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Sommario del 09/10/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa annuncia nomina 17 nuovi cardinali, vicinanza a popolo Haiti

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All’Angelus in Piazza San Pietro, al termine della Messa per il Giubileo Mariano, Papa Francesco ha rivolto il pensiero alle popolazioni dei Caraibi, e in particolare di Haiti, messe a dura prova dal passaggio dell’uragano Matthew. Poi l'annuncio della creazione di 13 nuovi cardinali di 11 Paesi e 4 cardinali non elettori in un Concistoro il prossimo 19 novembre alla vigilia della conclusione del Giubileo della Misericordia. Il servizio di Alessandro Gisotti

Dolore, preghiera, sostegno. All’Angelus il pensiero di Papa Francesco va alla popolazione di Haiti che soffre a causa della devastazione portata dall’uragano Matthew in una terra già sconvolta sei anni fa da un terribile terremoto:

“Ho appreso con dolore delle gravi conseguenze causate dall’uragano che nei giorni scorsi ha colpito i Caraibi, in particolare Haiti, lasciando numerose vittime e sfollati, oltre che ingenti danni materiali. Assicuro la mia vicinanza alle popolazioni ed esprimo fiducia nel senso di solidarietà della Comunità internazionale, delle istituzioni cattoliche e delle persone di buona volontà. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per questi fratelli e sorelle, così duramente provati”.

Affidiamo a Maria l’umanità, accogliamo il Vangelo di Gesù
Francesco ha quindi ricordato la Beatificazione ad Oviedo di quattro martiri vittime della persecuzione anti religiosa del 1936. Il Papa ha definito i nuovi Beati “eroici testimoni della fede, aggregati alla schiera dei martiri che hanno offerto la loro vita nel nome di Cristo”. Infine, ritornando al Giubileo mariano ha ripetuto l’Atto di Affidamento giubilare a Maria, pronunciato da San Giovanni Paolo II l’8 ottobre del 2000:

“‘O Madre … vogliamo affidarti il futuro che ci attende. L’umanità … può fare di questo mondo un giardino, o ridurlo a un ammasso di macerie’. In questo bivio, la Vergine ci aiuti a scegliere la vita, accogliendo e praticando il Vangelo di Cristo Salvatore”.

Il Papa annuncia la nomina di 13 nuovi cardinali di 5 continenti
Dopo l’Angelus, il Papa ha annunciato che il 19 novembre, alla vigilia della chiusura della Porta Santa della Misericordia, terrà un Concistoro per la nomina di 13 nuovi Cardinali dei cinque Continenti. “La loro provenienza da 11 Nazioni – ha detto – esprime l’universalità della Chiesa che annuncia e testimonia la Buona Novella della Misericordia di Dio in ogni angolo della terra”. L’inserimento dei nuovi cardinali nella diocesi di Roma, ha proseguito, manifesta inoltre “l’inscindibile legame tra la sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo”. Domenica 20 novembre, Solennità di Cristo Re, a conclusione dell’Anno Santo Straordinario della Misericordia, ha detto ancora il Papa, “concelebrerò la Santa Messa con i nuovi Cardinali, con il Collegio Cardinalizio, con gli Arcivescovi, con i Vescovi e con i Presbiteri”. Quindi, ha annunciato al mondo il nome dei nuovi porporati:

"Mons. Mario Zenari, che rimane Nunzio Apostolico nell’amata e martoriata Siria (Italia); Mons. Dieudonné Nzapalainga, C.S.Sp., Arcivescovo di Bangui (Repubblica Centrafricana); Mons. Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo di Madrid (Spagna); Mons. Sérgio da Rocha, Arcivescovo di Brasilia (Brasile); Mons. Blase J. Cupich, Arcivescovo di Chicago (U.S.A.); Mons. Patrick D’Rozario, C.S.C., Arcivescovo di Dhaka (Bangladesh); Mons. Baltazar Enrique Porras Cardozo, Arcivescovo di Mérida (Venezuela); Mons. Jozef De Kesel, Arcivescovo di Malines-Bruxelles (Belgio); Mons. Maurice Piat, Arcivescovo di Port-Louis (Isola Maurizio); Mons. Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita (U.S.A.); Mons. Carlos Aguiar Retes, Arcivescovo di Tlalnepantla (Messico); Mons. John Ribat, M.S.C., Arcivescovo di Port Moresby (Papua Nuova Guinea); Mons. Joseph William Tobin, C.SS.R., Arcivescovo di Indianapolis (U.S.A.)".

Anche 4 cardinali non elettori
Ai membri del Collegio Cardinalizio, ha detto Papa Francesco, “unirò anche due arcivescovi ed un Vescovo Emerito che si sono distinti nel loro servizio pastorale ed un Presbitero che ha reso una chiara testimonianza cristiana”. Si tratta di mons. Anthony Soter Fernandez, Arcivescovo Emerito di Kuala Lumpur (Malaysia) mons. Renato Corti, Arcivescovo Emerito di Novara (Italia) Mons. Sebastian Koto Khoarai, O.M.I, Vescovo Emerito di Mohale’s Hoek (Lesotho) e il reverendo Ernest Simoni, presbitero dell’Arcidiocesi di Shkodrë-Pult (Scutari – Albania).

Preghiamo affinché i cardinali aiutino il Vescovo di Roma nel suo ministero
"Preghiamo per i nuovi Cardinali, affinché, confermando la loro adesione a Cristo, Sommo Sacerdote misericordioso e fedele (cf Eb 2,17), mi aiutino nel mio ministero di Vescovo di Roma e di “principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione”

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Profili dei nuovi cardinali annunciati da Papa Francesco

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Papa Francesco ha annunciato oggi all’Angelus la creazione di 13 nuovi cardinali elettori e 4 non elettori. Di seguito alcuni cenni biografici dei futuri porporati

Mons. Mario Zenari (Italia), Arcivescovo titolare di Zuglio, Nunzio Apostolico in Siria
E’ nato a Villafranca (Verona) il 5 gennaio 1946. E’ stato ordinato sacerdote il 5 luglio 1970, e incardinato nella diocesi di Verona. E’ laureato in Diritto Canonico. Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede nel 1980, ha prestato successivamente la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie in Senegal, Liberia, Colombia, Germania, Romania. Il 25 marzo 1993 è stato nominato Consigliere di Nunziatura. Il 7 febbraio 1994 è stato nominato Rappresentante Permanente della Santa Sede presso l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (A.I.E.A.) e  presso l’Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (O.S.C.E.), e Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (O.N.U.D.I.) e presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Vienna. Il 12 luglio 1999 il Santo Padre Giovanni Paolo II lo ha nominato Nunzio Apostolico in Costa d’Avorio ed in Niger, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Zuglio, con dignità di Arcivescovo. Pochi giorni dopo, il 24 luglio, è stato nominato Nunzio anche in Burkina Faso. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 25 settembre dello stesso anno. Il 10 maggio 2004 è stato nominato Nunzio Apostolico in Sri Lanka. Il 30 dicembre 2008 Papa Benedetto XVI lo ha nominato Nunzio Apostolico in Siria.

Mons. Dieudonné Nzapalainga, C.S.Sp., Arcivescovo di Bangui (Repubblica Centrafricana)
È nato il 14 marzo 1967 a Mbomou, nella diocesi di Bangassou (Repubblica Centrafricana). Dopo la scuola primaria, è entrato nel Seminario Minore Saint Louis di Bangassou e poi in quello Maggiore di Filosofia Saints Apôtres di Otélé, in Camerun, prima di continuare gli studi presso il Seminario Maggiore Spiritano Daniel Brottier, a Libreville, in Gabon. Ha emesso i primi voti nella Congregazione dei Padri Spiritani l’8 settembre 1993 e i voti perpetui il 6 settembre 1997. È stato ordinato sacerdote il 9 agosto 1998. Negli anni successivi ha conseguito la licenza in Teologia al Centre Sèvres dei PP. Gesuiti, in Francia, ma è stato poi richiamato nella Repubblica Centrafricana dal suo Istituto per svolgere le funzioni di Superiore Regionale. Mentre era in Francia, dal 1998 al 2005, è stato Cappellano degli orfani della Fondation d’Auteuil e Vicario parrocchiale a St Jerôme (Marseille); rientrato in Centroafrica è stato Superiore Regionale dei Padri Spiritani e Parroco a Bangui dal 2005 al 2009; negli anni 2008-2009 è stato Presidente della Conferenza dei Superiori Maggiori del Centroafrica. Dal 2009 è stato Amministratore Apostolico di Bangui, e il 14 maggio 2012 Papa Benedetto XVI lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Bangui. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 22 luglio dello stesso anno. Dal luglio 2013 è Presidente della Conferenza Episcopale della Repubblica Centrafricana e in tale veste ha partecipato alla III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia ottobre 2014. Nel novembre del 2015 ha accolto nella sua diocesi Papa Francesco che proprio a Bangui ha aperto la prima Porta Santa dell’Anno della Misericordia. Impegnato in prima persona per il processo di pace nel Paese, nel 2013 ha partecipato, con il Presidente del Consiglio islamico e il Presidente dell’Alleanza Evangelica a Bangui, alla fondazione della Piattaforma interreligiosa per la pace del Centrafrica. Primo Cardinale del Centrafrica.

Mons. Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo di Madrid (Spagna)
Mons. Carlos Osoro Sierra è nato a Castañeda, provincia e diocesi di Santander, il 16 maggio 1945. Dopo aver studiato Magistero presso la Escuela Normal ed aver esercitato la docenza per un anno a Santander, è entrato nel seminario per le vocazioni adulte Colegio Mayor El Salvador di Salamanca, ove ha frequentato i corsi di Filosofia e Teologia presso la Pontificia Università di quella città, ottenendo la Licenza nelle due discipline. Ha, inoltre, ottenuto, sempre presso l’Università Complutense, il Diploma in Enseñanza de Adultos. È stato ordinato presbitero il 29 luglio 1973 in Santander, rimanendo incardinato in tale diocesi. Dopo l’ordinazione presbiterale è stato membro dell’équipe sacerdotale nella parrocchia dell’Assunzione a Torrelavega per la pastorale giovanile, Direttore della Casa de los muchachos e Professore della Escuela Universitaria de Formación del Profesorado ‘Sagrados Corazones’ (1973-1975); Segretario Generale per la Pastorale della diocesi, Delegato Episcopale per le vocazioni e Seminari e per l’apostolato dei laici e Vicario per la Pastorale (1975-1996); Vicario Generale della diocesi (1976-1994); Rettore del Seminario diocesano (1977-1996); Presidente del Capitolo della Cattedrale (1994-1996), Direttore del Centro Asociado del Instituto Internacional de Teología a Distancia e Direttore dell’Instituto Superior de Ciencias Religiosas San Agustín (1996). Il 27 dicembre 1996 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Vescovo di Orense. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 22 febbraio successivo. Il 7 gennaio 2002 è stato promosso alla sede Metropolitana di Oviedo. Dal settembre 2006 al settembre 2007 è stato anche Amministratore Apostolico della diocesi di Santander. L’8 gennaio 2009 è stato trasferito da Benedetto XVI alla sede Metropolitana di Valencia. Il 28 agosto 2014 Papa Francesco lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Madrid. Dal marzo 2014 è Vicepresidente della Conferenza Episcopale Spagnola, in seno alla quale in precedenza è stato Presidente della Commissione per il Clero (1999-2005) e Presidente della Commissione episcopale per l’Apostolato e Membro del Comitato Esecutivo (2005-2011). Ha preso parte alla XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo (ottobre 2015).

Mons. Sérgio da Rocha, Arcivescovo di Brasília (Brasile)
Mons. Sérgio da Rocha è nato a Dobrada, diocesi di Jaboticabal, nello Stato di São Paulo, il 21 ottobre 1959. Ha frequentato i corsi di Filosofia presso il Seminario diocesano di São Carlos e quelli di Teologia all'Istituto Teologico di Campinas. Ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale presso la Facoltà Teologica "Nossa Senhora da Assunção", a São Paulo, e il Dottorato nella medesima disciplina presso l'Accademia Alfonsiana di Roma. È stato ordinato sacerdote il 14 dicembre 1984 a Matão, diocesi di São Carlos. Come sacerdote ha esercitato i seguenti ministeri: Parroco a Água Vermelha e Coordinatore della Pastorale della Gioventù di São Carlos (1985-1986); Professore di Filosofia nel Seminario diocesano e Direttore spirituale della Casa di Teologia a Campinas (1986-1987 e 1991); Rettore del Seminario di Filosofia di São Carlos (1987-1988 e 1990); Coordinatore diocesano della Pastorale Vocazionale (1987 e 1989); Vicario parrocchiale della Cattedrale di São Carlos (1988-1989); Vicario parrocchiale della parrocchia Nossa Senhora de Fátima a São Carlos (1990); Coordinatore diocesano della Pastorale e Rettore della Cappella São Judas Tadeu a São Carlos (1991); Professore di Teologia Morale alla PUC di Campinas e Rettore del Seminario diocesano di Teologia (1997-2001); Membro dell'équipe di formazione dei Diaconi permanenti; Membro del Consiglio presbiterale e del Collegio dei Consultori. Il 13 giugno 2001 è stato eletto Vescovo titolare di Alba e nominato Ausiliare di Fortaleza. Ha ricevuto la consacrazione episcopale l'11 agosto successivo. Nominato Vescovo Coadiutore di Teresina il 31 gennaio 2007, ne è diventato Arcivescovo il 3 settembre 2008. Il 15 giugno 2011 Papa Benedetto XVI lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Brasília. Dall’aprile 2015 è Presidente della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, nella quale in precedenza aveva ricoperto numerosi incarichi, tra i quali Membro della Commissione Episcopale di Dottrina; Membro della Commissione Episcopale del "Mutirão de Superação da Miséria e da Fome"; Segretario del Regionale ed incaricato della Gioventù e della Pastorale Vocazionale del Regionale Nordeste 1; Membro del Consiglio Permanente e della Commissione di Dottrina; Presidente del Regionale Nordeste 1. È stato anche Presidente del Dipartimento Vocazioni e Ministeri del CELAM –  Consiglio Episcopale Latinoamericano. Ha preso parte al Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2015 sulla famiglia.

Mons. Blase J. Cupich, Arcivescovo di Chicago (U.S.A.)
Mons. Blase J. Cupich è nato a Omaha (Nebraska) il 19 marzo 1949. Dopo aver frequentato le consuete scuole primaria e secondaria, ha frequentato il "College of Saint Thomas" a Saint Paul (Minnesota), dove ha ottenuto il Baccalaureato in filosofia nel 1971. Dal 1971 al 1975 è stato alunno del Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma ed ha studiato teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Più tardi ha ottenuto la Licenza (1979) e il Dottorato (1987) in Teologia Sacramentale presso l’Università Cattolica d’America a Washington, D.C.E' stato ordinato sacerdote il 16 agosto 1975 per l’arcidiocesi di Omaha. Dopo l’ordinazione presbiterale ha svolto i seguenti incarichi: Vice-parroco della "Saint Margaret Mary Parish" ed Insegnante presso la "Paul VI High School" a Omaha (1975-1978); Direttore dell’Ufficio Liturgico arcidiocesano (1978-1981); Collaboratore locale presso la Nunziatura Apostolica a Washington, D.C. (1981-1987); Parroco della "Saint Mary Parish" a Bellevue (1987-1989); Presidente/Rettore del "Pontifical College Josephinum" a Columbus (Ohio) (1989-1997); Parroco della "Saint Robert Bellarmine Parish" a Omaha (1997-1998). Nominato Vescovo di Rapid City (South Dakota) il 7 luglio 1998, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 21 settembre successivo. Il 30 giugno 2010 è stato nominato da Benedetto XVI Vescovo di Spokane (Washington) ed ha preso possesso canonico della diocesi il 3 settembre successivo. Il 20 settembre 2014 Papa Francesco lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Chicago, dove ha fatto il suo ingresso il 18 novembre dello stesso anno. Nell’ottobre 2015 ha partecipato, per nomina pontificia, alla XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. È stato Presidente del USCCB Committee for the Protection of Children and Young People (2008-2011) e del National Catholic Educational Association Board (from 2006-2008), ed è Membro di numerosi Comitati della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli USA. È membro della Congregazione per i Vescovi.

Mons. Patrick D’Rozario, C.S.C., Arcivescovo di Dhaka (Bangladesh)
Mons. Patrick D’Rozario, C.S.C., è nato il 1° ottobre 1943 a Padrishibpur, in diocesi di Chittagong. Appartiene alla Congregazione della Santa Croce. È stato ordinato sacerdote l’8 ottobre 1972. Eletto primo Vescovo di Rajshahi il 21 maggio 1990, ha provveduto ad organizzare la nuova diocesi.Il 3 febbraio 1995 è stato trasferito alla sede di Chittagong, la seconda più importante del Paese. Il 25 novembre 2010 è stato nominato da Papa Benedetto XVI Vescovo Coadiutore di Dhaka, succedendo per coadiutoria nella Sede Metropolitana il 22 ottobre 2011. Dal dicembre 2011 è Presidente della Conferenza Episcopale del Bangladesh, e in tale veste ha partecipato alla III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia nel mese di ottobre 2014. Primo Cardinale del Bangladesh. 

Mons. Baltazar Enrique Porras Cardozo, Arcivescovo di Mérida (Venezuela)
Mons. Baltazar Enrique Porras Cardozo è nato il 10 ottobre 1944 a Caracas. Dopo gli studi di Filosofia nel Seminario Interdiocesano di Caracas, è stato inviato alla Pontificia Università di Salamanca, in Spagna, dove ha conseguito la licenza in Teologia, nel 1966. In seguito (1977), nell’Istituto Superiore di Pastorale della medesima Università ha conseguito il dottorato in Teologia Pastorale. Ordinato sacerdote il 30 luglio 1967, è stato Vicario Cooperatore, Parroco, Assistente diocesano dei Cursillos, professore nel Seminario e in altri Istituti pubblici e privati; Direttore del Colegio Ntra.Sra. del Rosario e professor del IUT de los Llanos. A Caracas è stato Vicerettore del Seminario Interdiocesano e Direttore degli Studi (1978-1979); ha ricoperto anche l’incarico di Rettore del Seminario San José del Hatillo, dal 1979 al 1983. Eletto Vescovo titolare di Lamdia e Ausiliare di Mérida il 30 luglio del 1983, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 17 settembre dello stesso anno. Il 30 ottobre del 1991 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Mérida. Ha preso possesso della diocesi il 5 dicembre successivo. Dal marzo 1998 al giugno 1999 è stato anche Amministratore Apostolico sede vacante della diocesi di San Cristóbal. Ha ricoperto numerosi incarichi nella Conferenza Episcopale Venezuelana, della quale è stato Presidente per due mandati consecutivi dal 1999 al 2006, dopo esserne stato a lungo Vice Presidente. Primo Vice-Presidente del CELAM dal 2007 al 2011, è tuttora Membro del Consiglio Speciale per l’America del Sinodo dei Vescovi (dal 1997).

Mons. Jozef De Kesel, Arcivescovo di Malines-Bruxelles (Belgio)
Mons. Jozef De Kesel è nato il 17 giugno 1947 a Gent (Fiandre Orientali), nella diocesi omonima.È stato ordinato sacerdote il 26 agosto 1972 per la diocesi di Gent. Ha ottenuto il grado di dottore in teologia alla Pontificia Università Gregoriana con la tesi: “Le refus  décidé de l’objectivation. Une interprétation du Jésus historique dans la théologie chez Rudolf Bultmann". È autore di numerosi articoli e di qualche libro sulla Chiesa e sui vari aspetti della vita cristiana. E’ stato docente al Seminario di Gent, nel centro di formazione per i futuri professori di religione e all’Università di Leuven. Parla il francese, il neerlandese, l’inglese e l’italiano. Eletto alla sede titolare di Bulna e nominato Ausiliare di Malines-Bruxelles il 20 marzo 2002, è stato consacrato il 26 maggio successivo. Dal 2002 al 2010 è stato incaricato come Vicario generale per il Vicariato di Bruxelles. Dal 2010 ha ricevuto l’incarico di Vicario Generale per il Vicariato del Brabante fiammingo e della zona di Malines. Il 25 giugno 2010 è stato nominato Vescovo di Brugge. Il 6 novembre del 2015 Papa Francesco lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di MechelenBrussel, Malines-Bruxelles (Belgio) e Ordinario Militare per il Belgio. Dal gennaio 2016 è Presidente della Conferenza Episcopale di Belgio.

Mons. Maurice Piat, Arcivescovo di Port-Louis (Isola Maurizio)
Mons. Maurice Piat è nato a Moka, diocesi di Port-Luis, il 19 luglio 1941. Dopo gli studi secondari al Collège du Saint-Esprit, Quatre-Bornes, Ile Maurice, è entrato nel noviziato della Congregazione dello Spirito Santo in Irlanda, dove ha fatto la professione religiosa l’8 settembre 1962. Ottenuto il diploma di B.A. dell’University College, Dublin, è stato ammesso al Pontificio Seminario Francese a Roma ed ha proseguito gli studi in teologia alla Pontificia Università Gregoriana, conclusi con la licenza in teologia nel 1972.  stato ordinato sacerdote il 2 agosto 1970. A conclusione degli studi di teologia, nel 1972 ha trascorso tre mesi di ministero a Bangalore in India. Rientrato in Patria, è stato nominato professore e catechista al Collège du Saint-Esprit, Quatre-Bornes. Fino al 1982 è stato anche responsabile degli aspiranti seminaristi al Foyer Monseigneur-Murphy, Vacoas. Dal 1977 al 1979 ha soggiornato a Parigi per un corso all’Institut pour la Formation des Educateurs du Clerg . Fatto ritorno in Maurizio, è stato anche vicario domenicale nella parrocchia Saint-François-d’Assise  a Pamplemousses, (1979-1985), quindi parroco della parrocchia Cœur-Immaculé-de-Marie a Rivière-du-Rempart (1986). Dal 1981 è stato inoltre responsabile del progetto pastorale diocesano per le comunità ecclesiali di base, e successivamente Vicario episcopale per la formazione e il coordinamento della pastorale diocesana. In quegli anni ha contribuito alla creazione di un Centro di formazione a Thabor, BeauBassin. Il 21 gennaio 1991 è stato nominato Coadiutore dell’allora Vescovo di Port-Louis, il Cardinal Jean-Margéot, ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 19 maggio dello stesso anno. Il 15 marzo del 1993 è succeduto per coadiutoria nel governo della diocesi di Port-Louis. È stato Presidente della Conferenza Episcopale dell’Oceano Indiano (C.E.D.O.I.) dal 1996 al 2002 e ancora dal 2013 al settembre di quest’anno (2016). Dal 2000 è stato membro del Comitato Permanente del Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e Madagascar (S.C.E.A.M.). Nell’ottobre del 2015 ha partecipato al Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia.

Mons. Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita (U.S.A.)
Mons. Kevin Joseph Farrell è nato il 2 settembre 1947 a Dublino (Irlanda). Dopo aver completato le scuole primaria e secondaria, ha frequentato l'Università di Salamanca in Spagna, e poi la Pontificia Università Gregoriana a Roma. Ha ottenuto la licenza in filosofia ed in teologia all'Università di San Tommaso a Roma. In seguito ha compiuto un Master's Degree in Business administration all'Università di Notre Dame (U.S.A.). Entrato nella Congregazione dei Legionari di Cristo nel 1966, è stato ordinato sacerdote il 24 dicembre 1978. Dopo l'ordinazione sacerdotale è stato Cappellano all’Università di Monterrey in Messico, Professore degli studi Economici, Amministratore Generale con la responsabilità per seminari e scuole dei Legionari di Cristo in Italia, Spagna ed Irlanda. Dal 1983 ha esercitato il ministero pastorale nella parrocchia di Saint Bartholomew a Bethesda in Washington. Nel 1984 si è incardinato nell’arcidiocesi di Washington, dove ha ricoperto i seguenti incarichi: vice-parroco nella parrocchia di Saint Thomas the Apostle (1984-1985); Direttore del Centro Cattolico Spagnolo (1986); Direttore Esecutivo Reggente delle Organizzazioni Caritative Cattoliche (1987-1988); Segretario per gli Affari Finanziari (1989-2001); Parroco della Annunciation Parish (2000-2002). Nominato  Vescovo titolare di Rusuccuru e Ausiliare di Washington il 28 dicembre 2001, ha ricevuto la consacrazione episcopale l’11 febbraio successivo. Dal 2001 ha svolto gli uffici di Vicario Generale per l'Amministrazione e Moderatore della Curia. Il 6 marzo 2007 è stato promosso Vescovo di Dallas. Il 15 agosto 2016 Papa Francesco lo ha chiamato a collaborare nella Curia Romana, nominandolo Prefetto del nuovo Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. 

Mons. Carlos Aguiar Retes, Arcivescovo di Tlalnepantla (Messico)
Mons. Carlos Aguiar Retes è nato il 9 gennaio 1950 a Tepic. È stato alunno del Seminario di Tepic, e ha proseguito gli studi nel Seminario di Montezuma (USA) e di Tula. Successivamente ha conseguito la Licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma e il Dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. È stato ordinato sacerdote il 22 aprile 1973. Come sacerdote è stato Vicario parrocchiale, Rettore del Seminario di Tepic e contemporaneamente Presidente dell’Organizzazione dei Seminari Messicani (OSMEX) e Membro del Consiglio Direttivo dei Seminari Latinoamericani. È stato poi Rettore della Residenza Juan XXIII per sacerdoti della Pontificia Università di Messico e Professore di Sacra Scrittura nella medesima Università. Il 28 maggio 1997 è stato nominato Vescovo di Texcoco e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 29 giugno successivo. Il 5 febbraio 2009 Papa Benedetto XVI lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Tlalnepantla. Dal 2006 al 2012 è stato Presidente della Conferenza Episcopale del Messico, dopo esserne stato Segretario generale dal 2004 al 2006. Ha ricoperto diversi incarichi nel CELAM (Consiglio Episcopale LatinoAmericano): Segretario Generale dal 2000 al 2003; Primo Vice-Presidente dal 2003 al 2007 e infine Presidente dal 2011 al 2015. Nell’ottobre 2014 e poi anche nell’ottobre 2015 Papa Francesco lo ha chiamato a partecipare alle due rispettive Assemblee del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia.

Mons. John Ribat, M.S.C., Arcivescovo di Port Moresby (Papua Nuova Guinea)
Mons. John Ribat, M.S.C., è nato il 9 febbraio 1957 in Volavolo, arcidiocesi di Rabaul. Dopo aver frequentato la scuola elementare di Naveo e Volavolo, è passato alla "Malabunga Government High School" di Rabaul. Completata la scuola superiore al Seminario Minore "St Peter Chanel" di Ulapia, è entrato nei Missionari del Sacro Cuore, dove ha emesso la prima professione il 2 febbraio 1979. Ha studiato Filosofia e Teologia al "Holy Spirit eminary" di Bomana, ed è stato ordinato sacerdote il 1° dicembre 1985. Dopo l'ordinazione sacerdotale e fino al 1991 ha prestato servizio pastorale in diverse parrocchie della diocesi di Bereina; ha seguito quindi un corso di formazione al Centro SAIDI di Manila e dal 1992 al 1996 è stato Maestro dei Novizi. Nel 1997 è stato Parroco e dal 1998 al 2000 Maestro dei Novizi a Suva, nelle Isole Figi. Il 30 ottobre 2000 è stato eletto alla sede titolare vescovile di Macriana minore e nominato Ausiliare della diocesi di Bereina (Papua Nuova Guinea). Ha ricevuto l’ordinazione episcopale l’11 febbraio del 2001. Un anno dopo, il 12 febbraio 2002, è stato nominato Vescovo di Bereina. Il 16 aprile 2007 Benedetto XVI lo ha nominato Arcivescovo Coadiutore di Port Moresby e il 26 marzo 2008 è diventato Arcivescovo della Sede Metropolitana. È stato Presidente della Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone dal 2011 al 2014. Dal 2014 è Presidente della Federazione delle Conferenze dei Vescovi Cattolici di Oceania (FCBCO). Primo Cardinale di Papua Nuova Guinea 

Mons. Joseph William Tobin, C.SS.R., Arcivescovo di Indianapolis (U.S.A.)
Mons. Joseph William Tobin, C.SS.R., è nato a Detroit (Michigan), nell’omonima arcidiocesi, il 3 maggio 1952. Entrato nella Congregazione del Santissimo Redentore, ha emesso la Professione temporanea il 5 agosto 1972 e quella solenne il 21 agosto 1976. Nel 1975 ha ottenuto il Baccalaureato in Filosofia presso l’Holy Redeemer College a Waterford (Wisconsin); nel 1977 ilMaster of Religious Education e nel 1979 il Master of Divinity (Teologia Pastorale) presso il Mount Saint Alphonsus Major Seminary ad Esopus (New York). Ordinato sacerdote il 1° giugno 1978, è stato Vicario parrocchiale (1979-1984) e, poi, Parroco (1984-1990) della Holy Redeemer Parish a Detroit; Vicario Episcopale nell’arcidiocesi di Detroit (1980-1986); Parroco della Saint Alphonsus Parish a Chicago (1990-1991). Nel 1991 è stato eletto Consultore Generale dei Padri Redentoristi ed il 9 settembre 1997 Superiore Generale. È stato riconfermato in tale incarico il 26 settembre 2003. Nello stesso anno è diventato Vice-Presidente dell’Unione dei Superiori Generali. Inoltre, è stato Membro del Consiglio per i Rapporti tra la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e le Unioni Internazionali dei Superiori e delle Superiore Generali (2001-2009). Nominato Segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica il 2 agosto 2010 ed elevato in pari tempo alla sede titolare di Obba con dignità di Arcivescovo, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 9 ottobre successivo. Il 18 ottobre 2012 il Santo Padre Benedetto XVI lo ha nominato Arcivescovo di Indianapolis. 

Mons. Anthony Soter Fernandez, Arcivescovo Emerito di Kuala Lumpur (Malaysia)
Mons Anthony Soter Fernandez è nato il 22 aprile 1932 a Sungai Patani, in diocesi di Penang, da una famiglia di origine indiana. È stato ordinato sacerdote il 10 dicembre 1966. Il 29 settembre 1977 è stato nominato Vescovo di Penang ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 17 febbraio del 1978. Il 2 luglio 1993 è stato promosso Arcivescovo Metropolita di Kuala Lumpur e il 10 novembre dello stesso anno ha preso possesso della diocesi, che ha guidato fino al 15 aprile 2003. Da tale data risiede nel seminario maggiore di Penand, dove si dedica alla formazione dei sacerdoti come Direttore spirituale. È stato Presidente della Conferenza Episcopale di Malaysia-Singapore-Brunei per due mandati, dal 1987 al 1990 e ancora dal 2000 al 2003. Primo Cardinale in Malaysia. 

Mons. Renato Corti, Vescovo Emerito di Novara (Italia)
Mons Renato Corti è nato a Galbiate, provincia di Como e diocesi di Milano, il 1° marzo 1936. Dopo la scuola elementare è passato ai seminari milanesi, completando progressivamente la sua formazione. Ordinato sacerdote il 28 giugno 1959 da Mons. Montini (futuro Paolo VI), è stato cooperatore parrocchiale all’oratorio di Caronno Pertusella, dal 1959 al 1967. È passato quindi al collegio arcivescovile di Gorla come direttore spirituale. Nel 1969 si è trasferito a Saronno con lo stesso incarico e poi come rettore del biennio del corso teologico, dal 1977 al novembre del 1980, quando fu scelto dall’arcivescovo Martini come Vicario Generale. Eletto alla Sede titolare vescovile di Zallata e nominato Ausiliare di Milano il 30 aprile 1981, ha ricevuto l’ordinazione il 6 giugno dello stesso anno. Accanto alle incombenze diocesane ha ricoperto l’incarico di presidente della commissione CEI per il clero. Nominato vescovo di Novara il 19 dicembre 1990, ha fatto l’ingresso solenne il 3 marzo 1991. È stato Pastore della diocesi di Novara fino al 24 novembre 2011, quando il Papa ne ha accettato le dimissioni per raggiunti limiti di età. Per un decennio e fino al 2005 è stato vice Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Nel febbraio 2005 ha predicato gli esercizi spirituali alla Curia vaticana, gli ultimi ai quali ha partecipato Papa Giovanni Paolo II. Nel 2015 Papa Francesco gli ha affidato il compito di scrivere le meditazioni per la tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo.

Mons. Sebastian Koto Khoarai, O.M.I, Vescovo Emerito di Mohale’s Hoek (Lesotho)
Mons. Sebastian Koto Khoarai, O.M.I, è nato a Koaling, in diocesi di Leribe, l’11 settembre 1929. Entrato negli Oblati di Maria Immacolata, è stato ordinato sacerdote il 21 dicembre 1956. Elevato all’episcopato il 10 novembre 1977 come ordinario di Mohale’s Hoek, è stato consacrato il 2 aprile 1978. Nel maggio 2006 ha presentato le dimissioni per raggiuti limiti di età, ma è rimasto Amministratore Apostolico della diocesi fino al febbraio 2014. Dal 1982 al 1987 è stato Presidente della Conferenza Episcopale del Lesotho. Primo Cardinale del Lesotho.

Reverendo Ernest Simoni, Presbitero dell’Arcidiocesi di Shkodrë-Pult (Scutari – Albania)
Il reverendo Ernest Simoni è nato il 18 ottobre 1928 a Troshani, un villaggio a pochi chilometri da Scutari, in una famiglia profondamente religiosa. All’età di dieci anni entrò nel collegio dei francescani a Troshani, iniziando il percorso di studi per la formazione al sacerdozio. Nel 1948, nel pieno delle persecuzioni messe in atto dal regime comunista di Enver Hoxha, anche il convento dei francescani venne saccheggiato e trasformato in luogo di tortura per i prigionieri. I frati vennero tutti fucilati, e i novizi espulsi. Aveva vent’anni e fu quindi inviato dal regime a insegnare in uno sperduto villaggio sulle montagne, e qui il suo lavoro di maestro divenne anche e soprattutto un’opera missionaria ed evangelizzatrice. Dopo due anni di durissimo servizio militare (1953-55), concluse clandestinamente gli studi in teologia e il 7 aprile 1956 fu ordinato sacerdote a Scutari. In obbedienza al Vescovo, si incardinò in diocesi, anche se nel cuore rimase profondamente francescano. Il 24 dicembre 1963, dopo la Messa di Natale, fu arrestato e portato nel carcere di Scutari, in cella d’isolamento. Condannato a morte, la pena fu commutata in 25 anni di lavori forzati. In prigione divenne padre spirituale dei carcerati e loro punto di riferimento. Il 22 maggio 1973 venne nuovamente condannato a morte come presunto istigatore di una rivolta, ma per la testimonianza a suo favore dei carcerieri la condanna non fu eseguita. La sua permanenza in carcere e ai lavori forzati durò in tutto 18 anni, dodici dei quali in miniera. Dopo la liberazione nel 1981, fu comunque considerato “nemico del popolo” e obbligato a lavorare nelle fogne di Scutari. Esercitò il ministero del sacerdozio clandestinamente, fino alla caduta del regime nel 1990. Da allora ha continuato a servire come umile sacerdote, in tanti villaggi, prodigandosi a riconciliare molte persone in vendetta e a portare la sua testimonianza. Testimonianza che commosse profondamente anche Papa Francesco in visita a Tirana il 21 settembre 2014.

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Giubileo Mariano. Papa: ringraziare è accogliere con umiltà i doni di Dio

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Saper ringraziare significa avere un cuore umile, “capace di accogliere i doni di Dio” e non rinchiudersi nelle proprie sicurezze. E’ quanto ha sottolineato Papa Francesco durante la Santa Messa, in Piazza San Pietro, a conclusione del Giubileo Mariano. Quanti stranieri, anche persone di altre religioni – ha anche affermato il Papa – “ci danno esempio di valori che noi talvolta dimentichiamo o tralasciamo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco

La pagina odierna del Vangelo, in cui il samaritano lebbroso ringrazia Gesù per averlo guarito, “ci invita – ha affermato il Papa – a riconoscere con stupore e gratitudine i doni di Dio”:

“Saper ringraziare, saper lodare per quanto il Signore fa per noi, quanto è importante!”. E allora possiamo domandarci: siamo capaci di dire grazie? Quante volte ci diciamo grazie in famiglia, in comunità, nella Chiesa? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, a chi ci è vicino, a chi ci accompagna nella vita?

Ringraziare il Signore
Il Santo Padre ha anche osservato che spesso non siamo capaci di ringraziare e lodare il Signore:

“Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. È facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma tornare a ringraziarlo”…

Maria è il modello
Maria, la nostra Madre, “è il modello a cui guardare”. “Dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Angelo – ha spiegato il Pontefice - lasciò sgorgare dal suo cuore un cantico di lode e di ringraziamento a Dio”:

“Chiediamo alla Madonna di aiutarci a comprendere che tutto è dono di Dio, e a saper ringraziare: allora, vi assicuro, la nostra gioia sarà piena. Solo quello che sa ringraziare, sa della pienezza della gioia”.

Per dire grazie serve umiltà
Per saper ringraziare occorre anche umiltà. “Il cuore di Maria - ha aggiunto Francesco - più di ogni altro è un cuore umile e capace di accogliere i doni di Dio”:

"Chiediamoci - ci farà bene - se siamo disposti a ricevere i doni di Dio, o se preferiamo piuttosto chiuderci nelle sicurezze materiali, nelle sicurezze intellettuali, nelle sicurezze dei nostri progetti".

Grandi insegnamenti dagli stranieri
Il Papa ha ricordato infine che la “Madre di Dio, insieme col suo sposo Giuseppe, ha sperimentato la lontananza dalla sua terra” ed è stata straniera in Egitto. Dalle persone straniere - ha detto il Papa - possiamo ricevere grandi doni:

“Quanti stranieri, anche persone di altre religioni, ci danno esempio di valori che noi talvolta dimentichiamo o tralasciamo. Chi vive accanto a noi, forse disprezzato ed emarginato perché straniero, può insegnarci invece come camminare sulla via che il Signore vuole”.

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I fedeli: Maria è la madre che ci soccorre portandoci a Gesù

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Decine di migliaia i fedeli presenti questa mattina in Piazza San Pietro per partecipare alla celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco, che ha concluso il Giubileo Mariano. Ascoltiamo le loro testimonianze raccolte da Marina Tomarro

R. – Maria fa da tramite verso Gesù Cristo. E’ Lei che ci suggerisce lo spirito con cui vivere la nostra fede e la nostra chiamata battesimale. E poi Lei è la nostra Avvocata, che ci difende, ci protegge, ci capisce. Il cuore di mamma per noi cristiani, per noi credenti è fondamentale.

D. – Il Papa ci ha invitato ad affidarci a Maria per capire i doni che Dio ci fa. In che modo?

R. – Maria ci invita ad essere umili di cuore e soprattutto ad essere riconoscenti sempre del dono che Cristo ci fa di sé ogni giorno. E soprattutto fare spazio alla sua parola, perché tante volte nella nostra vita facciamo spazio a parole sbagliate, a parole brutte, a parole che non ci aiutano a crescere e che non ci aiutano a vivere nell’amore.

R. – Nei giorni e nella vita quotidiana, momento per momento, l’essere famiglia, l’essere radunati e l’essere Chiesa: questo è riconoscenza di quello che Dio ci dona e ci dà.

D. – La figura della Vergine Maria quanto è importante nella sua vita? Quanto la guida?

R. – Io sono figlia di Maria Ausiliatrice e sento Maria come Madre. Io voglio essere come Lei…

R. – Noi veniamo da Gaeta, che fu chiamata da San Giovanni Paolo II “Città di Maria”:  quindi siamo particolarmente devoti a Maria.

D. – Il Papa ci ha invitato a lasciarci accompagnare da Maria verso Gesù. In che modo?

R. – Dobbiamo seguire il Vangelo: essere come Gesù ci vorrebbe.

R. – Attraverso la carità verso il prossimo. E’ molto importante! Senza guardare alla razza, al colore della pelle... L’amore non sceglie nessuno: è amore per tutti!

D. – Il Rosario è la preghiera d’eccellenza rivolta a Maria. Come si insegna anche ai giovani?

R. – Penso che la preghiera del Rosario sia importante ancora oggi. E’ una preghiera di meditazione. Io cerco di aiutare i giovani a scoprire questo significato di preghiera contemplativa: quindi guardare insieme alla Madonna, alla vita del nostro Dio, Gesù Cristo.

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Francesco: Maria indica il percorso, insegna ad essere discepoli

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La preghiera del Rosario non ci allontana dalle preoccupazioni della vita, ma ci chiede di incarnarci nella storia di tutti i giorni per saper cogliere i segni della presenza di Cristo in mezzo a noi. Così il Papa ieri sera durante la veglia di preghiera del Giubileo Mariano in Piazza San Pietro. “Maria – ha detto Francesco – ci permette di comprendere cosa significa essere discepoli di Cristo”. Il servizio di Paolo Ondarza: 

Presenti delegazioni di 94 santuari mariani
Odigitria, Madre che indica il percorso. Francesco insieme ai tanti fedeli giunti in Piazza San Pietro per il Giubileo Mariano invoca così Maria al termine della recita del Rosario. Sul sagrato le varie statue della Vergine venerate in 94 Santuari mariani di diversi Paesi del mondo, giunte in processione da via della Conciliazione. Tra queste, testimonianza di grande speranza, anche quella di Amatrice. Intensa e raccolta la preghiera dei misteri gloriosi: Risurrezione, Ascensione, Pentecoste, Assunzione di Maria e la sua Incoronazione a Regina del Cielo e della terra. Il pensiero va alle attese e alle sofferenze dell’umanità di oggi in special modo alle vittime dell’uragano Matthew ad Haiti.

“La preghiera del Rosario è, per molti aspetti, la sintesi della storia della misericordia di Dio che si trasforma in storia di salvezza per quanti si lasciano plasmare dalla grazia”.

Maria ci indica cosa vuol dire essere discepoli
Il Rosario – ha detto il Papa – non ci allontana dalle preoccupazioni della vita, al contrario ci chiede di incarnarci nella storia di tutti i giorni per saper cogliere i segni della presenza di Cristo tra noi, nel servizio ai fratelli e nell’evangelizzazione:

“Siamo discepoli, ma anche missionari e portatori di Cristo, là dove Lui ci chiede di essere presente. Pertanto, non possiamo rinchiudere il dono della sua presenza dentro di noi”.

Maria, prescelta per essere la Madre, ci indica cosa vuol dire essere discepoli: il suo primo atto – ha spiegato il Papa – è stato porsi in ascolto di Dio nell’annuncio dell’angelo, nell’accoglienza del mistero della maternità divina, nel serbare tutto nel cuore. Ma non basta solo ascoltare:

“Questo è certamente il primo passo, ma poi l’ascolto ha bisogno di tradursi in azione concreta. Il discepolo, infatti, mette la sua vita al servizio del Vangelo”.

Maria infatti si reca da Elisabetta per aiutarla nella gravidanza; dà alla luce il Figlio di Dio; sta sotto la Croce e diviene Madre della Chiesa; dopo la Risurrezione rincuora gli Apostoli riuniti nel Cenacolo in attesa dello Spirito Santo. In tutta la sua vita Maria – ha detto Francesco – ha realizzato quanto è chiesto alla Chiesa di compiere in memoria perenne di Cristo:

Maria, espressione della divina misericordia
“Nella sua fede, vediamo come aprire la porta del nostro cuore per obbedire a Dio; nella sua abnegazione, scopriamo quanto dobbiamo essere attenti alle necessità degli altri; nelle sue lacrime, troviamo la forza per consolare quanti sono nel dolore. In ognuno di questi momenti, Maria esprime la ricchezza della divina misericordia, che va incontro ad ognuno nelle necessità quotidiane”.

“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio”. Con la più antica preghiera mariana che i cristiani recitavano nei momenti di difficoltà e martirio il Papa ha invocato la Vergine, protezione, aiuto e benedizione per ogni giorno della vita.

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Biennale Cooperative. Papa: economia metta al centro la persona

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Sistema sociale e sviluppo sostenibile. Sono questi i temi affrontati dalla prima «Biennale dell’Economia Cooperativa» che si conclude oggi a Bologna dopo tre giorni di dibattiti e confronti. In cattedra economisti, premi Nobel, cooperanti, imprenditori, studiosi e politici per riflettere sul futuro di questa realtà economica. Luca Tentori ha raccolto per noi alcuni interventi: 

Bologna e l’Emilia, patria delle cooperative rosse e bianche, ha guardato al passato per immaginare il suo futuro. Centotrent’anni fa qui nacque la Lega delle Cooperative, un punto di riferimento che ha attraversato le turbolenze della storia e che ancora oggi può essere una carta vincente nella costruzione della società. Così come ha auspicato anche Papa Francesco nel suo messaggio ai partecipanti perché "l’economia illuminata dall’etica ponga al centro la persona e il suo integrale sviluppo". "L’economia del cooperare - ha scritto il Pontefice - concorra alla formazione di società inclusive, creative e rispettose della dignità di tutti" e "la Chiesa possa contribuire alla realizzazione di una convivenza più giusta risvegliando le forze spirituali senza le quali la giustizia non può affermarsi e prosperare quale autentico motore dello sviluppo".

Sul ruolo delle cooperative nel Dopoguerra e sulla fuga dei giovani italiani all’estero di questi anni è intervenuto invece l’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Zuppi:

“Oggi abbiamo il problema di questa ricostruzione. Quindi dobbiamo avere quella stessa passione, quella stessa etica che ha permesso a tanti di rendere grande il movimento cooperativo e a noi di avere questa eredità. Quindi dobbiamo provare a lasciare a chi verrà dopo tanta speranza che non deve essere cercata altrove ma che deve essere trovata qui. Bisogna provare a guardare con esigenza il futuro e il futuro richiede di accettare queste sfide trovare l’etica. Senza una visione non c’è una ricerca seria, vera, con tutte le urgenze”.

In Italia nel 2015 erano operanti 80 mila cooperative. I suoi 12 milioni di soci, e 1.200.000 lavoratori realizzano l’8 per cento del Prodotto interno lordo italiano per un totale di fatturato di 140 miliardi. Sui valori e i meriti del sistema cooperativo ha parlato il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha ricordato che bisogna reagire a danni di immagine e attacchi liquidatori provocati da fenomeni degenerativi. Ma la sua perplessità è sul fatto che:

“A ciò si è reagito con molto e forse inspiegabile ritardo visto il clamore di alcuni gravi casi di devianza dall’autentica cooperazione. Casi sconfinati nell’affarismo e nella corruzione come quello emerso dalle indagine sulla vicenda romana denominata mafia capitale”.

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Oggi in Primo Piano



Haiti: allarme colera dopo uragano Matthew

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Dopo il passaggio dell'uragano Matthew che ha provocato la morte di almeno 900 persone ad Haiti ed ha causato anche sei vittime negli Stati Uniti, nel Paese caraibico già messo in ginocchio dal terribile terremoto del 2010, è lotta contro il tempo per raggiungere le aree più isolate. Secondo le stime di alcune Ong, la furia della tempesta ha causato almeno 21 mila sfollati, mentre 350 mila sarebbero le persone bisognose di assistenza, tra loro molti i bambini. E in una situazione già tanto grave, con una mortalità infantile altissima, solo una persona su quattro ha accesso ai servizi igienici e una su due all'acqua, si affaccia lo spettro del colera. Tra i tanti appelli alla comunità internazionale per un intervento in sostegno di una immediata risposta umanitaria, c’è quello di Oxfam, le cui squadre sono al lavoro nelle zone più colpite dall’uragano. Francesca Sabatinelli ha intervistato Gabriele Regio, responsabile degli interventi di Oxfam Italia tra Haiti e Repubblica Dominicana, dove si trova in questo momento. 

R. – Ci siamo attivati immediatamente per dare una prima risposta all’emergenza e quindi per poter comunque fornire kit igienico-sanitari, che sono composti da pasticche per la potabilizzazione dell’acqua, ma anche alimenti e in alcuni casi tende; abbiamo mobilitato la nostra logistica da Port-au-Prince per poter fornire mezzi, o comunque materiali, per l’installazione di cisterne per potere avere, appunto, acqua potabile – nel migliore dei casi – la maggior parte delle volte è acqua almeno adatta a essere potabilizzata.

D. – Si sa che ci sono tantissime zone ancora del tutto irraggiungibili: a voi cosa risulta?

R. – Sì: di fatto ancora ci sono zone come la stessa Jérémie, che praticamente è costruita sulla foce di un fiume, ed è difficilmente raggiungibile. Per questo anche bisogna essere molto attenti a parlare di cifre, per vari motivi: uno, perché ancora molte zone non sono state raggiunte per cui non sappiamo quale sarà il numero dei morti; due, Haiti è un Paese nel quale il catasto e l’anagrafe sono praticamente inesistenti: il palazzo del catasto è crollato nel 2010 con il terremoto … quindi, è proprio difficile avere dati certi.

D. – Haiti era già stata devastata nel 2010 da quel terribile terremoto. In questi cinque anni, non è riuscita a rimettersi in piedi …

R. – Il terremoto del 2010 aveva colpito fondamentalmente la capitale, cioè Port-au-Prince, con oltre 300 mila morti, quasi un milione e mezzo di persone sfollate … Dopo cinque anni, c’erano ancora 60 mila persone che vivevano nelle tendopoli e ovviamente, nel momento in cui la città si è allagata, sono state le persone più vulnerabili, perché già vivevano in condizioni disagiate e ora sono state nuovamente colpite da questa seconda catastrofe. In altre zone, soprattutto quelle del Sud, a Le Caye, il terremoto non aveva prodotto grandi danni perché comunque è abbastanza lontana.

D. – L’allarme era stato dato con un discreto numero di giorni di anticipo; ma erano state prese misure d’emergenza?

R. – Sinceramente, l’allarme è stato dato con discreto anticipo; il problema fondamentale è che molte delle persone che hanno comunque ricevuto il segnale d’allarme, in molti casi non hanno accettato di lasciare le loro case che comunque sono costruire in zone non edificabili – molte sono costruite proprio nei letti dei fiumi … Però, nonostante questo rischio, non hanno comunque accettato di lasciare le case per paura dello sciacallaggio o furti che vengono compiuti nelle case. Questo è un problema che purtroppo anche nella Repubblica Dominicana causa morti, nonostante l’allarme venga dato, ed è proprio questo: che le persone non abbandonano le loro case e rimangono quindi in una zona della quale si sa in anticipo che verrà inondata!

D. – Il passaggio dell’uragano Matthew sulla Repubblica Dominicana, che segni ha lasciato?

R. – Questo è un paragone abbastanza interessante, perché nonostante nella Repubblica Dominicana l’impatto sia stato inferiore, nel senso che è arrivata la parte esterna dell’uragano e quindi fondamentalmente molta acqua e un po’ di vento, però, ecco, in 48 ore in alcune zone è piovuto quasi 500 mm di acqua, che di solito è la quantità che piove in un anno, perché sono, queste, zone semidesertiche. Nonostante ciò, la risposta dell’organizzazione delle comunità ha permesso di ridurre al minimo il numero delle vittime mentre c’è un grandissimo numero di sfollati: si parla di quasi 30 mila persone sfollate, che stanno o in case di parenti o in alberghi che sono comunque predisposti dalla Commissione nazionale d’emergenza. Però si dimostra che con una buona organizzazione e una buona prevenzione è possibile ridurre il numero delle vittime.

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Yemen: raid coalizione su funerale, 155 morti e 500 feriti

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È di almeno 155 morti e circa 500 feriti il bilancio dell’attacco aereo della coalizione a guida saudita condotto ieri contro una cerimonia funebre a Sanaa, capitale dello Yemen. Tra le vittime ci sarebbero alcuni alti ufficiali Houthi e il sindaco della città. La coalizione sunnita guidata da Riad, però, ha negato ogni responsabilità in questo attacco, affermando in un comunicato di non aver compiuto operazioni militari sul luogo, e ha invitato a cercare “altre cause”.

Lo sdegno della comunità internazionale
Immediato lo sdegno della comunità internazionale: dagli Stati Uniti il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Ned Price, ha dichiarato di aver “avviato una revisione immediata della nostra già significativa riduzione del sostegno alla coalizione araba”. Dura condanna anche dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha fatto avviare un’indagine: “Qualsiasi attacco deliberato contro i civili è assolutamente inaccettabile – ha detto – i responsabili devono essere assicurati alla giustizia”.

Un conflitto da 100 mila morti
La guerra civile in atto nello Yemen, dal 2015 contrappone i ribelli Houthi alleati con le truppe del deposto presidente Saleh, al governo di Mansur Adi, riconosciuto dalla comunità internazionale e vicino all’Arabia Saudita. Finora il conflitto ha causato oltre centomila morti. (R.B.)

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Israele: attacco palestinese a Gerusalemme, 2 morti

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Nuovo attentato di matrice palestinese, oggi a Gerusalemme, in cui sarebbero rimaste ferite diverse persone, alcune in modo grave, due delle quali sono morte subito dopo il ricovero in ospedale: si tratterebbe di un uomo e di una donna anziana. Secondo quanto riferito, l’assalitore si è spostato in auto e in rapida successione ha aperto il fuoco prima presso una fermata della ferrovia leggera, poi contro un’auto ferma a un incrocio; infine contro alcuni poliziotti israeliani nel rione di Sheikh Jarah, a Gerusalemme Est. La polizia israeliana ha fatto sapere che l’attentatore, un palestinese di 39 anni residente nel quartiere di Silwan, a Gerusalemme Est, è stato ucciso. Dal canto suo, Hamas ha definito l'attacco una reazione ai "crimini" di Israele contro i palestinesi.

Netanjahu rassicura Kerry: nessuna nuova colonia in Cisgiordania
Intanto sul fronte internazionale, il premier israeliano Netanyahu avrebbe rassicurato il segretario americano Kerry tramite una telefonata effettuata questo fine settimana, in merito all’eventuale costruzione di nuovi insediamenti in Cisgiordania. Israele non ne avrebbe in progetto – questa la rassicurazione del premier secondo indiscrezioni – ma sta cercando in tempi brevi una soluzione abitativa per una quarantina di famiglie che entro la fine dell’anno dovranno essere sgomberate dall’avamposto illegale di Amona, nei pressi di Ramallah. (R.B.) 

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Usa: Trump sempre più solo dopo video con dichiarazioni sessiste

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A poche ore dal secondo confronto televisivo con l’antagonista democratica Hillary Clinton, ma soprattutto a poco meno di un mese dal voto, il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump, appare sempre più solo. A pesare sulla sua candidatura, le frasi sessiste da lui pronunciate nel 2005 in un video diffuso dal Washington Post: molti, infatti, all’interno del suo partito, vorrebbero che fosse sostituito con il candidato alla vicepresidenza Mike Pence, ma il tycoon assicura: “Non mollo”. I dettagli nel servizio di Roberta Barbi: 

“Vogliono farmi fuori, ma non mollerò mai. Chiunque mi conosca sa che queste parole non riflettono chi sono. Le ho dette, ho sbagliato e mi scuso”. Così il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, nella bufera in seguito alla diffusione del video con frasi sessiste, si difende dalle accuse, introducendo un elemento nuovo nella sua dialettica: le scuse, appunto, smentendo che la sua campagna elettorale sia in crisi, e tornando immediatamente dopo ad accusare il Washington Post di “distrarre l’attenzione del pubblico dalle accuse che stasera muoverà contro la sua concorrente Hillary Clinton” in diretta tv. Nel Grand Old Party, però, sono in molti a chiedergli un passo indietro: tre i senatori e altrettanti i deputati che gli hanno chiesto formalmente di farsi da parte, molti altri gli hanno revocato il proprio appoggio. Lo stesso vice Mike Pence – che molti ormai vorrebbero al suo posto – ha definito le sue parole “ingiustificabili” dichiarando di sentirsi “tradito come marito e come padre”. Un’indignazione condivisa anche dalla moglie di Trump – che però esorta gli elettori a perdonarlo come ha fatto lei – e dall’ex segretario di Stato, Condoleeza Rice. E mentre sembra possano spuntare nuovi audio destinati a dare scandalo, stavolta risalenti al 2006 e in possesso della Cnn, gli occhi di tutti sono puntati, stasera, sulla Washington University di Saint Louis, in Missouri, dove si svolgerà il secondo confronto con la candidata democratica Clinton. Il precedente, del 27 settembre scorso, era stato platealmente perso da Trump che ora ha un grande bisogno di recuperare.

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Siria: Onu boccia entrambe le bozze di risoluzione

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Ennesimo nulla di fatto, sulla Siria, nella riunione di ieri sera al  Palazzo di Vetro di New York, che spacca un’altra volta il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nonostante i ripetuti appelli del segretario generale e dell’inviato speciale Staffan de Mistura. Due le bozze votate, entrambe bocciate dall’Assemblea: quella francese, che chiedeva l’attuazione immediata del cessate il fuoco, lo stop dei bombardamenti aerei su Aleppo e l’accesso umanitario alle aree più assediate della città ha ricevuto il quinto veto russo in 5 anni. L’altra proposta di risoluzione proposta da Mosca – sostanzialmente simile, ma che escludeva lo stop degli attacchi aerei – non ha, invece, raggiunto la maggioranza.

Ad Aleppo situazione disperata
“Se non facciamo qualcosa Aleppo sarà presto in rovina e rimarrà nella storia come la città in cui gli abitanti sono stati abbandonati ai loro carnefici - è stato il commento del ministro degli Esteri francese Ayrault, tra i sostenitori del documento di Parigi appoggiato da 40 Paesi – se la comunità internazionale non si sveglia condivideremo la responsabilità per quello che sta accadendo ad Aleppo”. Nella città nel Nord della Siria, secondo gli ultimi dati, sarebbero sotto assedio circa 275 mila civili, tra cui centomila bambini; a nulla è servita la tregua firmata da Stati Uniti e Russia il 9 settembre scorso, mai realmente rispettata. (R.B.)

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Attacco Is sventato in Germania, ancora in fuga il terrorista

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Un possibile attentato è stato sventato ieri in Germania, nella città orientale di Chemnitz, in Sassonia, dove in un blitz delle teste di cuoio nell’appartamento di un giovane siriano è stato rinvenuto e sequestrato un potente esplosivo. È caccia all’uomo in tutto il Paese, dunque, per catturare il 22enne Jaber Albakr, originario di una cittadina non lontana da Damasco, mentre altri 3 uomini sono stati arrestati. Oggi, però, due di loro sono stati rilasciati, mentre per il terzo è stato convalidato il fermo: pare avesse parte attiva nella preparazione dell'attentato.

Il giovane siriano avrebbe colpito in aeroporto
L’allerta è stata diramata in tutta la Germania: sotto controllo sono soprattutto i due scali aeroportuali di Berlino, Tegel e Schoenefeld, dai quali si teme il giovane – che secondo gli inquirenti sarebbe legato al sedicente Stato Islamico per il quale avrebbe iniziato a organizzare un attentato proprio in un aeroporto – possa fuggire all’estero.

I precedenti nel Paese
Dal 2007 ad oggi sono sei gli attentati terroristici sventati in Germania; l’ultimo il mese scorso a Colonia ad opera di un profugo siriano di 16 anni, mentre a giugno un altro gruppo di siriani era stato arrestato a Düsseldorf con le medesime intenzioni. (R.B.) 

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Brexit: crollo della sterlina, stretta su lavoratori stranieri

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Sarà esaminato dalla Banca d’Inghilterra il preoccupante “flash crash” della sterlina che venerdì, alla borsa di Hong Kong, è discesa repentinamente fino a toccare quota 1,18 dollari – il minimo storico degli ultimi 30 anni – per poi risalire fino a 1,24. Il cancelliere del governo Philip Hammond rassicura: “L’economia britannica è forte”. Proseguono però i tagli delle consulenze dei lavoratori stranieri nel Paese dopo la Brexit. Secondo una mail pubblicata dal Guardian, l’esecutivo avrebbe chiesto di privilegiare esperti britannici. Dal canto suo, il presidente della Commissione europea Juncker ribadisce: “Se la Gran Bretagna vuole restare nel mercato unico deve accettare la libera circolazione dei lavoratori”. Per un’analisi sulle fluttuazioni della sterlina e sul tema dei lavoratori stranieri, Marco Guerra ha intervistato Pietro Reichlin, ordinario di Economia all'Università Luiss di Roma: 

R. – Che ci fosse una riduzione del valore della sterlina era messo in conto dal fatto che ci sono preoccupazioni su come proseguirà il negoziato con l’Unione Europea. Se la Gran Bretagna dovesse essere tagliata fuori dal mercato europeo naturalmente questo avrà conseguenze negative sull’economia, anche se nel breve periodo una riduzione del valore della sterlina potrebbe aiutare le importazioni. Ma quello che è successo venerdì è una riduzione molto drastica e improvvisa che segnala una forte preoccupazione sui mercati finanziari per come sta andando il negoziato; cioè, appare evidente che il governo inglese non ha ancora chiaro il modo in cui avverrà questo negoziato, se produrrà accordi o una tensione politica con le autorità europee.

D. – Per i lavoratori stranieri in Gran Bretagna si apre una fase di incognite. Cosa dobbiamo aspettarci, quali sono i rischi di esclusione per i lavoratori europei in Gran Bretagna?

R.  – I rischi sono da tutte e due le parti. Sembrerebbe, da come si è mosso il partito conservatore, che sia stato dato ascolto alla pancia del Paese, cioè a coloro che sono più preoccupati per gli effetti della globalizzazione e che non si rendono conto del fatto che soprattutto Londra - che è la piazza finanziaria della Gran Bretagna che dà tanto all’economia del Paese - dipende moltissimo dai lavoratori stranieri ma non solo, anche per quanto riguarda la ricerca, l’università e quindi l’apporto dei lavoratori stranieri all’economia della Gran Bretagna è molto importante. Una deviazione da un comportamento che è stato sempre di accoglienza e di apertura potrebbe danneggiare l’economia della Gran Bretagna così come danneggia tutti coloro che non sono cittadini britannici e che lavorano in quel Paese.

D.  – La Gran Bretagna a questo punto rischia l’isolamento?

R. – Certamente rischia l’isolamento se il negoziato verrà condotto in una maniera dura, cioè la “hard exit”, l’uscita senza cercare di trovare compromessi. Se invece questi compromessi verranno cercati probabilmente si troverà una soluzione che è un po’ simile a quella che è stata trovata per i Paesi scandinavi che non fanno parte dell’Unione Europea ma che sono molto integrati nell’Unione europea. Bisognerà vedere cosa succede. Certo, gli ultimi segnali non sono segnali positivi e questo spiega il fatto che la sterlina sia precipitata in questo modo così improvviso.

D. – Bruxelles e Berlino al momento sembrano tenere una linea dura, dicono che se la Gran Bretagna vuole restare nel mercato unico deve accettare anche la libertà di circolazione dei lavoratori. Quindi anche l’Europa non vuole dare campo libero a questa scelta…

R.  – Certamente l’Europa non può cedere su tutti i fronti perché questo significherebbe che allora avremmo una Unione Europea in cui ognuno fa ciò che gli pare, sarebbe un segnale negativo anche nei confronti di alcuni Paesi dell’est europeo che ultimamente si sono mossi indipendentemente, minacciando di fare politiche in contraddizione con gli accordi europei. Però naturalmente la questione è complessa… Non è nell’interesse di nessuno avere una Gran Bretagna totalmente tagliata fuori dall’Unione Europea.

D. – Il governo britannico dice: l’economia è forte, ce la faremo. La Gran Bretagna ha tutti i mezzi quindi per farcela fuori dall’Unione europe?

R.  – La Gran Bretagna è un Paese che certamente ha un’economia forte, soprattutto molto avanzata, però una grande fetta del Pil della Gran Bretagna è dovuto al fatto che molte imprese straniere si sono insediate nel mercato britannico, approfittando proprio del fatto che la Gran Bretagna fa parte dell’Unione europea e questo le procura il vantaggio di poter avere accesso al mercato europeo. Se questo accesso fosse negato queste imprese uscirebbero e per un Paese come la Gran Bretagna, che si avvantaggia degli investimenti esteri, questo certamente non sarebbe positivo.

D. – Piccoli imprenditori, anche nel settore del commercio, di nazionalità europea almeno per ora non devono temere nulla?

R. – Per ora io credo di no perché è un negoziato che andrà avanti per le lunghe e per ora non gli è successo nulla. Che ci sia una restrizione sui movimenti delle persone e anche dei servizi in generale tra l’Europa e la Gran Bretagna, questo è inevitabile, quanto sarà forte bisognerà vederlo.

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Il dolore e la ricerca di senso nell'ultimo libro di Susanna Tamaro

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“La Tigre e l'Acrobata”, è il titolo del libro di Susanna Tamaro pubblicato di recente per l'editrice “La nave di Teseo". E' una favola per tutti, ragazzi e adulti, in cui si racconta la vicenda di una tigre diversa dalle altre, una tigre curiosa, che si fa domande sulla vita e interroga il mondo. Così nel flusso di una sorprendente avventura emergono valori universali, cari alla scrittrice triestina, come la ricerca di senso, il desiderio di libertà, il significato del dolore, la sete di infinito. Ma come è nata l'idea di questa storia? Adriana Masotti lo ha chiesto alla stessa Tamaro: 

R. – L'idea è nata in modo molto particolare, nel senso che un paio d’anni fa, quando scrivevo per “Avvenire”, a un certo punto, mentre scrivevo i vari interventi quotidiani, è venuta fuori spesso questa immagine della tigre, di me bambina come tigre… e così mi sono resa conto che questa tigre voleva uscire, voleva fare qualcosa, insomma, c’entrava, nella mia vita. E allora ho incominciato a scrivere una favola per adulti!

D. – Una tigre diversa dalle altre … Mi sono segnata, nella lettura, alcune parole, alcune frasi che mi hanno colpito in modo particolare. Ad esempio: “Chi ha il tarlo dentro, cerca sempre un altro orizzonte”, dice la tigre all’uomo, lo sciamano, con il quale nascerà poi un’amicizia. Mi è sembrato che questo tarlo si ritrovi un po’ in tutte le pagine di questo libro …

R. – Sì, si può dire che il tarlo è l’architrave di tutto il libro, perché è un libro che parla dell’inquietudine, dell'inquietudine dell’esistere, dell’essere, quella inquietudine che in questi tempi è posta ai margini della vita dell’uomo. Mi ha fatto impressione, tempo fa, sul cellulare, mi è apparsa una pubblicità che mi diceva: “Ti diamo le risposte prima ancora che tu ti faccia le domande”. Ecco, questo è un po’ lo spirito del nostro tempo contemporaneo, lo spirito in cui il tarlo dell’inquietudine è estremamente assente. Questo libro è proprio un’invocazione, invece, perché il tarlo del desiderio di un altro orizzonte torni nella vita delle persone!

D. – E in questo cammino dell'esistere, sono molto importanti gli incontri che si fanno, e la tigre ne fa tanti. A volte sono proprio determinanti …

R. – Io ho sempre creduto profondamente – in fondo, c’è in tutti i miei libri – in questa mistica dell’incontro: noi siamo esseri razionali e noi cresciamo e ci evolviamo anche in base agli incontri che facciamo e anche in base a quanto sappiamo comprendere che quell’incontro è per noi importante. Accogliere l’incontro, saper comprendere l’incontro è un’arte di crescita interiore, molto, molto sottile e molto importante per poter compiere questo cammino.

D. – Una costante di tutti i suoi libri – non solo di questo – è il valore dato al dolore, perché il dolore fa crescere …

R. – Certamente: il dolore fa crescere e le difficoltà da affrontare rendono più forti. Questa è una realtà ancora più reietta nella società, in cui sembra che tutto debba essere assolutamente piatto. Invece è una realtà che fa parte del mistero, certo sarebbe molto meglio che non ci fosse il dolore, però il dolore ha questo potere di farci diventare grandi, di farci diventare forti. Se, naturalmente, lo affrontiamo. Se, invece, svicoliamo per vie traverse, rifiutandolo, allora è qualcosa che veramente ci opprime, che rende la nostra vita estremamente povera.

D. – Senza adesso rivelare il finale del libro, per non togliere il gusto al lettore di arrivarci pian piano, però cosa si potrebbe dire, come esprimere la scoperta, la più importante che la tigre fa, proprio verso la fine?

R. – Ma … alla fine, naturalmente, la tigre arriva a contemplare un’altra dimensione, quel famoso orizzonte, quell’andare verso Oriente che spingeva i suoi passi in una via in qualche modo di ribellione. Perché questo è un libro che io ho scritto con il desiderio di parlare del tempo e dell’importanza dell’eterno, insieme al tempo; perché credo che molte ansie della nostra contemporaneità, molte angosce dipendano dal fatto che abbiamo cancellato l’idea che noi siamo compresi nell’eterno. Dunque, alla fine c’è un’apertura in questo senso per dimostrare il grande respiro che c’è nella vita di tutti noi e che purtroppo, ormai, viene molto spesso dimenticato.

D. – A chi è diretto questo libro?

R. – Questo libro è diretto a tutte le persone dai 14 ai 99 anni, se non ai 100! Parla della vita umana, della complessità del cammino e dunque sono argomenti sempre presenti nella nostra vita; però è particolarmente indicato per i ragazzi, per gli adolescenti, perché è proprio in quell’età che incominciano a mettere a fuoco – o a non mettere a fuoco – l’idea di un cammino e dell’importanza di questo cammino per la crescita e per la felicità della persona.

D. – Viviamo tempi difficili, ci sono conflitti, violenze: per tutti è un momento anche di timore, di ansia … Lei, come vive questo momento? E che contributo crede di poter dare?

R. – E' vero, la società sta subendo una rivoluzione di cui non riesco ancora a vedere il lato positivo che sicuramente c'è, ma ora si vede il lato complesso, il lato anche negativo. Ci sono forze molto grandi che manipolano la persona, adesso, e non si sa come opporsi per difendere quello che è veramente umano da queste forze. Io spero sempre, con i miei libri, di aver offerto alle persone la possibilità di riflettere e di diventare consapevoli della propria vita e dunque di riuscire anche a capire quello che succede, senza lasciarsi trascinare dalle faziosità, dalle ideologie, ma mettendo sempre la persona e l’amore al centro della riflessione.

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 283

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Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.