Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 20/10/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Il Papa agli Agostiniani: creatori di comunione nella misericordia

◊  

La misericordia che trasforma e dà la vita è stata al centro dell’incontro del Papa con i partecipanti al Capitolo Generale dell’Ordine degli Agostiniani Recolletti. Nella cornice della Sala Clementina, in Vaticano, Francesco ha  indicato la via tracciata da Sant’Agostino ad essere “creatori di comunione” e a vivere come fratelli “con un cuore solo e un'anima sola”. Massimiliano Menichetti

“Dio è la nostra sicurezza e felicità” dice il Papa declinando lo spirito agostiniano. Cita e spezza nel suo discorso  il motto scelto per il Capitolo Generale che esce - rimarca - dalle profondità del cuore di S. Agostino:
 
Toda nuestra esperanza…
“Tutta la nostra speranza è nella tua grande misericordia. Dicci ciò che comandi e comanda ciò che vuoi”. Francesco parte dalla certezza di “essere uomini di speranza”, capaci di mettere tutta la fiducia nella “misericordia di Dio” per far fronte alle “sfide che il Signore” offre. Dio non delude mai - prosegue - ed è colui che ci guida in modo misterioso con amore paterno.

En este Capítulo general…
"In questo Capitolo Generale" ha detto il Papa, la vita dell'Ordine, le “speranze” e le “sfide” si affidano a Dio, nella ricerca di “rinnovamento” e “slancio”, ma sempre “nell’obbedienza”. Centrale per il Papa à l’amore che Dio dona e la Sua presenza nella vita, “in ogni evento”. Il passato illuminato da questa certezza - spiega agli agostiniani - ci aiuta a tornare al “carisma e gustarlo” in tutta la sua “freschezza e integrità”, ma anche a riconoscere come sono state superate le “difficoltà” e “affrontare le sfide attuali”.

Este camino junto a Jesús...
"Questo cammino insieme a Gesù" diventerà “preghiera di ringraziamento e di purificazione interiore”.  Questa “grata memoria” dell’amore di Dio “nel nostro passato” ci spinge - incalza il Papa -  a vivere con passione il presente, con “libertà di spirito” e “disponibilità” ad accoglierlo.

Cuando el Señor está en el centro…
“Quando il Signore è al centro della nostra vita tutto è possibile”, il Papa ribadisce che se è Dio “al centro” e “ci guida” non avranno posto né il fallimento né il male. Francesco parla della missione e della testimonianza dell’amore di Dio e rilancia ad essere “creatori di comunione”, essendo “in mezzo al mondo” costruttori di un “società capace di riconoscere la dignità di ogni persona e di condividere il dono che ciascuno è per l'altro”. Tutto questo per Francesco è possibile donando ad “ogni persona” lo “stesso amore con cui Dio” ha amato, consentendo così ai tanti che lo cercano l’incontro con Lui.

Este es el poder que llevamos…
“Questo è il potere che abbiamo, non i nostri ideali e progetti", ma la “la forza" della “misericordia” di Dio “che trasforma e dà la vita”. Poi prima dell’affidamento a Maria, l’incoraggiamento a vivere come fratelli “con un cuore solo e un'anima sola”.

inizio pagina

Papa: non basta il catechismo per conoscere Gesù, serve pregare

◊  

Per conoscere davvero Gesù abbiamo bisogno di preghiera, di adorazione e di riconoscerci peccatori. Lo ha affermato Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha quindi sottolineato che il catechismo non è sufficiente per comprendere la profondità del mistero di Cristo. Il servizio di Alessandro Gisotti

“Guadagnare Cristo”. Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia partendo dal passo della Lettera di San Paolo agli Efesini, contenuto nella Prima Lettura. L’Apostolo delle Genti, ha osservato, chiede che lo Spirito Santo dia agli Efesini la grazia di “essere forti, rafforzati”, di far sì che Cristo abiti nei loro cuori. “Lì è il centro”.

Non si conosce Gesù solo con il catechismo, bisogna pregare
Paolo, ha osservato il Papa, “si immerge” nel “mare immenso che è la persona di Cristo”. Ma, si domanda il Papa, “come possiamo conoscere Cristo?”, come possiamo comprendere “l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza”?:

“Cristo è presente nel Vangelo, leggendo il Vangelo conosciamo Cristo. E tutti noi questo lo facciamo, almeno sentiamo il Vangelo quando andiamo a Messa. Con lo studio del catechismo: il catechismo ci insegna chi è Cristo. Ma questo non è sufficiente. Per essere in grado di comprendere quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità di Gesù Cristo bisogna entrare in un contesto, primo, di preghiera, come fa Paolo, in ginocchio: ‘Padre inviami lo Spirito per conoscere Gesù Cristo’”.

Incontrare il Signore nel silenzio dell’adorazione
Per conoscere davvero Cristo, ha ripreso, “è necessaria la preghiera”. Paolo però, ha soggiunto, “non solo prega, adora questo mistero che supera ogni conoscenza e in un contesto di adorazione chiede questa grazia” al Signore:

“Non si conosce il Signore senza questa abitudine di adorare, di adorare in silenzio, adorare. Credo, se non sbaglio, che questa preghiera di adorazione è la meno conosciuta da noi, è quella che facciamo di meno. Perdere il tempo - mi permetto di dire - davanti al Signore, davanti al mistero di Gesù Cristo. Adorare. E lì in silenzio, il silenzio dell’adorazione. Lui è il Signore e io adoro”.

Riconoscersi peccatori per entrare nel mistero di Gesù
Terzo, ha detto il Papa, “per conoscere Cristo è necessario avere coscienza di noi stessi, cioè avere l’abitudine di accusare se stessi” di dirsi “peccatori”:

“Non si può adorare senza accusare se stesso. Per entrare in questo mare senza fondo, senza rive, che è il mistero di Gesù Cristo, sono necessarie queste cose. La preghiera: ‘Padre, inviami lo Spirito perché lui mi conduca a conoscere Gesù’. Secondo, l’adorazione al mistero, entrare nel mistero, adorando. E terzo, accusare se stesso: ‘Sono un uomo dalle labbra impure’. Che il Signore ci dia questa grazia che Paolo chiede per gli Efesini anche per noi, questa grazia di conoscere e guadagnare Cristo”.

inizio pagina

Papa riceve presidente Burkina Faso: al centro la riconciliazione nazionale

◊  

Francesco ha ricevuto oggi in udienza, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il presidente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaboré. Durante il colloquio, informa una nota della Sala Stampa Vaticana, sono state rilevate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Burkina Faso, sottolineando, tra l’altro, “l’importante contributo che la Chiesa offre nel campo educativo e sanitario”. In questo quadro, prosegue il comunicato, “è stato espresso l’auspicio che i rapporti bilaterali possano essere consolidati grazie anche agli strumenti giuridici previsti dal diritto internazionale”. Ci si è inoltre, soffermati “sull’importanza della riconciliazione nazionale, il rispetto e la collaborazione fra i vari gruppi religiosi, e il tema dei giovani e della loro occupazione”. Infine, conclude la nota della Sala Stampa, “non è mancato uno scambio di vedute su alcuni temi di interesse internazionale, con particolare riferimento alle attuali sfide che interessano la Regione”.

inizio pagina

Papa: donne abbiano più spazio per la pace nel Medio Oriente

◊  

Si allarghino “gli spazi della presenza delle donne e si intensifichi la loro opera nel ricercare occasioni di incontro, di conoscenza e di dialogo e il comune impegno per la edificazione di un futuro di prosperità e di pace”. E’ quanto auspica Papa Francesco in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, indirizzato ai partecipanti alla Seconda Conferenza con le donne del Medio Oriente e del Mediterraneo sul tema “Donne operatrici di pace per una cultura dell’incontro e del dialogo”, in corso a Bari, promossa dall’Unione Mondiale Organizzazioni Femminili Cattoliche insieme al Forum Internazionale di Azione Cattolica e all’Azione Cattolica Italiana, nel contesto del Giubileo Straordinario della Misericordia. Il Papa, si legge ancora nel telegramma, invita tutti “al generoso esercizio delle opere di misericordia corporali e spirituali” e “saluta cordialmente tutte le donne presenti, particolarmente quelle provenienti dal Medio Oriente e dai Paesi segnati da conflitti sociali, dalla povertà e dalle discriminazioni”.

Obiettivo della Conferenza, che si chiuderà domenica, è dunque l’ascolto di donne che, in contesti particolarmente difficili, sono impegnate nella costruzione di una convivenza sociale pacifica. Previsto anche un momento di preghiera ecumenica nella Cripta della Basilica di San Nicola, per elevare una supplica per la pace in Siria e in tutto il Medioriente. Sulla Conferenza ascoltiamo, al microfono di Adriana Masotti, Maria Giovanna Ruggieri, presidente dell’Umofc: 

R. – Questa Conferenza segue quella che è stata fatta qualche anno fa ad Amman, in Giordania. Quell’occasione fu un primo approccio con le donne cristiane del Medio Oriente perché avevamo allungato il nostro sguardo verso questa parte del mondo dove i cristiani fanno un lavoro di riconciliazione tra le parti, in un certo senso. Quindi ci sembrava interessante ascoltare le donne che, magari in maniera molto silenziosa, portano avanti questo impegno quotidiano di dialogo, di confronto, di reciproca attenzione, di rispetto e di riconciliazione, anche tenendo conto che noi, come europei, siamo un po’ disorientati di fronte a questi arrivi: a volte alziamo dei muri, delle paure. E quindi è importante ascoltare da loro come lavorare con persone che  vengono magari da religioni o culture diverse per una convivialità delle diversità e non un’opposizione.

D. - Alla conferenza  verranno presentate alcune testimonianze concrete di dialogo, di costruzione di ponti …

R. - Sì, ad esempio una delle partecipanti viene dalla Giordania. È una giornalista che racconta che il suo lavoro è anche improntato su questo atteggiamento di rispetto per la diversità delle culture, delle religioni soprattutto, per contribuire a costruire una società dove ci sia un’accettazione reciproca. C’è poi un’altra signora che viene dall’Iraq. Lei ha un’organizzazione non governativa che lavora per i diritti umani. Di questa organizzazione, di cui lei è la presidente, fanno parte anche dei musulmani che lavorano insieme per il rispetto e per la dignità della persona a prescindere dalle proprie appartenenze religiose. Questo mi sembra un lavoro di aiuto a questo percorso molto lungo - ma che dobbiamo fare - di riconciliazione e, possibilmente, di costruzione della pace.

D. – Purtroppo, però, sono ancora poche le donne nei luoghi di comando e di decisione. Perché allora puntare sulle donne per la pace?

R. - Perché intanto hanno gran parte della responsabilità educativa dei figli; perché nelle nostre comunità ecclesiali le donne hanno una grande responsabilità anche in termini educativi dei più piccoli, dei più giovani, quindi possono influire sulla cultura ed educare a questa possibile convivenza seppur nella diversità. Le occasioni straordinarie certamente servono, ma poi il lavoro va fatto nella quotidianità. È nel quotidiano che incontriamo le persone, sul posto di lavoro o con le amicizie ed è in questi ambiti che bisogna trasmettere la parola buona intesa come una possibilità di attuare questa pace.

D. - L’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche raggruppa circa 100 organizzazioni femminili cattoliche di tutto il mondo. Questa realtà di aggregazione di donne impegnate è in crescita?

R. - È in crescita soprattutto nei continenti dove la nostra fede è in espansione, quindi in Africa, in Asia, in America Latina. C’è questa crescita perché noi cerchiamo di spingere le donne ad avere una responsabilità, ad essere protagoniste. Quindi è un modo - magari per noi già più scontato - per alcune situazioni e in molte realtà, di sentirsi unite e quindi  insieme essere sempre più consapevoli del dono che siamo e che ciascuna di noi porta dentro di se e che può mettere insieme agli altri, per arricchire gli altri e per arricchire la comunità ecclesiale. E questa è una cosa che appassiona molto. Quindi non bisogna nascondere sotto terra questo talento che abbiamo ricevuto - che sia uno, cinque o dieci, quello che sia - ma bisogna metterlo a frutto per il bene di tutti.

inizio pagina

Altre udienze e nomine di Papa Francesco

◊  

Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza Mons. Sérgio da Rocha, Arcivescovo di Brasília (Brasile), presidente della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, con Mons. Murilo Sebastião Ramos Krieger, S.C.I., Arcivescovo di São Salvador da Bahia, Vice Presidente; Mons. Leonardo Ulrich Steiner, O.F.M., Vescovo tit. di Tisiduo, Ausiliare di Brasília, Segretario Generale.

In Italia, Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Savona-Noli, presentata da Mons. Vittorio Lupi. Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Savona-Noli mons. Calogero Marino, del clero della diocesi di Chiavari, finora Vicario Generale di Chiavari. Francesco ha inoltre nominato Arcivescovo Metropolita di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela il rev.do Mons. Giovanni Accolla, del clero dell’arcidiocesi di Siracusa, Parroco, Direttore dell’Ufficio Diocesano per i Beni Architettonici e l’Edilizia di Culto, Presidente della Fondazione Sant’Angela Merici. Il Papa ha nominato Vescovo di Lucera-Troia (Italia) il Rev.do Mons. Giuseppe Giuliano, del clero della diocesi di Nola, Parroco e Docente di Teologia Morale.

inizio pagina

Francesco consegnerà Premio Ratzinger a Biffi e Kourempeles

◊  

Papa Francesco consegnerà personalmente a Inos Biffi e Ioannis Kourempeles il premio Ratzinger 2016 il prossimo 26 novembre alle ore 11 nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico in Vaticano. Il riconoscimento assegnato dalla Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger–Benedetto XVI intende premiare quegli studiosi che si sono particolarmente distinti nell’attività della ricerca scientifica di carattere teologico. La proposta dei nomi dei vincitori è stata presentata a Papa Francesco dal Comitato scientifico della Fondazione, composto dai cardinali Angelo Amato che ne è il presidente, Kurt Koch, Gianfranco Ravasi e dall’arcivescovo Luis Francisco Ladaria.

La consegna del Premio al termine di un Seminario sull’Escatologia
Originario di Lomagna (Lecco), dov’è nato nel 1934, mons. Inos Biffi è ordinario emerito di Teologia sistematica e di Storia della teologia medievale presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, docente delle stesse materie presso la Facoltà di Teologia di Lugano. È inoltre membro della Pontificia Accademia di Teologia, presidente dell’Istituto per la Storia della Teologia Medievale di Milano e direttore dell’Istituto di Storia della Teologia alla Facoltà di Teologia di Lugano. Ioannis Kourempeles, nato ad Atene nel 1965, ha studiato Teologia presso le Facoltà teologiche di Salonicco, Erlangen e Heidelberg. Insegna Storia dei dogmi e Teologia dogmatica e simbolica presso la Facoltà di Teologia dell’Università “Aristotele” di Salonicco. È il primo ortodosso ad essere insignito del Premio Ratzinger. La consegna del Premio avverrà a conclusione del Simposio internazionale “L’Escatologia: analisi e prospettive”, che si svolgerà a Roma dal 24 al 26 novembre presso la Pontificia Università della Santa Croce.

inizio pagina

Mons. Auza all'Onu: cristiani in Medio Oriente su orlo distruzione

◊  

“I cristiani e gli appartenenti ad altre minoranze etniche e religiose in Medio Oriente sono sull'orlo della distruzione totale. Fermare la violenza nel nome di Dio”. Questo l’allarme pronunciato all’Onu dall’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, nel suo intervento sulla situazione in Medio Oriente e sulla questione palestinese. Il servizio di Giancarlo La Vella

Risolvere la questione israelo-palestinese
Mons. Auza esprime forte preoccupazione per lo stallo dei negoziati israelo-palestinesi, arenatisi quando gli sforzi diplomatici dovevano invece puntare alla soluzione dei due Stati all’interno di confini internazionalmente riconosciuti. Il presule spiega come sia necessaria un'unità di governo in Cisgiordania e Gaza, attualmente amministrate rispettivamente da Fatah e Hamas, essenziale per far progredire i negoziati di pace. Lo scopo è anche quello di affrancare la Palestina dagli aiuti internazionali destinati a una popolazione ora totalmente dipendente dagli interventi umanitari.

Il Medio Oriente oggi terra di violenza e disumanità
Mons. Auza allarga poi il suo discorso all’intero Medio Oriente, la regione che da culla della civiltà e luogo di nascita di Ebraismo, Cristianesimo e Islam, è oggi diventato teatro di incredibile brutalità. Il totale disprezzo della diritto umanitario internazionale – sottolinea rappresentante della Santa Sede – ha raggiunto livelli allarmanti di disumanità. Scuole, ospedali, convogli umanitari, operatori umanitari e dell’informazione sono il costante bersaglio di attacchi indiscriminati. I cadaveri sotto le macerie e i profughi erranti sono una chiara testimonianza di questo cinico disprezzo e calpestio delle normative internazionali umanitarie.

Con il Papa per un’immediata tregua in Siria
Mons. Auza riprende il recente appello di Papa Francesco per una tregua immediata ad Aleppo e in altre zone della Siria, perché si arrivi ad un duraturo e immediato cessate il fuoco, per permettere l'evacuazione dei civili, soprattutto bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti feroci. Noi continuiamo a discutere – afferma con amarezza mons. Auza – mentre i cristiani e i membri di altre minoranze etniche e religiose in Medio Oriente sono sull'orlo della distruzione totale, con le loro chiese, monasteri, monumenti e oggetti di culto, molti dei quali già ridotti in polvere e macerie. Per fermare lo spargimento di sangue e la distruzione – conclude – occorre la collaborazione di tutta la comunità internazionale. Bisogna interrompere il flusso di armi e munizioni e promuovere a tutti i costi dialogo, negoziati, assistenza umanitaria, solidarietà e rispetto dei diritti umani fondamentali. No, infine, alla violenza in nome di Dio.

inizio pagina

Haiti, epidemia di colera. Missione di Caritas Internationalis

◊  

“La distruzione ad Haiti è stata immensa”. Così il segretario generale di Caritas Internationalis, Michel Roy, che da domani visiterà le zone più colpite dal passaggio dall’uragano Matthew. Secondo l’ultimo bilancio sono 900 le persone che hanno perso la vita e si temono epidemie di colera. Philippa Hitchen ha intervistato lo stesso Michel Roy

R. – Ce sont les besoins basiques. C’est l’alimentation, c’est de l’eau propre, c’est des médicaments …
Le necessità fondamentali sono il cibo, l’acqua potabile, i medicinali … Purtroppo, il colera si sta diffondendo … Né la popolazione né le autorità avevano previsto che l’uragano, che ha devastato la parte occidentale di Haiti, arrivasse a una tale potenza! La distruzione è stata immensa: ci sono villaggi completamente scomparsi, ci sono centinaia di morti … L’aiuto necessario per la sopravvivenza non era stato previsto e si fa fatica a farlo arrivare, perché questo uragano ha distrutto le strade e i ponti. Dunque, le necessità allo stato attuale sono di portare cibo, acqua pulita e potabile e medicinali alla popolazione ferita.

D. – Lei si reca ad Haiti anche per cercare di attirare l’attenzione del mondo su questa tragedia?

R. – Tout à fait, parce que en fait les photos et les vidéos sont passées à la télévision au moment …
Direi di sì. Le foto e i filmati sono stati trasmetti dalle televisioni al momento del passaggio dell’uragano, ma nessuno se ne interessa più: chi oggi ancora parla di Haiti nei media? Direi quasi nessuno. Per questo è importante attirare l’attenzione nel momento in cui le necessità primarie non sono coperte: ci sono persone che soffrono la fame; c’è il colera che si diffonde … bisogna aumentare gli aiuti a Haiti, nell’immediato e anche domani e non dimenticare gli haitiani, e nemmeno queste regioni che impiegheranno anni e anni prima di poter parlare di una ricostruzione compiuta. Bisogna mobilitare le risorse, bisogna che la comunità internazionale si impegni più di quanto non stia facendo in questo momento.

D. – E’ vero anche che ci sono regioni che ancora stanno cercando di ricostruire case e infrastrutture dopo il terremoto del 2010? Cosa fate come Caritas e con le altre organizzazioni umanitarie per far fronte a questa vulnerabilità nei riguardi dei disastri naturali?

R. – C’est vrai: hélas, le tremblement de terre avait détruit la capitale qui est le centre du Pays, …
E’ vero: purtroppo, il terremoto aveva distrutto la capitale, che in un certo senso è anche il centro del Paese, e che ancora si sta ricostruendo. Purtroppo, nella sua storia Haiti ha attraversato sempre periodi difficili; mi sembra però che l’attenzione dei Paesi vicini e della comunità internazionale per la sua ricostruzione c’è sempre stata però senza mai riuscire ad arrivare fino in fondo. La Minustah (Mission des Nations Unies pour la Stabilisation en Haïti) che è arrivata sull’Isola dopo il terremoto, è ancora lì: è inquietante che le forze internazionali siano ancora presenti quando non c’è conflitto nel Paese: certo, costa molto cara questa presenza. Quindi, non si riesce – né le ong, né la comunità internazionale e neanche noi, in un certo senso – ad aiutare Haiti a ricostruirsi in maniera “normale”. E’ un Paese che continua a soffrire a causa di diversi fattori e non si riesce a capire bene da che parte incominciare. La rete Caritas è sempre preoccupata per la situazione a Haiti: noi abbiamo un gruppo di lavoro che si occupa di questa realtà, e nello stesso Paese ci sono diverse persone che gestiscono degli uffici che collaborano con le Caritas diocesane. La volontà c’è; ma l’azione della Chiesa può essere soltanto complementare all’azione dello Stato, ed è vero che lo Stato è carente: E’ da lì che bisogna incominciare – o meglio, ricominciare: aiutare gli haitiani a ricostruire uno Stato di diritto, uno Stato che funzioni correttamente. Purtroppo, non si sa bene da che parte incominciare …

inizio pagina

Anteprima apertura Palazzo Apostolico Castel Gandolfo

◊  

Questo sabato, 22 ottobre, apre al pubblico per la prima volta l’Appartamento Pontificio del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Si amplia così – informa una nota della Sala Stampa Vaticana – lo spazio visitabile delle Ville Pontificie: i giardini di Villa Barberini si possono visitare da ormai due anni; la Galleria dei Ritratti dei Pontefici è stata aperta lo scorso anno e dopodomani si aggiungono le stanze usate dai Papi come ritiro estivo. Sarà possibile visitare l’Appartamento Pontificio tutti i giorni tranne la domenica. Per maggiori informazioni e per la prenotazione della visita: www.museivaticani.va. Durante l’anteprima della stampa di domani 21 ottobre verrà offerto ai giornalisti presenti – per cortesia dei Musei Vaticani -  un breve concerto di musica popolare cinese intitolato “La bellezza ci unisce”.

inizio pagina

Nuova edizione della Lotteria di Beneficenza di Papa Francesco

◊  

Anche quest’anno viene riproposta l’iniziativa di solidarietà “Lotteria di beneficenza per le opere di carità del Santo Padre”, giunta alla IV edizione. L’iniziativa, informa un comunicato del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, coincide con la conclusione dell’Anno giubilare della misericordia e le Festività natalizie.

Per volere del Papa, il ricavato andrà a terremotati Centro Italia e senzatetto
Il Papa, che ha espresso il desiderio che il ricavato vada in parte in favore delle popolazioni del Centro Italia colpite dal sima dello scorso 24 agosto ed in parte ai senzatetto, ha messo personalmente a disposizione alcuni premi. La lotteria inizierà nelle prossime settimane e si concluderà il 2 febbraio 2017 con l’estrazione dei biglietti vincenti alla presenza di una apposita Commissione che ne garantirà la correttezza.

Biglietti della lotteria acquistabili anche sul sito web del Governatorato Vaticano
I biglietti, al costo di 10 euro ciascuno, prosegue la nota del Governatorato, saranno posti in vendita in Vaticano presso la Farmacia, le Poste, il Servizio dei Telefoni, gli Spacci Annonari, il Magazzino “Stazione”, i punti vendita dell’Ufficio filatelico e numismatico ed i “bookshop” dei Musi vaticani. La novità di quest’anno è l’apertura a quanti desiderano, anche senza recarsi in Vaticano, di partecipare all’iniziativa: grazie all’impegno della Direzione delle Telecomunicazioni-Provider Servizi Internet Vaticani e della Direzione della Ragioneria, infatti, sarà possibile acquisire i biglietti collegandosi all’apposita sezione dedicata del sito vaticanstate.va. Per qualsiasi informazione, conclude il comunicato, ci si può rivolgere al Coordinamento Eventi del Governatorato eventi@scv.va .

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Forze irachene verso Mosul. Cristiani pronti a tornare

◊  

Decine di raid aerei della coalizione a guida Usa appoggiano l’offensiva su larga scala delle milizie peshmerga e delle forze speciali di Baghdad verso Mosul. Il premier iracheno Abadi ha affermato che le operazioni "procedono più rapidamente del previsto". Mentre da Parigi il ministero degli Esteri iracheno ha definito la battaglia contro il Califfato una guerra mondiale. E per l’omologo francese Ayrault gli scontri sono destinati ad intensificarsi. Ma intanto fra gli sfollati cristiani, fuggiti due anni fa dalla Piana di Ninive, cresce  la speranza di tornare nei propri villaggi, come riferisce al microfono di Marco Guerra, l’inviato del Corriere della Sera ad Erbil, Lorenzo Cremonesi: 

R. – Per loro è un po’ la realizzazione di un sogno! Vennero espulsi con la forza, con il terrore, con la violenza nel giugno 2014: veramente, fuga di notte in pigiama! Ricordo ancora quando ero qui a Erbil, li accoglievamo ai posti di blocco, storie incredibili di gente che veniva depredata dai guerriglieri di tutto, letteralmente: degli anelli, delle collane … la gente era veramente spogliata di tutto e arrivava praticamente nuda, qui, nelle zone curde. Quindi per loro è – come dicevo – la realizzazione di un sogno.

D. – Che notizie si hanno delle località ancora sotto il controllo del sedicente Stato Islamico?

R. - Naturalmente, da qui poi c’è la realtà, e la realtà è quella di una terra bruciata, di Paesi devastati, di chiese non solo dissacrate ma spesso trasformate in moschee, se non bruciate; di croci abbattute nei cimiteri, di antichissimi monasteri … qui siamo … è una cosa che forse non è mai ripetuta abbastanza: qui, nella zona di Ninive, a Nordest, siamo nel cuore pulsante della storia del primo cristianesimo, delle prime Chiese cristiane in Medio Oriente! Siamo tra le madri delle grandi Chiese mondiali! Quindi, testimonianze antichissime di un’evangelizzazione veramente dei primi secoli della Storia della Cristianità, e questo loro lo sanno e questa è anche parte del dramma degli intellettuali, dei vescovi, dei Padri della Chiesa, dei sacerdoti locali che vedono un patrimonio di cultura, tradizioni e storie venire devastato se non perduto. E quindi (ne parlavo ieri qui, nel piccolo campo profughi – che poi, la maggioranza dei cristiani in questo momento non è più nei campi ma è in case: qui c’è stata una grande mobilitazione delle Chiese internazionali, delle associazioni cristiane a favore dei correligionari) tra un terzo e la metà dei circa 150 mila cristiani che sono fuggiti, che abitavano tra Mosul e Ninive e che sono fuggiti nelle zone curde, sono partiti. Qui la grande maggioranza spera di tornare alle proprie case.

D. – A tal proposito, la popolazione sfollata come si sta organizzando a rientrare nei suoi villaggi, nelle sue case in queste località?

R. – Sono state create piccole commissioni; io ho parlato con questo padre Paolo Thabit Mekko che è uno dei cristiani, dei latini, del caldei – quindi latino, che fa capo alla Chiesa di Roma – il quale mi ha raccontato che hanno creato delle commissioni, anche qui nella zona di Erbil, che si occupano proprio del ripristino dei villaggi. Loro si rendono conto che i villaggi sono devastati: cioè, non è solo un problema di case, di chiese e di cimiteri e di monasteri; è un problema proprio di abitazioni, di rete elettrica distrutta, di rete idrica, di infrastrutture e quindi ci vogliono soldi, tanti soldi. Che loro non hanno e che però saranno necessari per rendere abitabili questi luoghi.

D. – Sul terreno, cosa sta succedendo, parlando più in generale? Cosa vedi?

R. – Ma la preparazione ormai non c’è più: siamo in piena battaglia. Si passa da momenti di euforia, cioè dichiarazioni altisonanti – “siamo arrivati”, “stiamo entrando” – a invece un realismo molto più sobrio, e cioè ci si rende conto che in realtà ci vorranno mesi: la battaglia vera non è neanche appena incominciata! Stiamo proprio ai preludi. E quindi in questo momento si sta combattendo non a Mosul, ma nei villaggi attorno: si vede, tra l’altro, dove si trova la maggioranza dei villaggi cristiani. Le difficoltà sono enormi, ma le difficoltà cresceranno. Oggi, tra l’altro – questa notte – è incominciata una seconda offensiva, dopo quella lanciata lunedì scorso; offensiva – tra l’altro – che investe due villaggi cristiani, che sono uno Teleskof e un altro Bartalla. Le truppe sono bene addestrate, sono la “Golden Brigade”, la brigata dorata irachena, le truppe scelte mandate da Baghdad, che hanno il compito – almeno loro dicono – di evitare scontri settari: uno dei grossi problemi è questo scontro tra sciiti e sunniti, cioè la popolazione sunnita di Mosul teme sia i peshmerga curdi ma soprattutto le brigate sciite.

inizio pagina

Siria: tregua ad Aleppo di undici ore per favorire corridoi umanitari

◊  

Da questa mattina è entrata formalmente in vigore la pausa umanitaria di undici ore, annunciata dalla Russia e dal regime di Damasco nella zona orientale di Aleppo, controllata dai ribelli. Obiettivo dichiarato è quello di permettere ai civili e ai miliziani di lasciare la città attraverso speciali corridoi. Immediata la reazione delle Nazioni Unite che hanno fatto sapere che la tregua è troppo breve per poter far partire i convogli umanitari e avviare la distribuzione di aiuti alla popolazione assediata.  Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro

E’ iniziata questa mattina alle otto ora locale, la tregua umanitaria di undici ore ad Aleppo, per consentire ai civili di abbandonare la città siriana, evacuando i malati e i feriti, e ai miliziani dei quartieri orientali  di beneficiare dell’indulto per arrendersi e consegnare le armi. Già nella notte secondo l'agenzia di notizie ufficiale Sana, le autorita' siriane hanno annunciato l'uscita dei primi oppositori, e di diversi malati e feriti, sottolineando che l'esercito siriano "si e' schierato a distanza" per permettere l'operazione. Ma intanto si sono verificati già nuovi scontri,  infatti, poco dopo l’inizio della tregua, alcuni terroristi, hanno aperto il fuoco contro il corridoio umanitario del quartiere Bustan al Qasr di Aleppo. Ma ascoltiamo il commento di Lorenzo Trombetta corrispondente dell'Ansa a Beirut :

R. – Innanzitutto è una tregua preparata unilateralmente da un unico attore, che è la Russia, e quindi anche dal governo di Damasco. Hanno sospeso due giorni fa i raid aerei, per preparare quella che loro chiamano la “pausa umanitaria”, che invece è entrata in vigore oggi e che dovrebbe durare 11 ore. Gli obiettivi della tregua, per Mosca e per Damasco, sono chiari: cercare cioè di cominciare a svuotare i quartieri orientali di Aleppo, assediati da quelli che loro chiamano terroristi, ovvero gli insorti delle varie sigle, e spingere i civili – tra cui, loro dicono, i feriti e i malati – ad uscire dai quartieri orientali. Questi gli obiettivi dichiarati… Dobbiamo ricordare che non è stata negoziata con le parti in conflitto, ma è stata appunto dichiarata unilateralmente; e i miliziani di Aleppo Est hanno subito detto di non voler accettare questa formula, ovvero “non vi bombardiamo, così potete uscire con le mani alzate”. Mettendo così le cose per gli insorti, diciamo che si è creato facilmente il fronte del no: ovvero “Noi non stiamo ai diktat di Russia e Damasco!”. Ecco perché i primi attacchi… In qualche modo, essendo una tregua non negoziata e già di per sé facilmente destinata a fallire.

D. – Cosa c’è dietro questa tregua? Potrebbero esserci state anche delle concessioni proprio sul ruolo di Assad?

R. – Non credo che sia questo il caso, perché il ruolo di Assad ultimamente - e anche nelle conversazioni che ci sono state già a Losanna tra Kerry e Lavrov - non è più stato tirato in ballo; tra l’altro i russi sanno che ormai l’interlocutore americano, in qualche modo, va in vacanza da adesso fino a gennaio-febbraio prossimo e quindi non ci può essere una controparte con cui negoziare o far finta di negoziare da parte russa una eventuale disposizione o cessioni del potere da parte di Assad. Assad rimane al potere, almeno nelle zone controllate dal governo siriano e dalla Russia. La questione della tregua di Aleppo, almeno da come ci raccontano questa “pausa umanitaria”, è un modo per i russi per capire quanto i loro bombardamenti e l’offensiva sul terreno stiano spingendo civili e miliziani a svuotare Aleppo orientale: per ogni militare è fondamentale, quando si assedia una regione, cercare di svuotarla, perché più civili ci sono e più è difficile entrare casa per casa.

D. – Quale potrebbe essere il ruolo delle Nazioni Unite in questo momento?

R. – Per adesso il ruolo delle Nazioni Unite è quello di spettatore: quando vedono una finestra umanitaria o uno spiraglio per intervenire a livello umanitario - ma sono gocce nel mare! – provano ad inserirsi e quindi lo fanno con efficacia. Il problema è che, appunto, non c’è grande possibilità per loro, se non quella di stare a guardare cosa fanno gli attori armati.

D. – In questi giorni si parla di una città di Aleppo completamente distrutta. Qual è la reale situazione di chi continua a viverci?

R. – Dobbiamo ricordare che Aleppo è divisa in due parti: per due terzi quella che banalmente chiamiamo Aleppo Ovest, che è sì colpita dalla guerra e dall’assenza di servizi essenziali; e da Aleppo Est, in cui la distruzione e le sofferenze che la popolazione vive è fortemente maggiore – purtroppo - di quella che viene vissuta da Aleppo Ovest. Questo non vuol dire che ad Aleppo Ovest si sta bene: si soffre il conflitto in maniera molto drammatica anche lì. Ma il grado di distruzione e anche la mancanza di medicine, di ospedali, l’intensità stessa dei bombardamenti e dell’artiglieria non sono paragonabili a quello che avviene nella parte occidentale di Aleppo. In generale parliamo di Aleppo come di una città contesa, martoriata e in parte distrutta, ma dobbiamo ben distinguere di quale parte parliamo…

inizio pagina

Presidenziali Usa: Clinton avanti su Trump dopo ultimo dibattito

◊  

La campagna per le presidenziali americane del 2016 si avvia verso la conclusione. Queste elezioni saranno ricordate anche per gli attacchi verbali che si sono scambiati i candidati dei due principali partiti politici, Hillary Clinton, per quello democratico, Donald Trump, per quello repubblicano. Nello stesso giorno delle elezioni presidenziali si rinnoveranno anche 34 seggi su 100 del Senato e tutti i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti. Andrea Walton ha intervistato il prof. Fernando Fasce, americanista dell'Università di Genova: 

R. – Ci sono state campagne molto dure, molto cattive e anche con molta propaganda negativa, che tendeva cioè a demonizzare l’avversario, però come questa - direi - mai viste! E una parte considerevole della responsabilità è da attribuirsi al candidato Donald Trump.

D. – Quali sono i temi concreti, al di là degli scontri e degli insulti, che sono emersi da questa campagna presidenziale?

R. – I temi concreti? Mi sembra che siano – da un lato – una proposta politica, che è quella della Clinton, di proseguire sulla strada di una moderata politica di centro-sinistra, quale quella attivata dal presidente Obama - e quindi con la difesa di alcune garanzie relative allo stato sociale, la preoccupazione per il ceto medio, la preoccupazione e l’attenzione a questioni come quelle dei diritti delle minoranze e delle donne - e poi una politica estera che dovrebbe essere in continuità con quella obamiana; dall’altra parte – e bisogna dire la verità – è mancata una chiara linea politica, se non quella di invocare le ragioni di chi è ingiustamente rimasto indietro, dal punto vista economico e sociale, negli ultimi anni: sto parlando naturalmente di Donald Trump…

D. – Donald Trump ha qualche realistica possibilità di vittoria?

R. – Stando alla situazione attuale e vedendo i sondaggi e vedendo anche l’andamento di questo ultimo dibattito, nel corso del quale nessuno dei due è riuscito ad assestare il colpo definitivo, Clinton è sostanzialmente riuscita ad evitare gli attacchi più duri, costringendo Trump a questo grosso scivolone: dire che non sa se accetterà l’esito delle elezioni. Così a priori, è davvero un grosso scivolone politico! Quindi anche alla luce di tutto questo pare che le fortune di Trump siano in caduta, però – come sempre – sondaggi e previsioni hanno spesso, anche fino all’ultimo minuto, deluso nelle aspettative. Quindi il mio orientamento sarebbe quello della cautela, anche se direi che a questo punto c’è decisamente una posizione di vantaggio di Hillary Clinton.

D. – Al di là dello scontro per le presidenziali, quanto conta il rinnovo dei seggi per il Senato e della Camera dei Rappresentanti che si svolgerà lo stesso giorno?

R. – Questo conta molto! Si tratta di vedere, appunto, verso che situazioni si potrà andare ed è questo credo che, a questo punto, preoccupi maggiormente i repubblicani. Si dice che la Camera potrebbe essere ancora controllata dai Repubblicani, mentre il Senato è molto più aperto…

inizio pagina

Vescovi del Congo chiedono la liberazione dei prigionieri politici

◊  

“Liberate i prigionieri politici che non sono stati regolarmente condannati”. È l’appello che i vescovi della Repubblica del Congo rivolgono alle autorità nazionali al termine della loro 45.ma Assemblea plenaria.

Le detenzioni una sofferenza per tutti i congolesi innamorati della pace
Nella dichiarazione conclusiva, il cui testo è stato ripreso dall’agenzia Fides, si afferma che “la prigionia di leader politici, di responsabili di partiti politici, di candidati alle elezioni presidenziali, di membri delle équipe delle campagne elettorali dei candidati, costituisce una sofferenza insormontabile, non solo per le famiglie ma anche per tutti i congolesi innamorati della pace. Questa situazione non può lasciarci indifferenti. Noi, vescovi del Congo, nell’Anno del Giubileo straordinario della Misericordia, chiediamo al Presidente della Repubblica, di liberare tutti i prigioni politici non regolarmente giudicati”.

I  vescovi lanciano un appello di pace per il Paese

​Ricordando gli scontri che si susseguono da fine settembre nella regione del Pool, tra i militari e i miliziani del “Pastore Tumi”, alias di Frédéric Bitsamou, i vescovi lanciano altresì un appello alla pace. Rivolgendosi ai politici affermano: “vi ricordiamo che il vero dialogo costituisce la pietra angolare di ogni vera democrazia. Vi chiediamo vivamente di operare per il ritorno della pace nel Congo in generale e nel Pool in particolare. Che lo Stato assuma le sue responsabilità di garante della pace e dell’unità nazionale”. (L.M.)

inizio pagina

India: ministro nazionalista indù rende omaggio a Madre Teresa

◊  

Il ministro degli Interni indiano ha reso omaggio a Madre Teresa, canonizzata lo scorso 4 settembre a San Pietro da papa Francesco. Ieri Rajnath Singh, uno dei massimi esponenti del partito nazionalista indù Bjp (Bharatiya Janata Party), ha partecipato in qualità di ospite d’onore alla manifestazione organizzata a Delhi dalla Conferenza episcopale Indiana (Cbci). Parlando di fronte all’assemblea - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha detto che santa Teresa di Calcutta “è venuta in India per conquistare i cuori con l’amore” e ha assicurato che “il governo garantirà piena sicurezza alle minoranze presenti nel Paese e a coloro che lavorano per il bene dell’umanità”.

La cerimonia di commemorazione i vertici della Chiesa indiana
La cerimonia di commemorazione della canonizzazione della “Madre degli più poveri tra i poveri” si è svolta al Vigyan Bhawan, il Centro congressi di proprietà del governo indiano. L’evento è stato organizzato dalla Cbci in collaborazione con l’arcidiocesi di Delhi e le diocesi di Faridabad e Gurgaon. Erano presenti i massimi vertici della Chiesa cattolica in India, tra i quali il card. Baselios Cleemis, presidente della Cbci; il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza dei vescovi di rito latino; il card. Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi ed ex presidente della Cbci; il card. George Alencherry, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly della Chiesa siro-malabarese.

Singh ha promesso che non ci saranno più violenze contro le minoranze
Il ministro degli Interni ha ricordato gli attacchi contro le minoranze avvenuti nel febbraio 2015 alla vigilia delle elezioni per l’Assemblea governativa di Delhi e ha garantito che in futuro non avverranno mai più violenze simili. Singh ha evidenziato che la Santa veniva sempre chiamata con il semplice “termine di ‘Madre’, che le era stato dato con affetto dai cittadini”.

Madre Teresa amata anche dagli indù
La presenza del ministro, uno dei fedelissimi del premier Narendra Modi, testimonia come Madre Teresa fosse amata davvero da tutti gli strati della popolazione e anche dai fedeli della religione indù. A conferma di questo, per la cerimonia di canonizzazione il governo dell’India ha inviato in Vaticano una delegazione ufficiale guidata dal ministro degli Esteri. In seguito ha promosso una cerimonia imponente a Calcutta, che ha visto la partecipazione di oltre 20mila persone.

Estremisti indù non sono riusciti ad oscurare la figura di Madre Teresa
La partecipazione di Singh è ancora più significativa se si considera che più volte la base ideologica e paramilitare del partito di cui egli fa parte, i radicali indù dell’Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh), ha tentato di oscurare la figura di Madre Teresa. Ma in tutte quelle occasioni la risposta netta della società civile e del mondo politico è stata unanime: è una santa, che ha speso la sua vita al servizio degli ultimi. (R.P.)

inizio pagina

Salesiani per una buona scuola: al centro giovani e sfida digitale

◊  

“La proposta salesiana per una buona scuola”: convocati a Roma per due giorni, domani e sabato, i presidi e i direttori delle scuole salesiane in Italia, 103 istituti, frequentati da 30 mila studenti, seguiti da 2 mila docenti. Roberta Gisotti ha intervistato don Enrico Peretti, presidente del settore scuola del Centro nazionale opere salesiane (Cnos). 

Sono oltre 3.600 gli istituti scolastici e universitari gestiti nel mondo dalla grande famiglia salesiana, in 130 Paesi nel cinque continenti. Quasi 100 mila i docenti e formatori dedicati a più di un milione di studenti. Don Peretti, qual è l’ispirazione unitaria delle scuole salesiane, calate in contesti politici, sociali, religiosi diversi? 

R. – Credo che quello che ci qualifica di più sia proprio l’attenzione alla persona dei giovani. Ci troviamo in una situazione di particolare difficoltà, perché i giovani in questo momento non hanno un’attenzione quanto è loro necessaria. Per cui, metterli al centro del progetto educativo, non solo come destinatari, ma come protagonisti di una comunità educativa, all’interno di ambienti che vivono anche una laicità a volte esasperata, ma che permettono al contempo, nel dialogo personale, di fornire tutte le risposte alle domande che i ragazzi cercano. Questo è il nostro obiettivo.

D. – Don Peretti, certamente viviamo tempi che mettono a dura prova gli ordinamenti scolastici, specie con l’avvento della cultura digitale. Ecco, come state rispondendo alla sfida?

R. – Il primo problema che si pone in qualsiasi tempo e in qualsiasi ambito educativo è quello di riuscire a dialogare con il linguaggio dei giovani. Il pericolo è quello di dare risposte a domande che non ci sono o non ascoltare quali sono veramente le richieste che emergono. Per cui, il dialogo digitale per noi è stata una scelta che abbiamo anche cominciato a vivere in maniera molto più complessa all’interno del mondo della formazione professionale; e stiamo cercando - attraverso anche la collaborazione con Apple Education e altre strutture, pure aziendali, che offrono questo tipo di proposta - di rispondere all’utilizzo che i ragazzi fanno di questi strumenti, in maniera che diventi non soltanto un uso corretto, ma produttivo. Per cui l’interesse non è solo trasformare i libri in digitale - sarebbe ben poca cosa! - ma rendere i ragazzi competenti di usare tutto il mondo della comunicazione di Internet, e di renderli capaci anche di diventare protagonisti all’interno di questo. Nelle scuole più avanzate già i ragazzi producono le App necessarie per poter lavorare all’interno del mondo educativo.

D. – Don Peretti, lo slogan di questo convegno è: “Rilanciare fra tradizione e innovazione”. Ecco, come fare?

R. – Una risorsa particolare è quella del rapporto con il mondo produttivo e con le aziende. L’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro per noi era già un’esperienza in atto, non così formata, come ci viene chiesta ora in Italia dalla L. 107/2015 di riforma della Scuola, ma era già un cammino che permetteva ai ragazzi di costruire la propria autonomia attraverso esperienze, stage estivi o brevi apprendistati.

D. – Don Peretti, la scuola è spesso al centro di dibattito, anche di aspre polemiche, nell’opinione pubblica, nella classe politica… Le scuole salesiane che problemi incontrano sul piano della didattica, ma anche della gestione amministrativa?

R. – Sul piano della didattica, avendo come carisma quello educativo, riusciamo a mettere al centro l’attenzione ai nostri ragazzi. E in genere gli insegnanti che  lavorano con noi costruiscono questo tipo di rapporto. E’ sul piano delle risorse che la scuola paritaria soffre, perché non riesce ad avere la sufficiente autonomia di proposta a tutti i ragazzi. Nell’accoglienza ai ragazzi anche più svantaggiati, a volte ci troviamo a dover andare alla ricerca di risorse esterne, e questo ci crea qualche difficoltà. Però non ci ritrarremo da questo mondo, anzi, cercheremo di essere sempre più al meglio presenti. Altre risorse che possiamo mettere in campo è costruire un rapporto con il territorio tale per cui la qualità della scuola si imponga proprio come capacità di risposta alle domande dei giovani.

inizio pagina

Croazia: Plenaria vescovi su famiglia e commissione Stepinac

◊  

I progetti pastorali della Chiesa croata per la famiglia; l’educazione religiosa nelle scuole;  la pubblicazione di un documento sulla catechesi; il punto sui lavori della Commissione mista di esperti croati e serbi, incaricata di procedere ad una rilettura in comune della vita del Beato cardinale Alojzije Stepinac prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Sono stati questi i temi salienti che hanno caratterizzato la 53.ma Assemblea plenaria dei vescovi croati svoltasi la settimana scorsa a Zagabria.

In primo piano dei lavori dell'Assemblea, la famiglia
In primo piano, durante i lavori, la famiglia. Alla luce delle indicazioni emerse dagli ultimi due sinodi dei vescovi  dedicati a questo tema e dell’Enciclica post sinodale di Papa Francesco “Amoris laetitia”, i vescovi hanno deciso di rilanciare un vecchio progetto della Conferenza episcopale per la preparazione delle coppie al matrimonio cristiano. L’idea di fondo è di dare una maggiore sistematicità agli incontri preparatori, garantendo un accompagnamento permanente alle coppie anche dopo il matrimonio da parte di operatori pastorali specificamente formati. L’Assemblea ha poi deciso di preparare alcune linee guida per l’attuazione delle raccomandazioni della “Amoris laetitia” da adattare alle situazione specifiche di ciascuna diocesi. Durante i lavori si è parlato anche del terzo Incontro nazionale delle famiglie che si celebrerà nel 2018 presso il santuario mariano di Solin. In vista dell’appuntamento il Consiglio episcopale per la vita e la famiglia ha preparato due manuali catechetici sulla maternità e la paternità.

Prossima pubblicazione di un documento pastorale sulla catechesi
Un altro tema affrontato dall’Assemblea è stata l’educazione religiosa in Croazia. Quest’anno ricorre il 25° anniversario della reintroduzione dell’ora di religione nelle scuole croate, una ricorrenza da celebrare - ha sottolineato alla conferenza stampa conclusiva mons. Đuro Hranić – considerato l’importante contributo della Chiesa al sistema educativo nel Paese. Il presidente della Commissione per la catechesi e la nuova evangelizzazione ha inoltre annunciato l’intenzione della Conferenza episcopale di pubblicare a breve un documento pastorale sulla catechesi preparato dalla stessa commissione. Il documento, intitolato “Che la tua gioia si completa: la catechesi e la crescita nella fede nel contesto attuale” sarà presentato e discusso nelle parrocchie croate prima della pubblicazione.

All’esame dei vescovi lo status delle scuole cattoliche in Croazia
Durante i lavori i vescovi hanno poi fatto il punto sull’attuazione delle disposizioni introdotte tre anni fa dalla Conferenza episcopale per le scuole primarie e secondarie cattoliche in Croazia, frequentate attualmente da un totale di quasi 2.700 studenti. Restano da definire alcuni aspetti dell’attuazione dell’Accordo circa  la collaborazione  in campo educativo  e culturale siglato nel 1996 tra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia. Uno dei nodi aperti resta in particolare la definizione dei curricula scolastici degli istituti educativi cattolici nel Paese. A questo proposito il presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica mons.  Antun Škvorčević, ha puntualizzato ai giornalisti che la difesa dell’identità e della missione delle scuole cattoliche non vuole isolarle dal sistema  scolastico nazionale.

Il punto sui lavori della Commissione mista sulla figura del beato Stepinac
​Infine, all’assemblea è stato presentato un resoconto sulla prima riunione della Commissione mista di esperti croati e serbi sulla figura del Beato cardinale Alojzije Stepinac, svoltasi lo scorso luglio. La commissione , che si è riunita una seconda volta in questi giorni, è stata creata per iniziativa di Papa Francesco, dopo vari incontri e consultazioni tra rappresentanti della Santa Sede, della Chiesa ortodossa serba e della Conferenza episcopale croata, per rispondere all’esigenza di chiarire alcune questioni storiche sulla figura di Stepinac, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1998. Una beatificazione – come è noto - accolta con forti perplessità nel mondo serbo-ortodosso. (A cura di Lisa Zengarini)

inizio pagina

Vescovi Messico: no a tagli di bilancio per le spese sanitarie

◊  

No ai tagli di bilancio per le spese sanitarie pubbliche del Messico: questo l’appello lanciato dai vesccovi messicani, in vista del 16.mo Incontro e del 13.mo Corso nazionale sulla Pastorale sanitaria, che si terrà nella città di Xalapa dal 10 al 13 novembre prossimi.

Diritto alla salute, base di ogni politica sociale
In una nota intitolata “Prevenire è meglio che curare” e firmata da mons. Domingo Diaz Martinez, incaricato episcopale per la Pastorale della salute, la Cem afferma che “quello che non si investe oggi nella prevenzione, si pagherà in seguito” con una maggiorazione per le cure. La salute, continua la nota, rappresenta infatti “un settore fondamentale, alla base di tutte le politiche sociali che creano l’equità e l’uguaglianza”. Per questo, essa andrebbe “tutelata e promossa”, perché “quando viene a mancare la salute, viene a mancare tutto”.

La malattia può distruggere una famiglia
La malattia - sottolinea ancora mons. Diaz Martinez – “coinvolge non solo la perdita di benessere fisico, psicologico e sociale, ma colpisce anche la pace, l’armonia e la tranquillità di una famiglia, minandone le risorse economiche e causando l’incremento della criminalità”. “Con preoccupazione”, quindi, i vescovi messicani notano come “il bilancio nazionale per le spese sanitarie pubbliche” sia calato sempre più negli ultimi anni, assottigliando “le risorse per una corretta e necessaria attuazione dei programmi di prevenzione e di assistenza sanitaria”.

Le drammatiche conseguenze dei tagli al bilancio
Tutto questo, naturalmente, comporta gravi conseguenze, tra cui: riduzione di cure per le donne in gravidanza; mancanza di vaccini per adulti e bambini; carenza di farmaci e kit sanitari; scarsa attenzione alla prevenzione ed alla cura di patologie come diabete, ipertensione, obesità e sovrappeso.

Allarme per zika e dengue
Non solo: i vescovi ribadiscono che i tagli al bilancio impediranno il monitoraggio ed i controlli per malattie derivanti da dengue e zika, che provocano “una situazione allarmante”, dato che si tratta di patologie a rischio di aumento. Di qui, l’appello che la Pastorale per la salute lancia a tutte le istituzioni del Paese affinché venga tutelato “il diritto dell’intera popolazione ad un accesso alle cure sanitarie che sia dignitoso, universale e di qualità”.

Stop alla povertà che aumenta il rischio di contrarre malattie
​No, quindi, ai tagli al bilancio – è l’appello della Cem – e sì, invece, a stanziamenti “onesti e trasparenti” per la salute del Paese. Centrale, inoltre, il richiamo a ridurre povertà e disuguaglianze sociali, che aumentano il rischio di contrarre malattie. “Vale la pena – conclude la nota episcopale – di dedicare risorse alla salute del Messico e dei suoi cittadini, così come all’importanza della prevenzione”, “necessità notevole e reale della nazione”. (I.P.)

inizio pagina

Mater Misericordiae nei grandi pittori del Rinascimento

◊  

Maria Mater Misericordiae. La mostra, allestita nei locali del Palazzo del Duca di Senigallia dal 28 ottobre al 29 gennaio 2017, ospiterà “La Vergine delle Rocce” di Leonardo, capolavoro assoluto del genio rinascimentale cui sarà affiancato un corpus di opere d’inestimabile valore, fra cui quelle di Perugino, Rubens, Carlo Crivelli, Lorenzo Monaco per celebrare in arte la chiusura dell'anno giubilare dedicato alla Misericordia. L’emblematica composizione artistica costituisce un affascinante racconto per immagini affidato ai più grandi pittori del Rinascimento italiano sul forte sentimento devozionale nei confronti di Maria, Madre Misericordiosa. Lo spiega al microfono di Francesca Di Folco l’esperta d’arte Rosy Fontana

R. – La mostra parte sicuramente in maniera molto emozionale. Ovviamente, essendo una mostra d’arte, e presentando "La Vergine delle Rocce" di Leonardo, siamo di fronte chiaramente a un capolavoro assoluto. L’emozione nasce nello scorrere un percorso espositivo che è composto da quasi 50 opere di artisti importantissimi, quali il Perugino, Rubens, Crivelli, Lorenzo Monaco, Andrea della Robbia, e anche Cola dell’Amatrice: l’inserimento di quest’opera ci tocca particolarmente proprio per gli ultimi avvenimenti che sono accaduti nelle Marche. Le opere provengono dalle raccolte museali più importanti italiane ed estere, quali i Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi, la Galleria nazionale delle Marche; ed è un corpus particolarmente significativo, dedicato interamente all’iconografia di Maria, Madre della Misericordia.

D. – Tra le tante opere, qual è quella che meglio sintetizza lo spirito e gli intenti di chi ha ideato l’esposizione?

R. – Possiamo sintetizzarla nel capolavoro assoluto che si presenta: la Vergine delle Rocce di Leonardo. Ovviamente, siamo di fronte a un’opera emblematica assoluta; sicuramente, però, in accompagnamento con altrettanti capolavori. Sicuramente, la cosa meravigliosa di questa mostra sarà vedere, attraverso tutte le opere esposte, quale sentimento e quale spirito forte corre nella stessa arte che rappresenta la Vergine, la Madre di Gesù, presso la quale c’è una devozione incessante. Quindi, mi piace immaginare che queste figure che gli artisti – grandi capolavori, grandissimi artisti del passato ci hanno proposto – hanno toccato forse il loro cuore stesso, magari prima ancora che venisse intinto il pennello nella pittura. Sono certa che la visione di certe opere darà una grande sensazione di spiritualità, proprio perché l’arte è sublime ed è divina.

D. – Quali i tratti comuni delle opere, e in cosa invece divergono nettamente?

R. – I tratti comuni sono sicuramente la figura centrale di Maria: la Madre della Misericordia, che accoglie le miserie umane sotto il suo mantello per proteggere gli uomini e per portarli accanto al cuore di Dio, al cuore divino. Quindi, Maria è la figura centrale. A questa figura centrale – chiaramente – nel corso della storia dell’arte, nel corso dei secoli, gli artisti si sono cimentati in diverse rappresentazioni, come la Madonna del Latte, la Madonna stessa della Misericordia con il manto, o la Madonna della Peste per la protezione della peste. Maria, che viene pregata e supplicata per intercedere presso Dio e suo figlio Gesù, assume nel tempo, per mano degli artisti, diverse sembianze. Però è la Madre assoluta – è sempre lei – è questo ruolo centrale in tutte le opere, e meraviglioso nelle varie sfaccettature proposte attraverso una bella esposizione artistica.

D. – Il termine “misericordia”, che in quest’Anno Giubilare è diventato così familiare, nasce dalla fusione di due parole: “cuore” e “miseria”. I capolavori esposti incarnano bene questa che non è affatto una dicotomia né di senso né in arte…

R. – Questa è un’esposizione che approccia un tema sacro, importante. Si pone sicuramente come percorso espositivo d’arte, per conoscere i grandi capolavori dell’arte, ma non si può non porre come momento di riflessione anche spirituale e religioso, perché comunque siamo di fronte a Colei che siamo abituati a pregare e a vedere come passaggio privilegiato delle nostre preghiere e suppliche nei confronti di Dio, e di Gesù Suo Figlio. In un momento drammatico, come quello in cui si vive in questo momento, con i problemi anche territoriali che le Marche hanno avuto in quest’ultimo periodo – non dimentichiamo il terremoto che ha lasciato senza casa e senza beni tantissime famiglie – o con tutto quello che accade nel mondo. Per cui, anche una mostra può simboleggiare un bel ritorno alla fede, attraverso le visioni dell’arte.

inizio pagina
Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 294

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.