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Sommario del 02/09/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Canonizzazione Madre Teresa: festa spirituale che unisce il mondo

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Impossibile prevedere quanta gente sarà alla Canonizzazione di Madre Teresa, ma sono già stati distribuiti 100 mila biglietti per Piazza San Pietro. Così il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke, nella conferenza di presentazione dell’evento. Tra i relatori Suor Mary Prema Pierick, superiora generale delle Missionarie della Carità, padre Brian Kolodiejchuk, superiore generale dei Padri missionari della Carità e postulatore della Causa di Canonizzazione e Marcilio Haddad Andrino, miracolato per intercessione di Madre Teresa. Il servizio di Alessandro Gisotti

Una festa spirituale, un grande evento di misericordia che unirà il mondo senza distinzioni di credo e cultura. La Sala Stampa vaticana è gremita di giornalisti di tutto il mondo per quello che, da molti, viene considerato l’evento culminante del Giubileo della Misericordia. Avvenimento che verrà seguito in mondovisione e che vede oltre 120 enti collegati. Impossibile fare previsioni sulle presenze, sottolinea il portavoce vaticano Greg Burke, anche se sono già stati distribuiti 100 mila biglietti per Piazza San Pietro, mentre rassicura che non è stata presa alcuna misura eccezionale per la sicurezza.

Suor Mary Prema: il sorriso di Madre Teresa un regalo per tutti noi
La prima ad intervenire alla conferenza è stata Suor Mary Prema, che guida le Missionarie della Carità e che ha conosciuto Madre Teresa nel 1980. “Viveva la sua vita come gioia”, afferma, tutta protesa verso il Signore e verso il prossimo. Sottolinea quindi che il suo esempio era di ispirazione per tutte le consorelle, quando sperimentavano un fallimento, la Madre era sempre pronta a incoraggiarle:

“I believe that Mother’s smile….
Ritengo che il suo sorriso fosse il miglior regalo per Gesù e per noi tutte, perché le persone – vedendo quel sorriso – non avessero tristezza nel cuore e comprendessero appunto la gioia e la speranza che derivano da un cuore che prova amore per il Signore”.

Padre Brian Kolodiejchuk: Madre Teresa, una Santa per tutti
Un sorriso, ha proseguito Suor Mary Prema, che le Missionarie della Carità sono chiamate a portare oggi nelle periferie del mondo, nella consapevolezza che – come diceva Madre Teresa – tutti “siamo stati creati per amore e per amare”. E’ stata dunque la volta del postulatore della Causa, padre Brian Kolodiejchuk che ha innanzitutto sottolineato l’importanza della Canonizzazione di Madre Teresa durante il Giubileo della Misericordia. La Santa infatti, ha detto, è stata ovunque segno di misericordia, perché lei stessa – che si confessava spesso e regolarmente – si sentiva bisognosa della tenerezza misericordiosa di Dio. Quindi, padre Brian si è soffermato sull’universalità della santità di Madre Teresa:

“We can say that Mother Teresa…
Possiamo dire che effettivamente Madre Teresa è una santa per tutti: proprio perché è stata in grado di condividere la sofferenza di Gesù, ha compreso che è stata amata proprio in modo speciale dal Signore. Quindi, ogni volta che parlava, diceva: ‘Ecco, Dio ama me e ama tutti, ama ognuno di noi’. Quindi, lo ripeto: Madre Teresa è una santa per tutti. Per i poveri, per i ricchi e per il nostro tempo, così pesantemente devastato da violenza e aridità del cuore, perché lei è riuscita a dimostrare che il male, che le miserie che noi tutti abbiamo possono essere perdonate".

Marcilio Haddad Andrino: grati a Dio e a Madre Teresa per il miracolo
Particolarmente commovente è stata dunque la testimonianza del miracolato per intercessione di Madre Teresa, il brasiliano Marcilio Haddad Andrino che era accompagnato dalla moglie Fernanda. Marcilio ha raccontato della terribile infezione al cervello che l’ha colpito e che, in una spirale terribile, aveva portato i medici a non dargli più speranza. Quindi, la preghiera di Fernanda a Madre Teresa in una cappellina e subito dopo la stupefacente, istantanea e scientificamente inspiegabile, guarigione da un morbo mortale.

Marcilio ha espresso tutta la sua gratitudine a Dio per la sua misericordia e a Madre Teresa per la sua intercessione. Un miracolo che è come proseguito nella sua famiglia perché – nonostante i medici avessero dato per impossibile per lui avere figli dopo la malattia – Marcilio e Fernanda hanno avuto anche la gioia di diventare genitori.

L’impegno dei media vaticani per la Canonizzazione
Durante la conferenza, è stata anche annunciata l’iniziativa “Io c’ero”, promossa dalla Segreteria per la Comunicazione, in collaborazione con Mc360Photo. Si tratta - ha detto Greg Burke - di una ripresa panoramica ad altissima risoluzione di Piazza San Pietro che, dalla visione generale dell'intera piazza colma di fedeli, consentirà di zoomare sul volto di ogni singolo partecipante. Si potrà navigare, dal giorno successivo la cerimonia, visitando il sito www.motherteresasaint.com. Per quanto riguarda invece la copertura televisiva dell'evento, il direttore del Centro Televisivo Vaticano, Stefano D'Agostini, ha spiegato che la ripresa sarà effettuata in 4K Ultra-HD. Verranno utilizzate nove telecamere, con riprese particolari anche dall'alto, per restituire la dimensione della folla riunita in Piazza San Pietro. La Radio Vaticana oltre alla ripresa audio stereofonica dell’evento e ai tradizionali commenti in lingua dell’evento, curerà anche la ripresa musicale. Su Internet, la Canonizzazione sarà visibile in streaming sulla piattaforma Vatican su YouTube, sul Vaticanplayer di Radio Vaticana e sul sito del Ctv.

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Papa a giocatori di Roma e San Lorenzo: grazie per la vicinanza ai terremotati

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Il Papa ha incontrato oggi nella Sala Clementina in Vaticano i calciatori della Roma e del San Lorenzo, il club argentino per cui ha sempre tifato, e che domani alle 18.00 si affronteranno in un’amichevole all'Olimpico. L'incasso andrà alle popolazioni di Marche e Lazio colpite dal terremoto del 24 agosto.

E’ stato un incontro gioioso, molto informale, presenti Totti, Spalletti, i giocatori argentini della Roma e tutti quelli che non sono stati convocati dalle rispettive nazionali. L’appuntamento si inserisce nella “Festa della Famiglia" che la società giallorossa ha inteso organizzare nell'ambito degli eventi per il Giubileo della Misericordia. Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha introdotto l’incontro ricordando la finalità dell’iniziativa a favore dei terremotati. Papa Francesco ha ringraziato vivamente per questo gesto concreto di vicinanza a quanti stanno soffrendo in questo momento. Quindi, ha regalato una vecchia maglietta del San Lorenzo e un grosso scudetto artistico della Roma. Poi ha voluto salutare i giocatori uno per uno scambiando qualche parola. 

Da parte loro, i calciatori della Roma hanno donato a Papa Francesco una maglia speciale a lui dedicata con il logo ufficiale del Giubileo della Misericordia assieme all'emblema del club con sulle spalle il nome Francesco e il numero 1. Il Papa ha accolto con gioia la maglia e l'ha autografata per farla mettere all'asta e donare il ricavato per l'emergenza del terremoto. La partita di domani all'Olimpico chiuderà una giornata densa di attività destinate ai bambini e ai loro genitori, che si svolgeranno a partire dalle ore 12.00 nella zona del Foro Italico.

In un tweet lanciato proprio oggi il Papa ricorda che la carità è vicinanza: “Significa farsi prossimo alle periferie degli uomini e delle donne che incontriamo ogni giorno”.

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Vespri Creato. Cantalamessa: brama di profitto genera miserie

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“La sovranità dell’uomo sul cosmo” non è “trionfalismo” ma “assunzione di responsabilità verso i deboli, i poveri, gli indifesi”. Lo ha affermato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, all’omelia dei Vespri per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato. La celebrazione, presieduta da Papa Francesco, si è tenuta nel pomeriggio di ieri nella Basilica vaticana. Padre Cantalamessa ha ricordato che fra i compiti che l’uomo ha nei confronti del Creato centrale è quello della glorificazione di Dio per le sue opere e che l’insaziabile desiderio di accrescere i profitti, produce i guasti peggiori in termini di ambiente e miseria delle persone. Il servizio di Debora Donnini

Un ecologismo umano in funzione dell’uomo di oggi e del futuro. Parte da qui l’omelia, dai molti riferimenti alla Teologia e alla Scrittura, di padre Cantalamessa che si rifà alla lettura prima ascoltata di San Pietro Crisologo del V secolo D.C.. Il vescovo di Ravenna metteva in evidenza come l’uomo non debba disprezzare se stesso perché tutto - la notte, il cielo, la terra - è stato fatto per lui. Il pensiero cristiano, rileva padre Cantalamessa, non ha mai smesso di interrogarsi sulla trascendenza dell’uomo rispetto al Creato.

Non trionfalismo ma responsabilità verso i deboli
Dio creò, infatti, l’uomo come un “essere in relazione”, "essendo la Trinità una comunione d'amore". Ed è proprio in questo senso che “l’uomo è ‘a immagine di Dio’”. Questo non significa un dominio indiscriminato dell’uomo sul resto del creato. Al contrario, si è di più una “persona veramente umana”, quanto meno si è “egoisti, chiusi in se stessi e dimentichi degli altri”:

“La sovranità dell’uomo sul cosmo non è dunque trionfalismo di specie, ma assunzione di responsabilità verso i deboli, i poveri, gli indifesi. L’unico titolo che questi hanno per essere rispettati, in assenza di altri privilegi e risorse, è quello di essere persona umana. Il Dio della Bibbia - ma anche di altre religioni - è  un Dio ‘che ascolta il grido dei poveri’’”.

Brama di profitti provoca danni all’ambiente e miseria umana
L’Incarnazione ha, poi, portato una ragione in più per “prendersi cura del debole e del povero, a qualsiasi razza o religione appartenga”. Non solo Dio si è fatto uomo, ma ha scelto di essere “povero, debole e indifeso”. E mentre prima erano stati sottolineati gli aspetti ontologici dell’Incarnazione, San Francesco, con la sua esperienza di vita, ha fatto fare questo passo avanti alla teologia: quello che ha commosso il Poverello D’Assisi è “l’umiltà e la povertà del Figlio di Dio”. “In lui - dice - amore per la povertà e amore per il creato andavano di pari passo e avevano una radice comune nella sua radicale rinuncia a voler possedere”:

“Il Santo Padre raccoglie questo messaggio quando fa dell’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta uno degli 'assi portanti' della sua Enciclica sull’ambiente. Cos’è, infatti, che produce, nello stesso tempo, i guasti peggiori  dell’ambiente e la miseria di immense masse umane, se non l’insaziabile desiderio di alcuni di accrescere a dismisura i propri possedimenti e profitti?”.

Terremoto: Dio è vicino a chi soffre
Quindi, il pensiero va al terremoto del 24 agosto scorso:

"Qualche volta questa verità che non siamo noi i padroni della terra ci viene bruscamente ricordata da eventi come quello del terribile terremoto della scorsa settimana". 

Torna allora la domanda che ha attraversato questi giorni: “Dove era Dio?”. Per padre Cantalamessa, la fede ci permette di dire che Dio non ha progettato il creato come fosse un computer, “dove tutto è programmato in ogni dettaglio” ma per analogia con l’uomo, si può parlare di “una sorta di ‘libertà’ che Dio ha dato alla materia di evolversi secondo leggi proprie. Quindi, alla domanda dove fosse Dio quella notte, il credente risponde che “era lì a soffrire con le sue creature e ad accogliere nella sua pace le vittime che bussavano alla porta del suo paradiso”.

Dare gloria a Dio per il Creato
Centrale è poi ringraziare Dio per il creato. Dall’acqua al clima fino alla difesa delle specie a rischio: l’uomo ha tanti compiti nei confronti del Creato e di questi si parla in tutti gli ambienti di ecologia, ma un dovere di cui non si può non parlare in un incontro fra credenti è quello della “glorificazione di Dio” a motivo del Creato.  Una ecologia senza ringraziamento a Dio, “rende l’universo opaco, come un immenso mappamondo di vetro privo della luce che dovrebbe illuminarlo dal di dentro”, dice il predicatore della Casa Pontificia. Il compito delle creature è, dunque, quello di prestare voce ad esso. Padre Cantalamessa si richiama al domenicano Beato Enrico Susone, il “San Francesco della Svezia”, nella sua lode a Dio per le creature. “Noi credenti - esorta - dobbiamo essere la voce non solo delle creature inanimate, ma anche dei nostri fratelli che non hanno avuto la grazia della fede”. San Francesco, infatti, prega a motivo del Creato. A suo tempo non c’era bisogno di pregare per la sua salvaguardia. Il suo Cantico è tutto “un inno di ringraziamento”:

 “Ma proprio da qui gli derivava quel rispetto straordinario verso ogni creatura per cui voleva che perfino alle erbe selvatiche fosse lasciato uno spazio per crescere".

Un messaggio raccolto da Papa Francesco nella sua Enciclica "Laudato si’" che termina proprio con due preghiere: una “per” e una “con” il Creato. Un invito profondo, dunque, a dare gloria a Dio per la bellezza delle sue opere.

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In udienza dal Papa l’ambasciatore dell'Ordine di Malta

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Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, l’ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta, Antonio Zanardi Landi, per la presentazione delle Lettere Credenziali, il ministro presidente del Baden-Württemberg, Winfried Kretschmann, con la consorte e un seguito, l’arcivescovo Luigi Bonazzi, nunzio apostolico in Canada, e l’arcivescovo Francisco Montecillo Padilla, nunzio apostolico in Kuwait, Bahrein, Yemen, Emirati Arabi; delegato apostolico nella Penisola Arabica.

Il Papa ha nominato capo ufficio nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il sacerdote Aurelio García Macías, del Clero dell'Arcidiocesi di Valladolid, in Spagna.

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Giubileo Volontari. Trucchi: Madre Teresa, ideale per tutti noi

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L’importanza di donare un sorriso, di portare conforto a chi sta male, di assistere e aiutare chi si trova nel momento del bisogno, di essere vicini a chi è il nostro prossimo. L’importanza, dunque, del servizio di quanti sono, in ogni angolo del mondo, Volontari e Operatori di Misericordia, che celebreranno in questi giorni a Roma il proprio Giubileo. I momenti centrali saranno domani per l’incontro in Piazza san Pietro con il Santo Padre, che dedicherà la sua catechesi ai volontari presenti, e Domenica mattina per l’attesa canonizzazione della beata Madre Teresa di Calcutta. Salvatore Tropea ha intervistato Roberto Trucchi, presidente delle Misericordie d’Italia: 

R. – E’ un momento importante per noi come Misericordie, perché ci sentiamo questo nome un po’ pesante addosso – anche se io, e lo dico sempre, è il Giubileo della Misericordia, ma di Dio, non delle Misericordie. Però, chiaramente, è un aspetto molto importante. Noi abbiamo organizzato alcune cose con i nostri giovani, anche di preparazione a questa giornata. Ci sono i nostri giovani che stanno montando degli stand di presentazione di cosa sia la Misericordia, il Movimento delle Misericordie… Abbiamo organizzato in questo frangente anche un incontro con tutte le Misericordie mondiali, quindi quelle del Portogallo, del Brasile, della Bielorussia, del Giappone… Ci sarà un incontro che sarà importante per cercare di capire come il Movimento, che è nato in Italia, abbia gemmato nel resto del nostro mondo. E’ anche un momento importante di ritrovo per capire come sviluppare il nostro essere al servizio delle comunità, sia in Italia che all’estero. La cosa bella che sottolineo è che abbiamo deciso che domani il saluto al Santo Padre da parte delle Misericordie verrà fatto da una nostra consorella palestinese che rappresenterà la Misericordia di Betlemme, che è nata da poco: sarà rappresentativa di tutte le Misericordie.

D. – Quanto è importante ogni giorno l’azione concreta di chi svolge questi servizi?

R. – E’ molto importante, perché purtroppo in molti ambiti lo Stato arretra e c’è bisogno di persone di buona volontà che si impegnino nel tentativo di sopperire a una serie di necessità. Le povertà sono in forte aumento: noi abbiamo richieste quotidiane non solo più dei servizi che erano un po’ tipici delle Misericordie o comunque del volontariato, ma ci sono richieste sempre più di attenzione alla persona sotto tanti aspetti. Quindi, è molto importante che ci siano persone disponibili a donare un po’ del proprio tempo per questa attività, anche se devo dire che un tempo bastava tanta buona volontà. Oggi è necessaria una sorta di professionalità. Questo potrebbe sembrare in qualche modo in contrasto con l’aspetto del volontariato, però è necessario e quindi va fatto: è importante. Si dice sempre che i giovani non siano attenti a certi valori, invece il mondo del volontariato è pieno di giovani: almeno, nelle Misericordie ci sono tanti giovani che dedicano un po’ di tempo a questo tipo di attività. Naturalmente, è necessario che ci sia una sinergia tra il mondo politico e le associazioni di volontariato per far sì che si riesca a costruire dei percorsi di solidarietà, di cultura, di attenzione. Credo che oggi sia importante che la politica capisca che il mondo del volontariato, le associazioni di volontariato possono dire la loro anche sui percorsi da costruire per cercare di dare un servizio importante alle persone in difficoltà.

D. – Il Giubileo rientra nelle celebrazioni per la canonizzazione di Madre Teresa…

R. – E’ un segno importante ed è un segno che evidentemente non è casuale, viene da qualcuno più in alto di noi. Credo che Madre Teresa abbia rappresentato e rappresenti l’ideale del volontariato, del donarsi agli altri. Quindi, credo che sia una figura a cui ispirarsi.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Vespri ecumenici: il Papa presiede la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato.

All'Urbaniana un simposio internazionale su madre Teresa alla vigilia della canonizzazione: anticipazione dell'intervento del cardinale Fernando Filoni e della testimonianza del figlio di Abdul Sattar Edhi, musulmano pakistano, che ha avuto un legame particolare con Madre Teresa. Con un articolo del postulatore, padre Brian Kolodiejchuk.

Un morto ogni ottanta minuti: i dati dell'Oxfam sull'immigrazione a un anno dalla tragedia di Aylan.

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Oggi in Primo Piano



Venezuela: un milione per chiedere il referendum contro Maduro

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In Venezuela, a Caracas,  l’opposizione ha dato vita alla più grande manifestazione di piazza degli ultimi anni, in appoggio della richiesta del referendum per la revoca del mandato del Presidente Maduro. Il servizio di Marco Guerra: 

E’ stata ribattezzata "la presa di Caracas". Secondo gli organizzatori del Tavolo dell’Unità Democratica, circa un milione di persone è scesa nelle strade della capitale venezuelana per chiedere l’indizione del referendum contro il Presidente socialista Nicolas Maduro. Il capo dell’opposizione Jesus Torrealba ha parlato di “fase finale di questa lotta” e ha indetto due nuovi giorni di mobilitazione per il 7 settembre e 14 settembre. I tempi sono stretti e decisivi: la procedura prevede di raccogliere le firme di almeno 400 mila elettori. Per l'opposizione è cruciale che il referendum si tenga entro il 10 gennaio, ovvero prima della metà del mandato di Maduro, perché solo in questo modo una vittoria del 'sì', data per scontata da sondaggi e analisti, porterebbe alla rimozione dell'intero governo. A margine della manifestazione gruppi di incappucciati si sono scontrati con le forze dell’ordine, almeno 20 le persone arrestate. “Oggi abbiamo sconfitto il colpo di stato” ha detto davanti ad una folla molto meno gremita il Presidente Maduro, parlando in un'altra piazza della città. Per un commento sentiamo Roberto Da Rin, esperto di America Latina per il Sole 24 ore:

R. – Quella di ieri è stata una manifestazione imponente, organizzata con perizia da alcune settimane e quindi è stato un evento politico di una certa rilevanza. Non va dimenticato che sono scesi in piazza anche manifestanti a favore di Maduro, non solo quelli contro. Quindi ci sono state manifestazioni contrapposte. Di certo è stato un momento significativo: l’hanno chiamata “la toma de Caracas”, 'la presa di Caracas', come a voler appiccicare anche un significato di comunicazione importante, quindi come a volerla definire più importante delle altre. Il numero dei partecipanti è stato altissimo, però di manifestazioni ne vediamo da tanto tempo; i problemi di Caracas e la debolezza del governo di Maduro non vengono inficiati più di tanto dalle manifestazioni.

D. – Il capo dell’opposizione ha detto che la manifestazione è l’inizio del corso finale della loro lotta. Dobbiamo aspettarci un acuirsi delle tensioni?

R. – Ci sono in programma altre manifestazioni ma in realtà il pallino è nelle mani del Comitato nazionale elettorale. Il grande tema sul tappeto resta il referendum revocativo che potrebbe essere indetto e che dovrebbe poi eventualmente scalzare, costringere alle dimissioni Maduro. Però, al di là delle manifestazioni, è appunto il Comitato nazionale elettorale che dovrà esprimersi su questo tema così importante. E quindi, al di là della partecipazione che è pur sempre importante, saranno le decisioni politiche-costituzionali che consentiranno o meno una svolta nel Paese caraibico.

D. – Per l’opposizione che chiede il referendum è importante che il quesito referendario si tenga entro il 10 gennaio 2017. Perché?

R. – E’ importante perché c’è un passaggio costituzionale che prevede che se il referendum viene indetto prima di metà mandato si va a nuove elezioni e quindi dovrà essere eletto un nuovo Presidente. Se invece questo avviene dopo la metà del mandato, in questo caso dopo il 10 gennaio, alla guida del Paese subentrerebbe il vice-Presidente del governo venezuelano che è un chavista e comunque un uomo fedele a Maduro. Quindi, nella sostanza non avverrebbero cambiamenti significativi nella governance del Venezuela. Ecco perché è così importante che il referendum si tenga prima del 9 [gennaio].

D. – Il Paese attualmente si trova sempre più vicino al default, e gran parte della popolazione vive in una condizione di forti ristrettezze economiche. Sarà questo che farà cadere Maduro?

R. – Questo non lo sappiamo. Di certo il Paese vive una fase di crisi economica molto grave, con un’inflazione che è diventata iper-inflazione, quindi al 300-400% all’anno – i numeri e i dati non si possono stimare; e, al tempo stesso, una recessione economica piuttosto profonda. Perché? Soprattutto perché il prezzo del petrolio è crollato ai minimi: come ricordiamo, non molto tempo fa è sceso addirittura a 30 dollari … Il petrolio per il Venezuela rappresenta la prima fonte di introiti in valuta estera, quindi la crisi deriva innanzitutto da lì; e poi da una gestione dell’economia del Presidente Maduro piuttosto sconsiderata, che ha centralizzato tutto e non ha lasciato spazio al mercato e quindi ha imposto una linea di politica economica totalmente inadeguata. Quindi è stato un insieme di fattori che ha determinato una crisi che è di dimensioni epocali.

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Roma, sit-in per chiedere stop immediato alle bombe in Siria

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Situazione ancora drammatica in Siria Infatti in queste ore, l’esercito turco prosegue la sua offensiva contro obiettivi jihadisti nel Paese, dichiarando di avere già distrutto 262 siti del sedocente Stato islamico. Intanto, l'inviato speciale Onu per la Siria, Staffan de Mistura, detto di essere impegnato in una nuova "iniziativa politica" e il 21 settembre si terrà un Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per fare il punto sul conflitto. E proprio a sostegno del martoriato Paese, questa mattina a Roma si è riunito un sit-in, promosso dalle associazioni e dalle organizzazioni non governative e dalla Federazione nazionale della stampa italiana con l’Ordine nazionale dei giornalisti, per chiedere lo stop immediato ai bombardamenti in Siria. Il servizio di Marina Tomarro: 

Stop immediato alle bombe in Siria, e rispetto dei corridoi umanitari per la fornitura senza ostacoli alle popolazioni assediate. E’ questa la richiesta che è partita dal sit in promosso dal mondo delle associazioni e delle organizzazioni non governative ma anche dalla Federazione Nazionale della Stampa italiana. Ascoltiamo il commento di Giuseppe Giulietti presidente della Federazione:

R. – Stop ai bombardamenti subito. Corridoi umanitari come ha chiesto l’Unicef internazionale e italiana. Porsi la drammatica urgenza di andare da coloro che stanno morendo ogni giorno. Accogliere quelli che scappano. Far sentire che partecipiamo al loro dolore. Compartecipare del loro dolore vuol dire creare un ponte ed opporsi ai costruttori di odio. Fingere di non vedere significa alimentare l’odio e l’insicurezza di tutti.

D. – Quanto è importante l’informazione per sensibilizzare sul tema della Siria, invece?

R. – Moltissimo. Ci sono ancora gli ultimi blogger e giornalisti siriani che dalla Rete, come possono, ci mandano a dire: “Amplificate la nostra voce. Fateci sentire. Non isolateci”. E credo che anche noi abbiamo un dovere: ossia raccogliere le voci dei siriani. Il nostro compito è far parlare loro della Siria, non siamo solo noi che dobbiamo parlare di loro.

E questa iniziativa si svolge ad un anno dalla morte del piccolo Aylan, annegato con il fratellino e la mamma  a causa del rovesciamento di un gommone che da Bodrum li avrebbe portati all'isola greca di Kos. E proprio i bambini sono le prime vittime innocenti di questa guerra, che nonostante i numerosi incontri internazionali non sembra trovare una soluzione di pace. Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia:

 R. – C’è un equilibrio del terrore che dura ormai da cinque anni e sembra non finire, colpisce praticamente le grandi nazioni e blocca tutto. Purtroppo questa guerra, non essendosi fermata prima, è ormai inevitabilmente una polveriera dove ci sono dentro tutti ed è difficilissimo venirne a capo. Oggi basterebbe una tregua duratura, almeno per portare gli aiuti a quei 100 mila bambini di Aleppo che vivono in condizioni drammatiche. Bisogna assolutamente aprire corridoi umanitari all’interno delle 20 città sotto assedio per evitare la mattanza che continua. Bisogna fermare i bombardamenti. Noi siamo qui oggi per dire: “Basta bombe in Siria”. Chiediamo pace per questo, perché ci sono ancora sei milioni di bambini intrappolati in Siria e 100 mila nella sola Aleppo. E perché tutto questo è intollerabile dopo cinque anni”.

E al sit-in era presente anche lo scrittore siriano, Shadi Hamadi. Ascoltiamo la sua testimonianza:

R. – Quella della Siria è una delle più gravi tragedie moderne alle quali stiamo assistendo. In Siria vanno a cristallizzarsi diverse questioni: dall’immigrazione al dialogo islamo-cristiano. E noi dobbiamo esserci, perché dobbiamo rispondere ai siriani che hanno pagato e pagano tuttora un prezzo altissimo. Questo è un appello che si rivolge a tutta l’opinione pubblica e a diverse associazioni.

D. – Da siriano, cosa vuol dire per lei vivere questa situazione?

R. – Io la vivo nella condizione di una persona in esilio. Sono quindi uno spettatore, anche se forse più attento a ciò che avviene all’interno del Paese. Certamente vivo sulla mia pelle diverse questioni, come quella dell’indifferenza. Questo dramma in Siria ha mietuto 400 mila vittime. Eppure, ci accorgiamo che non c’è un’attenzione pubblica a quello che sta avvenendo ora nel Paese. Parliamo infatti di cinque milioni di sfollati nel Paese, sei milioni di rifugiati all’estero, 70 mila scomparsi, 200 mila persone in carcere. Sono queste le cifre che ci danno l’idea del grande disastro che si sta materializzando. Il mio appello è che dobbiamo agire ora – non domani – perché la memoria dopo non significa nulla.

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Le suore del Divino Amore di Rieti aprono ai terremotati

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Numerosi collegi religiosi hanno messo a disposizione i propri spazi per ospitare gli sfollati del terremoto che ha colpito il Centro Italia. Tra questi, l’istituto del Divino Amore, a Rieti, già dalle prime ore successive al terremoto ha aperto le porte ai sopravvissuti, diventando un rifugio per 12 persone. Le suore si occupano di provvedere ai beni di prima necessità per le tre famiglie accolte. Non chiedono nulla sulle loro storie, ma li ascoltano assistendoli nel dolore. Non si accostano agli sfollati con troppe parole, ma con la vicinanza della fede. Maria Carnevali ha intervistato suor Luigina Visini, responsabile dell’istituto: 

R. – Abbiamo dovuto provvedere immediatamente a vestirli, cambiarli, perché sono venuti subito dopo quanto è accaduto. Avevano indosso indumenti sporchi, lacerati… E quindi abbiamo dato loro tutto quello di cui avevano bisogno, a cominciare dall’intimo. Poi anche lenzuola, coperte, asciugamani, senza far pesare loro nulla. Abbiamo immediatamente provveduto a rispondere alle necessità del momento, anche se poi abbiamo dovuto adeguare l’intimo e i vestiti alla loro persona. Infatti, dei vestiti erano arrivati ma non tutti adeguati. E poi abbiamo anche cercato di usare tanta delicatezza, perché era gente che non aveva più nulla se non i vestiti indosso, che aveva perso tutto: qualcuno anche le persone, i propri affetti…

D. – Come la fede può dare conforto e anche coraggio ai sopravvissuti?

R. – Questo è un momento molto delicato, in cui le spiegazioni verbali non si possono dare. Abbiamo cercato di avvicinarli soltanto con l’affetto e l’amore, facendoli sentire accolti e rispettati come persone nel loro dolore. Nell’Istituto ospitiamo la mamma di Elisa Caponi, la bimba di 17 mesi che è morta sul colpo: figlia unica, la mamma e il papà anch’essi feriti. Lei sente un dolore talmente grande che a volte piange silenziosamente. E dice: “Non mi dice niente…”. Allora noi la abbracciamo, stiamo con lei, le stringiamo le mani: le uniche cose che possiamo fare, perché non ci sono parole. Gli altri cercano in qualche modo di reagire. Tuttavia, a due giorni dal terremoto è stata soprattutto la famiglia con disabilità in preda a un delirio perché voleva tornare a casa, perché anche se la nostra casa è accogliente, non è la “loro” casa. Il tornare a casa è un sentirsi di nuovo nella normalità, una cosa che non avranno mai più. Ed è difficile per noi far capire loro tutto questo: è una famiglia di disabili e sicuramente dovrà essere divisa. Questo sarà per loro un ulteriore “terremoto”, perché i figli verranno staccati dai genitori. I genitori saranno messi in una struttura di Rsa e i ragazzi probabilmente in un altro centro. Io vorrei tenerli il più tempo possibile: lunedì riapro la scuola – ho una scuola dell’infanzia – e ho detto loro, cercando di tranquillizzarli, che non c’è nessun problema e che in qualche modo avremmo fatto. Far subire loro un altro trauma con questo cambiamento: penso che questo sia un ulteriore “terremoto” per loro.

D. – Come dare un aiuto che sia nella continuità e non solo quindi nella immediata urgenza?

R. – Quello che noto è che c’è stata una risposta veramente grande, con un aiuto su tutti i fronti. Noi abbiamo un operatore che cambia ogni quattro ore: le persone non sono mai lasciate sole, neanche la notte. Abbiamo poi l’assistenza dei sacerdoti, che vengono, stanno un po’ di tempo con queste persone. Ci sono i volontari che vengono a cucinare: noi mettiamo a disposizione la cucina della scuola e la mensa. Abbiamo dato loro pasta, olio, carne, verdura, frutta: beni di prima necessità, di cui è necessario rifornirsi quotidianamente. Qualche volta questi alimenti ci arrivano e a volte siamo noi che li prendiamo. A noi interessa che queste persone sentano che c’è una casa – “la casa comune” come dice il Papa – e noi abbiamo cercato di costruirne una del genere. Siamo tutti fratelli ed è questo il momento in cui la fratellanza e l’apertura all’altro possono esprimersi al meglio e in cui si può vivere. Perché poi, se non lo facciamo noi che abbiamo fatto una scelta di vita, chi lo deve fare? Io in questo credo, e tantissimo.

D. – Si riesce a donare Gesù Cristo a queste persone?

R. – Penso di sì. Perché queste persone quando ci incontrano ci dicono: “Meno male che ci siete, che state con noi”. Quindi, attraverso di noi arriva Gesù. Poi, fortunatamente, questa settimana è venuto da noi un sacerdote che stava facendo il cammino di San Francesco. È capitato da noi proprio nel giorno in cui queste persone sono state portate nel nostro istituto. Il sacerdote doveva ancora fare circa sei tappe per arrivare a Roma e invece ha interrotto il pellegrinaggio e si è fermato con noi fino ad oggi. Ha confessato le persone, ogni giorno celebrava l’Eucaristia. Io sono stata anche ai funerali martedì e ho visto il dolore impietrito di chi veramente, tra le salme, non aveva più né parole né lacrime. Ed è stata una cosa che non dimenticherò mai: gli occhi di quel bimbo di sette anni, rimasto solo con il papà, che abbracciava il cuscino con la foto della mamma. Quel bambino aveva perso anche la sorella e la nonna oltre che la mamma. Sono cose che non puoi dimenticare, ma puoi solo pregare e affidarli al Signore. Perché questa è una prova per l’intera umanità e non solo per quel paese e quella gente.

D. – Ora iniziate anche la scuola: come spiegare questo anche ai bambini?

R. – I bambini parlano da sé. A queste persone abbiamo già detto che ci saranno i bambini nel giardino e loro di questo sono molto felici, anche perché così potranno giocare con loro. La relazione che avverrà sarà quella che darà spiegazione a loro e a noi di come aiutare i bambini a capire il passaggio.

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Terremoto, imprese artigiane in ginocchio

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Sul terremoto che ha colpito il Centro Italia ''la strategia è in corso di definizione''. Lo ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Nelle zone colpite dal sisma la quasi totalità delle imprese, molte a conduzione familiare, è in ginocchio. Alessandro Guarasci

Un territorio fatto di piccole e piccolissime imprese, nella maggior parte dei casi fatte da due o tre persone, spesso della stessa famiglia. Le province di Ascoli e di Rieti sono un esempio di quella imprenditorialità diffusa che fa andare avanti l’Italia. Nell’ascolano, per la Confartigianato, ''le imprese non possono aspettare né la burocrazia né i tempi della ricostruzione: servono al più presto i container per far ripartire la produzione''. In provincia di Rieti, il 100% delle aziende nel cratere del sima ha avuto danni, anche pesanti. Franco Lodovici, presidente della Confartigianato locale:

“Per quanto riguarda le aziende artigiane, noi ci metteremo di buona lena per cercare di ricostruire il ricostruibile e far ripartire tutte quelle attività che siano prioritarie per il territorio. Abbiamo problemi con l’agricoltura, perché alcune stalle crollano, altre sono puntellate; non c’è più foraggio… Un mare di problemi!”.

Lodovici è anche costruttore e ora chiede regole chiare per il post emergenza:

“Con le leggi attuali, le costruzioni che si fanno oggi almeno fino al settimo grado siamo tranquilli… Non si capisce perché alcuni fabbricati che sono di recente costruzione siano polverizzati!”. 

Il governo pensa a una carta d'identità per gli edifici, compresi quelli sede di attività produttive.

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Settimana dell'Acqua: 700 milioni privati di un bene essenziale

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“L’acqua per la crescita sostenibile” il tema della Settimana mondiale dell’acqua, che si chiude oggi a Stoccolma. Oltre tremila i delegati presenti, esperti, politici, imprenditori di 130 Paesi e di quasi 300 organismi governativi e non. Le risorse idriche, bene indispensabile per la vita e gli ecosistemi del Pianeta, sono al centro degli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite per il 2030, nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile, approvata lo scorso anno. Roberta Gisotti ha intervistato Federico Properzi, capo consigliere dell’Ufficio Onu di coordinamento per l’Acqua (Un Water): 

R. – L’acqua è un fattore importantissimo: basti pensare che tre su quattro lavori sul nostro Pianeta sono legati all’acqua. Questo vuol dire che se non ci fosse l’acqua avremmo – a livello globale – il 75% di disoccupazione. E’ chiaro che senza una gestione sostenibile delle nostre risorse idriche non si va lontano. Quindi, c’è bisogno di un sistema di governance sull’acqua che sia a livello globale. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità e dell’Unicef, in questo momento ci sono 700 milioni di persone che non hanno accesso ad “acqua migliorata” – come dicono loro – un’acqua cioè che non è necessariamente potabile, ma che non è totalmente contaminata. Ci sono poi due miliardi e mezzo di persone che non hanno accesso ai servizi igienici di base. Se poi andiamo a considerare anche la potabilità dell’acqua, i numeri raddoppiano, triplicano…

D. – Dott. Properzio, a dir la verità di acqua si parla più in consessi internazionali che in ambiti nazionali e locali. A che punto siamo nel dibattito internazionale sul diritto all’acqua, quale bene comune?

R. – Nel 2010, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una Risoluzione dichiarando il diritto all’acqua e ai servizi igienici. Quindi, questo dibattito su come attuare il diritto all’acqua sta avanzando e ci sono anche discussioni importanti su come garantire un accesso all’acqua a tutti a un prezzo che possano poi permettersi tutti. Tutti hanno diritto ad avere l’acqua, ma non necessariamente gratis, perché dipende dalle situazioni. E’ sicuro, però, che ci vogliono delle politiche – in questo caso i governi sono responsabili a garantire queste politiche – che permettano a tutti l’accesso all’acqua, qualunque sia la propria condizione sociale.

D. – L’acqua ha un prezzo, ma l’acqua non è una semplice merce, come ha ribadito anche il card. Peter Turkson, tra i relatori della Settimana. Ma questa coscienza, che l’acqua non sia una semplice merce da porre al servizio solo del maggior profitto, sta crescendo o no?

R. – Direi che il dibattito avanza, è ancora aperto e che le posizioni sono molto polarizzate su questo argomento. Se si pensa, poi, alla nuova Agenda di sviluppo sostenibile che ci porterà fino al 2030, tutti stanno pensando a come trovare le risorse per finanziare questa Agenda, perché se nell’Agenda precedente – quella degli Obiettivi del Millennio, dal 2000 al 2015 – si ragionava in milioni di dollari, adesso si ragiona in miliardi di dollari. Quindi, la domanda che tutti si fanno è: chi pagherà? Da dove verranno i finanziamenti? L’aiuto allo sviluppo tradizionale non sta certo vivendo un buon periodo… Ci sono tante domande, ma per adesso non ci sono molte risposte, purtroppo. Però, ad esempio, le Nazioni Unite, insieme con la Banca Mondiale, hanno recentemente formato un gruppo di 10 capi di Stato proprio sull’acqua, con due co-presidenti, che sono il Messico e le Mauritius, che stanno lavorando su questi problemi e usando il loro peso politico per promuovere anche discussioni e decisioni importanti sui finanziamenti e alla fine riuscire ad attuare l’Agenda del 2030, nel quale c’è l’obiettivo di sviluppo sostenibile dedicato all’acqua, non solo all’acqua potabile, a tutto il ciclo idrico: sicuramente con un costo, ma con grandi benefici per tutti noi.

D. – Il risultato dei lavori di questa Settimana che fine farà?

R. – Questa Settimana è importantissima perché è un momento in cui, tutti gli anni, tutti coloro che lavorano in ambiti collegati all’acqua, a livello delle politiche nazionali, si trovano qui a Stoccolma per discutere, per imparare l’uno dall’altro. E’, quindi, sicuramente un momento importantissimo. I risultati di questa Settimana ci aiuteranno poi nei passi che dovremo compiere nei prossimi 15 anni.

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Bogotà, Rete "Chiesa e miniere": no a saccheggio delle risorse

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Sfruttare in modo intensivo le miniere per uscire fuori dalla crisi. È un fenomeno che va ingigantendo nell’America Latina, portando con sé problemi ecologici e soprattutto umani, perché i primi a venire sfruttati sono i minatori. E proprio a questo tema è dedicato il terzo incontro della rete “Chiesa e miniere (“Iglesias y Minería”), che si tiene da oggi al 6 settembre a Bogotà, in Colombia. Al microfono di Christiane Murray, il missionario comboniano in Amazzonia, padre Dario Bossi, tra i promotori della rete, illustra i punti di approfondimento dell’incontro: 

R. – Rifletteremo sulla congiuntura, sulla situazione politica ed economica dell’America Latina, e faremo un approfondimento della eco-teologia, cioè della riflessione teologica che sta alla base del nostro impegno, della nostra spiritualità in difesa dei territori e delle comunità. E per ultimo, cercheremo di tracciare un progetto in prospettiva, per rilanciare la nostra rete. Ci rendiamo conto che nel continente latinoamericano l'unica soluzione che sembra prospettarsi alla crisi economica è incentivare ancora di più l’estrattivismo, cioè questo meccanismo di saccheggio delle risorse naturali. Tutto ciò avanza in parallelo con una progressiva crisi della democrazia in diversi Paesi o con un cambio politico che favorisce sempre di più le installazioni degli investimenti multinazionali anche nel campo minerario. Tutto ciò, naturalmente, come potete immaginare, aumenta di molto anche i conflitti socio-ambientali e la criminalizzazione dei leader e delle comunità che si oppongono a questi progetti. L’Enciclica “Laudato si’” e anche la fragilità del nostro pianeta ci impongono risposte urgenti a queste sfide. Vogliamo proteggere la vita, le comunità, i territori e lo facciamo negli stessi giorni in cui il primo settembre Papa Francesco chiede a tutto il mondo una Giornata di preghiera per la cura della Casa comune. Uniti a lui in questo incontro, celebreremo la vita e la speranza: vogliamo affermare che la Chiesa ha la missione, la capacità e la forza per promuovere una nuova maniera di vivere in armonia con il Creato.

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Festival Venezia. "El Cristo ciego", la fede senza il cielo

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In attesa dell'anteprima mondiale dei primi due episodi di "The Young Pope - Il giovane Papa" di Paolo Sorrentino, in programma domani alla Mostra del Cinema di Venezia, oggi in concorso "El Cristo ciego" del cileno Christopher Murray: una denuncia delle ingiustizie, un atto d'accusa alla società che trascura i poveri e i deboli, ma un film sulla fede ridotta a pura immanenza e atto di ribellione. Il servizio di Luca Pellegrini

Parlano spesso di Dio. Di Cristo ne conservano il volto alla parete. Michael, addirittura, nel silenzio brullo del deserto, striato di vividi colori, dopo essersi fatto inchiodare le mani ad un tronco d'albero, è convinto di aver ricevuto, sprigionato da un fuoco ardente, un carisma speciale, quello della guarigione. Nel Cile delle comunità disperse in piccoli borghi e ai bordi di una perenne, endemica, spaventosa povertà, lui passa come un messaggero di liberazione, una testimonianza di verità, che si dimostreranno entrambe però caduche: la parabola diventa il suo linguaggio, le forme della devozione popolare che si legano alle immagini sacre una superstizione da abbattere, il miracolo, che insegue convinto di esserne capace, una atto di testimonianza. Ma Michael è cieco, nella sua anima, e il film "El Cristo ciego - Il Cristo cieco" per questo non è un film sulla fede, ma su come la fede può essere soltanto uno strumento creato e gestito dagli uomini per sopravvivere dinanzi a tante ingiustizie. Un limite e una cecità.

Credere, infatti, per il regista cileno Christopher Murray, da non credente, diventa un atto di mero coraggio, per scoperchiare, come lui afferma, "quei numerosi conflitti sociali che ci hanno piagato come paese e come società". Nel Vangelo Gesù predica, certo, la giustizia. Ma nel Cristianesimo Gesù è il Figlio di Dio. A questo film, giustamente spogliato di enfasi, ridotto ad una immanenza senza prospettive, questo non interessa. Fede, per uno dei personaggi, è soltanto ciò che riempie il vuoto. Fotografato con grande maestria da Inti Briones e recitato, eccetto il protagonista, unicamente dalle popolazioni locali che abitano quelle zone di difficile sopravvivenza e che ci interpellano, avvolti nel nostro benessere, il film di Murray è, comunque, coraggioso. E induce a riflettere profondamente proprio su ciò che vuole fin dall'inizio negare.

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Nella Chiesa e nel mondo



Pakistan. Talebani attaccano quartiere cristiano a Peshawar: un morto

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Quattro militanti talebani hanno attaccato questa mattina presto, alle 5,30, la “Christian colony”, quartiere cristiano di Peshawar, città nel nord del Pakistan. Il laico cattolico Samuel Masih, padre di famiglia, è stato ucciso e altri due cristiani protestanti, impiegati come agenti civili di sicurezza, sono stati feriti: lo riferisce all'agenzia Fides il sacerdote cattolico padre Yunis Riaz, parroco della chiesa di St. Michael, nel cui territorio si trova la “Christian colony”. Nel successivo scontro a fuoco, sono rimasti feriti anche due soldati e un poliziotto, mentre i 4 militanti sono morti.

La dinamica dell'attacco
Raggiunto dalla Fides, padre Riaz, parroco da cinque anni a Peshawar, racconta così quegli attimi concitati: “I quattro militanti erano appostati fuori dalla colonia. Hanno atteso che il cancello si aprisse per far uscire Samuel, che doveva andare al lavoro. A quel punto hanno iniziato a sparare, uccidendo Samuel e penetrando nella colonia. Nello scontro a fuoco, i nostri due agenti civili di sicurezza sono stati feriti. Ma hanno dato l’allarme e chiamato rinforzi. Sono arrivati i militari che hanno continuato lo scontro a fuoco con i terroristi. Due di questi ultimi sono stati uccisi dall'esercito. Altri due si sono fatti esplodere, dato che tutti e quattro avevano giubbotti esplosivi, distruggendo una abitazione dove si erano asserragliati. Ma senza fare altre vittime”.

La gente è impaurita ma forte nella fede
Il parroco continua: “Sono andato sul luogo, la gente è impaurita, siamo in lutto per la morte di Samuel. Nella colonia vivono una trentina di famiglie cristiane, e tra queste dieci sono cattoliche. E’ gente semplice, per la maggior parte sono lavoratori nella pulizia degli uffici pubblici. E' gente con una fede forte: supereremo anche questa".

I talebani vogliono distruggere la pace
“I talebani – conclude padre Riaz – colpiscono indiscriminatamente obiettivi civili e militari, scuole e famiglie: vogliono distruggere la pace e avere visibilità, minacciando le istituzioni. Resteremo uniti nel proteggere la pace sociale e religiosa. Come cristiani, faremo la nostra parte, pregando e lavorando pacificamente, costruendo ogni giorno la pace nella nostra vita quotidiana”.

Un secondo attentato è avvenuto poche ore dopo al tribunale di Mardan
Qui due kamikaze si sono fatti esplodere e hanno provocato una carneficina: il bilancio aggiornato parla di 12 morti e oltre 50 feriti tra avvocati, polizia e civili. All'agenzia AsiaNews alcuni politici, attivisti ed esponenti cristiani esprimono la loro condanna delle violenze contro le minoranze religiose in Pakistan, sempre più oggetto di persecuzione da parte dei radicali islamici. Joel Amir Bobby, ex parlamentare dell’Assemblea del Punjab, esprime una “netta condanna dell’attacco terroristico contro la colonia cristiana. È davvero meschino che i terroristi colpiscano i cristiani, che già vivono nella paura e in precarie condizioni. Chiediamo che venga disposta subito la protezione della colonia e in particolare delle chiese”. Rojar Randhawa, coordinatore di Caritas Pakistan, lancia un appello al governo, affinchè garantisca “protezione contro i fanatici. Le autorità devono proteggere tutti, cristiani e musulmani, dalle violenze perpetrate da questi criminali settari”. (P.A.)

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Iraq: Sinodo caldeo su esodo dei cristiani e martiri da beatificare

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La beatificazione dei martiri caldei, gli interventi pastorali e caritativi a favore degli sfollati, il fenomeno dell'emigrazione dei cristiani e la scelta del nuovo Vescovo caldeo per la diocesi di San Pietro Apostolo a San Diego (Usa): sono questi alcuni dei temi messi all'ordine del giorno nel prossimo, imminente Sinodo della Chiesa caldea, che si svolgerà a Erbil, capoluogo della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, dal 21 al 28 settembre. Il Patriarcato caldeo ha diffuso un comunicato in cui chiede ai fedeli caldei sparsi in tutto il mondo di pregare affinchè il Signore “illumini i padri sinodali” e li aiuti a svolgere un lavoro fruttuoso.

Le beatificazioni dei martiri della fede anche recenti
“Le beatificazioni di cui abbiamo iniziato a parlare” riferisce all’agenzia Fides il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, “sono quelle dei martiri del ‘Genocidio assiro caldeo’, avvenuto un secolo fa nei territori dell'attuale Turchia, tra i quali figurano anche tre vescovi. Ma ci sono da considerare anche i martiri più recenti, come il sacerdote Ragheed Aziz Ganni, suor Cecilia Moshi Hanna e l'arcivescovo Paulos Faraj Rahho, che guidava l'arcieparchia di Mosul. Ma parleremo anche di altre questioni, come del rinnnovamento liturgico e del futuro della Piana di Ninive”.

Conferenza programmatica della Lega Caldea
Il 25 settembre, sempre a Erbil, si aprirà anche un'importante conferenza programmatica della Lega Caldea, l'organizzazione - fortemente voluta dal Patriarca caldeo Sako – fondata nel luglio 2015 come strumento per custodire “i diritti sociali, politici e culturali” della comunità caldea, senza che la rivendicazione di tali diritti diventi appannaggio esclusivo di sigle partitiche gestite da attivisti cristiani. Le modifiche apportate alle bozze degli statuti della Lega caldea, prima della sua inaugurazione ufficiale, ne avevano accentuato le venature identitarie e “nazionaliste”. Nel comunicato diffuso dal Patriarcato caldeo, e ripreso dall'agenzia Fides, si ribadisce che la Lega Caldea “è un organismo autonomo, non affiliato a nessun partito politico e a nessun gruppo finanziario”. (G.V.)

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Nigeria: Conferenza Caritas internationalis contro la tratta

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“Nel 2015 sono stati 60 milioni i rifugiati o le persone costrette allo sfollamento. In Africa migliaia di adulti e bambini costretti a fuggire i conflitti, la povertà e la persecuzione, diventano vittime dei trafficanti. Spinti da un disperato bisogno di sopravvivere e dal desiderio di costruirsi una vita migliore, sono particolarmente esposti allo sfruttamento sessuale e lavorativo” sottolinea la Caritas Internationalis in un comunicato ripreso dall’agenzia Fides, sulla Conferenza internazionale che si terrà dal 5 al 7 settembre ad Abuja, in Nigeria, per sensibilizzare sul problema, dare speranza e combattere la tratta di esseri umani in Africa.

Una incontro per individuare strategie comuni di prevenzione contro la tratta
La conferenza è organizzata da Caritas Internationalis (nell’ambito della rete contro la tratta, (Coatnet) e dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, con la partecipazione di Caritas Nigeria. “La Conferenza - afferma il comunicato - sarà l'occasione per promuovere il dialogo e la cooperazione tra le principali parti interessate, come le organizzazioni religiose internazionali e le organizzazioni regionali, le forze dell'ordine e altre Ong, per condividere le pratiche in materia di cooperazione e per individuare strategie comuni di prevenzione per quanto riguarda la tratta di bambini; sfruttamento lavorativo e sessuale; tratta nel settore marittimo; tratta nelle situazioni di emergenza”.

Incontri a margine alla Conferenza
Per mettere in evidenza questo problema urgente, il card. Luis Antonio Tagle, presidente della Caritas, mons. Robinson Wijesinghe, del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e i rappresentanti di alto livello della Chiesa cattolica in Nigeria, incontreranno i rappresentanti del governo della Nigeria e dell'Unione Africana, l'ex Relatore speciale sulla tratta di esseri umani, il sultano di Sokoto, il primo Commissario indipendente anti-schiavitù del Regno Unito, la Pontificia Accademia delle Scienze sociali, i rappresentanti delle organizzazioni internazionali e altri.

Scopo della conferenza, far sentire una sola voce contro la tratta di esseri umani in Africa
La Caritas sta attualmente lavorando su progetti di lotta contro la tratta in Nigeria, Costa d'Avorio, Uganda, Zimbabwe e Mali e prevede un progetto anche in Senegal. La Conferenza ha lo scopo di rafforzare i legami tra le parti interessate, di promuovere azioni congiunte e condividere le migliori pratiche di lotta contro la tratta e la schiavitù, offrendo aiuto e dando speranza alle vittime, e sostenendo l'attuazione delle convenzioni e legislazioni anti-tratta per far sentire una sola voce contro la tratta di esseri umani in Africa. (L.M.)

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Congresso internazionale dei Domenicani sui diritti umani

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E' stato aperto ieri pomeriggio dal Maestro generale dei frati predicatori, padre Bruno Cadoré, il convegno "Domenicani nella promozione e nella difesa dei diritti umani: passato, presente e futuro". L’incontro che si svolge a Salamanca fino al 5 settembre, raduna più di 200 membri della Famiglia Domenicana di tutto il mondo. Il luogo scelto è il convento di Santo Stefano Protomartire, dove Francisco de Vitoria, Antonio de Montesinos con la loro comunità e Bartolomé de las Casas, tra gli altri, si impegnarono per i diritti umani delle popolazioni indigene dell'America Latina nel XVI secolo.

Rinnovata sinergia tra vita intellettuale e vita apostolica
Il forte legame tra gli studi e la missione è al centro del carisma domenicano, per questo gli ultimi Capitoli Generali dell'Ordine hanno chiesto una rinnovata sinergia tra vita intellettuale e vita apostolica. Questo Congresso è una delle principali celebrazioni dell'ottavo centenario dei Domenicani, e fa parte integrante del cosidetto "Processo di Salamanca" che riunisce i leader delle istituzioni intellettuali e i membri della Famiglia Domenicana che sono in prima linea nella difesa dei diritti umani. (C.E.)

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Consiglio Mondiale delle Chiese: si a campagna Onu per i rifugiati

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Il Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) invita tutte le persone di buona volontà a sottoscrivere la campagna #WithRefugees lanciata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) in vista dell’apertura dell’Assemblea generale dell’organizzazione, il 19 settembre. La petizione sarà presentata all’Onu prima dell’inizio della sessione dedicata ai rifugiati e alle migrazioni.

Alzare la voce per i diritti dei rifugiati
“Mentre le guerre e conflitti continuano a costringere ogni giorno migliaia di famiglie a fuggire dalle loro case, tutti sono invitati ad alzare la voce per garantire che ogni bambino rifugiato possa ricevere un'istruzione; che ogni famiglia di rifugiati possa avere un posto sicuro per vivere e che ogni rifugiato possa lavorare o almeno imparare nuove competenze per poter dare un contributo positivo alla comunità che lo ospita o nel quale risiede”, si legge in una comunicato del Wcc.

Il fenomeno migratorio è una realtà che ha bisogno di essere gestita
In un video-messaggio diffuso in questi giorni, il segretario generale del Wcc, il pastore Olav Fykse Tveit, esprime l’attivo sostegno del Consiglio all’iniziativa dell’Unhcr, evidenziando che il fenomeno migratorio è una realtà umana che “ha bisogno di essere gestita, piuttosto che un problema da risolvere”. Per questo rivolge un appello ai leader mondiali “a trovare soluzioni per la protezione dei rifugiati, improntate a uno spirito di responsabilità  e a valori condivisi e interessi comuni”.

Rifugiati e i migranti capri espiatori di tutti i problemi socio-economici
“Purtroppo – osserva Tveit nel video-messaggio letto dalla segretaria aggiunta del Wcc Isabel Apawo Phiri - i rifugiati e i migranti sono diventati facili capri espiatori di tutti i problemi socio-economici nazionali e internazionali e inoltre si assiste ad un abuso sempre più diffuso  delle politiche migratorie nazionali  per dare una veste legale a fanatismi e pregiudizi xenofobi”.

La fede cristiana ci invita alla speranza e a cercare la giustizia e la pace
“La cifra della nostra fede cristiana è la speranza che spesso significa essere capaci di vedere oltre e di aspettarci di più e qualcos’altro, cercando la giustizia e pace, niente di meno”, conclude Tveit. (L.Z.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 246

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.