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Sommario del 02/06/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa ai giovani: cambiate il mondo aprendo il cuore agli altri

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Il mondo si può cambiare se apriamo il cuore agli altri, mai rispondere al male con il male. E’ l’esortazione levata stamani da Papa Francesco a circa seimila giovani dell’esperienza educativa cristiana “Graal” e “I Cavalieri”, ricevuti in Aula Paolo VI. Rispondendo a braccio alle domande di tre ragazzi, il Pontefice ha sottolineato che non ci sono risposte davanti alla sofferenza dei bambini, ma che soltanto si può guardare il Crocifisso e pregare. Il servizio di Alessandro Gisotti

Clima festoso in Aula Paolo VI, dove migliaia di giovani hanno accolto Papa Francesco con affetto ed entusiasmo. Il Pontefice, con una modalità che gli è connaturale, ha dialogato con i ragazzi, rispondendo in particolare alle domande di tre di loro. A Marta che gli confidava di aver paura per il salto dalla terza media al liceo, Francesco ha sottolineato che la vita è “un continuo buongiorno e arrivederci”. E ancora, ha affermato che se uno non impara a congedarsi bene, mai imparerà ad incontrare nuova gente. Non bisogna accomodarsi sul divano, ha ripreso, per aver paura di cambiare con il rischio di chiudere l’orizzonte della vita. Di qui, l’esortazione a vincere la paura di crescere e di cambiare e di accettare la sfida di allargare l’orizzonte, di fare il cammino con nuove persone.

Per cambiare il mondo, aprire il cuore agli altri e non rispondere con il male al male
Il Papa ha così risposto alla domanda di Giulia su come poter cambiare il mondo. Innanzitutto, ha detto Francesco, bisogna essere consapevoli che nessuno ha la “bacchetta magica” per cambiare il mondo. Quindi, ha messo l’accento sul cuore come motore di un autentico cambiamento:

“Il mondo si cambia aprendo il cuore, ascoltando gli altri, ricevendo gli altri, condividendo le cose. E voi potete fare lo stesso. Se tu hai un compagno, un amico, un’amica, un compagno di scuola, una compagna di scuola che non ti piace, che è un po’ antipatica …  Se tu vai dagli altri a chiacchierare su quella persona, questo che è, così o così? Bravo. Invece, se tu lasci passare – “Ma, non piace e non dico niente” – come è quello? Bravo. Avete capito. Cambiare il mondo con le piccole cose di ogni giorno, con la generosità, con la condivisione, creando questi atteggiamenti di fratellanza"

Francesco ha quindi chiesto ai ragazzi di non rispondere mai al male con il male, neppure di rispondere agli insulti. Gesù, ha rammentato, ci chiede di pregare per tutti, anche per i nostri nemici. Così, pregando per tutti, ha ripreso, “si può cambiare il mondo”. E’ stata dunque la volta di Tanio, ragazzo bulgaro adottato, che ha raccontato la sua commuovente storia di sofferenza chiedendo al Papa come si faccia a credere al Signore di fronte al dolore che colpisce i bambini”.

La sofferenza di un bambino non si può spiegare, solo si può guardare il Crocifisso
Francesco ha confidato che non è possibile trovare spiegazioni razionali per la sofferenza di un bambino. Soltanto, ha detto rivolgendosi a Tanio, troverai qualche spiegazione “nell’amore di quelli che ti vogliono bene e ti sostengono”:

“Io ti dico sinceramente, e tu capirai bene questo: quando mi faccio io nella preghiera la domanda ‘perché soffrono i bambini?’, di solito la faccio quando vado negli ospedali dei bambini e poi esco – ti dico la verità – con il cuore non dico distrutto, ma molto addolorato, il Signore non mi risponde. Soltanto guardo il Crocifisso. Se Dio ha permesso che Suo Figlio soffrisse così per noi, qualche cosa deve esserci lì che abbia un senso. Ma, caro Tanio, io non posso spiegarti il senso. Lo troverai tu: più avanti nella vita o nell’altra vita. Ma spiegazioni, come si spiega un teorema matematico o una questione storica, non ti posso dare né io né alcun altro”.

“Io non posso spiegarlo”, ha ripreso il Papa con sincerità. Ed ha concluso ringraziando Tanio per la sua domanda perché, ha osservato, “è importante che voi, ragazzi e ragazze” incominciate “a capire queste cose, perché questo vi aiuterà a crescere bene e ad andare avanti”.

Ascoltiamo le voci di alcuni giovani raccolte da Giorgio Saracino

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Il Papa: pascere il Popolo di Dio non da dominatori ma con umiltà

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Gesù affida le sue pecore a Pietro, il più peccatore, e lo invita a pascere il Popolo di Dio con umiltà e amore, anche in mezzo ai suoi sbagli e ai suoi peccati: così il Papa nella Messa del mattino a Casa Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti

Gesù sceglie il più peccatore per pascere le sue pecore

Nella sua omelia il Papa commenta il Vangelo del giorno (Gv 21,15-19), in cui Gesù risorto dialoga con Pietro sulla riva del lago, là dove l’apostolo era stato chiamato. E’ un dialogo tranquillo, sereno, tra amici, sottolinea Francesco, nell’atmosfera della Risurrezione del Signore. Gesù affida le sue pecore a Pietro, ponendogli tre domande, chiedendogli se lo ama:

“Gesù sceglie il più peccatore degli apostoli, gli altri sono scappati, questo lo ha rinnegato: ‘Non lo conosco’. E Gesù gli domanda: ‘Ma tu mi ami più di costoro?’. Gesù sceglie il più peccatore”.

Pascere il Popolo di Dio con umiltà, anche tra gli sbagli
E’ stato scelto, dunque, “il più peccatore” per “pascere il Popolo di Dio. Questo ci fa pensare”, osserva Francesco. Gesù chiede a Pietro di pascere le sue pecore con amore:

“Non pascere con la testa in su, come il grande dominatore, no: pascere con umiltà, con amore, come ha fatto Gesù. Questa è la missione che dà Gesù a Pietro. Sì, con i peccati, con gli sbagli. Tanto è così che, proprio dopo questo dialogo, Pietro fa una scivolata, uno sbaglio, viene tentato dalla curiosità e dice al Signore: “Ma quest’altro discepolo dove andrà, cosa farà?”. Ma con amore, in mezzo ai suoi sbagli, ai suoi peccati … con amore: ‘Perché queste pecorelle non sono le tue pecorelle, sono le mie pecorelle’, dice il Signore. ‘Ama. Se tu sei amico mio, devi essere amico di questi’”.

Pietro sceglie di essere crocifisso a testa in giù
Il Papa ricorda quando Pietro rinnega Gesù davanti alla serva del sommo sacerdote: è sicuro nel rinnegare il Signore come era stato sicuro quando aveva confessato: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Ricorda lo sguardo di Gesù che incrocia quello di Pietro, che lo aveva appena rinnegato. E l'apostolo, “coraggioso nel rinnegare, è capace di piangere amaramente”:

“E poi dopo tutta la vita al servizio del Signore finì come il Signore: in croce. Ma non si vanta:  ‘Finisco come il mio Signore!’. No, chiede: ‘Per favore, mettimi in croce con la testa in giù, perché almeno si veda che non sono il Signore, sono il servo’. Questo è quello che noi possiamo prendere di questo dialogo, di questo dialogo tanto bello, tanto sereno, tanto amichevole, tanto pudico. Che il Signore ci dia sempre la grazia di andare nella vita con la testa in giù: la testa in alto per la dignità che Dio ci dà, ma la testa in giù, sapendo che siamo peccatori e che l’unico Signore è Gesù, noi siamo servi”.

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Festa del 2 giugno, Papa: Italia dia il suo contributo per la pace

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Tradizionale parata a Via dei Fori Imperiali a Roma per la Festa della Repubblica. In occasione del 2 giugno, in un tweet il Papa ha augurato che l’Italia possa “progredire e prosperare nella concordia, offrendo il suo prezioso contributo alla pace e alla giustizia nel mondo”. Alessandro Guarasci

Il 2 giugno ricorda non sono il valore degli ideali repubblicani, ma anche della democrazia. Il presidente Mattarella ha deposto una corona all’Altare della Patria, poi ha assistito alla tradizionale parata ai Fori Imperiali. In apertura circa 400 sindaci con le loro fasce tricolori e, in prima fila, quelli dei comuni del Centro Italia colpiti dal terremoto.

Il capo dello Stato dice che "i valori” del “2 giugno 1946 continuano a guidarci per realizzare lo stesso desiderio dei nostri padri: dare alle future generazioni un'Italia in pace, prospera e solidale”. Anche il Papa chiede che il Paese dia il suo contributo per la giustizia nel mondo. Flavio Felice, presidente del centro Tocqueville Acton:

“L’Italia può giocare un ruolo importante per la sua posizione geografica in un contesto internazionale nel quale i processi migratori vedono proprio quest’area del mondo estremamente esposta. Quindi i valori di libertà, di giustizia, di uguaglianza che stanno dietro ovviamente alle problematiche migratorie, sicuramente vedono l’Italia al primo posto, e i valori che la Repubblica italiana ha espresso ed esprime ancora con la propria Carta costituzionale sicuramente sono i valori necessari per affrontare questi problemi”.

Il 2 giugno ricorda il valore della democrazia. Claudio Gentili, direttore della rivista La Società:

“All’interno della democrazia ci sono due tensioni: una tensione redentiva - la democrazia crea un futuro migliore per tutti - ed una tensione realistica, pragmatica, riformistica. Quando la tensione riformistica si riduce – siamo un Paese che da 30 anni non fa riforme – e la tensione redentiva scompare, si cercano altre vie. Spesso sono scorciatoie. Il populismo è una di queste”.

La Costituzione sottolinea che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Un obiettivo alto per Flavio Felice:

“Porre l’asticella così alta sul tema del lavoro, significa che l’Italia è una Repubblica fondata sull’inclusione sociale che consente a ciascuno di realizzare il proprio progetto di vita, i propri ideali e le proprie aspettative, attraverso le proprie capacità, il proprio metodo e la propria dignità che appunto è uguale, perché tutti abbiamo una pari dignità. È questo il mandato dei padri costituenti ed è questo il motivo per cui è difficile realizzare un simile progetto”.

I valori legati alla democrazia sono sentiti anche dalla Chiesa, aggiunge Claudio Gentili:

“C’è stato un tempo in cui al centro della Dottrina sociale della Chiesa c’era il tema della questione operaia; poi è venuto il tempo della questione sociale, poi il tempo della questione dello sviluppo con Paolo VI, il Nord e il Sud. Penso che oggi al cuore della Dottrina sociale della Chiesa ci sia la questione democratica, ricominciare a parlare di democrazia e avere un pensiero realista che educhi i giovani alla bellezza delle democrazia”.

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Migranti ed Europa nel colloquio tra il Papa e il Presidente lettone

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Papa Francesco ha ricevuto oggi Raimonds VÄ“jonis, Presidente della Repubblica di Lettonia, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati.

“Nel corso dei cordiali colloqui - riferisce la Sala Stampa vaticana - è stato espresso apprezzamento per i buoni rapporti bilaterali e per il positivo contributo della Chiesa cattolica alla società lettone. Nel prosieguo della conversazione sono stati passati in rassegna alcuni temi di mutuo interesse, tra i quali l’accoglienza dei migranti e le prospettive per il futuro del progetto europeo, e ci si è poi soffermati sul contesto regionale”.

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Altre udienze

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Per le altre udienze odierne del Papa, consultare il Bollettino della Sala Stampa vaticana.

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Francesco: responsabili delle nazioni pongano fine a commercio armi

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E’ un appello alla eliminazione del commercio delle armi il videomessaggio del Papa per l’intenzione di preghiera per il mese di giugno. Francesco sottolinea che “è un'assurda contraddizione parlare di pace, negoziare la pace e, allo stesso tempo, promuovere o consentire il commercio di armi”:

“Questa guerra lì, quest'altra guerra là, sono davvero guerre nate per risolvere problemi oppure sono guerre commerciali per vendere queste armi illegalmente, affinché i mercanti di morte ne escano arricchiti? Risolviamo questa situazione. Preghiamo insieme per i responsabili delle nazioni, perché si impegnino con decisione per porre fine al commercio delle armi, che causa tante vittime innocenti”.

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Santa Sede: cristiani e musulmani siano uniti nella cura del pianeta

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Si ispira alla Lettera Enciclica di Papa Francesco Laudato si' il Messaggio rivolto quest’anno dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso a tutti i musulmani del mondo per il mese del Ramadan e per la festa di ‘Id al-Fitr che lo conclude. Un indirizzo di saluto particolarmente significativo perché proprio cinquant’anni fa, a solo tre anni dall’istituzione del Dicastero vaticano da parte di Paolo VI, per la prima volta fu inviato un Messaggio per questa occasione. Adriana Masotti

“Cristiani e musulmani: insieme per la cura della casa comune”, è il titolo del Messaggio di quest’anno con cui il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il cui presidente è il card. Jean-Louis Tauran, intende assicurare la solidarietà della Chiesa cattolica ai seguaci dell’Islam nel particolare periodo del Ramadan e per estendere loro i "migliori auguri di serenità, gioia e abbondanti doni spirituali". L’iniziativa è mossa dalla volontà di promuovere dialogo e relazioni cordiali con i musulmani, offrendo riflessioni su sfide attuali e urgenti. Come quella della salvaguardia del Creato. Nella Laudato si' -si legge nel Messaggio- Papa Francesco attira l’attenzione sui danni causati all’ambiente, a noi stessi ed ai nostri simili, dai nostri stili di vita e dalle nostre decisioni. Accogliere la sfida del rapporto dell’umanità con la natura, “coinvolge tutti noi, a prescindere dal fatto che professiamo o meno una credenza religiosa”.

Per Francesco “il mondo è una ‘casa comune’ a tutti i membri della famiglia umana. Pertanto, si legge ancora, nessuna persona, nazione o popolo può imporre in modo esclusivo la propria comprensione del  pianeta. È per questo che Papa Francesco invita a “rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del nostro pianeta’, e ricorda che “la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore”. Come credenti, prosegue il Messaggio, il nostro rapporto con Dio si deve manifestare anche attraverso il modo di rapportarci al mondo. La nostra vocazione di essere custodi dell’opera di Dio non è né facoltativa, né marginale in relazione al nostro impegno religioso come cristiani e musulmani: è parte essenziale di esso.

Possano i pensieri religiosi e le benedizioni che derivano dall’osservanza del mese del Ramadan, conclude il testo del Pontificio Consiglio, sostenervi, con l’aiuto di Dio, sulla via della pace e della bontà, nel prendervi cura di tutti i membri della famiglia umana e di tutto il Creato!”.

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Oggi in Primo Piano



Clima, vescovi Usa: uscita da accordo Parigi danneggia poveri

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Volge lo sguardo alle popolazioni più povere del mondo la dichiarazione dei vescovi statunitensi dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima, annunciata ieri da Donald Trump. Ce ne parla Giada Aquilino

La decisione del presidente Donald Trump di far uscire gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi “danneggerà” gli americani e le popolazioni di tutto il mondo, “in particolare le comunità più povere e vulnerabili”. Così i vescovi degli Stati Uniti, con una dichiarazione del presidente del Comitato per la giustizia internazionale e la pace, mons. Oscar Cantú, vescovo di Las Cruces. I presuli auspicano inoltre che il capo della Casa Bianca proponga “modi concreti per affrontare il cambiamento climatico globale e promuovere la gestione ambientale”. Ieri Trump aveva annunciato di non poter “sostenere un'intesa che – aveva sottolineato - punisce gli Usa”, dichiarandosi disponibile a negoziare un accordo più equo per Washington. Mentre si ridefiniscono le alleanze internazionali in materia ambientale, si profila una futura cooperazione tra Bruxelles e Pechino: la Cina ha infatti promesso di applicare l’intesa, “così difficilmente raggiunta” da 195 Paesi alla conferenza Cop21 del dicembre 2015; il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha aggiunto che con la Cina sarà l’Ue a guidare l'applicazione dell'accordo. Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord:

R. – La posizione di Trump è risultata a molti come antiscientifica, antistorica e - aggiungerei - anche antieconomica. Questi sono tre fattori molto importanti. Antiscientifica perché è contro le posizioni ormai unanimi sui cambiamenti climatici; antistorica perché attarda gli Stati Uniti nei confronti degli altri Stati, soprattutto lasciando una leadership climatica, se così si può definire, alla Cina; e poi antieconomica perché ormai i mercati si stanno volgendo verso un abbandono sia del carbone sia del petrolio. Tutto questo comporterà, a mio avviso, che gli altri Stati andranno avanti nella ricerca, nel cambiamento e loro si troveranno certamente in ritardo. Però c’è da sottolineare come i vari Stati americani possano decidere autonomamente anche di continuare con gli impegni in materia ambientale già presi: si parla dell’85 per cento degli Stati americani.

D. – Un po’ come è successo con i migranti?

R.  – Sì, quindi ci saranno delle resistenze, delle chiamate in giudizio di queste nuove politiche. Per cui, certamente, i giudici interverranno e ci sarà tutta una casistica da analizzare con calma.

D. – La Cina proprio nelle ultime ore ha promesso di applicare l’accordo di Parigi: si tratta del più grande produttore di gas a effetto serra. Che ragioni ha Pechino?

R. – La Cina si è resa conto che le politiche che si stavano perseguendo per inseguire l’innalzamento del Pil erano autolesioniste e distruttive soprattutto delle proprie risorse e del proprio territorio.

D. – Ci sono anche ragioni economiche?

R. – Quello che fa Trump è mettere l’ecologia contro il lavoro, come se l’ecologia fosse una prerogativa per togliere posti di lavoro. E’ un discorso che, secondo me, è molto discutibile. In effetti non è vero: cambiando ordine di economia, i posti di lavoro si creano in altre forme. E gli accordi di Parigi cambieranno il mercato del lavoro profondamente. Bisogna poi considerare, rimanendo per esempio in ambito cattolico, che all’inizio di questo anno, i fondi che fanno capo a istituzioni legate alla Chiesa cattolica hanno disinvestito dal fossile e reinvestito in altre energie una quota finanziaria che è valutabile intorno ai 130 miliardi di dollari.

D. – A due anni dalla Laudato si’, i vescovi americani hanno detto che la decisione di Trump andrà a danneggiare “in particolare le comunità più povere e vulnerabili”. Perché?

R. - Gli effetti dei cambiamenti climatici si ripercuotono soprattutto in aree che sono di per sé già provate dalla povertà. Quindi, in questo senso, vanno a peggiorare gli effetti. Si parla di uragani, inondazioni, siccità, carestie, scarsità di acqua: tutti temi che interessano proprio chi ha meno possibilità di avere risorse. E soprattutto perché le aree più esposte purtroppo sono in zone già fortemente a rischio. Bisogna pensare in particolare alle aree densamente popolate che sono sulle rive degli oceani: con l’innalzamento dei mari, queste popolazioni saranno costrette a spostarsi in massa.

D. – Cosa succede ora per gli altri 194 Stati che hanno firmato l’intesa che, ricordiamo, non prevede comunque penalità per chi non la rispetta?

R. – Si continuerà comunque. L’Europa è intenzionata ad andare avanti, la Cina lo stesso, ma anche l’India è sulla buona strada. Insomma, mi sembra che le Nazioni che abbiano scelto di seguire Trump siano veramente poche e una di queste è la Siria.

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Manila: 36 morti nel resort. Is rivendica ma polizia smentisce

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Almeno 36 persone sono morte soffocate dal fumo la notte scorsa dopo l'assalto armato da parte di un uomo all'interno del casinò del Resorts World di Manila poco lontano dall’aeroporto della capitale filippina. Oltre 70 i feriti. La polizia tuttora sembra escludere la pista terroristica nonostante la rivendicazione dello Stato islamico anche attraverso l'agenzia ufficiale Amaq. Diverse ambasciate straniere comunque hanno esortato alla massima cautela i loro cittadini. Il servizio di Gabriella Ceraso

Parlava inglese ma non si molto altro per ora sull’uomo dell’attacco al Casinò. E’ stato trovato morto al quinto piano dello stesso edificio in cui era entrato armato, aveva dato alle fiamme tavoli e sedie portando con sé una borsa piena di fiches. Forse dunque un furto dopo una perdita al tavolo da gioco. Da lì il panico nel casinò affollato intorno alla mezzanotte. La gente ha provato a salvarsi accalcandosi per le scale o lanciandosi giù dalle finestre, ma il fumo è stato fatale. Nessuno sparo sulla folla dunque e anche questo farebbe escludere la pista terroristica islamica, a cui però le Filippine non sono nuove, essendo culla negli anni “90 - come spiega l’islamista Renzo Guolo - degli antesignani dei jihadisti di oggi, il gruppo di Abu Sayyaf:

R. – La novità sostanziale è che questi gruppi, il gruppo Maute in particolare, facevano capo a Abu Sayyaf, hanno aderito all’Is, mentre fino a qualche anno fa erano gruppi qaedisti. Quindi non intendono più farne una questione meramente locale, ma si sentono parte, molto più di quanto avveniva in passato, di un conflitto al livello globale.

D. - Questo, che cosa ci dice anche della presidenza di Rodrigo Duterte? Serve anche a dare una prospettiva nuova?

R. - È evidente che Duterte cercherà di imporre l’ordine anche in una maniera che però dovrebbe evitare di produrre polarizzazione tra la popolazione, perché se la popolazione si sente schiacciata, potrebbe scegliere non più un atteggiamento passivo, ma una sorta di adesione identitaria. Una repressione indiscriminata su larga scala che colpisce non tanto lo jihadismo ma sostanzialmente i musulmani di Mindanao, non potrebbe che alimentare il bacino di reclutamento jihadista.

D. - Mettiamoci dalla parte dello Stato islamico. Queste rivendicazioni che arrivano anche quando anche la matrice non è loro: perché?

R. - Sappiamo che l’Is è in difficoltà soprattutto nel teatro siro-iracheno e ha bisogno di mostrare che quando anche fosse colpita duramente riesce a sopravvivere perché il suo sostrato ideologico è molto diffuso. Teniamo conto che oggi tutta l’Asia, tra l’altro, è oggetto di una competizione dura tra al Qaeda e l’Is. Al Qaeda ha guidato i processi di radicalizzazione, ma oggi abbiamo visto che c’è una penetrazione forte sia nell’area pakistana che in Afghanistan - abbiamo visto l’attentato dei giorni scorsi a Kabul -, ma colpisce anche tutto il Sud Est asiatico, le Filippine, la Malesia … Quindi è una partita che si gioca a chi compie l’atto eclatante che in qualche modo consenta anche di mostrare una capacità di azione che induce al reclutamento.

D. - Perché l’Asia, viste anche le difficoltà di viaggiare sia in Siria e in Iraq in quella zona anche per i foreign fighters, dovrebbe essere - in particolare Mindanao - la scelta forse più ovvia, migliore …

R. - Certo, diventa un nuovo fronte per la jihad, proprio perché ormai il blocco dell’area mesopotamica induce chi ha aderito allo jihadismo a entrare in scenari che sono in qualche modo già collaudati e in cui il controllo del territorio non è così forte come altrove per la presenza - appunto - di apparati militari imponenti. È il caso delle Filippine, almeno fino ad oggi.

D. - Cosa ci dobbiamo aspettare dal territorio delle Filippine, un Sud sempre più islamico e staccato da resto del Paese, secondo lei?

R. - Dipende anche da come andranno i negoziati tra il governo e quello che una volta si chiamava “il Fronte Moro” che ormai in qualche modo si è frantumato al suo interno con una parte di dissidenti ostili alla negoziazione. È chiaro che le popolazioni musulmane del Sud hanno storicamente sofferto una forte marginalità, ed è proprio la ricomposizione in un senso di larga autonomia che in qualche modo potrebbe consentire una convivenza. Fino a quando esisterà un conflitto locale su cui possono innestarsi istanze jihadiste, è evidente che diventa difficile riportare la situazione alla normalità. Stiamo andando tragicamente verso uno scenario simile a quello mediorientale in Asia, dove l’identità confessionale – appunto - si salda a quella etnica locale e questo induce poi fondamentalmente a conflitti che sembrano non negoziabili, perché non hanno più a che fare solamente con dimensioni territoriali, ma con dimensioni profondamente identitarie.

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Brasile: vescovo contro sfruttamento minerario indiscriminato

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In Brasile, il vescovo della Diocesi di Jerico, mons. Noel Antonio Londoño Buitrago, si è unito alle voci di protesta di agricoltori, allevatori e leader civili dei comuni di Pueblorrico, Tarso, Fredonia e Jerico. Al centro delle proteste, le minacce legate alle attività delle miniere della multinazionale Anglo Gold Ashanti nel dipartimento di Antioquia. Si denuncia, in particolare, che alla compagnia sono già state concesse licenze per attività estrattive in un'area di 7.595 ettari.

Il comune di Tameseis ha deciso di vietare attività minerarie
Lo scorso 28 maggio il Consiglio comunale di Tamesis, con il voto favorevole di undici consiglieri, aveva approvato un progetto di “Accordo” per vietare l'estrazione dei metalli nel suo territorio. I Consiglieri comunali di Tamesis hanno quindi ritenuto giusta la richiesta della comunità, che si era espressa anche attraverso messaggi pubblici con degli slogan tipo "nessun oro del mondo paga un Tamesis senza acqua". Ora si aspettano che anche i Consiglieri di Jerico facciano lo stesso il 7 giugno, quando si terrà il Consiglio comunale. Tamesis - ricorda l’agenzia Fides - è diventato il primo comune nel dipartimento di Antioquia a prendere una decisione per proteggere le fonti d'acqua, la biodiversità e la vocazione agricola e turistica, come avevano già fatto altri comuni della Colombia.

Mons. Londoño Buitrago: attività mineraria non giochi con la natura
Mons. Noel Antonio Londoño Buitrago ha espresso la sua posizione contro i progetti minerari parlando alla stampa locale: "Attività mineraria sì, ma non così e non qui". "Non possiamo rimanere senza sabbia, senza cemento, senza ferro”. “L'attività mineraria - ha concluso - è sempre esistita, ma non con queste buche, così, a cielo aperto, o grandi scavi e non qui, in una terra che ha alti rischi geologici, con grandi fonti d'acque sotterranee. Sarebbe come giocare in modo troppo pesante con la natura".

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Emergenza fame in Africa Orientale: 25 milioni di persone a rischio

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In diverse regioni dell’Africa Orientale è necessario fornire aiuti per 25 milioni di persone e 700 mila bambini. Sono sull’orlo della morte per fame. E’ l’appello lanciato dalla ong cristiana di aiuti umanitari “World Vision”. La grave siccità che sta colpendo la zona porta anche ad una drastica diminuzione del bestiame. La produzione di latte e carne nelle famiglie è molto scarsa e i prezzi delle farine nei mercati sono aumentati vertiginosamente.

In aumento epidemie e mortalità
World Vision – rende noto l’agenzia Fides - sottolinea anche che la riduzione generale dell’accesso ai generi alimentari, insieme alla mancanza di acqua, ha provocato un aumento delle epidemie e della mortalità in tutta la zona. Di fronte a questa situazione di emergenza, la ong ha incrementato gli aiuti in Kenya, Etiopia, Somalia e sud Sudan per raggiungere oltre due milioni di persone con generi alimentari, servizi di acqua potabile e assistenza medica.

Progetti per l’istruzione dei bambini
Si stanno inoltre creando spazi sicuri per i bambini, aiutandoli a portare avanti la loro istruzione anche nei campi profughi. “I bambini stanno morendo in sud Sudan e Somalia e molti altri sono a rischio in Kenya e Etiopia. Non possiamo aspettare oltre”, si legge in una nota del direttore per le Risposte Umanitarie di World Vision in Africa Orientale. In tutto, secondo la ong, oltre 3 milioni e mezzo di bambini di questi Paesi soffrono di malnutrizione grave.

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Coniugi separati: non recidere rapporto genitore-figlio

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E’ nato di recente il “Gruppo 15 maggio: famiglia e istituzione insieme”. A suo attivo una prima manifestazione pubblica a Mentana, in provincia di Roma. Formato da madri e padri che vivono il problema dell’allontanamento forzato dai propri figli dopo la separazione dal coniuge, ha come obiettivo aprire un dialogo soprattutto con Comuni e Servizi sociali, perché venga rispettato e garantito ad entrambi i genitori il diritto-dovere di continuare ad esserlo a pieno titolo, anche nella nuova situazione famigliare. Adriana Masotti ne ha parlato con Rosanna Fanelli, avvocato, portavoce del Gruppo: 

R. – La tutela della genitorialità ormai viene negata nella gran parte delle separazioni coniugali. Le separazioni, purtroppo, aumentano e ci accorgiamo che nella maggior parte di queste i figli perdono il padre o perdono la madre. Questo non deve accadere, perché il diritto di genitorialità è un diritto sancito dal nostro ordinamento ma soprattutto è un diritto sancito dall’ordinamento naturale.

D. - Voi parlate di alienazione genitoriale. In cosa consiste esattamente?

R. - L’alienazione genitoriale è un concetto molto semplice. Due genitori si separano pensando magari di sottrarre i figli al conflitto coniugale. Nella separazione accade che i genitori, che prima della separazione erano un bravo papà e una brava mamma, vengano messi da parte; accade al padre e accade alla madre quando uno dei coniugi utilizza i figli come oggetto di ricatto. Naturalmente l’utilizzo di un figlio come oggetto, come proprietà di un genitore,  è un illecito. Ha una rilevanza sul piano civile e anche sul piano penale. Però purtroppo non viene offerta una tutela immediata nei tribunali italiani. Questo consolida l’allontanamento del figlio che si sente rifiutato dal genitore che non riesce a vedere. E qui si innesca un meccanismo di difesa, di allontanamento di un dolore - il dolore dell’abbandono - per cui il figlio alienato dal genitore alienante giunge a rifiutare il genitore che non riesce a vedere che è un genitore buono, che non ha nessun problema. Si invertono i ruoli, per cui il genitore buono viene inserito in un meccanismo incredibile di psicoterapie e di incontri protetti che purtroppo vengono attuati nei tribunali italiani nonostante sia ormai chiaro che questo non è consentito; i giudici devono garantire con provvedimenti tempestivi ed efficaci i diritti genitoriali, devono garantire un’equiparazione di tempi di permanenza dei figli con entrambi i genitori e questo non accade.

D. - C’è da tempo nell’ordinamento italiano la legge che prevede l’affido condiviso. È proprio l’attuazione di questo che manca …

R. - Sì, è proprio così. Questa norma non viene attutata e accade che rapporti che prima della separazione erano dei sani rapporti genitore–figlio, vengano recisi per sempre. E un figlio che perde un genitore è un figlio che è costretto a mantenere l’equilibrio su una bicicletta che ha soltanto una ruota.

D. - Esattamente cosa chiedete alle istituzioni?

R. - Noi chiediamo alle istituzioni una maggiore attenzione al diritto e ai diritti delle famiglie, quindi di non recidere mai – se non nei casi più estremi – i rapporti genitoriali; ci si separa tra coniugi, ma non ci si può separare dai figli.

D. - Forse va fatto un appello anche ai genitori che si separano ad amare veramente i figli e quindi a non usarli per risolvere la loro difficoltà di coppia? Dobbiamo educarci in questo come adulti …

R. - Sicuramente sì. In realtà il “Gruppo 15 maggio” vuole essere proprio un movimento culturale e vuole diffondere la consapevolezza e la cultura del diritto alle relazioni familiari e dell’importanza delle relazioni familiari. Quindi l’appello è di pensare, con la mano sul cuore, prima di tutto ai figli.

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Festival Händel a Göttingen sul tema "Fede e dubbio"

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Si è concluso da pochi giorni il Festival Händel che ogni anno è ospitato nell’incantevole cittadina tedesca di Göttingen. Quest’anno, in occasione dei 500 anni della Riforma luterana, il tema del Festival scelto dal direttore artistico Laurence Cummings è stato “Fede e dubbio”. Il servizio di Luca Pellegrini

(musica: aria della Figlia di Sion: “Heil der Welt, die schmerzlich Leiden”)

Ci sono i conflitti familiari e dinastici cruenti nell’Italia dei Lotaringi, sul finire del primo millennio. Ma Händel sa trasformare sempre una storia talvolta crudele, in cui il male intorbidisce i cuori e le passioni annientano le virtù, in un grande affresco morale in cui il bene trionfa, seguito spesso dal perdono e dalla riconciliazione degli animi. Avviene in "Lotario", opera di rara esecuzione, composta a Londra nel 1729 e presentata in un bellissimo allestimento e con un indimenticabile cast. Una storia perfetta per il Festival che quest’anno ha come tema “Fede e dubbio”: Adelaide, Imperatrice del Sacro Romano Impero e regina d’Italia, canonizzata da Urbano II nel 1097, protagonista dell’opera, è colta da paure, ma la sua fede la sorregge nella lotta per salvare il trono, per assicurare la pace e alla fine anche stendere il suo perdono su chi si macchiò d’infamia e di sangue. Musica meravigliosa. Superbo affresco di fede è la “Brockes-Passion”, altro importante appuntamento del Festival, la storia della Passione di Gesù dall’ultima cena al Golgota, un testo tedesco di ispirazione luterana che l’amburghese Barthold Heinrich Brockes scrisse nel 1712 e che Händel mise in musica tre anni più tardi per la Cattedrale di Amburgo. Vibra di spirituale intensità l’approccio händeliano alla Passione di Gesù, mentre richiede all’ascoltatore - era la volontà del compositore di Halle - una elevazione spirituale attraverso compassione e pentimento. Incontrando il maestro Laurence Cummings, direttore del Festival, che ha diretto questa “Passione” tedesca con sincera e intensa espressività, abbiamo chiesto prima di tutto il motivo della scelta del tema:

R. – In parte, in occasione dell’anniversario di Lutero. Così abbiamo pensato alla fede e poi abbiamo pensato a cosa significhi la fede, perché spesso la fede – per sua definizione – va di pari passo con il dubbio, altrimenti perché ci sarebbe bisogno della fede? E’ un tema veramente molto ricorrente che attraversa tutta l’opera di Händel, questo ideale di credere in qualcosa. Händel stesso voleva che la gente lasciasse il teatro diventando persone migliori, grazie ai suoi Oratori. Lui stesso aveva una fede cristiana molto, molto salda. Così abbiamo pensato che potesse essere interessante esplorare le sofferenze della vita, perché a volte la vita è un viaggio molto doloroso, basta leggere le notizie e vediamo quanto sia difficile la vita per tante, tante persone … Eppure, devi avere fiducia nell’umanità e credo che questo sia quello che Händel aveva: credeva nella gente, essenzialmente credeva nella bontà della gente e per me proprio questo rende la sua musica così meravigliosa!

D. - La “Brockes-Passion” perché ha avuto così tanta fortuna tra i compositori, tra i quali ricordiamo anche Kaiser e Telemann?

R. – Il testo, secondo me, è meraviglioso, quello della Passione di Brockes, perché ci racconta una storia che conosciamo molto bene ma allo stesso tempo condivide con noi bellissime immagini poetiche che contribuiscono a illustrare la storia e ci aiutano a riflettere sul tema della Passione. In particolare, Brockes dimostra anche un’altra qualità: filosofeggia su quello che sta accadendo e lo commenta, consentendosi così di sperimentare la Passione in maniera umana piuttosto che in modo analitico o accademico. Credo che questa sia una delle ragioni per cui sia stata così popolare; ovviamente è stata anche molto contestata perché la gente aveva l’impressione che fosse blasfemo trasporre questo testo biblico non letteralmente e fedelmente dalla Bibbia. Aggiungere immagini era veramente osare molto, ma penso che questa sia proprio una delle ragioni per cui è diventata così popolare: perché in qualche modo stava allargando i confini …

D. - Oltre alle tradizionali figure del Vangelo, Händel è particolarmente interessato a servire di musica stupenda alcuni personaggi particolari: la Figlia di Sion e i Credenti...

R. – E’ vero e in realtà è quello che più mi tocca, perché ovviamente, la Figlia di Sion e i fedeli siamo proprio noi: noi siamo gli esseri umani e Händel ci consente di fare questo viaggio attraverso la storia della Passione dalla nostra propria prospettiva umana, in cui diventa possibile esplorare le emozioni di questa storia molto coinvolgente.

D. - Musicalmente è una “Passione” molto interessante...

R. – Ci siamo divertiti molto, quando l’abbiamo preparata con l’orchestra, perché abbiamo pensato: come fare in modo che si abbia la sensazione che questa musica sia di Händel e di Bach? E’ talmente fondata nella tradizione della Germania protestante del Nord e non siamo abituati a un Händel così: lo sentiamo più come italiano o barocco. Penso che Händel sia inserito nel tempo in cui ha scritto questa Passione: era molto giovane e stava sperimentando i diversi stili, e questo è uno degli aspetti interessanti. Ci sono elementi di “Aci e Galatea” e poi elementi dall’oratorio “Esther”. E’ stato capace di combinare diversi elementi. Per me è davvero uno dei suoi momenti creativi più alti.

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 153

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