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Sommario del 04/04/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa: lo sviluppo integrale è la strada del bene per la famiglia umana

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“Lo sviluppo integrale è la strada del bene che la famiglia umana è chiamata a percorrere”. Così il Papa, nell'Aula Nuova del Sinodo, ai partecipanti al Convegno promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nel 50° anniversario della “Popolorum Progressio”, del Beato Paolo VI. Massimiliano Menichetti

Il Papa si è complimentato con il cardinale prefetto, Peter Kodwo Appiah Turkson, per l’avvio del nuovo dicastero, poi seguendo la scia di Paolo VI che precisò “in dettaglio” il significato di “sviluppo integrale”, proponendo la formula “sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo”, Francesco ha declinato le sfide di oggi.

Integrare i diversi popoli
“Si tratta di integrare i diversi popoli della terra. Il dovere di solidarietà ci obbliga a cercare giuste modalità di condivisione, perché non vi sia quella drammatica sperequazione tra chi ha troppo e chi non ha niente, tra chi scarta e chi è scartato. Solo la strada dell’integrazione tra i popoli consente all’umanità un futuro di pace e di speranza”.

Integrazione sociale
Passando all’integrazione sociale, il Papa ha richiamato il principio di “sussidiarietà” ribadendo che tutti hanno “un contributo da dare all’insieme della società”. “Un diritto e un dovere” volti alla creazione di  “una convivenza umana aperta a tutti”. Ha parlato di come l’economia, la finanza, il lavoro, la cultura, la vita familiare, la religione siano nel proprio specifico, un momento irrinunciabile di questa crescita:

“Nessuno di essi si può assolutizzare e nessuno di essi può essere escluso da una concezione di sviluppo umano integrale, che tenga cioè conto che la vita umana è come un’orchestra che suona bene se i diversi strumenti si accordano e seguono uno spartito condiviso da tutti”.

Integrazione individuale e comunitaria
Altra sfida quella di “integrare la dimensione individuale e quella comunitaria”. Si è riferito alla cultura occidentale che ha anche “esaltato  l’individuo fino a farne come un’isola” e a “visioni ideologiche e poteri politici che hanno schiacciato la persona”, massificandola e privandola della “libertà”. Ha puntato il dito contro i poteri economici che trasformano la globalizzazione nel mercato del mero profitto, invece di “favorire una maggiore condivisione tra gli uomini”:

"L’io e la comunità non sono concorrenti tra loro, ma l’io può maturare solo in presenza di rapporti interpersonali autentici e la comunità è generatrice quando lo sono tutti e singolarmente i suoi componenti. Questo vale ancor più per la famiglia, che è la prima cellula della società e in cui si apprende il vivere insieme".

Integrare corpo e anima
“Paolo VI scriveva che lo sviluppo non si riduce a una semplice crescita economica” - ha evidenziato Francesco - meditando su come integrare tra loro corpo e anima:

“Integrare corpo e anima significa pure che nessuna opera di sviluppo potrà raggiungere veramente il suo scopo se non rispetta quel luogo in cui Dio è presente a noi e parla al nostro cuore”.

La via di Gesù
La via è Gesù - ha spiegato - attraverso cui “Dio si è fatto conoscere pienamente”, “in Lui Dio e l’uomo non sono divisi e separati tra loro”. Una via “che la Chiesa intende offrire al mondo” fatta dai gesti di Cristo di “guarigione, liberazione, riconciliazione” che “oggi siamo chiamati a riproporre ai tanti feriti sul ciglio della strada”.

Cristianesimo e concetto di persona
"In questo senso proprio il concetto di persona, nato e maturato nel cristianesimo, aiuta a perseguire uno sviluppo pienamente umano. Perché persona dice sempre relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione, la dignità unica e inviolabile e non lo sfruttamento, la libertà e non la costrizione".

“La Chiesa non si stanca di offrire questa sapienza e la sua opera al mondo - ha concluso - nella consapevolezza che lo sviluppo integrale è la strada del bene che la famiglia umana è chiamata a percorrere”.

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Francesco: Crocifisso, non solo simbolo di appartenenza, ma segno dell'amore di Dio

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Non portare la croce solo come un simbolo di appartenenza, “un distintivo”, ma guardare al Crocifisso come a “questo Dio che si è fatto peccato” per salvarci. E’ l’esortazione del Papa nell’omelia dell’odierna Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il servizio di Debora Donnini

Tre volte Gesù nel Vangelo della liturgia odierna dice ai farisei: “Morirete nei vostri peccati”, perché avevano il cuore chiuso e non capivano quel mistero che era il Signore. ”Morire nel proprio peccato è una cosa brutta”, rileva il Papa.

Il serpente di bronzo: chi lo guardava, veniva salvato
Nel dialogo con loro, poi, Gesù ricorda: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io sono e che non faccio nulla da me stesso”. Il riferimento di Gesù è a quanto avvenne nel deserto, narrato dalla Prima Lettura, quando il popolo che non poteva sopportare il cammino, “si allontana dal Signore” e “sparla di Mosè e del Signore”. Arrivano quindi i serpenti che mordono e provocano la morte. Allora il Signore dice a Mosè di fare un serpente di bronzo e innalzarlo su un’asta: chiunque fosse stato morso e lo avesse guardato, sarebbe guarito. Il serpente è il “simbolo del diavolo”, “il padre della menzogna”, “il padre del peccato, quello che ha fatto peccare l’umanità”. E Gesù ricorda: “Quando io sarò innalzato in alto, tutti verranno a me”. Questo è il mistero della croce, dice Francesco. “Il serpente di bronzo guariva” ma “era segno di due cose: del peccato fatto del serpente, della seduzione del serpente, dell’astuzia del serpente; e anche era segnale della croce di Cristo. Era una profezia”, spiega il Papa.

La croce non solo simbolo di appartenenza ma memoria di Dio che si è fatto peccato per amore
Gesù quindi si “è fatto peccato”, come dice San Paolo, e ha preso su di sé tutte le sporcizie dell’umanità, si è fatto innalzare perché tutta la gente ferita dal peccato, lo guardasse. E chi non riconosce in quell’uomo innalzato “la forza di Dio che si è fatto peccato per guarirci”, morirà nel proprio peccato:

“La salvezza soltanto viene dalla croce ma da questa croce che è Dio fatto carne. Non c’è salvezza nelle idee, non c’è salvezza nella buona volontà, nella voglia di essere buoni… No. L’unica salvezza è in Cristo crocifisso, perché soltanto Lui, come il serpente di bronzo, significava, è stato capace di prendere tutto il veleno del peccato e ci ha guarito lì. Ma cosa è la croce per noi? Sì, è il segno dei cristiani, è il simbolo dei cristiani. E noi facciamo il segno della croce ma non sempre lo facciamo bene, delle volte facciamo così… Perché non abbiamo questa fede alla croce. Altre volte, per alcune persone è un distintivo di appartenenza: ‘Sì, io porto la croce per far vedere che sono cristiano’. Sta bene quello ma non solo come distintivo, come se fosse una squadra, il distintivo di una squadra: come memoria di quello che si è fatto peccato”.

Altri, poi, portano la croce come un ornamento, alcuni portano croci con pietre preziose per farsi vedere, rileva Francesco:

“Dio disse a Mosè: ‘Chi guarda il serpente sarà guarito’. Gesù dice ai suoi nemici: ‘Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete’. Chi non guarda la croce, così, con fede, morirà nei propri peccati, non riceverà quella salvezza”.

Chiedersi come portiamo la croce
La Chiesa propone dunque un dialogo con il mistero della croce:

“Oggi la Chiesa ci propone un dialogo con questo mistero della croce, con questo Dio che si è fatto peccato, per amore a me. E ognuno di noi può dire: “Per amore a me”. E possiamo pensare: come porto io la croce? Come un ricordo? Quando faccio il segno della croce sono consapevole di quello che faccio? Come porto io la croce? Soltanto come un simbolo di appartenenza a un gruppo religioso? Come porto io la croce? Come ornamento? Come un gioiello, con tante pietre preziose, d’oro…? Ho imparato a portarla sulle spalle, dove fa male? Ognuno di noi oggi guardi il Crocifisso, guardi questo Dio che si è fatto peccato perché noi non moriamo nei nostri peccati e risponda a queste domande che io vi ho suggerito”.

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Giornata anti-mine: il Papa, impegniamoci per un mondo senza questi ordigni

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Appello del Papa in occasione della Giornata mondiale contro le mine antiuomo: Francesco ha lanciato un tweet per ricordare l’orrore di una piaga mondiale. Servizio di Francesca Sabatinelli

Rinnoviamo per favore l’impegno per un mondo senza mine! Si è alzato l’appello di Papa Francesco, che con il suo tweet ci ricorda una tragedia che affligge molti Paesi del mondo e che ogni anno vede aumentare il numero delle vittime. Sono forse oltre cento milioni, questi ordigni disseminati nel mondo che uccidono anche dopo anni dalla fine del conflitto, perché disseminati nel territorio. Si calcola che ogni anno almeno ventimila persone vengano mutilate da queste mine. Il Paese più colpito resta l’Afghanistan, e poi Colombia, Angola, Birmania, Pakistan. In Europa il luogo più pericolo è ancora la Bosnia. Quale il bilancio ad oggi? Giuseppe Schiavello, direttore nazionale della Campagna italiana contro le mine:

R. – E’ un bilancio che si sta aggravando. Il numero di vittime sale, perché sono numerosi i conflitti nel mondo. L’Afghanistan, sostanzialmente, è in guerra da 40 anni, e lì le vittime continuano ad aumentare. Non possiamo nemmeno immaginare quale sarà lo scenario della Siria. Sono armi indiscriminate che colpiscono donne, bambini, civili e impediscono lo sviluppo, perché ricordiamoci che ci sono aree minate come i campi, i pozzi, le scuole, gli edifici. Queste armi vengono utilizzate in maniera terroristica proprio per impedire la sopravvivenza, lo sviluppo e il ritorno alla pace.

D. – Da sottolineare – importante – che l’intento dei carnefici non sarebbe neanche quello di uccidere, quanto di mutilare. Perché?

R. – Perché è un’offesa più profonda nella carne delle popolazioni che si ritengono nemiche, la vocazione estremamente terroristica e di disprezzo totale dell’umanità, dell’uomo in quanto tale, della vita, ci porta a far più male possibile. Mutilare le persone significa anche renderle inabili al lavoro, condannarle alla povertà in Paesi dove c’è una vocazione rurale, di pastorizia. E’ questo ciò che si fa: si cerca di offendere e di ferire nel profondo la popolazione che si ritiene, appunto, nemica. E’ un uso sostanzialmente terroristico di un’arma, né più né meno. Il problema è che le guerre sono diventate guerre asimmetriche, in cui si scontrano gruppi anche senza alcun tipo di regola. Il problema è che la società civile oggi forse è chiamata ad alzare la voce sul rispetto del diritto umanitario internazionale. Noi vediamo che ogni giorno vengono bombardati ospedali, scuole, questo significa che c’è un imbarbarimento da parte di questi Stati, che ritengono che durante la guerra sia tutto lecito e tutto legittimo. Le mine, i trattati sugli ordigni inesplosi come le “cluster”, devono aprire una finestra di riflessione sul rispetto del diritto umanitario internazionale. L’Italia, che è molto impegnata nella “mine action”, condanna nelle sedi opportune l’utilizzo di queste armi, ma soprattutto vorremmo anche che si facesse carico di denunciare a voce ancor più alta lo sfacelo che si può vedere rispetto al diritto umanitario internazionale.

D. – Un aspetto molto importante di tutto ciò è sicuramente l’azione di sminamento.  Sappiamo quanto sia difficile, perché è difficile ritrovarle, queste mine anti-uomo, rimangono nel terreno per anni e anni e soprattutto si spostano a causa delle piogge, la Bosnia ne è un esempio. Quindi l’azione di sminamento è importantissima ma difficile, complicata, costosa. I fondi erano stati diminuiti, a che punto siamo?

R. – L’Italia negli ultimi anni ha destinato molti più fondi, ha peraltro – dal gennaio 2016 – la presidenza del “Mine Action Support Group”, che è, all’interno delle Nazioni Unite, il gruppo dei Paesi donatori. Questo fa sì che l’Italia abbia una leadership basata sulla credibilità, sull’esempio e, devo dire, che in questi termini l’Italia sta facendo veramente il massimo. Purtroppo i livelli di contaminazione degli ordigni inesplosi è esponenziale rispetto ai fondi invece dedicati, per cui se i livelli di belligeranza continueranno a essere quelli che sono oggi, probabilmente non saranno mai sufficienti. Però, lo sminamento d’emergenza e la bonifica d’emergenza permettono agli aiuti umanitari di entrare in posti contaminati, per cui, ci sono due fasi: la fase d’emergenza e la fase di ricostruzione. Non ultimo, è molto importante istruire le popolazioni al rischio degli ordigni inesplosi, in modo da evitare che vengano trovati e maneggiati, magari semplicemente per raccogliere del ferro, o altri materiali che si pensa si possano rivendere.

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Francesco ai giovani: non cedere alle mode, lavorare per mondo migliore

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Mettersi al lavoro “per un mondo migliore”. Questa la sfida del Papa per in giovani, lanciata col videomessaggio sulle intenzioni di aprile dell'Apostolato della Preghiera. Il servizio di Giada Aquilino

Papa Francesco prende spunto dall’intenzione di preghiera per il mese di aprile, in cui si auspica che i giovani sappiano rispondere con generosità alla propria vocazione, considerando “seriamente” anche la possibilità di consacrarsi al Signore “nel sacerdozio o nella vita consacrata”, e si rivolge direttamente in spagnolo ai ragazzi. Li sollecita a non vivere “nell'illusione” di una libertà che si lascia trascinare “dalle mode del momento”, che puntano “in alto”.

“No dejen que otros…
Non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi giovani siete quelli che hanno il futuro! Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore”.

Il Pontefice esorta i giovani ad accettare tale “sfida” e invita tutti a pregare per loro, perché - afferma - sappiano rispondere “con generosità” alla propria vocazione, mobilitandosi “per le grandi cause del mondo”.

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Papa autorizza speciali licenze per matrimoni dei fedeli lefebvriani

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Novità nel cammino di comunione con i membri della Fraternità di San Pio X. Resa nota oggi una Lettera della Pontificia Commissione Ecclesia Dei - collegata alla Congregazione per la dottrina della Fede - inviata ai vescovi delle Conferenze episcopali interessate dalle nuove disposizioni concesse per la celebrazioni dei matrimoni dei fedeli che seguono l’attività pastorale della Fraternità. Il servizio di Roberta Gisotti

La lettera si apre con una premessa che aggiorna sui “diversi generi di incontri e iniziative” per “riportare nella piena comunione la Fraternità Sacerdotale San Pio X”, fondata da mons. Marcel Lefebvre. Ricordano il cardinale Gerhard Muller e mons. Guido Pozzo, presidente e segretario della Commissione Ecclesia Dei, che Papa Francesco ha già concesso “a tutti i sacerdoti” lefebvriani “le facoltà per confessare validamente i fedeli”, “in modo da assicurare la validità e la liceità del sacramento” “e non lasciare nell’inquietudine le persone”, così come indicato nella Lettera Misericordia et misera, pubblicata nel novembre scorso, in chiusura dell’Anno Santo sulla Misericordia.

Mirando dunque “a rasserenare la coscienza dei fedeli, malgrado l’oggettiva persistenza per ora - chiarisce la Lettera - della situazione canonica di illegittimità, in cui versa la Fraternità di San Pio X”, il Papa ha deciso di autorizzare gli Ordinari del luogo a “concedere” “licenze” per celebrare i matrimoni dei fedeli” lefebvriani, secondo modalità che prevedono “la delega per assistere al matrimonio ad un sacerdote della diocesi” o comunque “pienamente regolare”, “perché accolga il consenso delle parti” “che, nella liturgia del Vetus ordo, avviene all’inizio della Santa Messa, seguendo poi la celebrazione della Santa Messa votiva da parte di un sacerdote della Fraternità”.

Se ciò “non sia possibile, o non vi siano sacerdoti della diocesi” l’Ordinario può “attribuire direttamente le facoltà necessarie al sacerdote della Fraternità che celebrerà anche la Santa Messa, ammonendolo del dovere di far pervenire alla Curia diocesana quanto prima la documentazione della celebrazione del Sacramento”.

Si dicono, il cardinale Muller e mons. Pozzo “certi che anche in questo modo si possano rimuovere disagi di coscienza nei fedeli” lefebvriani e “incertezza circa la validità” del matrimonio”, e “si possa affrettare il cammino verso la piena regolarizzazione istituzionale” della Fraternità di San Pio X.

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Altre udienze e nomine

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Il Papa riceverà in udienza questo pomeriggio, nello Studio dell’Aula Paolo VI, le Altezze reali, il Principe del Galles, Carlo, e la Duchessa di Cornovaglia, Camilla, e seguito.

Il Santo Padre ha nominato stamane capo ufficio della Sezione Disciplinare nella Congregazione per la Dottrina della Fede mons. John Joseph Kennedy, incardinato nell'arcidiocesi di Dublino, in Irlanda, finora aiutante di studio nel medesimo Dicastero.

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Oggi in Primo Piano



San Pietroburgo. Mons. Migliore: il dialogo vince sul terrorismo

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La città russa di San Pietroburgo in lutto dopo l’attentato suicida nella metropolitana, che ha causato 14 morti e decine di feriti. Alla Russia va la solidarietà internazionale, mentre le indagini avrebbero portato all’identificazione del terrorista autore dell’attentato. Il servizio di Giancarlo La Vella

Il kamikaze della metropolitana di San Pietroburgo è un cittadino russo di origine kirghisa dell’età di 22 anni. Sta ora all’intelligence stabilire motivazioni del gesto ed eventuali collegamenti dell’attentatore con gruppi terroristici esterni. Il presidente Putin, colpito per quanto è accaduto ha deposto fiori sul luogo dell'esplosione. Il capo della Casa Bianca Trump lo ha chiamato telefonicamente, esprimendogli il suo cordoglio e l’intenzione di combattere insieme il terrorismo. Il Consiglio di sicurezza Onu parla di vile atto terroristico. Da tutto il mondo sentimenti di vicinanza al popolo russo. Lo conferma il nunzio apostolico a Mosca, mons. Celestino Migliore:

R. - Anzitutto l’espressione di vicinanza umana e spirituale alle vittime e alla società intera che è sgomenta e poi un messaggio che vale per ognuna di queste tristi vicende nelle varie parti del mondo e cioè che l’espressione di condanna e ripudio di questo genere di barbara violenza si accompagna sempre, come vediamo anche nelle parole di Papa Francesco, ad un appello a non tralasciare nulla di intentato per superare e rimuovere le circostanze nelle quali essa matura.

D.  – La storia ci insegna che la violenza mai può essere vinta con altra violenza: qual è la risposta più efficace oggi al terrorismo?

R. – La Chiesa offre un contributo secondo le sue proprie modalità: cioè, favorisce anzitutto l’armonia e la collaborazione fra le sue diverse comunità per dire al mondo che la coesistenza pacifica tra le genti di diversa cultura, etnia e religione è possibile ed è produttiva. L’intesa e la collaborazione, e non le contrapposizioni violente, contribuiscono al bene comune dell’umanità. E la via della testimonianza e della persuasione è un cammino di lungo termine ma in definitiva è quello vincente.

D. – Alla luce delle tanti crisi internazionali in corso, la diplomazia oggi è chiamata a rivestire un ruolo fondamentale che è quello di far dialogare: come portare avanti questo obiettivo, anche con l’intento di isolare l’estremismo?

R. – Solo un lavoro di diagnosi conduce a terapie efficaci. Un primo e stimolante compito della diplomazia internazionale è quello di condurre diagnosi lucide, coraggiose e fuori da ogni contesto del politicamente corretto.

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Vertice Usa-Cina: sul tavolo questioni strategiche ed economiche

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Settimana cruciale per la politica estera del presidente americano Donald Trump che sta per incontrare l’omologo cinese Xi Jinping a Mar-a-Lago, in Florida. Sul tavolo non ci saranno solo i temi economici - dazi, debito Usa, rapporto fra le rispettive monete - ma anche la questione del controllo del programma nucleare nordcoreano. La linea di Washington è già tracciata: siamo pronti – ha detto Trump – ad azioni unilaterali contro Pyongyang qualora la Cina decidesse di non collaborare. Cecilia Seppia

Mentre la Corea di Kim Jong-un scalda i muscoli per una nuova performance atomica dopo il test missilistico di venerdì scorso e l’acquisto di oltre mille droni, la squadra del presidente americano Donald Trump è al lavoro per mettere a punto gli ultimi dettagli dell’attesissimo faccia a faccia con l’omologo cinese, Xi Jinping. Trump ha già dettato la sua linea: "se Pechino non collabora, gli Stati Uniti sono pronti ad azioni unilaterali per contenere l’imprevedibile regime nordcoreano". Parole, per ora, a cui assicura il Financial Times seguirà in tempo per il gong del vertice, giovedì a Mar - a Lago, un documento con tutte le opzioni di contenimento di Pyongyang. Ma davvero Washington potrebbe arrivare ad agire militarmente contro la Corea del Nord? Arduino Paniccia docente di Studi Strategici all'Università di Trieste

“Non può farlo, la studia, l’America sarebbe pronta, lo Stato maggiore americano ha già il piano eventuale di intervento contro la Corea del Nord ma come ha detto il ministro degli Esteri cinese e poi ha ribadito il presidente: “Noi non accetteremo guerre sulla porta di casa”. Quindi, il messaggio è abbastanza chiaro: tutto quello che dovrà essere fatto contro la Corea in qualche modo dovrà essere concordato con la Corea del Sud. Peraltro i cinesi hanno chiesto di finire le esercitazioni militari congiunte statunitensi in Corea del Sud con anche partecipazione a latere del Giappone. Quindi hanno già chiesto un prezzo da pagare... Ma in qualsiasi caso sarà molto difficile un intervento americano. Certo, se dovesse scappare di mano a tutti la situazione della Corea del Nord, un intervento particolare destinato a dare un messaggio alla dittatura che ormai non può più andare oltre nel tirare la corda potrebbe anche essere fatto. Ma è l’estrema ratio”.

Con Trump alla Casa Bianca però, il tempo delle attese potrebbe essersi esaurito: ieri il vice consigliere per la Sicurezza nazionale americano, McFarland, ha spiegato che esiste una “possibilità reale” che Pyongyang  sia in grado di colpire gli Usa con una testata nucleare nel giro dei prossimi quattro anni. La Cina invece, storia alleata, sembra sempre più insofferente nei confronti di Kim Jong Un e delle sue scelte, ma non ha mai agito contro di lui in modo evidente.  Quale potrebbe essere la sua risposta? Ancora Paniccia:

L’Asia, i suoi Paesi, i delicati equilibri di un continente sarebbero immediatamente messi a rischio se si capisse che la Cina è disponibile a fare qualche cosa in nome e per conto degli american. Dunque Pechino non farà mai niente, almeno non in modo manifesto contro la Corea del Nord”.

Sul tavolo dell’atteso vertice anche le relazioni economiche: la questione dei dazi, e la guerra quotidiana tra dollaro e yuan. Ma già la stampa di Pechino sventola in prima pagina cifre da record sul commercio bilaterale tra Usa e Cina che dopo l’elezione di Trump è salito a 519.6 miliardi di dollari: 207 volte di più di quando nel 1979 si stabilirono rapporti diplomatici. Sentiamo Paniccia:

“Il presidente americano ha tenuto una campagna come abbiamo detto , molto dura, nei confronti anche della Cina. La Cina però è la fabbrica del mondo. Sicuramente Trump cercherà di portare dei vantaggi, forse cedendo sul fronte strategico, addirittura riconfermando un po’ la politica di “una sola Cina”, quindi sconfessando una telefonata al presidente di Taiwan. Tuttavia alla fine i due Paesi e le rispettive banche dovranno comunque trovare un accordo. Certo, nel tempo Trump ha come obiettivo quello di indirizzare verso gli Stati Uniti gli investimenti che sono affluiti copiosamente anche da parte americana e giapponese e coreana stessa verso la Repubblica popolare cinese, riportarseli a casa. Ma la Cina che oggi ha un mercato immenso da un miliardo e trecento milioni di persone, che ha una parte grandissima delle esportazioni nel mondo e nella globalizzazione e che praticamente ha sotto di sé una parte dell’Asia, tutto sommato lascerebbe anche andare una parte di questi investimenti, pur di non andare in uno stato di conflitto permanente con gli Stati Uniti.

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Istat, sale dell'1,6 per cento il potere d'acquisto delle famiglie

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Il potere d'acquisto delle famiglie nel 2016 è aumentato dell'1,6%, il rialzo maggiore dal 2001, ovvero da quindici anni. Lo afferma l’Istat. Per le associazioni dei commercianti ancora però non si vede un rialzo apprezzabile dei consumi. Alessandro Guarasci

Le famiglie italiane fanno fatica a vedere un’uscita dalla crisi, in tanti hanno ancora un atteggiamento prudente. Nel 2016 il reddito disponibile è aumentato all’1,6%, e con la stessa percentuale è cresciuto il potere d’acquisto. La spesa per i consumi finali, dice l’Istat, è cresciuta dell’1,3%, ma secondo la Confesercenti non è ancora primavera. Il segretario generale Mauro Bussoni:

"Sono diminuiti i prezzi, c’è stato un recupero del potere d’acquisto da parte delle famiglie. Al tempo stesso c’è un altro lato preoccupante per quanto riguarda i consumi, che è quello legato ad una propensione per quanto riguarda il risparmio. Significa che all’interno delle famiglie italiane, delle nostre famiglie, vige ancora un clima di fortissima incertezza per quanto riguarda il futuro. Non si può parlare di aumentato benessere per quanto riguarda la media delle famiglie".

Fatto sta che è in risalita pure la propensione al risparmio salendo di 0,2 punti percentuali rispetto al 2015: dall'8,4% all'8,6%. Sergio Gatti, direttore generale generale di Federcasse:

"C’è da dire che si apre una fase nuova, con ulteriori incertezze di natura internazionale. Sia la Brexit sia le tensioni con un partner fondamentale anche dal punto di vista economico come gli Stati Uniti, ovviamente aprono scenari nuovi. Ma il fatto che il risparmio abbia tenuto nel corso di questa lunghissima crisi, e che adesso possa magari rivolgersi ad ulteriori fasi di investimento, è un segnale da studiare con attenzione. Sia risparmio assicurativo sia risparmio previdenziale sono sicuramente delle cose su cui investire e su cui incoraggiare in quest’ottica anche di educazione finanziaria".

In calo sia il rapporto deficit Pil al 2,4% sia la pressione fiscale al 42,9%. Ma questo non basta per Bussoni:

"Occupazione e diminuire la pressione fiscale. Dare maggiori certezze e stabilità dal punto di vista della politica della coesione sociale rappresenterebbe un elemento importante. Inoltre, non dimentichiamo che sulla testa di tutti gli italiani - ed è una decisione che il governo dovrà prendere - pendono tutte le clausole di salvaguardia che sono state rinviate da anni precedenti e che valgono circa 20 miliardi per quanto riguarda la manovra che dovrà essere fatta presumibilmente nel 2018".

Gli investimenti fissi lordi sono in aumento, dice l’economista Luigi Campiglio.

“Una crescita degli investimenti incoraggiante su base annua, perché è sull’ordine di grandezza del 3-7 percento. Quindi c’è un rimbalzo finalmente degli investimenti. Questo a mio parere è il valore positivo”.

Una riforma dell’Irpef, puntando sui carichi familiari, potrebbe rafforzare la ripresa.

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Venezuela: Chiesa denuncia la deriva totalitaria

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L’attesa dichiarazione del Consiglio dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) sulle violazioni dei principi democratici da parte del governo venezuelano è stata approvata, ieri, da 20 dei 35 Paesi che compongono l’organismo internazionale. Il documento chiede al presidente Nicolàs Maduro il ripristino della Costituzione, la restituzione dell’autonomia dei poteri pubblici, la tutela dei poteri del Parlamento, la  liberazione dei prigionieri politici e la definizione di un calendario elettorale certo, dopo la bocciatura del referendum revocatorio nel 2016 e lo slittamento delle elezioni comunali e statali. La decisione è stata definita dal presidente "insulsa, abusiva ed inefficace", rinnegando così l’autorevolezza dell'organismo panamericano.

La Chiesa in sintonia con le richieste dell’OSA
Nei giorni successivi alle sentenze incostituzionali del Tribunale Supremo di Giustizia con le quali aveva esautorato l’Assemblea Nazionale, la Chiesa venezuelana è stata ferma nel richiamare lo stato di diritto nel Paese. I leader ecclesiastici hanno anche giudicato vana la rettifica del governo di Maduro in merito alla decisione del Tribunale perché comunque non cambia la realtà, ovvero, la deriva dittatoriale del Paese. Già venerdì scorso, la Conferenza episcopale in un comunicato aveva avvertito sul carattere totalitario della sentenza del Tribunale contro l’Assemblea Nazionale. “Si apre la porta – si legge nel testo- dell’arbitrarietà, della corruzione e della persecuzione. Una distorsione moralmente inaccertabile”. 

Card. Urosa: Una situazione di dittatura
“Il blocco all'Assemblea nazionale persiste. Sono preoccupato dal fatto che il Paese sia in uno stato di emergenza per quanto riguarda le questioni dello sviluppo economico da circa un anno. Questo non è normale”. Queste le dichiarazioni del card. Jorge Urosa Savino pubblicate dal quotidiano “El Nacional”. Il porporato ha spiegato che anche altre misure, come l'annullamento del referendum revocatorio nel 2016, il rinvio delle elezioni per i governatori e la sospensione dei deputati della opposizione eletti democraticamente, sono fattori che configurano “una situazione di dittatura". L’arcivescovo di Caracas ha nuovamente manifestato la sua preoccupazione per la gente che soffre “dolorosamente” la mancanza di alimenti e di medicine e si sente sopraffatta “dall’angoscia e dalla disperazione, senza speranza”.

Card. Porras: la revisione delle sentenze sono solo ritocchi cosmetici
 "Le correzioni alle sentenze – ha dichiarato il cardinale Baltazar Porras, arcivescovo di Mérida, sono solo ritocchi cosmetici che non risolvono in assoluto la situazione, perché sono ancora in atto le misure che usurpano il potere autonomo dell'Assemblea Nazionale e confondono la popolazione”. Il porporato ha fatto riferimento alla “revisione delle sentenze” richieste dallo stesso presidente Maduro che in piena notte, ha fatto marcia indietro dopo la valanga di critiche da parte dell'opposizione, le proteste dei cittadini e le reazioni immediate di numerosi Paesi che hanno qualificato le misure come un colpo di Stato.

Il card. Porras ha ricordato che resta ancora attuale la esortazione del cardinale Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin nella quale chiese al governo il ritorno alla piena autonomia delle funzioni del Parlamento e aggiunse: “Questo è un richiamo universale di tanti Paesi”. In questo contesto, l’arcivescovo di Mérida ha detto che se ci sono “ragioni per disconoscere il potere legislativo è il popolo che lo ha eletto a dover decidere”.  Di seguito, il porporato ha ribadito che se “le misure del regime chavista continuano possono diventare un invito al caos e al disordine e, di conseguenza, provocare un bagno di sangue”.

Mons. Padrón: I magistrati del tribunale supremo devono dimettersi
Il presidente della Conferenza episcopale venezuelana, mons. Diego Padrón ha detto che la nazione “avanza verso il totalitarismo” e ha rivendicato il diritto della popolazione a protestare. Questo il senso dell’appello, nel comunicato dell’episcopato, alle diverse forme di contestazione come la disubbidienza civile come una delle forme pacifiche e responsabili per esprimere i richiami ai poteri pubblici nazionali.  "Le decisioni politiche – ha detto a Union Radio- hanno gravi conseguenze per il destino del Paese, dunque, non ci saranno soluzioni finché la società civile non sarà consapevole del proprio ruolo e costringa i partiti a prendere posizioni consistenti”.

Interpellato sull’azione del Tribunale Supremo di Giustizia, l’arcivescovo di Cumanà ha detto che di fronte a queste sentenze i magistrati dovrebbero dimettersi. “E’ una opinione - ha detto- non solo dell’Assemblea Nazionale, ma dei giuristi del Paese, che hanno ritenuto i fatti un colpo di Stato Giudiziale”. (A cura di Alina Tufani)

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Cordoglio del card. Gracias per gli attentati in Russia e Pakistan

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Il card. Oswald Gracias, presidente della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc), si unisce al cordoglio per le vittime degli attentati nella metropolitana di San Pietroburgo e nel tempio sufi Lal Shahbaz Qalandar, a Shewan in Pakistan.

I più vulnerabili prime vittime di queste tragedie
“Questi drammi gonfiano i nostri cuori di pianto per l’insensata perdita di vite, la scia di distruzione e gli atti di rappresaglia che spesso comportano”, ha dichiarato l’arcivescovo di Mumbai all’agenzia Asianews. “Il mio cuore – ha aggiunto - piange quando sento queste tragiche notizie, che in quasi tutti i casi colpiscono e le comunità e le persone vulnerabili, con gravi danni”.

Un pensiero anche alle vittime delle alluvioni America Latina
Il presidente della Fabc ha rivolto un pensiero anche alle recenti calamità naturali che hanno colpito l’America Latina e a padre Tom Uzhunnalil, il salesiano indiano sequestrato in Yemen un anno fa da un commando riconducibile al sedicente Stato Islamico (Is) e ancora nelle mani dei rapitori. Tragedie, afferma “che ci spingono a invocare con fervore la misericordia di Dio”. Secondo il card. Gracias, “dobbiamo essere tutti incoraggiati dal tema per la Giornata mondiale della pace del 2017, che è ‘La nonviolenza: stile di una politica per la pace’”. L’arcivescovo di Mumbai ha infine evidenziato che, nonostante la “grande tristezza per l’attuale situazione di morte e distruzione, la Chiesa continua a testimoniare la speranza e l’amore misericordioso del Padre”. (L.Z.)

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Belgio. Giornata nazionale per le vittime della pedofilia

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Una Giornata nazionale per le vittime di abusi sessuali nella Chiesa in Belgio. A promuoverla, sabato 8 aprile, l’associazione Mensenrechten in de Kerk (Diritti umani nella Chiesa), in collaborazione con le vittime, i vescovi e i superiori maggiori belgi.

La partecipazione dei vescovi e religiosi belgi
La giornata – riferisce l’agenzia Cathpress - inizierà alle 11.00 con una cerimonia nella Basilica di Koekelberg a Bruxelles durante la quale sarà installata l’opera “Esse est Percipi” (“Esistere è essere riconosciuti”) di Ingrid Rosschaert, in memoria di tutte le vittime di abusi sessuali nella Chiesa. Interverranno, tra gli altri, il card. Jozef De Kesel, arcivescovo di Malines-Bruxelles  e primate della Chiesa belga, mons. Johan Bonny, vescovo di Anversa, mons. Guy Harpigny, vescovo di Tournai. Nel pomeriggio le vittime e i loro familiari e accompagnatori si incontreranno  a porte chiuse con i vescovi, superiori maggiori, esponenti del clero e le équipe dei “punti di contatto” istituiti nelle otto diocesi del Paese e presso le congregazioni religiose francofone e fiamminghe per assistere le vittime.

Le iniziative intraprese dalla Chiesa belga contro la piaga della pedofilia
Dopo lo choc del 2010, quando la Chiesa belga fu travolta dalle prime rivelazioni dei casi di abuso commessi al suo interno, i vescovi e i superiori delle congregazioni religiose hanno avviato una serie di iniziative per combattere la pedofilia , accompagnare le denunce delle vittime, rompere il silenzio. La Chiesa belga non si è limitata a riconoscere gli errori del passato, alla “tolleranza zero” contro il fenomeno e ad accompagnare le vittime, ma è intervenuta anche sul fronte della prevenzione. A questo scopo nel 2014 ha pubblicato una brochure dal titolo “Dal tabù alla prevenzione” redatta dalla Commissione inter-diocesana per la protezione dei bambini e dei giovani, un vero e proprio “codice di condotta” diffuso in 9mila copie e rivolto in modo particolare agli operatori pastorali, ma anche ai genitori e ai bambini. (A cura di Lisa Zengarini)

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Inizia il pellegrinaggio della croce della GMG verso Panama

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Duecento le persone che dalle diverse diocesi di Panama, di ogni Paese del Centroamerica e del Messico, saranno presenti a Roma, il 9 aprile, alla XXXII  Giornata Mondiale della Gioventù, per ricevere la Croce Pellegrina e l’icona di Maria Salus Populi Romani, dai giovani polacchi. Come di consueto, la consegna avverrà durante la Santa Messa della Domenica delle Palme presieduta dal Papa, alle ore 10, in Piazza San Pietro. La delegazione panamense sarà guidata dall’arcivescovo di Panama, mons. Josè Domingo Ulloa Mendieta; dal vescovo di David, card. José Luis Lacunza; dal vescovo di Chitré, mons. Rafael Valdivieso; e dal vescovo ausiliare di Panama, mons. Uriah Ashley.

Da Cracovia a Panama, alla insegna del Sinodo
Preludio dell’incontro tra i giovani latinoamericani e polacchi sarà il Convegno Internazionale organizzato dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, dal tema “Da Cracovia a Panama. Il Sinodo in Cammino con i giovani”. Dal 5 al 9 aprile i delegati della pastorale giovanile delle conferenze episcopali di tutto il mondo, insieme al Comitato organizzativo della GMG di Panama 2019, analizzeranno i risultati della GMG di Cracovia e rifletteranno sul futuro dei giovani cattolici nelle società odierne.

Riflessioni, vocazioni e musica
L’incontro comprende anche due sessioni di lavoro, il 6 e il 7 aprile, dedicate al Sinodo dei Vescovi che si terrà ad ottobre 2018, dal tema “I giovani, fede e discernimento vocazionale”. In questo contesto, insieme al card. Kevin Ferrer, prefetto del dicastero per i laici, la famiglia e la vita, saranno presenti il card. Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi e mons. Fabio Fabene, sottosegretario del Sinodo. In seguito, i giovani vivranno un momento conviviale nella Sala Sinopoli dell’Auditorium del parco della Musica di Roma, con il concerto musicale dei gruppi di musica cattolica Gen Rosso e Gen Verde.

La presentazione della GMG di Panama 2019 
Sabato 8 aprile, l’incontro delle delegazioni della pastorale per i giovani del mondo potranno conoscere in anteprima i preparativi della GMG di Panama. L’arcivescovo, Ulloa presenterà, in mattinata, le principali caratteristiche dell’evento, gli aspetti pastorali e organizzativi e presenterà  i membri del Comitato organizzativo nominato dalla Conferenza Episcopale. La presentazione avrà luogo nel Pontificio Collegio Internazionale Maria Mater Ecclesia e si concluderà, a mezzogiorno,  con la celebrazione della Santa Messa, presieduta dallo stesso arcivescovo.  Infine, alle ore 17, i partecipanti al convegno, celebreranno la Vigilia Mariana nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Vigilia della consegna nella notte panamense
A Panama, i giovani sono stati convocati la notte tra l’8 e il 9 aprile per celebrare insieme ai ragazzi presenti a Roma, la Vigilia della consegna della Croce e dell’icona mariana della GMG. Dalle ore 20 del sabato 8, ci saranno diverse attività di animazione (musica, coreografie, cineforum, ecc.), testimonianze, la recita del Rosario e l’Eucaristia, fino alle ore 3 di domenica 9 aprile, quando in collegamento in diretta da Roma, i partecipanti potranno guardare dal vivo la consegna dei simboli della GMG che saranno ricevuti da 25 giovani panamensi, uno di ogni Paese centroamericano e uno dal Messico. (A cura di Alina Tufani)

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 94

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.