimenti di carattere giuridico-amministrativo. Mercoledì 18, alle 8.30, nella Basilica di San Pietro, ci sarà la concelebrazione eucaristica presieduta dal card. Bagnasco, che festeggia i 50 anni di ordinazione sacerdotale. Giovedì 19, alle 13, nell’atrio dell’Aula Paolo VI, si svolgerà la conferenza stampa con il cardinale presidente. (R.P.)

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Siria: iniziativa della Chiesa per frenare esodo dei giovani

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«Se Gesù ha fatto il falegname, puoi farlo anche tu». Con queste parole il vescovo melchita di Aleppo, mons. Jean-Clémengt Jeanbart, invita i suoi giovani fedeli a partecipare al progetto “Build to stay”, costruire per rimanere, un programma di formazione professionale offerto dalla Chiesa in Siria. L’iniziativa – cui Aiuto alla Chiesa che Soffre ha recentemente contribuito con una donazione di 263mila euro - mira ad aiutare il maggior numero di cristiani a rimanere, permettendo loro di ricostruire le proprie case e al tempo stesso di imparare un mestiere.

Ad Aleppo sono rimasti solo 40mila cristiani: erano 150mila
Mons. Jeanbart non ha mai perso la speranza e parla con determinazione della ricostruzione della Siria al termine della guerra. Ecco perché ha voluto dar vita al progetto “Build to stay”: per aiutare, sia da un punto di vista spirituale che concreto, i cristiani a restare nel loro Paese. «Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere – dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre – per far sì che i fedeli non lascino Aleppo e per far ritornare quanti hanno già abbandonato la città». Secondo stime della Chiesa locale, prima dell’inizio della guerra ad Aleppo vivevano circa 150mila cristiani. Oggi ne restano appena 40mila.

Corsi di formazione anche per le donne
Al momento partecipano al programma “Build to stay” circa 150 “alunni” che saranno presto fabbri, falegnami e muratori. La Chiesa offre anche dei corsi di formazione per le donne che aspirano a diventare sarte, estetiste o infermiere. Le infermiere in particolare sono molto richieste per l’assistenza agli anziani e alle migliaia di feriti a causa della guerra.

Una squadra di insegnanti volontari con banchieri, insegnanti e imprenditori
Oltre al sostegno di benefattori come Aiuto alla Chiesa che Soffre, mons. Jeanbart può contare su una squadra di una trentina di volontari – tra i quali banchieri, insegnanti e imprenditori – che lo aiutano nell’organizzazione dei corsi. «La Chiesa è l’unica che può aiutare i cristiani a rimanere e sono convinto che il nostro progetto verrà riprodotto anche in altre città della Siria».

I cristiani di Aleppo hanno conservato una pur flebile speranza
Il presule nota come, nonostante l’orrore, la distruzione e la paura di un’invasione da parte dello Stato Islamico, i cristiani di Aleppo abbiano conservato una pur flebile speranza. «Noi come Chiesa dobbiamo fare tesoro di quel briciolo di speranza rimasta e fornire ai fedeli i mezzi per ricostruirsi una vita. È il solo modo per fermare l’esodo di cristiani dalla terra in cui il Cristianesimo è nato». (M.P.)

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Usa: Dichiarazione di Marrakesh può cambiare volto dell'islam

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Non lasciare che la “Dichiarazione di Marrakesh” cada nel dimenticatoio e resti lettera morta. È il richiamo rivolto martedì ai media statunitensi dal card. Theodore McCarrick a una conferenza sulle minoranze religiose nei Paesi a maggioranza musulmana organizzata dal National Press Club a Washington.

Da Marrakesh un forte appello per libertà religiosa per tutti
Nel suo intervento – riporta l’agenzia Cns - il card. McCarrick ha ricordato l’importanza dello storico appello in difesa dei diritti di tutte le minoranze religiose nel mondo islamico firmato il 27 gennaio da 250 eminenti giuristi e studiosi musulmani riuniti nella città marocchina su invito del Re del Marocco Mohammed VI e del Forum per la Promozione della Pace nelle società islamiche. Un evento al quale lo stesso arcivescovo emerito di Washington era stato invitato a partecipare insieme ad altri 49 esponenti religiosi non musulmani per condividere le preoccupazioni per la montante violenza in nome della religione nel mondo.

Il richiamo della Dichiarazione alla Carta di Medina
Il documento riconosceva il pericoloso deterioramento delle condizioni delle minoranze religiose nei Paesi musulmani per via del ricorso alla violenza di “gruppi criminali”, come al Qaeda e Daesh, che si sono appropriati del diritto di promuovere idee attribuite all’islam, ma che “contraddicono in modo allarmante i suoi principi e obiettivi fondamentali”. Contro questa manipolazione, i firmatari si erano appellati ai principi della Carta di Medina siglata dal Profeta Maometto, la prima “costituzione” del mondo islamico che garantiva la libertà di culto e di movimento, la proprietà, la mutua solidarietà e la difesa, nonché la giustizia e l’uguaglianza di fronte alla legge di  tutti “indipendentemente dalla fede”. 

No all’estremismo religioso che porta alla guerra e al caos
Oltre a chiedere agli studiosi e agli intellettuali musulmani di sviluppare il concetto di cittadinanza nella giurisprudenza islamica, la Dichiarazione rivolgeva quindi un appello alle istituzioni educative per “una coraggiosa revisione dei programmi educativi, per eliminare ogni argomento che istiga all’aggressione e all’estremismo, portando alla guerra e al caos” e ai politici perché “stabiliscano un contratto costituzionale tra i cittadini” di tutte le fedi e credi.

La Dichiarazione di Marrakesh può cambiare il volto dell’Islam
“Questa dichiarazione può cambiare il volto dell’Islam, o meglio riportarlo alle sue vere origini e fondamenti che riconoscono la dignità di ogni essere umano”, ha sottolineato il card. McCarrick. Se la Carta di Medina alla quale si richiama è l’espressione del vero Islam, ha aggiunto, “possiamo lavorare insieme per costruire un mondo nuovo”. Di qui l’appello ai media a “non fare morire nel silenzio” la Dichiarazione di Marrakesh, come è accaduto con altri importanti documenti elaborati in questi anni da leader musulmani che predicavano l’armonia interreligiosa, accolti in un primo momento con grande attenzione dai media, ma poi caduti nell’oblio. (A cura di Lisa Zengarini)

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Vescovi Colombia-Venezuela: urge riapertura della frontiera

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+Il vescovo della diocesi venezuelana di San Cristobal (Venezuela), mons. Mario del Valle Moronta Rodríguez, e il vescovo della diocesi colombiana di Cucuta, mons.Victor Manuel Ochoa, si sono incontrati a Tachira con il governatore di quella città del Venezuela, José Vielma Mora, e hanno insistito sull’urgenza di chiedere alle autorità di riaprire la frontiera. Mons. Moronta - riferisce l'agenzia Fides - "oltre a riaffermare i vincoli di comunione fraterna tra i Pastori e le Chiese locali limitrofe, ha affermato che l'incontro è servito ad esaminere la situazione attuale della zona di confine".

Frontiera chiusa dal Venezuela per frenare il contrabbando dalla Colombia
Le frontiere sono state chiuse nel settembre 2015, per decisione del Presidente venezuelano, con l’espulsione di un migliaio di colombiani, adducendo come motivi la difesa dei diritti umani e della sicurezza alimentare dei venezuelani. Secondo il governo, quasi la metà dei prodotti alimentari venezuelani veniva contrabbandata in Colombia.

Vescovi di Venezuela e Colombia pronti ad una mediazione con le autorità
Secondo i vescovi di Venezuela e Colombia, riaprire le frontiere sarà solo un fatto positivo per i due Paesi fratelli, oltre ad essere molto utile per le persone e le comunità della zona di confine. Entrambi i rappresentanti della Chiesa si sono offerti volontari per diventare intermediari, se necessario, e si sono messi a disposizione delle autorità dei due Paesi. La nota conclude informando che la settimana prossima, nella città colombiana di Cucuta, si terrà un incontro a livello ecclesiale dei due vescovi, dei direttori della Caritas delle due diocesi e dei vicari pastorali. (C.E.)

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Vescovi dominicani: elezioni generali in un clima sereno

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L'arcivescovo di Santiago de los Caballeros, mons. Freddy Antonio de Jesús Bretón Martínez, e il vescovo di Puerto Plata, mons. Julio Cesar Corniel Amaro, hanno espresso l’auspicio che le elezioni di domenica prossima nella Repubblica Dominicana si svolgano pacificamente e in un clima degno di una società civile. I due vescovi - riporta l'agenzia Fides - hanno incontrato ieri la stampa per far conoscere il loro augurio per il benessere della famiglia dominicana.

La coincidenza del voto con la Pentecoste
L'arcivescovo di Santiago ha detto che, come Pastori, si aspettano di vivere una giornata democratica e senza episodi violenti. Da parte sua mons. Corniel Amaro ha invitato tutta la comunità della sua diocesi a partecipare a questa tornata elettorale. "Domenica prossima celebreremo la festa della Pentecoste, che è il compimento della promessa che Gesù fece ai suoi discepoli, che avrebbe mandato lo Spirito Santo, come il consolatore per gli afflitti, e proprio in questo giorno si svolgono le elezioni generali nel nostro Paese" ha commentato.

Clima nel Paese non è sereno per le proteste dell’opposizione
Domenica prossima, sia nel Paese che all’estero, si svolgeranno le elezioni presidenziali e legislative. Secondo i sondaggi, il candidato del Partito della liberazione dominicana (Pld), attualmente al governo, è in vantaggio rispetto al suo avversario del Partito rivoluzionario moderno (Prm). Purtroppo il clima nel Paese non è sereno, per le proteste dell’opposizione ed i contrasti con gli Stati Uniti, accusati di ingerenza nel voto. (C.E.)

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Francia: legge su divorzio senza giudice. Vescovi contrari

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I vescovi francesi dicono no all’emendamento ad un progetto di legge sulla giustizia che propone la possibilità di divorziare senza ricorrere al giudice. L’emendamento propone che in caso di divorzio consensuale si possa fare a meno del giudice di famiglia se entrambi i coniugi sono d’accordo. Il divorzio può pertanto essere stabilito con un atto di “scrittura privata” e “archiviato a verbale” da un notaio. Gli obiettivi dell’emendamento – riferisce l’agenzia Sir - sono finalizzati a una maggiore semplificazione della procedura per i due coniugi che consentirebbe anche di decongestionare i tribunali.

Progetto di legge contro interesse della famiglia e della società
“Divorziare senza giudice: un progetto contro l’interesse delle famiglie e della società”, dunque, è il titolo del comunicato diffuso questa mattina da mons.Jean-Luc Brunin, vescovo di Havre e presidente del Consiglio episcopale francese Famiglia e società. Nel testo, il presule spiega perché i vescovi dicono di no all’emendamento innanzitutto perché si tratta di una “semplificazione illusoria” visto che già oggi il divorzio consensuale è “una procedura semplice”. Tuttavia, la questione della rapidità del processo non può limitarsi a una questione di procedura: “Una separazione – rileva il vescovo Brunin – dopo anni di vita comune non è mai un fatto semplice e l’intervento di un giudice ha il vantaggio di verificare il consenso reale dei coniugi, l’equilibrio degli accordi nonché le difficoltà dell’applicazione della legge”.

Tutelare i minori
Ma la questione che più sta a cuore all’episcopato francese è la “protezione dei più deboli”, nell’interesse in particolare dei minori. “È l’interesse del figlio – sottolinea il presule - a guidare il giudice, alla luce del fatto che il divorzio ha un impatto reale sulla sua vita”. Se l’emendamento al progetto di legge passasse, “chi prenderà la difesa dei bambini?”, chiede mons. Brunin. Da notare che l’emendamento prevede il divieto di utilizzare tale forma di divorzio se il bambino chiede di essere ascoltato da un giudice. Tuttavia, sottolinea il vescovo di Le Havre, si tratta di una previsione “non realistica”, perché “a chi dirà il bambino di essere ascoltato? Come garantire che i genitori non lo scoraggino, pensando indubbiamente di fare bene così? Come far pesare la responsabilità di una tale scelta su un minore”.

Sostenere le famiglie nella vita quotidiana
A chi poi ritiene che una tale procedura costi meno, i vescovi fanno notare la remunerazione richiesta dai notai e concludono: “Dobbiamo, al contrario, dare più mezzi ai magistrati affinché assicurino la protezione giuridica dei più deboli e sostengano la famiglia nella loro vita quotidiana”. “Prendersi cura delle famiglie – conclude la nota - è prendersi cura della società”. (I.P.)

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Palestina: protesta scuole cristiane per sistema previdenziale

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Una rappresentanza qualificata del personale delle scuole cristiane ha preso parte nella giornata di ieri, ad una nuova mobilitazione pubblica, organizzata a Ramallah, per sollecitare la revisione della normativa sulla sicurezza sociale approvata dalle autorità palestinesi lo scorso marzo. Alla manifestazione – riferisce il sito abouna.org ripreso dall'agenzia Fides – ha preso parte anche padre Faisal Hijazin, segretario generale del Consiglio delle istituzioni educative cristiane e direttore generale delle scuole del Patriarcato latino di Gerusalemme.

Una legge sulla previdenza sociale che garantisca una vita dignitosa
“Siamo scesi in piazza” ha dichiarato padre Faisal “per chiedere l'adozione di una legge sulla previdenza sociale che garantisca una vita dignitosa per migliaia di lavoratori che operano nelle scuole coordinate dal nostro Segretariato, e per tutti i lavoratori palestinesi impiegati nelle istituzioni pubbliche e nelle imprese private”. I sindacati e le organizzazioni sociali hanno presentato alle autorità palestinesi anche un progetto di riforma del sistema previdenziale, articolato in 17 punti.

Richiesta la tredicesima e il sussidio di disoccupazione
​Già in aprile i lavoratori delle scuole cristiane avevano preso parte a un'analoga manifestazione, per chiedere in particolare che venga prevista la tredicesima mensilità di retribuzione anche per i 350mila lavoratori del settore privato, e che sia istituito un sussidio minimo di disoccupazione a favore dei 400mila senza lavoro. Il sistema previdenziale al momento non garantisce sussidi a disoccupati, casalinghe e buona parte degli anziani. (G.V.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 133

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.