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Sommario del 11/06/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa all'Angelus: Dio è solo Amore in una relazione che santifica

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“Gesù ci ha manifestato il volto di Dio. Dio è tutto e solo Amore, in una relazione che tutto crea, redime e santifica: Padre e Figlio e Spirito Santo”. Così Francesco ai pellegrini, circa 15 mila, raccolti in piazza san Pietro per la recita dell’Angelus nella festa della Santissima Trinità. Ci aiuti Maria, ha detto il Papa, ad entrare nella Comunione trinitaria per vivere e testimoniare l’amore che dà senso alla nostra esistenza. Adriana Masotti:   

Le letture proposte oggi dalla liturgia, ci aiutano ad entrare nel mistero dell’identità di Dio, afferma il Papa facendo subito riferimento alla seconda Lettura che riporta la benedizione di San Paolo alla comunità di Corinto, frutto della sua esperienza personale dell’amore di Dio, rivelatogli da Cristo  e che ha trasformato la sua vita facendolo apostolo delle genti.  A partire da questa esperienza Paolo esorta quei cristiani ad essere gioiosi, a  tendere alla perfezione, facendosi coraggio a vicenda, e a vivere in pace.

"La comunità cristiana, pur con tutti i limiti umani, può diventare un riflesso della comunione della Trinità, della sua bontà e bellezza. Ma questo – come lo stesso Paolo testimonia – passa necessariamente attraverso l’esperienza della misericordia di Dio, del suo perdono".

Così Dio si era presentato anche a Mosè rivelandosi nella nube: così dice proclamando il proprio nome: «Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà»

"Questo nome esprime che Dio non è lontano e chiuso in sé stesso, ma è Vita che vuole comunicarsi, è apertura, è Amore che riscatta l’uomo dall’infedeltà.

Dio è “misericordioso”, “pietoso” e “ricco di grazia” e questa rivelazione giunge al suo compimento in Cristo.

"Gesù ci ha manifestato il volto di Dio, Uno nella sostanza e Trino nelle persone; Dio è tutto e solo Amore, in una relazione sussistente che tutto crea, redime e santifica: Padre e Figlio e Spirito Santo".

E poi nel Vangelo la figura di Nicodemo, il cercatore di Dio. Nel suo dialogo notturno con Gesù Nicodemo comprende finalmente, dice Francesco, di essere già cercato e atteso da Dio e che Dio può offrirgli la vita eterna

"Che cosa è questa vita eterna? È l’amore smisurato e gratuito del Padre che Gesù ha donato sulla croce, offrendo la sua vita per la nostra salvezza. Questo amore con l’azione dello Spirito Santo ha irradiato una luce nuova sulla terra e in ogni cuore umano che lo accoglie; una luce che rivela gli angoli bui, le durezze che ci impediscono di portare i frutti buoni della carità e della misericordia".

Al termine della preghiera dell’Angelus il Papa ricorda la beatificazione, ieri, a La Spezia, della religiosa Itala Mela che compì un percorso mistico centrato sul mistero della Santissima Trinità. La testimonianza della nuova Beata, ha concluso il Papa, ci incoraggi durante le nostre giornate, a rivolgere spesso il pensiero a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo che abita nella cella del nostro cuore.

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Il Papa incoraggia i pellegrini della marcia Macerata-Loreto

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Papa Francesco ieri sera è intervenuto telefonicamente prima della partenza della marcia Macerata – Loreto giunta alla 39.ma edizione. La voce del Pontefice è risuonata all’interno dello stadio “Helvia Recina” di Macerata dopo l’ingresso della Fiaccola della pace, benedetta dallo stesso Francesco all’udienza generale di mercoledì scorso. Il servizio di Benedetta Capelli

“Buona sera a tutti..”

E’ grande l’entusiasmo delle oltre ventimila persone radunate nello stadio di Macerata appena Papa Francesco prende la parola e saluta i pellegrini che ormai da 39 anni compiono il pellegrinaggio notturno fino alla Santa Casa di Loreto. Una telefonata che è giunta all’arrivo della “Fiaccola della pace”, benedetta mercoledì scorso in Piazza San Pietro, e prima della messa celebrata dal cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Il percorso fino a Loreto è di quasi 30 km tra le colline marchigiane, è un segno di devozione a Maria, quest’anno scandito dalla domanda che Gesù fa a Pietro dopo essere stato rinnegato: “Mi ami tu?”

“E’ una frase a due sensi, come le strade: a due sensi. Io posso chiedere a Gesù: mi ami tu? E Gesù chiede a me: mi ami tu? Io auguro che questa sera nel cammino, nel pellegrinaggio, ognuno di voi senta la voce di Gesù: mi ami tu? E pensi e risponda a Gesù. E poi domandagli a Gesù: Gesù, mi ami tu? E senta quello che Gesù dice al cuore”.

Un compito e un’ispirazione per i fedeli che alla Vergine affidano le loro preoccupazioni, soprattutto i tanti pellegrini provenienti dalle zone terremotate.

“Un abbraccio grande, un abbraccio grande! Vi auguro un buon pellegrinaggio, ma con questa frase a doppio senso: Gesù a me: mi ami tu? E io a Gesù: mi ami tu? Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca”.

Nell’omelia della messa, il cardinale Farrell aveva spiegato il senso del pellegrinaggio ovvero la scoperta che nonostante i tradimenti, più o meno grandi, Gesù non rifiuta la sua amicizia.  Parlando della vicinanza silenziosa che si sperimenta nel cammino, il porporato ha parlato di “una medicina spirituale" che passo dopo passo, ora dopo ora, farà riemergere la certezza che la vita è comunque buona, "una certezza che deriva dalla presenza viva di Dio che crea comunione”. 

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Tweet Papa 11 giugno

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Tweet di Papa Francesco di oggi, domenica 11 giugno:" La festa della Santissima Trinità ci invita ad essere lievito di comunione, di consolazione e di misericordia".

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Oggi in Primo Piano



Francia al voto per la nuova Assemblea Nazionale

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Importante test elettorale oggi in Francia in occasione del primo turno delle elezioni legislative che disegneranno la futura Assemblea Nazionale. Il voto, al quale sono chiamati circa 47 milioni di cittadini, arriva a circa un mese dall’elezione alla presidenza di Macron e sarà importante per l’inquilino dell’Eliseo per capire se avrà la forza politica necessaria per governare nei prossimi 5 anni. La campagna elettorale è stata tutta giocata sui temi come la riforma del mercato del lavoro e sul fisco. Alle 12 l’affluenza registrata è stata solo del 19,24%, in netto calo rispetto al passato. Saranno 577 i nuovi deputati eletti attraverso uno scrutinio uninominale maggioritario a due turni. Ognuna delle circoscrizioni in cui è divisa la Francia elegge un parlamentare, in 216 di queste l'attuale rappresentante in Parlamento neppure si ripresenterà, i candidati in lizza sono 7.881, il 42,4% dei quali donne e soprattutto esordienti in politica. Si tratta  dell'effetto combinato fra l'avvento di "En Marche!", il partito di Macron che ha pescato i candidati nella società civile  e la legge che vieta il cumulo dei mandati. Molti deputati "uscenti" hanno optato per la carica di sindaco. I seggi si sono aperti alle 8 e si chiuderanno alle 20 mentre il ballottaggio si terrà il 18 giugno. Secondo i sondaggi, i partiti più in difficoltà in questa consultazione sono i socialisti e i verdi. 

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Gran Bretagna: colloqui tra May e unionisti nordirlandesi

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Nuovi risvolti in Gran Bretagna dopo il voto delle elezioni di giovedì scorso nel quale la premier conservatrice Theresa May ha ottenuto un pessimo risultato. Martedì a Londra sono previsti nuovi colloqui con il partito della destra unionista nordirlandese per un possibile sostegno ad un governo di minoranza conservatore britannico. Intanto due capi dello staff di Downing Street e stretti consiglieri di Theresa May si sono dimessi esprimendo “profonda delusione” per il risultato delle elezioni e assumendosene almeno in parte la responsabilità. Di oggi la smentita del ministro degli Esteri, Boris Johnson di una sua personale corsa alla premiership, in un tweet ha scritto: “Appoggio Theresa May, andiamo avanti a lavorare”. Intanto, secondo un sondaggio per il Sunday Times, il 48% dei britannici vorrebbe le dimissioni della May, mentre il 38% continua a sostenerla. 

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Brasile: il presidente Temer scagionato dalle accuse

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In Brasile il presidente Michel Temer rimane in carica. Il Tribunale superiore elettorale ha infatti respinto le accuse per abuso di potere e corruzione, che già avevano causato l’allontanamento dalla più alta carica dello Stato di Dilma Roussef, di cui Temer era vice. Ma potrebbe esserci un nuovo processo a carico del capo dello Stato. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Silvonei Protz, responsabile del nostro programma brasiliano: 

R. – Secondo il Tribunale Superiore Elettorale non ci sono prove sufficienti perché Temer debba abbandonare la carica di presidente, delegittimando la campagna politica condotta insieme alla presidente Dilma Rousseff. Non va avanti il processo che è stato avviato dal Psdb, il partito politico che perse le elezioni nel 2014. Temer mantiene quindi la carica di presidente, e ora ci sono 15 giorni, entro i quali l’opposizione potrà presentare un ricorso; ma è un ricorso che adesso andrà di fronte al Tribunale Supremo, che non è detto che non possa rivedere il concetto che è stato ora espresso dal Tribunale Superiore Elettorale.

D. – Come i brasiliani stanno vivendo questo lungo momento di destabilizzazione politica nel Paese?

R. – Sono molto divisi, tra coloro che appoggiano il presidente e coloro che vogliono elezioni il prima possibile. Adesso, anche quello che avverrà nelle piazze sarà un punto interrogativo, perché sappiamo che il Brasile intero seguiva questo processo, un processo che è iniziato all’inizio di aprile, che poi si è fermato, è stato ripreso negli ultimi quattro giorni per chiudersi infine con un’assoluzione. Perciò abbiamo oggi in Brasile una divisione molto netta tra coloro che vogliono che Temer continui e coloro che vogliono che vada via.

D. – La Chiesa brasiliana ha sempre guardato con attenzione alla crisi politica brasiliana e ha esortato al dialogo. In questo momento, come sta collaborando per risolvere la situazione?

R. – La Chiesa in Brasile è sempre stata in prima linea per evitare lo scontro, ispirandosi a quello che chiede il Santo Padre, ossia il dialogo, l’incontro: un dialogo vero tra le forze politiche. E adesso c'è un’altra cosa: pensando a questo momento difficile che vive il Brasile, in cui bisogna che anche noi cristiani ci fermiamo, la Conferenza episcopale brasiliana ha convocato per il prossimo 15 giugno – il Corpus Christi – che in Brasile è una festa molto sentita, un momento di preghiera per il Paese. A tutti i cristiani, non solo i cattolici, ma a tutti i cristiani è richiesto di fermarsi per pregare. Secondo la Conferenza episcopale, questa è ora la nostra arma più forte: la preghiera a Dio, chiedendo a Lui il perdono per tutto quello che sta succedendo: le morti, la corruzione, la negazione del nostro fratello. Questo sarà un momento molto intenso.

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G7 Ambiente: le religioni si impegnano con la Carta dei Valori

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Viene consegnata oggi a Bologna, ai ministri del G7 Ambiente la Carta dei Valori e delle Azioni, firmata dai rappresentanti delle più grandi religioni del mondo, un richiamo all’importante ruolo delle religioni nella difesa del pianeta e alla necessità della collaborazione con la politica. La Carta è stata redatta durante la Tavola del Dialogo confronto Interreligioso sulla Custodia del Creato, promossa da ‘Earth Day Italia’, sempre nel contesto del G7 Ambiente. Ai partecipanti è giunto un messaggio di Papa Francesco in cui auspica “un rinnovato impegno nel riconoscere e preservare la bellezza del creato, dono incomparabile di Dio affinché sia un luogo abitale per tutti”. Francesca Sabatinelli

Un appello alle responsabilità dei Paesi più ricchi chiamati ad aiutare i Paesi più poveri a sopravvivere al cambiamento climatico e al degrado ambientale, trasformando le proprie economie, mettendo in campo misure per ridurre drasticamente le emissioni di carbonio e per accrescere la tecnologia, l’innovazione e la competitività verde. E’ il punto chiave della Carta dei Valori e delle Azioni firmata dai leader religiosi di tutto il mondo e nella quale si sottolinea soprattutto come “la crisi ecologica è inestricabilmente legata ai problemi globali di povertà, disordini e migrazione, e colpisce più durante i meno abbienti”.

Nel testo, inoltre, si dichiara la indica la necessità di proteggere gli accordi di Parigi e la loro efficace applicazione. A firmare il testo esponenti delle comunità ebraiche, buddiste, induiste, musulmane, per i cattolici l’arcivescovo Metropolita di Bologna, mons. Matteo Zuppi:

R. – Mi sembra che l’Enciclica di Papa Francesco ‘Laudato si’’ abbia aiutato straordinariamente le religioni a pensarsi insieme e a spingere nel dare indicazioni ai politici e ai governanti per una preoccupazione comune, cioè: le religioni si ritrovano insieme e questo facilita anche il fatto che posizioni così diverse, come quelle che si ritrovano nella comunità internazionale, possano cercare di trovare un’unità necessaria e indispensabile per affrontare il tema.

D. - Voi non nascondete, anzi denunciate in modo chiaro le responsabilità dei Paesi più ricchi…

R.  – Le responsabilità dei Paesi più ricchi sono che se non ci sono delle regole, o una preoccupazione comune, pensano di fare quello che vogliono. Questo significa far pagare il conto a qualcuno, e il conto lo pagano i Paesi più poveri ma, paradossalmente, lo pagherà anche chi verrà dopo gli attuali ricchi, perché i Paesi ricchi tolgono la ricchezza a chi verrà dopo di loro, quindi la tolgono già adesso a chi è povero ed è impoverito - perché le risorse se le porto da una parte, se le uso da una parte, le tolgo dall’altra - e le tolgono anche ai ricchi che verranno dopo. Quindi è folle ed è un vero futuro non sostenibile. Credo che non dobbiamo continuare a giocare sul limite del baratro. Molti si domandavano negli interventi: “Chi è quel matto che…”. Effettivamente siamo matti, cioè non vogliamo renderci conto. Mi sembra che le religioni, se crescono nel dialogo tra di loro e in quell’impegno che comunque contiene ogni religione per il bene comune, potranno svolgere un ruolo fondamentale. Mi sembra che la ‘Laudato si’’ abbia indicato molti contenuti, certamente, che sono quelli su cui anche abbiamo molto lavorato, ma ha anche indicato un metodo: non assistere, non essere spettatori, non pensare che le religioni siano un fatto privato. Senza il Creatore non si difende il Creato, senza qualcuno che ci permette di moderarci rischiamo di rovinare l’unica casa che abbiamo.

D. – In questo documento, in questa Carta, si fa un chiaro riferimento alla necessità di tutelare e di proteggere gli Accordi di Parigi. Sappiamo che un grande attore, gli Stati Uniti, si è sfilato. Un atto gravissimo e voi lo avete ribadito…

R. – Sì, perché è chiaro che questo indebolisce, per due motivi: primo, perché non è un attore secondario e, secondo, perché indebolisce il metodo cioè, se gli impegni possono essere rivisti, e per di più dopo poco tempo, è chiaro che indebolisce il metodo, tenderebbe a scoraggiare anche qualunque accordo perché allora il rischio è che si dica: che lo facciamo a fare se poi dopo c’è una via d’uscita? Pacta servanda sunt, tanto più negli impegni così fondamentali. E’ chiaro che il disimpegno americano comunque sia non è immediato, non ha una conseguenza immediata, ora ce l’ha nell’indebolire il consenso, che è l’unica via per affrontare la casa comune. Se non ci mettiamo d’accordo è chiaro che ognuno può continuare a pensare di poterla gestire per il suo piccolo pezzo. Non la possiamo gestire per il nostro piccolo pezzo, non c’è via d’uscita se non insieme e, quindi, indebolire questo è indubbiamente colpevole.

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Papa al Quirinale. Baggio: importanti le parole sulla democrazia

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L’accoglienza dei profughi, l’assistenza alle popolazioni colpite dal sisma, ma anche il problema del lavoro, il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà di farsi una famiglia, la mancanza di un disegno politico industriale di lungo periodo. Dal Papa al Quirinale, il richiamo a rafforzare il rapporto tra la gente e le Istituzioni. Luca Collodi ha chiesto al politologo Antonio Maria Baggio, docente di “Filosofia Politica” all’Università Sophia di Loppiano (Firenze), quanto il mancato rapporto tra popolo e istituzioni rischi di mettere in crisi la democrazia italiana: 

R. – Se confrontiamo la nostra situazione e la cronaca politica quotidiana con quello che ci ha proposto il Papa con le sue parole sulla democrazia, “la vera democrazia è tessitura e impegno corale tra la gente e le Istituzioni”, vediamo che c’è una distanza forte. Il Papa ha parlato di vera democrazia che nasce dal sociale, dalla soluzione dei problemi legati alla giustizia, alla concordia, al lavoro dei giovani e all’avere un progetto di lungo periodo. Questo nel discorso al Quirinale è emerso con forza. E ciò mette in contestazione la nostra politica, perché ciò che manca è proprio il progetto di lungo periodo. Allora, bisogna sottolineare che oltre alla questione della giustizia, della lunghezza dei processi, tra i fattori che condizionano gli investimenti in Italia c’è anche la corruzione diffusa, la burocrazia che è troppo macchinosa e l’instabilità politica. Manca una generazione di politici che abbiano una visione strategica del futuro del Paese.

D. – Prof. Baggio, per creare lavoro servono risorse, iniziative e non speculazioni…

R. – E’ la grande differenza fra gli speculatori che ci hanno portato alla crisi degli ultimi dieci anni e i veri imprenditori. Qui bisogna ridare fiato all’imprenditoria e il riferimento che ha fatto il Papa alla tradizione italiana, tradizione che vede l’elemento cristiano centrale nella sua importanza, ci dice che fin dai tempi di San Francesco c’è stata attenzione da parte della religione alla capacità di creare posti di lavoro, di dare coesione sociale alla responsabilità imprenditoriale e di sottolineare la partecipazione. Il Papa è rimasto forse l’unico a parlare di sistema, a vedere le cose nella loro interezza e complessità. Ma ha anche detto: “Guardo all’Italia con speranza”, una speranza fondata su una “memoria grata”. Sono convinto che l’Italia ha le risorse per ripartire, perché ha sempre sperimentato la pluralità della verità, perché è sempre stata ricca di tante cose diverse che però sono riuscite a stare insieme. Oggi ci vorrebbe una visione strategica in politica proprio per unire queste risorse.

D.  - Il Papa ha ribadito, nella distinzione dei ruoli, la vicinanza della Chiesa al processo democratico italiano, sollecitando un rafforzamento dei legami tra la gente e le istituzioni…

R. - Ma questo è nella storia dell’impegno politico dei cattolici, nell’impegno sociale e politico: creare legami, creare comunità ed estendere l’idea di sociale. Quando l’unità d’Italia è stata fatta, la società era qualcosa di ristretto e non solo i socialisti, con l’impegno sindacale e politico, ma anche i cattolici con l’impegno sia nelle fabbriche, sia nelle campagne, hanno costruito il sociale, hanno portato alla democrazia le masse che prima ne erano escluse. Oggi il compito è lo stesso ma in una situazione diversa: dobbiamo dare soggettività al sociale e portarlo in politica.

D. – La lotta al terrorismo e l’accoglienza dei migranti sono altre sfide importanti per l’Italia…

R. – Non possiamo sopportare da soli queste sfide. Dobbiamo lavorare giorno per giorno soprattutto per quel che riguarda i migranti e allo stesso tempo sviluppare la cooperazione  internazionale. Tutto ciò che unisce questo tema dell’unità e della concordia è davvero il tema centrale, perché noi possiamo fare tanto per i migranti, sia accogliendoli, andando a prenderli in mezzo al mare, sia sviluppando una diplomazia che raddoppi, che moltiplichi, le nostre forze per dare poi loro un futuro. La stessa cosa con il terrorismo: dobbiamo isolarlo dalla vera religione. Non possiamo parlare di un terrorismo che abbia una componente religiosa autentica. Quando si diventa terroristi è l’ideologia che guida, non è più la religione. Quindi tutto il dialogo tra le religioni, che questo Papa sta sottolineando con forza, aiuta a costruire poi le alternative politiche al terrorismo.

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Calabria: offrire educazione alternativa ai figli dei mafiosi

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Due giovani figli di boss che in Calabria si tolgono la vita a poca distanza di tempo l’uno dall’altro, schiacciati dal peso insopportabile di un cognome che significa violenza, sopraffazione, morte. Sono stati questi tragici eventi ad infiammare il dibattito intorno al tema del sostegno ai figli di famiglie mafiose che, loro malgrado, si trovano ad essere vittime di una pedagogia criminale dalla quale vorrebbero fuggire. “A volte solo l’allontanamento dal nucleo familiare d’origine può offrire una vera alternativa di vita” spiega Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria. Federico Piana lo ha intervistato: 

R. – Per quel che riguarda l’attività giudiziaria, da quattro anni abbiamo iniziato un percorso giurisprudenziale nuovo. Stiamo provando a censurare il modello educativo mafioso nei casi in cui questo mette a repentaglio l’incolumità psico-fisica dei minori, nello stesso modo con cui si interviene a tutela di minori che hanno genitori maltrattanti, alcolisti o tossicodipendenti. In sostanza, stiamo adottando provvedimenti di decadenza o di limitazione della responsabilità genitoriale, e contestuale allontanamento dei ragazzi dalla famiglia. Ovviamente, sono sempre casi giudiziari: noi interveniamo caso per caso; non facciamo operazioni di “pulizia etnica”, è  bene chiarirlo subito.

D. – Cosa vuol dire, presidente, che non si fanno operazioni di pulizia etnica?

R. – Non interveniamo mai in via preventiva solo perché la famiglia è mafiosa, ma quando il metodo educativo mafioso o il contesto mafioso determinano un concreto pregiudizio all’integrità emotiva, psicofisica del minore. Le faccio degli esempi: quando i ragazzi sono coinvolti dai genitori negli affari illeciti - e questo avviene in età sempre più precoce -; quando avviene un palese indottrinamento mafioso ecc...

D. – Però le faccio una domanda un po’ provocatoria – mi permetta –; ma sapere che una persona vive in questo ambito non è sufficiente per dire: “Beh, io intanto ti allontano…”

R. – Ci devono essere situazioni di concreto pregiudizio o comunque sintomatiche di un indottrinamento mafioso; allora noi interveniamo. Interveniamo allontanandoli dalle loro famiglie e collocandoli altrove, anche fuori dalla Calabria, con un duplice obiettivo. Il primo ovviamente è quello di assicurare a questi sfortunati ragazzi adeguate tutele per una regolare crescita psicofisica; e nel contempo vogliamo fornire loro l’opportunità di sperimentare delle realtà sociali, culturali, psicologiche, e anche affettive, diverse da quelle del contesto di provenienza, nella speranza di sottrarli a un destino ineluttabile. In sostanza, noi vorremmo operare le infiltrazioni culturali necessarie per rendere questi giovani, una volta raggiunta la maggiore età, liberi di scegliere. Cerchiamo di fare intravedere a questi giovani che esiste un mondo diverso, dove la violenza o l’omicidio non sono gli strumenti ordinari di risoluzione delle controversie; un mondo dove vi è parità di diritti tra uomo e donna, e dove il carcere non è una medaglia da appuntarsi sul petto o una tappa necessaria di un percorso di vita, ma un luogo da evitare a tutti i costi.

D. – E poi c’è anche il capitolo spinoso delle madri di questi ragazzi…

R. – Quasi il 90 percento delle madri dei ragazzi di cui ci stiamo occupando si trova in una condizione di profonda sofferenza per i lutti, le carcerazioni loro e dei loro figli. Per cui, superata una prima fase di contrapposizione comprensibile avverso i provvedimenti, non si oppongono più nella speranza di sottrarre i loro figli a un destino ineluttabile. Negli ultimi anni, si sono registrate inoltre evoluzioni imprevedibili: diverse madri hanno iniziato dei percorsi di collaborazione con la giustizia proprio nei locali del Tribunale per i Minorenni; altre si sono presentate per chiedere aiuto per i loro figli, per chiedere di allontanare i loro figli, o a volte per chiedere aiuto per loro stesse. In sostanza, coltivano una speranza di riscatto, per i figli ma anche per loro. Si stanno delineando degli scenari psicologici assolutamente inesplorati: l’’ndrangheta provoca sofferenza all’esterno, ma anche all’interno di queste famiglie. E allora io credo che una riflessione su questo punto sia doverosa.

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Vescovo Rieti: "Giugno Antoniano" segno di rinascita per i terremotati

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Prende il via il 13 giugno con un Solenne pontificale, presieduto dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, il “Giugno Antoniano Reatino” dedicato quest’anno alle zone terremotate del Centro Italia. Sull’importanza di questo evento, ricco di incontri con personalità ecclesiali e della cultura, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili

R.  – E’ sicuramente un giugno antoniano diverso per il fatto che il terremoto ha segnato profondamente questo territorio e non è possibile festeggiare senza fare memoria di quello che è avvenuto, tra l’altro fino a qualche mese fa. Il collegamento di Antonio con Lisbona dà a pensare perché in epoca moderna il terremoto di Lisbona fu un fatto che fece una grande impressione sull’opinione pubblica e ci fu in quel momento anche un dibattito di alto livello da parte di alcune delle figure chiave della cultura del tempo sul terremoto e i suoi risvolti legati al volto di Dio, al male e alla responsabilità dell’uomo. E quindi a me è parso che questo  anno potrebbe essere un anno in cui non limitarsi alla semplice memoria ma anche ad una sorta di impegno per questo momento che è legato alla ricostruzione che è appena partita e che ha bisogno di essere costantemente monitorata e anche incoraggiata.

D. – Certamente il fatto anche soltanto che si svolga comunque quest’anno il giugno antoniano con un programma ricco, tante iniziative, è un segno della vitalità, della voglia di rinascita piena della  sua diocesi?

R. - In questo anno a maggior ragione sentiamo il bisogno di festeggiare proprio perché siamo reduci da questa esperienza e quindi il fatto che grazie alla Pia Unione si sia riusciti a realizzare questo momento è sicuramente motivo di fiducia che sicuramente incoraggerà un po’ tutta la nostra realtà.

D. – Ci sono anche iniziative particolari a cui tiene, che vuole sottolineare in questa occasione?

R. – Sicuramente è molto bella l’iniziativa della benedizione dei bambini che si svolge il 15 giugno. Questo sul piano popolare. Naturalmente, l’apice di tutto sarà la processione di sant’Antonio ma direi anche alcuni momenti di approfondimento come quello legato ad Amoris laetitia, ad un anno abbondante dalla sua pubblicazione.

D. – Proprio riguardo al giugno antoniano lei ha scritto un’occasione per vivere insieme più uniti soprattutto dopo il terremoto. Quali sono le sue speranze, di frutti che possano nascere da questa iniziativa?

R. – Questo nostro territorio è un territorio minuto per dimensione territoriale e anche per quantità di popolazione. E qualche volta il rischio è che nel piccolo ci si divida  ulteriormente per campanili. Credo invece che mai come in questo momento sia importante essere convergenti perché questo consentirebbe di fare di questa tragedia un’occasione per riprendersi ma tenendosi tutti per mano perché diversamente non si va molto lontano.

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 162

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Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.