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Sommario del 10/06/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa a Mattarella: lavoro per i giovani, politica per la famiglia e migranti

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Un’alleanza per il lavoro specialmente per i giovani, politiche per la famiglie e ancora la sfida del fenomeno migratorio e del terrorismo. Sono i temi cruciali toccati dal Papa nel suo discorso stamani al Quirinale. Temi espressi anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: troviamo nella Chiesa, ha detto, un valido sostegno. Momento centrale della visita del Papa al capo dello Stato italiano è stato proprio quello dei rispettivi discorsi tenuti nel Salone dei Corazzieri. Papa Francesco è il quinto Pontefice che, dalla nascita della Repubblica italiana, fa visita al Quirinale. Con quella odierna, il Papa intende ricambiare la visita in Vaticano del presidente Mattarella, avvenuta il 18 aprile 2015. Sulle parole del Papa e di Mattarella, il servizio di Debora Donnini

Papa Francesco guarda all’Italia con una speranza fondata sulla “memoria grata” verso le precedenti generazioni, nonostante i problemi che il Paese si trova davanti. Quella di cui parla Francesco è una memoria grata verso i padri e i nonni  - “sono anche i miei” ricorda -  che hanno portato avanti quei valori come la dignità della persona, la famiglia, il lavoro, posti al centro della Costituzione repubblicana, riferimento per la vita democratica del popolo. Valori che il Papa e Mattarella ricordano nei loro discorsi, specialmente di fronte alle nuove sfide, in un incontro all'insegna di una grande cordialità.

Il Papa si sofferma sui problemi che l’Italia e l’Europa si trovano davanti: dal terrorismo internazionale, “che trova alimento nel fondamentalismo”, al fenomeno migratorio, accresciuto da guerre e squilibri economici, fino alle difficoltà delle giovani generazioni ad accedere ad un lavoro stabile e dignitoso, difficoltà che, sottolinea, non favorisce la nascita di nuove famiglie e di figli”.

Il lavoro specialmente per i giovani è l’emergenza sottolineata da entrambi. Ai pubblici poteri, imprenditori e sindacati, il Papa rivolge il suo appello:

“Ribadisco l’appello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso. Il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà che i giovani incontrano nel formare una famiglia e nel mettere al mondo figli trovano un denominatore comune nell’insufficienza dell’offerta di lavoro, a volte talmente precario o poco retribuito da non consentire una seria progettualità”.

Per creare nuove opportunità di lavoro dignitoso serve quindi “un’alleanza di sinergie e iniziative”, dice Francesco: le risorse finanziarie devono essere al servizio di questo obiettivo di grande valore sociale e e non distolte, sottolinea, in “investimenti prevalentemente speculativi” che denotano la mancanza di un disegno di lungo periodo.

Lavoro e una politica per la famiglia sono dunque i due pilastri indicati dal Papa per costruire un avvenire degno dell’uomo:

“Il lavoro stabile, insieme a una politica fattivamente impegnata in favore della famiglia, primo e principale luogo in cui si forma la persona-in-relazione, sono le condizioni dell’autentico sviluppo sostenibile e di una crescita armoniosa della società”.

Serve per questo, in campo politico e amministrativo, un lavoro paziente di tessitura dei legami fra gente e istituzioni. Da qui si sviluppa la vera democrazia.

Il Papa loda poi l’Italia perché facendo appello alle sue risorse spirituali ha trasformato sfide come quella del fenomeno migratorio in occasioni di crescita. Ad esempio accogliendo i profughi, salvandoli con le sue navi nel Mediterraneo, e poi con l’impegno di volontari, parrocchie e associazioni ecclesiali. Un’altra prova è il lavoro per la pace in ambito internazionale. Ancora, il Papa ricorda nel suo discorso al presidente della Repubblica Matterella, “la fortezza animata dalla fede” con la quale le popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto hanno vissuto quella drammatica esperienza.

“La Chiesa in Italia è una realtà vitale” che vive gioie e dolori del Paese, sottolinea poi il Papa. L’ispirazione è l’insegnamento della Costituzione pastorale, Gaudium et spes, che auspica collaborazione fra la comunità ecclesiale e quella politica. Un insegnamento consacrato dalla revisione del Concordato nel 1984 e un impegno che ha promosso una “peculiare forma di laicità”, “non ostile” dice il Papa, ma “amichevole e collaborativa” seppur nella rigorosa distinzione delle proprie competenze:

“Una laicità che il mio predecessore Benedetto XVI definì ‘positiva’. E non si può fare a meno di osservare come, grazie ad essa, sia eccellente lo stato dei rapporti nella collaborazione tra Chiesa e Stato in Italia, con vantaggio per i singoli e l’intera comunità nazionale”. Papa Francesco ringrazia quindi l’Italia per la disponibilità alla collaborazione dello Stato, dimostrata ad esempio in occasione del recente Giubileo.

In conclusione, il Papa ricorda al presidente Mattarella che se l’Italia saprà avvalersi delle sue risorse materiali e spirituali, troverà la via giusta per governare le problematiche che si trova di fronte e assicura una fattiva collaborazione della Santa Sede per il bene comune:

“Nella Chiesa Cattolica e nei principi del Cristianesimo, di cui è plasmata la sua ricca e millenaria storia, l’Italia troverà sempre il migliore alleato per la crescita della società, per la sua concordia e per il suo vero progresso. Che Dio benedica e protegga l’Italia!”.

Oltre all’emergenza del lavoro per i giovani, nel suo discorso il presidente Mattarella auspica “un fronte comune” verso il terrorismo e il fanatismo e la necessità di rispetto per l’ambiente, priorità per la politica:

"Sappiamo di poter trovare nella Chiesa, come vostra Santita' ci ha ricordato in occasione della mia visita in Vaticano due anni fa, un valido e utile sostegno, nella consapevolezza, ricordo ancora le sue parole puntuali, che la reciproca autonomia non fa venir meno ma esalta la comune responsabilità per l'essere umano concreto e per le esigenze spirituali e materiali della comunita'".

Il Palazzo del Quirinale reca i segni dell’attività “dei suoi predecessori”, dice Mattarella al Papa, ed è divenuto sempre di più negli anni “Casa degli italiani”.

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Il Papa ai ragazzi delle zone terremotate: andate avanti con coraggio

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L'entusiasmo è stato il filo conduttore di questa visita del Papa al Quirinale. I primi ad accogliere il Pontefice, assieme al presidente della Repubblica Mattarella, sono stati i ragazzi delle zone terremotate. Alessandro Guarasci: 

Momenti istituzionali ma anche tanto affetto dai 300 ragazzi arrivati dalle zone terremotate. La visita è iniziata nel cortile del Quirinale, con i saluti e gli inni. Ampia la delegazione vaticana, composta tra gli altri dal segretario di Stato il cardinale Pietro Parolin, il vicario per Roma il cardinale Agostino Vallini, il presidente della Cei il cardinale Gualtiero Bassetti. Quasi al completo il governo italiano. Un'icona raffigurante gli apostoli Pietro e Paolo e un fermaglio di piviale in argento sono i doni scambiati tra il Papa e il presidente Mattarella.

Ai momenti ufficiali ha ceduto il passo la spontaneità dei ragazzi radunati nei giardini del Quirinale. Francesco ha rivolto loro parole di incoraggiamento dopo i difficili momenti del terremoto:

"Cari ragazzi e ragazze, grazie tante di essere qui. Grazie tante per il vostro canto e anche per il vostro coraggio. Andate avanti con coraggio, sempre su, sempre su! E’ un’arte salire sempre. E’ vero che nella vita ci sono difficoltà - voi avete sofferto tanto con questo terremoto - ci sono cadute, ma mi viene in mente quella bella canzone che cantano gli alpini: 'Nell’arte di salire il successo non sta nel non cadere ma nel non rimanere caduto'. Sempre su, sempre quella parola 'alzati', e su! Che il Signore vi benedica!".

I bambini hanno risposto regalando a Francesco lettere, magliette, persino lenticchie di Castelluccio, e intonando la canzone “Amicizia”. Ecco le loro impressioni:

"Ero emozionato... Siamo stati molto felici quando abbiamo saputo che cantavamo in presenza del Papa... La canzone che abbiamo cantato si chiama 'Amicizia', amicizia, lo dice anche la canzone, è sentimento, stare insieme, volersi bene e creare insieme...Ci siamo rialzati per tutti questi anni, ci siamo rialzati dal terremoto, anche molto bene!".

Il discorso del Papa nella sala dei Corazzieri ha rimandato più volte alla necessità di avere un lavoro degno. Ecco che cosa ha colpito il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: "La centralità del lavoro, delle speranze per i giovani e di come la politica debba guardare a questo come l’obiettivo principale". Alla domanda se il ministro è fiducioso che le tante vertenze aperte in Italia, per esempio l’Ilva, si possano in qualche modo stabilizzare e dare sicurezza a tante famiglie, Padoan ha risposto di pensare "proprio di sì. Certamente il governo è impegnato a tutto campo su queste cose"

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin vede nelle parole del pontefice un forte valore politico:

"Si è disgregato il rapporto con le istituzioni  e invece le istituzioni hanno un compito che è quello di tenere insieme un popolo nei momenti difficili come in quelli positivi. Penso che questo discorso del Santo Padre è stato un discorso veramente molto politico dal punto di vista della visione della nostra società e molto utile a tutti quanti noi".

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Papa a Parlamento latinoamericano: aiutiamo i migranti

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I governi si assumano la responsabilità di dare risposte efficaci al dramma dei migranti, non si può restare sordi al grido di persone che provengono da “situazioni disumane”. Lo scrive il Papa nel messaggio indirizzato a Blanca Alcalá, presidente del Parlamento Latinoamericano e dei Caraibi, riunito a Panama sul tema delle migrazioni. Nuovo appello di Francesco contro il traffico degli esseri umani. Il servizio di Alessandro De Carolis

Per il Papa è sempre e essenzialmente una questione di concretezza, di guardare non tanto al problema ma ai visi – e alle “ferite” – di chi quel problema lo soffre ogni giorno.

Inutili le analisi asettiche
I migranti, riafferma una volta di più Francesco, non sono un caso da “tavolo di studio”, certamente non ci si dimentica che “dietro ogni immigrato c’è un essere umano con la propria storia, cultura, aspirazioni”. “Un’analisi asettica – scrive – produce un risultato sterile, mentre il rapporto con la persona fatta di carne e sangue ci aiuta a percepire le sue cicatrici profonde causate dalla ragione o dall’irrazionalità della sua migrazione”. Non possiamo rimanere, dice, “nell’ambito di un’analisi minuziosa e nel dibattito delle idee, ma spingerci a trovare una soluzione a questo problema”.

Tre parole
Il Papa spinge i governanti a partire dall’analisi della “realtà” – prima parola per lui fondamentale per “conoscere le cause della migrazione”. Ma questa indagine deve essere strettamente connessa con l’attitudine al “dialogo”, quello che fa “entrare in contatto con le persone, vale a dire con volti reali”, che stimola la “solidarietà con coloro che sono stati privati ​​dei loro diritti fondamentali, e sviluppa “la disponibilità nell’accogliere chi proviene da situazioni drammatiche e disumane”. E il dialogo – seconda parola della riflessione di Francesco – favorisce la terza, l’“impegno”, quella “collaborazione congiunta”, afferma, “necessaria per sviluppare strategie efficaci e più eque nell'accogliere i rifugiati”. Raggiungere un consenso tra le parti, osserva il Papa, “è un lavoro ‘artigiano’ meticoloso, quasi impercettibile ma fondamentale per plasmare accordi e norme”.

Traffico di esseri umani, una “piaga”
Dunque, prosegue, “si devono fornire tutti gli elementi ai governi locali e alla comunità internazionale per sviluppare i migliori accordi per il bene di molti, specialmente quelli che soffrono nelle zone più vulnerabili del nostro pianeta, così come in alcune aree dell’America Latina e dei Caraibi”. E qui, Francesco mette nero su bianco ciò che tante volte ha già detto e scritto parlando di immigrazione, il suo appello perché sia cancellata la “piaga” del traffico di esseri umani, i quali – ribadisce – “non possono essere trattati come oggetti o come merce, perché ciascuno di essi porta in sé l'immagine di Dio”. Il lavoro, conclude il Papa, “è enorme”, “ha bisogno di uomini e donne di buona volontà che, con il loro impegno concreto, siano in grado di rispondere a questo ‘grido’ che sale dal cuore del migrante. Non possiamo chiudere le orecchie alla sua chiamata”.

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Papa: diocesi nigeriana di Ahiara riconosca vescovo nominato

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Francesco ha espresso dolore e tristezza per la diocesi di Ahiara in Nigeria il cui vescovo mons. Okpaleke, regolarmente nominato, dopo anni non è stato ancora riconosciuto. Ne danno notizia l’agenzia Fides e, su internet, il presidente dei vescovi nigeriani, mons. Ignatius Kaigama. Nell’udienza in Vaticano ad una delegazione della diocesi africana, giovedì scorso, il Santo Padre ha chiesto esplicitamente ad ogni sacerdote o ecclesiastico di manifestare obbedienza, pena la sospensione a divinis. “Chi si è opposto alla presa di possesso di mons. Okpaleke – ha detto - vuole distruggere la Chiesa e  commette peccato mortale”. Il servizio di Paolo Ondarza

La Chiesa di Ahiara è “da anni in stato di vedovanza per aver impedito al Vescovo di andarvi”. Sono le parole di Francesco, riportate su internet dai vescovi nigeriani e da Fides, pronunciate due giorni fa, ricevendo una delegazione guidata dal card. Onaiyekan, arcivescovo di Abuja e amministratore Apostolico di Ahiara, da mons. Kaigama,  presidente dei vescovi del paese africano e dallo stesso mons. Okpaleke, vescovo di Ahiara.

Chi si oppone a nomina vescovo, vuole distruggere la Chiesa
Evocando la parabola dei vignaioli assassini, il Papa ha descritto la diocesi con l’immagine della donna “senza sposo, che ha perso la sua fecondità e non può dare frutto”. “Chi si è opposto alla presa di possesso del vescovo – ha aggiunto -  vuole distruggere la Chiesa; ciò non è permesso. Il Papa non può essere indifferente”. Francesco ha lodato la pazienza mostrata dal vescovo e ha confidato di aver pensato, all’idea di sopprimere la diocesi, “ma la Chiesa è madre e non può lasciare tanti figli”. Il Papa si è detto addolorato per i sacerdoti “manipolati”, forse anche dall'estero e da fuori Diocesi: “non si tratta di un caso di tribalismo – ha precisato - ma di appropriazione della vigna del Signore.

Chi offende la Chiesa compie peccato mortale
“Chi la offende la Chiesa compie un peccato mortale”. Da qui la richiesta ad ogni ecclesiastico incardinato nella Diocesi di Ahiara, sia residente che all'estero, di domandare perdono per iscritto al Papa entro i prossimi trenta giorni, pena la sospensione a divinis e la decadenza del suo ufficio: tutti, devono scrivere singolarmente e personalmente” - ha precisato Francesco – e “manifestare totale obbedienza” al successore di Pietro. Nella missiva andrà espressa la propria disposizione ad accettare il vescovo nominato.

Chi scandalizza deve portarne le conseguenze
Francesco è consapevole di poter sembrare “molto duro”, ma – ha spiegato – il popolo è scandalizzato e “Gesù ricorda che chi scandalizza, deve portarne le conseguenze”. “Forse - conclude - qualcuno è stato manovrato senza una piena cognizione della ferita inferta alla comunione ecclesiale”. A questione risolta, il Papa ha accettato la richiesta di un incontro in Vaticano con la diocesi e il vescovo di Ahiara. 

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Il Papa a Scholas Occurrentes: ognuno ha un ruolo nel mondo

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Ogni esistenza ha un senso, nessuna persona va esclusa. Papa Francesco è tornato a condannare la cultura dello scarto, che pervade la nostra società, in occasione dell'inaugurazione, a Palazzo San Calisto, a Roma della Sede della Fondazione Schola Occurrentes, organizzazione di diritto pontificio, voluta dal Pontefice. Ce ne parla Giancarlo La Vella

Un'intuizione di 20 anni fa dell'allora arcivescovo Bergoglio, Scholas Occurrentes, le scuole dell'incontro, è diventata oggi una realtà radicata in tutto il mondo. E' presente in 190 Paesi, con quasi 450 mila istituti e reti educative di tutte le confessioni, religiosi e laici, sia pubblici che privati. Lo stesso Papa il 13 agosto 2013 ha eretto quest'istituzione ad organizzazione internazionale di diritto pontificio, Ora una nuova sede anche nella Città del Vaticano, a Palazzo San Calisto, nel quartiere romano di Trastevere. Il Pontefice è intervenuto all'inaugurazione dei locali e, dopo aver ricevuto via web il saluto da diverse sedi di Scholas nel mondo, ha ricordato i valori ai quali si ispira l'iniziativa, che vede nella creatività, nello sport e nella tecnologia i punti focali del percorso educativo.

La parola d'ordine è "no all'esclusione", "sì all'inclusione". A Scholas - ha detto Francesco - nessuno è una "persona NO", ma tutti hanno un valore, così come anche un semplice sassolino ha una funzione nel mondo. Scholas Occurrentes si ispira a questi presupposti, operando per l'inclusione, laddove, spesso anche in campo educativo, si ragiona per schemi elitari. Tutti devono avere le stesse opportunità, soprattutto quando si tratta di giovani che si affacciano alla vita e si preparano a operare nella società di domani.

Papa Francesco mette poi in guardia dai danni della globalizzazione, che di per sè può essere una cosa buona, ma a volte rischia di omologare e uniformare, rendendo tutti artatamente uguali. La vera globalizzazione - dice il Papa - rispetta le diversità e solo la società disposta ad accettare le diversità è in grado di crescere. Ad ogni persona, dice ancora il Papa, spetta poi il compito di scoprire il senso vero del proprio ruolo nella vita. Infine il sentito ringraziamento del Pontefice a tutte le istituzioni che contribuiscono concretamente all'esistenza delle Scholas nel mondo:

"Grazie a tutti voi per quello che fate per Scholas Occurrentes. Dietro la parola 'scholas' c'è un ragazzo, una ragazza, c'è un bambino, una bambina che comincia a vivere e rischia di vivere senza crescere, può essere scartato. Voi, invece, volete che quei ragazzi e bambini crescano bene e non siano esclusi e che diano il massimo di se stessi. Grazie, grazie per la vostra collaborazione, grazie per quello che fate".

 

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Rinuncia e nomine

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Per le nomine e la rinuncia di oggi vedere il Bollettino della Santa Sede

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Tweet Papa 10 giugno

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Nuovo tweet oggi del Papa: "La vita -scrive Francesco- può sopravvivere solo grazie alla generosità di un’altra vita".

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Oggi in Primo Piano



Astana Expo 2017. Card. Turkson: evangelizzare uso dell'energia

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Ha aperto ufficialmente oggi ad Astana in Kazakistan, l’Expo dedicata all’energia. Oltre 115 i Paesi presenti tra cui la Santa Sede. Da ieri, per l’inaugurazione ufficiale, c’è anche il cardinale Peter K. A. Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il quale ribadisce che “la Santa Sede è presente non per presentare nuove tecnologie, ma per raccontare l’esperienza umana dell’energia”, anche attraverso un padiglione che mostra “l’energia dall’inizio della vita umana sulla Terra”.

Eminenza rappresentate questa sfida con il contributo dell’Università di Notre Dame degli Stati Uniti. Di cosa parlate? Cosa fate vedere?

“È un’iniziativa che presenta il cosiddetto Big Ben per mostrare la luce come forma di energia che ha accompagnato l’inizio della vita umana. Questo ci fa ricordare una delle frasi di Papa Benedetto: “L’amore, come la luce, è stato il primo atto creato da Dio””.

Vengono ribadite anche, l’energia per lo sviluppo integrale della persona e la cura della casa comune. Si richiama molto anche l’Enciclica di Papa Francesco, "Laudato Sì"

“Con la nostra presenza qui all’Expo cerchiamo di proporre ciò che corrisponde proprio al contenuto dell’Enciclica: l’energia, il suo uso e i modi sostenibili, la sua accessibilità a tutti i settori della comunità umana; tutti temi che si trovano nell’Enciclica. Ad esempio, quando nel documento si parla di esclusione, non si intende solo l’esclusione in termini economici, finanziari, ma si intende anche di esclusione all’accesso a forme come l’energia, senza la quale non si può prendere la strada dello sviluppo. Non si può andare molto lontano senza l’energia. Questa è un po’ la storia che raccontiamo qui ed è tutto radicato in questa Enciclica”.

In un certo qual modo la vostra testimonianza è anche voler dire un’energia pulita per l’ambiente, ma anche priva di conflitti per l’umanità …

“Questa è proprio la terza fase narrativa del nostro padiglione. Purtroppo la storia umana conosce l’abuso dell’energia. Noi ci siamo detti che dovevamo, per così dire, evangelizzare l’uso dell’energia. In questo senso, l’energia sarebbe priva di conflitti, di guerre. Evangelizzare l’uso dell’energia vuol dire concentrarci sull’uso di energie per promuovere il benessere, lo sviluppo e il bene comune dell’umanità”.

 

Ascolta l'intervista:  

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Legislative in Francia: nei sondaggi vola partito di Macron

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Ad un mese dalla vittoria presidenziale di Emmanuel Macron, la Francia torna al voto questa domenica per il primo turno delle elezioni legislative, che sceglieranno i 577 deputati della nuova Assemblea Nazionale. Secondo gli ultimi sondaggi, col movimento di ispirazione liberale e centrista ‘En Marche!’ - che intercetta anche i consensi dei moderati - Macron e la sua maggioranza potrebbero ottenere più di 400 deputati, ben oltre i 289 necessari per strappare il controllo assoluto del Parlamento. Invece il Front National (Fn) di Marine Le Pen, che il 7 maggio era riuscita a sfidare Macron al ballottaggio, potrebbe addirittura faticare ad aggiudicarsi i 15 deputati necessari per formare un gruppo parlamentare. Per un’analisi, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Parigi Massimo Nava, editorialista del Corriere della Sera: 

R. – Se le previsioni saranno rispettate, al di là della proporzione dei numeri, il dato politico di fondo è che Emmanuel Macron otterrà una maggioranza assoluta o comunque con la ruota di scorta del ‘MoDem’ di François Bayrou, che tende ad avere un certo peso nel governo e nelle decisioni. L’altro dato è la probabile dimensione molto ridotta del Front National di Marine Le Pen e la rotta disastrosa del Partito Socialista. Mentre, anche se molto ridimensionato, dovrebbe tenere un partito che ha comunque una certa radicalizzazione nel territorio, ossia i Repubblicani.

D. – A minare la vittoria di Macron potrebbe essere l’inchiesta preliminare aperta dalla Procura di Parigi che in qualche maniera riguarda gli alleati centristi di ‘MoDem’?

R. – Sì, certamente, non sono segnali che fanno bene, anche se queste cose non incideranno più di tanto: si tratterebbe di piccoli spostamenti al massimo. E poi comunque c’è un secondo turno. Quello che mi pare decisivo ed evidente è il fatto che la scelta di Macron, e la probabile decisione di dare a Macron un’ampia maggioranza, è ampiamente rappresentativa di una nuova alleanza sociale che mette insieme i gollisti popolari, la sinistra riformista, i ceti urbani, i diplomati e che lascia un po’ fuori la Francia “arrabbiata”, la Francia delle periferie, che chiaramente Macron si è impegnato a non lasciare per strada.

D. – Quanto la minaccia terroristica pesa sul voto?

R. – L’idea che a un attentato o a una minaccia di attentato segua una reazione in un senso piuttosto che in un altro secondo me è venuta meno proprio per la successione di eventi. Oggi il Paese chiede sicurezza.

D. – In netta caduta il Front National di Marine Le Pen: paga lo scotto del ballottaggio perso con Macron o ci sono altri motivi?

R. – Il primo scotto è sicuramente quello del ballottaggio perduto e perduto male con Macron; quindi adesso c’è immediatamente una messa in discussione, per ceti aspetti, persino della linea politica. Abbiamo avuto le dimissioni di Marion Maréchal, la nipote più ortodossa e conservatrice, e poi lo scontro tra i colonnelli di Marine Le Pen. Certo, la sua leadership, almeno per il momento, non è in discussione.

D. – Con un’Assemblea Nazionale così rinnovata dove va la Francia?

R. – Credo che il dato di fondo, per i ceti sociali e professionali che si affacciano anche per la prima volta al Parlamento, sarà un discorso di profonde riforme soprattutto in termini economici: quindi riforma dello Stato, del mercato del lavoro, dell’amministrazione. Soprattutto, il tema del mercato del lavoro è quello su cui c’è già un calendario fittissimo di consultazioni. Poi, naturalmente, sullo sfondo il discorso terroristico rimane ovviamente fondamentale. E inoltre ci sono tutte le varie tematiche: anche la questione dello scenario internazionale-diplomatico non è dei più semplici in questo momento, dopo le posizioni assunte dagli Stati Uniti, la crisi mediorientale... E ovviamente uno dei punti di forza e di impegno di Macron è il rilancio dell’asse franco-tedesco. 

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Beatificata a La Spezia Itala Mela, esempio di carità trinitaria

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La Chiesa ha da oggi una nuova Beata. Si tratta di Itala Mela, mistica che nella prima metà del secolo scorso si dedicò all'approfondimento della dimensione trinitaria della vita cristiana. La cerimonia di beatificazione, questa mattina a La Spezia, è stata presieduta in rappresentanza del Papa dal cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Giada Aquilino

Una mistica dedita alla contemplazione del mondo e all'approfondimento della dimensione trinitaria della vita cristiana, ma anche un esempio del laicato protagonista del rinnovamento sociale. È la nuova Beata Itala Mela, vissuta in Liguria tra il 1904 e il 1957. Nata in una famiglia di sani principi, col padre ateo, Itala trascorre la giovinezza lontana dalla fede. La morte del fratellino la getta nella disperazione più profonda. Ma durante gli studi universitari comincia una nuova vita all'insegna del motto: “Signore, se ci sei, fatti conoscere”. È il punto di partenza di un percorso che, nonostante le cagionevoli condizioni di salute, la porta a immergersi nella Trinità e a cambiare nome, proprio Maria della Trinità. Nel 1933 conclude il noviziato benedettino con la professione come Oblata nel Monastero di San Paolo fuori le Mura, a Roma. Il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi:

“La consapevolezza dell'inabitazione della Trinità nella sua anima la spinse non solo a fare i voti classici di povertà, castità e obbedienza, ma anche quelli di vita eremitica e di totale abbandono alla divina provvidenza. Itala non voleva più appartenersi. Voleva essere tutta di Dio, come figlia obbediente del Padre, discepola fedele di Cristo, tabernacolo puro dello Spirito Santo”.

Itala diventa così punto di riferimento per la spiritualità di molti:

“L'intensa carità trinitaria la riversava sul prossimo bisognoso con delicatezza, dolcezza e concretezza. Oltre alla preghiera e al consiglio, Itala, nonostante le sue non floride condizioni economiche, era generosa nella beneficenza, aiutando gli indigenti con collette in denaro, offerte di vestiti e di cibo, aiuto nella soluzione dei tanti problemi della vita quotidiana. E tutto ciò nonostante le difficoltà di una salute cagionevole, che la portò prematuramente alla morte”.

Era il 29 aprile 1957. Ma il messaggio della nuova Beata è ancora attualissimo, come spiega il cardinale Amato:

“La chiamata universale alla santità vale non solo per i sacerdoti e i consacrati, ma anche per i fedeli laici, che, se vivono con autenticità il loro battesimo, possono diventare i protagonisti della nuova evangelizzazione. La società ha bisogno della santità laicale in ogni settore della sua molteplice realtà: nell'educazione, nella famiglia, nella comunicazione sociale, nell'economia, nello sport, nel mondo del lavoro, nella politica. Nella beata Itala Mela la Chiesa offre un messaggio di fiducia nella possibilità del laicato non solo di vivere in pieno la santità cristiana, ma anche di essere artefice e protagonista del rinnovamento culturale e spirituale della società”.

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Macerata-Loreto: 39° appuntamento del Pellegrinaggio notturno

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Sabato sera 11 giugno ritorna il 39° appuntamento con il Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, iniziativa che raduna ogni anno decine di migliaia di fedeli. Il cammino notturno si conclude con l’arrivo alla Santa Casa di Loreto, dopo un percorso di 28 km tra i suggestivi paesaggi delle colline marchigiane. “Mi ami tu?”: è la domanda che accompagna questa edizione e la riflessione a cui è chiamato ogni pellegrino. Giulia Bedini ha intervistato mons. Nazzareno Marconi, vescovo della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia: 

R. – Il pellegrinaggio è frutto di un’intuizione del vescovo Giancarlo Vecerrica che continua ad essere il grande animatore di questa iniziativa. Era un insegnante di religione qui a Macerata ed insieme ai suoi alunni cominciò a vivere questa esperienza del pellegrinaggio in preparazione agli esami di maturità, come un segno di devozione alla Madonna e come desiderio di un bel discernimento per la vita dei suoi ragazzi. Il pellegrinaggio è cresciuto: ci sono intere generazioni che ormai lo hanno vissuto. E’ un’esperienza umana, bella da vivere e che testimonia un popolo che cammina.

D. - Cosa vuol dire intraprendere un pellegrinaggio per un cristiano?

R. – Vuol dire prendere coscienza di quello che siamo, perché noi siamo pellegrini su questa terra e in cammino verso la patria del Cielo. Questo, però, non vuol dire che siamo estranei alla terra: viviamo in essa come un pellegrino che ama le realtà che incontra e si mette in relazione con le persone, sentendole compagne di viaggio. Il cristiano non considera nessuno straniero o lontano: siamo tutti stranieri o compagni di avventura.

D. – La marcia è accompagnata da una domanda: “Mi ami tu?”. Che significato ha per ogni pellegrino?

R. – Mi piace ricontestualizzare questa domanda: Gesù la fa a Pietro dopo essere stato rinnegato e dopo essere risorto. E’ una domanda che vuole aiutare Pietro a capire i suoi errori, restituendogli però tutta la fiducia che il Signore gli ha dato: “Pasci i miei agnelli”. Per cui ci dice chi siamo: noi siamo dei rinnegatori perdonati; per tanti versi siamo le pecore del gregge di Dio, mentre per altri siamo un po’ pastori dei nostri fratelli e ne condividiamo la responsabilità e l’affetto. Mi colpisce, soprattutto, che Pietro non osi dire a Gesù “Ti amo”, ma gli dica con molta umiltà “Ti voglio bene”. Oggi abbiamo un po’ banalizzato le parole: “ti amo”, è una cosa che vuol dire tutto e niente. Pietro ci insegna che questa espressione rivolta verso Gesù è una cosa seria. Dire a Gesù “Ti amo” per un cristiano è una realtà estremamente impegnativa. Per cui ne prendiamo coscienza dicendo a Gesù: “Ti voglio bene; aiutami a camminare perché io possa dire un giorno ‘Ti amo’ ”.

D. - Papa Francesco ha espresso la sua vicinanza con audio-messaggi rivolti ai pellegrini negli anni passati. Quanto è importante tale sostegno?

R. – Lo si vede guardando in faccia le persone allo stadio, quando si sente la telefonata del Papa. Sentiamo il suo incoraggiamento a vivere l’esperienza in una maniera forte, significativa. Vorrei che la gente sentisse che il Papa ci sta vicino.

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Commento di don Gianvito Sanfilippo al Vangelo della domenica

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Domani, domenica 11 giugno, è la Solennità della Santissima Trinità e la liturgia propone la lettura della pagina del Vangelo di san Giovanni in cui
Gesù dicea Nicodemo: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna".

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di Don Gianvito Sanfilippo, presbitero della diocesi di Roma:

Dio ci ha resi partecipi della sua eredità: la grazia di nostro Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre, e la comunione dello Spirito Santo. La Santissima Trinità non è avara, non resta a godersi, “in pace” e per sempre, la sua condizione beata, ma piena di zelo ci viene a cercare, è in missione tra noi, sa che viviamo una condizione tragica. Poiché, in origine, l’antico avversario ci ha derubato della fiducia, facendoci dubitare della bontà di Dio. Con essa ci ha privato del senso della vita, relegandoci in una condizione opprimente: la paura di soffrire e di morire; costretti, dal timore, a “vivere per noi stessi”, siamo circondati dalla solitudine e dall’insoddisfazione. Per questo l’Altissimo ha compassione di noi, Cristo non è venuto a condannarci, ma a liberarci con questa notizia straordinaria: la morte e la sofferenza sono state vinte da Lui, che si è immolato per pagare il nostro debito.  Ci dona, inoltre, la guarigione totale, la possibilità di tornare ad amare Dio e il prossimo, partecipando della comunione trinitaria che ci viene offerta gratuitamente. Chi non crede a questa ottima notizia non viene condannato, già soffre la condanna di  una vita senza amore e senza speranza. Approfittiamo dunque di questa benevolenza, non siamo abbandonati, al contrario, il “loro affetto” bussa, oggi, alla nostra porta.

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 161

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Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.