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Sommario del 20/01/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa: cristiani superino mentalità che condanna sempre

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Vincere la mentalità egoista dei dottori della legge che sempre condanna. E’ il monito di Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Prendendo spunto dalla Prima Lettura, il Papa ha sottolineato che la nuova alleanza che fa Dio con noi in Gesù Cristo ci rinnova il cuore e ci cambia la mentalità. Il servizio di Alessandro Gisotti

Dio rinnova tutto “dalle radici, non soltanto nell’apparenza”. Nella Messa a Santa Marta, Papa Francesco si è soffermato sulla Prima Lettura, un brano della Lettera agli Ebrei, incentrata sulla ri-creazione che Dio fa in Gesù Cristo. “Questa alleanza nuova – ha osservato – ha le sue caratteristiche”. Primo, ha sottolineato il Papa, “la legge del Signore non è un modo di agire esterno”, entra nel cuore e “ci cambia la mentalità”. Nella nuova alleanza, ha ripreso, “c’è un cambio di mentalità, c’è un cambio di cuore, un cambio di sentire, di modo di agire”, “un modo diverso di vedere le cose”.

Superare la mentalità egoista dei dottori della legge che sanno solo condannare
Francesco fa l’esempio di un’opera alla quale un architetto può guardare in modo freddo, con invidia oppure con un atteggiamento di gioia e “benevolenza”:

“La nuova alleanza ci cambia il cuore e ci fa vedere la legge del Signore con questo nuovo cuore, con questa nuova mente. Pensiamo ai dottori della legge che perseguitavano Gesù. Questi facevano tutto, tutto quello che era prescritto dalla legge, avevano il diritto in mano, tutto, tutto, tutto. Ma la loro mentalità era una mentalità lontana da Dio. Era una mentalità egoista, centrata su loro stessi: il loro cuore era un cuore che condannava, sempre condannando. La nuova alleanza ci cambia il cuore e ci cambia la mente. C’è un cambio di mentalità”.

Dio perdona i nostri peccati, la nuova alleanza ci cambia la vita
Il Signore, ha soggiunto, “va avanti” e ci assicura che perdonerà le iniquità e non si ricorderà più dei nostri peccati. “E delle volte – ha commentato – a me piace pensare un po’ scherzando col Signore: ‘Tu non hai una buona memoria!’”. “E’ la debolezza di Dio – ha detto ancora – quando Dio perdona, dimentica":

“Lui dimentica, perché perdona. Davanti a un cuore pentito, perdona e dimentica: ‘Io dimenticherò, non ricorderò i loro peccati’. Ma anche questo è un invito a non fare ricordare al Signore i peccati, cioè a non peccare più: ‘Tu mi hai perdonato, tu hai dimenticato, ma io devo…’. Un cambio di vita, la nuova alleanza mi rinnova e mi fa cambiare la vita, non solo la mentalità e il cuore ma la vita. Vivere così: senza peccato, lontano dal peccato. Questa è la ricreazione. Così il Signore ci ricrea noi tutti”.

Il Signore ci cambia il cuore per cambiarci mentalità
Infine, il Papa ha rivolto l’attenzione al terzo tratto, il “cambiamento di appartenenza”. Noi, ha detto, apparteniamo a Dio, “gli altri dei non esistono”, “sono stupidaggini”. “Cambio di mentalità”, dunque, “cambio di cuore, cambio di vita e cambio di appartenenza”. E questa, ha ribadito, “è la ricreazione che il Signore fa più meravigliosamente che la prima creazione”. Chiediamo al Signore, è la sua esortazione, “di andare avanti in questa alleanza di essere fedeli”:

“Il sigillo di questa alleanza di questa fedeltà, essere fedele a questo lavoro che il Signore fa per cambiarci la mentalità, per cambiarci il cuore. I profeti dicevano: ‘Ma il Signore cambierà il tuo cuore di pietra in cuore di carne’. Cambiare il cuore, cambiare la vita, non peccare più o non fare ricordare al Signore quello che ha dimenticato con i nostri peccati di oggi e cambiare l’appartenenza: mai appartenere alla mondanità, allo spirito del mondo, alle stupidaggini del mondo, soltanto al Signore”.

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I vescovi irlandesi parlano con il Papa di abusi e rinnovamento Chiesa

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Papa Francesco ha ricevuto stamani alcuni presuli della Conferenza episcopale di Irlanda, in visita “ad Limina Apostolorum”, guidati dal primate, mons. Eamon Martin, arcivescovo di Armagh. Subito dopo, i vescovi hanno tenuto una conferenza stampa nella sede della nostra emittente. L’ha seguita per noi Giada Aquilino

Una conversazione “familiare”. Lo hanno ripetuto più volte i vescovi irlandesi a proposito dell’incontro con Papa Francesco, in cui hanno detto: tutti i temi sono stati messi sul tavolo, come in una “partita di calcio”. Dalla vita alla famiglia, dalla povertà all’educazione, non tralasciando la piaga degli abusi sessuali commessi da esponenti del mondo della Chiesa. Mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e vicepresidente della Conferenza episcopale irlandese:

“Abbiamo affrontato anche le difficoltà, come quelle degli abusi sessuali del passato. Gli abusi commessi all’interno della Chiesa sono pochi rispetto a quelli di tutta la società: ma c’è una grande differenza di qualità, perché un abuso compiuto nella Chiesa, in cui Gesù stesso ha messo il bambino come segno del Regno di Dio, ha una qualità e una negatività di tutt’altra gravità rispetto a quello della società”.

Ne ha parlato anche l'arcivescovo Eamon Martin, primate d’Irlanda, mentre a Belfast, in Irlanda del Nord, veniva reso noto un rapporto riguardante abusi su minori commessi tra il 1922 e il 1995:

“Whenever we got on to that topic about abuse…
Ogni volta che abbiamo affrontato l’argomento degli abusi lo abbiamo fatto in maniera molto seria. Ho ringraziato Papa Francesco per l’esempio che ci ha dato e che ci dà: tendere la mano verso coloro che sono sopravvissuti agli abusi. Ci ha parlato un po’ di questo, degli incontri che ha avuto con persone che sono state vittime di abusi e come questa esperienza abbia spezzato la loro vita. E io sono ben consapevole del fatto che, mentre noi siamo seduti qui in questo momento, a Belfast ci sono vittime sopravvissute agli abusi che per fortuna stanno avendo la sensazione, dopo tanto tanto tempo, che la loro storia stia finalmente venendo fuori: le loro storie e le loro esperienze sono state riconosciute da parte della Chiesa, della società, dello Stato e di tutti. Io so che coloro che sono stati vittime di abusi si porteranno dietro questa esperienza per tutta la vita. Quindi quello che ho percepito è che, ogni volta in questa settimana che abbiamo avuto conversazioni, toccando a volte anche argomenti estremamente gravi come questi, un’atmosfera di apertura ci ha permesso di parlare veramente a cuore aperto di fatti che, se fossimo ancora nel passato, avremmo tenuto per noi stessi”.

A dieci anni dall’ultima visita ad Limina dei vescovi irlandesi, nuovo impulso è stato dato alla missione della Chiesa. Ancora l’arcivescovo Diarmuid Martin:

“C’è stato, forse, un riconoscimento, rispetto a 10 anni fa, dei progressi che la Chiesa in Irlanda ha fatto. E’ vero che la storia non è una storia di successi in termini di numeri: c’è il calo del numero delle vocazioni, c’è il calo del numero delle persone che vengono a Messa la domenica… Ma ci sono altri segnali di crescita, di rinnovamento che sono significativi. Anziché criticare la Chiesa in Irlanda, c’è una volontà di incoraggiarci a continuare su questa strada”.

Il rinnovamento è dunque in corso. Anche nelle comunità locali:

“Un mio parroco mi ha detto: ‘Ho tante cose da fare con le Messe, i funerali, le visite… Potrei anche mettermi là e fare solamente queste cose … Però io vedo che, se voglio veramente lasciare qualcosa per il mio successore, bisogna ricominciare da capo: formare piccole comunità, piccoli gruppi che cresceranno…’. Ecco: c’è questo tipo di rinnovamento che è molto attivo nella Chiesa irlandese”.

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Papa a Marcia per la Vita in Francia: difendere sempre la vita umana

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Papa Francesco in un messaggio “saluta cordialmente” i partecipanti alla "Marcia per la Vita", che si svolgerà a Parigi domenica prossima. Ce ne parla Sergio Centofanti

In un messaggio a firma del nunzio in Francia, mons. Luigi Ventura, inviato agli organizzatori dell’iniziativa, il Papa ricorda che “la Chiesa non deve mai stancarsi di essere l’avvocata della vita e non deve rinunciare a proclamare che la vita umana deve essere protetta senza condizioni dal momento del concepimento fino alla morte naturale”. “Qui - aveva detto il Papa ai vescovi francesi nella visita ad Limina del novembre 2015 - non possiamo mai fare compromessi, senza diventare anche noi stessi colpevoli della cultura dello scarto, purtroppo largamente diffusa. Quanto grandi – aveva esclamato allora Francesco -sono le ferite che la nostra società deve subire per lo scarto dei più deboli e più indifesi”, come i bambini ancora non nati, gli anziani e i malati: “Tutti noi alla fine ne porteremo le conseguenze dolorose”.

"Al di là della legittima manifestazione per la difesa della vita umana, il Papa incoraggia i partecipanti della Marcia per la Vita a lavorare instancabilmente per la costruzione di una civiltà dell'amore e di una cultura della vita".

Attualmente in Francia, il parlamento sta per varare una legge che mira a punire i siti web pro-life che propongono alle donne alternative all’aborto. Sul provvedimento, hanno espresso perplessità o aperta opposizione anche molte testate laiche come "Le Monde", che parlano di legge liberticida e misura bavaglio. In Francia i siti statali propongono solo l’aborto alle donne che vogliono informarsi sull’argomento. Non nominano mai il bambino ma addirittura non parlano neanche di embrione o feto, ma solo e genericamente di “contenuto” della gravidanza. I siti pro-life si sono inseriti in questa carenza informativa rivolgendosi alle donne che si trovano nell’angoscia di una decisione drammatica e vorrebbero saperne di più. Ma sui siti governativi sembra che l’unica soluzione, quasi un obbligo, sia abortire. Contro il pensiero unico statalista si è mossa la Chiesa francese che al Paese che si vanta di essere  la patria della libertà chiede di accettare che ci sia anche chi la pensa in modo diverso.

In Francia, tra pochi giorni potrebbero continuare a gridare con violenza e volgarità, senza rispetto per nessuno, siti integralisti, blasfemi e libertari, mentre chi difende sommessamente la vita potrebbe rischiare fino a due anni di prigione e 30 mila euro di multa. 

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Papa e Presidente Paraguay parlano di democrazia e lotta a povertà

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Questa mattina Papa Francesco ha ricevuto il Presidente del Paraguay Horacio Manuel Cartes Jara, che poi ha incontrato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, accompagnato da mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati.

“I colloqui, svoltisi in un clima di cordialità – riferisce la Sala Stampa vaticana - hanno evidenziato le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e il Paraguay. Sono stati passati in rassegna temi di comune interesse, quali lo sviluppo integrale della persona umana, la lotta alla povertà e la pace sociale. In tale prospettiva, si è accennato pure alla collaborazione con la Chiesa cattolica ed al contributo che essa offre nell’ambito sociale, formativo e nell’assistenza ai più bisognosi. Nel prosieguo della conversazione si è avuto uno scambio di vedute sulla situazione politica e sociale regionale, con speciale riferimento allo sviluppo delle istituzioni democratiche”. 

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Altre udienze e nomine

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Per le altre udienze odierne del Papa e le nomine, consultare il Bollettino della Sala Stampa vaticana.

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Gmg Panama, annunciate le date: dal 22 al 27 gennaio 2019

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La Giornata Mondiale della Gioventù avrà luogo dal 22 al 27 gennaio 2019. E’ quanto annunciato dall'arcivescovo di Panama, José Domingo Ulloa Mendieta, durante una conferenza stampa che si è tenuta oggi nella capitale panamense. Mons. Ulloa ha ringraziato nuovamente Papa Francesco per aver scelto Panama come sede della Gmg del 2019. Il presule, si legge in un comunicato dell’arcidiocesi, sottolinea che nella scelta della data sono state prese in considerazione soprattutto motivazioni legate al clima.

Panama attebnde i giovani a braccia aperte
“Siamo ben consapevoli – afferma mons. Ulloa - del fatto che in alcuni Paesi non è periodo di vacanze, ma siamo convinti che questo non sarà un ostacolo per tante migliaia di giovani provenienti dagli altri continenti per venire a Panama ed incontrare Gesù Cristo, dalla mano della nostra Madre la Vergine Maria e sotto la guida del successore di Pietro”. “Voi – conclude l’arcivescovo di Panama rivolgendosi ai giovani – siete i veri protagonisti di questa Giornata Mondiale della Gioventù. Panama vi attende con il cuore e le braccia aperte per condividere la fede, per sentirsi Chiesa!” (A cura di Alessandro Gisotti)

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Mons. Viganò: nel linguaggio di Francesco racconti di storia

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Papa Francesco come ha cambiato la percezione del Cristianesimo? E come viene comunicato il Vangelo? Di questo si è parlato in un convegno ieri e oggi a Roma, che ha messo in luce tutta la varietà del Magistero del Pontefice argentino. Alessandro Guarasci

Un Pontificato complesso quello di Francesco, profondamente radicato nell’attualità che viviamo. Nessuna "lettura eretica" delle parole del Papa, quindi, perché con lui è cambiato anche il modo di comunicare. Il prefetto della Segreteria per la Comunicazione, mons. Dario Edoardo Viganò:

“Oggi è importante capire, ad esempio, quando il Papa parla di povertà, parla di pace, di misericordia, che cosa intende, cioè dove si radicano questi concetti. Viene chiesta all’interlocutore un’attenzione maggiore perché Papa Francesco non utilizza un linguaggio astratto, concettuale, ma usa dei racconti di storia. Ed è proprio per questo che è importante capire cosa sta dietro alle parole del Papa. Per esempio, proviamo a pensare alla parola 'sguardo', 'guardare': per esempio questo è radicato fortemente nell’esperienza degli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio. Quindi, c’è un mondo da scoprire prima di poter capire che cosa Papa Francesco vuole dire”.

I laici hanno un’importanza crescente nella Chiesa di Francesco, una Chiesa che mira ad essere sempre meno clericale, dice Massimo Faggioli, che insegna Teologia a Filadelfia negli Usa:

“La Chiesa descritta da Francesco è meno clericale e meno istituzionale di quanto il laicato non abbia bisogno per definirsi ‘laicato’. Cioè, è in corso una ridefinizione del vocabolario, e quindi dei ruoli: da una parte, la critica costante e tagliente di Francesco al clericalismo significa liberare il laicato dall’onere di assumersi il ruolo di controparte del clero. Dall’altra parte, il mutamento di toni nel discorso su Chiesa e modernità e secolarizzazione in un senso meno polemico io credo che restituisca al laicato cattolico uno spettro di possibilità che erano – credo – più limitate all’interno di un orizzonte della lotta contro la modernità secolare”.

Con Francesco, la Santa Sede è proiettata sempre più verso il panorama internazionale, e la sua azione è mirata a rafforzare gli sforzi per la pace. Roberto Morozzo della Rocca, docente di storia contemporanea a Roma Tre:

"Non c’è soltanto lui; c’è anche un impegno generale della Chiesa cattolica nel mondo per la pace. E penso a tanti vescovi e a tanti laici che si impegnano, soprattutto dove ci sono conflitti: l’Africa è il primo continente delle guerre, come sappiamo. Credo che l’impegno per la pace sia molto forte nella Chiesa di oggi, direi in crescendo rispetto agli ultimi decenni della storia della Chiesa cattolica”.

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Oggi in Primo Piano



Hotel Rigopiano: 8 persone estratte vive, salvi madre e figlio

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Il Consiglio dei ministri ha esteso lo stato di emergenza nei territori colpiti dal terremoto e da eccezionali nevicate nel centro Italia e ha stanziato i primi 30 milioni. L'Hotel Rigopiano nel pescarese travolto da una slavina due giorni fa è la tragedia principale. 8 i superstiti estratti vivi stamani tra cui un bimbo con la madre. Intanto, Abruzzo e Marche fanno i conti con la viabilità critica e l’isolamento mentre le temperature più alte aumentano il rischio valanghe. Il servizio di Gabriella Ceraso: 

Salvati da uno spazio protetto da un solaio: sono le prime buone notizie da Rigopiano con i sopravvissuti che rispondono ai soccorritori dalla neve che ha sommerso l’Hotel, un’oasi di pace trasformatasi in una trappola mortale mercoledì alle 17 e 40. Si indaga per omicidio colposo: struttura e lentezza dei soccorsi sotto la lente della Procura. Ma non ci si può fermare: 135 circa gli operatori in azione con le pale e circa 25 i mezzi pesanti a farsi spazio nel muro di neve e poi gli elicotteri, ma ci vuole cautela massima tra sassi, rami, cemento e ghiaccio, per non mettere a rischio la vita di nessuno. Intanto i parenti degli ospiti dell’albergo attendono all’ospedale di Penne. Il sindaco Marco Semproni:

“Devo innanzi tutto ringraziare il direttore del nostro ospedale che ha messo a disposizione un locale protetto dove vengono ospitati i famigliari delle persone scomparse; si tratta di persone che vengono assistite anche da psicologi. Cerchiamo di essere vicini in questo momento difficilissimo”.

Il problema nel resto dell’Abruzzo è l’isolamento di molte frazioni. Due finora i morti tra l’Aquila e Teramo. Servono urgentemente turbine per la neve, dice ancora Marco Semproni:

R. - Più turbine riusciamo ad ottenere e prima riusciremo a mettere mano a questa situazione. Il problema riguarda anche la fornitura dell’energia elettrica; questo ovviamente impedisce l’utilizzo dei mezzi di riscaldamento.

D. – Sa che ci sono delle polemiche sul ritardo degli interventi?

R. – La nevicata è stata così intensa e con queste scosse terremoto anche con la migliore organizzazione possibile sicuramente si sarebbe andati incontro a qualche difficoltà.

Stessa realtà difficile anche nelle Marche, con 40 frazioni circa ancora isolate. 6 anziani e un allevatore sono stati tratti in salvo oggi. Il presidente della Regione, Luca Ceriscioli, è ottimista:

R. - Arriveranno altri quattro mezzi pesanti per liberare le frazioni. Teniamo conto che per liberare una frazione una turbina ci mette dieci ore di lavoro; nello stesso tempo ci stanno impiegando gli elicotteri sia per fornire viveri e beni di prima necessità, sia per il rischio slavine o valanghe. Le utenze continuano ad essere allacciate; ad oggi ancora tremila non hanno corrente elettrica. Tutto ciò che è arrivato in termini di aiuto è stato impiegato sul territorio.

D. – Il terremoto, certo, non era prevedibile, però la neve sì … C'è qualcosa che si sarebbe potuto fare prima?

R. – Non credo. Più che una carenza organizzativa o di risposta, forse questo sistema Paese non ha più tante risorse disponibili come poteva averne in passato.

D. - Come rispondere anche a chi dice: “Ma tutto quello che era stato fatto fino ad oggi, per esempio la raccolta di fondi, che fine ha fatto?”.

R. – Le donazioni sono state ben utilizzate e ben indirizzate. Penso che nessuno abbia comprato una turbina con i soldi delle donazioni; sono due piani diversi: uno riguarda l’aspetto terremoto e ricostruzione, l’altro riguarda l’emergenza neve.

D. – Un’estensione dello stato di emergenza da parte del governo vi può aiutare? In che modo?

R. – Questo è fondamentale perché tutti questi costi aggiuntivi che ci sono stati, nel momento in cui il governo decreta lo stato di emergenza, c’è la possibilità per tutto il sistema – i comuni, le province che hanno impiegato i loro mezzi in misura importanti – di un ristorno significativo a sostegno di tutto il sistema istituzionale del territorio marchigiano.

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Usa: Donald Trump giura come 45.mo presidente

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Oggi cerimonia di insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, che giurerà a Washington come 45.mo presidente degli Stati Uniti. Ieri sera si sono verificati tafferugli nella capitale tra manifestanti anti-Trump e suoi sostenitori. Il tycoon giunge alla più alta carica del Paese dopo una campagna elettorale aspra e un duro confronto con la candidata democratica Hillary Clinton, ma anche con quelli del suo partito repubblicano. Il servizio di Giancarlo La Vella

Un cammino verso la presidenza, quello di Trump, fuori dalle righe, spesso rovente, ma che ha raccolto il consenso della maggioranza degli americani. Sull’atteggiamento dell’elettorato cristiano sentiamo Massimo Faggioli, docente di Teologia alla Villanova University di Filadelfia, intervistato da Fabio Colagrande:

R. - Il suo messaggio ai cattolici è stato totalmente incentrato sulla questione dell’aborto; invece, ha trasgredito una grandissima tradizione della Chiesa cattolica americana, quella del “social Gospel”, cioè del Vangelo che sottintende alcuni requisiti sociali – l'attenzione per i poveri, gli immigrati, i deboli della riforma sanitaria - ma questo pare non averlo penalizzato nelle urne elettorali.

D. - Per quanto riguarda le politiche migratorie, lei crede che il presidente degli Stati Uniti continuerà sulla linea annunciata durante la sua campagna elettorale, l’ampliamento del muro con il Messico e altre politiche che, in qualche modo, vanno contro la multietnicità negli Stati Uniti?

R. – Lui proseguirà su questa linea. È chiaramente una presidenza che promette un atteggiamento punitivo verso gli immigrati, anche quelli legali, regolari. Il fatto è che la Chiesa cattolica americana è fatta tutta da immigrati, fin dall’inizio. Quindi credo che molti cattolici e non cattolici americani si attendano dalla Chiesa cattolica negli Stati Uniti un atteggiamento che non sia solo sindacale verso una questione che, internamente, la tocca molto direttamente. L’immigrazione è sicuramente il punto su cui i cattolici americani hanno già preparato il terreno per una battaglia con l’amministrazione su cui però non si sa molto, perché Trump ha cambiato spesso posizione.

Ma quale Paese, Trump si appresta a guidare? Ancora Fabio Colagrande ha sentito Alessandro Colombo, docente di relazioni Internazionali all’Università di Milano:

R. - Trump si trova a guidare un Paese sempre più profondamente diviso. Credo che Trump non sia la causa delle divisioni, ma l’effetto di queste. Da questo punto di vista la stessa amministrazione di Barack Obama ha comunque polarizzato enormemente l’opinione pubblica americana, quindi Trump è il punto finale di un processo di polarizzazione interna della società americana che dura, in verità, da diversi anni.

D. - A livello di politica estera colpiscono la sua volontà di riavvicinarsi alla Russia e invece le critiche all’Europa e alla Nato. Come si conciliano questi due atteggiamenti secondo lei?

R. - L’intenzione fondamentale del Trump leader della politica estera americana è quella di tagliare in buona parte gli impegni internazionali del Paese, convinto com’è, com'era convinto per la verità Barack Obama, che il livello degli impegni internazionali degli Stati Uniti sia insostenibile alla lunga. L’altro elemento che sembra emergere è il fatto che Donald Trump sembra aver definitivamente individuato nella Cina il competitore globale degli Stati Uniti. Se davvero il neopresidente Usa ha deciso di individuare la Cina come competitore allora non ci può stupire che voglia riaccomodare i rapporti con la Federazione russa. Quanto all’Europa, gli Stati Uniti da diversi anni sono convinti che i rapporti tra Usa ed Europa siano fondamentalmente squilibrati e che la Nato sia diventata una sorta di macchina infernale attraverso la quale gli europei sfruttano gli americani. E su questo punto molto probabilmente Trump avrà un atteggiamento nei confronti dei partner europei ancora più duro di quello che tra l’altro avevano già avuto le ultime due amministrazioni.

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Siria: grande attesa per la conferenza di pace ad Astana

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Conto alla rovescia per la conferenza di pace sulla Siria che si aprirà lunedì 23 gennaio ad Astana, capitale del Kazakhstan, alla quale dovrebbero partecipare rappresentanti anche della Russia e degli Stati Uniti. Confermata la presenza dell’inviato speciale dell’Onu, Staffan de Mistura. Intanto, a Palmira, proseguono le devastazioni da parte dei jihadisti dell’Is che hanno distrutto altri due importanti monumenti: “Un crimine di guerra”, lo ha definito l’Unesco. Su cosa è lecito aspettarsi esca dalla conferenza in Kazakhstan, Roberta Barbi ha sentito il prof. Alberto Ungari, docente di Storia e teoria dei Movimenti politici della Luiss di Roma: 

R. – C’è sicuramente la volontà delle parti di arrivare a una soluzione perché l’emergenza siriana sta investendo non solamente l’Europa, ma tutta la zona; quindi è una situazione che sicuramente va risolta. Il mutamento della presidenza statunitense probabilmente potrebbe agevolare la risoluzione della questione.

D. – Secondo il presidente Assad, ci potrebbe essere la possibilità di negoziati diretti tra le parti e la priorità sarà l’osservanza del cessate il fuoco teoricamente in vigore dal 30 dicembre…

R. – Il cessate il fuoco, in realtà, non è che sia stato rispettato in tutte le parti del Paese: è stato proclamato, però non sempre rispettato. Questo cessate il fuoco era stato anche alla base di uno degli altri accordi che c’erano stati precedentemente, ancora sotto la presidenza Obama, e non ha tenuto nel lungo periodo. Per questo, noi dobbiamo assolutamente approcciarci a questa conferenza con le migliori intenzioni - anche da semplici spettatori - però con la consapevolezza che la situazione è molto complessa e richiede la buona volontà da parte di tutti gli attori del sistema politico presenti sullo scenario.

D. – Che significato ha la presenza dell’inviato speciale dell’Onu, de Mistura?

R. – De Mistura si è segnalato per aver cercato in tutte le maniere di rimediare alla situazione politica siriana. Quindi è sicuramente una presenza importante e che dà autorevolezza alle trattative di pace, una presenza che segnala anche un deciso orientamento delle Nazioni Unite di risolvere definitivamente questa situazione, che – ripeto – rischia di destabilizzare tutta un’area, soprattutto gli Stati che sono fortemente a rischio, come la Giordania e lo stesso Libano. Quindi non si tratta più solamente di Siria, ma si tratta di creare una situazione di stabilità enorme per tutto il Medio Oriente, con tutte le ricadute dal punto di vista migratorio che si scontano, poi, sul continente europeo.

D. – Il prossimo appuntamento, poi, sarà l’8 febbraio a Ginevra dove riprenderanno i negoziati inter-siriani coordinati dall’Onu…

R. – Io credo che dipenderanno senz’altro da quello che avverrà in Kazakhstan. Non c’è nessun dubbio sul fatto che sarà molto importante vedere i risultati e cosa decideranno di fare gli Stati interessati. La situazione deve vedere un ruolo importante non solo delle parti coinvolte – quindi governo della Siria, gli oppositori – ma anche la Russia e la Turchia, che stanno giocando nell’area un ruolo abbastanza importante e che li vede proprio particolarmente interessati?

D. – La Turchia sembra aprire alla possibilità di riconoscere Assad come parte in causa nel processo di soluzione del conflitto siriano. Questo può cambiare le cose?

R. – Senz’altro, anche perché questo era stato uno dei temi su cui si era un po’ incagliata la diplomazia: ossia il presupposto era che, anche sotto la presidenza americana, Assad si togliesse di scena. E invece, riconoscere la persistenza di questa figura alla guida della Siria agevolerà sicuramente le trattative agli accordi diplomatici, proprio perché questa era una delle questioni sulle quali aveva investito particolarmente la Russia che ha avuto un ruolo anche militare importante nei confronti delle formazioni di Daesh.

D. – Intanto, si ha notizia del danneggiamento di altri due importanti monumenti a Palmira da parte dei jihadisti dell’Is…

R. – Questa purtroppo è una situazione difficile da dirimere. Abbiamo visto negli ultimi tempi come vi sia stata una forte disinformazione da parte degli organi informativi che hanno presentato questi miliziani contro Assad come fossero la parte sana, democratica, e che in qualche modo voleva abbattere la dittatura. In realtà, queste vicende dimostrano ancora una volontà come le questioni mediorientali - soprattutto in questa fase - richiedano una certa prudenza, e vadano trattate con una maggiore complessità, non dimenticando la conflittualità interna tra l’elemento sciita e sunnita, che complica, ovviamente, la decriptabilità di tutto il quadro mediorientale.

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A Davos si chiude la 47.ma edizione del World Economic Forum

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A Davos in Svizzera si conclude oggi il 47° Forum Economico Internazionale. 30 capi di Stato e di Governo e 3000 esperti da 70 Paesi si sono confrontati sulla vicenda Usa e Trump, i mercati finanziari e l’automazione. Per la prima volta a partecipare la Cina. Per un commento sull’incontro di quest'anno, Giulia Angelucci ha intervistato l’economista e docente universitario Francesco Carlà

R. – La Cina è chiaro che tiene una posizione molto pro-globalizzazione; però lo scenario generale non è più così pro-globalizzazione, come era anche soltanto agli incontri di Davos di uno-due-tre anni fa. E credo che da questo punto di vista le cose continueranno a cambiare molto a partire dall’insediamento di Donald Trump.

D. – Proprio gli Stati Uniti hanno annunciato importanti provvedimenti proprio sul piano mondiale... 

R. – Io credo che cominceremo a vederla proprio dalle prime mosse di Donald Trump, anzi abbiamo addirittura cominciato a vederla prima ancora che si insediasse: pensiamo agli interventi nei confronti dell’industria automobilistica americana, che è una delle industrie a maggior volume di persone occupate. In generale Trump ha in mente un paio di mosse che sono veramente strutturali, anche dal punto di vista proprio della globalizzazione di cui parlavamo prima e del protezionismo. La prima è di abbassare la Corporate Tax americana dall’attuale 30-35 per cento – che sono già livelli molto, molto bassi rispetto allo scenario europeo – addirittura al 15 per cento. E questo vuol dire che le società americane avranno la possibilità di fare molti più profitti rispetto al passato e quindi anche molti più investimenti. Poi una Flat-Tax per il rimpatrio dei trilioni di dollari che le Corporation americane hanno off-shore. Anche solo il rimpatrio di una parte di questi soldi significa altri investimenti e ricadute sull’occupazione e sui cittadini. Io penso che questo modello finirà per non poter lasciare indifferente anche il nostro continente.

D. – Un commento sulla lettera di richiamo all’Italia da parte dell’Unione Europea e sulla partecipazione del ministro dell’economia Padoan?

R. – In Europa pare che parliamo sempre delle stesse cose: parliamo di 3 miliardi e 200 milioni di correzione e l’Italia è un Paese che negli ultimi 15 anni non è cresciuto affatto e che ha un sacco di problemi, come è noto… Io credo che anche Padoan tenga una posizione che è quella che si può permettere in questo momento con la debolezza politica dello scenario italiano.

D. – Nello scenario mondiale si oscilla un po’ tra la globalizzazione e una istanza protezionistica …

R. – Esattamente, gli scenari sono proprio questi. Io non so se i termini continueranno ad essere questi, se continueremo cioè a parlare di globalizzazione, protezionismo, populismo. Io credo che qui si tratti di riassetto rivoluzionario economico, in cui da parte dei Paesi che hanno subito fortemente la globalizzazione in questi anni, si cerca di cambiare, di salvare il salvabile e di cambiare gli attuali equilibri. Gli Stati Uniti, come al solito, stanno segnando la strada. La globalizzazione per una parte dell’Unione Europea va benissimo – per esempio per la Germania – mentre per altri Paesi è evidente che continua a creare problemi dopo problemi.

D. – E la questione dell’automazione, proposta durante il World Economic Forum…

R. – Questo è un altro tema epocale, strategico, sul quale in Europa – in particolare nella parte meridionale delle Ue - abbiamo fatto pochissimo. Non ci stiamo rendendo conto esattamente di che proporzioni avrà questa innovazione automatica. Non è solo l’automazione che abbiamo conosciuto nelle epoche recenti: si tratta di automazioni di sostituzione. Ed è molto probabile che renderà totalmente superflua tutta una generazione di essere umani e quindi è altrettanto evidente che qui la politica deve immaginare degli scenari per tempo per fronteggiare questo tipo di cambiamento. 

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Associazioni familiari: valorizzare famiglia per rilancio Paese

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“Diamo credito alle famiglie. Insieme per far crescere il Paese”. E’ il titolo dell’incontro, promosso dal Forum delle Associazioni Familiari, che si tiene sabato 21 gennaio a Roma presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana. Tanti gli interventi per ribadire che “la famiglia è un capitale da valorizzare e non un soggetto da aiutare”. Massimiliano Menichetti:  

Il potenziale della famiglia 
Un nuovo modello economico che abbia come fulcro la famiglia. E’ la sfida declinata in questi anni da economisti, giuristi, esponenti della società civile, media e non solo, a fronte delle nubi che si sono addensate sul futuro. In Italia il Forum delle Famiglie è tra i soggetti più impegnati a sostenere questa visione della società. Il presidente Gianluigi De Palo:

"La famiglia ha un potenziale enorme; non è un malato, ma la risorsa dalla quale far partire la ricostruzione del nostro Paese che senza la famiglia starebbe sicuramente peggio. Solamente se noi trasformiamo e cambiamo questo circolo vizioso che ha posto la famiglia ai margini, come una realtà da aiutare e non da valorizzare e sviluppare come un’impresa, riusciremo a ripartire come Paese ma soprattutto riusciremo anche a creare quelle opportunità che oggi, purtroppo, fanno essere l’Italia il Paese con meno nascite, il Paese dove le famiglie vengono abbandonate a se stesse e dove c’è più difficoltà a mettere al mondo un figlio”.

Modello famiglia e controllo sociale
Oggi il bene comune come acqua, salute, territorio sono affidate alla gestione del pubblico o del privato, e questa sembra essere l’unica possibilità, nonostante contraddizioni e criticità. Andrea Rapaccini, presidente dell’Associazione Make a Change per il business sociale:

“Esiste un’altra forma di economia, che è un po’ l’economia civile, l’economia sociale, dove la collettività si fa carico della gestione di un bene comune e quindi le famiglie possono organizzarsi, se si organizzano sotto forme non speculative, di imprese sociali. Di modelli ce ne sono tanti, sia in Italia che all’estero: in Italia si sono sviluppati sotto forma di cooperative sociali; all’estero si sono sviluppati invece con forme anche più capitalistiche. A prescindere dalla forma giuridica, il concetto di impresa sociale è il concetto in cui si gestisce un interesse comune in maniera economicamente sostenibile”.

Una sfida che guarda certamente al singolo, ma tutta giocata sulla forza connettiva della famiglia. Ancora Rapaccini:

“Il controllo sociale rispetto alla qualità di un servizio e alla correttezza con cui un servizio è erogato, è molto più alto se viene coinvolto il nucleo familiare rispetto al single. Perché si è parte di una comunità e la famiglia è parte di una comunità”.

Welfare non potrà prescindere dalle famiglie
Per Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, il Welfare, ovvero le iniziative volte a garantire la sicurezza e il benessere dei cittadini, non potrà prescindere dal coinvolgimento delle famiglie:

“L’esperienza del lavoro che facciamo certifica in modo inequivocabile nel nuovo welfare che dobbiamo affrettarci a costruire e a sperimentare, che la famiglia non è il soggetto prevalentemente destinatario; la famiglia è prevalentemente un soggetto protagonista del nuovo welfare. La parola chiave è responsabilità, cioè si traferisce la responsabilità dell’intervento in capo alla famiglia, la si aiuta, ma la responsabilità viene trasferita”.

Le Banche e la famiglia
Nella costruzione di un modello economico diverso centrale rimane l’aspetto del credito, le banche per il prof. Vincenzo Bassi, delegato dell’Unione Giuristi cattolici, “devono capire che la famiglia” è un soggetto che genera reddito, produce servizi e beni:

“Immaginiamo innanzitutto delle istituzioni bancarie che possano studiare, insieme alle associazioni familiari, dei progetti di micro-credito non tanto per il consumo, quanto per gli investimenti familiari; per investimenti familiari noi immaginiamo – per esempio – attività di istruzione per i figli, immaginiamo beni durevoli come autovetture per famiglie numerose… La famiglia è la prima impresa, è la proto-impresa. Perché ci sia una famiglia c’è bisogno di organizzazione, professionalità e gestione economica. Questi sono gli elementi essenziali di qualsiasi imprese. Senza le famiglie neppure le imprese sarebbero potute nascere”.

Il 94% delle imprese italiane è basato sulla famiglia
Già oggi la famiglia è alla base di oltre 94% delle imprese italiane ribadisce Dionigi Gianola, direttore Generale della Compagnia delle Opere, per il quale “non c’è sviluppo economico se non c’è sviluppo sociale”:

“Il primo soggetto da cui parte lo sviluppo sociale, il primo mattone, è proprio la famiglia. Quindi alla famiglia va dedicata una particolare attenzione e una politica particolare che non sia soltanto di sostegno, perché ne ha bisogno, ma proprio perché la famiglia è il primo motore, non soltanto di un rilancio da un punto di vista della società, ma inteso come rilancio dello sviluppo economico. In altri termini, in uno slogan, potrei anche dire che non saranno le manovre finanziarie a far uscire il Paese Italia dalla crisi, ma bisogna ricostruire un tessuto sociale basato sulla famiglia”.

La politica e la famiglia
Il modello economico basato sulla famiglia è dunque un cammino necessario per salvare il Sistema Italia ed essere esempio nel mondo, per attuarlo l’interlocutore ultimo sarà necessariamente la politica. Ancora De Palo:

“I primi interlocutori, innanzitutto, sono le famiglie che devono credere molto di più in loro stesse; gli altri interlocutori sono le imprese e l’ultimo è sicuramente la politica che troppo spesso vede le famiglie come un malato da aiutare e non come il perno, la leva sulla quale far ripartire il Paese”.

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 20

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