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Sommario del 01/11/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa a Malmö: i santi cambiano la storia con la loro mitezza

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Papa Francesco ha concluso il suo viaggio in Svezia, compiuto in occasione dei 500 anni dall’inizio della Riforma, presiedendo la Messa per la piccola comunità cattolica di questo Paese nello Stadio Swedbank di Malmö. 15mila le persone presenti al rito nella Solennità di Tutti i Santi. Nell’omelia il Papa ha spiegato che le Beatitudini sono la carta d’identità del cristiano. Il Pontefice è ripartito verso le 13.00 dalla Svezia alla volta di Roma dove il rientro è previsto dopo circa tre ore di volo. Il servizio di Sergio Centofanti

Santità è amare Dio e i fratelli
La Messa con il Papa è stata una grande festa per la piccola comunità cattolica svedese che ha abbellito la cerimonia con canti di profonda intensità spirituale. Francesco, nell’omelia, ricorda la santità quotidiana nascosta di tanti semplici fedeli, “una santità fatta di amore per Dio e per i fratelli”:

“Amore fedele fino a dimenticarsi di sé stesso e a darsi totalmente agli altri, come la vita di quelle madri e quei padri che si sacrificano per le loro famiglie sapendo rinunciare volentieri, benché non sia sempre facile, a tante cose, a tanti progetti o programmi personali”.

I santi sono felici
Ciò “che caratterizza i santi è che sono veramente felici”:

“Hanno scoperto il segreto della felicità autentica, che dimora in fondo all’anima ed ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Perciò i santi sono chiamati beati. Le Beatitudini sono la loro via, la loro meta, la loro patria. Le Beatitudini sono la strada di vita che il Signore ci indica, perché possiamo seguire le sue orme”.

La beatitudine della mitezza
Il Papa mette l’accento sulla beatitudine della mitezza:

“La mitezza è un modo di essere e di vivere che ci avvicina a Gesù e ci fa essere uniti tra di noi; fa sì che lasciamo da parte tutto ciò che ci divide e ci oppone, e che cerchiamo modi sempre nuovi per progredire sulla via dell’unità, come hanno fatto figli e figlie di questa terra, tra cui santa Maria Elisabetta Hesselblad, recentemente canonizzata, e santa Brigida, Brigitta Vadstena, co-patrona d’Europa. Esse hanno pregato e lavorato per stringere legami di unità e di comunione tra i cristiani”.

I Santi cambiano la storia
Cattolici e luterani stanno camminando verso l’unità. Un cammino che comporta il venirsi incontro, un grande cambiamento e i santi cambiano la storia:  

“I Santi ottengono dei cambiamenti grazie alla mitezza del cuore. Con essa comprendiamo la grandezza di Dio e lo adoriamo con sincerità; e inoltre è l’atteggiamento di chi non ha nulla da perdere, perché la sua unica ricchezza è Dio”.

Beatitudini, carta d'identità del cristiano
Le Beatitudini – spiega il Papa – “sono in qualche modo la carta d’identità del cristiano”, che vive “i dolori e le angosce del nostro tempo con lo spirito e l’amore di Gesù”

“Beati coloro che sopportano con fede i mali che altri infliggono loro e perdonano di cuore; beati coloro che guardano negli occhi gli scartati e gli emarginati mostrando loro vicinanza; beati coloro che riconoscono Dio in ogni persona e lottano perché anche altri lo scoprano; beati coloro che proteggono e curano la casa comune; beati coloro che rinunciano al proprio benessere per il bene degli altri; beati coloro che pregano e lavorano per la piena comunione dei cristiani... Tutti costoro sono portatori della misericordia e della tenerezza di Dio, e certamente riceveranno da Lui la ricompensa meritata”.

Cattolici svedesi siano sale e luce, rispettosi e solidali
Al termine della Messa, il Papa ha recitato l’Angelus, esortando la piccola comunità cattolica svedese ad essere “sale e luce”, secondo lo stile di Gesù, “con grande rispetto e solidarietà verso i fratelli e le sorelle delle altre chiese e comunità cristiane e verso tutte le persone di buona volontà”. 

L'abbraccio con i leader luterani
Quindi il saluto finale, caloroso, con i rappresentanti luterani presenti, il presidente e il segretario generale della Federazione Luterana Mondiale e l’arcivescovo della Chiesa di Svezia. L’invito a tutti è quello di continuare gli sforzi per raggiungere la piena comunione.

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Papa: unità dei cristiani è priorità. Presidente luterani: incontro storico

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“Riconosciamo che tra di noi è molto più quello che ci unisce di quello che ci separa”. Così il Papa durante l’Evento Ecumenico nell’Arena del ghiaccio di Malmö, in Svezia. Presenti all’incontro rappresentanti e delegati delle confessioni cristiane. Il discorso del Papa, preceduto da quattro testimonianze, ha toccato questioni di grande attualità: dall’ambiente al dramma di profughi e Paesi in guerra. Al termine Francesco ha salutato individualmente i 30 capi delle delegazioni cristiane. Il servizio di Debora Donnini

“L’unità fra i cristiani è una priorità” e “il cammino intrapreso per raggiungerla è già un grande dono che Dio ci fa”. Entrano insieme nell’Arena di Malmö su un'auto scoperta il Papa, il presidente e il segretario della Federazione Luterana Mondiale, il Vescovo Munib A. Younan e il rev. Martin Junge, e il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Francesco, in un discorso in spagnolo, interrotto più volte dagli applausi, ringrazia il Signore per questa “commemorazione congiunta dei 500 anni della Riforma”, cattolici e luterani riuniti insieme “in spirito di comunione”:

“El diálogo entre nosotros ha permitido profundizar la comprensión recíproca…
Il dialogo fra di noi ha permesso di approfondire la comprensione reciproca, di generare mutua fiducia e confermare il desiderio di camminare verso la comunione piena”.

Uno dei frutti del dialogo è proprio la collaborazione fra diverse organizzazioni della Chiesa cattolica e della Federazione Luterana Mondiale  e il riferimento è alla firma odierna della Dichiarazione comune di accordi fra Caritas Internationalis e Federazione Luterana Mondiale - World Service per la promozione della dignità umana e della giustizia sociale. Temi attorno ai quali ruotano le sue parole all’Evento ecumenico.

I cristiani siano coerenti con la fede e rispettino il creato
Il Papa si riallaccia infatti alle quattro testimonianze che hanno preceduto il suo discorso. La prima, quella di una giovane indiana, Pranita, impegnata nelle tematiche ambientali dopo aver visto nel suo Paese i disastri causati da inondazioni e cicloni. “Condivido la tua costernazione per gli abusi che danneggiano il pianeta”, dice Francesco:

“Como bien has recordado, los mayores impactos recaen a menudo sobre las personas más vulnerables …
Come bene hai ricordato, gli impatti maggiori ricadono spesso sulle persone più vulnerabili e con meno risorse, che sono costrette ad emigrare per salvarsi dagli effetti dei cambiamenti climatici”. Come dicono nella mia terra: “Alla fine la grande festa la finiscono per pagare i poveri”, ricorda sottolineando che “tutti siamo responsabili", in modo particolare noi cristiani.

E proprio ai cristiani il Papa chiede di essere coerenti con la fede e coltivare un’armonia con il creato.

La pace in Colombia: centrale che i cristiani siano uniti per impegno comune
Quindi Francesco si rifà a quanto espresso dalla testimonianza di mons. Héctor Gaviria, direttore della Caritas in Colombia: “E’ una buona notizia – sottolinea – sapere che i cristiani si uniscono per dare vita a processi comunitari e sociali di comune interesse”:

“Les pido una oración especial por esa tierra maravillosa…
Vi chiedo una speciale preghiera per quella terra meravigliosa affinché, con la collaborazione di tutti, si possa giungere finalmente alla pace”.

L’impegno per i bambini orfani e nei campi profughi
Molto forte anche la testimonianza di Marguerite Barankitse, del Burundi, che ha adottato 7 bambini e poi, con l’inizio del genocidio, si è impegnata nella Maison Shalom, un’organizzazione per aiutare i bambini orfani e costruire una generazione in grado di rompere il ciclo della violenza. Il Papa ricorda il suo impegno per la pace e la ringrazia per il suo lavoro attraverso cui “migliaia di bambini possono studiare, crescere e recuperare la salute” e perché continua a comunicare un messaggio di pace, anche in esilio, in Ruanda:

“Has dicho que todos los que te conocen piensan que lo que haces es una locura…
Hai detto che tutti quelli che ti conoscono pensano che quello che fai è una pazzia. Certo, è la pazzia dell’amore a Dio e al prossimo. Magari questa pazzia potesse propagarsi, illuminata dalla fede e dalla fiducia nella Provvidenza!”.

Francesco la esorta dunque ad andare avanti. Infine si richiama alla testimonianza di Rose Lokonyen, che viene dal Sud Sudan e ora vive in Kenya come rifugiata. E’ un’atleta olimpica del Team dei Rifugiati: ha saputo trarre profitto dal talento che Dio le ha regalato mediante lo sport, rileva Francesco, impiegando le sue forze “in una vita feconda”, quella di incoraggiare i ragazzi a tornare a scuola:

“Mientras escuchaba tu historia, me venía a la mente …
Mentre ascoltavo la tua storia, mi veniva in mente la vita di tanti giovani che hanno bisogno di testimonianze come la tua”.

Quindi Francesco ringrazia i governi che assistono rifugiati, profughi e coloro che chiedono asilo:

“Para nosotros cristianos, es una prioridad salir al encuentro de los desechados y marginados de nuestro mundo…
Per noi cristiani è una priorità andare incontro agli scartati - perché sono scartati dalla loro patria - ed emarginati del nostro mondo e rendere tangibile la tenerezza e l’amore misericordioso di Dio, che non scarta nessuno, ma accoglie tutti. Oggi a noi cristiani viene chiesto di essere protagonisti della 'rivoluzione della tenerezza'”. 

La drammatica situazione in Siria e l’auspicio che ciascuno faccia un gesto di riconciliazione
L’ultimo pensiero del Papa è alla testimonianza del vescovo caldeo di Aleppo, mons. Antoine Audo. In Siria, dove vengono disprezzati persino i più elementari diritti fondamentali, è veramente eroico che rimangano persone per prestare aiuto:

“Es admirable también que tú, querido hermano, sigas trabajando en medio de tantos peligros …
È anche ammirevole che tu, caro fratello, continui a lavorare in mezzo a tanti pericoli per raccontarci la drammatica situazione dei siriani. Ciascuno di loro è nel nostro cuore e nella nostra preghiera. Imploriamo la grazia della conversione dei cuori di quelli che detengono la responsabilità dei destini di quella regione”.

L’auspicio del Papa è che queste storie diano impulso per “lavorare sempre più uniti” e che al ritorno a casa “portiamo con noi – afferma – l’impegno a fare ogni giorno un gesto di pace e di riconciliazione, per essere testimoni coraggiosi e fedeli di speranza cristiana”.

Il presidente della Federazione luterana: storico incontro
A precedere il discorso del Papa, l’intervento del presidente della Federazione Luterana Mondiale, il Vescovo Munib Younan. “Il nostro storico incontro sta inviando un messaggio al mondo intero” che i forti impegni religiosi possono portare verso una riconciliazione pacifica invece che creare più conflitto al nostro mondo già turbato. “Ringraziamo Dio – afferma – perché stiamo passando dal conflitto alla comunione”.

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Caritas e luterani insieme per la pace, la giustizia e il creato

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La Caritas Internationalis e il World Service della Federazione luterana mondiale hanno sottoscritto ieri, nella Malmö Arena, al termine dell’evento ecumenico, una Dichiarazione di intenti impegnandosi a collaborare per la costruzione della pace, per i poveri, i profughi, i migranti e lo sviluppo sostenibile.

I due organismi “hanno lavorato insieme in diverse occasioni durante gli ultimi decenni, in molti Paesi e regioni per affrontare le cause profonde della povertà e le crisi umanitarie” e ora vogliono rilanciare questo impegno comune.

 “Riteniamo- si legge nel testo - che le comunità confessionali e le organizzazioni con le quali s’impegnano si trovino in una posizione unica per combattere la povertà estrema in tutte le sue dimensioni. Non solo perché tali comunità sono presenti in ogni parte del mondo, ma anche perché quando formate, organizzate e accompagnate, sono i migliori soccorritori nelle catastrofi, i migliori promotori di sviluppo umano integrale e sostenibile e i migliori sostenitori delle loro vite”. 

“Ad animarci è la nostra fede e, in un mondo secolarizzato, ciò fa una differenza immensa: coraggio, impegno, perseveranza, assunzione di rischi, la certezza che Dio è con noi nell’affrontare il male e ricostruire vite. Essendo due organizzazioni cristiane mondiali che operano per la dignità umana e la giustizia sociale, decidiamo di unire le nostre forze. Per portare speranza. Per testimoniare e agire insieme, senza essere esclusivi. E per invitare i nostri membri a impegnarsi con i loro omologhi e amici a livello locale”.

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Teologo evangelico: incontro commovente, luterani desiderano unità

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Papa Francesco ha ricevuto una calda accoglienza da parte dei luterani nella nordica Svezia. Ce ne parla Paolo Tognina, teologo evangelico e giornalista, che - al microfono di Fabio Colagrande – commenta così gli eventi ecumenici di Lund e Malmö: 

“E’ stata una giornata veramente molto, molto bella; scandita da due momenti forti: un momento più liturgico e un momento più di sottolineatura del lavoro pratico che le Chiese possono compiere insieme e che già compiono insieme. Parole importanti, parole di mutuo riconoscimento, parole di riconciliazione: quelle sono state le parole pronunciate a Lund, durante la preghiera comune. Poi, nell’Arena di Malmö, la sottolineatura forte, commovente e a tratti veramente molto commovente, del lavoro comune che le Chiese fanno, svolgono e vogliono continuare a svolgere a favore dell’umanità che soffre, dell’umanità che deve fuggire. Grande, grandissima attenzione rivolta al problema dei profughi. Bellissimo il fatto che, mentre Younan interveniva, Papa Francesco lo ha applaudito a più riprese; e viceversa i rappresentanti luterani hanno sottolineato, applaudendo con grande entusiasmo, le parole del Papa riguardo all’emergenza dei profughi, riguardo alla necessità di avere cura dell’ambiente e del creato in cui viviamo. Dunque una giornata commovente! Io sono qui, in Svezia, da venerdì sera allo scopo di capire quale sia l’ambiente, l’atmosfera nella Chiesa luterana svedese e nella piccola Chiesa cattolica svedese: nella Chiesa luterana ho sentito, da tutte le persone con cui ho parlato, sia ministri e dunque pastori ma anche semplici laici e fedeli, un grande desiderio di poter arrivare presto alla possibilità di ospitarsi reciprocamente alla Mensa eucaristica. Da parte della base della Chiesa, della Chiesa di Svezia e dunque della Chiesa luterana, c’è questo forte desiderio”.

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Koch: Papa felice del viaggio in Svezia. Burke: un giorno molto bello

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Sul significato del viaggio del Papa in Svezia in occasione della commemorazione dei 500 anni della Riforma, ascoltiamo il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, al microfono della nostra inviata Cecilia Avolio De Malak

“L’ecumenismo sta molto a cuore al Santo Padre. Il Santo Padre vuole favorire l’unità con tutti i cristiani: questo è molto importante per il Santo Padre. Perciò sono molto grato che il Santo Padre abbia accettato questo invito dei luterani a venire qui, in Svezia, per commemorare la Riforma. Si è visto come il Santo Padre sia stato molto gioioso di questa cosa. Il Santo Padre ha ascoltato tutto molto bene, soprattutto le testimonianze di persone provenienti da diverse regioni del mondo. E la sua risposta è stata molto chiara nell’incoraggiare ad andare avanti, di non avere paura e di avere la forza di vedere tutte le sfide che sono presenti per superare questa realtà”.

Su questa storica giornata di Papa Francesco con i luterani, ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana Greg Burke

“E’ stato un giorno molto, molto impegnativo ma anche molto bello. Senza dubbio, credo che sia una delle cose più belle! Il Papa ha seguito molto il suo discorso scritto, però in un momento– nel pomeriggio – ha parlato della “rivoluzione della tenerezza”. E questo si vede veramente che ha toccato la gente… C’erano queste testimonianze di persone provenienti da diverse parti del mondo, impegnate. Lui è stato toccato da una signora che ha parlato della “pazzia” e il Papa ha detto: sì, questa è la pazzia di quelli che amano Gesù Cristo”.

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Vescovo di Aleppo: Papa dai luterani, segno coraggioso per l'umanità

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Il vescovo caldeo di Aleppo, mons. Antoine Audo, ha portato la sua testimonianza all’evento ecumenico di Malmö. La nostra inviata Manuella Affejee gli ha chiesto quale sia a suo avviso il significato di questo incontro del Papa con i luterani a 500 anni dalla Riforma: 

R. - Penso che sia un gesto, un segno molto importante che Papa Francesco vuole dare a noi cristiani e all’umanità: un gesto coraggioso! E non soltanto a livello di idee o di ideologia, perché è un uomo che vive della fede e compie veramente atti concreti di umiltà e di riconciliazione. E questo basta a noi per indicarci una strada di speranza e di fiducia gli uni negli altri.

D. – Lei ha fiducia per la pace in Siria?

R. – Sì! Io sono stanco della guerra e ogni tanto ripeto: “Vogliamo la pace!”. Ma vedo che ci sono strategie di guerra e di violenza per interessi internazionali: questa è una cosa veramente triste per me! Ma noi continuiamo il nostro cammino.

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Oggi in Primo Piano



Iraq: esercito occupa sede Tv a Mosul. 300 civili vittime dell'Is

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In Iraq infuria la battaglia per la riconquista della città di Mosul ancora nelle mani del sedicente Stato Islamico. Le forze di Baghdad e quelle curde sono entrate nella periferia est della roccaforte jihadista e puntano ora verso il centro. Le forze speciali irachene hanno preso l'edificio della tv di Mosul proprio nel quartiere orientale di Gogjali. Intanto, gran parte dei miliziani dell’Is sono in fuga, lasciando dietro di sé distruzione e morte. Circa 300 civili sono stati uccisi dai plotoni di esecuzione del Califfato con l’accusa di  spionaggio. Secondo l'Onu l'Is avrebbe tentato di trasferire ieri 25mila civili da un sobborgo a sud di Mosul fino al centro della citta' per usarli come scudi umani. Sull’evoluzione di questa situazione Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, esperto di politica estera di Famiglia Cristiana: 

R. – Credo che la cacciata dell’Isis da Mosul avrà delle conseguenze rilevanti in due sensi: da un lato, evidentemente libererà l’Iraq da un grosso problema; dall’altro, potrebbe aggravare la situazione in Siria, perché è chiaro che molti di questi combattenti, almeno quelli che decideranno di non morire sul posto, cercheranno di sfollare verso la Siria e andranno ad aggiungersi a quelli che già là combattono.

D. – E’ lecito pensare anche a una riorganizzazione più completa dell’Is da qualche altra parte?

R. – Lo Stato Islamico e le sue milizie fin dal loro primo apparire hanno goduto di aiuti internazionali – questo lo sappiamo. Io credo però che le milizie jihadiste non siano un fenomeno spontaneo, ma siano uno strumento creato ad arte, come lo fu ai suoi tempi al Qaeda; e, se verranno eliminate o comunque drasticamente sconfitte in Iraq e in Siria, rinasceranno tra qualche tempo, secondo necessità, con qualche altro nome, con tattiche diverse, esattamente come lo Stato Islamico ha usato tattiche diverse rispetto ad al Qaeda di cui pure è figlio, e così via.

D. – Quindi l’eventuale riconquista di Mosul non vuol dire cancellare il Califfato. C’è rischio di ricadute a livello terroristico, anche fuori dalla zona mediorientale?

R. – Il rischio c’è, perché viviamo in società libere, ovviamente intendendo le società occidentali, che sono molto permeabili. Però è anche vero che basta girare in una qualunque delle nostre città per capire che, se questa strategia del terrore fosse stata applicata alle nostre società. avrebbe fatto e farebbe molte più vittime di quelle che abbiamo visto finora. Io credo che i morti occidentali servano al “marketing del terrore”,  come forma estrema di pubblicità, ma che l’obiettivo dell’Is non sia la guerra all’Occidente, quanto piuttosto il dominio del mondo islamico.

D. – Il fatto che l’Is, indietreggiando da Mosul, stia dando vita a violenze di ogni tipo, questo indica debolezza del Califfato, in questo momento?

R. – Gli uomini del Califfato hanno sempre massacrato civili, sin da quando sono comparsi in Siria e in Iraq: è la loro caratteristica. Ovunque cedano del territorio, si scoprono fosse comuni con centinaia e migliaia di corpi. L’Is massacra da sempre i civili, perché il suo è un progetto di affermazione del wahabismo su tutti i musulmani. Pur essendo un movimento sunnita, l’Is ha ammazzato molti più sunniti che sciiti, perché il suo obiettivo è imporre questa sua visione del mondo a tutto il mondo islamico.

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Nuove forti scosse in Centro Italia, a Norcia arrivano le tende

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Non smette di tremare la terra nel Centro Italia. Dopo il forte evento di domenica mattina, prosegue lo sciame sismico: 1.100 le scosse registrate dai sismologi, la più forte questa mattina alle 8.56 di magnitudo 4.8, avvertita nuovamente in Abruzzo e a Roma. Intanto a Norcia, la città più colpita, arrivano le prime tende; i container entro Natale. L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia informa: ci sono deformazioni per 130 km quadrati; il suolo si è abbassato di circa 70 cm. Il servizio di Roberta Barbi

Non c’è tregua per le popolazioni terremotate: questa mattina una nuova forte scossa con epicentro in provincia di Macerata, tra i Comuni di Acquacanina, Fiastra e Bolognola è tornata a spaventare le persone già molto provate. Il nuovo sisma, avvertito fino a Perugia, nel Teramano e a Roma, ha causato ulteriori crolli a Visso e Ussita, e la chiusura della provinciale 47. Raso al suolo, il paese di Castelsantangelo, mentre i livelli del fiume Nera, sorvegliato speciale di questi giorni, non sembrano preoccupanti.

Intanto a Norcia sono arrivate le prime tende completamente riscaldate che stasera ospiteranno oltre 300 persone, due cucine da campo e una grande mensa, ma seguiranno altre strutture messe a disposizione dalla Protezione Civile. Scarsa, finora, l’affluenza delle persone, che hanno preferito ancora trascorrere la notte in auto. Un’altra tenda, della capacità di 120 posti letto, è stata montata oggi dall’Esercito a Visso, dove sono arrivati anche i container con le docce. In questo modo, però, le autorità rispondono alle proteste di ieri dei cittadini che non volevano allontanarsi dalle loro case inagibili: “Non vogliamo deportare nessuno”, aveva detto il commissario straordinario per la ricostruzione, Vasco Errani, precisando che ora si dovrà lavorare per stabilire dove mettere le casette, i container che il presidente del Consiglio Renzi ha promesso arriveranno entro Natale grazie a uno stanziamento straordinario di 40 milioni di euro che sarà approvato in decreto entro 72 ore. “Servono aree per l’urbanizzazione – ha aggiunto Errani – questi sono territori di montagna, soggetti a frane, ma le casette assicureranno una qualità della vita accettabile”.

La strada scelta è, dunque, quella della collaborazione senza soluzioni calate dall’alto, ma sulla polemica in merito alla bocciatura della manovra da parte di Bruxelles è arrivato anche il commento del cardinale Bagnasco, presidente della Cei: “La situazione dell’Italia è evidente a tutto il mondo – ha detto – non si può assolutamente chiudere gli occhi, non vedo populismi radicati su questa tragedia umana”. Il porporato, che tornerà a visitare le zone terremotate il 9 novembre prossimo, ha rivolto un pensiero agli sfollati e parlato delle numerose chiese crollate: “Sono il cuore della gente perché sono la loro casa spirituale, la loro identità, simbolo e luogo dei loro affetti più cari”, ha detto.

Mentre sono migliaia gli sfollati marchigiani ospitati sulla costa adriatica, sale a 700 il numero degli umbri trasferiti nelle strutture del Trasimeno e del Perugino; a Norcia, intanto, in arrivo anche una nuova colonna mobile con medicinali, generi alimentari e di conforto per la popolazione che intende restare e il sindaco fa sapere che tutte le frazioni sono state raggiunte, con l’invio di pullman riscaldati per gli allevatori che hanno gli animali da accudire. Anche alcuni negozi, questa mattina, hanno riaperto. Nel centro storico, infine, è tornata ad accendersi l’illuminazione pubblica: un gesto apparentemente piccolo, ma molto importante per una città che nonostante tutto, resiste. 

Norcia è un cumulo di macerie: “ricostruiremo tutto ma ora i cittadini devono essere messi al sicuro”, spiega il sindaco Nicola Alemanno. Pochi quelli che si sono allontanati, in 300 sono nella tendopoli allestita dal Comune. Chi non lascia la sua comunità intanto è il parroco, don Marco Rufini, che ha visto crollare la Cattedrale di S. Maria. Condivide tutto con i fedeli anche il dormire in macchina. Sentiamo la sua testimonianza al microfono di Gabriella Ceraso:

 

R. – Adesso, qui, le cose un po’ si complicano perché per provvedere all’emergenza immediata molte persone sono state trasferite: già ieri sono partite 400 persone, che sono state spostate negli alberghi più lontani, nel nord dell’Umbria; abbiamo anche spostato don Antonio, che è un sacerdote che ha 86 anni, e don Salvatore che è un eremita urbano, sia per la loro incolumità, sia anche per stare vicini a queste persone che stanno, in questo momento, a tre ore e mezzo di viaggio da qui. E questo per continuare ad essere presenti nella comunità. Adesso qui la situazione è tutta in divenire, perché è qualcosa di fronte a cui credo ci siamo trovati nell’immediato sguarniti. C’è anche poca chiarezza di azione … ho fatto un giro di 18 frazioni: ormai sono rimaste pochissime persone nei paesi; diverse di loro hanno espresso la volontà di trovare un riparo più sicuro, anche perché spesso ci sono situazioni di anziani, a volte di persone disabili… Qui ormai l’ospedale è chiuso, perché inagibile: funziona solo il Pronto Soccorso… E’ una situazione veramente complessa!

D. – Lei condivide anche il dormire in macchina con i suoi parrocchiani…

R. – Lo faccio anche per scelta, per stare vicino a queste persone. Credo che siano la cosa più importante: le chiese di Norcia sono crollate tante volte, ma le hanno rimesse in piedi le persone! E se crollano le persone, non ci sarà nessuno che rimetterà in piedi le chiese.

D. – Che cosa si prova ad aver abitato una Cattedrale, una Casa del Signore, e poi non trovarla più, vederla in macerie?

R. – Credo che sia importante sottolineare questo: la Casa di Dio non sono le mura, sono le persone! E’ di fronte a questa popolazione in ginocchio che bisognerebbe mettersi in ginocchio. Credo che sia questa la cosa più importante: lavorare sul quell’edificio che è fatto dalle pietre vive.

D. – C’è anche il timore che nessuno venga più a Norcia per paura di non trovare più quello che si cercava, dal punto di vista anche turistico?

R. – Questa è una previsione difficile da fare. Io credo che questa crisi sismica un giorno dovrà finire… E se si lavorerà bene, anche da questo punto di vista, chi vuole bene a questi territori non smetterà di volergli bene. I modi, le modalità, questi si vedranno; anche come garantire la sicurezza, perché anche questo è importante. Però credo che chi è che ama questi territori non smetterà di volergli bene: di solito ad una mamma malata si vuole ancora più bene.

D. – Lei ha pregato davanti alla sua cattedrale distrutta e, quando lo ha fatto, posso chiederle cosa ha chiesto?

R. – In quel momento la prima cosa che ho pensato è stato un pensiero di terrore, perché ho pensato: “Non so quanti, ma questa volta i morti non ce li salva nessuno!”. Quando poi nell’arco della mattina si è chiarito il fatto che non ci fossero morti, quando mi sono assicurato che le monache stavano in salvo, che tutti quanti fossero in salvo, l’unica cosa che ho pensato in quel momento è stato “Grazie Signore!”, perché può far gridare al miracolo il fatto che nessuno si sia fatto male seriamente. 

Un territorio ricco e ora piegato dal sisma: è quello delle Marche e delle cooperative sociali e agricole, 15 in tutto, monitorate da Confcooperative. I problemi e le necessità più urgenti nelle parole del presidente Massimo Stronati al microfono di Gabriella Ceraso

R. – Ci sono tante, tante persone che sono senza una casa, a prescindere dal fatto delle attività che svolgono – e le attività ci coinvolgono – è già questo un primo discorso. Dal punto di vista dell’economia, noi abbiamo dei problemi con le cooperative sociali che hanno dovuto trasferire gli ospiti delle case di riposo, però grazie a Dio è tutto a posto, non ci sono feriti, da questo punto di vista siamo abbastanza soddisfatti. Altre preoccupazioni le abbiamo nel settore agricolo per il tessuto economico, fatto di tante micro-attività: purtroppo – come si dice – piove sul bagnato, perché già dal 24 non si era nemmeno messo mano a riprendere bene e quindi, oggettivamente, da l'altro ieri mattina alle 7.40 c’è una fotografia con tinte ancora più scure.

D. – E’ un territorio a livello di produzione – parliamo di terreno, di animali – di che tipo?

R. – Ci sono delle produzioni agroalimentari tipiche, come quella della lenticchia; poi ci sono attività zootecniche riferite al latte e poi la conduzione agricola di terreni, soprattutto per foraggi della melica. E’ una produzione quasi alto-collinare di campagna.

D. – C’è una difficoltà a continuare la propria attività o ci sono altri problemi ?

R. – E’ un problema soprattutto viario, legato alle strade, alla possibilità di portare i prodotti fuori.Questo è già uno dei principali problemi. Poi, oggettivamente, finita la paura, vedremo come fare meglio. Sono stato già in sede regionale di Confcooperative a tenere dei contatti con le cooperative: non abbiamo grosse preoccupazioni, come è successo magari in altre situazioni per il ritiro del prodotto, però ci sono queste problematiche relative alle vie, relative anche alla paura di ricominciare qualcosa.

D. – Dal punto di vista del rapporto con governo e istituzioni, ci sono stati contatti, c’è stata la necessità di chiedere aiuto, avete avuto supporti o no?

R. – Abbiamo avuto la Regione che ci ha chiamato per ben due volte, però molto è organizzato e orchestrato dal governo centrale. Quindi, anche l’assessorato che convoca, ci sentiamo, ci coinvolge, ecco.

D. – A oggi quante persone o quante realtà monitorate nelle Marche?

R. – Oggi in quella zona, tra cooperative sociali e cooperative agricole sono una quindicina, quindi non sono tante, ma sono 15 che teniamo sotto controllo.

D. – Il suo augurio e le sue idee per i prossimi mesi, a livello di urgenze, quali sono?

R. – La prima cosa che dico è che bisogna portare serenità. Poi incominciare a organizzare le prime attività; portarli nella tranquillità vuol dire anche dar loro un sostegno non solo economico e anche morale, ma soprattutto dar loro una casa. Questa è la cosa fondamentale.

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Morta Tina Anselmi, prima donna ministro in Italia

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È morta nella notte, nella sua casa di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, Tina Anselmi, la prima donna a ricoprire la carica di ministro della Repubblica. Aveva 89 anni. I funerali si svolgeranno nel Duomo della cittadina venerdì 4 novembre.

Fu ministro del Lavoro e della Previdenza sociale nel governo Andreotti dal 1976; in seguito ebbe l’incarico di ministro della Sanità e legò il suo nome alla creazione del Sistema sanitario nazionale. Per diversi anni parlamentare della Democrazia cristiana, fu anche presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2.

“Con Tina Anselmi scompare una figura esemplare della storia repubblicana – ha scritto in una nota il presidente del Consiglio, Matteo Renzi – un esempio per chiunque creda alla politica come passione per la libertà”.

Sulla scomparsa della Anselmi è intervenuta anche il presidente della Camera, laura Boldrini: "Partigiana, prima donna ministra, inflessibile avversaria dei poteri occulti. Con Tina Anselmi se ne va una madre della democrazia italiana", ha detto. (R.B.)

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Convegno esorcisti, p. Bamonte: giovani siano attenti a occultismo

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Si è concluso a Roma il Convegno biennale dell’Associazione Internazionale Esorcisti. L’evento ha riunito esorcisti di varie nazionalità dal 24 al 29 ottobre per un tempo di approfondimento, riflessione e condivisione sul ministero di misericordia che svolgono nella Chiesa. Ieri l’Associazione ha pubblicato un comunicato. Su questo Convegno ascoltiamo padre Francesco Bamonte, dei Servi del Cuore Immacolato di Maria e presidente dell’Associazione Internazionale Esorcisti: 

R. - A poco più di un mese dal termine della vita terrena di don Gabriele Amorth, i numerosi sacerdoti esorcisti impegnati in diversi Paesi del mondo che si sono trovati a Roma per il loro convegno biennale, hanno innanzitutto espresso l’immensa gratitudine per l’opera da lui compiuta riproponendo e valorizzando il servizio di misericordia del ministero degli esorcismi nella Chiesa. Poi, in un clima di comunione fraterna, dopo aver implorato la misericordia di Dio, invocato lo Spirito Santo sui lavori del Convegno e consegnato e affidato alla Vergine Maria l’Associazione Internazionale Esorcisti, hanno approfondito la formazione personale, riflettendo insieme sul ministero loro conferito, condividendo le proprie esperienze, vivendo momenti di preghiera in comune e ascoltando i relatori invitati a esporre i temi loro assegnati.

D. - Durante il Convegno è stato denunciato un aumento delle pratiche occulte da parte di adolescenti e giovani, anche via internet. Con quali conseguenze?

R. - Alcuni relatori hanno esaminato la problematica pastorale conseguente al notevole incremento e del pullulare delle pratiche occulte, che catturano e coinvolgono particolarmente l’attenzione degli adolescenti e dei giovani. Oggi infatti l’occultismo e la medianità sono proposti alle nuove generazioni mediante figurine, fumetti, cartoni animati, videogiochi, romanzi, film, telefilm, uno specifico genere musicale. Lievitano inoltre i manuali di magia reperibili facilmente, in cui l’occultismo è spiegato dettagliatamente ai ragazzi. Tramite internet, inoltre, oggi è possibile essere iniziati alle varie forme di occultismo. La conseguenza di tutto ciò è che un numero crescente di essi, non si fermano alla sola conoscenza dell’occultismo: vogliono sperimentarlo e cominciano, così, ad assumere comportamenti pericolosissimi. L’occultismo promette il contatto con mondi paralleli, con le anime dei trapassati, con spiriti ritenuti di volta in volta buoni o cattivi, con fantomatiche energie che si ritiene conferiscano potere per dominare gli altri, e infine con Satana stesso ricercato e adorato come se fosse Dio. Tutte promesse ingannevoli che espongono a gravi pericoli morali, psicologici e spirituali. I danni che l’occultismo può produrre infatti vanno da disturbi psicologici o psichici, che richiedono l’intervento dello psicologo o dello psichiatra sino talvolta ad azioni straordinarie del demonio, che richiedono l’intervento del sacerdote esorcista.

D. - Come tenere lontano il diavolo dalla nostra vita?

Il demonio - come ci ricorda la Sacra Scrittura - tenta di allontanarci da Dio, però abbiamo sempre la possibilità di respingerlo efficacemente, aprendoci all’amorevole presenza di Cristo e della Madre sua, la Vergine Maria ed entrando in una comunione sempre più stretta con loro attraverso la lettura e la meditazione quotidiana dei Vangeli; la vita di preghiera; la frequenza dei Sacramenti, in particolare il Sacramento della Confessione fatta bene e periodicamente e il Sacramento del Corpo e Sangue di Cristo, l’Eucaristia; la partecipazione alla Santa Messa; l’esercizio della virtù dell’umiltà; la fede; la pratica concreta della carità, nelle opere di misericordia corporali e spirituali; il perdono a chi ci ha offeso; l’uso corretto dei Sacramentali della Chiesa, quali l’acqua benedetta, medagliette, lo scapolare, le immagini sacre.

D. - Avete presentato anche delle linee guida per una corretta prassi del ministero degli esorcisti. Cosa dice?

R. - «Linee guida per una corretta prassi del ministero degli esorcisti» è un elaborato che si è reso necessario per aiutare gli esorcisti alla fedele rispondenza di tutto ciò che la Chiesa stabilisce nel rito degli esorcismi. L’esorcismo è un’azione che si compie in nome di Cristo e della Chiesa, perché è da Cristo che deriva alla Chiesa il potere e il compito di esorcizzare, cioè di liberare una persona, un oggetto o un luogo dall’influenza del maligno e sottrarlo al suo dominio. Il sacerdote che esercita questo ministero non può dunque procedere a proprio arbitrio. Egli, infatti, opera nel quadro di una missione ufficiale: rappresenta Cristo e la Chiesa e quindi deve anche conoscere e seguire le norme che la Chiesa stabilisce nell’amministrare l’esorcismo.  Il servizio pastorale dell’esorcismo si colloca in ambito ecclesiale; e, perché l’effetto dell’esorcismo non sia compromesso da una prassi difforme da quella stabilita dalla Chiesa, l’esorcista deve attenersi fedelmente a ciò che la Chiesa ha stabilito nella realizzazione di questo specifico sacramentale.

D. - In tanti hanno festeggiato Halloween. Gli esorcisti, senza voler demonizzare tutto, mettono però in guardia da certe derive di questo appuntamento...

R. - La solennità cattolica di Tutti i Santi da alcuni decenni è particolarmente “insidiata” dalla festa Halloween, che tenta di eclissarla socialmente. Si evidenzia sempre più chiaramente che Halloween non mira a perseguire solo l’obiettivo commerciale, ma soprattutto a indurre l’opinione pubblica, in particolare i bambini, gli adolescenti e i giovani, a familiarizzare con mentalità occulte e magiche, estranee e ostili alla fede e alla cultura cristiana. Basta considerare che dagli occultisti e dai cultori del satanismo, Halloween è considerato il giorno più magico dell’anno, e più si avvicina, più, di notte in notte, si moltiplicano le iniziazioni magico-esoteriche, l’avvio allo spiritismo e alla stregoneria e i rituali come le messe nere. In alternativa a tale avvenimento, nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre, aumentano le iniziative dei parroci che organizzano veglie di preghiera nelle chiese, processioni dei santi o rappresentazioni teatrali della vita dei santi e varie altre proposte orientate alla sensibilizzazione cristiana della celebrazione della festa di Tutti i Santi.

D. - Gli esorcisti non hanno mai paura del diavolo?

R. - Il nostro è un ministero che si compie con l’autorità di Cristo e con il mandato della Chiesa, per cui mentre svolgiamo questo ministero noi confidiamo sempre nella protezione di Dio, nella materna presenza della Beata Vergine Maria e nell’intercessione di tutti i Santi. Non bisogna aver paura delle manifestazioni straordinarie del demonio, ma piuttosto temere di acconsentire alle sue proposte che se accolte possono renderci suoi schiavi e allontanarci e separarci da Dio.

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Solennità di tutti i Santi, tanti pellegrini in Piazza San Pietro

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La Solennità di Tutti i Santi è da sempre una ricorrenza molto sentita tra i fedeli. E in tanti oggi erano presenti questa mattina anche in Piazza San Pietro e dintorni. Marina Tomarro ha chiesto ad alcuni cosa sia per loro la santità: 

R. – Io sono un salesiano: per noi la santità consiste nello stare molto allegri e nel far bene le piccole cose di ogni giorno. Ed è quello che cerco di insegnare ai miei ragazzi qui con me.

R. – La santità oggi è vivere la carità, come dice oggi il nostro Papa Francesco: la carità verso gli altri; la preghiera a Dio, ma per andare verso gli altri. Sempre verso gli altri.

R. – La santità è in ognuno di noi. Questo vuol dire che ognuno di noi ha la potenzialità per poter far fuoriuscire la propria santità e quindi mostrarla agli altri. Noi veniamo da un momento difficile, siamo delle Marche: la nostra santità è quella anche di saper dimostrare la solidarietà, l’essere vicini alle persone.

D. – Il Papa dice che i santi hanno trovato la felicità autentica attraverso Dio. Ma oggi come si trova questa felicità autentica, secondo lei?

R. – Basta guardarsi negli occhi e volersi bene e allora si cerca di fare tutto il bene che si può per l’altro: da lì parte qualunque cosa. Partendo dalle piccole cose quotidiane, da lì si costruisce tanta pace e tanta fraternità.

R. – Cercando e vivendo la Parola di Gesù Cristo; quello che lui ci chiede. Ecco, questa è la felicità vera.

D. – Oggi è il Vangelo delle Beatitudini. Ma quali sono – secondo lei – le Beatitudini attuali, quelle di oggi?

R. – La solidarietà, la carità soprattutto, l’accoglienza ispirata dalla Beatitudine di Gesù nel Vangelo.

D. – Come si vive la santità nel quotidiano?

R. – Pregando, insegnando ai bambini a pregare, cercando di dare il buon esempio: nel nostro piccolo…

D. – Come ti chiami?

R. – Sara…

D. – Sara, cosa vuol dire per te, che sei così giovane, essere santo?

R. – Secondo me significa rispettare il prossimo, rispettare i nostri genitori; essere educati con gli altri e aiutare i nostri compagni, rassicurandoli se stanno male, abbracciandoli e aiutandoli in qualche modo.

D. – C’è un santo che preghi, a cui vuoi più bene?

R. – La Madonna, che è la nostra Mamma. Ci affidiamo a Lei.

R. – La mia vita, sin dall’adolescenza fino alla maturità, è stata accompagnata da Giovanni Paolo II…

R. – Don Bosco e Maria Ausiliatrice.

R. – Sant’Antonio da Padova.

R. – Oggi è anche il giorno del mio compleanno… Praticamente io mi affido a tutti santi, però il primo nome che mi viene è sempre quello della Madre, di Maria.

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 306

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