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Sommario del 21/11/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Lettera apostolica del Papa: il centro non è la legge ma l'amore di Dio

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“Questo è il tempo della misericordia”: lo ribadisce Papa Francesco nella Lettera Apostolica “Misericordia et Misera” pubblicata oggi a conclusione del Giubileo. Quattro le principali novità: tutti i sacerdoti avranno d’ora in poi la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto, i Missionari della Misericordia proseguiranno il loro ministero,  i fedeli che frequentano la Fraternita San Pio X potranno continuare a ricevere validamente l’assoluzione sacramentale e, infine, l’istituzione della Giornata mondiale dei poveri. Il servizio di Sergio Centofanti

L’incontro tra la misera e la misericordia                                                 
Papa Francesco sceglie come icona del Giubileo appena concluso l’incontro tra Gesù e l’adultera: “Non s’incontrano il peccato e il giudizio in astratto, ma una peccatrice e il Salvatore”, “la misera e la misericordia” come dice S. Agostino.

Gesù riporta l’amore al centro della Legge mosaica
Scribi e farisei fanno una domanda capziosa a Gesù citando Mosè, che nella Legge comanda di lapidare donne come questa. Ma Gesù - afferma il Papa - riporta “la legge mosaica al suo genuino intento originario. Al centro non c’è la legge e la giustizia legale, ma l’amore di Dio, che sa leggere nel cuore di ogni persona, per comprenderne il desiderio più nascosto, e che deve avere il primato su tutto”. Così “Gesù ha guardato negli occhi quella donna e ha letto nel suo cuore: vi ha trovato il desiderio di essere capita, perdonata e liberata”.  E “una volta che si è rivestiti della misericordia, anche se permane la condizione di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guardare oltre e vivere diversamente”.

Valore propedeutico della legge
“Non c’è legge né precetto - spiega il Papa - che possa impedire a Dio di riabbracciare il figlio che torna da Lui riconoscendo di avere sbagliato, ma deciso a ricominciare da capo. Fermarsi soltanto alla legge equivale a vanificare la fede e la misericordia divina. C’è un valore propedeutico nella legge  (cfr Gal 3,24) che ha come fine la carità (cfr 1 Tm 1,5). Tuttavia, il cristiano è chiamato a vivere la novità del Vangelo, «la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù» (Rm 8,2). Anche nei casi più complessi, dove si è tentati di far prevalere una giustizia che deriva solo dalle norme, si deve credere nella forza che scaturisce dalla grazia divina”.

Nessuno può porre condizioni alla misericordia di Dio
“Nessuno di noi – scrive Francesco - può porre condizioni alla misericordia; essa rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato. Non possiamo, pertanto, correre il rischio di opporci alla piena libertà dell’amore con cui Dio entra nella vita di ogni persona. La misericordia è questa azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita”. “In una cultura spesso dominata dalla tecnica” – osserva il Papa – in cui “sembrano moltiplicarsi le forme di tristezza”, solitudine e anche disperazione, “c’è bisogno di testimoni di speranza e di gioia vera, per scacciare le chimere che promettono una facile felicità con paradisi artificiali”. 

Misericordia riversata sul mondo intero
“Abbiamo celebrato un Anno intenso – rileva il Pontefice - durante il quale ci è stata donata con abbondanza la grazia della misericordia. Come un vento impetuoso e salutare, la bontà e la misericordia del Signore si sono riversate sul mondo intero”. Adesso occorre proseguire su questa strada, docili allo Spirito, che “indica sempre nuovi sentieri da percorrere per portare a tutti il Vangelo che salva”. Il Papa ricorda la centralità della misericordia nella celebrazione eucaristica e nella Parola di Dio – invita a dedicare una domenica dell’Anno liturgico all’approfondimento della Sacra Scrittura – esortando a evidenziarne la forza in omelie ben preparate.

Confessori: accoglienti, chiari, generosi nel perdono
Soprattutto parla del Sacramento della Riconciliazione, che “ha bisogno di ritrovare il suo posto centrale nella vita cristiana”: “E’ questo il momento in cui sentiamo l’abbraccio del Padre che viene incontro per restituirci la grazia di essere di nuovo suoi figli”. Ai sacerdoti chiede “di essere accoglienti con tutti; testimoni della tenerezza paterna nonostante la gravità del peccato; solleciti nell’aiutare a riflettere sul male commesso; chiari nel presentare i principi morali; disponibili ad accompagnare i fedeli nel percorso penitenziale, mantenendo il loro passo con pazienza; lungimiranti nel discernimento di ogni singolo caso; generosi nel dispensare il perdono di Dio. Come Gesù davanti alla donna adultera scelse di rimanere in silenzio per salvarla dalla condanna a morte, così anche il sacerdote nel confessionale sia magnanimo di cuore, sapendo che ogni penitente lo richiama alla sua stessa condizione personale: peccatore, ma ministro di misericordia”. Quindi, caldeggia la celebrazione dell’iniziativa 24 ore per il Signore “che rimane un richiamo pastorale forte per vivere intensamente il Sacramento della Confessione”.

Missionari della Misericordia proseguono il loro servizio
Sottolinea l’esperienza di grazia che la Chiesa ha vissuto nell’Anno giubilare con il servizio dei Missionari della Misericordia, annunciando che questo ministero straordinario continuerà anche oltre l’Anno Santo, “come segno concreto che la grazia del Giubileo continua ad essere, nelle varie parti del mondo, viva ed efficace”. Sarà cura del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione trovare le forme più coerenti per l’esercizio di questo prezioso ministero.

Tutti i sacerdoti potranno assolvere il peccato di aborto
Poi, “perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio”,  concede “d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare - precisa - viene ora esteso nel tempo”. Il Papa ribadisce con tutte le sue forze “che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia”, afferma “che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre”.

Fraternità San Pio X: confessione valida
Inoltre, prolunga oltre il Giubileo anche la possibilità “per i fedeli che per diversi motivi frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X di ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale dei loro peccati”. Questo, “confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare, con l’aiuto di Dio, la piena comunione nella Chiesa Cattolica”.

Famiglie in difficoltà
Il Papa rivolge quindi il suo pensiero alle famiglie, invitando a “guardare a tutte le difficoltà umane con l’atteggiamento dell’amore di Dio, che non si stanca di accogliere e di accompagnare". Ai sacerdoti è chiesto “un discernimento spirituale attento, profondo e lungimirante perché chiunque, nessuno escluso, qualunque situazione viva, possa sentirsi concretamente accolto da Dio, partecipare attivamente alla vita della comunità ed essere inserito” nel Popolo di Dio.

Giornata mondiale dei poveri
“Termina il Giubileo - scrive il Papa - e si chiude la Porta Santa. Ma la porta della misericordia del nostro cuore rimane sempre spalancata. Abbiamo imparato che Dio si china su di noi (cfr Os 11,4) perché anche noi possiamo imitarlo nel chinarci sui fratelli”, in particolare i poveri e i sofferenti. “Non possiamo dimenticarci dei poveri” – afferma – e per questo istituisce per tutta la Chiesa la Giornata mondiale dei poveri nella XXXIII Domenica del Tempo Ordinario. “Fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa (cfr Lc 16,19-21) - sottolinea - non potrà esserci giustizia né pace sociale” nel mondo. 

Rivoluzione culturale attraverso la fantasia della misericordia
“È il momento - conclude il Papa - di dare spazio alla fantasia della misericordia” che, attraverso la semplicità di piccoli gesti quotidiani, “segni concreti di bontà e tenerezza rivolti ai più piccoli e indifesi, ai più soli e abbandonati”, può “dar vita a una vera rivoluzione culturale” in tutto il mondo.

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Fisichella: su aborto nessun lassismo ma misericordia

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Circa 950 milioni di fedeli nel mondo hanno attraversato la Porta Santa, contando quanti hanno compiuto questo gesto non solo a Roma, ma anche nelle singole Diocesi o nei santuari del mondo. La stima è stata data da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontifico Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, referente per l’organizzazione dell’Anno Santo. Nella conferenza stampa per la presentazione di Misericordia et misera, in Sala Stampa vaticana, mons. Fisichella si è soffermato sui temi forti della Lettera Apostolica di Francesco e del Giubileo appena concluso. I particolari nel servizio di Debora Donnini

“La somma di questi dati porta a un risultato complessivo di oltre 900-950 milioni di fedeli che in tutto il mondo hanno attraversato la Porta Santa”.

Mons. Rino Fischella dà una stima del numero di pellegrini che hanno varcato le Porte della Misericordia. Per la prima volta nella storia dei Giubilei infatti non solo a Roma ma in tutto il mondo si sono aperte le Porte per l’Anno Santo, nelle diocesi e nei santuari. E si calcola che la percentuale di fedeli che ha attraversato la Porta Santa abbia superato l’80 per cento dei cattolici totali. In particolare a Roma, dove i dati sono sicuri, oltre 21 milioni di pellegrini hanno partecipato al Giubileo, provenienti da 156 Paesi. Mons. Fisichella ringrazia il ministro dell’Interno e la Regione e si sofferma sulla “collaborazione vincente” con la Segreteria tecnica presieduta dal prefetto della capitale. Un Giubileo che era partito sotto l’attacco di una inaudita violenza in Europa, è stato invece vissuto con tranquillità. Chi ha pensato che fosse in prima istanza una “fonte di guadagno”, ha "equivocato il suo significato più profondo”, sottolinea.

I sacerdoti potranno assolvere il peccato di aborto, nessun lassismo
Tra i temi su cui i giornalisti si sono soffermati con le domande, il fatto che Francesco abbia concesso, anche dopo il Giubileo, con la Misericordia et misera, a tutti i sacerdoti “la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato d’aborto”, che finora era riservata ai vescovi e ai presbiteri da loro indicati. Mons. Fisichella ribadisce che non si tratta di lassismo:

“Il Santo Padre ribadisce con grande chiarezza, a scanso di equivoci di chi volesse soltanto leggere solo questa prima parte: ‘Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un peccato grave, perché pone fine ad una vita innocente. Con altrettanta forza posso e devo, tuttavia, affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con Dio’. Quindi non c’è nessuna forma di lassismo; c’è invece una forma con la quale si prende consapevolezza della gravità del peccato ma si è pentiti e quindi ci si vuole riconciliare con il Signore”.

Rispondendo ad un’altra domanda su un eventuale cambio del diritto canonico in questo senso, ha detto che pensa che si aggiornerà.

Le forti esperienze dei Missionari della Misericordia
Ripreso anche il tema dei Missionari della Misericordia, che con la Lettera Apostolica firmata dal Papa, vengono confermati nel loro servizio fino a nuova disposizione. Mons. Fisichella riporta la bellezza di questa esperienza:

“In alcune zone le confessioni sono aumentate del 30 per cento. Ci sono state lunghe code, lunghe file anche qui, nelle Basiliche papali. I Missionari della Misericordia – e vorrei che non fosse dimenticato – erano, rimangono poco più di mille sacerdoti sparsi per tutto il mondo che hanno le stesse facoltà concesse loro dal Santo Padre e sono le sue proprie facoltà, cioè per i peccati che sono di stretta competenza della Sede Apostolica”.

La Fraternità San Pio X
Un'altra questione affrontata in conferenza stampa è che prosegue, anche dopo il Giubileo fino a nuova disposizione, che quanti frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X possono ricevere validamente l’assoluzione sacramentale. Ancora mons. Fisichella:

“Il Papa non fa che ribadire quanto aveva già scritto nella lettera a indirizzata a me per lo svolgimento del Giubileo. Qui ovviamente usa un’espressione che è particolarmente significativa. Il Papa dice esplicitamente: ‘Stabilisco per mia propria decisione di estendere questa facoltà oltre il periodo giubilare fino a nuove disposizioni in proposito’. Quindi  credo che il punto in questione sia quello; sia ancora una volta la mano tesa”.

I momenti toccanti del Giubileo e le altre novità della Misericordia et misera
E poi ancora mons. Fisichella si sofferma sulla Giornata mondiale dei poveri proposta dalla Lettera Apostolica e sulla domenica dedicata interamente alla Parola di Dio. Il presule racconta anche momenti toccanti dei Venerdì della Misericordia, che il Papa ha voluto vivere come visite private, come quello con le donne sottratte alla schiavitù della prostituzione e quello al reparto di neonatologia. E poi menziona i 4 mila volontari del Giubileo: il più grande di 84 anni, il più giovane di 18.

Far crescere la “cultura della misericordia”
Quindi il presule va al cuore della nuova Lettera apostolica: far crescere una cultura della misericordia che vede la sofferenza degli altri:

“Papa Francesco in questa sua Lettera non fa altro che approfondire il tema a lui caro della misericordia come dimensione essenziale della fede e della testimonianza cristiana. La provocazione a rileggere le tradizionali opere di misericordia corporale e spirituale alla luce delle nuove povertà del mondo odierno, sono un invito concreto perché le comunità cristiane e ogni credente dia spazio alla fantasia della misericordia, per far crescere una ‘cultura della misericordia’ basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli”.

Con il Giubileo il desiderio del Papa è stato dunque quello di far compiere ai fedeli l’esperienza della misericordia per diventare, a loro volta, strumenti di misericordia.

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Papa Francesco a TV2000: una benedizione l'Anno Santo

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Un’intervista di 40 minuti in occasione della chiusura dell’Anno Santo: è quella rilasciata da Papa Francesco a Tv2000 e InBlu Radio. Tredici domande che spaziano dal bilancio del Giubileo al rapporto tra misericordia e giustizia, dagli incontri con ex prostitute, malati terminali e carcerati nei “Venerdì della misericordia “ al traffico di armi, fino alle domande più personali. Sentiamo un estratto delle risposte del Papa nel servizio di Adriana Masotti:  

Nel giorno in cui si chiude il Giubileo straordinario della Misericordia quali sono le impressioni del Papa? E’ contento di come è stato vissuto questo Anno Santo? Non poteva che partire da qui l’intervista di Tv2000. E dalla risposta si capisce subito che a Francesco non interessa fare bilanci: sottolinea che il Giubileo è stato vissuto in tutto il mondo e non solo a Roma e questo ha fatto bene perché era tutta la Chiesa a vivere come una sorta di “atmosfera” di Giubileo. E’ stata una benedizione del Signore, non un punto finale, ma un passo avanti in un processo:

"E’ in una linea ecclesiale dove la Misericordia viene non dico scoperta, perché sempre c’era, ma viene proclamata fortemente, no? E' come un bisogno,  un bisogno che credo che a questo mondo, che ha la malattia dello scarto, la malattia di chiudere il cuore, dell’egoismo, fa bene. Perché ha aperto il cuore e tanta gente si è incontrata con Gesù …".

L'incontro con le vittime dello sfruttamento
Una volta al mese, di venerdì, il Papa è uscito dal Vaticano per compiere un’opera di misericordia andando a visitare un luogo di sofferenza e di accoglienza. Quale l’incontro che gli è rimasto di più nel cuore? Due in particolare, risponde il Papa: quello con un gruppo di ragazze che si sono liberate dallo sfruttamento della prostituzione. Una di loro gli ha raccontato la sua storia:

"Mi diceva: 'Padre, io ho partorito d’inverno sulla strada. Da sola. La mia bambina è morta'. La facevano lavorare fino a quel giorno, perché se non portava agli sfruttatori tanto, era bastonata, anche torturata. A un’altra avevano tagliato l’orecchio … E ho pensato non solo agli sfruttatori, ma a quelli che pagavano le ragazze: ma non sanno loro che con quei soldi, per togliersi una soddisfazione sessuale, aiutavano gli sfruttatori?".

Aborto, peccato gravissimo
Il Papa ricorda poi la visita a due ospedali romani dove ha fatto esperienza dei punti estremi della vita, l’inizio e la fine, e parla del pianto di una madre davanti ai suoi due gemellini perché il terzo era morto:

“E ho pensato all’abitudine di mandare via i bambini prima della nascita, questo crimine orrendo: li mandano via perché è meglio così, perché sei più comodo,  è un peccato gravissimo, è una responsabilità grande”.

Il diavolo entra per le tasche
Una Chiesa povera per i poveri, è davvero possibile? “Il nemico più grande di Dio è il denaro, risponde il Papa, nessuno può servire due padroni, Dio e il denaro, e la Chiesa come istituzione la facciamo noi, ognuno di noi:

“Il diavolo sempre entra per le tasche, sempre. E’ la sua porta d’entrata. Si deve lottare per fare una Chiesa povera per i poveri, secondo il Vangelo, no? Si deve lottare. E quando io vedo Matteo 25, che è il protocollo sul quale noi saremo giudicati, capisco più cosa significa una Chiesa povera per i poveri: le opere di misericordia. E’ possibile, ma sempre si deve lottare perché la tentazione della ricchezza è molto grande”.

Le tentazioni di un Papa
E a proposito di tentazioni, quali sono le tentazioni di un Papa, che si è definito un peccatore a cui il Signore ha guardato?

“Sono le tentazioni di qualsiasi persona, di qualsiasi uomo, secondo le debolezze di personalità, che il diavolo sempre usa per entrare, che sono l’impazienza, l’egoismo, poi un po’ di pigrizia, ma entrano tutte, tutte … E le tentazioni ci accompagneranno fino all’ultimo momento, no?".

Se una pena non ha speranza, non è cristiana né umana
Il Signore continua a guardarmi con misericordia e a salvarmi, conclude il Papa per poi passare ad una questione a cui tiene molto, quella dei carcerati. “Perché loro e non io?” pensa spesso quando visita un carcere, Francesco. Come mai?

"Tanti inizi di cose brutte io ho avuto nella mia vita che se il Signore mi avesse tolto la mano di dosso … questo è 'perché loro e non io?'. E poi, c’è un pensiero tra noi, che è un pensiero diffuso: ma, è in carcere perché ha fatto qualcosa di brutto: che la paghi. Il carcere come punizione. E questo non è buono. Il carcere – possiamo dire tra virgolette, per fare un esempio – è come un purgatorio, pensiamo, cioè per prepararsi al reinserimento. Non c’è una vera pena senza speranza. Se una pena non ha speranza, non è una pena cristiana, non è umana. Per questo, la pena di morte non va”.

L'allergia agli adulatori
Poi ancora una domanda personale: che cosa fa più fatica il Papa a sopportare, i detrattori o gli adulatori? I secondi, risponde deciso Francesco, io ho allergia degli adulatori:

“Perché adulare un altro è usare una persona per uno scopo, nascosto o che si veda, ma per ottenere qualcosa per se stesso”.

La giustizia è misericordiosa e la misericordia è giusta
Ritorna poi il tema della misericordia e della giustizia: che cosa risponde Francesco a chi pensa che la misericordia allarghi le maglie della giustizia e quindi sia ingiusta? A chi pensa che la misericordia non possa essere la risposta – per esempio – a chi ci perseguita? C’è il problema della rigidità morale dietro a questo, risponde il Papa, quella rigidità che non è di Gesù che chiama “ipocriti” i dottori del Tempio:

“In Dio – e anche i cristiani, perché è in Dio – la giustizia è misericordiosa e la misericordia è giusta. Non si possono separare: è una cosa sola. (….) Quando Gesù perdona Zaccheo e va a pranzo con i peccatori, perdona la Maddalena, perdona l’adultera, perdona la Samaritana, cosa è, un manica-larga? No. Fa la giustizia di Dio, che è misericordiosa”.

La cardiosclerosi
Una delle malattie più gravi di questo mondo, di questa epoca è  la cardiosclerosi, prosegue il Papa, l’incapacità cioè di sentire tenerezza, di avvicinarsi, avere il cuore duro … “Io devo andare su quello scopo e non mi interessa l’altro: io ci vado”. E porta l’esempio dei trafficanti d’armi che per il guadagno non si fanno scrupoli:

“Quando parliamo di Cristo, non dimentichiamo la carne di Cristo. E questo mondo ha bisogno di questa tenerezza che dice alla carne di accarezzare la carne sofferente di Cristo, non di fare più sofferenze! Credo che gli Stati che sono in guerra devono pensare bene che una vita vale tanto, Una vita vale più di un territorio!”.

Dormo come un legno
L’ultima domanda: "Santità tra un mese compirà 80 anni, le sue giornate sono strapiene di impegni, come fa?". La prima reazione è una risata: io 80 anni? e poi:

“Non so come faccio, ma … io prego: quello mi aiuta tanto. Prego. La preghiera è un aiuto per me, è stare con il Signore. Celebro la Messa, prego il Breviario, parlo con il Signore, prego il Rosario … Poi, dormo bene: è una grazia del Signore, questa. Dormo come un legno...  e faccio quello che posso e non di più... E' una grazia del Signore”.

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Nomine pontificie

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Per le odierne nomine pontificie consultare il Bollettino della Sala Stampa vaticana.

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Card. Parolin: salvare i pescatori da tratta e sfruttamento

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Nella Giornata mondiale della Pesca, si è svolta stamane a Roma presso la Fao una Conferenza, organizzata insieme alla Santa Sede. A presenziare l’incontro il direttore generale della Fao, José Graziano Da Silva e il cardinale, segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin. Presente anche il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti e gli itineranti che ha dato voce al Messaggio per la Giornata, dedicata quest’anno a “Le violazioni dei diritti umani dei pescatori e la pesca illegale”. Il servizio di Roberta Gisotti:

“Today, we convey, with the Holy See…”
Condividiamo oggi con la Santa sede l’urgenza - ha premesso il direttore generale delle Fao - di mettere fine alla violazione dei diritti umani nel settore della pesca, che offre sostentamento ad 1 persona su 10 del pianeta.

“We should recall…”
Ha ricordato poi Da Silva che l’industria ittica frutta 135 miliardi di dollari l’anno di ricavi nelle espertazioni e che i Paesi in via di sviluppo hanno incrementato la loro quota in 40 anni dal 37% al 60% per cento sul volume totale del commercio internazionale di pesce.

"Saddly, the same industry that offer..."
Ma pure negli ultimi anni – ha denunciato Da Silva - sono cresciuti gli abusi nel settore, diritti negati ai pescatori, lavoro minorile e forzato in massima parte di migranti, oggetto di traffico di esseri umani, fino a forme di vera schiavitù a bordo delle navi e imbarcazioni.

Dobbiamo dunque proteggere la nostra Casa comune, è intervenuto il cardinale Parolin, da un prelievo incontrollato delle risorse ittiche e da modalità dannose di pesca selettiva ma soprattutto dobbiamo “salvare i pescatori vittime di tratta, traffico e trattamento degradante”.

“The current standard of international law oblige us …”
Dobbiamo allora andare al di là – ha detto segretario di Stato vaticano – delle ragioni per cui le persone si rivolgono a contrabbandieri e trafficanti. Abbiamo non solo l’obbligo morale di dare altre opportunità alle persone, ma anche un obbligo di fornire loro un’altra possibilità. 

Bisogna ascoltare – aggiunto il cardinale Vegliò – chi ogni giorno rischia la vita in mare, perché il loro grido disperato non si perda nel fragore delle onde.

Da qui l’appello di tutti i relatori a ratificare e poi applicare gli accordi contro la pesca illegale e lo sfruttamento dei lavoratori del mare. A partire dal Codice di condotta della Fao per la pesca responsabile, adottato 20 anni fa, alla Convenzione sul lavoro della pesca del 2007, all’Accordo sulle misure dello stato di approdo del 2009, alle Linee guida volontarie per la protezione della piccola pesca sostenibile del 2014, alla Convezione di Palermo sulla criminalità organizzata transnazionale del 2000.

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Giornata Pro Orantibus: la preghiera sostiene il mondo

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In coincidenza con la memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, la Chiesa celebra oggi la Giornata Pro Orantibus: un’occasione per sostenere quanti hanno abbracciato la vita contemplativa e hanno fatto della preghiera la propria missione. Per parlare del significato di questa giornata, Roberta Barbi ha sentito suor Nella Letizia, Madre Superiora del Convento delle Clarisse di Rimini: 

R. – La Chiesa ha indetto questa Giornata associandola alla memoria della Presentazione di Maria al Tempio. Mi sembra bello che tutta la Chiesa preghi almeno un giorno all’anno per coloro che si dedicano alla preghiera; credo che lo faccia anche per più di un giorno all’anno, però è un ricordo per dire che anche coloro che vivono una vita dedicata alla preghiera hanno bisogno del sostegno della preghiera di tutti. Questa Giornata è un dono grande.

D. - Come si arriva nel mondo di oggi a fare una scelta definitiva come quella di abbracciare la clausura?

R. - Semplicemente per una vocazione che arriva dal Signore. Noi siamo figlie di Santa Chiara e Santa Chiara diceva questo a coloro che per divina vocazione sono chiamate a questa forma di vita. Il Signore non si è stancato di chiamare perché, nonostante questa società possa sembrare lontana dai canoni della vita cristiana, noi abbiamo appena avuto un altro ingresso; avremo una professione solenne a gennaio… Ci sono giovani che scelgono di seguire il Signore, forse è l’orecchio dei giovani che si è fatto un po’ duro perché impegnato ad ascoltare tante cose, tanti messaggi che ci arrivano anche dai nuovi media. Noi siamo il lievito che fa fermentare la pace; siamo un pugnetto di lievito. Il Signore sa fermentare dalla nostra piccolezza, dalla nostra pochezza, quanto è necessario per il bene di tanti fratelli e sorelle.

D. - Nella Costituzione Apostolica “Vultum Dei quaerere” sulla vita monastica femminile, Papa Francesco afferma che per i contemplativi l’offerta di tutta la propria vita è la risposta in cui Dio ci ama. Ce lo può spiegare?

R. - L’esperienza dell’amore di Dio è grande – dice San Bernardo - la misura dell’amore è amare senza misura: questa è la misura dell’amore di Dio. L’uomo può rispondere certamente con la sua fragilità, ma quando si fa l’esperienza dell’amore di Dio, non si può che offrire tutto se stessi perché la risposta a un amore totale come quello di Dio è offrire la propria vita perché sai che la metti nelle mani di una persona che ti ama infinitamente. Dio è amore; Dio è un padre; vale la pena vivere per Lui, fidarsi di Lui, camminare con Lui.

D. - L’epoca digitale che viviamo, per un contemplativo è un vantaggio?

R. - Sono una francescana e San Francesco ci diceva che da ogni cosa si poteva fare una scala per giungere al trono di Dio. Quindi io credo che lo possa essere, ovviamente con il sale della sapienza, perché come tutte le cose hanno un aspetto positivo e un aspetto non positivo. Noi come comunità già da tanti anni utilizziamo internet – abbiamo un sito del monastero - e vediamo tutta la bellezza del fatto di metterci in comunicazione con tante persone che trovano nella nostra presenza su internet un sostegno, un conforto. Sicuramente c’è del buono e noi cerchiamo di perseguirlo perché ciò che viene dall’uomo, che è creatura di Dio, sicuramente ha anche del buono.

D. – Come si svolge la vostra giornata tipo?

R. – Intanto una giornata tipo non esiste, perché c’è uno scheletro imprescindibile: la preghiera. Preghiamo circa per sette ore al giorno che si dipanano dalla mattina presto fino alle nove e mezzo di sera. Intorno a questi momenti c’è il lavoro, la vita fraterna, che per noi Clarisse è molto importante, quindi la condivisione fraterna non solo del lavoro ma anche di momenti di fraternità, di scambio tra le sorelle. È una giornata intensa; a volte sentiamo le persone dire: “Ma cosa fanno le claustrali tutto il giorno?”. Io dico sempre che non si annoiano, perché hanno una vita intensa tutta centrata sul cardine della preghiera che dà senso a  tutto il resto delle attività.

D. - Invece come vivete questo giorno di festa?

R. - Con tanta gratitudine, come dicevo, perché riceviamo tante telefonate, email, messaggi che ci dicono questo: “Oggi, in modo particolare siete nella nostra preghiera”. Ci sentiamo tanto più vicino al Signore proprio grazie al ricordo di questi fratelli e sorelle che hanno pensato a noi in questo giorno. Per il resto è una giornata di normale lavoro; questa sera festeggeremo con i nostri fratelli francescani; avremo una celebrazione più gioiosa perché condivisa con i fratelli nella semplicità francescana più assoluta.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo “Nelle mani della Chiesa”.

Un articolo di Lucetta Scaraffia dal titolo “La responsabilità del silenzio”: di fronte agli abusi su minori commessi da ecclesiastici.

Bombe su una scuola a Damasco

Merkel si ricandida.

21 novembre, giornata Pro orantibus: i contributi di José Rodriguez Carballo, elena Francesca Beccaria e di Michael Davide Semeraro.

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Oggi in Primo Piano



Aleppo: 250mila civili senza assistenza sanitaria e sotto le bombe

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In Siria, violenti combattimenti sono in corso da questa mattina tra i ribelli e l’esercito governativo che sta cercano di sfondare le linee per entrare ad Aleppo est. L’offensiva per la riconquista totale della città ha portato alla distruzione di tutte le strutture sanitarie nelle aree controllate dagli insorti, e oggi l'Organizzazione Mondiale della Sanità torna a lanciare un appello a rispettare la sicurezza degli ospedali. Il servizio di Marco Guerra: 

Le truppe di Damasco hanno preso il controllo del cimitero islamico nel quartiere di Al Sheikh Nayar, e del quartiere di Masaken Hanano. Scontri si segnalano invece nel quartiere Al Sheikh Said, dove l'esercito si sta scontrando con i combattenti del Fronte Al-Nusra. L'Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce di un Aleppo est assediata mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità chiede di nuovo di rispettare la neutralità e la sicurezza delle strutture sanitarie, dopo che i bombardamenti dei giorni scorsi hanno lasciato attive solo piccole cliniche in cui non si possono eseguire interventi chirurgici. Secondo L’Oms, “più di 250 mila abitanti di Aleppo Est, fra uomini, donne e bambini, in questo momento non hanno accesso a cure ospedaliere”. E i bomardamenti sono proseguiti per tutto il fine settimana: morte almeno 60 persone, tra cui una quindicina di bambini. "Entro Natale fuggiranno in 200mila e sarà una nuova catastrofe umanitaria", avverte l’Onu. Sul fronte diplomato è ancora stallo con Obama che mostra pessimismo per le prospettive a breve termine. Nulla di fatto nell’incontro di ieri tra l'inviato dell'Onu in Siria, Staffan De Mistura, e il ministro degli Esteri siriano Muallem, il quale ha rifiutato di riconoscere un’amministrazione autonoma dei ribelli nei quartieri che controllano ad Aleppo. Torna a farsi sentire anche il Presidente turco Erdogan che in sede Nato ha chiesto a Stati Uniti e alleati di rivalutare la proposta di una no-fly zone sul nord della Siria. Ma per un punto sulla situazione umanitaria e dei minori ad Aleppo sentiamo il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini

R. – La situazione è molto complessa, perché l’accessibilità è complessa. E’ difficile - attraverso i nostri team mobili, attraverso i nostri operatori - riuscire ad arrivare, specialmente nei quartieri che sono sotto assedio. Per cui la parte Est che già da settimane era inaccessibile, lo è ancora di più… Ma anche in queste ore i bambini hanno purtroppo bisogno di tutto! Vivono in condizioni igienico-sanitarie molto precarie; anche la situazione alimentare è abbastanza grave e ci sono casi di malnutrizione acuta abbastanza evidenti. E questo all’interno di un quadro in cui la previsione delle Nazioni Unite sugli sfollati e cioè 200 mila entro Natale – appare ottimistica, perché è chiaro che si parla di queste cifre, ma purtroppo potrebbero essere anche maggiori ed andrebbero ad insistere in una zona, che è quella al confine con la Turchia, che naturalmente è una zona piuttosto calda. Non è facile uscire da Aleppo Est ed anche quando si esce da Aleppo Est si incontrano problematiche relative ai check-point, relative a quanto succede ai check-point: non dimentichiamo che se non ci sono delle vie di fuga stabilite, in accordo con le parti e con le Nazioni Unite, le persone rischiano di essere sottoposte a controlli molto rigidi, che hanno anche problematiche enormi. Quindi siamo preoccupati soprattutto per i diritti dei bambini e delle condizioni in cui loro si troveranno in questo ennesimo viaggio-fuga-cammino che dovranno affrontare.

D. – I bombardamenti, che insistono su diverse parti della città, continuano a mietere vittime soprattutto tra i più piccoli. E’ difficile riuscire a mettere in sicurezza le vite di questi bambini?

R. – E’ difficile se si continua a creare una situazione per la quale i corridoi umanitari sono impossibili ed è difficile perché la città è chiusa e i ribelli non lasciano né entrare né uscire, mentre dall’altra parte c’è un bombardamento a tappeto. Voglio ricordare che le strutture sanitarie, di fatto, sono state completamente bombardate e quindi c’è una situazione veramente molto grave, anche dal punto di vista sanitario. Abbiamo visto delle immagini assurde! Sono morti sette bambini soltanto l’altro ieri; ne sono morti altri la settimana scorsa proprio in seguito ai bombardamenti di queste strutture. I medici estraggono i bambini dalle incubatrici, dalle culle, dai letti e li portano fuori… Questa è una guerra che non ha pietà per nessuno, che non guarda in faccia nessuno! In Siria si bombardano - e si sono già bombardati - camion di aiuti: si sono bombardate scuole, con i bambini all’uscita dalla scuola; si bombardano – come abbiamo detto – ospedali e strutture temporanee, in cui spesso i bambini e le famiglie si rifugiano. Sull’evoluzione geopolitica mi sembra che sia tutto fermo e quindi noi facciamo un appello – lo abbiamo fatto anche nelle ore scorse – affinché si dia la possibilità ad Aleppo Est di respirare: il che vuol dire almeno di dare la possibilità di costituire corridoi umanitari per consentire almeno alle famiglie di andare via.

D. – E’ un appello rivolto sia al governo, che continua a bombardare queste zone, sia ai ribelli che – come dicevi – non consentono l’uscita dei civili da queste zone: i civili fungono da scudi umani…

R. – Diciamo che vengono utilizzati come scudi umani già dall’inizio della guerra in alcune zone e questo purtroppo fa parte delle situazioni del conflitto. Ecco perché noi facciamo il nostro appello, perché trovare un meccanismo che possa salvare le vite di queste persone, facendole uscire da questo territorio, facendole andare sempre più a nord, verso la Turchia, potrebbe essere la soluzione migliore. Ma la previsione di questo esodo da Aleppo, in realtà, era stata fatta da Staffan de Mistura, il mediatore proprio per la Siria, qualche mese fa, il quale prevedeva che proprio in questi mesi ci sarebbe stato l’ennesimo esodo della popolazione da Aleppo e si sta verificando proprio questo.

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Presidenziali Haiti: la gente spera nella ricostruzione

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Tra una settimana circa si conoscerà l’esito del primo turno del voto di ieri ad Haiti che darà al Paese più povero dell'emisfero occidentale, un Presidente e un parlamento nuovi. Alle urne si è tornati dopo due appuntamenti annullati per brogli e per la devastazione dell’uragano Matthew, il mese scorso.Oltre 1000 i morti e 1,4 milioni di aiuti necessari. Il Paese cerca con questo voto di consolidare la democrazia dopo un anno di governo tecnico e di risollevarsi da una forte crisi economica. Intanto 43 arresti e bassa affluenza alle urne, cosa lasciano presagire? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Camilla Desideri responsabile per l'America Latina della rivista di geopolitica Internazionale: 

R. – Sembra che ci sia stato qualche isolato arresto: niente a che vedere con i disordini del 2015, che portarono all’annullamento delle elezioni presidenziali. Oltretutto, questa volta sono stati dislocati sul posto migliaia di poliziotti e di funzionari della Missione delle Nazioni Unite. Bisogna poi vedere, quando saranno proclamati i risultati, se ci saranno scontri e contestazioni com’è successo esattamente un anno fa.

D. – La popolazione ha voglia di avere finalmente un governo e un Presidente più solidi, o no?

R. – Io credo di sì. Dovremo forse aspettare i dati certi sull’affluenza alle urne per vedere la solidità del Presidente che uscirà da queste elezioni. Sembra che questa sia stata bassa, soprattutto nelle zone più colpite dall’uragano; anche perché sono persone che si ritrovano senza più una casa e che sono rimaste anche senza documenti. Però credo che, dopo un anno di vuoto istituzionale e politico, con questa nuova tragedia umanitaria, con il rischio di una nuova epidemia di colera - quindi con molte zone senza acqua potabile - ci sia davvero voglia di dare stabilità.

D. – Cosa c’è in gioco? E chi sarà eletto potrà veramente fare qualcosa per una economia che è veramente ai minimi termini? La valuta è bassissima, e il costo della vita è molto alto…

R. – C’è un grande senso di sfiducia e di lontananza degli haitiani dalle istituzioni. La cosa più importante quindi è che da queste elezioni esca un Presidente – un vincitore chiaro –, e che gli haitiani accettino questo risultato. Ovviamente, le sfide sono enormi: il nuovo Presidente dovrà quasi partire da zero per ricostruire l’economia. L’isola si stava appena riprendendo dal sisma, e si è vista di nuovo protagonista di una catastrofe. Quindi, la strada è – secondo me – ancora lunga.

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Pakistan: per la chiusura del Giubileo governo libera 69 detenuti

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Un gesto di clemenza, come richiesto da Papa Francesco. In occasione della chiusura del Giubileo della misericordia, 69 detenuti del carcere centrale di Faisalabad sono stati liberati e molti altri saranno rilasciati, nei prossimi giorni, in altri istituti di detenzione pakistani. Il gesto - riporta l'agenzia Fides - è avvenuto in occasione della recente visita al carcere compiuta dal Ministro federale per i diritti umani, il senatore cristiano Kamran Michael, insieme con il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Arshad, altri rappresentanti cristiani e rappresentanti del governo del Punjab e della magistratura.

Rilasciati 69 prigionieri coinvolti in reati minori
Per l'occasione il giudice del tribunale di primo grado Abid Hussain Qureshi ha disposto il rilascio di 69 prigionieri coinvolti in reati minori, che erano ancora in carcere perché, pur avendo scontato la pena, non erano in grado di pagare le sanzioni in denaro previste dalle condanne. In una nota inviata alla Fides, il Ministro Kamran Michael ha confermato che "nel quadro del programma del Ministero federale dei diritti umani, si è deciso di rilasciare i prigionieri coinvolti in reati minori che sono ancora nelle carceri solo perché non in grado di pagare le sanzioni. Tali sanzioni saranno pagate grazie a uno speciale fondo governativo, ha aggiunto. Il ministro ha riferito che il governo ha avviato il processo di liberare questi detenuti in tutto il Paese, aggiungendo che questo processo è partito nel carcere centrale di Faisalabad e che sarà esteso ad altri istituti di detenzione.

L'iniziativa recepisce lo spirito "annunciato da Papa Francesco
Nell'ottica di un percorso di rieducazione, "il governo ha avviato speciali corsi di formazione al fine di rendere gli ex detenuti cittadini responsabili e aiutarli a reinserirsi nel tessuto sociale". L'iniziativa, ha spiegato, recepisce lo spirito "annunciato da Papa Francesco in questo anno chiamato come Anno della Misericordia, per assegnare il fondamentale diritto alla libertà di questi prigionieri". "Questa politica mira anche a ridurre il numero dei detenuti nelle carceri pakistane, per garantire loro una migliore sistemazione nelle strutture", ha concluso. Il ministro Michael ha ispezionato diverse sezioni del carcere e si è incontrato con alcuni detenuti per informarsi sulle loro condizioni, assicurando di adottare i necessari provvedimenti per risolvere i loro problemi.

Sovraffollamento delle carceri
​In Pakistan vi sono 88 strutture di detenzione che ospitano una popolazione carceraria totale che supera 80mila detenuti, dei quali il 70% sono in attesa di giudizio. La capacità ufficiale del sistema carcerario è di circa 46mila unità, e il problema del sovraffollamento delle carceri si avverte dappertutto. Nel suo Rapporto del 2015, la “Commissione per i diritti umani del Pakistan”, Ong diffusa in tutta la nazione, ricorda che "maltrattamenti e torture sono diffuse”, mentre “le carceri ospitano il doppio delle persone rispetto alla loro capacità e in alcune celle, i detenuti non hanno nemmeno un giaciglio". Il sovraffollamento, si nota, non permette la separazione dei detenuti in base alle categorie (sotto processo o già condannati), nè tra minorenni e adulti. Nel sistema penale pakistano esistono pene alternative come sanzioni e multe, disposte a volte dai tribunali per la condanna di delinquenti ritenuti non violenti. (P.A.) 

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Vescovi del Rwanda: chiediamo perdono per il genocidio

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“Non si può parlare di Misericordia in Rwanda senza parlare di genocidio” spiega all’agenzia Fides mons. Philippe Rukamba, vescovo di Butare e presidente della Conferenza episcopale del Rwanda. “Abbiamo letto alla fine dell’Anno della Misericordia una lettera pastorale che è stata firmata da tutti i vescovi per chiedere perdono di tutti i peccati commessi nel genocidio del 1994 da parte dei cristiani cattolici, così come di altri peccati commessi successivamente”. 

La lettera è stata letta ieri in tutte le parrocchie del Paese
La lettera pastorale è stata letta ieri, giorno di chiusura del Giubileo della Misericordia, in tutte le parrocchie del Rwanda. Il documento è stato scritto in kinyarwanda e la Conferenza episcopale sta ora curando la traduzione ufficiale in francese e in inglese, le altre due lingue ufficiali del Paese.

Condannata l’ideologia del genocidio
“La lettera è divisa in 14 punti – spiega a Fides il presidente della Conferenza episcopale - . Nella prima parte ringraziamo Dio per tutto quello che ci ha donato, la vita, i figli, la cultura, la Chiesa che ha più di 100 anni. Nella seconda parte chiediamo perdono per il genocidio come individui, perché non è la Chiesa in quanto tale che ha commesso questi crimini, ma sono i suoi figli che hanno peccato. Si condanna anche l’ideologia del genocidio che è stato un elemento importante nel scatenare la tragedia che ha comportato la distruzione di così tante vite e del tessuto sociale del nostro Paese” conclude mons. Rukamba . (L.M.)

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I 70 anni del Patriarca Kirill. Domani incontra il card. Koch

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Una mostra sul suo ministero, gli auguri dal Presidente Vladimir Putin e la visita a Mosca di rappresentanti del mondo ortodosso, ma anche cattolico. Così il Patriarca ortodosso russo Kirill ha celebrato ieri il suo 70° compleanno, a cui i media hanno dato ampia copertura. I movimenti giovanili ortodossi - riporta l'agenzia AsiaNews - gli hanno preparato una grande torta, cucinata sotto la supervisione dei migliori esperti di cucina, donatagli dopo la funzione religiosa celebrata ieri nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Come riporta Interfax, il Patriarca ha chiesto ai parroci delle chiese di Mosca di non regalargli fiori, ma di fare offerte all’ospedale di San Alexi nella capitale russa.  

Padre e nonno erano sacerdoti e hanno combattuto contro l’ateismo di Stato sovietico
Kirill, il cui vero nome è Vladimir Gundyayev, è nato il 20 novembre del 1946 a Leningrado, la stessa città natale del leader del Cremlino. Anche suo padre e suo nonno erano sacerdoti e hanno combattuto contro la chiusura delle chiese e l’ateismo di Stato sovietico; per questo sono stati condannati entrambi ai campi di lavoro forzato. In occasione di una sua intervista per il documentario ‘Il Patriarca’, andato in onda ieri sulla tv Rossiya-24, Putin ha ricordato di essere stato battezzato dalla mamma di nascosto, negli anni ’50 nella cattedrale della Trasfigurazione di Leningrado, da un certo padre Mikahil, e ha rivelato che questi potrebbe essere proprio il papà di Kirill. Secondo il Presidente, è stato lo stesso Patriarca a raccontargli che in quegli anni il padre era in servizio alla cattedrale della Trasfigurazione ed era l’unico sacerdote a chiamarsi Mikhail. 

Kirill ha posto le basi per il dialogo tra cristiani di diverse denominazioni
Kirill è stato ‘discepolo’ del metropolita Nikodim (Rostov), che ha posto le basi per il dialogo tra cristiani di diverse denominazioni. Prima di essere eletto primate della Chiesa ortodossa russa, nel 2009,  è stato a capo della diocesi di Smolensk e Kaliningrad e ha guidato il ‘ministero degli Esteri’ del Patriarcato, cioè il dipartimento per le relazioni esterne.

Putin ricorda l’enorme contributo di Kirill al dialogo inter-religioso e inter-etnico
“Lei ha dedicato molti anni al servizio devoto della Chiesa ortodossa russa, alla difesa costante dei suoi valori e delle sue idee”, ha sottolineato Putin nel telegramma di auguri al primate, mettendo in evidenza “l’enorme contributo che sta dando allo sviluppo del dialogo inter-religioso e inter-etnico e al rafforzamento della pace e dell’armonia sociale nel nostro Paese”. 

Il card. Koch incontra Kirill
Domani, il Patriarca incontrerà a Mosca il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani. (M.A.)

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L'incontro dei portavoce dei vescovi europei a Glasgow

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I vescovi responsabili per le comunicazioni sociali e i portavoce delle Conferenze episcopali in Europa (Ccee) si sono riuniti a Glasgow, in Scozia, dal 16 al 19 novembre, per discutere le sfide e le opportunità legate a una comunicazione che si vuole anche “ricca” di valori. L’incontro – si legge in un comunicato diffuso oggi dal Ccee che ha promosso il meeting e ripreso dall'agenzia Sir – è stato anche un’occasione per i partecipanti per confrontarsi su numerosi temi di attualità: la comunicazione attorno alla realtà delle migrazioni; il prossimo incontro mondiale delle famiglie di Dublino (2018); la Giornata mondiale della gioventù di Cracovia (luglio 2016); la commemorazione dei 500 anni della Riforma e il 100° anniversario delle apparizioni di Fatima. 

L'intervento di mons. Viganò
All’incontro ha partecipato anche il prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, mons. Dario Edoardo Viganò, che ha illustrato il piano di riforma della comunicazione della Santa Sede e dei mezzi che la realizzano. Insieme ai portavoce, sono stati individuati alcuni ambiti di collaborazione per sviluppare la comunicazione interna tra la Chiesa in Europa e la Santa Sede.

Il ruolo dei valori nelle attuali società e l’uso che ne fanno i media
Attraverso il contributo di due esperti, il filosofo Mikolaj Slawkowski-Rode (Università di Varsavia) e Mary Neal (Università di Strathclyde-Glasgow), i partecipanti hanno analizzato il ruolo dei valori nelle attuali società, la loro formazione, la loro importanza e l’uso che ne fanno i media. “In un tempo segnato da un forte individualismo – si legge nel comunicato del Ccee – , dove la persona, i suoi desideri e le sue emozioni, diventano la misura di ogni decisione e comunicazione, la testimonianza, personale e coerente delle proprie convinzioni, sembra essere il mezzo più importante ed efficace per dire chi siamo e in cosa crediamo. 

La testimonianza: primo valore con il quale la Chiesa può e deve comunicare
Nella comunicazione ecclesiale, la testimonianza è, di fatto, il primo valore con il quale la Chiesa può e deve comunicare”. Successivamente vescovi ed esperti di comunicazione hanno discusso alcuni esempi di come i valori vengono usati nel mondo del marketing, della politica e della produzione cinematografica. La riunione è stata poi arricchita da una visita agli studi televisivi della Bbc di Glasgow.

Il prossimo incontro del 2017 a Sofia
​L’incontro dei portavoce si è concluso con un momento di riflessione sull’Europa, dal punto di vista delle istituzioni e del magistero papale, momento animato dai segretari generali della Comece e del Ccee. L’incontro 2017 dei portavoce si svolgerà a Sofia, in Bulgaria, dal 7 al 10 giugno 2017.

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Chiesa cubana: più presenza nelle scuole pubbliche e nei media

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"La Chiesa vuole avere scuole o spazi nelle scuole, perché è quanto vuole anche una parte considerevole della popolazione": lo ha chiesto il nuovo arcivescovo de L'Avana, mons. Juan de la Caridad Garcia Rodriguez, nella rivista "Palabra Nueva", pubblicata dall'arcidiocesi e ripresa dall'agenzia Fides. Nel 1961, in mezzo a forti contrasti con la gerarchia cattolica, il governo di Fidel Castro ha nazionalizzato tutto il sistema educativo e ha tolto alla Chiesa le sue molte scuole, che in quel tempo erano la principale fonte di sostentamento.

La Chiesa vuole avere accesso ai media
Il nuovo Stato ateo cubano aveva di fatto impedito anche qualsiasi presenza della Chiesa nel campo della comunicazione, ma adesso la Chiesa "desidera avere accesso ai media in modo continuo" scrive mons. Garcia Rodriguez. Dal 1961 la stampa a Cuba è sotto il controllo statale e la Chiesa ha avuto solo alcuni modesti mezzi per la diffusione della fede nelle chiese.

Accesso dei sacerdoti a radio e Tv per le celebrazioni religiose o per comunicati stampa
Il 1998, anno della visita di Papa Giovanni Paolo II a Cuba, segna anche un altro traguardo: da allora i sacerdoti hanno accesso alla radio o alla televisione in occasione delle celebrazioni religiose o per comunicati stampa, ma sempre riguardo ai temi strettamente riguardanti la fede cattolica. Nel 2010 c'è stato un avvicinamento delle parti, ricorda ancora l’arcivescovo: un dialogo senza precedenti che si è concluso con la libertà di 130 prigionieri politici. Sempre in quel periodo, il governo di Raul Castro, ha restituito alla Chiesa alcuni beni sequestrati negli anni '60, ma non sembra disposto a concedere l'accesso all'istruzione e ai media.

La Chiesa vuole avere parte attiva e pubblica nell'istruzione
Ora, si legge su "Palabra Nueva", la Chiesa "vuole avere parte attiva e pubblica nell'istruzione, per insegnare le virtù che devono correggere i vizi e promuovere l'armonia fra tutti i cubani, e proprio per questo vuole discutere dell'argomento" conclude mons. Garcia Rodriguez. 

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 326

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.